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Stile geometrico a Pitecussa: un tuffo nell'immaginario Euboico, tra etimologia e alfabeto

Come si è già detto, I vasai pitecusani continuarono, in un primo tempo, a decorare i loro vasi secondo lo stile in uso nella madrepatria euboica. Sui vasi sono frequenti, tra i motivi decorativi, uomini, uccelli e cavalli; tipico è quello del cavallo legato alla mangiatoia, sormontato da una doppia ascia sospesa e con riempitivi geometrici, tra cui spicca una composizione comprendente un triangolo tratteggiato sormontato da una fascia orizzontale, anch'essa tratteggiata.

Confronta questi Frammenti di crateri locali con la misteriosa Bambola della Beozia in argilla (circa 0.5 m di altezza, oggi al Luovre) sempre del VIII sec. a.C.:

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Nota l'ascia bipenne, la spirale/labirinto, la svastica, il polpo come collana, gli animali…., simboli tutti che rimandano all'ambito semantico della fertilità, dell'eternità, della vita segreta, sotterranea….

Così come in Grecia esisteva una grande osmosi culturale tra le vicine Eubea-Beozia, si può ipotizzare la compresenza beotico-euboica anche in aree coloniali quali Pitecusa stessa oltre che nella vicina Cuma.

Una delle conoscenze fondamentali che i Greci dell'Eubea trasmisero ai popoli italici è anche la scrittura alfabetica, appresa dai Fenici nel corso del IX sec. Le numerose iscrizioni in lettere euboiche risalenti alla seconda metà dell'VIII - VII sec. a. C. testimoniano come in quell'epoca la conoscenza della scrittura alfabetica greca fosse ampiamente diffusa nella classe sociale media di Pithecusa.

Ad esempio, questo pregevole frammento di cratere locale (sempre di fine VIII sec. a. C.) con decorazione tardo geometrica reca in un'iscrizione la firma dell'artista: "Inos mi ha fatto".

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Su di esso compare una figura di incerta lettura che ci introduce alla complessa questione etimologica :

Pithekoussai: isola delle scimmie (pithekos) o delle anfore (pithoi)???

L'autore alessandrino Xenagora (intorno al 90 a.C.) faceva derivare Pithekoussai da pithekos, in greco "scimmia " e metteva in relazione tale derivazione con la leggenda della presenza a Pitecussa dei Cercopi e della loro trasformazione in scimmie.

Lo scopritore del frammento riportato sopra, G. Buchner (1969-71), assimilava invece la figura alata alla tipologia delle sfingi orientali alate.

Secondo Peruzzi, (Le scimmie di Pithecusa) il toponimo Pitecussa risalirebbe al momento dello stanziamento Euboico e riguardo alla figura alata aggiunge che "non si tratterebbe di un'ala, ma della coda di una scimmia che si tiene la testa tra le mani e che è accovacciata con i gomiti sulle ginocchia; posizione caratteristica dì questo animale e che si ritrova nelle rappresentazioni d'epoca orientalizzante che noi conosciamo".

A me ricorda una Gorgone alata come quella effigiata sulle monete etrusche o sulla bellissima laminetta aurea di Himera (perché finisco sempre col tornare ad Himera??? :rolleyes: In ogni caso, l'asse di influenze reciproche Himera- Kymai - Etruria è stato ampiamente già dibattuto qui…)

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Sia come sia ... queste immagini ci tramandano una preziosa testimonianza del fervido immaginario euboico… :P

Alla luce della fiorente attività ceramica attestata nell'isola fin nelle prime fasi della sua esistenza, certo più probabile appare l'interpretazione etimologica proposta da Plinio (Nat. Hist. 111, 6.82): egli ritiene che il nome non sia in relazione con le scimmie (non a simiarum multitudine), ma derivi invece dai dolii (a figlinis doliorum), in greco pithoi - termine che può collegarsi alle fabbriche di anfore o genericamente ai vasi di terracotta..

Esiste anche ad una terza possibile etimologia: secondo Ridgway (L'alba della Magna Grecia) Pithekoussai potrebbe essere "semplicemente la forma ellenizzata di un toponimo indigeno preistorico riferito all'isola, o forse all'intero arcipelago flegreo (Ischia, Procida e Vivara). Isole e porti sono particolarmente suscettibili a un tale trattamento da parte di marinai e mercanti stranieri, che sentono il bisogno di rendere accessibile ai propri alfabeti nomi alieni e difficili a pronunziarsi…."

Valeria

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A proposito c'è evidenza che Pithekoussai fosse la prima colonia calcidica ? A me risultava che i Calcidesi erano

dapprima sbarcati in Sicilia, a Naxos, tra l'altro più vicina geograficamente alla calcidica.

numa numa

un umile liceale

.

L'amico numa si è modestamente autodefinito.

Non so se tale definizione sia rispondente ...tuttavia, oltre a quanto già risposto dalla (sempre) ottima Valeria (che ho votato col pollice recto). :give_rose:...espongo in più soluzioni quanto segue, in ossequio al proposto quesito di numa...che non posta niente di costruttivo ma fornisce spunti o assist. :D

I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE.

(Work in progress....)

I primi Greci in occidente furono gli Eubei (sulle rotte già in parte aperte dal momdo minoico ....più diffusamente dai Micenei) e il loro primo stanziamento fu Pithekossai sull'isola d'Ischia...poco dopo l'inizio dell'VIII secolo a.C., ancora prima della fondazione di Naxos, in Sicilia. Come per i Miceneni così per gli Eubei la motivazione principale fu la ricerca di fonti d'approvvigionamento di metallo, di cui gli Etruschi avevano il monopolio con la gestione delle minere ubicate nell'isola d'Elba.

Ci sorprende la relativa facilità con cui queste genti solcavano il mare su navi non facilmente governabili, con due remi in poppa al posto del timone e con velature molto lente a prendere il vento. L'ausilio dei remi non era sufficiente a consentire di governare le navi di cui si servivano...specificamente ove il mare cambiasse in peggio anche con una certa forza. Di qui l'uso delle rotte di cabotaggio lungo le coste che consentivano di riparare in rada la notte o di rifugiarsi in caso di cambiamenti del tempo. Quando il mare, come accade nel Mediterraneo anche in piena estate, cambiava all'improvviso, magari dopo aver doppiato un capo od un promontorio, se la terra era alle spalle ed il mare grosso arrivava di fianco o di mezza prora...la forza delle onde non era dominabile con quei mezzi e la nave veniva progressivamente portata a ridosso della costa...spesso scogliosa. Il naufragio era spesso, in tali condizioni, inevitabile.

La foto sopra postata da Medusa illustra tale evento in modo realistico e drammatico.

Ammiriamo quindi l'intraprendenza degli Eubei che...per primi, dopo i Micenei ebbero il coraggio e le motivazioni per affrontare numerose settimane di navigazione...da Calcide ed Eretria (principalmente)...fino ad Ischia, con navi che difficilmente superavano - mediamente - i due/tre nodi all'ora.

Onore agli Eubei.

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Tesoretto di monete sommerso a seguito di naufragio: fonte soprintendenza di Camarina.

Peraltro, oltre ai cambiamenti meteo, anche la pirateria era spesso in agguato.

Il riconoscimento del diritto di naufragio (antichissimo, poi codificato da greci e Romani) poteva incentivare i naufragatori che, intenzionalmente, apprestavano fuochi costieri per attrarre in secco le navi e saccheggiarle, come (ancora in epoca romana) riporta un celebre testo di Ulpiano conservato nel Digesto. Anche l'approdo indotto da necessità poteva generare assalto o sequestro. I predetti atti di pirateria indotta spiegano, probabilmente, l'eccessivo numero di relitti in tratti particolari della costa, come nei pressi delle punte della Trinacria (specialmente in quello sud-occidentale), ove l'approntamento di fuochi di segnalazione (artatamente accesi per trarre in errore le navi) all'interno di vaste spiagge sabbiose desertiche, causavano errate valutazioni da parte dei naviganti con conseguenti arenamenti e saccheggi, succedutisi nei secoli. La prassi di gettare la mercanzia o gli oggetti pesanti trasportati per tentare alleggerire la nave in vari frangenti (falle lungo la linea di galleggiamento - inseguimenti) fu forse motivo per la famosa lex Rhodia, fondamentale legge marittima degli antichi, che, oltre a regolare la ripartizione dei danni tra i diversi mercanti, armatori e navarchi, in caso di getto delle merci in mare, prevedeva l'esenzione doganale delle merci sospinte dalla tempesta, come nella disposizione incisa nel I sec. d.C. nella parete dell'ufficio della dogana del porto di Cauno, un tempo controllato dai Rodii. Fonte: Gianfranco Purpura - Dipartimento di Storia del Diritto

Università di Palermo

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Moneta romana dispersa sul fondo a seguito di naufragio. Fonte E. Riccardi.

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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE II

Lo skyphos (in greco: σκύφος, skyphos, plurale skyphoi, detto anche kotyle in ambito corinzio) era una coppa a forma di tazza, con due piccole anse orizzontali, impostate appena sotto l'orlo (metà del V secolo a.C.). Il piede era basso o del tutto assente. Celebre forma vascolare della letteratura greca, è infatti il vaso da cui Polifemo beve il latte nel libro IX dell'Odissea.

Il termine kotyle indicava inoltre la più piccola unità di misura di capacità greca, pari a circa un quarto di litro (l.0,27)

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Alle origini dell'intraprendenza marittima euboica. LEFKANDI

Il tipo di vaso per bere, appunto skyphos, nella forma dipinta con semicerchi pendenti e concentrici si sviluppò in Eubea prima del 900 a.C. a LEFKANDI (da cui una serie pubblicata dagli studiosi Inglesi). Nel IX sec. a.C. i ceramisti Eubei erano sufficientemente immuni da influenze attiche. Lefkandi era una città Euboica posta tra Calcide ed Eretria, sul braccio di mare che separa l'isola dalla Grecia continentale.

Sinora nessun centro greco ha restituito, sul continente niente di simile alla ricchezza e alla raffinatezza documentale rinvenute a Lefkandi per il periodo intorno al 900 a.C. Tale prosperità è basata su un mutato attegggiamento, ottimistico e positivo, nei confronti delle prospettive offerte dai traffici marittimi al di là della regione immediatamente circostante.

Mercanti e marinai provenienti da Lefkandi, navigando verso Cipro e poi fino alla costa Siriana (emporio di Al Mina), che allora erano considerate a ragione le rotte più ricche, entrarono in contatto con il commercio dei marinai Fenici. Questi avevano fondato la loro prima colonia transmarina a Kition (Cipro) agli inizi del IX secolo...lo stanziamento fu chiamato Quart- hadasht che ha un suono familiare: Significa Città nuova ed è lo stesso nome che più tardi verrà dato a Cartagine. ;) L'oro e l'avorio dei traffici con il levante venne sepolto nelle necropoli di Lefkandi ed ivi, almeno in parte rinvenuto in scavi anche recenti.

I rapporti con i traffici e le rotte Fenicie furono proficui e fertili...mutuamente soddisfacenti.

Le videnze ceramiche di scavo hanno restituito skiphoi euboici in una ventina di siti in Palestina, Fenicia, Cipro, Cilicia e Unqi stato arameo importante (piana di Amuq). Cfr. David Ridgway (L'alba della Magna Grecia).

Ma sappiamo che gli scambi non sono fatti solo con merci solide (oggetti) ma anche con merci deperibili: idee ed informazioni tramite artisti ed artigiani.

Ed è nella rotta del levante che gli Eubei per la prima volta, dialogando con i mercanti locali e con i marinai e navarchi Fenici, seppero della convenienza insita nel Far West dell'epoca: il mediterraneo occidentale e cioè la Sicilia, il mar Tirreno, il sud dell'Italia. E sopra ogni altra cosa...la possibilità di caricare sulle navi il metallo.

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Dislocazione della ceramica Euboica...sulle rotte degli Eubei.

Tale ceramica è stata rinvenuta ben presente ed usuale - nel predetto periodo - oltre che in Eubea: nel nord della Tessaglia, a Sciro e nelle Cicladi settentrionali. E' stata quindi avvolorata la sussitenza di una federazione libera con centro in Eubea che trasmise e provvide la necessaria pratica ed esperienza neutica necessaria per l'esplorazione a più ampio raggio attraverso il mare.

Un protoskyphos euboico con semicerchi pendenti è stato rinvenuto ad Amathus (CIPRO). Si tratta di una tra le più antiche esportazioni greche post micenee che si conoscono nel mediterraneo orientale.

Inoltre un frammento di Skyphos euboico (dove è disegnato un uccello) è stato rinevenuto negli recentemente scavi effettuati a Cadiz (Cadice) in Calle del Puerto, nella campagna intrapresa per tentare di individuare l'antica Tartessos precisiamo che Cadiz era un emporion e poi una città fenicia posta... oltre le colonne d'Ercole.

Skyphoi di produzione euboica (o attica), inoltre, risultano frequenti nel Lazio (necropoli di Veio) e, soprattutto, in Campania (oltre a Cuma, anche a Capua, Pontecagnano e Pithekoussai. La presenza di tali manufatti di produzione greca od orientale denota il desiderio delle genti locali di assimilare e, successivamente, imitare materiali importati nel corso dei traffici precoloniali diretti verso l'Etruria da parte di mercanti euboici e fenici. Accanto al gusto per ciò che è considerato 'esotico', ed all'introduzione di un aspetto fondamentale delle società antiche, quello del consumo rituale del vino durante i banchetti, tale tipo di importazioni manifestano anche l'adozione di nuove tecnologie di derivazione orientale, che in seguito troveranno largo sviluppo nel mondo occidentale. Interessante notare, infine, che ciò si avverte soprattutto nelle sepolture femminili, molto meno in quelle maschili, probabilmente per il desiderio, da parte degli uomini, di conservare inalterata la propria identità culturale. Fonte: Museo Archeologico di Napoli.

Infine segnaliamo che il rinvenimento di framenti di skyphoi Euboico-cicladici a cerchi concentrici nel tophet fenicio di cartagine, in una sepoltura risalente alla metà dell'VIII sec.A.C. testimoia la frequentazione emporica della marina Euboica sulle coste dell'Africa settentrionale. Da cui, in epoca successiva la fondazione di Cirene.

Da ultimo, numerosi frammenti della stessa ceramica euboica sono stati testè rinvenuti anche in Calabria localitàTimpone della Motta (Francavilla Marittima) che sarebbe stata zona abitata ben prima della fondazione della mitica Sybaris (datata attorno al 720 a.C.) e solo in seguito eletta a propria residenza anche dalle popolazioni achee.

L’ipotesi della presenza di immigrati euboici dediti alla produzione vascolare nell’area presibaritide di Timpone della Motta, appare del tutto nuova, ma questo tipo di attività produttiva da parte di popolazioni di origine greca oltremare è già stata esaminata da Giorgio Buchner per Pitecusa, dalla Canciani per l’Etruria, da Laurence Mercuri per Canale-Janchina e dal Coldstream per il Levante e l’area del Mediterraneo Occidentale in genere.

Il tutto... la dice lunga sulla efficacia della marina euboica e/o sull'apprezzamento della relativa ceramica dipinta nel'intero mediterraneo (ed oltre...) nell'VIII sec. a.C., fatto ampiamente confermato dall’indagine archeologica ed epigrafica.

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Pithos euboico VIII Sec. a.C.

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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE III

Per aver appreso dai marinai e dai navarchi fenici (che contemporaneamente erano grandi mercanti capaci di navigare già nell'VIII secolo in mare aperto e di notte seguendo l'orsa minore) dell'esistenza del FAR WEST (cioè delle opportunità mercantili e di arricchimento date dal grande ovest) gli Eubei...questa volta prevalentemente Calcidesi...percorsero la rotta occidentale. All'inizio furono esplorazioni fino a Pithekoussai (Ischia) che, in quanto abbastanza lontana dalla costa ma, (nel contempo anche vicina alla stessa e al metallo dell'Isola d'Elba)...consentiva di poter commerciare (e fare rifornimenti) . tale ubicazione assicurò a quegli intrepidi esploratori non solo delle opprtunità commerciali ma, sopra tutto, la sicurezza.

Nel sito dell'odierna Lacco Ameno...porto pacifico e sicuro...gli Eubei si installarono in maggior numero. Oltre a commerciare ed a navigare gli Ioni (che tali erano di stirpe gli Eubei) amavano... (le donne locali o rapite in prossimità...), pasteggiavano in banchetto e le libagioni erano anche abbondanti in simposio.

Nel contempo gli Eubei erano anche poeti.

Insomma cercavano di non angustiarsi e vivere al meglIo (I Greci non erano stupidi...sapevano come combattere lo stress... ;) )...pur nella lontananza e nella nostalgia del ritorno...il nostos/i].

...di molti popoli vide le città e conobbe le menti,

molte angustie soffrì nel suo cuore sul mare,

per guadagnare la vita a se stesso e il ritorno ai compagni...

************************************************

PITHEKOUSSAI E LA COPPA DI NESTORE

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La coppa di Nestore è stata rinvenuta nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner. Risale al 725 a.C. circa. Costituisce il più antico esempio pervenuto di un brano poetico in scrittura contemporanea.

La coppa è una kotyle, ossia una tazza piccola, larga non più di 10 cm, di uso quotidiano, decorata a motivi geometrici. Fu importata nella colonia greca di Pithekoussai, l'odierna Ischia, da Rodi, secondo alcuni insieme ad una partita di vasi contenenti preziosi unguenti orientali, e portata alla luce nel 1955 dagli archeologi Giorgio Buchner e C. F. Russo. Faceva parte del ricco corredo funebre appartenente alla tomba di un fanciullo di appena dieci anni. La coppa reca inciso su di un lato in alfabeto euboico in direzione retrograda, ossia da destra verso sinistra, come nella consuetudine fenicia, un epigramma formato da tre versi, il primo con metro giambico e il secondo e terzo perfetti esametri dattilici, che allude alla famosa coppa descritta nell'Iliade di Omero:

« Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον

ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον

ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης » (IT)

« Io sono la bella coppa di Nestore,

chi berrà da questa coppa

subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona »

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Questa iscrizione, oltre a testimoniare la fitta rete di relazioni commerciali che i coloni di Pithekoussai svilupparono con il Vicino Oriente e Cartagine, la Grecia e la Spagna, l'Etruria meridionale, sino alla Puglia, la Calabria ionica e la Sardegna (tanto che Buchner, contrariamente a quanto si era fino a quel momento ritenuto, poté identificare Ischia come la prima colonia greca dell'Italia meridionale). L'iscrizione in esame costituisce uno degli esempi più antichi di scrittura greca a noi giunto e rappresenta, soprattutto, il primo frammento noto di poesia conservato nella sua stesura originale, contemporanea a quella del celebre poema epico attribuito ad Omero.

Le poche, piccole lacune sono tutte interpretabili con sicurezza ad eccezione della seconda parola del primo rigo, che presenta quattro o cinque lettere mancanti. L'iscrizione si rifà dunque a quanto descritto nell'XI libro dell'Iliade, v. 632, in cui si narra della leggendaria coppa dell'eroe acheo Nestore, figlio del re di Pilo Neleo e di Cloride, tanto grande che occorrevano quattro persone per spostarla. Fonte: Wikipedia

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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE IV

Per maggiore agio dei pazienti lettori posto una mappa per la localizzazione del sito Euboico di LEFKANDI su citato.

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Posto anche una foto della parte del sito antico ad oggi ancora non riedificato.

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Intendo inoltre, con questa pausa dedicata ad un corredo fotografico, postare la seguente riflessione e precisazione.

Qualcuno, strettamente aduso ad intendere la numismatica come mera e (semplice) enumerazione di nummi e relative varianti metalliche o di zecca, potrebbe considerare alcuni dei precedenti interventi come delle esposizioni estranee alla numismatica.

Interventi simpatici e divulgativi che competerebbero meglio ad un Sito di Storia antica.

Per molteplici versi debbo affermare che non è così...per i seguenti egregi motivi.

1) Questa discussione tratta di numismatica antica.La realtiva monetazione comprende numerose effigi e raffiguarazioni che, oltre il peso e la tipologia monetale dei tondelli, non possono essere pienamente comprese ed apprezzate se non approfondendo la storia, la politica e l'arte delle zecche afferenti le città o i popoli che le produssero. Si tratta di raffigurazioni non più immediatamente interpretabili nel loro stile e nel loro significato più autentico, ove non si ricorra ad una analisi del relativo contesto storico ed economico. Peraltro di alcune di tali raffigurazioni monetali si conosce l'etnico e non il sito, perchè non ancora individuato e/ od oggetto di scavo ed indagine sul campo.

2) Da ultimo abbiamo intrapreso l'esame della monetazione frazionale delle società Calcidesi in Sicilia...e dei relativi rapporti con il vicino mondo dorico egemonizzato dai Sirakousaioi. Nell'esaminare sotto un profilo strettamente numismatico, alcune ltre d'argento, ci siamo interrogati su alcune date e sulla motivazione di alcune coniazioni. Procedere ad un tale approfondimento, limidarosi a dare delle risposte tout - court sarebbe semplicistico e non aggiungerebbe nulla di nuovo rispetto a quanto già non si sappia nell'ambiente numismatico.

3) Peraltro, per l'importanza stilistica, storica ed economica rivestita dalla monetazione Calcidese in Sicilia, si rende opportuno se non essenziale ampliare il fronte storico afferente la società e la cultura calcidese ed euboica, che riveste nell'ambito della storia del Mediterraneo antico, una rilevante importanza. Almeno sino a quando, definitivamente soverchiate le società Calcidesi dalla preponderante potenza militare dorica, non giunsero al tramonto.

4) Siamo infine profondamente convinti che la Numismatica non è e non può essere una semplice elencazione di tondelli e di pesi ponderali o una fonte meramente documetale utile a datare e tracciare evidenze di scavo. Per dare maggiore dignità a tale scienza occorre rimarcarne la vera importanza che la identifica come documento nobile e non ultimo e, nemmeno, meramente strumentale. Rispetto alla ceramica ed, in genere, ai reperti e ai prodotti artistici di maggiore volume...le monete non rivestono minore interesse e pregio solo per non possedere grandi dimensioni.

Crediamo infine che, prendere in mano una moneta antica, anche di 0,70 grammi, che splende di luce propria per suggestione e/o pregio artistico e, quindi, limitarsi a classificarla senza interrogarsi sulla ragione e sulla storia della sua esistenza, attuale ed antica, significhi mancare l'occasione per espandere la nostra sensibilità e la nostra cultura di uomini moderni, rispetto ad un documento di estremo interesse storico ed iconografico.

Poichè, infine, le stirpi greche che hanno popolato e frequentato la Sicilia antica, hanno una enorme importanza nella storia e nella formazione della nostra attuale cultura occidentale (attualmente poco frequentata)...si è deciso di approfondire tali temi in questa discussione, quale utile occasione per sperimentare una Numismatica a tutto campo che abbraccia intimamente l'ambito della storia, del pensiero e dell'arte.

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Lo scambio dialettico con numa è comunque utile.

Non tanto per la numismatica...di cui, almeno io, sono un esponente dilettante.

Ma in quanto numa mi consente di rammentare l'amato Eraclito di Efeso...ed esattamente questi frammenti che vado a citare.

1) Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.

2) L'armonia nascosta vale di più di quella che appare.

3) Per l'uomo il carattere è il demone.

4) Assomigliano a sordi coloro che, anche dopo aver ascoltato, non comprendono.

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Hai ragione i miei ricordi offuscati di liceale mi richiamano l'origine micenea dell'insediamento attico

abitato fin dai tempi del Neolitico (XV secolo aC).

A proposito c'è evidenza che Pithekoussai fosse la prima colonia calcidica ? A me risultava che i Calcidesi erano

dapprima sbarcati in Sicilia, a Naxos, tra l'altro più vicina geograficamente alla calcidica.

numa numa

un umile liceale

.

Bene!

Lasciamo numa alle sue riflessioni, invitandolo a leggere la stessa Wikipedia che, per quanto lettura in qualche modo sintetica e di primo approccio, almeno chiarisce alcune nozioni di base...che vanno poi approfondite e sviluppate.

Pithekoussai non è mai stata una colonia greca e tanto meno Calcidese.

E' stata una base commerciale, un emporio...per la prima lavorazione del metallo approvviggionato probabilmente dall'isola d'Elba: la fumosa. Quindi una stazione di scambio dove i Calcidesi facevano base per commerciare ceramica ed altri manufatti artigianali con merce italica e derrate varie. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di laboratori di oreficeria (Chruseia), citati anche da Strabone.

La feracità del suolo consentiva, peraltro, l'autosufficenza alimentare.

Quindi Pithekoussai era un emporio sul tipo di quello presente ad Al Mina, sulla costa del levante e di cui abbiamo parlato nell'approfondimento di cui sopra...da numa declassato (beato lui...) a skrausa prolusione didascalica ed infarcita, tipo merendina insomma. Speriamo che la digerisca. :D

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Bene!

Lasciamo numa alle sue riflessioni, invitandolo a leggere la stessa Wikipedia che, per quanto lettura in qualche modo sintetica e di primo approccio, almeno chiarisce alcune nozioni di base...che vanno poi approfondite e sviluppate.

Pithekoussai non è mai stata una colonia greca e tanto meno Calcidese.

E' stata una base commerciale, un emporio...per la prima lavorazione del metallo approvviggionato probabilmente dall'isola d'Elba: la fumosa. Quindi una stazione di scambio dove i Calcidesi facevano base per commerciare ceramica ed altri manufatti artigianali con merce italica e derrate varie. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di laboratori di oreficeria (Chruseia), citati anche da Strabone.

La feracità del suolo consentiva, peraltro, l'autosufficenza alimentare.

Quindi Pithekoussai era un emporio sul tipo di quello presente ad Al Mina, sulla costa del levante e di cui abbiamo parlato nell'approfondimento di cui sopra...da numa declassato (beato lui...) a skrausa prolusione didascalica ed infarcita, tipo merendina insomma. Speriamo che la digerisca. :D

Forse è sfuggito, ma vale la pena leggerlo, l'intervento di Valeria-Medusa poco sopra.

Caro Numa numa, scrive a questo proposito Marta Sordi :

("La Grecità assediata e le premesse di una colonizzazione panellenica" in Storia del Mediterraneo nell'antichità: 9.-1. secolo a.C a cura di Massimo Guidetti)

"Sia gli scavi che la diffusione dello stile geometrico in Italia e in Sicilia da nord verso sud confermano l'antichità delle calcidesi Pithecussa-Cuma (VIII secolo aC). Il carattere originario dell'espansione calcidese sia in Campania (Pithecussa-Cuma) sia sullo Stretto di Messina è confermata dalla ricerca di materie prime e di mercati per i propri manufatti e dalla volontà di avviare rapporti commerciali con gli indigeni e soprattutto con gli Etruschi."

Durante la seconda metà dell'VIII sec. a.C. - periodo che corrisponde al maggiore sviluppo dell'insediamento greco - Pithecussa intratteneva intense relazioni commerciali che spaziavano dalla Grecia alla Spagna, dal vicino Oriente a Cartagine, dall'Etruria meridionale alla Puglia, alla Calabria ionica, alla Sardegna e alla Sicilia.

I vasai pitecusani continuarono, in un primo tempo, a decorare i loro vasi secondo lo stile in uso nella madrepatria euboica: eccovi il cosiddetto "Cratere del naufragio", un Cratere locale di stile tardo geometrico che rappresenta il più antico esempio di pittura vascolare figurativa ritrovato in Italia

Aggiungo io: i pithekusani saranno arrivati da qualche parte , non saranno stati autoctoni , soprattutto in un'isola, dove fino a prova contraria si arriva dalla terra ferma.

Lo stile vascolare aiuta a stabilire attinenze con le regioni di provenienza, anche se magari non abbiamo evidenze di altro genere.

Poi mi sembra che anche tu, nella descrizione della coppa di Nestore (rileggiti piu sopra) citi la colonia greca di Pithekoussai

o forse hai copiato un brano senza analizzarlo a fondo .. non so, sono un pò frastornato per questi continui rilievi un pò sbadati...

Molto interssante, peraltro l'intervento sulla coppa di Nestore.

Comunque l'intervento di Valeria mi ha aiutato a chiarire il flusso migratorio dall'Eubea che pare abbia toccato Ischia e la costa campana e poi successivamente le coste della Sicila Orientale che diedero vita agli insediamenti Calcidesi. Era un anello che mi mancava e ora è piu chiaro, nonostante trovo comunque sorpendente lo sviluppo di questi insediamenti sulle coste siciliane a confronto con quelle campane.

Estrapolando più avanti mi viene in mente che gli stessi arabi avevano praticamente ignorato la Sardegna ma avevano fatto della Sicilia il loro giardino. Parimenti, lo stesso sviluppo non si era avito sulle coste dell'Italia meridionale che pure si prestavano assai bene ad essere colonizzate.

Un'ultima osservazione Pithekousa aveva coniato moneta ?

Me lo sono chiesto e sono andato a vedere l'HISTORIA NUMORUM del Rutter il quale riporta (pag. 66) :

Cumae was the earliest Greek colony on the italian mainland, founded by Euboeans who had previously settled at ischia.

Coinage began at Cumae c. 475. After a brief period of experiment using the Attic and Chalcidian standard, the Phocaic standard came to be used at Cmae and other Campanian cities,

Che io sappia non esiste una monetazione specifica per Ischia/Pithekoussai, non pago ho voluto guardare anche l'indice del vecchio ma pderoso GARRUCCI (Monete dell'Italia Antica ) che riporta anch'esso Cuma ma non Ischia o Pthekousa [tra l'altro nelle monete di Cumae ricorre spesso il motivo della "cozza" / mussel chiusa però.. un presagio per la nostra discussione.. vedremo!).

numa numa

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Aggiungo io: i pithekusani saranno arrivati da qualche parte , non saranno stati autoctoni , soprattutto in un'isola, dove fino a prova contraria si arriva dalla terra ferma.

Lo stile vascolare aiuta a stabilire attinenze con le regioni di provenienza, anche se magari non abbiamo evidenze di altro genere.

Poi mi sembra che anche tu, nella descrizione della coppa di Nestore (rileggiti piu sopra) citi la colonia greca di Pithekoussai

o forse hai copiato un brano senza analizzarlo a fondo .. non so, sono un pò frastornato per questi continui rilievi un pò sbadati...

Molto interssante, peraltro l'intervento sulla coppa di Nestore.

.......

Un'ultima osservazione Pithekousa aveva coniato moneta ?

Me lo sono chiesto e sono andato a vedere l'HISTORIA NUMORUM del Rutter il quale riporta (pag. 66) :

Cumae was the earliest Greek colony on the italian mainland, founded by Euboeans who had previously settled at ischia.

Coinage began at Cumae c. 475. After a brief period of experiment using the Attic and Chalcidian standard, the Phocaic standard came to be used at Cmae and other Campanian cities,

Che io sappia non esiste una monetazione specifica per Ischia/Pithekoussai, non pago ho voluto guardare anche l'indice del vecchio ma pderoso GARRUCCI (Monete dell'Italia Antica ) che riporta anch'esso Cuma ma non Ischia o Pthekousa [tra l'altro nelle monete di Cumae ricorre spesso il motivo della "cozza" / mussel chiusa però.. un presagio per la nostra discussione.. vedremo!).

numa numa

Numa! Ahimè!!

Qui di sbadato e poco preparato in storia del mediterraneo antico, ci sei solamente tu e rischi veramente di frastornare chi dovesse pazientemente leggere la diatriba. Ma almeno leggiti Wikipedia...no? Anche se dovessi così togliere tempo all'individuazione di qualche variante monetale...apprezzeresti meglio quelle che hai in collezione. ;)

1) Ovvio, o numa, che a Pithekoussai fossero sbarcati i coloni Calcidesi...atteso che lo stiamo scrivendo da due pagine in questa discussione.

Cosa del tutto diversa è intendere tale emporio come Colonia fondata sotto la guida di ecisti per lo sviluppo di una nuova città...come volevi intendere tu. Se vuoi banalmente e letteralmente cavillare sui termini...puoi anche farlo, ma mi sembra palese che trattasi di due cose diverse. Sicuramente Pithekoussai non è stata una Polis e non fece in tempo ad esserlo, come invece lo sono state Cuma, Naxos, Zankle, Katane o Rhegion...ecc.

In primis perchè Ischia (Pitecusa) era un approdo ed una base di prospectors, cioè di aristocratici coloni-agenti, commercianti ed esploratori...che mentre reperivano metallo ed altre merci...già si guardavano intorno per decidere dove e quando andare a stabilirsi. Infatti credevano che il gigante Tifeo fosse imprigionato sotto l'isola e lottasse continuamente per liberarsi. Sapevano che non era quello il luogo stabilmente sicuro dove edificare la loro città (pensiamo al terremoto di casamicciola del 1883). Ed infatti, quando Tifeo riuscì a liberarsi...Epomeo vomitò fuoco e il mare ribollì...i "coloni" Calcidesi furono costretti a decidersi...cioè a traslocare definitivamente nella città di Cuma...che proprio tra il 725 e il 700 a.C. si affermò come una Colonia - Polis. Numa, quale amante delle fonti storiche - sul punto - potrà leggere Strabone (V, 5.9)...che comunque scriveva sette secoli dopo quegli eventi. E' difficile credere che il concetto di Polis fosse già pronto ed esportabile dal 770 a.C (epoca del primo stabile stanziamento Pitecusano), come se il concetto di Polis fosse cosa simile alla ceramica ;) , basti rammentare che intorno al 730 a.C. la stessa Corinto era poco più che un agglomerato di villaggi. Occorre inoltre evidenziare che i più antichi rinvenimenti di epoca coloniale a Cuma - posta sulla terraferma davanti all'isola d'Ischia (Pitecusa) - risalgono al 725 a.C. Cuma non era soggetta ad alcuno dei nocumenti naturali di Pitecusa (isolamento, terremoti ed eruzioni) e la Chora (il suo territorio) assicurava grande autonomia alimentare per rifornire una popolosa città.

E' quindi da escludere che Pithekoussai sia da identificare sostanzialmente come Apoikia (migrazione) piuttosto che come Emporion.

Pithekoussai.bmp immagine ricostruttiva di un ambiente abitativo di pithekoussai.

2) Numa si chiede se Pithekoussai abbia mai coniato moneta. :D Ha scritto vedremo...e spera di trovare a Pithekoussai le monetine con la cozza...o le telline. :lol:

C'è di che rabbrividire! :o Ma almeno l'ingenua domanda è nuovamente fonte di spunto storico...e quindi comunque utile. :rolleyes:

Pithekoussai è considerata già attiva dal 790 a.C., quando le prime navi euboiche iniziarono a sbarcare non solamente per rifugio notturno o sporadico rifornimento del loro navigare...ma per edificare l'embrione dello stanziamento. Lo scavo delle necropoli ha evidenziato come attivo il centro abitato sino al 700 a.C. con un notevole affievolimento ed una definitiva interruzione intorno al primo ventennio del VII secolo.

Si è individuata una sporadica ripresa di un modesto nsediamento intorno alla metà del VI sec. a.C....e comunque non è più la stessa Pithekoussai euboica di cui stavamo tracciando il percorso storico.

Come a tutti noto le prime coniazioni greche dell'occidente: Sibari e le stesse polis Calcidesi...non risulta risalgano a prima del 520 a.C., più o meno.

Numa! Come può esservi stata coniazione a Pithekoussai?

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Per stemperare la diatriba osservo che il dialogo tra l'umile e modesto esponente e il buon Numa (comunque valente numismatico), deve essere inteso in modo semigoliardico...come una sottospecie di dialogo platonico dove, sulla scorta di domade e risposte può essere più piacevole e sinanco ironico disquisire di temi non propriamente quotidiani e semplici.

Mentre io approfondisco temi monografici, numa mi ringrazia e mi sprona a fare sempre meglio, invitandomi ad evitare sproloqui e copiature.

A parte l'ironia dilagante... c'è quindi riprova che la numismatica è scienza regina e in qualche modo speciale, capace di accrescere le curiosità e il patrimonio culturale degli appassionati.

Quindi... comunque un ringraziamento a numa che, in vario modo, contribuisce al successo di questa complessa discussione.

:)

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Qui di diatribe proprio non ce ne sono.

Semplicemente mi limitavo a riportare quello che "autori" e "studiosi" del settore avevano scritto e riportato nella loro analisi, parlando apertamente di colonia greca e calcidese in particolare, e sul dettato delle varie citazioni esibite sopra mi pare non sussistano dubbi (salvo a negare l'evidenza).

Che poi questi insediamenti, perche indubbiamente di insediamenti si trattava (è risibile parlare di "emporio".. senza sottintendere uninsediamento permanente , diversamente cosa si può ipotizzare : che i calcidesi si recassero sull'isola al mattino quali impiegati di un moderno autogrill e tornassero a Cuma la sera ? ..mah..) non abbiano avuto lo svilluppo di una vera "polis" questo è chiaro e assodato e nessuno lo nega.

[

Ma proprio qui sta la riflessione che facevo, ovvero , che sulle sponde tirreniche lo sviluppo e la crescita delle colonie sembra aver avuto dei ritmi e degli stadi molto diversi rispetto alla Sicilia dove invece piccoli insediamenti (perche nell'VIII secolo a Naxos - primo insedamento calcidese in sicilia di piccoli villaggi inizialmente si trattava che poi si sviluppano fino a divenire fiorentissime città 2-3 secoli piu tradi). Al contrario in Sicilia si è assistito ad uno sviluppo di commerci, ad un livello organizzativo e sociale e un grado di attività economica assai più elevati rispetto alle città della pars continentale.

E qui sta l'altra questione che sollevavo e che merita una certa attenzione.

Si rassicuri piakos, non ho nessuna intenzione di propinare presunti inediti o attribuzione di nummi all'isola di Epomeo, né tantomeno di parlare di telline..o coquillage vario in questi lidi.

Più semplicemente invitavo a riflettere (un "assist" come lo chiameresti tu sulla mancanza di moneta autoctona nelle piccole isole tirreniche, non solo Ischia ma anche Procida, le pontine, etc. mentre rilevo che in Sicilia quasi ogni scoglio, molti dei quali erano insediamenti che svolgevano le medesime funzioni di "emporio" o base navale, abbiano invece emesso moneta (bronzea ma in molti casi anche argentea) senza che questo fosse giustificato dalla dimensione dell'insediamento.

Quindi, a parte la (numismaticamente parlando) progreditissima Lipari, abbiamo monete a malta/melita, gozo/gaulos (!), cossura (pantelleria) , motya, e financo Lampedusa (!!!) etc. (tutte eccetto le Egadi) ...

Direi che riflettere su questa dissonanza non è proprio banale e al contempo coniughiamo la storia con la numismatica come tanto auspicato in questa discussione. Se qualcun altro ha evidenze in proposito o vuole intervenire sulla questione è solo il benvenuto. Trovo stimolante confrontarsi su questo tema della monetazione "insulare" nel Tirreno, e nel mediterraneo occidentale (in quello orientale era tutto un fiorire invece di monetazioni insulari piccole e piccolissime..), ben vengano ulteriori apporti e contributi.

numa numa

PS

sai perche apprezzo gli interventi di Valeria, oltre perche sono sempre posti con molto garbo e simpatia : perche sono fattuali concisi e vanno al punto citando sempre evidenza della letteratura specializzata e soprattutto sono anche scevri da toni didascalici, paternalistici o prosopopeici. cosa che purtroppo non si può dire altrettanto nei tuoi. Toni un tantino meno roboanti, anche se accattivanti per certi versi, e facendo a meno di usare eccessivo sarcasmo (l'ironia è un conto, il sarcasmo un altro) che puntualizza molti degli ultimi scritti, gioverebbero molto a rendere meno faticosa la già lunga esposizione e metterebbe in risalto quanto di indubbiamente buono essi contengono.

Modificato da numa numa
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Ciao numa.

Per le considerazioni personali rassegnate nel tuo post scriptum esiste lo strumento MP...che, a mio sommesso e modesto avviso, faremmo bene ad utilizzare.

Oltre la punzecchiatura... che può anche essere stimolante tra noi e divertente per tutti...credo che sussita una doverosa correttezza o meglio, una deontologia, che va rispettata. Altrimenti si scade ed il rapporto dialettico vivace è inevitabilmente declassato a mera polemica, che certamente, non è pertinente ad una Discussione su questo Sito ed altrettanto chiaramente potrebbe non interessare più nessuno.

Per il resto, poichè scriviamo tutti e due, sono i lettori che valutano la qualità e/o l'interesse degli interventi. lasciamo fare a loro. Il mio atteggiamento è sinceramente umile...la verità non la detiene nessuno.

Tornando al rapporto non personale ma dialettico ed al merito degli argomenti sin qui trattati credo vi sia una differenza di fondo tra i reciproci approcci...che ti rende sordo. E tale tuo non sentire... ci sta facendo perdere il tempo e l'immediatezza della discussione, che è la cosa più perniciosa.

Non mi sembra, sinceramente, che tu sia sufficientemente preparato o possiedi la sensibilità necessaria (acquisita con le letture specifiche, lo studio ripetuto e le visite approfondite in situ, nonchè con la necessaria metabolizzazione di queste cose), per apprezzare analisi che vadano oltre la mera divulgazione accompagnata da qualche foto. Quindi è pacifico che tu possa essere portato istintivamente a scambiare le seconde per le prime. Vedo da cosa e da come scrivi che non hai chiara la differenza tra le frequentazioni delle coste campane e quelle siciliane da parte degli antichi greci, non hai la giusta sensibilità sulle date ed i periodi e nemmeno ti è chiara la differenza che sussiste tra un Emporion marittimo dell'VIII secolo ed un Supermercato...temo. Ecco, il primo nasceva come porto franco a frequentazione plurima rispetto alle etnie ed alle stirpi, anche se l'insediamento era gestito dall'etnia fondatrice ed edificatrice. Il secondo (Il supermercato) è, come tu dici, un ipermercato dei nostri tempi dove i cassieri timbrano il cartellino e la gente compra gli Yogurt. Appunto.

Poi è molto probabile che tu potresti essere potenzialmente adatto e più brillante nello scrivere monografie od a tentare approcci evoluti. Ma per farlo bisognerebbe leggere qualche catalogo di monete in meno ed ampliare altri orizzonti.

Mi consento questo sommesso suggerimento perchè, da come ti esprimi, è palese che tali carenze sussistono...mentre nel contempo, traspare una presunzione di giudizio che - purtroppo - poggia su fragili basi storiche e specifiche (sia per quanto riguarda i fatti che l'arte).

Prendi queste mie parole non per un sarcasmo...ma come un invito rivolto a persona evidentemente capace e, numismaticamente, sufficientemente colta. :)

Con questo, per quanto mi riguarda, l'argomento dialettico si chiude, pur avendolo ritenuto una parentesi conoscitiva stimolante (ribadisco...) ed utile.

Tornerò quindi ai temi specificamente trattati che verranno di seguito arricchiti e sintentizzati, così da poterci utilmente raccordare nell'ambito più specifico...cioè quello numismatico. Nel frattempo, per meglio comprendere e "gustare" le nostre care monete, abbiamo tentato di visitare velocemente la storia degli uomini che hanno provveduto a coniarle.

Questo almeno...spero che possa aver destato qualche interesse.

:)

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Ti ringrazio ancora una volta Piakos per gli aprezzamenti che hai voluto esporre.

I

Non ti preoccupare non me la prendo perche so da dove vengono i rilievi.

Solo una cosa, però , evitiamo di parlare di modestia che come

direbbe Di Pietro non c'azzecca proprio nulla nelle tue parole e questo mi pare assai evidente.

La storia della colonizzazione del mediterraneo occidentale è organicamente "una" e come tale vien considerata dagli studiosi e come tale va affrontata. Le sue tracce si leggono "anche" nelle testimonianze fittili e archeologiche che tu non sempre apprezzi ma che sono state poste in rilievo da studiosi e storici come evidenza archeologica e storica.

Visitare i "loci" e riceverne vibrazioni è magnifico e interessante,

restituirne un resoconto personale colorito a guisa di racconto (un Piero Angela del web ..?)

può essere assieme divertente utile e divulgativo come precisamente avviene su queste pagine , e indubbiamente ti siamo grati per questi piacevoli excursus.

Da qui però a prendersi un pò troppo sul serio, però, (ed è da questo che ha tratto spunto la mia critica) e ritenersi l'unico dispensatore di cultura credo sia un pò eccessivo.

Come sai più volte ho invitato a esprimere concetti premettendo sempre una certa cautela nell'affermare certe datazioni o nel dare il resoconto di certi avvenimenti storici.

La scienza storica, e ancor di più quella numismatica è tuttora in divenire.

Fior di studiosi che dedicano la loro vita a questi studi (e ne conosco parecchi, credimi ) nelle loro esposizioni premettono sempre il grado di "relatività" delle conclusioni da loro esposte.

Pronte a riconsiderarle in presenza di nuova evidenza archeologica o documentale.

Non esistono datazioni assolute soprattutto nella numismatica antica siciliana o magno-greca che non siano suscettibili di revisioni suffragate da nuova evidenza. La Storia interpretata è affascinante e va benissimo, ma occorre, per onestà intellettuale, sempre premettere una cautela interpretativa nel riportare date o fatti dei quali non possiamo essere completamente certi.

Avrai notato ma le mie critiche si rivolgono o al merito dei tuoi scritti o all'impostazione data all'esposizione per le quali mi sono trovato in disaccordo.

Critiche di merito o di metodo.

Se devi criticare qualcuno fallo per quello che dice, che scrive o che fa, non per chi è, o meglio, per come ti appare..

Più complesso e sicuramente rischioso è il giudizio azzardato a tutto tondo su una persona, che non si conosce,se non attraverso le poche righe scritte sul web.

Riflettici, e se non sarai superbo magari ti sarà utile.

Torniamo pure alle discussioni sugli assunti da cui si era partiti, cercando di evitare

rilievi personali se possibile. Di cose da dire, utili, ce ne sono ancora moltissime.

Senza rancori.

numa numa

Modificato da numa numa
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Supporter

A me piace Piero Angela :D

PS per Valeria/Medusa: non si potrebbe avere l'intero capitolo da te citato e di cui hai riprodotto uno stralcio ? Sempre che sia cosa lecita beninteso :P

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I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE.

post-11590-1273804091,6_thumb.jpg Ceramica euboica, frammento del IX/VIII secolo: marinai/rematori.

PITHEKOUSSAI (Isola d'Ischia) ovvero... DALLA STADERA (Bilancia) ALLO STATERE (peso monetato)

Nel corso degli scavi condotti da Giorgio Buchner nell'Isola d'Ischia, specificamente a Lacco Ameno sul sito dell'insediamento Calcidese, sono stati rinvenuti a ridosso dei resti di antiche edificazioni: schegge e frammenti di ferro vicino ai resti di una fucina. Sono stati ancora trovati due grandi pezzi piatti e lisci di fonolite molto dura, che potevano essere usati come incudini. Se ne deduce quindi che, a Pithekussai nel corso dell'VIII sec. a.C., era in corso - in modo intensivo - la lavorazione dei metalli. E' probabile che il minerale ferroso fosse imbarcato direttamente nell'isola d'Elba senza ricorrere alla prelatrazione da parte della mano d'opera locale, controllata dagli Etruschi. L'Elba era in antico detta la fumosa proprio in virtù dei fuochi sempre accesi nelle fucine e che producevano molte emissioni. La caligine era imperante.

Una volta ad Ischia...tali minerali grezzi imbarcati dai Calcidesi venivano lavorati in loco per estrarre il metallo, separandolo da terra e roccia. La funzione era quella di aumentare le quantità di ferro trasportabile...separandolo da ogni residuo che avrebbe ingombrato ed appesantito inutilmente le stive.

Peraltro, a Pithekoussai, non solo del ferro è stato trovato, ma anche il bronzo (pure un piccolo lingotto), scorie vetrose a gocce, piastrine d'osso, ambra, resti di fibule sempre in bronzo.

In tale contesto di scavo è emerso un reperto che è da considerare il più importante, all pari con le anforette di Nestore e Del Naufragio...sopra citate e descritte.

Questo impotantissimo "pezzo" è un dischetto di piombo incastonato in un anello di bronzo, dal peso di 8,79 grammi: straordinariamente vicino al peso dello statere euboico-attico di 8,72 grammi.

Si era immaginato, prima di simile scoperta, che un tale standard non fosse pevenuto all'occidente prima del V sec. a.C...quando le città Siceliote (cioè dove era prevalente l'etnia greca) iniziarono a coniare le piccole monete d'argento di circa 0,87 grammi, tante volte oggetto di questa discussione: le litrae. Queste erano pari,quindi, ad un decimo del suddetto statere euboico- attico: 0,87 contro 8,70.

Dalla Sicila tale litra passò in Etruria dove costituì uno dei quattro standard in cui si coniava l'argento. Sia in Sicilia che in Etruria la litra era quindici volte più pesante dell'unità usata per le monete d'oro: 0,058 grammi.

Si è pertanto ritenuto con probabile certezza che il disco di piombo e bronzo rinvenuto a Lacco Ameno fosse un peso in uso, almeno, nel periodo più basso attibuibile ai frammenti ceramici trovati nello stesso contesto. Tali frammenti variavano dall'ultimo quarto dell'VIII al primo quarto del VII secolo.

Se ne ricava che lo stadard dello statere euboico fosse in uso in Occidente almeno due (se non tre) secoli prima delle precedenti datazioni sino ad oggi ipotizzate: primo quarto del V sec. a.C.. E questo è sorprendente.

Con tutta probabilità tale affascinante e sorprendente oggetto era un peso premonetale usato per determinare delle quantità di metalli preziosi o altri oggetti finiti.

In pratica per stabilirne il valore.

Diventa così una possibilità concreta che nell'Emporion Calcidese vi fossero anche botteghe di orefici, in ossequio a quanto raccontato da Strabone sulla esistenza di chruseia (atelier di orafi) che garantivano, con la loro attività produttiva-commerciale, la prosperità degli Eubei.

Quanto precede, oltre ad evidenziare oltremodo l'importanza dei navarchi Calcidesi a Pithekoussai: primo Emporion dell'occidente greco (nota 1), ci riporta da dove ravamo partiti qualche pagina prima...e cioè dalla coniazione della litra d'argento in Sicilia. Ci si era in quelle pagine interrogati se la litra (mediamente di 0,87 grammi) fosse stata coniata in ambiente Calcidese o meno...e specificamente se la litra di Aitna (la Katane conquistata dai Dinomenidi di Siracusa) fosse la prima di quella città...quindi da ricollegare in qualche modo all'ambiente Siracusano che occupava Katane...sotto il nome di Aitna.

Nel prosieguo della discussione analizzeremo tale problematica, in quanto madre dell'excursus sin qui seguito al fine di illustrare la contrapposizione delle due stirpi e delle due società nel mondo greco: quella Ionica-calcidese e quella Dorica-siracusana...prendendo l'incipit dalle rispettive coniazioni...nell'ottica degli stanziamenti geopolitici e dei rispettivi rapporti di forza.

Piakos

Di primato...in primato.

(Nota 1) Se Pithekoussai, allo stato delle attuali conoscenze, è considerata la prima base stabile in occidente appartenete al mondo greco, possiamo ricordare che greco non fu il primo spazio urbanamente organizzato, edificato e sviluppatosi in occidente. La prima città della storia occidentale (geografcamente) fu infatti Cadiz (l'odierna Cadice) in fenicio Gdr (Gadir, fortezza, con la stessa etimologia di Agadir in Marocco). Di fondazione fenicia...situata oltre le colonne d'Ercole e che risalirebbe all' XI sec. a. C. Sulla sua spiaggia era stato edificato un tempio a Melquart (l'Ercole fenicio)...dove ardeva sempre il fuoco in grandi braceri, anche per segnalare l'approdo in ambiente notturno.

Infinite suggestioni si aprono alla mente...ma per il momento ci consentiamo solamente di rimanere nei ranghi, del filo d'Arianna, della nostra discussione...

post-11590-1273978820,79_thumb.jpg L'odierna Cadiz, sul sito della fenicia Gdr.

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PS per Valeria/Medusa: non si potrebbe avere l'intero capitolo da te citato e di cui hai riprodotto uno stralcio ? Sempre che sia cosa lecita beninteso :P

Gentile Scalptor eccomi, e scusa per il ritardo nella risposta!

Il frammento "Città colonizzatrici e colonie" proviene da "IL MONDO GRECO FRA L'VIII E IL V SECOLO", MARTA SORDI, in : Storia del Mediterraneo nell'antichità: 9.-1. secolo a.C - a cura di Massimo Guidetti - Pag 80

http://books.google....0coloni&f=false

Altri cenni qui: "Città colonizzatrici e colonie" pag. 18 , "IL MONDO GRECO FRA L'VIII E IL V SECOLO", MARTA SORDI in: "Il mondo greco dall'età arcaica ad Alessandro" Di Marta Sordi

http://books.google....0coloni&f=false

Un cenno anche a pag. 10 in : "La Grecità assediata e le premesse di una colonizzazione panellenica" - Di Marta Sordi

http://books.google....=ischia&f=false

Un caro saluto

Valeria

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(....) Ci sorprende la relativa facilità con cui queste genti solcavano il mare su navi non facilmente governabili, con due remi in poppa al posto del timone e con velature molto lente a prendere il vento. L'ausilio dei remi non era sufficiente a consentire di governare le navi di cui si servivano...specificamente ove il mare cambiasse in peggio anche con una certa forza. (......) Il naufragio era spesso, in tali condizioni, inevitabile.

La foto sopra postata da Medusa illustra tale evento in modo realistico e drammatico.

E sempre dal "Cratere del Naufragio", lo schema della nave pitecussiana nei suoi lineamenti assai dettagliati: scafo alto, arrotondato, vela quadrata, prua e poppa assai alte con la colomba, parapetto per le mercanzie. (Da Buchner, in Pietro Monti "Tradizioni omeriche nella navigazione mediterranea dei Pithecusani")

post-6487-1274021246,94_thumb.jpg

Per aver appreso dai marinai e dai navarchi fenici (che contemporaneamente erano grandi mercanti capaci di navigare già nell'VIII secolo in mare aperto e di notte seguendo l'orsa minore) dell'esistenza del FAR WEST (cioè delle opportunità mercantili e di arricchimento date dal grande ovest) gli Eubei...questa volta prevalentemente Calcidesi...percorsero la rotta occidentale.

Ancora frammenti tra Navigazioni e Naufragi

Che gli Euboici di Pithekoussai potessero seguire le orme fenicie sulla rotta verso l'estremo Occidente – una rotta d'altura - sembrerebbe oggi ulteriormente dimostrato dal ritrovamento di un frammento proveniente dall'area archeologica sotto il complesso sacro di S. Restituta.

post-6487-1274020060,77_thumb.jpg

Si tratta di un frammento appartenente ad un cratere geometrico euboico-pithecussiano dell'VIII secolo a.C., con all'interno la figura della costellazione del Bootes incisa a mano. Sul graffito sono visibili due stelle e la lettera β (in alfabeto calcidese, forse retrograda) unite da tratti rettilinei a formare una costellazione.

Secondo Pietro Monti il graffito andrebbe interpretato come una rappresentazione del cielo stellato durante una esperienza nautica notturna. Gli euboici di Pitecusa avrebbero pertanto appreso dai Fenici le tecniche di navigazione d'altura che implicavano necessariamente la permanenza in mare anche di notte.

Sottolineando il legame con Omero, il Monti suggerisce pure la possibilità che l'incisore all'origine abbia posto intorno al cratere anche le altre quattro costellazioni (Orsa Maggiore, Orione, Pleiadi e Iadi del Toro…) così come aveva fatto Efesto sullo scudo "grande e pesante, in cinque fasce diviso" di Achille (Iliade XVIII 478-605) ….

post-6487-1274020234,68_thumb.jpg

Fonte: Pietro Monti "Tradizioni omeriche nella navigazione mediterranea dei Pithecusani.

www.larassegnadischia.it/Letteratura/speciali/tradomeriche.pdf

Valeria

PS: Sicuramente le costellazioni di Bootes e dell'Orsa Maggiore erano strettamente collegate nel pensiero arcaico....

A partire dal mito ... di Bootes-Arcade e della madre Kallisto tramutata in Orsa ....

Ne abbiamo già discusso a partire da un interessante intervento di ArkaPD che collegava il ritratto frontale della ninfa Segesta postato da Piakos con quello della "bellissima" Kallisto di Tegea (Lega degli Arkadi - V sec. aC).

http://www.lamoneta....post__p__529189

Modificato da medusa
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Ottimo come sempre il lavoro instancabile di Medusa.

I link postati dalla medesima confermano pressocchè in toto quanto ho descritto nei miei interventi sul tema:

I CALCIDESI NEL MEDITERRANEO E L'ALBA DELL'OCCIDENTE.

Ciò dico non per evidenziare le mie riflessioni ed i contributi da me postati, ma per aggiungere autorevoli fonti e pareri sullo stesso tema. Cito, al riguardo gli studi della compiante emerita Professoressa Marta Sordi e i contributi di Pietro Monti.

Al riguardo mi limito a riportare un passodello stesso Pietro Monti tratto da "Tradizioni omeriche nella navigazione mediterranea dei Pithecusani" che aggiunge nuova enfasi e contributo al tema sin qui trattato.

<<Sulla nascente Pithekoussai, tra la fine del IX e gli inizi dell’VIII secolo a.C., si è avuta probabilmente una facies antecedente a quella euboica, dove, si insegnava a scrivere l’alfabeto fenicio su levigate pietre tufiti, biancastre, submarine, scivolate dallo schienale del monte Epomeo, quando l’isola d’Ischia si sollevava dal fondo marino.

Qui, a Pithekoussai, s’incontrano l’alfabeto fenicio e quello calcidese, che si perfeziona, si completa con l’inserimento di segni vocalici nella scrittura greca; 64 quivi i Greci si valsero di segni vocalici, tra cui il waw e l’eta, per timbrare definitivamente l’alfabeto della Grecia arcaica; qui l’alef fenicio, adagiato, come sulla «Pietra di Pithekoussai», diventa alpha (A) raddrizzato, come appare negli esametri della Coppa di Nestoros.

Ancora una volta Pithekoussai si fa promotrice di una cultura letteraria più ampia, quasi illuminata dalla diffusione letteraria dei: «I cinque segni che si trovano usati nel medesimo valore in tutti gli alfabeti locali della Grecia arcaica, chiaro indizio che tale passo decisivo per l'utilizzazione dell'alfabeto fenicio si deve all'iniziativa di una sola persona [...], non sappiamo e non sapremo mai chi sia quest'uomo geniale; dobbiamo accontentarci, per usare le parole del Wilamowitz, un ignoto benefattore della umanità». Nota, questa ultima virgolettata, della grande Margherita Guarducci.

Ancora scrive Pietro Monti nel su citato testo:

Pithekoussai, pertanto, resta all’origine come faro luminoso delle antiche culture europee: il primo e più grande esempio, fra tutte le colonie greche dell’Occidente, senz’altro indiscutibile, per testimonianze epigrafiche, per lo sviluppo e consolidamento di un’emporia, tipicamente specializzata, che riesce ad accogliere bronzieri e ceramisti, a tenere altri centri sparsi sull’isola, sotto un’unica gestione economico-sociale, con la possibilità di commerciare con navi proprie anche con paesi più lontani nel vasto bacino mediterraneo >>.

Fonte: Pietro Monti - "Tradizioni omeriche nella navigazione mediterranea dei Pithecusani"

P.S.

"Pollice recto" alla grande Valeria .. in arte: Medusa.

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Proviamo a fare un pò di chiarezza sulla metrologia utlizzata dalle c olonie calcidesi.

Naxos fu la prima colonia greca in Sicilia, i coloni greci vi arrivarono attorno al 730aC.

La sua monetazione, una delle prime in Sicilia (anche se è impossibile determinare quale colonia fu effettivamente la prima (assieme a Himera, Zankle, Selinos) a coniare) nrisale attorno terzo quarto del VI secolo.

L'iniziodella monetazione a Naxos sembra essere stimolato non tanto dalle attività vinicole, pur ricche della zona, quanto dall'attività dei traffici portuali. I tipi del vino potrebbero essere l'espressione dei ceti abbienti della città specializzati nella produzione dell'uva e del vino.

Se Cahn indicava , nel suo famosissimo studio , la data del 550aC come inizio per la monetazione , basandosi su affinità stilistiche con unalekythos, opera del Cermaico di Atene la cui datazione è stata successivamente abbassata al 530aC

Anche Kraay e Campana sostengono, attualmente, una datazione più bassa attorno al 530-520aC.

Si sogliono distinguere due periodi iniziali per le emissioni nassie :

530-510aC

510-495aC

le emissioni di ambedue i periodi sono realizzate suula base del piede calcidese (o calcidico)

con un peso della dramma di circa 5.77 (la media di ca. 30 es. rilevati dal Campana indica un peso medio di 5.29gr. ;la media ponderale di 43 es. della sencoda emissione riporta invece 5.41 gr.)

Quello che è interessante notare è che già a quest'epoca furono coniuate litre, per le quali però abbiamo un'ampia dispersione di pesi, compresi tra poco più di 1gr. fino a scendere attorno al mezzo grammo. Emilitre e onkie (quest'ultime contrassegnate da un globetto) furono anche coniate già in quest'epoca.

Successivamente, a partire dalla terza fase : 461-430aC viene adottato il sistema ponderale attico con una dramma notevolmente piu leggera (peso medio su 135 es. della prima emissione di dracme del terzo periodo, censiti dal Campana, è di 4.12gr.).

Il sistema attico sembra permanere fino alla fine del VI periodo identificato di coniazione, che si chiude posteriormente al 403aC.

Da dove aveva origine il sistema calcidese ?

Diversi studiosi (Breglia, Caltabiano, Cahn) hanno messo in luce le ralzioni tra il piede calcidese e i sistemi ponderali micro-asiatici tra i quali quello in uso a Cipro e nella Focide, che potrebbero essere stati "traslati", per comodità di scambi delle colonie nell'isola.

Testualmente la Caltabiano :

non è possibile considerare solo casuale che in tutto il mediterraneo e in tempi cronologicamente prossimi, a coniare secondo il medesimo valore ponderale siano state solo le colonie calcidesi e sull'altra sponda prima Creso e poi le città persiane

(tratto da : La monetazione di Messana: con le emissioni di Rhegion dell'età della tirannide Di Maria Caccamo Caltabiano)

numa numa

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Prima di continuare a procedere sulle rotte degli Eubei, trasportati dalle potenti suggestioni offerteci da Numa numa e Piakos lungo l'asse Calcide-Pitecusa-Cuma-Naxos… e oltre ...

concedetemi una nota di nostalgico campanilismo…, sempre in tema di Nostoi … :rolleyes:

Sapevo già che la laguna di Venezia era stata frequentata dai Greci per riflesso dei loro intensi traffici commerciali con i limitrofi empori di Adria e di Spina …

… ma se poi penso che sta prendendo sempre più forza anche l'idea di una Altino pre-romana che, all'epicentro di vie endolagunari, avrebbe svolto una funzione emporica non meno importante di quella esercitata dai grandi approdi del Delta padano …

… bè… mi sento anch'io decisamente un po'… Greca … ! :blum:

Ma è facile dire "GRECI" ….. facendo di tutti i greci un fascio …

Da oggi invece, grazie a Voi Amici che qui scrivete (e in primis i Cacumina Summa di Lucreziana memoria Piakos e Numa numa ...:give_rose:, mi sentirò più che greca, EUBOICA, anzi di più: IONICA!!! :angel:

Nel medesimo periodo (VIII secolo) in cui gli Eubei-Ioni (nome con cui in età arcaica vengono chiamati gli Eubei nell'ambito delle relazioni internazionali…) fondano la nostra Pithecusa, essi frequentano assiduamente pure l'Adriatico …

Sappiamo tutti come l'Adriatico prenda il nome da Adrìas greco …

Tuttavia, sembra proprio che agli Eubei di Calcide ed Eretria si debba (nella realtà quotidiana o nel mito che sia) l'antico nome dell'Adriatico:

derivandola dal proprio nome, si inventarono la prima paretimologia di Iónios kolpos, cioè Mare degli Ioni, Mare degli Eubei

Dal termine comunque non traspare alcun trionfalismo, quanto piuttosto una notazione sofferta che ne tradisce la matrice arcaica, quando – come già ampiamente dibattuto su queste pagine da Piakos - intere schiere di mercanti-navigatori Ioni, procedendo verso l'ignoto, spesso non hanno conosciuto l'ora del ritorno, la gioia del nostos…, perendo in rovinosi naufragi tra i gorghi o finendo anche preda degli squali … (vedi ancora una volta la testimonianza sul prezioso Cratere del Naufragio… di Pitecusa…)

Da Adria greca, due sguardi al Femminile …

post-6487-1274618448,49_thumb.jpg

Frammento di un monumentale cratere greco: lo sguardo inorridito di una Ninfa locale dai capelli scarmigliati appena coperti da un velo ci fa testimoni dell'aggressione di Edipo al carro del padre Laio …. : la tragedia sta per compiersi… Museo Archeologico di Adria

post-6487-1274618632,34_thumb.jpg

E qui un vaso di produzione locale, del III secolo. Museo Archeologico di Adria

Valeria

Fonte : Mare degli Ioni Mare degli Eubei, pag 35 in "Hellenikòs kolpos: supplemento a Grecità adriatica - Di Lorenzo Braccesi – Hesperìa, 13" http://books.google....debiasi&f=false

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Proviamo a fare un pò di chiarezza sulla metrologia utlizzata dalle c olonie calcidesi....

....

Da dove aveva origine il sistema calcidese ?

Diversi studiosi (Breglia, Caltabiano, Cahn) hanno messo in luce le ralzioni tra il piede calcidese e i sistemi ponderali micro-asiatici tra i quali quello in uso a Cipro e nella Focide, che potrebbero essere stati "traslati", per comodità di scambi delle colonie nell'isola.

Testualmente la Caltabiano :

non è possibile considerare solo casuale che in tutto il mediterraneo e in tempi cronologicamente prossimi, a coniare secondo il medesimo valore ponderale siano state solo le colonie calcidesi e sull'altra sponda prima Creso e poi le città persiane

(tratto da : La monetazione di Messana: con le emissioni di Rhegion dell'età della tirannide Di Maria Caccamo Caltabiano)

numa numa

Grazie Numa numa per questa puntualizzazione metrologica interessantissima e …. alquanto intrigante nell'interrogativo che alla fine suscita…. :rolleyes:

Sarebbe davvero affascinante poter intraprendere un percorso di ricerca sulle tracce delle origini del sistema calcidese attraverso il testo di Laura Breglia a cui certo alludi, citando l'autrice: "Le antiche rotte del Mediterraneo documentate da monete e pesi". Già solo il titolo fa venire viene l'acquolina in bocca ... ^_^

Leggo sul sito dell'Erma che è esaurito ma in ristampa…. Qualcuno di Voi sa come poterlo reperire????

Valeria

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Proviamo a fare un pò di chiarezza sulla metrologia utlizzata dalle c olonie calcidesi.

Naxos fu la prima colonia greca in Sicilia, i coloni greci vi arrivarono attorno al 730aC.

La sua monetazione, una delle prime in Sicilia (anche se è impossibile determinare quale colonia fu effettivamente la prima (assieme a Himera, Zankle, Selinos) a coniare) nrisale attorno terzo quarto del VI secolo.

L'iniziodella monetazione a Naxos sembra essere stimolato non tanto dalle attività vinicole, pur ricche della zona, quanto dall'attività dei traffici portuali. I tipi del vino potrebbero essere l'espressione dei ceti abbienti della città specializzati nella produzione dell'uva e del vino.

Se Cahn indicava , nel suo famosissimo studio , la data del 550aC come inizio per la monetazione , basandosi su affinità stilistiche con unalekythos, opera del Cermaico di Atene la cui datazione è stata successivamente abbassata al 530aC

Anche Kraay e Campana sostengono, attualmente, una datazione più bassa attorno al 530-520aC.

Si sogliono distinguere due periodi iniziali per le emissioni nassie :

530-510aC

510-495aC

le emissioni di ambedue i periodi sono realizzate suula base del piede calcidese (o calcidico)

con un peso della dramma di circa 5.77 (la media di ca. 30 es. rilevati dal Campana indica un peso medio di 5.29gr. ;la media ponderale di 43 es. della sencoda emissione riporta invece 5.41 gr.)

..... (omissis...)

Colonie euboiche e Cultura Ionica, tra Tirreno, Ionio ed Egeo ...: riflessioni in libertà

A Pithecusa e a Cuma (quindi nelle più antiche fondazioni euboiche nel Tirreno) si ritrova attiva la stessa associazione di Eretriesi e Calcidesi che operava contemporaneamente nella penisola Calcidica (nord Egeo).

La colonizzazione euboica della Sicilia è invece attività soltanto calcidese, come dimostra nel 735 a.C., la fondazione di Naxos, a cui partecipano tuttavia anche coloni provenienti dalla Cicladica Naxos, isola che secondo la Consolo Langher avrebbe ricoperto un ruolo di preminenza nelle Cicladi già dalla metà dell'VIII secolo. La Guarducci, in particolare, ipotizza che il nome stesso della colonia calcidese in Sicilia, Naxos, sarebbe stato scelto proprio in virtù del prestigio di cui l'egea Nasso godeva nell'anfizionia delia.

Ecco uno statere (secondo lo standard monetario aeginetico di 12,2 g) che testimonia gli inizi della monetazione nella Naxos cicladica: è datato 520-490 a.C. e pesa 12,43 g. (21 mm). (L'immagine della moneta è copyright del "Münzkabinett, Staatliche Museen zu Berlin, 18203117")

post-6487-1274620698,51_thumb.jpgpost-6487-1274620697,68_thumb.jpg

Il kantharos, i grappoli d'uva e la foglia d'edera sono attributi che alludono a Dioniso, il cui culto, come pure avviene per i culto di Sileno e Apollo Arkeghetes, sarà importato in Sicilia a Naxos dall'egea "Naxos, la fertile fra le isole" (Erodoto) e il cui vino Archiloco paragonava al nettare degli dei…

Per un confronto, qui una dracma calcidese dalla Naxos Siciliana: (5,52 g, 24 mm) che nella monografia di Alberto Campana su Naxos - Corpus Nummorum Antiquae Italiae - corrisponderebbe al tipo n. 1 b con etnico NAX-ION retrogrado, datato 530/520-510. (L'immagine della moneta è copyright del "Münzkabinett, Staatliche Museen zu Berlin, 18216054")

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Viticoltura e metallurgia sono state qui citate spesso come attività centrali per l'aristocrazia euboica. Celebri inoltre i riferimenti straboniani alla fertilità dell'area attorno all'Etna e all'eukarpia di Pithecusa, considerate particolarmente adatte alla coltivazione della vite.

Ma anche altri centri euboici hanno in comune la feracità della terra e la produzione di vino. Ad esempio, Erodoto (VII 122) ci informa che il promontorio di Torone aveva il nome di Ampelos (vite); buono era anche il vino di Acanto (Athen. I, 30 E); Teopompo (FGrHist 115 fr. 237) più in generale ricorda la ricchezza della produzione di frutti ed uva nella Macedonia al tempo di Filippo.

Per la Calcidica si può ricordare la bontà del vino di Mende (Atheneo, Steph. Byz.), città che adotta come tipi monetari simboli connessi al mondo dionisiaco ..

Tucidide menziona Mende nella Pallene (golfo termaico) come la più importante delle colonie eretriesi nella Calcidica (le altre erano Dikaia e Methone).

A Pithecusa, dallo scarico Gosetti, sono state rinvenute anfore del VI secolo da Mende: forse assomigliavano a questa raffigurata al R/ di un diobolo della prima metà del V secolo- IV secolo, e con al D/ la testa del giovane Dioniso incoronato d'edera. Il peso è di 0.837 g., l'etnico MENDIAWN.

post-6487-1274621733,95_thumb.jpg

Per una ammaliante carrellata di monete che alludono al Vino, ricordo le pagine del nostro grande Roth37 : http://www.roth37.it...onetazione.html

Abbiamo finora esplorato insieme a Piakos e Numa come la diffusione della cultura ionica si sia realizzata attraverso scambi e relazioni che hanno coinvolto la Ionia d'Asia, le Cicladi, l'Eubea, l'Attica.

L'importanza delle attività che gli Eubei svolgono nell'Egeo a partire dal X secolo è sottolineata dal Giangiulio (1996) il quale mette in evidenza la centralità del ruolo dell'isola di Eubea all'interno di una rete di scambi e relazioni con l'area cicladica e quella nord-egea, e la compenetrazione tra questa sfera di relazioni e quella cipro-levantina.

In questo processo le Cicladi hanno svolto un ruolo fondamentale e con le Cicladi l'Eubea fu in stretti rapporti: in particolare tra il IX e l'VIII secolo si intensificano i contatti con le Cicladi meridionali (tappe inevitabili della rotta che conduce alle coste siriache) e con Nasso (VIII secolo), impegnata con i Calcidesi tanto nella fondazione di Nasso in Sicilia, quanto nella creazione di emporia lungo la costa tunisina.

Nell'Inno Omerico ad Apollo compare l'appellativo di Ioni ad indicare tanto gli Ioni d'Asia quanto i Greci delle Cicladi. Questi ultimi erano perciò nell'VIII secolo (epoca a cui probabilmente risale la sezione delia dell'inno) considerati "Ioni" e partecipi della cultura ionica. È dunque nel contesto dei rapporti con le Cicladi che va definendosi la ionicità dell'Eubea. Si tratta di una situazione analoga a quella di Atene l'antichità delle cui relazioni con il mondo ionico (risalenti almeno all'VIII secolo) è stata di recente rilevata dalla Campone.

Fonte principale: "GLI EUBEI NELLA PENISOLA CALCIDICA. Dott.ssa Rosa Maria ABETE"

Valeria

Modificato da medusa
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....

Sarebbe davvero affascinante poter intraprendere un percorso di ricerca sulle tracce delle origini del sistema calcidese attraverso il testo di Laura Breglia a cui certo alludi, citando l'autrice: "Le antiche rotte del Mediterraneo documentate da monete e pesi". Già solo il titolo fa venire viene l'acquolina in bocca ... ^_^

Leggo sul sito dell'Erma che è esaurito ma in ristampa…. Qualcuno di Voi sa come poterlo reperire????

Valeria

Anch'io sto cercando questo bello scritto della Breglia, ma sembra piuttosto elusive

ormai questo sito si sta sempre più arricchendo di riferimenti bibliografici (sicuramente un bene :rolleyes: )

e tra non molto ci trasformeremo in blibliofili (o bibliomani :lol: ) il che non dovrebbe essere visto come un male

visto il clima che sta circondando le classiche da un pò di tempo..

Posto un didramma di Naxos (nelle Cicladi) con un ritratto di Dioniso dal quale emerge immediatamente la differenza di stile e interpretazione rispetto al Dioniso della Naxos sicula calcidica

numa numa

post-4253-1274643873,14_thumb.jpg

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