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PRIMA MONETAZIONE DI ANASSILA A MESSANA

Nel 487 a.C. Anassila fece venire un gruppo di compatrioti della Messenia (una regione del Peloponneso, che aveva dato i natali al tiranno reggino) ed attaccò i Samii, espellendoli da Zankle, che fu poi rifondata col nuovo nome Messene (in ricordo della sua regione di origine).

Tale attacco mirava chiaramente a togliere ai Samii il controllo economico sullo Stretto.

Sotto il suo governo, Rhegion e Messene costituirono in unico Regno, economicamente florido e sorretto dall’appoggio delle classi popolari. A comprova dell’unico regno, le monete recano gli stessi tipi della testa di leone e della protome di vitello e l’iscrizione MESSENION (per Messene) oppure REGINON (per Rhegium), articolate in vari nominali, compresi frazionali.

post-7204-0-47398100-1301163322_thumb.jp Rhegion

post-7204-0-14051000-1301163338_thumb.jp Messana

Questa monetazione di Anassila svolse un importante ruolo economico, sociale e politico. Grazie alla presenza anche di frazionali, fu usata anche nelle piccole transazioni di mercato e si prestò bene a ricompensare servizi, agevolando il pagamento dei pedaggi e dei dazi portuali. Infine la moneta di Anassila concorse alla formazione di un articolato tessuto sociale, che si arricchiva con la promozione di attività commerciali e mercantili e con produzioni artigianali, da cui traevano profitto le classi che avevano appoggiato l’ascesa del tiranno.

Per capire meglio la scelta dei tipi adottati da Anassila, il leone e il vitello, bisogna partire dalla tradizione orientale (Asia Minore e Cipro), dove era spesso rappresentato il leone e il toro, insieme in una lotta oppure separatamente sui due lati della moneta. Il Leone e il Toro rappresentavano due poteri, l’uno della luce solare e del calore vitalizzante, l’altro della fecondità e della forza generatrice, e inoltre essi simboleggiavano l’alternanza ciclica dei fenomeni naturali: il prevalere del giorno sulla notte, quello dell’estate sull’inverno. Con un simbolismo caro alle monarchie orientali, i due animali raffiguravano anche il bene che trionfa sul male e il sovrano che vince il suo nemico.

Perché il vitello al posto del toro? Tale sostituzione, voluta da Anassila, richiamava l’attenzione sull’animale giovane al posto dell’animale maturo e – attraverso di lui – l’estremità della penisola italica su cui Anassila contava di estendere il suo dominio, terra di “vitelli”. Giovani uomini “figli del toro”, l’animale in cui la cultura minoica aveva riconosciuto la manifestazione della divinità.

Lo stesso nome dell’ITALIA deriva dall’osco VITELIV, che significa appunto toro….. (e che poi figureranno sui famosi denari coniati dai ribelli italici durante la Guerra Sociale contro Roma, nel 91-87 a.C.)

(continua)

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LA NUOVA MONETAZIONE DI ANASSILA A MESSANA

Nel 480 a.C., una data cruciale anche per tutta la Sicilia (lo stesso anno della vittoria di siracusani contro cartaginesi e alleati ad Himera) Anassila riportò la vittoria ai Giochi Olimpici facendo correre una pariglia di mule. Il tiranno commemorò l’evento introducendo sulle monete l’immagine della biga di mule (detta “apene”) guidata da un auriga accoccolato e sul rovescio una lepre in corsa.

post-7204-0-35026300-1301240487_thumb.jp tetradramma

Le vittorie agonistiche dei tiranni nei giochi panellenici servivano a legittimarne il potere e ad accrescere la base del consenso popolare.

Ma perché Anassila preferì correre con un veicolo poco elegante e goffo con mule, privo della spettacolarità tipica delle corse con le quadrighe di cavalli?

Il tiranno non aveva alcuna intenzione di risparmiare sulle spese, ma riuscì non solo a distinguersi da tutti i suoi colleghi, ma anche ad evocare un notevole significato religioso.

Nella cultura greco-orientale (non dimentichiamo che Anassila proveniva dalla Grecia continentale ed era sensibile ai culti dell’Asia Minore!), il mulo, nato dall’unione della cavalla con l’asino, esprimeva il concetto della mistione di popoli. Non per nulla Erodono aveva chiamato hemionos, ossia mulo, Ciro il Grande, essendo figlio di madre Meda e di padre Persiano. Anassila, avendo rifondato Zankle mescolando insieme Calcidesi e Messeni, volle dimostrare con l’esaltazione dell’hemionos la possibilità di superare i contrasti e i sanguinosi conflitti insiti nella coabitazione forzata di popolazioni diverse.

Inoltre la biga di mule era in sintonia con le credenze e le tradizioni locali. La biga traeva origine dall’antico carro agricolo impiegato nella celebrazione dei cortei nuziali e dei riti funebri, ed utilizzato nelle pratiche magiche per ottenere la fertilità della terra e probabilmente collegato alle sacre nozze di Persephone con Hades, come su numerose terrecotte figurative (pinakes) dall’Italia meridionale.

E’ importante osservare che sotto la biga delle mule è presente una foglia di alloro, la pianta sempreverde simbolo di eternità ed associata con Apollo (ecco !.....).

Apollo, insieme al padre Zeus, presiedeva alla crescita delle piante e alla fertilità della terra, ed assicurava la costante rinascita della natura dopo la pausa invernale.

La biga diventava simbolo di significativi momenti di passaggio e di fondamentali mutamenti di stato, attraverso una immagine legata all’alternanza della vita e della morte e all’eterno “ricominciamento”, in una visione ciclica dell’esistenza che sottraeva anche l’uomo al suo destino mortale (da sempre l’assillo dell’uomo….).

La lepre cosa significava?

L’animale era legato all’idea di abbondanza e di prolificità; la straordinaria fertilità la rendeva un simbolo d’amore. Nell’arte figurativa greca, come anche nelle pitture vacolari, è ripresa in corsa (talvolta inseguita dal cane o dal cacciatore), accovacciata, me più spesso morta, innocente preda ghermita dalle aquile (come sulle monete di Akragas). La caccia diviene di conseguenza presagio di morte, ma la “rinascita” della lepre è adombrata dalle scene in cui l’aquila la innalza verso il cielo. Nelle pitture vascolari dell’Italia meridionale la lepre è spesso associata ad Apollo e si conosce un vasetto bronzeo a forma di lepre morta che reca incisa una dedica ad Apollo stesso.

Anche qui siamo di fronte ad antiche credenze religiose basate sul duplice aspetto luminoso/diurno e oscuro/notturno, corrispondente a una “morte” costantemente seguita dalla “nuova nascita” coltivate nell’area dello Stretto, sulle quali il tiranno faceva leva per dare credito e legittimità a un governo indebolito dall’accresciuto potere dei tiranni siracusani, vincitori nel 480 a.C ad Himera sui Cartaginesi, che erano alleati di Anassila.

E’ interessante osservare che sotto la tirannide di Anassila e dei suoi figli (alla sua morte, nel 473 a.C., erano minorenni e furono affidati al tutore Micito e la tirannia degli Anassilaidi durò fino al 460 a.C), Messana e Rhegion insieme emisero il quantitativo più importante di monete prodotte in tutta la grecità occidentale. Nel mondo antico i tetradrammi ateniesi vennero volgarmente chiamate “civette”, mentre quelli dello Stretto pare che furono chiamati “lepri”.

La monetazione di Messana fu molto regolare e costante, con un elevato numero di conii, mentre Rhegion ebbe ritmi di coniazione discontinui e più lenti.

Queste mie brevi note, basate su approfonditi studi della Caccamo Caltabiano, vogliono semplicemente rendere più comprensibili certe tipologie adottate su monete greche, che sempre risentono sia dei particolari momenti storici sia delle profonde credenze religiose allora praticate.

Modificato da acraf
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Lode ad Acraf!

Ho votato tutto come meritorio...e non sono stato il solo.

Attendo un segnale per prendere momentaneamente il testimone...

:)

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IL DIO IN TRONO DI RHEGION

Anche se usciamo un poco dalla Sicilia, mi sembra interessante descrivere una nota tipologia che fa la sua comparsa a Rhegion a partire dal 450 a.C., quindi dopo la caduta dei tiranni Anassilaidi, avvenuta nel 460 a.C.

Sui tetradrammi al diritto compare il tipo tradizionale della testa del leone, mentre al rovescio c’è un dio seduto in trono, circondato da una corona di ulivo, la pianta sempreverde simbolo di pace e annuncio di tempo nuovo.

Appare interessante che il dio seduto può essere maturo e barbuto oppure giovane e imberbe.

post-7204-0-79684800-1301350863_thumb.jp con dio maturo (Herzfelder 54)

post-7204-0-91789100-1301350885_thumb.jp con dio giovane (Herzfelder 52)

Al dio maturo e barbuto sono associati diversi simboli, alcuni dei quali (astro, bocciolo di loto, grappolo d’uva) legati alla luce e alla fecondità della terra; altri (levriero, alano, anatra, gatta con palla) che sono probabili attributi di una divinità infera, protettrice del regno dei morti.

Al dio giovane sono spesso abbinati simboli (tralcio di vite, grappolo d’uva, serpente) che sono in genere collegati a Dioniso, per il suo legame con i misteri della morte, che sono anche quelli della rinascita e della conoscenza salvifica.

Nel complesso siamo di fronte alle molteplici funzioni tipiche di una natura onnipotente, solare e infera, vista sotto il duplice aspetto maturo e giovane di Padre e di Figlio. Le due divinità dovrebbero essere assimilate rispettivamente a Zeus e ad Apollo, con il concorso comunque della cultura orientale, per la presenza di peculiari simboli come il loto, l’alano o la gatta.

(continua)

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Verso il 420 a.C. Rhegion introduce il nuovo tipo delle testa di Apollo, ancora abbinata all’immagine della testa di leone.

post-7204-0-85706600-1301351107_thumb.jp (Herzfelder 88)

Il simbolismo solare insito nel leone evidenzia la continuità di una religione che aveva preso le mosse dal culto di Helios e si era trasformata progressivamente in quello di Apollo, il dio che sarebbe rimasto la divinità principe e più ricorrente nella monetazione reggina.

La prof.ssa Caltabiano, molto opportunamente, ricorda che ad Apollo erano associate le Dafneforie, feste di purificazione dedicate al “dio portatore di alloro”: ogni anno, in suo onore, una nave partiva da Messana per condurre a Rhegion un coro di 35 giovani, nell’ambito di rituali che prevedevano la partecipazione di entrambe le città dello Stretto.

Ancora oggi, nella provincia di Messina, sopravvivono feste popolari connesse con la rinascita primaverile ed incentrate sulla raccolta di rami di alloro.

Si tratta di un semplice esempio di come è possibile riscontrare in vari luoghi l’importanza e anche la complessità del culto di Apollo, una divinità particolarmente venerata in Sicilia.

A questo punto mi fermerei e darei molto volentieri la staffetta a Piakos, che sicuramente avrebbe molto altro da dire.

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Voglio fare un omaggio (solo fotografico , ahimé - ma speriamo lo apprezzi lo stesso) a Valeria

mi sembrava una raffigurazione particolarmente delicata e raffinata, soprattutto per la curata

acconciatura che ricorda quella di un superbo tetra , sempre di Siracusa dell'ultimo quarto del V secolo.

L'emilitra era in vendita presso l'odierna asta NAC, non so quanto abbia realizzato ma mi piaceva

segnalarla alla gentile Valeria

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Voglio fare un omaggio (solo fotografico , ahimé - ma speriamo lo apprezzi lo stesso) a Valeria

mi sembrava una raffigurazione particolarmente delicata e raffinata, soprattutto per la curata

acconciatura che ricorda quella di un superbo tetra , sempre di Siracusa dell'ultimo quarto del V secolo.

L'emilitra era in vendita presso l'odierna asta NAC, non so quanto abbia realizzato ma mi piaceva

segnalarla alla gentile Valeria

è veramente un gioiellino......ha realizzato se non sbaglio 2600 franchi + diritti ....

Avevo fatto un pensierino, ma con i realizzi di ieri .....era tuttoooooo fuori dalla mia portata ....

ciaoo

sku

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  • 3 settimane dopo...

Voglio fare un omaggio (solo fotografico , ahimé - ma speriamo lo apprezzi lo stesso) a Valeria

mi sembrava una raffigurazione particolarmente delicata e raffinata, soprattutto per la curata

acconciatura che ricorda quella di un superbo tetra , sempre di Siracusa dell'ultimo quarto del V secolo.

L'emilitra era in vendita presso l'odierna asta NAC, non so quanto abbia realizzato ma mi piaceva

segnalarla alla gentile Valeria

Come non apprezzare, carissimo Numa numa? Ha ragione Skubydu, è davvero un gioiellino!!

E come ricambiare a cotanta bellezza???

Con una suggestione dalla mia Motya! Certo lo stile è diversissimo .... ma quante storie potrebbe raccontare anche questa sorella maggiore, dal polo opposto della bella Sikelia...

Ci torneremo ... :P

Grazie ancora e Buona Pasqua a tutti!

Valeria

post-6487-0-07061500-1303666483_thumb.jp

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0. Premessa: Religioni e artigianato: due vie ai caratteri originali della storia coloniale greca.

Con questa suggestiva definizione Mario Torelli, nel suo ultimo libro "Dei e artigiani. Archeologia delle colonie greche d'Occidente", sottolinea come

- le produzioni artigianali e architettoniche risultino fortemente permeate dalla sfera della religione, dei culti e delle pratiche della devozione che i coloni hanno recato con sé dalla madrepatria e che hanno via via sottoposto a una serie di modificazioni successive

- proprio attraverso il loro studio sia possibile ricostruire alcuni comportamenti sociali come il simposio o la cerimonialità di rituali come il matrimonio, le dediche votive o le tradizioni patrie di religiosità domestica o funeraria.

Tornando a Selinunte, è noto come questa polis affidasse ai suoi templi monumentali il compito di testimoniarne non solo la ricchezza e il potere ma anche la pubblica devozione …

In attesa che Piakos completi l'argomentazione della sua tesi sull'identificazione dell'offerente in Apollo, desidererei qui analizzare alcune produzioni artigianali e architettoniche di Selinunte e la religiosità in esse espressa per provare a rilanciare la lettura della raffigurazione presente su quegli autentici capolavori costituiti dai sui tetradrammi/didrammi, la cui produzione Acraf ci ricordava "estendersi al massimo circa dal 445/440 a poco prima della distruzione della città nel 409 a.C. ad opera dei Cartaginesi (alleati della nemica Segesta)."

Queste le tematiche che vorrei affrontare con il vostro contributo ...:

1. Un' àgalma speciale: il "Giovane di Mozia"…. da Selinunte!

2. La scena intorno alla figura dell'Offerente su tetradrammi e didrammi di Selinunte

3. Una ipotesi alternativa di identificazione dell'Offerente: non divinità fluviale, non Apollo ma ….

Parte I : indagando ancora sull'ineffabile cornetto dell'Offerente …

Parte II : l' Heroon e il culto dell'ecista Archegetes

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1. Un' àgalma speciale: il "Giovane di Mozia"…. da Selinunte! :P

Secondo Torelli la devozione, sia privata che pubblica, veniva manifestata agli dei deponendo nei luoghi di culto oggetti perché fossero un àgalma cioè una "cosa della quale la divinità si rallegra", termine poi passato a designare una statua di culto. Agàlmata erano soprattutto le statue di bronzo o di marmo dedicate nei santuari: dal generale saccheggio degli ex voto dedicati nei santuari delle colonie greche ne sono sopravvissute integre, o quasi, solo pochissime, tutte concentrate tra la fine del VI secolo aC e la prima metà del V secolo aC. Tra queste spiccano l'Efebo di Selinunte, i kouroi di Leontini, di Reggio e di Agrigento, che documentano la piena conformità degli ambienti coloniali agli usi della Grecia propria. Piakos, Acraf ed io abbiamo già avuto modo di commentare qui alcuni di questi celeberrimi Agàlmata.

Secondo il normale canone dell'offerta votiva, l'immagine dedicata riproduceva l'iconografia della statua di culto in dimensioni varie fino ad un terzo del vero. La materia principe di queste opere plastiche è stata senza dubbio il bronzo, che purtroppo, proprio per la sua preziosa natura, è ben di rado giunto a noi. Le rare sculture in marmo sono invece frutto di isolate e occasionali commesse pubbliche o comunque di altissimo livello, assegnate a scultori di formazione ionica o provenienti dai centri stessi di provenienza del marmo statuario quali Paros e Thasos.

La riprova di questo fatto ci è offerta dalla grande scultura in marmo commissionata dai centri vicini fenici ed elimi, dai quali originano capolavori come il c.d. "Giovane di Mozia"…

La statua moziese di stile severo è stata rinvenuta il 31 ottobre 1979 nella zona K dell'isola, in prossimità dell'area sacra del Cappidazzu, in una zona dove veniva lavorata la ceramica. Giaceva ricoperta da detriti per cui si ritiene che essa fosse stata abbattuta durante l'assedio dell'isola ad opera dei Siracusani nel 397 a.C. La scultura è un'opera di alto livello in marmo di Paros e raffigura un giovane dal corpo atletico (altezza conservata 181 cm). L'opinione di Mario Torelli è che la statua sia opera "quasi certamente" di uno scultore selinuntino intorno al 450 aC, che non sia pertanto una preda di guerra, ma espressione della cultura cartaginese volta in quell'epoca a modelli greci.

A riprova di ciò richiama le consonanze presenti con le coeve metope del Tempio E (Heraion) di Selinunte. Si confronti per esempio la fisionomia del volto e la corta capigliatura composta da fitti riccioli a lumachelle, tipiche dello Stile Severo.

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a) Misterioso e affascinante: il Giovane di Mozia (Trapani), Museo "Giuseppe Whitaker " circa 450 a.C.

b) Herakles e Amazzone – Metope in pietra dal Tempio E (Heraion) di Selinunte: circa 450 a.C. Museo archeologico regionale di Palermo. Foto Cortesia e Copyright di G. Dall'Orto.

Notate la forma della testa che richiama i Kouroi di Leontini, anche se è diversa l'espressione degli occhi e l'aspetto sensuale delle labbra che mantengono solo un accenno al cosiddetto "sorriso arcaico"…

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A questi tratti più arcaicizzanti si aggiungono sopracciglia pesanti e un mento forte tipici dello stile severo incipiente. La calotta del capo è lasciata grezza per ricevere un copricapo, quale un elmo o finanche una corona di foglie o un diadema/nastro (taenia)…., magari con cornetto ?? ;) :P …

Secondo Mario Torelli la statua rappresenterebbe un auriga (nota la tipica cintura degli aurighi attorno alla vita) che si incorona dopo la vittoria agonistica. Non sono tuttavia mancate in letteratura attribuzioni differenti quali quelle ad Apollo Patroo o al dio punico Melqart, l'Herakles dei Greci.

Comunemente la si ritiene una scultura predata dai Cartaginesi al momento della conquista di Selinunte, cosa in realtà poco probabile. E' forse meglio considerarla un ex voto deposto nel santuario di Mozia da un auriga vincitore di un agone difficilmente panellenico, in un momento in cui tutta la cultura di Cartagine, dopo la grave sconfitta di Himera, stava indirizzandosi in maniera decisa verso modelli greci.

Per un'analisi completa del Giovane di Mozia: "La statua marmorea di Mozia e la scultura di stile Severo in Sicilia" - Nicola Bonacasa, Antonino Buttitta

(continua...)

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2. La scena intorno alla figura dell'Offerente su tetradrammi e didrammi di Selinunte (dal 445/440 a poco prima della distruzione della città nel 409 a.C.)

Abbiamo già visto come la scena dell'offerente maschile sia comune nel mondo greco, (della figura di offerente al femminile - meno diffusa - mi auguro di poter tornare più avanti, quanto faremo tappa di nuovo a Himera, Entella, Henna e Motya…) per cui non sorprende la ripresa di un tema simile anche in contesti politici diversi… Piakos ed Acraf ne hanno postato in precedenza diversi esempi.

Nel saggio "Monete italiche, magno-greche, siciliane" – KOINON 5, Rodolfo Martini, citando il Rizzo 1939, descrive la complessa scena sul R/ dei tetradrammi di Selinunte come da reinterpretare: si tratterebbe della raffigurazione di un sacrificio di purificazione che si svolgeva all'interno di un temenos, come sarebbe dimostrato dalla pinax con Foglia di Selinus che in alcune tetradracme si trova nel campo a destra, in alto, 'appesa' al muro.

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Effettivamente il pinax richiamerebbe la chrysoun selinon, la foglia d'oro di appio - emblema parlante della città - quale sacra agalma dedicata dagli abitanti di Selinunte a Delfi (Plutarco De inscript. Delph).

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Secondo l'autore anche il toro sul piedistallo rappresenterebbe verisimilmente un'anatema, una statua votiva dedicata agli dei, la cui presenza contribuirebbe alla ricostruzione di uno spazio interno di un temenos e forse anche ad una più agevole identificazione del tempio: si potrebbe verisimilmente trattare del tempio dedicato a Demetra Malophoros, divinità ctonia venerata da tempo immemorabile a Selinus e a cui si addiceva il sacrificio di un gallo, anch'esso presente nella scena del tetradramma.

Anche la scena del D/ con i gemelli divini, Apollo e Artemide, in biga potrebbe essere stata mutuata da una pinax o da una metope, quale ad esempio la metope del Tempio C di Apollo (già richiamata anche da Piakos nel post #807 ).

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(Continua....)

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Così come compare su metope e su cretule pure la celeberrima lotta tra Heracles e il toro cretese raffigurata al D/ dei didrammi di Selinunte.

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Sui didrammi compare anche un serpente avvinghiato all'altare e in alcune raffigurazioni è barbato

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Qui è già stato interpretato da Acraf e Piakos come raffigurazione di Asclepio. Quantunque fosse attestato a Selinunte - alla metà del V secolo- il culto di Asclepio (che ad eccezione di Epidauro, sarebbe documentato in Grecia a partire dalla fine del V secolo), ipotizzerei una più probabile connessione con Zeus Meilichios

La presenza di Zeus Meilichios in ogni caso non sorprenderebbe, in quanto si tratta di una divinità chtonia, latrice di abbondanza, con funzioni apotropaiche in qualche modo simili a quelle di Asclepio e, non a caso, rappresentato spesso anch'essa sotto forma di serpente…. Secondo Cook 1925, si tratterebbe dell'Agathos Daimon per eccellenza…. (Vedi anche in Farnell 1907, Vol.1; F. Pfister, s.v. "Meilichioi Theoi", RE XV, I, 1931) Fonte: "I santuari di Asclepio in Grecia, Volume 1 - Milena Melfi – pag 37, nota 117

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Ricordiamo il tanto spazio attribuito a Zeus Meilichios - il cui recinto era ospitato all'interno dell'antico Santuario di Demetra Malophoros - nei culti gentilizi e nei rituali purificatorii della polis selinuntina. Ma di questo tratterò in modo più dettagliato nel prossimo post…

Il serpente barbato come Zeus Meilichios compare anche sulla stupenda litra selinuntina con Ninfa che nutre il serpente… Per il mito della seduzione di Persefone ad opera di Zeus in guisa di serpente e per l'analisi iconografica della litra, rimando ai miei post di Luglio 2009 …

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(continua)

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Zeus Meilichios su questa pittura vascolare compare in guisa di serpente barbato vicino ad un altare; domina la scena pure un galletto …

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(continua..)

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3. Una ipotesi alternativa di identificazione dell'offerente: non divinità fluviale, non Apollo ma ….

Parte Ia. - Il cornetto che indossa l'Offerente: il dibattito continua…

Secondo Rodolfo Martini, l'interpretazione del Rizzo della complessa scena sul R/ delle monete di Selinunte troverebbe una conferma indiretta nello studio di Lehmann 1946 "RIVER GODS I- II": infatti lo studioso partendo dall'analisi delle statue delle divinità fluviali "dimostrò come l'impostazione fosse generalmente simile a quella che compare sulla complessa scena su R. delle monete di Selinus".

Fermo restando che ci pare assai probabile che il "nostro" Offerente risulti mutuato da reali statue votive, agalmata appunto….

tuttavia concordavamo con quanto scritto da Acraf - #813 , 14 febbraio 2011 - sulla riduttività insita nel definire "il personaggio sacrificante sul tetradramma come la personificazione del fiume Selinos e sul didramma come la personificazione del fiume Hypsas" dato che "la figura rappresentata è praticamente identica e quindi implica che deve avere uno stesso significato che va al di là dello specifico nome e della relativa personificazione"; "…., essa deve in effetti rappresentare uno stesso personaggio di maggiore valenza religiosa, una divinità di rango ben superiore a una semplice personificazione di fiume (in genere resa sulle monete dal tipo del toro androcefalo)."

E continuava affermando che "Se l'esegesi è corretta, come ha ben delineato Piakos, la conclusione più ovvia è che si tratta proprio e sempre di Apollo, con particolari attributi anche "salvifici", in qualche modo inglobando in sè il riferimento al fiume."

Al di là dell'attribuzione divinità fluviale/Apollo rimane comunque irrisolto l'enigma del cornetto….

Infatti:

- se propendiamo per l'interpretazione dell'offerente quale agalma di "Apollo archegetes" (ipotesi di Piakos), la presenza della taenia col cornetto potrebbe benissimo sottolinearne il ruolo regale e vittorioso del dio (come già ripetuto molte volte, l'etimo stesso di corno rimanda a qualcosa che si eleva, che sta in cima … Vedi post indietro sull' "altare di corna")

- se invece concordassimo con l'interpretazione dell'offerente quale agalma di una divinità fluviale, dovremmo altresì prendere atto di come quest'ultima attribuzione contrasti con la palese presenza di un singolo cornetto (e non due..) e per di più rappresentato eretto e attaccato alla tainia (e non emergente dalla fronte, come ben evidente nelle monete di Gela …), della quale tuttavia non compare né il nodo né le tipiche estremità fluttuanti, per cui potrebbe piuttosto trattarsi di un diadema.

Leehmann (opera citata sopra) offre in nota 8 questi interessanti cenni bibliografici su questo particolare tipo di nastro sulle testine di Selinunte. In particolare mi piacerebbe molto poter consultare G. Blum 1913, ΣΤΕΦΑΝΗ – R.A…. Qualcuno di voi l'ha letto?

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Questa proiezione sul capo è stata anche denominata il corno di Pan ma è molto più simile alla proiezione che si nota nelle rappresentazioni antiche degli atleti greci….. (Fonte: The Numismatic chronicle - Royal Numismatic Society, 1905 – Google Books)

Ecco il corno caprino di Pan sul R/ di un tetradramma di Ainos (Tracia), circa 453-450 aC, a confronto con il cornetto sui tetra di Selinunte. In effetti l'esemplare NAC 48 assomiglia molto ad un corno caprino….

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Il corno sul tetra NAC 29 parrebbe invece più simile alla proiezione sulla testina dell'Efebo di Marathona

Qui, per un agevole confronto, anche una dracma di Colofone – Ionia (450-440aC) coeva dunque dei primi tetradrammi di Selinunte di cui stiamo discorrendo….

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Anche questo tipo di proiezione si può leggere come "Corno di Pan"?

In effetti ad Athene Pan riceveva grandi onori per aver contribuito alla vittoria sui Persiani nella Battaglia di Maratona del 490 a.C. E come ricordato anche da Acraf in altre occasioni, Pan veniva considerato di grande aiuto in campo militare in quanto capace, con il suo peculiare urlo, di pervadere di terrore panico i nemici, spingendoli alla fuga. A questo proposito M., Caccamo Caltabiano, commentando le testine di Pan in esergo sui tetradrammi di Messana, aggiunge che la sua immagine assumeva un valore fortemente simbolico dell'audacia e del coraggio che la città auspicava per i suoi giovani. (In "Messana Tyche/Fortuna sulle monete delle città dello Stretto. In: Archeologia del Mediterraneo. Studi in onore di Ernesto De Miro, Roma 2003, p. 142."

Il cornetto, potrebbe benissimo alludere a tutto questo…, per cui si spiegherebbe pure come mai il cornetto compaia solo su immagini giovanili, di efebi appunto…

Brunilde Sismondo Ridgway, "Hellenistic sculpture: The styles of ca. 331-200 B.C.", pag.25, citando la proiezione presente sull'asse della faccia dell'Efebo di Marathona la definisce come una "proiezione fogliforme" (leaf-like) che si erge dal nastro (fillet = tainia) e aggiunge come raffigurazioni simili compaiano pure su vasi….

Suggerisce inoltre (in nota 36) alcune referenze bibliografiche sul Giovane di Marathona tra cui: Lullies and Hirmer, Greek Sculpture, 221-222, e tav. VII a colori. A.Krug, Binden in der griechischen Kunst (Hosel 1968) 34-36, pl. III.

Alla ricerca di altre spiegazioni possibili sulla presenza dei cornetti, si interroga se i "cornetti" possano rappresentare un particolare ornamento oppure un'indicazione di una specifica funzione o rango. Concorda come essi appaiono comunque abbastanza diversi dalle altre rappresentazioni numismatiche dove i cornetti sono palesemente indipendenti dal nastro/diadema e non lasciano alcun dubbio sulla loro natura....

Fa infine notare come tra le numerose interpretazioni avanzate, nessuna in realtà risulti pienamente convincente. In particolare, in nota 44 rileva come il dibattito su cosa costituisca un diadema regale (royal diadem), e cosa invece un nastro (fillet), sia tuttora molto acceso e non abbia ancora trovato una conclusione. Vedi i contributi più recenti in Houghton, Arthur. A Colossal Head in Antakya and the Portraits of Seleucus I. 29 (1986) 52-62 Taf. 8-9. Antike Kunst Vol. 29, 1986…

L'enigma (almeno per ora …) rimane … :rolleyes:

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Concludo questa prima parte con un'ultima rappresentazione del cosiddetto nastro della vittoria, in greco tainia (victory-ribbon o fillet in inglese), che compare nell'atto di essere annodato da una piccola Nike al braccio del nostro Offerente sul R/ di questo raro didramma di Selinunte (NAC Auction 54), 409aC, …. A sn: un atleta con una tainia annodata al braccio incorona un'erma itifallica di Hermes con caduceo mentre una Nike si appresta a cingergli il capo con un altro nastro della vittoria. Cratere a figure rosse, ca 410 a.C., Agrigento, Museo Archeologico, inv. N. R178/a.

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(continua con la seconda parte.... leggermente audace ... ;) :P)

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Nella numismatica, come in altro settore culturale, è molto importante conoscere particolari termini che permettono di assegnare un determinato significato. Quindi ringrazio di cuore Medusa per avere così bene spiegato il temine àgalma, altrimenti sconosciuto, che contribuisce anche a comprendere meglio la genesi di determinate tipologie su monete.

Intanto aiuto Medusa che cercava il riferimento di G. Blum, R.A. vol. 21, 1913. La rivista R.A. è la "Revue Archéologique", una delle più gloriose riviste di archeologia e questo volume e quindi anche il lavoro di Blum su Stefane è consultabile (ma non scaricabile) nel seguente sito:

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k2036740/f280.image

Il riferimento di Leehmann alla pagina 169 mi sembra sbagliato, mentre bisogna andare alla pagina 275, che è pertinente.

In attesa che Medusa finisca di sviluppare il suo ragionamento, molto stimolante, desidero richiamare l'attenzione su un particolare aspetto del cornetto attaccato alla taenia, come sulle monete d'argento di Selinunte. A parte che il cornetto è singolo e situato al centro della fronte (a guisa di piccolo unicorno), noto anche che è generalmente assottigliato e in pratica appiattito. E infatti Brunilde Sismondo Ridgway, riferendosi al simile efebo di Maratona, parla di "proiezione fogliforme".

A me sembra infatti più una foglia lanceolata ed eretta in alto. Non so se nessuno abbia colto un altro particolare aspetto. L'associazione di una simile "foglia" protesa in alto con i giovanili lineamenti dell'efebo a me sembra richiamare una sorta di allusione sessuale. Tale protrusione sulla fronte pare contenere un significato "fallico", una sorta di erezione fallica legata alla maturazione sessuale dell'efebo. E' chiaro che tale prospettiva, se valida, costituisce solo una delle diverse chiavi di lettura, anche considerando che il simbolismo greco è assai complesso e si sviluppa su diversi piani.

Una simile lettura, che può essere definita "sessuale", bene si accorderebbe con l'immagine precedentemente postata del vaso attico che raffigura un atleta che tiene una taenia sul braccio e incorona un'erma appunto itifallica di Hermes, col membro eretto. La vittoria non ha sempre solo un significato militare, ma ha anche un significato di superamento dell'infanzia e adolescenza, con l'affermazione della propria raggiunta maturità virile (che ovviamente ha anche un riflesso sulla raggiunta possibilità di servire militarmente e politicamente la propria patria).

Proviamo a continuare il ragionamento su questi particolari àgalmai e attendo volentieri i nuovi contributi di Medusa e di Piakos.

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... Quindi ringrazio di cuore Medusa per avere così bene spiegato il temine àgalma, altrimenti sconosciuto, che contribuisce anche a comprendere meglio la genesi di determinate tipologie su monete.

Intanto aiuto Medusa che cercava il riferimento di G. Blum, R.A. vol. 21, 1913.

Carissimo Acraf, grazie per le tue gentili parole, ma in realtà sono io che ringrazio te! Ancora una volta GRAZIE!!!

Sei incredibile come scopritore anche delle più elusive fonti ... Ma adoro assai questo!! :P

Leggerò con attenzione le parti del Blum e magari se riesco a operarne una sintesi la posto qui per un agevole confronto con il Leehmann.

(...) L'associazione di una simile "foglia" protesa in alto con i giovanili lineamenti dell'efebo a me sembra richiamare una sorta di allusione sessuale. Tale protrusione sulla fronte pare contenere un significato "fallico", una sorta di erezione fallica legata alla maturazione sessuale dell'efebo. E' chiaro che tale prospettiva, se valida, costituisce solo una delle diverse chiavi di lettura, anche considerando che il simbolismo greco è assai complesso e si sviluppa su diversi piani.

Una simile lettura, che può essere definita "sessuale", bene si accorderebbe con l'immagine precedentemente postata del vaso attico che raffigura un atleta che tiene una taenia sul braccio e incorona un'erma appunto itifallica di Hermes, col membro eretto. La vittoria non ha sempre solo un significato militare, ma ha anche un significato di superamento dell'infanzia e adolescenza, con l'affermazione della propria raggiunta maturità virile (che ovviamente ha anche un riflesso sulla raggiunta possibilità di servire militarmente e politicamente la propria patria)

Concordo pienamente e assegno un voto positivo alla tua affermazione!

Torneremo assolutamente su questo aspetto "fecondo..." ;), che si connetterebbe anche con i riti a cui i giovani efebi erano iniziati nel nome di Hermes ed Heracles. Ma il cornetto e la potenza sessuale si addicono anche agli atleti vittoriosi che venivano divinizzati e fatti oggetto di culto - con tanto di statue ad essi dedicate nei templi - proprio perchè trasferissero questo loro vigore e potenza fecondante anche alla loro città...

Valeria

Modificato da medusa
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Tetradramma di Segesta con cornetto: eroe fondatore o divinità fluviale???

Nel mio post #191 del lontanissimo :rolleyes: 25 settembre 2009, proponevo la tesi della Caccamo Caltabiano sulla identificazione del c.d. "Cacciatore" sui tetradrammi di Segesta di fine V secolo.

Il Cacciatore: Egeste o Crimiso ?

" Significativa la presenza sulla monetazione di Segesta dei decenni finali del V sec. a. C. di un giovane cacciatore accompagnato da due cani, identificato con Egeste, fondatore di Segesta, figlio della troiana Segesta e del fiume Crimiso, ovvero con il Crimiso stesso. Su tale problema MARCONI, art. c., 1081-1090 che identifica il cacciatore con Egeste, distinguendolo dal tipo caratterizzato da corna sulla fronte, presente sul tetradrammo della collezione De Luynes (E. BABELON, Catalogue de la Collection De Luynes. Monnaies grecques. I. Italie et Sicile, Paris 1924, 217, nr. 1121), in cui lo studioso riconosce Crimiso. Riteniamo, tuttavia, piuttosto problematica tale distinzione dal momento che la rappresentazione degli eroi fondatori sulla monetazione greca è quasi sempre accompagnata dal nome che li identifica, proprio per l'obiettiva difficoltà nel riconoscerli." - M.CACCAMO CALTABIANO: IL PANSICILIANESIMO E L'ANNUNCIO DI UN'ERA NUOVA. SU ALCUNI TIPI MONETALI DI SIRACUSA ED ERICE DELL'EPOCA DEI MAESTRI FIRMANTI, nota 54 a pag. 20.

Si cita l'unicum della collezione de Luynes che guarda caso presenta il Cacciatore senza pileos e con un cornetto singolo sulla fronte….

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Sia la Caccamo che A. Cutroni Tusa si rifanno a Marconi che lo identifica proprio in virtù del cornetto come il dio fluviale Krimisos il quale, nella veste di un cacciatore con corno sulla fronte, prenderebbe qui il posto del mitico eroe fondatore Egestos….

Ritorna il dilemma: eroe fondatore o divinità fluviale ???

La figura del cacciatore e il conio unicum De Luynes sono indagati anche dal nostro Leehmann in "River Gods IV": egli osserva come siano davvero pochi i dettagli per i quali l'unicum diverge dagli altri tetradrammi (mancanza del pileo e presenza di un singolo corno eretto) per cui ritiene assai arduo immaginare che qualcuno, inclusi i greci del V secolo, potesse interpretare due tipi numismatici contemporanei essenzialmente simili come raffigurazioni di due diverse divinità semplicemente in base a quei minimi dettagli diversi….

Proprio in virtù di quel cornetto si dichiara propenso ad interpretare la figura presente sull'intera serie di tetradrammi come Krimisos … Aggiunge infine che è molto probabile che la statua che questi tetradrammi riflettono sia stata anch'essa provvista, oltre che del pileo presente nelle altre serie, anche del cornetto riprodotto nel tetra unicum.

E se fosse il contrario?? Se proprio quel cornetto rimandasse alla figura eroica del fondatore Egeste???

Il mistero si infittisce...., e mentre Voi continuate a indagare, e Piakos conclude la sua argomentazione apollinea, io torno ad immergermi nei culti eroici per corroborare la mia tesi ....

Valeria

ps: stiamo veleggiando verso i 50.000 contatti. Per festeggiare, che ne dite di una "Obolichepassione Convention" in diretta LIVE dall'agorà di Selinunte?? :blum:

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Cara Valeria, risulta molto seducente la tua ipotesi che vede abbinata la figura dell'efebo con corno con il mito dell'eroe fondatore (ecista).

Nel caso specifico di Segesta, l'eroe fondatore Egesto (o Aceste, in greco Aigestos), era figlio della troiana Egesta che, secondo il mito tramandato da Servio, si sarebbe accoppiata con il cane Krimisos (un dio fluviale, che per metamorfosi si sarebbe trasfornato in cane). Quindi a rigore nel mito segestano, che a sua volta si inserisce nel più vasto mito troiano, esiste un dio fluviale, che è appunto Krimisos.

Nella scena del cacciatore è infatti presente un cane, che è un cirneco (uno dei primi cani addomesticati, circa nel 5000 a.C., forse in Egitto dove era assimilato all'importante dio Anubi), che quindi simboleggia anche il fiume locale.

A me sembra tanto strano che in una medesima scena figurino ben due personaggi fluviali, il cacciatore e il cane. Gli antichi Greci erano piuttosto attenti a non duplicare inutilmente i riferimenti simbolici, per cui se il cane è un simbolo fluviale, il cacciatore non lo può essere assolutamente (è una inutile duplicazione).

Ormai, grazie anche a Manganaro in un suo breve articolo del 1984 dedicato appunto a Aceste, è ormai assodato che il personaggio "cacciatore" deve essere identificato con l'eroe fondatore.

E' interessante osservare come nella quasi totalità dei conii di Segesta con questo personaggio manchi il corno sulla fronte. Se in un conio (come nell'esemplare di De Luynes) esso compare, non dovrebbe significare un personaggio diverso, ma sempre lo stesso e quindi sempre Aceste, che non era un dio fluviale ! anche se al limite figlio di un dio fluviale.

Non dimentichiamo che pure a Selinunte il personaggio sacrificante è a volte raffigurato con corno e a volte senza corno, ma dovrebbe essere sempre uno stesso personaggio.

A questo punto diventa assai seducente la tua ipotesi di un diffuso culto dedicato al fondatore della città.

In quel periodo sulle monete siceliote in pratica ricorre o un personaggio maschile, in genere un efebo (cornuto o no), o un personaggio femminile, in genere una ninfa.

Sarebbe utile poi riflettere su tale aspetto "binomiale", per capire meglio i sentimenti cultuali dell'antico siceliota.

Adesso spero proprio che si faccia vivo il buon Piakos!

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Salve , ad un'asta per euro 27 ho acquistato questa moneta di Leontini , qualcuno può confermare che si tratta di Obolo ?

misure:- 1,94 g. - 9 mm

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Gentile Panormos, la monetina di Leontinoi che hai comprato non è un obolo argenteo bensì un bronzetto emesso dopo il 212 a.C., ossia in periodo di dominazione romana.

Riferimenti : C.N.S. n°13. SNG Coop., n°369.

L'esemplare è genuino , ma è stato del tutto spatinato in epoca recente

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Salve , ad un'asta per euro 27 ho acquistato questa moneta di Leontini , qualcuno può confermare che si tratta di Obolo ?

misure:- 1,94 g. - 9 mm

Gentile Panormos, benvenuto nella nostra discussione. Dal catalogo online acsearch.info ho estrapolato due varianti del tuo bel bronzetto tardo (dopo il 210aC) di Leontini (1,94 g.)... Quindi non di obolo si tratta, che è in argento...

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La variante che assomiglia al tuo presenta al R/ l'etnico ΛΕΟΝΤΙΝΩΝ diviso in tre parti. (Classical Numismatic Group, asta 116 (2005) Æ 15mm. 2.64g - Tony Hardy Collection). Nel secondo esemplare invece sembra in due sole parti (Classical Numismatic Group, Sale 61 – 2002, Æ 14mm (2.27 g), David Freedman Collection)

Ma attendiamo che gli altri amici più esperti di me aggiungano ulteriori particolari.... :rolleyes:

Un caro saluto

Valeria

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Grazie Valeria .... da ignorante numismatico , domanda :- gli oboli sono sempre in argento ?

la differenza con la moneta del catalogo che hai trovato è soltanto nella misura e nel peso .... giusto ?

Grazie ancora ... dovete avere pazienza , magari per la maggioranza dei Forummiti sono risposte ovvie , per il sottoscritto .... ancora devo capire come si guarda una moneta .

Grazie

Giovanni

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