Vai al contenuto

Risposte migliori

Inviato

Era il 291 a.C. ed Ovidio ci narra, nel XV Libro delle Metamorfosi, che “ne la romana imperiosa corte venne una peste in modo empia, et ignota, che non poterono la medicina e l’arte assicurare la millesma parte”. Erano molti i romani che perdevano la vita a causa di questa misteriosa malattia; “poi che conobber tale esser la peste e che ad essa non potea giovar rimedio umano, ricorsero all’aiuto alto e celeste per non si affaticar più tempo in vano”.

Per cercare di risolvere il problema, il Senato Romano, decise di interrogare i Libri Sibillini ed i Decemviri decretarono l’introduzione a Roma del culto del dio greco Asclepio di Epitauro: “il medico divin, figliuol d’Apollo, detto Esculapio che fa noto al mondo di quanta arte et ingegno il ciel dotollo” (Ovidio, ibidem).

Una delegazione di Senatori partì allora per il tempio di Epitauro in cui avrebbe chiesto l’intervento della divinità a sanare la città di Roma ed un simulacro del dio da venerare fuori dalla Grecia. Quando i senatori giunsero lì, dei prodigi si rivelarono significativi tanto che uno dei serpenti sacri del dio scese dall’altare e si diresse sulla barca dei legati che lo portarono a Roma collocandolo in un tempio fatto costruire appositamente sull’Isola Tiberina.

Sempre secondo il racconto di Ovidio, la città di Roma dimenticò molto presto la pestilenza; la nuova divinità divenne, poi, tanto popolare da meritare un culto ed una devozione che si protrasse per moltissimo tempo anche dopo la caduta del paganesimo; ancora oggi, sull’Isola di Roma, si trova un ospedale.

La decisione di collocare sull’Isola Tiberina il tempio della nuova divinità rispondeva a due necessità: la prima era quella di associare un nuovo culto ad una divinità preesistente ed in questo caso l’isola ospitava già il tempio dell’antico dio Vediovis. Il secondo motivo era legato proprio all’ “indole” del dio Vediovis che proprio nel III secolo a.C. andava identificandosi sempre più con Apollo che nella sua versione vendicativa era il dio che scagliava contro l’umanità le frecce delle pestilenze. Sia la festa di Esculapio che quella di Vediovis si festeggiavano, a Roma, il primo giorno di gennaio ed al dio greco si chiedeva l’intercessione contro le ire ed i flagelli di Vediovis.

Asclepio era stato educato all’arte medica dal centauro Chirone che aveva la sua illustre scuola presso il monte Pelio in Tessaglia. Il centauro, qui, fu anche il maestro di Achille e fu lui stesso a dargli il nome che lo immortalò come eroe; prima infatti si chiamava Ligirone che significa “Piangente”.

Chirone addestrò l’eroe alle antiche virtù: disprezzo dei beni di questo mondo, orrore della menzogna, moderazione, resistenza alle passioni ed al dolore.

post-3690-1236804499_thumb.jpg

“O Asclepio, che nascesti quale grande gioia per tutti gli uomini” è l’invocazione che Pausania rivolge al dio medico (Paus., II, XXVII) che aveva anche gli epiteti di Alessanore (che difende gli uomini), Evamerione (giorno di buona salute), Telesforo (che porta a buon fine), Acesi (guaritore).

“Tiene nella mano sinistra il ruvido bastone e si liscia con la destra la lunga barba” è la descrizione che del dio ci fornisce Ovidio: “ad onta di Plutone, e de l’inferno con l’arte e l’erbe ei seppe oprarsi”.

post-3690-1236804565_thumb.jpg

Il simbolo principale di Asclepio è il bastone nodoso che insieme al diadema indicano la sua proverbiale bontà di benefattore degli uomini. La stessa barba e l’età matura con cui il dio è solitamente rappresentato, indicano gli atteggiamenti nobili ed altruistici che si convengono a chi è un generoso benefattore.

Attorno al bastone nodoso si attorciglia un lungo serpente che allude a vari significati. Il primo di essi è da ricercarsi nella natura propria dei rettili che mutano le loro squame divenendo, per questo motivo, emblema di rinascita.

Altro significato del serpente avvolto a spire attorno al bastone sarebbe da ricercarsi nella dracunculosi che è una malattia sottocutanea e contagiosa, provocata da un parassita che ha la forma di un sottile serpente (dracunculus) che può raggiungere una lunghezza considerevole. In epoca antica si cercava di curare questo male facendo avvolgere attorno a dei bastoncelli questi parassiti e le fonti classiche ci riportano diversi esempi di ciò.

Altro rimando del serpente è alla pratica medica in cui questi animali venivano coinvolti. Pausania scrive che, nel tempio di Asclepio, che era anche una sorta di ospedale “i serpenti scivolano silenziosi tra i malati dormienti e ne leccano le ferite”. Il motivo di questo utilizzo dei rettili è da ricercarsi nell’opinione dell’epoca secondo la quale la saliva di animali quali il serpente, il cane e la capra fosse disinfettante. Non è un caso, infatti, se anche la capra ed il cane sono associati a dio taumaturgo.

Le fonti ci descrivono anche l’aspetto dei serpenti che erano di considerevole lunghezza e di colore marrone o giallo e li si può riconoscere nei Zamenis Gemonensis e Viridiflavus che risultano innocui per l’uomo.

Altri suoi attributi sono il papiro arrotolato ed il fascio di papaveri. A questi si aggiungono le coppe per le bevande medicinali e gli unguentarii, un mazzetto di erbe, una manciata di pinoli, l’oca bianca di cui si utilizzavano le penne per l’applicazione di unguenti ed il gatto.

Altro animale sacro ad Esculapio è il gallo; come questo animale inaugura con il suo canto un nuovo giorno, così anche il medico Esculapio fa risvegliare a nuova vita il sofferente guarito.

Un altro aspetto legato al culto di Esculapio è quello della divinazione. Oltre all’interpretazione dei sogni fatti durante le ore dedicate al riposo, nell’antichità si ricorreva anche al rito dell’incubazione che consisteva nella provocazione del sonno per porgere al dio le domande più importanti ed urgenti. Tale rito era nato in Grecia e consisteva nel dormire presso i santuari degli dei guaritori che erano provvisti di un dormitorio detto “abaton”. Era fin dal VI secolo a.C che nel santuario di Asclepio i medici sacerdoti interpretavano i sogni. Il fascio di papaveri nelle mani del dio rimanda proprio a questa pratica di induzione del sonno.

La devozione per il dio medico e benefattore dell’umanità è presente anche nelle monete dell’Impero Romano ed Esculapio si presenta soprattutto con il simbolo principale che è il bastone con il serpente che ancora oggi è emblema della professione medica.

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...121&Lot=987

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...D=60&Lot=64

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...202&Lot=677

Il prossimo simbolo sarà il palladio. Enrico :)


Inviato

Chapeau! :)


Inviato

Ti ringrazio tantissimo per le informazioni interessantissime che hai fornito! non poche delle quali mi erano del tutto sconosciute!

Grazie e complimenti per la tua vasta cultura e passione che riesci a trasmettere a chi ti legge!


Inviato

SERPENTI SACRI E MEDICINA TEURGICA NEL MONDO CLASSICO.

il serpente come simbolo di rigenerazione e guarigione.

la credenza nella capacitàdi ringiovanire attribuite ai serpenti ha costituito uno dei temi ricorrenti nei versi del poeta Tibullo:

"crudeles divi,serpens novus exuit annos;formae non ullam fata dedere moran."

una delle caratteristiche degli ofidi è quella di cambiar interamente

e periodicamente lo strato corneo superficiale che ne riveste il corpo. dopo il distacco di tale spoglia ( o esuvia) il rettile acquista un aspetto sano e vigoroso.poichè le specie di serpenti che abitano i paesi a clima temperato dell' europa meridionale ibernano in cavità sotterranee ed in caverne,

le antiche popolazioni caucasiche avrebbero collegato l'apparente "ringiovanimento" degli ofidi con il potere rigeneratore della prima divinità la Grande Madre Terra.

Già nella epopea sumerica di Gilgamesh il serpente che cambia la pelle è simbolo di guarigione e di rigenerazione.

uno dei primi documenti archeologici dell'associazione degli ofidi con divinità guaritrici è un vaso cerimoniale in pietra,ora al Louvre,proveniente dalla mesopotamia e dedicato al dio guaritore Ningishzida

questo vaso è decorato con bassorilievo raffigurante due serpenti con corpi annodati fra loro.

le statuette in ceramica della "dea dei serpenti" provenienti dal palazzo di cnosso (1600 circaAC), ed attualmente conservate presso il museo archeologico di iraklion,testimoniano il ruolo mistico e religioso attribuito ai serpenti nella civiltà minoica.

nell'antica grecia, i serpenti furono associati a Trifonio, una divinità guaritrice ctonia,abitatrice della caverne,da dove i serpenti emergevano dopo l'ibernazione, simboli di rigenerazione e di guarigione come l'acqua sorgiva che sgorga da una fonte sotterranea. il caduceo, la verga con serpenti attorcigliati, immobilizzati uno di fronte all'altro, che rappresenta ancor oggi uno dei simboli dell'arte medica,era emblema dell'armonia cosmica

derivante dall'equilibrio di forze opposte.

il caduceo era originariamente associato ad un mito concernente ermete, figlio di Zeus e della ninfa Maia.

il dio, imbattutosi sul monte Citerona in due serpenti attorcigliati in combattimento, lanciò tra loro la sua verga d'oro per separarli.

i due serpenti subitaneamente si attorcigliarono alla verga,immobilizzandosi l'uno di fronte all'altro.

per l'uomo come entità fisica, il caduceo simbolizza il bilanciarsi reciproco della malattia e della salute,del veleno e dell'antidoto,della vita e della morte.


Inviato

DE GREGE EPICURI

Un grazie davvero sentito a tutti quelli che hanno portato dei contributi, ma in particolare ad Enrico. Vi chiedo una cosa banale: dato che questa discussione me la vorrei proprio stampare, è possibile stamparla in caratteri leggibili e non microscopici? Come si fa?


Inviato
DE GREGE EPICURI

Un grazie davvero sentito a tutti quelli che hanno portato dei contributi, ma in particolare ad Enrico. Vi chiedo una cosa banale: dato che questa discussione me la vorrei proprio stampare, è possibile stamparla in caratteri leggibili e non microscopici? Come si fa?

Potresti copiare il tutto in un documento Word, così potresti cambiare i caratteri come vuoi tu! ;)

Anch'io trovo molto interessante questa discussione!

Grazie a tutti! :)


Inviato

Vi ringrazio molto per i gentili complimenti e per il bel contributo scritto da Legiovirest.

Enrico :)


Inviato

Complimenti vVvivissimi anche da parte mia ad Enrico e a Voi tutti, per questa discussione che mi vede lettrice entusiasta :P

Continuo a ribadire che tutti i moltissimi, variegati, ma *sempre pregevoli* interventi sulla simbologia che si trovano sparsi qua e là nel forum andrebbero raccolti in una sezione specifica dedicata al simbolo e alla sua lettura. Si verrebbe pertanto a compilare poco a poco una "nostra" enciclopedia sul tema sicuramente più ricca di quanto non possano essere i singoli testi di singoli autori....! :P

Del resto ... è l'etimologia stessa del termine greco *simbolo* a rilanciare proprio l'idea del *congiungere, intrecciare insieme* .... ;)

V medusa


Inviato
La realizzazione della propria persona sul piano religioso si otteneva mediante il culto rivolto ad un dio strettamente personale: il proprio “genius”. Ad esso si sacrificava nel giorno del proprio compleanno ed il termine contiene, nella radice (gen-), il significato di “generare”. Il genius non era solo personale, ma esisteva anche un genio collettivo tipo quello specifico di una legione.

E’ proprio il genio che ci permette di comprendere come si giunse, a Roma, al culto dell’Imperatore visto che nella cultura latina non aveva avuto accesso il concetto di “uomo-dio” che apparteneva all’Oriente. A Roma si aveva il culto del “Genius Augusti” e questo permetteva di rivolgere il rito sacro all’Imperatore vivente o meglio: al suo nume tutelare. La “deificatio” avveniva dopo la morte per mezzo di un atto pubblico del Senato e permetteva di rivolgersi alla memoria dell’Imperatore, ora “divus”, e di dedicargli festività nel “dies natalis”; altro elemento, questo, che richiama il culto del “genius”.

Maschile Femminile... Coniuctio Oppositorum ....

Vorrei riprendere il concetto di genius maschile descritto da Enrico per rilanciare … la iuno femminile :P

GENIUS e IUNO

Le fonti antiche attestano una corrispondenza tra la iuno della donna e il genius dell’uomo.

Il genius è connesso con la facoltà (più culturale che fisiologica) di generare attribuita al maschio; non si pongono dunque limiti di età, dato che basta egli assolva al compito di trasmettere il proprio cognome e il nome gentilizio (appunto della gens) ai figli. Il genius godeva della perennità che si attribuiva alla gens, quale realtà metastorica superindividuale.

E’ difficile rendere in termini concreti il concetto di genius. Espressioni come “indulgere al proprio genio” / “defraudare il proprio genio” / “andare a genio” richiamano un aspetto del termine–concetto di genius quale ente che determinava un comportamento, indipendentemente dal ragionamento. Potremmo forse accettare di vedere nel genius quella parte di sé che sfugge al controllo della coscienza se non fosse che Varrone lo interpreta proprio nel senso opposto come “animo razionale”. Né basta, ma i Romani oggettivavano anche “genii” di collettività (per esempio una legione) o di località (genius loci) intendendo la natura di un collettività o di un luogo.

Per dire femminilità i romani dicevano iuno, intendendo il peculiare femminile connesso con l’idea di giovinezza (iuno/iunior : stessa radice) in quanto il suo apporto alla generazione è esclusivamente fisiologico. La iuno era pertanto effimera e collegata con il flusso mestruale: cominciava con il menarca e finiva con la menopausa.

Tuttavia anche per la iuno fu concepita una realtà superindividuale, perenne, facendone addirittura una dea: Iuno-Giunone, appunto.

Giunone è la “dea del matrimonio”, che è appunto una “iunctio”, come dice Ovidio, una congiunzione che rende coniuges. Le “giovani” donne hanno la possibilità sotto l’egida di Giunone di rendere “culturale” la loro femminilità, la loro iuno personale, indirizzandola al matrimonio (istituto che prende il nome proprio dalla funzione femminile del diventare madri).

Se Giunone a livello divino è la controparte di Giove, Giove non ha con il genius la connessione che Giunone-Iuno ha con la iuno: infatti se si poteva utilizzare la stessa parola per indicare l’“essenzialità” femminile e la divina sposa di Giove, non si poteva dire Giove per intendere il genius, né dire Genius per intendere Giove. Anzi era possibile attribuire un genius anche a Giove distinguendo così dal dio la sua “essenzialità” maschile e, insieme, il dio dalla “essenzialità” maschile dei comuni mortali e da quel tipo di realtà metastorica a cui si riferiva il concetto di gens.

Fonte: Dario Sabbatucci - La Religione di Roma antica, dal calendario festivo all’ordine cosmico

V medusa


Supporter
Inviato

Densa di contenuti questa discussione! :) Grazie infinite Minerva!!!! :) :) :)

Mi ha colpito in particolare questo passaggio perchè mi ha fatto venire in mente il rovescio di due denari che non ero riuscito ad interpretare.

L’aquila è spesso associata anche al ramo di lauro che è anch’esso un elemento di distinzione riservato all’Imperatore romano; troviamo l’origine di quest’altro simbolo in Plinio che tramanda di quando Livia era promessa sposa di Augusto. Un giorno ella era seduta all’aperto ed in grembo le cadde dal cielo una gallina candida che un’aquila aveva lasciato cadere illesa. La gallina stringeva nel becco un ramo d’alloro ricco di bacche che gli aurùspici prescrissero di piantare e custodire religiosamente. Da tale rametto nacque un boschetto di lauri che fornì corone a tutti i cesari romani.

E' forse il boschetto di lauri quello rappresentato su questi denari? :rolleyes:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...=344&Lot=32

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...265&Lot=744


Inviato

Grazie dei complimenti! Siete davvero tutti molto gentili! :)

Il boschetto dei lauri è proprio quello immortalato nei denari da Augusto. L'imperatore teneva molto a quel giardino che lui investiva di significati simbolici e religiosi molto importanti e che rimarranno tali per tutta la durata dell'Impero Romano. Da quel boschetto veniva raccolto l'alloro per le corone degli Imperatori ed era dedicato ad Apollo. Ottima scelta Quattrino! :)

Enrico :)


  • 2 settimane dopo...
Inviato

“L'armi canto e 'l valor del grand'eroe

che pria da Troia, per destino, a i liti

d'Italia e di Lavinio errando venne;

e quanto errò, quanto sofferse, in quanti

e di terra e di mar perigli incorse,

come il traea l'insuperabil forza

del cielo, e di Giunon l'ira tenace;

e con che dura e sanguinosa guerra

fondò la sua cittade, e gli suoi dèi

ripose in Lazio: onde cotanto crebbe

il nome de' Latini, il regno d'Alba,

e le mura e l'imperio alto di Roma”. (Eneide, Virgilio, Libro I).

Il Palladio è un simbolo di invincibilità: un simulacro in grado di garantire ad una città la protezione degli dei ed il potere terreno.

La storia di questa icona risale al tempo in cui Pallade era ancora un’entità divisa da Atena ed incarnava l’amica libica della greca dea glaucopide. In una gara ludica tra le due guerriere, la dea uccise l’amica per errore con un giavellotto ed il dolore della perdita fu tale che oltre ad assumerne il nome in segno di imperituro affetto fece scolpire una statua lignea di Pallade e la collocò al lato del trono del padre Zeus.

Secondo la mitologia accadde poi che un giorno, Atena si infuriò con il padre e scagliò il simulacro dell’amica che giunse, cadendo dal cielo, a Troia.

Tale simulacro rappresentava Pallade e per associazione, quindi, la stessa Atena; esso era senza una gamba come segno della caduta dal cielo e ritraeva la dea con l’egida, una lancia nella mano destra ed un fuso nella sinistra.

Apollo aveva vaticinato ad Elettra, la nonna di Ilo fondatore di Troia: “Abbi cura della dea che cadde dal cielo ed avrai così cura della tua città, poiché la forza ed il potere accompagnano la dea, dovunque essa vada”. Tale reliquia rendeva talmente invincibile la città di Troia che gli Achei, prima di conquistarla, dovettero sottrarla dal tempio di Atena. E’ così che leggiamo Omero che scrive di Ulisse e Diomede che travestiti da mendicanti si intrufolano nell’eccelsa città per sottrarre la causa della sua invincibilità. Tanta audacia la troviamo condannata anche da Dante che nel Canto XXVI dell’Inferno scrive:

“…Là dentro si martira

Ulisse e Diomede, e così insieme

a la vendetta vanno come a l’ira;

e dentro da la lor fiamma si geme

l’agguato del caval che fè la porta

onde uscì dei Romani il gentil seme.

Piangevisi entro l’arte per che, morta,

Deidamìa ancor si duol d’Achille,

e del Palladio pena vi si porta".

Enea condurrà con sé il simulacro dell’invincibilità e Virgilio canterà nell’Eneide l’approdo di tale “pignus imperii” per mano del pio progenitore della gloriosa Roma che insieme ad esso porterà i Grandi Dei ed il padre Anchise divenendo, grazie a ciò, l’esempio di devozione agli dei ed alla famiglia che rimarrà sempre la virtù principale a cui ogni romano avrebbe aspirato.

La tradizione a cui si rifà Virgilio è quella che voleva essere solo il Palladio di Enea il simulacro originale caduto dal cielo; Ulisse e Diomede avrebbero sottratto, nella loro incursione, solo una statua della dea Atena e non il vero Palladio che era custodito nelle sacre bende. Virgilio seguirà tutta la tradizione che proveniva da Callistrato, autore della “Storia di Samotracia”. In età augustea l’ “hostis” Antonio verrà paragonato spesso all’audace Diomede che con il furto del simulacro di Ilio si era macchiato di un tremendo sacrilegio senza pur tuttavia riuscire a rapire quello divino.

“Oh! Fuggi Enea, fuggi, -mi disse- togliti a queste fiamme. Ecco che dentro sono i nostri nemici. Ecco già che Ilio arde tutta e rovina. Finora sia per Priamo che per Troia si è fatto tanto e se si fosse potuto operare difesa la si sarebbe affrontata, ma dovendo cadere le sue reliquie ed i suoi santi numi a te solo spetta; prendili come compagni delle tue sorti e cerca loro altre terre, ergi altre mura perchè dopo lungo e travagliato esilio, le ergerai più di Troia altere e grandi”.

Con l’ordine dato da Apollo in questo primo sogno di Enea e cantato nel II Libro dell’Eneide, inizia il movimentato viaggio che non sarà come quello di Ulisse indirizzato al ritorno a casa: quello di Enea è il viaggio verso l’ignoto e si concluderà con una guerra che non sarà distruttiva come quella di Odisseo, ma porterà alla fondazione di una nuova città. “Detto ciò, da le chiuse arche riposte trasse, e mi consegnò le sacre bende e l’effigie di Vesta e’l foco eterno. […] Spargonsi intanto per diverse parti de la presa città le grida, il pianto ed il tumulto delle armi. […] Troia cade, la superba, antica e gloriosa Troia, che tant’anni portò scettro e corona”.

La profezia che si stava per adempiere era quella della nobile e coraggiosa gente che si sarebbe trapiantata in una nuova terra per essere conosciuta e rispettata da tutti i popoli.

E’ già nell’Eneide che abbiamo letto lo stretto legame fra il Palladio, questo celeste pegno di potere e di investitura al comando, ed il culto di Vesta. Il simulacro, infatti, era custodito nel tempio di Vesta a Roma, insieme al sacro fuoco, e leggiamo in Valerio Massimo, in Lucano, Erodiano e Tito Livio che durante un incendio, Metello riuscì a salvare dalla combustione la preziosa statua lignea.

L’importanza di tale reliquia a Roma fu tale che l’imperatore Eliogabalo, essendo devoto e gran sacerdote della divinità solare siriana El-Gabal, spostò il Palladio dal Tempio di Vesta al tempio Elagabalium affinchè si estendesse fra la popolazione il culto della sua divinità principale.

Tutta la vicenda virgiliana altro non è che il canto della gloriosa fondazione mitica di Roma e gli stessi argomenti verranno utilizzati da Cesare a favore della propaganda del suo potere. Troviamo un suo denario sul di cui dritto compare la testa di Venere con diadema mentre sul rovescio vi è Enea che porta il padre Anchise sulle spalle; nella destra stringe, invece, il Palladio. Il dittatore, attraverso la moneta, sembra voler celebrare non solo la sua discendenza da Venere, ma avallare anche il possesso che Roma può vantare del “divin pegno” con la conseguente investitura e legittimazione al comando.

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...256&Lot=389

Roma inoltre faceva risalire, in tal modo, questo potere indipendentemente dai greci visto che era stato il Fato ad aver condotto Enea da Troia in Italia; sarà lo stesso Giove a giurare che: “S'adempieranno le mie promesse; sorgeran le torri de la novella Troia; vedrai le mura di Lavinio; porrai qui fra le stelle il magnanimo Enea. Ché né 'l destino in ciò si cangerà, né 'l mio consiglio. De la sua marzïal nudrice lupa, di Marte fonderà la gran cittade: e dal nome di lui Roma diralla. A Roma non pongo io termine o fine: ché fia del mondo imperatrice eterna” (Eneide, II Libro).

“[…] E Roma divenne la più bella città del mondo, chiusa fra le mura, sola su sette colli” (Virg. Georgiche II, 534-535).

Il simbolo risultò quindi, fin dai tempi più remoti di Roma, un baluardo di legittimazione dell’eredità troiana e verrà usato con tale valenza simbolica anche durante gli scontri con l’Oriente. Dalla guerra con Antioco a quella con Mitridate, il Palladio di Troia divenne sempre di più il simbolo che legittimava Roma al dominio sul mondo e non più solo sull’Italia.

Anche nelle monete imperiali troviamo celebrato di frequente il Palladio ed esso è sempre connesso alla sua valenza di legittimazione divina al comando ed alla sacralità del potere di Roma sul mondo. Il fatto che fosse custodito nel tempio di Vesta ci fa spesso trovare tale divinità seduta con il Palladio tra le mani; possiamo rintracciare tale iconografia su monete di Vespasiano, Tito, Domiziano, Traiano, Antonino Pio, Faustina ed altre auguste. Esso lo si trova associato spesso con Minerva ed anche con Giunone come nelle monete di Julia Soaemias Bassiana.

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...25&Lot=1617

Ostende il Palladio anche il Genio di Roma su monete di Vespasiano, Domiziano, Antonino Pio e Costanzo Cloro mentre Tito lo mostra con la personificazione dell’Annona.

Il Palladio è “pignus imperii” per usare la chiara definizione di Tito Livio e come tale è glorioso attributo di Roma

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...=254&Lot=86

e dono che la Vittoria può fare all’Imperatore che dell’Urbe è la guida:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...167&Lot=452

Circa la sorte del Palladio ci sono due tradizioni che le fonti ci riportano. La prima di esse è quella bizantina che vuole che Costantino abbia portato il simulacro a Costantinopoli e che lo abbia collocato sotto la Colonna di Costantino.

post-3690-1237991103_thumb.jpg

L’altra tradizione è quella romana secondo la quale le ultime Vestali, nel 394, avrebbero bruciato il divino legno per evitarne la profanazione.

Il prossimo argomento sarà sull’iconografia della Virtù. Enrico :)


  • 2 anni dopo...
Inviato

Riprendo questa vecchia discussione sull’iconografia ed i simboli presenti sulle monete romane ed oggi scrivo dell’allegoria della Virtù che ritroviamo spesso incisa nei rovesci, accompagnata dalla legenda VIRT AVG.

Rileggendo la discussione, in questi giorni, ho ritrovato gli interventi del compianto amico Pino (Legiovirest) che ricordo con sincera commozione e vivo rimpianto.

L’immagine che rappresenta la virtù nelle incisioni delle monete imperiali romane, dà forma a quanto la parola stessa “virtus” contiene nel suo significato che esprime virilità e forza del corpo. Il suo significato si estende poi a delineare questa stessa forza come un ornamento che è da intendersi sia nel senso fisico che morale. Cicerone stesso scrive: “Appellata est enim ex viro virtus; viri autem propria maxime est fortitudo” (Cic. Tusc. 2. 18. 43). Troviamo in questa definizione di Cicerone quindi un’etimologia della parola che deriva dalla radice “vir” (uomo) e ne definisce la forza. La fortezza è quindi alla base di ogni virtù che altro non è che l’espressione di ogni buona qualità dell’uomo.

La Virtù è solitamente rappresentata come un uomo che indossa un elmo, ha una lancia in una mano ed uno scudo. In alcune monete si vede questa figura con un casco sotto un piede. La raffigurazione richiama quella del dio Marte in guerra. L'immagine è il sesterzio RIC 1349 B (var).

post-3690-0-30068400-1318345541_thumb.jp

In alcune monete l’immagine viene resa mediante un uomo nudo, appoggiato ad una lancia e con un “parazonium” in mano. Troviamo quest’immagine nel rovescio del denario di Galba RIC 26.

post-3690-0-20296300-1318345270_thumb.jp

Il parazonium è un lungo pugnale e lo si ritrova altrettanto spesso raffigurato in mano ad una figura maschile che piuttosto che essere nuda, indossa un’uniforme militare.

La Virtù può essere trovata, inoltre, affiancata alla raffigurazione di “Honos” che è l’onore.

L’occasione si presenta propizia per descrivere le virtù tradizionali del Popolo Romano e la loro formulazione non è da ricercarsi solo nel periodo Imperiale, ma è stata di fondamentale importanza sempre, fin dai più remoti tempi della Repubblica Romana antica.

Le “virtù personali” sono:

- AUCTORITAS: Autorità spirituale intesa come il senso della propria importanza sociale costruita sull’esperienza, la pietà ed il lavoro.

- COMITAS: Cortesia, amicizia e fratellanza.

- CLEMENTIA: Mitezza e gentilezza.

- DIGNITAS: Il senso del proprio valore personale.

- FIRMITAS: Tenacia, forza di mente ed abilità nel seguire le proprie aspirazioni.

- FRUGALITAS: Semplicità nel proprio stile personale senza però essere miserevoli.

- GRAVITAS: Responsabilità ed onestà.

- HONESTAS: Rispettabilità.

- HUMANITAS: Umanità intesa come civilizzazione: apprendere ed essere acculturati.

- INDUSTRIA: Industriosità ed impegno nel lavoro.

- PIETAS: Rispetto per il naturale ordine sociale sia esso politico che religioso. Include gli ideali di patriottismo e devozione.

- PRUDENTIA: Saggezza e discrezione personale.

- SALUBRITAS: Salute e pulizia.

- SEVERITAS: Autocontrollo.

Le virtù pubbliche, invece, sono:

- ABUNDANTIA: Benessere.

- AEQUITAS: Lealtà di comportamento nel governo e nei rapporti sociali.

- BONUS EVENTUS: Importanza del ricordo degli eventi positivi.

- CLEMENTIA: Clemenza verso gli altri e le altre Nazioni.

- CONCORDIA: Armonia.

- FELICITAS: Felicità e prosperità.

- FIDES: Buona fede nelle transazioni commerciali e politiche.

- FORTUNA: Combinazione positiva tra lo spirito di Roma e quello dei Romani.

- HILARITAS: Rallegrarsi delle cose positive.

- IUSTITIA: Buon governo.

- LAETITIA: Felicità nel celebrare la risoluzione delle crisi.

- LIBERALITAS: Generosità nel concedere.

- LIBERTAS: Libertà.

- NOBILITAS: Decoro personale.

- OPS: Benessere.

- PATIENTIA: Abilità nel tenere sotto controllo gli eventi avversi.

- PAX: Pace.

- PIETAS: Onore dovuto agli dei.

- PROVIDENTIA: Abilità nel prevenire e sopravvivere ai problemi.

- PUDICITIA: Modestia.

- SALUS: Salute.

- SECURITAS: Sicurezza.

- SPES: Speranza.

- UBERITAS: Fertilità dei campi.

- VIRTUS: Coraggio.

Enrico :)

  • Mi piace 1

Inviato

Ciao minerva e super complimenti per la fantastica discussione. Non l'avevo mai vista ed ora che la vedo la trovo davvero affascinante.

Per quanto riguarda la virtus posto le foto di questo sesterzio di Adriano che ho acquistato un anno fa circa. Al R\ presenta la legenda virtus che attraversa i campi. Avevo già intenzione di postarlo in una nuova discussione, ma la tua capita a pennello e spero che qui possa essere più interessante.

Un saluto a tutti :)

post-14811-0-43894800-1318358197_thumb.j

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Il R\... virtuoso :D purtroppo la conservazione lascia un po' a desiderare...

post-14811-0-90717400-1318358318_thumb.j

Modificato da cometronio

Inviato

Grazie davvero Cometronio :)

Molto bello ed interessante il tuo sesterzio di Adriano; giunge davvero provvidenziale per la discussione oo)

Enrico :)


Inviato

Avevo già letto questa discussione tempo fa, e mi era piaciuta molto, era saltata fuori in una ricerca tra le discussioni della sezione, quando ero a caccia di notizie sul Genio ed in particolare sul Genius Loci, ne è derivata una discussione "figlia" Il Genio romano

Rinnovo i complimenti in pubblico, e grazie dell'ispirazione :)

Ciao, Exergus


Inviato

Grazie Exergus e complimenti per l'interessantissima discussione sul Genius che non solo è una bella allegoria iconografica presente nelle monete, ma sottende dei significati davvero centrali per la cultura romana. :)


Inviato

Grazie davvero Cometronio :)

Molto bello ed interessante il tuo sesterzio di Adriano; giunge davvero provvidenziale per la discussione oo)

Enrico :)

Grazie a te Enrico, a presto. :)


Inviato (modificato)

Interessante discussione che fortunatamente Minerva ha ( come compete a una Dea ) risuscitata.

Peccato che tutti i riferimenti Coinarchives non siano più visibili.

Modificato da Ospite
Inviato

Interessante discussione che fortunatamente Minerva ha ( come compete a una Dea ) risuscitata.

Peccato che tutti i riferimenti Coinarchives non siano più visibili.

Davvero :(

Prima il sito di coinarchives era molto utile e funzionale, all'epoca non immaginavo che si ammalasse di "braccino corto" :D ed avevo messo solo i link alle monete in argomento. Nel tempo proverò a caricare qualche foto per integrare e rendere un minimo fruibili gli esempi...spero di farcela :)


Inviato (modificato)

Un sincero ringraziamento a Minerva per la discussione molto interessante ( e ovviamente a quanti hanno contribuito) ed un ulteriore grazie per averla "ripresa" dall'inevitabile "oblio" del tempo

Modificato da profausto

Inviato

Una piccola aggiunta al legame tra Virtus e Honos. In realtà questo legame era molto stretto poichè si arrivava alla virtù attraverso l'onore. A provare tale fatto il tempio dedicato alla Virtus era preceduto da quello dedicato all'Honos, così chi voleva accedere al primo era obbligato a passare per il secondo.

Arka

P.S. Credo che oggi si sia perso il senso dell'onore e che andrebbe riscoperto.


Inviato

Bellissima discussione, di grande rilievo ed interesse. Scorrevole, si legge benissimo tutta d'un fiato. Complimenti vivissimi a Minerva e a tutti coloro che vi hanno preso parte. :)

Mi piacerebbe spendere giusto pochissime parole, visto che siamo in argomento, per un'antica figura della religiosità del mondo romano. Trattasi del Bonus Eventus. Ne parla già Varrone (Varro, De re rustica 1.1.4–6) assimilandolo ad un gruppo di dodici divinità che si occupavano degli aspetti agricoli. Se questo fu l'aspetto tutelato dal Bonus Eventus nell'età repubblicana, durante l'Impero il suo orizzonte si allarga fino a comprendere il concetto più vasto di successo, affinacato alla Personificazione della Fortuna. Valore, questo, molto diffuso nella cultura imperiale non solo sulle monete, ma anche nella gioielleria e nell'arte glittica. Testimonianze di Bonus Eventus, quasi come un duplicato della Fortuna, le troviamo, oltre che sulle monete, in mosaici, gemme incise, gioielli diffusi dagli orafi anche come buon augurio per i loro affari, soprattutto nelle Province nord-occidentali. Sappiamo che a questa divinità fu eretto anche un tempio nel Campo Marzio quale luogo di culto. Non mancano naturalmente alcune statue che lo ritraggono. L'iconografia, anche a livello numismatico, lo ritrae come un giovane nudo, o avvolto in una corta clamide, in piedi che regge nella destra una patera con cui sacrifica su di un altare ai suoi piedi, e nella sinistra delle spighe di grano con papavero o una cornucopia.

post-24898-0-15850400-1318427599_thumb.j

Statuetta bronzea raffigurante il Bonus Eventus.

Possiamo dividere la monetazione che riguarda la rappresentazione del Bonus Eventus in due parti:

1) Età Repubblicana: troviamo, ad esempio, i denari di Quinto Cassio Longino, risalenti al 55 a.C., dove il D/ reca la testa del Bonus Eventus verso destra con uno scettro dietro la nuca e al R/ l'aquila su un fascio di fulmini tra un lituo e un capis. In esergo Q CASSIVS. Rif.: Syd 916, Cr428/3.

post-24898-0-45295700-1318426740_thumb.j

Oppure i conii in argento di Scribonio Libo, datati al 62 a.C. con al D/ la testa diademata del Bonus Eventus verso destra e la dicitura BON EVENT LIBO. Al R/ altare con lire e festoni e legenda PVTEAL SCRIBON. Rif.: Syd 928; Cr416/1a.

post-24898-0-15587400-1318427064_thumb.j

Notiamo immediatamente che le due raffigurazioni differiscono per l'acconciatura che riportano. Nella prima i capelli sono lunghi e sciolti, quasi come se fossero mossi da una lieve brezza. Tipica caratteristica, questa, di alcuni modelli artistici ellenistici. Nella seconda emissione, invece, cronologicamente più antica, i capelli sono ordinati, resi mediante linee nette, che evidenziano una stabilità ed un ordine anche interiore del personaggio stesso. Elementi ellenistici importati dal mondo greco, in questo caso, ce ne sono ben pochi e la testa rispecchia la naturalezza e la schematicità dei volti italici.

  • Mi piace 1

Inviato

2) Età Imperiale: durante l'Impero la coniazione di monete caratterizzate dalla presenza al R/ del Bonus Eventus ha inizio sotto il regno di Galba e continua, in modo saltuario, fino a quello di Gallieno. Le principali emissioni imperiali col Bonus Eventus:

- AR Denario di Galba, zecca spagnola.

Al D/ GALBA IMPERATOR, testa laureata a destra, sotto un globo.

Al R/ BON. EVEN. la Personificazione del Bonus Eventus a sinistra tiene una patera in una mano e delle spighe di grano con papaveri nell'altra.

Rif.: RIC. 34; C. 14.

post-24898-0-60712500-1318428764_thumb.j

- AR Denario di Tito, zecca di Roma, 79-80 d.C.

D/ IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG PM, busto laureato a destra.

R/ BONVS EVEN-TVS AVGVSTI, il Bonus Eventus stante a sinistra con patera e spighe di grano.

Rif.: RIC 31, C 25.

post-24898-0-23043200-1318429548_thumb.j


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.