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IGNORED

Il mistero dei simboli


minerva

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Grazie, Rapax e Dareios, per i vostri importanti contributi. :)

Non sapevo della "capra kri-kri" e quindi ben vengano i rimandi alle monete della Repubblica Romana così come è davvero molto bella la fenice che si può apprezzare sulla moneta indicata da Dareios. :)

Enrico :)

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E’ come se la natura si fosse messa d’impegno per utilizzare tutti i suoi colori più belli, le forme e le simmetrie per riempire di grazia il pavone che fin dal tempo degli dei dell’antica Grecia è diventato uno degli attributi simbolici di Era.

L’origine dell’associazione simbolica tra il pavone ed Era è da ricercarsi nel mito della sacerdotessa Io, consacrata al culto della regina degli dei, donna tanto bella che non le fu possibile sfuggire allo sguardo di Zeus che se ne invaghì al punto da innescare le gelosie della moglie. Era trasformò Io in una giovenca

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e collocò come suo custode Argo, il gigante che tutto vede. Euripide scrive che Argo possedeva cento occhi ed era sempre vigile al punto che la notte, quando dormiva, in realtà cinquanta occhi riposavano mentre gli altri vigilavano guardinghi.

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Zeus però non era del tutto disposto a rinunciare ad Io ed incaricò Ermes di neutralizzare la custodia dell’indiscreto custode. Il vaso greco che abbiamo appena visto e che ci fa conoscere la strana natura di Argo, ci permette anche di vedere la scena in cui il custode viene ucciso da Ermes liberando così Io dalla prigionia.

Quando Era venne a conoscenza dell’uccisione del suo eroe, trasferì i cento occhi di Argo sulla coda del pavone che da quel giorno divenne animale a lei sacro e simbolo della vigilanza, della custodia e dell’accortezza. Il mito di Io è quasi interamente incardinato sul senso della vista e sulle emozioni che motivano lo sguardo ad essere attento e presente, critico e vigile come quello di una moglie o di una madre.

Già Omero si era soffermato a descrivere l’intensità dello sguardo regale di Era: occhi mossi spesso dalla gelosia e dall’ira: forze che poi si mutavano in crudele vendetta. La regina degli dei usava spesso gli uomini per i suoi progetti distruttivi e sceglieva i suoi eroi mandando loro delle piume di pavone mentre lei stessa si muoveva sopra un carro trainato dai pavoni.

Il mito che dà origine all’elezione del pavone come animale di Era risultò molto importante nell’antica Grecia anche perché Argo, “il vigile custode che dorme e veglia con cent’occhi in fronte” (Stazio, Tebaide, VI),

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apparteneva alla stirpe che darà i natali all’eroe Perseo che proveniva dall’Argolide ed il suo nome verrà impiegato per enunciare quella che diverrà la Persia dove i Seleucidi fecero costruire, per sé stessi, il prezioso “trono del pavone” che era tempestato di zaffiri, rubini, smeraldi, perle e miriadi di altre pietre preziose che davano colore e luce ad una struttura d’oro, retta da pavoni e con un baldacchino che di questi animali ne imitavano la coda. Vediamo riprodotto questo inestimabile mobile in un’antica miniatura persiana di molto successiva al regno dei Seleucidi.

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I Romani accolsero sia la mitologia greca che molti dei simboli ad essa collegati e vediamo così che anche a Roma Giunone è quasi sempre rappresentata con il pavone al suo fianco. Le valenze simboliche dell’animale dai cento occhi, allusivo alla gelosia ed alla vigilanza muliebri, lo rendevano espressione dell’animo femminile ed è così che lo vediamo comparire prevalentemente nelle monete coniate per le auguste ed accompagnato dalla presenza di Giunone come in questo denario di Giulia Mamea che riporta al dritto IVLIA MAMAEA AVG ed il busto dell’augusta drappeggiato e rivolto a destra. Al rovescio: IVNO CONSERVATRIX Giunone ed il pavone (RIC Alessandro Severo 343).

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Vediamo Giunone ed il pavone anche nel seguente sesterzio di Faustina con al dritto: FAVSTINA AVGVSTA con il busto dell’augusta drappeggiato e rivolto a destra. Al rovescio IVNONI REGINA con Giunone di fronte, con il capo a sinistra mentre regge una patera ed uno scettro. Alla sua sinistra un pavone (RIC 1651).

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Fin qui si è vista l’associazione del pavone con la regina degli dei, il motivo dell’associazione tra la divinità e l’animale che per gli antichi, però, godeva di ulteriori significati legati al concetto di immortalità. I pagani prima ed i primi cristiani successivamente, infatti, ritenevano che le carni del pavone non si decomponessero e che risultassero refrattarie alla cottura. Si pensava poi che il pavone, in autunno, perdesse le piume per poi vedersele ricrescere, bellissime, in primavera e tale accadimento suggeriva un’associazione simbolica con l’argomento della rinascita e della rigenerazione in un’ottica di ciclicità ben presente anche nella ruota che questo animale fa con la coda.

Queste credenze e la simbologia annessa hanno procurato un’associazione tra il pavone e la resa iconografica del concetto di consacrazione. L’imperatrice, dopo la morte, veniva consacrata così come accadeva per l’imperatore e veniva ad essere eletta nella schiera degli dei. Il tramite tra l’ormai tramontata vita terrena e quella divina delle auguste la vediamo resa figurativamente tramite il pavone in diverse monete come in questo denario di Antonino Pio per Faustina con al dritto il busto drappeggiato, a destra dell’augusta e la legenda DIVA FAVSTINA. Al rovescio: CONSECRATIO pavone a destra (RIC 1702).

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Nel seguente sesterzio vediamo Faustina II in apoteosi mentre vola su un pavone. Al dritto DIVA FAV-STINA PIA busto drappeggiato a destra. Al rovescio: CONSECRATIO con Faustina velata, con scettro in mano, seduta su un pavone che vola verso destra (RIC 1702).

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Altra resa iconografica dedicata alla scomparsa delle imperatrici la troviamo sul seguente denario di Marco Aurelio per Faustina dove notiamo al dritto il busto drappeggiato a destra dell’augusta e la legenda DIVA FAVSTINA PIA. Al rovescio: CONSECRATIO ed un trono vuoto con uno scettro appoggiato in diagonale. Davanti un pavone (RIC 745).

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Nel seguente aureo di Flavia Giulia, unica figlia di Tito e dopo tribolate vicende anche moglie di Domiziano, troviamo il pavone usato sia come tributo all’immortalità del padre dell’augusta, ma in particolare come simbolo di concordia. La donna, infatti, prima era stata ripudiata e poi ricevuta dal marito Domiziano. L’uniformità e la concordanza armoniosa dei colori sulle penne del pavone rende bene il messaggio sotteso alla figura dell’animale. Al dritto vediamo il busto di Giulia drappeggiato, rivolto a destra e con i capelli raccolti in alto sulla fronte mentre dietro in una lunga treccia e la legenda IVLIA AVGVSTA. Al rovescio: DIVI TITI FILIA ed un pavone andante a sinistra mentre fa la ruota con la coda (RIC 683).

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Il pavone compare anche su alcune monete degli imperatori come Ostiliano, Gallo e Volusiano ma in occasione di raffigurazioni architettoniche dedicate al tempio di Giunone Marziale.

Lo vediamo nel seguente antoniniano di Volusiano con al dritto il busto dell’imperatore drappeggiato, corazzato e con corona radiata a destra. La legenda IMP CAE C VIB VOLVSIANO AVG. Al rovescio Giunone seduta davanti al suo tempio con pavone al fianco: la legenda IVNONI MARTIALI (RIC 171).

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I pavoni erano animali che venivano utilizzati come decoro anche nei giardini degli imperatori e le loro uova erano un ghiotto alimento destinato ai banchetti della famiglia imperiale. Vediamo la sua forma elegante e colorata in questo affresco ritrovato a Pompei.

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Enrico :)

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Poichè grazie a questa bellissima e colta discussione magistralmente introdotta e gestita da Minerva si è potutto toccare anche gli aspetti culturali e sociali del mondo antico, reputo opportuno - in omaggio al grande psicanalista James Hillman, recentemente scomparso, postare il successivo intervento, per il quale gli archetipi ed i simboli erano e sono importanti nella società degli uomini.

Debbo precisare che è già stato postato in altre due sezioni di questo sito, specificamente in una stimolante discussione in corso in AGORA': la fine dell'euro.

Mi consento quindi questa licenza considerandola un'eccezione.

Da ERACLITO DI EFESO (VI - V sec. a.C.) a JAMES HILLMAN (1926 - 27.10.2011) psicoanalista.

L'anima mundi e la perdita del mondo immaginale.

James hillman, grandissimo psicoanalista (spentosi ieri nella sua casa nel Connecticut) va oltre il pensiero di Freud e Jung nell'analisi del malessere dell'individuo. Per Hillman le cause del nostro dolore nel vivere vanno rintracciate nel modo in cui l'uomo interiorizza la società in cui vive. Nella prevalente razionalità competitiva e nella ricerca del profitto e dell'utile personale, enfatizzate in un'ambito edonistico. Queste hanno disattivato la capacità immaginativa del cuore nell'individuo, cioè la coscenza dell'amore, della bellezza, della giustizia e di quella verità interiore di cui abbiamo perso l'origine e la traccia.

La società nel modo con cui è strutturata e nelle modalità con cui fa vivere gli individui è quindi la responsabile della sofferenza, specificamente di quella interiore ma non solo..., che in varia misura pervade e devasta gli stessi individui...in quanto puri funzionari di qualche apparato economico, fosse anche proprio od altrui, comunque senz'anima.

Ciò accade perchè la nostra società appunto non ha più anima e ha perso la cognizione autentica delle relazioni tra gli uomini, se non come relazioni intese per interessi e per profitto. Peraltro la nostra società ha perduto la capacità di commuoversi per il dolore nel mondo e di immaginare tutto quanto non rientra nella concettualità, nella funzionalità e nel calcolo delle utilità, in cui ciascuno è costretto a vivere...spesso incosapevolmente.

Si è quindi perso il pensiero del cuore di cui erano capaci gli antichi greci che pensavano con il cuore...di qui la profondità del logos e dell'anima, i cui confini erano irragiungibili già per Eraclito.

Per il mondo greco la bellezza commuoveva ed esaltava in quanto era inscindibile dalla bontà e dalla verità.

Concetti che la cultura cristiana ha separato e che i greci tenevano insieme anche etimologicamente.

Data l'importante e non banale premessa si arriva al dunque.

Nel mondo greco antico la bellezza individuale (espressa dalla personale serenità del volto e dello sguardo ed intesa come conoscenza di sé ed armonia interiore) non è raggiungibile senza una Politica della bellezza (saggio di Hillman - Edizioni Moretti & Vitali). Prevale quindi la necessità assoluta e insostituibile di una società ben governata (unitamente ad una economia sana e realmente gestita) che sola può ridurre la sofferenza umana di tanti individui. Ciò è possibile in una società che consenta la tolleranza e l'accoglienza che solo un sano relativismo può concedere...ecco perchè gli antichi greci non avevano un solo dio...ed ecco perchè Nietzsche scrive che...Gli dèi morirono dal gran ridere quando udirono che un Dio voleva essere il solo.

Hillman ci dice che noi non siamo se non in un campo psichico con gli altri e con l'ambiente urbano e naturale di questo mondo. Quindi per l'uomo non c'è sofferenza individuale disgiunta dall'anima del mondo in cui si vive.

(Quanto sin qui scritto è anche un condensato di un articolo del grande maestro Umberto Galimberti, comparso da poco sul quotidiano La Repubblica).

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Grazie Minerva e complimenti per l'interessantissimo argomento trattato: anche se ci capita molto spesso di vedere una Giunone affiancata dal suo pavone, questa è la ricerca più efficace che ho letto in merito. :)

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Grazie, Piakos, per il nobile gesto di ricordare qui il grande Hillman che ha contribuito con la sua arte e la sua scienza a comprendere le dinamiche che guidano la mente ed il divenire dell'umanità nel mondo. Da raffinatissimo psicoanalista Junghiano quale è stato, si è soffermato molto a scandagliare i simboli e l'antropologia producendo studi e lavori di cui l'umanità intera gli sarà sempre riconoscente ed ora partecipa con tristezza alla sua scomparsa.

Un sincero ringraziamento anche a Caio Ottavio per le gentili parole di apprezzamento che ricambio per i suoi sempre notevoli interventi e studi :)

Enrico :)

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DE GREGE EPICURI

Un grazie e un plauso a Minerva, ma anche a Piakos (io non esco quasi mai dalle "antiche", per cui non avrei potuto leggere l'intervento altrove!)

Modificato da gpittini
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Una breve esplicazione circa Hillman e il suo interesse per il mito e gli archetipi...per i simboli.

;)

Un suo passo:

"Ermes-Mercurio oggi è dovunque. Vola per l'etere, viaggia, telefona, è nei mercati, e gioca in borsa, va in banca, commercia, vende, acquista, e naviga in Rete. Seduto davanti al computer, te ne puoi stare nudo, mangiare pizza tutto il giorno, non lavarti mai, non spazzare per terra, non incontrare mai nessuno, e tutto questo continuando a essere connesso via Internet.

Questa è Intossicazione Ermetica".

Grazie a Voi.

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Grazie a Minerva e a tutti coloro che hanno contribuito a questo vasto lavoro di straordinario interesse. :)

Aggiungo un picccolissimo contributo. Il mito del pavone rimase vivo anche in età longobarda come dimostra questo meraviglioso bassorilievo dell'epoca.

Per approfondire può essere utile questo link. Un saluto a tutti. :)

http://www.santagiulia.info/museo_di_santa_giulia/bassorilievi_longobardi/index.htm

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  • 5 anni dopo...
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Salve

Volevo far notare en passant che le monete di Adriano con il rovescio simile a quello del denario al post # 70 hanno ispirato questa moneta spagnola da 5 Pesetas del 1870.

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Fonte: https://en.numista.com/catalogue/pieces6722.html

 

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Un rovescio simile su bronzo si trova su questo dupondio o asse di Adriano (CNG 259, lot 326).

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Hadrian. AD 117-138. Æ Dupondius or As (27mm, 11.15 g, 7h). Rome mint. Struck AD 134-138. Laureate head right / HISPANIA, Hispania reclining left on rocks, holding branch; rabbit at feet. RIC II 852. VF, green patina.

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33 minuti fa, apollonia dice:

Un rovescio simile su bronzo si trova su questo dupondio o asse di Adriano (CNG 259, lot 326).

 

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Hadrian. AD 117-138. Æ Dupondius or As (27mm, 11.15 g, 7h). Rome mint. Struck AD 134-138. Laureate head right / HISPANIA, Hispania reclining left on rocks, holding branch; rabbit at feet. RIC II 852. VF, green patina.

 

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Infatti non dimentichiamo che Adriano era , come Traiano , seppure di origine italica  , ispanico di nascita .

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Infatti non dimentichiamo che Adriano era , come Traiano , seppure di origine italica  , ispanico di nascita .

Ciao Legio II Italica

Mi stavo proprio documentando su questo imperatore e ho trovato utili informazioni a correndo di un suo sesterzio (CNG 85, lot. 901) che presenta la stessa figura allegorica sul rovescio.

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Hadrian’s Travels

Hadrian. AD 117-138. Æ Sestertius (32mm, 27.50 g, 6h). Travel series. Rome mint. Struck circa AD 134-138. Laureate and draped bust right / HISPANIA, Hispania reclining left holding branch and resting elbow on rock; rabbit right before. RIC II 851 var. (cuirassed); Banti 448. VF, two-tone red-brown patina, a patch of red on central reverse.

 

Between the years AD 119 and 136, the emperor Hadrian travelled throughout the Roman Empire, visiting various provinces to take stock of his inheritance and calm the disquiet which had arisen in the later years of Trajan's reign. His travels can be divided into two major episodes. The first tour was designed to shore-up Rome's northern borders and began sometime around AD 119 when Hadrian first visited the provinces of Gaul and Germania Inferior and Superior. The emperor then crossed the Channel to Britannia where, during his stay, construction began on a seventy-three-mile long wall across the north of the province, known to this day as Hadrian's Wall. In AD 122-123, Hadrian spent time in Hispania, then travelled east to Asia Minor. The remainder of this first tour was spent in the Balkans and Greece, touring such areas as Dacia and Achaea, before returning to Rome, via Sicily, in AD 126. Hadrian's second tour began in AD 128, when he set out on a short tour of the provinces of Africa and Mauretania. Returning for a brief stay in Rome, in AD 130 Hadrian then went again to Asia Minor, and continued into Syria, Judaea, Palestine, and, finally, Egypt. The bar-Kochba revolt in Judaea forced Hadrian to remain in the region until AD 135. In AD 136 Hadrian returned to Italia, ending his long travels.

To commemorate these travels, Hadrian issued a variety of types in multiple denominations relating to each of the provinces he visited. It is likely that Hadrian's travel series coins were struck after Hadrian concluded his journeys. Although many cataloguers date the various travel coins to the date he visited a particular province, most scholarly treatments of his reign date them all to the last part of his reign: RIC places them circa AD 134-138, BMCRE places them circa AD 135-138, while Hill (P.V. Hill, "The Dating and Arrangement of Hadrian's 'COS III' Coins of the Mint of Rome" in Essays Baldwin) dates them to AD 136-137 (with these two Judaean types in AD 136).

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