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Inviato

Salve a tutti..

Avrei bisogno di un Vs aiuto, se possibile.

Ho appena acquistato una moneta di Adriano che al rovescio viene rappresentata la luna crescente con una stella sopra (il RIC è 200). Qualcuno può darmi delle delucidazioni riguardo il suo significato?? Ho letto che in epoca successiva divenne il simbolo dell'impero ottomano e quindi anche dell'Islam..... ma a Roma che significato aveva la luna crescente e la stella??

Grazie..


Inviato

Il crescente lunare aveva un significato apotropaico, veniva innalzato anche sulle insegne delle legioni.

In attesa di pareri più illuminanti, sposto nella sede di competenza

caius


Inviato

Secondo Mattingly crescente e stella/e rappresentano l'immortalità; la stella singola potrebbe onorare quindi la memoria di Traiano, mentre le sette stelle di un'altra emissione onorerebbero l'immortalità di Cesare, Augusto, Claudio, Vespasiano, Tito, Nerva e Traiano.

Una dissertazione più astronomica del Dr. Tom Buggey:

http://tjbuggey.ancients.info/astro.html

Luigi


Inviato

Tieni presente che questa moneta, tra quelle emesse sotto Adriano, è una di quelle che ha causato maggiore interesse, proprio a causa del suo misterioso significato, ed è stata più discussa. Di essa esistono ben quattro varianti (con 1, 4, 5 o 7 stelle). Sebbene gli interventi precedenti abbiano messo in luce aspetti sicuramente rimarchevoli in merito, occorre soprattutto ricordare che l'imperatore Adriano, oltre che statista, poeta e architetto di un certo valore, era anche sommamente interessato all'astrologia e all'astronomia (discipline che all'epoca non erano affatto diversificate come oggi). Si pensa dunque che queste monete si riferiscano a qualche particolare evento accaduto durante la comparsa in cielo di particolari costellazioni (o, meglio, di gruppi siderei) che oggi non siamo in grado di riconoscere o collegare, appunto, ad alcun evento storico. E' anche vero che il crescente, ossia il quarto di luna, nel mondo antico era simbolo specifico di varie divinità femminili. In ambiente classico, specificatamente, della dea Diana (tale associazione, coll'affermarsi del Cristianesimo, venne poi tributata alla figura della Vergine Maria, non a caso spesso raffigurata stante sul crescente lunare): ebbene, con il nome di Diana (o Lucina) veniva identificata la cosiddetta "stella del mattino” (in realtà, il pianeta Venere), visibile a Oriente poco prima del levar del sole.

Come vedi, riferimenti esoterici e astronomici si sovrappongono: resta il fatto che non si capisce il perché del variare del numero di stelle e se la moneta si riferisca a uno o più eventi, o a una particolare devozione religiosa da parte di Adriano.

Interessante è anche rammentare che, in epoca tarda e su tutti i radiati (antoniniani) il busto dell'imperatrice appoggia appunto su un crescente.


Inviato
Sebbene gli interventi precedenti abbiano messo in luce aspetti sicuramente rimarchevoli in merito, occorre soprattutto ricordare che l'imperatore Adriano, oltre che statista, poeta e architetto di un certo valore, era anche sommamente interessato all'astrologia e all'astronomia (discipline che all'epoca non erano affatto diversificate come oggi). Si pensa dunque che queste monete si riferiscano a qualche particolare evento accaduto durante la comparsa in cielo di particolari costellazioni (o, meglio, di gruppi siderei) che oggi non siamo in grado di riconoscere o collegare, appunto, ad alcun evento storico.

Ha provato ad aprire il link che ho inserito sopra e a leggerlo?

Repetita iuvant

Luigi


Inviato

Caro Luigi,

certo che ho letto l'articolo, ed è per questo che ho postato il mio intervento. Lo studioso americano è un astronomo, non uno storico. Nel suo articolo, suppone che la figurazione sulle monete adrianee si riferisca a un evento astronomico (ossia le eclissi solari del 98 e del 118), non a un evento storico (quale potrebbe essere una particolare celebrazione, un lutto, un viaggio, lo stipulazione di un trattato, ecc.). Innanzitutto, nessuno storico è certo che tali monete siano state coniate nel 128, come asserito dall'autore. Inoltre, Adriano salì al potere nel 117, quindi non avrebbe potuto attestare su una moneta l'eclissi del 98; resterebbe solo quella del 118, pochi mesi dopo la sua ascesa al trono. Tuttavia, nessuno è certo se le 4 varianti del denario siano state emesse contemporaneamente, o in diversi momenti del suo regno ultraventennale: quindi le varie emissioni potrebbero benissimo riferirsi a diversi eventi.

Inoltre, la spiegazione di Buggey è semplicistica e attesta la sua "americanitudine” e palese ignoranza delle conoscenze proprie del mondo antico: all'epoca di Adriano gli studiosi sapevano benissimo cosa fosse tecnicamente un'eclissi e nessuno avrebbe mai pensato, come pateticamente asserisce l'autore ("The third denarius could represent a commemorative issue celebrating that fact that the eclipse failed to destroy the sun and things were back to normal.”), che un simile evento celeste potesse... distruggere il Sole.

Storici ben più eruditi - a differenza dell'americano, che in nessun punto del suo articolo intuisce o menziona il nesso tra il crescente, Diana e la Stella del mattino - reputano invece che la figurazione sulle monete sia una simbologia astrologica, e non astronomica (cosa ben diversa). Ossia che tracci un rapporto diretto tra una particolare congiunzione astrale (insomma, un particolare "disegno” formato dalla posizione di determinate stelle nella volta celeste) e una ben specifica data calendariale, individuata proprio da una particolare e altrimenti irripetibile posizionamento di stelle in un dato giorno dell'anno. Per esempio, taluni pensano che una delle figurazioni possa ricordare il giorno della morte del favorito Antinoo, deceduto quando nel cielo comparivano certe stelle attorno o nei pressi della Stella del Mattino.... Altri propongono eventi diversi, collegati tra l'altro ai lunghi viaggi compiuti dall'imperatore nei quattro angoli dell'impero.

Infine, l'autore non sembra prestare molta attenzione al fatto che le emissioni differiscano in base al numero di stelle raffigurate (il che non sembra affatto casuale) e dunque le sue spiegazioni risultano parziali. Per esempio, cita le sette stelle come possibile riferimento alle Pleiadi (“One other possibility ... is that the seven stars represent the Plaeides".), ma non sa dirci nulla a proposito delle monete con due, quattro stelle o cinque stelle.

Per farla breve e tanto per non soffiare sul fuoco della polemica, ci tengo solo a precisare che una spiegazione di tipo meramente astronomico - così come presentata da Buggey - è opinabile o per lo meno parziale.


Inviato
Per farla breve e tanto per non soffiare sul fuoco della polemica, ci tengo solo a precisare che una spiegazione di tipo meramente astronomico - così come presentata da Buggey - è opinabile o per lo meno parziale.

Non metto in dubbio che le interpretazioni possano divergere, ma il modo con cui hai introdotto il tuo intervento precedente, che ho quotato, ma che ripeto:

Sebbene gli interventi precedenti abbiano messo in luce aspetti sicuramente rimarchevoli in merito, occorre soprattutto ricordare che l'imperatore Adriano, oltre che statista, poeta e architetto di un certo valore, era anche sommamente interessato all'astrologia e all'astronomia (discipline che all'epoca non erano affatto diversificate come oggi). Si pensa dunque che queste monete si riferiscano a qualche particolare evento accaduto durante la comparsa in cielo di particolari costellazioni (o, meglio, di gruppi siderei) che oggi non siamo in grado di riconoscere o collegare, appunto, ad alcun evento storico.

Le tue parole pongono in risalto l'incompletezza dell'informazione fornita "sebbe gli interventi precedenti ....." e l'importanza di quanto invece scrivi nel seguito "occorre sopratutto ricordare che.....".

Non c'era nulla di nuovo da ricordare, solo una interpretazione diversa.

Un conto è enfatizzare di non essere d'accordo con quanto scritto, proponendo il proprio punto di vista, un conto è dire che l'intervento precedente è incompleto perchè ha tralasciato gli aspetti atronologici/astronomici.

Luigi


Inviato

Visto che siamo in tema di stelle, vorrei cogliere l'occasione per proporre una riflessione che centra solo in parte con la discussione, me ne scuso, ma l'intenzione è benevola e vuole inserirsi nell'atmosfera natalizia, anch'essa iconograficamente ricca di astri.

Vorrei soffermarmi sulla parola "desiderio" che etimologicamente deriva dal latino: "de sideribus". Il significato etimologico risale al "De Bello Gallico" di Cesare in cui troviamo i "desiderantes" che erano i soldati che stavano ad attendere, sotto il cielo stellato, i commilitoni che dopo aver combattuto durante il giorno non erano ancora tornati. Da qui, la parola prende il significato di: "stare sotto le stelle ad attendere".

Visto che siamo alla vigilia del nuovo anno, auguro a tutti la realizzazione di ogni desiderio e tante buone feste! Enrico :)


Inviato (modificato)

Ciao a tutti, mi allaccio a questa discussione per sottoporvi questa moneta di Elagabalo con Cresente e stelle, in mio possesso. (ovviamente non quella in foto, appena potrò vi invierò la foto della mia moneta!)

http://www.wildwinds.com/coins/ric/elagaba...ushmov_1438.jpg

Moushmov 1438 Nikopolis

cosa sapete dirmi astronomicamente parlando su questa moneta? grazie :)

Modificato da legioprimigenia

Inviato

:) sempre per Elagabalo per caso sapete se esiste una versione a 4 stelle sul crescente? grazie ve lo chiedo poichè guardandola meglio la moneta in mio possesso sembra averne 4 e non 3. appena potrò posterò le foto. grazie :)


  • 6 mesi dopo...
Inviato

nella Historia Augusta di Sparziano che si afferma

riguardo all’anima di Antinoo: “Gli decretò ogni sorta di

onori dalla… alla diffusione della sua metamorfosi in una

stella”.

Secondo Dione, altra fonte storica sulla vita di

Adriano, fu un astrologo ad affermare essere apparso in

cielo, nella Via Lattea tra l’Aquila e la fascia zodiacale, un

nuovo astro “errante” (quindi prima non visibile) e che lì

era stato portato il corpo di Antinoo, o meglio il suo “ka”

egizio, il quale ogni sera al tramonto si distaccava da

Osiride (il sole) per ritornare in cielo. Tuttavia prosegue

Dione:

“I familiari di Adriano fingevano di vedere la stella ogni

volta che l’imperatore diceva di vederla e dichiarando di non

averla in precedenza mai vista, però ne ridevano alle spalle”.

Interessante la fonte di Taziano d’Assiria, che al capitolo

10 della sua Orazione contro i Greci, si chiede:

“Io non voglio adorare le stelle erranti. In che modo il

bell’Antinoo consacrato agli dei dopo morto ed ancor giovane

può collocarsi in cielo durante il crescente lunare?”.

È evidente dunque la credenza che la stella errante di

Antinoo fosse matura agli influssi durante la sua congiunzione

con la luna in fase crescente, che probabilmente

avvenne la notte stessa o alcune notti successive alla

morte di Antinoo, cioè il 30 ottobre del 130 d.C. oppure

all’inizio del mese successivo, quando l’imperatore e la

sua corte imperiale erano nei pressi di quella che sarebbe

stata Antinopoli, di cui dunque conosciamo l’esatta ubicazione.

Ora con dei calcoli moderni al computer si

potrebbe anche ricostruire quella notte stellata e vedere

di poter riposizionare la stella errante che doveva essere la

più vicina alla luna in fase crescente.

Questa stella ancor oggi si vede rappresentata in numerose

monete di Nicopolis (città natale di Antinoo), di

Calcedonia e di Ierapolis in Asia Minore: su di esse sono

infatti raffigurate sul diritto la testa imperiale e sul rovescio

una falce lunare nella sua prima fase di crescita, una stella

a più punte ed al di sotto un globo indicante la terra.

Giuliano l’Apostata, nella sua biografia dei Cesari, al

capitolo 9, così scrisse:

“Entrò un uomo dalla lunga barba e dal passo altero, che

più di ogni altro era dedito alla musica. Egli guardava spesso

verso il cielo, come uno che si occupi di arti proibite.

Allora Sileno scortolo chiese: Come vi sembra questo sofista?

Cerca forse Antinoo? Possa qualcuno fargli capire che

quel fanciullo non c’è qui e che egli deve smettere le sue

ridicolaggini”.

Antinoo, dunque, ebbe come residenza in cielo una

stella errante e a trasportare sin lì la sua anima fu Sefer, il

dio greco Zefiro, lo stesso ministro di Venere, detta per

questo Zefirite, che portò in altre stelle, come afferma il

poeta Callimaco, la Chioma di Berenice. Alcune monete

da Calcedonia in Bitinia raffigurano il giovane dio su di

un grifo volante verso l’alto, mentre altre da Corinto lo

rappresentano su di un cavallo alato, il mitico Pegaso.

Dunque non si tratta di una costellazione, ma proprio

di una stella definita errante e vista in congiunzione con

il crescente lunare.

Fu Tolomeo, il grande astronomo antico, a riportare

nel suo Almagesto per la costellazione un tempo detta di

Ganimede, sotto l’Aquila e vicino alla Freccia, dai più

ricollegata ad Eros, il nome di Antinoo.

La costellazione dell’Aquila è molto antica: la sua figura

ricorre anche in una pietra d’origine mesopotamica risalente

al 1200 a.C. che rappresenta i cieli e che fu rinvenuta

nella valle dell’Eufrate. Gli Arabi chiamarono questa

costellazione Elnars-el-tair, cioè “aquila volante”, e da questo

nome derivò poi la denominazione di Altair per la sua

stella più brillante. Altair è uno degli astri di prima grandezza

più vicini alla Terra, dalla quale dista poco più di 16

anni luce ed è circa 10 volte più luminoso del nostro Sole.

Raggruppati gli uni vicino agli altri, gli astri della

costellazione di Antinoo figurano come un piccolo

ammasso luminoso intrappolato fra gli artigli dell’Aquila.

Ecco perché alcuni preferiscono leggere in essi non tanto

il tenero amante di Adriano, bensì Ganimede, rapito per

il piacere di Zeus. Il primo a riconoscere, nominare e

“legittimare” Antinoo, ai piedi dell’Aquila, fu comunque

Tolomeo, nell’opera astrale scritta una ventina d’anni

dopo l’annegamento del giovane.

La costellazione

di Antinoo la troviamo disegnata a partire dal globo

celeste di C.K. Vopel del 1536, ma viene anticipata anche

nel Globo Celeste Arabico del secolo XI, infatti la zona

che contiene le sei stelle informi dell’Aquila è evidenziata

da una linea incisa a forma di cuore. Di seguito è riprodotta

in una tavola dell’Uranometria di Bayer

L’Unione Astronomica Internazionale (I.A.U.) nel

congresso di Roma del 1922 decise di metter ordine nel

cielo e definì finalmente i confini delle costellazioni, ufficializzandone

88 e definendone i confini utilizzando archi

di meridiani e paralleli. Per questa opera di ordinamento

ci si basò su due opere molto importanti: “Uranometria

Nova” (di Argelader edita nel 1843) per il cielo boreale,

e “Uranometria Argentina” (di Gould, 1879) per quello

australe. Da questo momento alcune costellazioni cessarono

veramente di esistere, come quella appunto di

Antinoo, mentre altre “nacquero” dalla fusione di astri

preesistenti o, al contrario, da divisioni di altri.

Questa costellazione si trova a sud dell’Aquila e fu

Tycho Brahe che la elencò come costellazione indipendente

nel 1603, ma era già stata rappresentata nel 1551 da

Gerardus Mercator sul suo mappamondo celeste.

Hevelius lo rappresenterà con un arco e una freccia, poi

sarà definitivamente inglobato nell’Aquila da J. Bode.

Non apparendo nell’opera di Agelander, non fu mantenuta

dall’IAU nella sua lista.

RAFFAELE MAMBELLA


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