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IGNORED

OBOLI CHE PASSIONE!


Risposte migliori

Altri esempi di statue di Apollo su pitture vascolari... Interessante notare come nella raffigurazione in basso, di area lucana, Apollo appaia a capo nudo e non laureato...

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(continua)

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Quello che sorprende e credo che non sia mai stato abbastanza evidenziato nei vari studi è che nei successivi tetradrammi di Selinunte, in particolare nei gruppi 2, 3 e 4 di Schwabacher, scompaiono i corni fluviali e il giovane sacrificante appare sempre con capo nudo, come nel seguente esempio:

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Quindi a un certo momento, forse poco prima del 430 a.C., a Selinunte il giovine sacrificante perde i vecchi connotati del dio fluviale munito di corna e appunto si avvicina ai tipi raffigurati a Leontinoi e a Stiela (che, ricordiamo, non mostrano mai i corni).

Può essere stata una semplice evoluzione stilistica, ma, bene conoscendo l'amore dei greci per i dettagli, è possibile che nel frattempo a Selinunte il vecchio culto del dio fluviale sia stato assimilato a quello di Apollo, forse proprio Archegetes visto che a lui era dedicato il tempio C, che però era anche il più antico dei famosi templi selinuntini, risalendo alla metà del VI secolo a.C.

Quello che ancora non riesco a comprendere bene è perché città di origine e schieramento diversi, come Selinunte da una parte e Leontinoi e Stiela dall'altra, abbiano sentito il bisogno di adottare una tipologia così affine e in comune.....

Infine nel quarto gruppo al diritto una quadriga è al galoppo e reca all'esergo il simbolo spiga di grano. Al rovescio il dio fluviale Selinos sacrificante è sempre nudo, di stile simile al precedente.

I cornetti fluviali mi sembrerebbero presenti pure su questo tetradramma di Selinunte del IV gruppo di Schwabacher…

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L'immagine del tetradramma di Selinunte,17,28 g, è Cortesia e Copyright: Münzkabinett, Staatliche Museen zu Berlin, 18200114.

Che ne pensate??

(Continua...)

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L'immagine completa:

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Il nostro impareggiabile Acraf ci ha già ricordato che:

…. non è valida la teoria di Schwabacher per una emissione durata dal 467 fino al 409 a.C., anche ammettendo periodi di pausa. Esiste una notevole uniformità stilistica, con piccole variazioni dovute alla presenza di diversi incisori, per cui la produzione di questi autentici capolavori di Selinunte doveva estendersi al massimo circa dal 445/440 a poco prima della distruzione della città nel 409 a.C. ad opera dei Cartaginesi (alleati della nemica Segesta).

Questa datazione determina anche quella della litra di Leontinoi e quella di Stiela, con simile dio fluviale sacrificante nudo, confermando la mia proposta già esposta in precedenza, grosso modo intorno al 430 a.C.

(continua..., siate indulgenti ....:P)

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(….) Da quanto sopra esposto appare chiaro, come avevo già accennato, che l'inizio della nuova monetazione di Selinus, con il dio fluviale sacrificante, appare essere consono con la nota testimonianza, già citata in precedenza, di Diodoro di Efeso sull'intervento di Empedocle a sanare una grave situazione sanitaria a Selinus, nel 444 a.C.

I tempi più o meno coincidono…..

Volevo intanto spendere due parole per commentare il personaggio sacrificante raffigurato su molti tetradrammi di Selinunte e che ha fornito l'ispirazione per le litre di Leontinoi e di Stiela (prima serie). Posto un'altra bella immagine:

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Per capire, bisogna partire dal fatto che il sito di Selinunte, individuato dall'ecista Pammilo, era sì dotato di un fertile entroterra ai margini del territorio controllato dai punici, con i quali avrebbero potuto essere instaurati proficui commerci, ma presentava lo svantaggio di essere fiancheggiato da due acquitrini, vicini allo sbocco del fiume Selinunte (ora Madione). Le paludi portuali finirono per creare gravi problemi agli abitanti di Selinunte, che soffrivano soprattutto di malaria. Secondo Diodoro di Efeso, nel 444 a.C. una terribile pestilenza arrivò a mietere molte vittime. I selinuntini si rivolsero dunque al filosofo e scienziato agrigentino Empedocle affinchè trovasse un rimedio. Egli creò due canali, con un flusso continuo di acqua corrente all'interno degli acquitrini, permettendo si spazzare via le larve di zanzara e procedendo ad una vera e propria bonifica dell'agro selinuntino. Gli abitanti di Selinunte, in segno di venerazione, gli dedicarono al centro dell'acropoli un piccolo tempio.

Il personaggio sacrificante è la personificazione del dio fluviale Selinunte e qui l'arte greca per la prima volta accantonò per una volta l'usuale abitudine di raffigurare una divinità fluviale con il solito toro (a indicare la forza delle correnti fluviali). Egli reca un ramo lustrale di purificazione (forse di salice) e sacrifica dinanzi a un altare, dedicato ad Apollo (e che forse era situato innanzi al tempio eretto in onore di Empedocle)

Il dio fluviale, grazie all'opera di bonifica del grande filosofo e scienziato, si arricchisce di valenze salvifiche oltre che commemorative della salvezza dalla pestilenza (nel senso di malaria e anche forse di peste, per il facile inquinamento delle acque).

Infatti sull'altare compare il gallo, non solo emblema dell'alleata Himera, ma anche uccello dedicato al dio della salute Asklepios (Platone, Phaedo 117a-118). Il legame tra altare e gallo si comprende meglio se si tiene conto che Apollo era il padre di Asklepios (Esculapio). Dietro di nota una statua di toro su piedistallo, un riferimento al fiume (non credo sia il famoso toro fatto costruire dal tiranno agrigentino Falaride circa un secolo prima). Poi esiste la foglia di sélinon, emblema greco della città.

Infatti in greco il nome Selinoûs-oûntos deriva dal sedano selvatico (sélinon in greco) che i coloni vi trovarono in abbondanza. Il sostantivo greco neutro sélinon viene tradotto con apio, sedano, prezzemolo. Il nome scientifico del prezzemolo è Petroselinum hortense, dal greco petrosélinon, ossia sedano che nasce tra le pietre.

E' quindi sempre importante sapere leggere i vari particolari che sono presenti su una moneta siceliota, conoscendo l'amore dei Greci per i simboli.

Selinos e Hypsas e il Kouros di Selinunte

... ovvero ulteriori riflessioni sul quesito "Divinità sacrificanti sui tetradrammi e didrammi di Selinunte, statue di Apollo o divinità fluviali sacrificanti?"

Seguendo le suggestioni proposte dal grande Okt in un'altra interessante discussione … dove, rilanciando la lettura storico artistica di un tetradramma di Selinunte presente in "Jenkins G.K.-1990- Ancient Greek coins", paragona l'asciutta muscolatura del corpo nudo del dio fiume Selinos nell'atto di sacrificare in un recinto sacro … a quella del famoso kouros bronzeo di Selinunte:

"Qui c'è una figura maschile nuda, vista nell'atto di sacrificare in un recinto sacro. L'altare è delimitato da un nastro e un gallo sacrificale è fermo e pronto. Sul lato opposto vi è il monumento di un toro su un piedestallo. Il giovane nudo, che regge un ramo lustrale nella sinistra, è il dio fiume Selinos, qui ritratto in forma pienamente umana, con l'unica eccezione delle piccole corna taurine che spuntano sulla sua fronte. Ritroveremo ancora, a Gela e altrove, una simile versione antropomorfa del dio fiume, in precedenza sempre rappresentato come un toro dal volto umano. La resa estremamente elegante dell'asciutta muscolatura di quel corpo costituisce un notevole capolavoro, databile al 460 circa a.C. e richiama immediatamente il famoso kouros bronzeo custodito a Castelvetrano, ed esso stesso probabilmente attribuibile a Selinunte." (Traduzione a cura di OKT) Ripropongo qui lo stesso parallelo relativo alla raffigurazione di Selinos al dritto di due tetradrammi (A: con cornetti, già commentato qui magistralmente da Acraf…), B, senza cornetti) aggiungendo un confronto anche con il dio-fiume Hypsas sul rovescio di un didrammo (figura C, con cornetti B))….

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Inoltre, sempre ad integrazione della dettagliata analisi di Acraf, mi permetto di postare il link ad alcuni miei post del lontano luglio 2009, sempre in questa discussione, in cui cercavo di analizzare l'iconografia dell'ammaliante litra di Selinunte con la Ninfa che nutre il serpente al seno, identificata come Nestis, la Persephone indigena o come Eurymedon. … In particolare al post 122 del 30 luglio 2009 titolavo la IV parte: "EMPEDOCLE e il paradigma del politico/iatros , tra Selinos e Hypsas"

Riportoalcune riflessioni su cui sarebbe interessante confrontarsi, alla luce di nuovi contributi...

"In base alla testimonianza su Empedocle e la bonifica delle paludi selinuntine riportata da Diogene Laerzio, la rappresentazione del fiume Hypsas/Selinon sulle monete era stata posta in relazione con l'opera di risanamento idraulico che Empedocle agrigentino dovette realizzare nel territorio di Selinunte, infestato dai miasmi dei fiumi …

Questa ipotesi sarebbe stata confutata da A.H. Lloyd (The Coin Types of Selinus and the Legende of Empedocles – 1935), il quale imputa alla compresenza dell'idronimo "Hypsas" sia a Selinunte che ad Agrigento (odierno F. Sant'Anna) la conseguente duplicazione della leggenda dell'intervento di Empedocle nella zona terminale dell'odierno Belice – "... punto di riferimento finale del dissesto idro-geologico dell'area interna, accentuato anche dal carattere spesso torrenziale delle piogge... (da: G. Panessa)" - oltre che nell'agrigentino, oppresso da venti umidi e malsani.

A prescindere da questa eventualità, ciò che emerge è il reale aspetto di un fiume, la potenziale negatività delle sue correnti in situazioni di squilibrio climatico-ambientale ricomposte dalla techne e da una arcaica magia meteorologica nel nome di Empedocle: proprio per il suo riproporsi in momenti storici diversi quale costante riferimento, lo scienziato filosofo assurgerebbe pertanto a paradigma del politico/iatros (risanatore) particolarmente efficace nei pensatori del IV secolo (ad esempio: Timeo). (Fonte: M. I. GULLETTA – Timoleonte, Entella e la sua Chora)

Continua .... (Eh!! Troppi spunti .... ci avete offerto, carissimi Acraf e Piakos ...:P)

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Temistocle e Timoleonte: il paradigma empedocleo del politico-iatròs, tra statue apollinee, aquile e serpenti…

Senza dubbio la più grande impresa di Temistocle come comandante militare fu la sconfitta del persiano Serse a Salamina che segnò il trionfo della Grecità nella lotta contro il barbaro. In seguito, esiliato per il suo progetto di una rivolta democratica nel Peloponneso sotto la guida di Atene, trovò rifugio presso la corte persiana di Artaserse, che lo fece signore di Magnesia al Meandro (vicino ad Efeso).

Pausania testimonia di un culto di Apollo ad Aule, una località in Magnesia vicino al fiume Lethaeus, dove si trovava una caverna sacra ad Apollo in cui veniva custodita un'antichissima αγαλμα del dio, a testimonianza della connessione di Magnesia con Creta e Delphi…

Chissà se si tratta della stessa statua cultuale effigiata al D/ del didramma di Temistocle del 465-459 a.C. (8,59 g). Immagine Cortesia e Copyright: Münzkabinett, Staatliche Museen zu Berlin, 18201165.

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Al D/ l'uccello effigiato parrebbe un corvo, come sembrerebbe pure su questo cratere attico riproducente una statua cultuale di Apollo presso un altare ….; tuttavia sul R/ del didramma troneggia certo un'aquila.

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Sull'aggancio ad Himera/Salamina (presente in Diodoro, 11, 23) e richiamando il paradigma empedocleo del politico astuto, carismatico e risanatore (dibattuto da Acraf e da me in precedenza), Maria Ida Gulletta in "Timoleonte, Entella e la sua Chora" ipotizza un interessante parallelo tra Temistocle e Timoleonte, entrambi baluardo della grecità assediata, tra aquile e serpenti….

Temistocle, in fuga in Asia Minore, fece un sogno profetico che gli preannunciava la salvezza nella terra dei Persiani. Narrato in Plutarco, Them. - 26, 3, 2., il sogno riguardava la prodigiosa trasformazione del serpente - che avvinghiava Temistocle minacciandolo alla gola - in aquila che, con le sue ali, lo trasportò lontano e lo depose su un caduceo d'oro, dissolvendo ogni suo timore….

Un analogo evento mantico sembra tessere la trama siceliota di Timoleonte, sottolineandone nel contempo la cornice ideologica che rispondeva all'eco di una rinnovata demonizzazione del Barbaro in pieno IV secolo. Nella descrizione della battaglia del Crimiso, Plutarco (Timoleonte, 26,6) cita questo evento prodigioso quale segno di vittoria: "Gli indovini videro quindi due aquile avvicinarsi, di cui una portava negli artigli un serpente trafitto, l'altra volava emettendo alte strida di entusiasmo, e le mostrarono ai soldati che si misero tutti a pregare e ad invocare gli dei."

Inoltre, nel momento culminante della strage punica al Crimiso/Hypsas, la Tyche si rivela attraverso la provvidenzialità di una tempesta; Timoleonte, uomo della Tyche, completa il paradigma empedocleo del politico/iatros, risanatore, alla pari di Empedocle…

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Anche su questo statere di Side, in Pamphylia, 380-360 aC, compare la statua cultuale di Apollo con alloro e un corvo ai piedi, in prossimità di un altare acceso....

Apollo sembrerebbe con il capo nudo, senza la corona di alloro. Nota la melograna al D/, da cui Side prenderebbe il nome...

Ma dopo questa carrellata di Apolli e allori..., è ora di tornare ai quesiti posti dagli amici Acraf e Piakos...

Valeria

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L'APOLLO DI CASTELVETRANO?

Dopo gli ulteriori preziosissimi contributi documentali postati dalla Splendida Medusa (grazie Vale...sei Divina più che mai) possiamo avviarci a stringere qualche conclusione, peraltro ed a questo punto non peregrina.

Credo che qualche identificazione monetale afferente le coniazioni di Selinunte, andrebbe rivista...intanto proviamo a rivederla tra di noi.

Ecco a Voi, uscito dai rovesci dei tetradrammi di prima coniazione, l'offerente comunemente ritenuto una raffigurazione di divinità fluviale che si fa statua in bronzo: è il c.d. efebo di Castelvetrano.

Lo potete ammirare in tutta la sua bellezza...ancora oggi dispensatore di suggestione...mentre nella sua epoca dispensava raziocinio, protezione alla città e salute...perchè, non era una semplice divinità fluviale...ma trattasi - con tutta probabilità - di una raffigurazione, peraltro canonica, del dio Apollo.

E tali doni ricevettero i Selinuntini sino a quando hanno con coerenza ascoltato la voce del dio...agendo con audacia commerciale, prudenza militare e raziocinio, privilegiando l'espansione economica e la crescita strutturale di Selinunte.

Apollo dà la sapienza agli uomini, ma lui se ne sta in disparte, lui è il "dio che agisce da lontano".

Nel V secolo a. C., per ammissione delle fonti, Selinunte era tra le città più prospere e popolate della Sicilia (Diodoro XIII 44), la grande edilizia pubblica testimonia che tale prosperità era già enorme nel cuore del VI secolo a. C., quando appunto si pose mano all’organizzazione razionale degli spazi urbani.

Quando, dallo scorcio del V secolo in poi Selinunte dette pretesto a Cartagine, prima artefice commerciale della sua opulenza, per una disputa...Apollo si ritrasse dalla Polis...allontanato dall'avidità e dalle irrazionali mosse geopolitiche dei demonazionalisti selinuintini...dove non c'era luce ma errore. Cartagine non aveva più bisogno del grano siciliano, altre fonti erano sopravvenute.

L'amicizia con Siracusa e la radicalizzazione del contrasto con Segesta, nel tentativo di espandere il territorio di Selinunte sino alla foce del Crimiso in cerca di nuovi sbocchi per il commercio e di nuove terre, fu causa della fine dell'amicizia di Cartagine.

La città fu l'avamposto occidentale della cultura greca in Sicilia. Si alleò con Cartagine ma dopo la disastrosa Campagna di Sicilia degli ateniensi (415-413 a.C.) cambiarono gli equilibri: Segesta, prima alleata di Atene, riuscì ad assicurarsi l'alleanza con i cartaginesi. I selinuntini non avevano colto i segni del cambiamento e distrussero Segesta, che credevano ormai priva di protezione. La reazione di Cartagine fu drastica: secondo Diodoro Siculo la città fu distrutta completamente, su 25.000 abitanti 16.000 morirono e 5.000 furono fatti prigionieri...altri riuscirono a riparare in Akragas.

Tutto ciò che Apollo aveva donato alla città: opulenza e crescita, se ne andarono nei pochi giorni che durò l'assedio alla città. Seguirono lutti,schiavitù, miseria e distruzione.

Apollo non perdona chi non si irradia della luce che lui stesso dispensa...chi erra e persegue non l'audace ed intelligente costruzione di nuovi destini, ma una ceca ed illogica sete di impossibile potenza.

Il c.d. Efebo di Castelvetrano, con tutta probabilità, non è un comune efebo e nemmeno una divinità fluviale (fiume Hypsas?)...bensì è lo stesso Apollo...in dimensioni ridotte (h. circa 85 cm.) sulla tipologia della statua dedicata dai Calcidesi all'Arechegete di naxos, che come si riscorderà era stato eretto a simulacro davanti all'altare, poco dopo lo sbarco dei coloni, mediante l'erezione di una statua nella misura pari alla metà...di quella afferente la figura umana di un eroe.;)

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Concordemente con la letteratura di riferimento le sue mani non potevano essere vuote come si mostrano oggi. Non è difficile immaginare, coerentemente con le figure vascolari postate in questa discussione, tra cui ultime in ordine cronologico quelle postate da Medusa all'intervento 794, anche 791...e sopratutto al 790 ove la nostra Divina collega mostra in parallelo la statua di Castelvetrano con una raffigurazione vascolare similidentica per posizione della braccia e delle mani.

In quelle immegini sopra richiamate le mani del dio non sono vuote: recano una patera nella mano destra ed un ramo d'alloro (inconfondibile principale attributo del dio) nella mano sinistra, così come doveva recarle il nostro efebo...Apollineo. Peraltro e non a caso è decisivo evidenziare che non sempre Apollo appare nelle raffigurazioni con la tipica corona di alloro che cinge la testa. Spesso, come mostrano anche le foto vascolari postate in questa discussione, quando il dio tiene in mano il ramo di alloro la testa è nuda.

E' stata esclusa una paternità fidiana di questo bronzo, mentre molte affinità stilistiche sono state individuate tra l'Efebo selinuntino e la metopa di Atteone sbranato dai cani (tempio E di Selinunte collina orientale), per cui sembra accettabile l'ipotesi di chi, come il Pace, vede nel bronzo di Selinunte l'espressione della scultura siceliota nel suo arcaismo più evoluto, o di chi, come il Paribeni, parla di doppio linguaggio o di opposizione tra arte colta (il bronzo...) e arte plebea (la metopa...). Si concorda che le mani della statua non fossero vuote e dovessero tenere oggetti cultuali.

Ecco che, dopo aver visto il presunto efebo in bronzo (probabilissimo Apollo) nella sua stuttura statuaria tridimensionale...attenderemo che egli torni nei tetradrammi di Selinunte per continuare ad argomentre al riguardo, con ulteriori considerazioni e comparazioni: ci sarà da dire e le sorprese potrebbero non mancare.;)

(continua...)

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BENVENUTI NEL 2011!

Mi complimento vivamente con Piakos e Medusa per le nuove iconografie e informazioni sul giovane nudo sacrificante. Sicuramente intrigante è il famoso “efebo di Selinunte” o di Castelvetrano, dal luogo del suo ritrovamento, nel 1882: una statuetta in bronzo alta circa 85 cm e realizzata intorno al 480-460 a.C. (comunque precedente di 20-40 anni dal primo tipo su monete di Selinunte).

Per chi vuole documentarsi sulla storia veramente romanzesca di questo bronzo, che fu rubato e poi fortunosamente recuperato negli anni’60, rimando al seguente documentato link:

http://www.selinus.it/?page_id=2

Bisogna osservare che nell’archeologia è prassi corrente dare la denominazione di “efebo” a qualsiasi giovane nudo non altrimenti identificato con ragionevole sicurezza.

Nel caso dell’efebo di Selinunte alcuni (soprattutto archeologi stranieri) hanno voluto identificarlo con Apollo, specialmente sulla scorta di affinità con metope presenti nel noto tempio di Selinunte.

Secondo me, per quanto riguarda la corretta identificazione del personaggio su monete, dobbiamo partire da dati più oggettivi, tenendo presente la moneta e l’epoca in cui fu coniata.

Non credo che tale personaggio debba essere sempre e comunque identificato con Apollo (Archegetes). Quando si è in presenza di un personaggio che reca cornetti sulla fronte siamo di fronte alla personificazione di un fiume, grazie anche alla sua importanza per la vita della polis. Oltre alla sua trasfigurazione come toro androprosopo (ossia con faccia umana) abbiamo anche, seppure più raramente, come personaggio maschile nudo. Il dio fluviale divinizzato deriva dal mito di Acheloo (che corrisponde all’attuale fiume Aspropotamo, il più lungo fiume della Grecia), che a sua volta entrò a far parte del mito di Eracle, assai venerato in Sicilia, e divenne anche il padre dei vari fiumi, compresi quelli della Sicilia, nonché delle sirene.

Presso l’originale fiume Acheloo, in Grecia, esisteva l’oracolo di Dodona, che ebbe notevole importanza presso i Greci, anche se non arrivò ad oscurare la fama e ricchezza dell’oracolo di Apollo di Delfi. In ogni caso era diffusa presso i Greci l’abitudine di invocare Acheloo (e per estensione anche gli altri fiumi, specie quelli presso la propria città) durante i sacrifici, nelle preghiere e nei giuramenti.

Molto interessante è il seguente rarissimo statere di Metaponto (= Noe 311 = H.N. 1491), coniato nel 440-430 a.C. e quindi più o meno negli stessi anni delle monete di Selinunte già viste:

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con la testa ancora taurina e corna e leggenda AXEΛOIO AEΘΛΩN, quindi un chiaro e diretto riferimento ad Acheloo.

A Selinunte il personaggio sacrificante con corna è identificato con il fiume omonimo Selinunte.

(continua)

Modificato da acraf
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Inoltre, rimanendo nella Magna Grecia, nel 435-425 a.C. fu coniato anche un altro rarissimo statere, di Pandosia (= H.N. 2449), che reca il dio fluviale Crathis (fiume Crati, che scorreva vicino anche a Sibari), indicato chiaramente dalla leggenda KPAΘSM:

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Da notare che esso porta un ramoscello e tiene nella mano destra protesa una patera. Manca l’altare e al suo posto si nota un pesce.

(continua)

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Tornando a Metaponto, subito dopo lo statere dedicato ad Acheloo, furono coniati stateri dedicati a divinità greche, Eracle (= Noe 313 = H.N. 1495) e Apollo (= Noe 314-319 = H.N. 1496), quest’ultimo ancora con ramoscello, davanti a un altare, ma senza corna (nella mano sinistra tiene un arco, come in alcuni diritti su tetradrammi di Selinunte, in qualità di auriga su quadriga):

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Che cosa si può dedurre da questi pochi esempi?

Che il giovane personaggio nudo può essere raffigurato o come dio fluviale o come Apollo stesso. Quando ci sono cornetti (o almeno accanto il nome del fiume) non ci sono dubbi che siamo di fronte a una divinità fluviale. Questo vale anche per le semplici teste o busti: ad esempio a Gela abbiamo sempre una testa cornuta, che rappresenta il dio fluviale Gelas, oppure quando, come a Naxos e Katana, c’è la leggenda Assinos, essa si riferisce al dio fluviale Assino.

Se mancano i cornetti o manca il nome identificativo, resta più incerta l’identificazione del personaggio, che, in questo caso, può benissimo essere identificato con Apollo, il dio greco per eccellenza e in pratica il “protettore” dei Greci emigrati in Sicilia e venerato con maggiore vigore in occasione della fondazione o quando c’era necessità di esaltare il proprio “ellenismo” in momenti di crisi o di guerra.

Nel caso di Leontinoi e Stiela, il giovane nudo con ramoscello, senza cornetti e senza nome identificativo, può essere identificato piuttosto con Apollo, come suggerito da Piakos (e anche da alcuni curatori di cataloghi).

E’ possibile che durante la guerra tra Atene e Siracusa, sia Leontinoi sia Stiela, ambedue città filoateniesi, abbiano voluto ricordare il dio greco per antonomasia, Apollo, anche sulla scorta di antiche tradizioni di comune origine calcidese attraverso i discendenti da Naxos, che da un lato aveva fondato Leontini e dall’altro aveva contribuito a popolare Stiela, probabilmente situata lungo la valle dell’Alcantara. In ogni caso la valle dell’Alcantara vide la penetrazione verso il suo interno di genti nassie, anche per creare un territorio a loro fedele e incuneato tra quello di Zankle, a nord, e di Katana, a sud, ambedue con mire espansionistiche (ovviamente a danno di Naxos).

Più complessa è l’evoluzione del simile personaggio raffigurato sulle monete di Selinunte. Inizialmente era sicuramente il dio fluviale e probabilmente l’occasione fu fornita in quel tempo dal risanamento delle paludi intorno alla foce del fiume. Successivamente la rappresentazione si arricchì di ulteriori valenze cultuali, in qualche modo inglobando anche il culto di Apollo, forse per risaltare l’appartenenza della città al mondo greco in un territorio sempre più assoggettato al dominio cartaginese. Forse fu per questa ragione che i cornetti praticamente scompaiono…..

Questo è un aspetto che andrebbe meglio approfondito assieme a una più corretta sistemazione della produzione monetaria di Selinunte, anche su base cronologica, per meglio correlarla con altre monetazioni siciliane e con i concomitanti eventi storici.

So che la prof.ssa Arnold-Biucchi aveva studiato a lungo la monetazione arcaica di Selinunte, ma non sembra ancora intenzionata a fare un vero Corpus, un’opera veramente auspicabile.

Invece sembra sia ormai completata la stesura del Corpus delle monete di Akragas, a cura della dr.ssa Ulla Westermark (un lavoro di oltre 30 anni). Si spera che veda la luce entro un anno.

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BENVENUTI NEL 2011!

Grazie, gentilissimo amico! E ancora Auguri anche da parte mia...

(...) In ogni caso era diffusa presso i Greci l'abitudine di invocare Acheloo (e per estensione anche gli altri fiumi, specie quelli presso la propria città) durante i sacrifici, nelle preghiere e nei giuramenti.

Molto interessante è il seguente rarissimo statere di Metaponto (= Noe 311 = H.N. 1491), coniato nel 440-430 a.C. e quindi più o meno negli stessi anni delle monete di Selinunte già viste:

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con la testa ancora taurina e corna e leggenda AXEΛOIO AEΘΛΩN, quindi un chiaro e diretto riferimento ad Acheloo.

Che stupendo statere!!! Grazie Acraf! Non conoscevo questa raffigurazione di Acheloos con il corpo umano ... Qui sembrerebbe reggere una canna palustre e la clamide oltre alla patera. La leggenda Achelóio áetlon significherebbe premio per i giuochi in onore di Acheloos. Acheloo era infatti oggetto di un culto estesissimo e festeggiato con pubblici giuochi.

In Grecia ed in Sicilia il culto del dio fluviale è sempre legato a grandi opere di bonifica del territorio. Ad esempio, Pausania (I,41,2) ricorda che Teagene, tiranno di Megara aveva eretto un'ara in onore di Acheloo, per celebrare un'opera di bonifica.

La comparsa sulle monete di Acheloo, divinità fluviale con potere sulle acque, potrebbe essere dunque connessa con un periodo di disastrose alluvioni e di conseguenti opere di bonifica, attestate - dalla metà del V secolo - dalla crisi che investe sia il territorio sia lo stesso centro urbano di Metaponto. (Stazio, 1999)

Un'interessante sintesi sulle bonifiche del metapontino in "Il Metapontino: insediamenti antichi e bonifiche - Antonio De Siena".

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Tornando a Metaponto, subito dopo lo statere dedicato ad Acheloo, furono coniati stateri dedicati a divinità greche, Eracle (= Noe 313 = H.N. 1495) e Apollo (= Noe 314-319 = H.N. 1496), quest'ultimo ancora con ramoscello, davanti a un altare, ma senza corna (nella mano sinistra tiene un arco, come in alcuni diritti su tetradrammi di Selinunte, in qualità di auriga su quadriga):

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Una curiosità su ciascuno dei due stateri:

- si ignora il motivo della scelta del tipo di Eracle (che comunque resta connesso alla sfera delle acque...) che peraltro si attesterebbe come la prima rappresentazione dell'eroe sulle monete di tutta la Magna Grecia...- per quanto riguarda l'Apollo, è stato collegato con la venuta a Metaponto dello sciamano Aristeas di Proconneso nella prima metà del V secolo e con la conseguente erezione nell'agorà, di una statua presso l'ara di Apollo circondata da alberi di alloro. (Stazio, 1999)

Che cosa si può dedurre da questi pochi esempi?

Che il giovane personaggio nudo può essere raffigurato o come dio fluviale o come Apollo stesso. Quando ci sono cornetti (o almeno accanto il nome del fiume) non ci sono dubbi che siamo di fronte a una divinità fluviale. Questo vale anche per le semplici teste o busti: ad esempio a Gela abbiamo sempre una testa cornuta, che rappresenta il dio fluviale Gelas, oppure quando, come a Naxos e Katana, c'è la leggenda Assinos, essa si riferisce al dio fluviale Assino.

Se mancano i cornetti o manca il nome identificativo, resta più incerta l'identificazione del personaggio, che, in questo caso, può benissimo essere identificato con Apollo, il dio greco per eccellenza e in pratica il "protettore" dei Greci emigrati in Sicilia e venerato con maggiore vigore in occasione della fondazione o quando c'era necessità di esaltare il proprio "ellenismo" in momenti di crisi o di guerra.

Nel caso di Leontinoi e Stiela, il giovane nudo con ramoscello, senza cornetti e senza nome identificativo, può essere identificato piuttosto con Apollo, come suggerito da Piakos (e anche da alcuni curatori di cataloghi).

E' possibile che durante la guerra tra Atene e Siracusa, sia Leontinoi sia Stiela, ambedue città filoateniesi, abbiano voluto ricordare il dio greco per antonomasia, Apollo, anche sulla scorta di antiche tradizioni di comune origine calcidese attraverso i discendenti da Naxos, che da un lato aveva fondato Leontini e dall'altro aveva contribuito a popolare Stiela, probabilmente situata lungo la valle dell'Alcantara. In ogni caso la valle dell'Alcantara vide la penetrazione verso il suo interno di genti nassie, anche per creare un territorio a loro fedele e incuneato tra quello di Zankle, a nord, e di Katana, a sud, ambedue con mire espansionistiche (ovviamente a danno di Naxos).

Più complessa è l'evoluzione del simile personaggio raffigurato sulle monete di Selinunte. Inizialmente era sicuramente il dio fluviale e probabilmente l'occasione fu fornita in quel tempo dal risanamento delle paludi intorno alla foce del fiume. Successivamente la rappresentazione si arricchì di ulteriori valenze cultuali, in qualche modo inglobando anche il culto di Apollo, forse per risaltare l'appartenenza della città al mondo greco in un territorio sempre più assoggettato al dominio cartaginese. Forse fu per questa ragione che i cornetti praticamente scompaiono…..

Questo è un aspetto che andrebbe meglio approfondito assieme a una più corretta sistemazione della produzione monetaria di Selinunte, anche su base cronologica, per meglio correlarla con altre monetazioni siciliane e con i concomitanti eventi storici.

So che la prof.ssa Arnold-Biucchi aveva studiato a lungo la monetazione arcaica di Selinunte, ma non sembra ancora intenzionata a fare un vero Corpus, un'opera veramente auspicabile.

Invece sembra sia ormai completata la stesura del Corpus delle monete di Akragas, a cura della dr.ssa Ulla Westermark (un lavoro di oltre 30 anni). Si spera che veda la luce entro un anno.

Grazie Acraf per l'ottima sintesi! E naturalmente ci auguriamo tutti che possano vedere la luce in tempi brevi entrambe le opere .... (imprese titaniche davvero :give_rose:...) su cui ci hai riferito!!!

Valeria

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Ottimi gli ultimi contributi postati.

Mi sembra che il profilo della discussione resta piuttosto alto in quanto ad esegesi ed analisi...nonchè e non da ultimo, ad idee.

Complimenti a tutti coloro che si stanno impegnando per fare Numismatica con approccio serio e animo sereno.

Mi sembra, altresì, che ci stiamo avviando verso una fondata identificazione della figura stante che compare al rovescio nelle litre di Stiela e Leontini, sulla scorta dei contributi e della documentazione sinora postata. Tale figura sembra essere Apollo...con qualche certezza. E' vero che non c'è scritto affianco, :D come qualcuno potrebbe obiettare, ma è altresì vero che, in presenza di univoca e non gratuita riconoscibilità...potrebbe essere comunque il dio dell'alloro, anche se, per avventura... ci fosse accanto una qualunque epigrafe. ;)

Sulla strada per Selinunte ed i suoi tatradrammi io mi consento ancora di dissentire...e di mantenere il punto sull'identificazione di Apollo per quanto concerne il bronzo di Castelvetrano. Ciò per stretta e logica deduzione, attesa la documentazione iconografica e il contesto storico, sopra esaminati. Il fatto che siamo in anticipo di circa 30 anni...potrebbe semplicemente significare che siamo innanzi ad un prototipo ;) sulla tipolgia della statuaria riferibile forse all'Archegete..e che la coniazione ancora non era stata decisa.

Credo che con qualche impegno e logico ragionamento si possa arrivare a qualche nuovo ed originale spunto.

Intanto mi consento di mostrare queste due monete con la certa identificazione di Apollo stante al rovescio...certa perchè, oltre che palese per coerente iconografia, viene anche comunemente ritenuta in letteratura. tali coniazioni dimostrano che il culto di Apollo e la raffigurazione monetale del medesimo che sacrifica (figura stante con phiale) erano un fatto acquisito e relativamente comune nel mondo dell'antico Mediterraneo...atteso che Abdera e Holmi sono Polis ubicate quasi agli opposti di quello stesso mondo.

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Cilicia: Holmi. IV secolo a. C., statere.

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Tracia: Abdera (colonia ionica - Teos...) conio del IV secolo a.C.

Come potete osservare: la musica della nostra identificazione è sempre quella suonata da Apollo.

Ma gli esempi non sono finiti...ce ne saranno altri a breve.;)

(Continua...)

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In effetti relativamente alla prima serie di Stiela, dopo la lunga e proficua discussione in questa sede, credo che si possa raggiungere a un accordo sull'identificazione del famoso personaggio sacrificante con Apollo.

Importanti e puntuali sono le connessioni con simili raffigurazioni riportate in altre monetazioni, anche di aree molto distinte, a conferma della notevole diffusione di questo modello iconografico greco.

Nel caso particolare di Selinunte, data anche l'importanza storia e artistica di questa martoriata città greca in Sicilia, il discorso è più complesso e si fa affascinante, considerando che è da tempo "canonica" l'identificazione con il dio fluviale. Questo naturalmente non toglie che possano esistere altre interpretazioni per una nuova lettura più articolata.

Un importante elemento di partenza è offerto dal fatto che i due lati di una moneta greca in genere offrono una visione e quindi una interpretazione fra loro "complementari". Ossia la scena di un lato trova spesso il suo completamento con la scena riportata sull'altro lato.

Tornando a Selinunte, nei suoi vari tetradrammi al diritto abbiamo sempre una quadriga, guidata dapprima dai due fratelli gemelli Artemide e Apollo e poi dal solo Apollo (sicuramente identificato grazie anche all'arco da lui brandito). Quindi su questo lato abbiamo un costante riferimento ad Apollo, nella sua versione di Aphetoros (dio dell'arco) oppure di Argurotos (dio dall'arco d'argento) in quanto provetto tiratore e protettore degli arcieri. E' da notare che la pianta a lui dedicata, alloro, è anche la pianta simbolo di vittoria. Secondo la mitologia greca, Apollo, quando brandisce e tira col suo temibile arco lo fa soprattutto per infliggere non tanto frecce quanto, per via figurativa, terribili pestilenze contro i popoli a lui avversi.

E Selinunte aveva parecchie gatte da pelare contro i suoi vecchi nemici, in primo luogo Segesta, e pertanto appare naturale invocare Apollo (dapprima associato alla sorella Artemide) quale protettore in senso avverso contro i nemici.

Oltre a tenere presente questo particolare aspetto fornito dal diritto dei tetradrammi, bisogna anche valutare, per giusto completamento, anche la scena offerta dai coevi didrammi (vedi mio messaggio n. 691), che reca Eracle che abbatte il toro e quindi rappresenta la prima delle fatiche dell'eroe (che appunto ha abbattuto il toro di Minosse, che era malefico in quanto emetteva fuoco dalle narici, distruggendo i preziosi raccolti di grano). Prendendo insieme i diritti del tetradramma e del didramma abbiamo un chiaro quadro della dura lotta per la supremazia e sopravvivenza della città greca di Selinunte contro i deleteri nemici (soprattutto Segesta), in pratica maledicendo e augurando a loro pestilenze e distruzioni.

Come il rovescio poteva "integrare" la lettura dei diritti? Se partiamo dal rovescio dei didrammi, che pure ha una scena simile al rovescio dei tetradrammi, sempre col personaggio nudo sacrificante, notiamo chiaramente che esso reca la leggenda HYPSAS, al nominativo, dove le lettere "PS" hanno una particolare grafia, simile a una freccia in basso. Quindi abbiamo il nome del fiume Hypsas, che è il secondo dei fiumi che passvano vicino alla città. Inoltre è da tenere presente che negli ultimi conii del didramma di Selinunte (come ad esempio SNG ANS 710) al posto di HYPSAS c'è la scritta SELINONTION, al genitivo plurale e quindi in nome del popolo dei Selinuntini.

Passando ai tetradrammi notiamo che nei primi conii (primo gruppo di Schwabacher) la leggenda SELINONTION è posta al diritto e quindi indica il nome dell'autorità emittente queste monete, ma al rovescio abbiamo accanto al personaggio sacrificante la leggenda SELINOS, al nominativo (!!), e quindi è il nome identificativo del fiume Selinus, il principale dei due fiumi della città. Successivamente la leggenda dell'etnico, SELINONTION, passa al rovescio e prende il posto dell'omonimo nome al nominativo.

Quindi non equivochiamo! Almeno all'inizio della monetazione classica di Selinunte, il personaggio sacrificante rappresentato sui tetradrammi e sui didrammi (questi ultimi furono coniati quasi tutti in contemporanea col primo gruppo dei tetradrammi) è un PERSONAGGIO FLUVIALE, rispettivamente Selinus e Hypsas.

Il significato di questo personaggio fluviale è abbastanza chiaro. Esso era chiamato a proteggere per converso la propria città contro i malefici indotti dai nemici e commemorante anche i lavori di bonifica delle proprie paludi.

La cosa interessante (e che credo sia poco studiata e approfondita) è che a un certo momento, grosso modo intorno al 430-425 a.C., continua la rappresentazione del personaggio sacrificante, ma scompare sia nei tetradrammi che negli ultimi didrammi (non più coniati successivamente a indicare il maggiore impegno economico per pagare l'esercito) il nome identificativo del fiume (SELINOS sui tetradrammi e HYPSAS sui didrammi) e al suo posto compare solo il normale etnico SELINONTION (al genitivo plurale). Evidentemente era mutato anche il clima politico e Selinunte ha forse sentito il bisogno di invocare maggiormente la protezione di Apollo (che, guarda caso, in quel momento diventa l'unico auriga al diritto, scomparendo la sorella Artemide), probabilmente nella doppia veste di Apollo arciere Aphetoros che di Apollo Archegetes (ossia protettore della colonia) ma anche di Apollo guaritore Akesios e quindi in qualche modo inglobando e superando il preesistente mito del locale dio fluviale per meglio esaltare la propria grecità, in antitesi alla crescente influenza cartaginese nella zona.

La mia è ovviamente una lettura un poco più complessa e tiene conto di una possibile evoluzione culturale (e "cultuale") in funzione dei drammatici eventi storici del momento.

Questa lettura, se confermata, riconosce la supremazia del culto di Apollo nudo sacrificante a Stiela e a Leontinoi, confermata dall'assenza dei cornetti sulla fronte e del nome del fiume. In ogni caso tale culto appare più "ricco e complesso" rispetto al semplice ruolo di Archegetes e dovrebbe inglobare anche una valenza "guaritrice". La stessa pianta di alloro non è solo una pianta di vittoria, ma anche una pianta "salutare" e quindi posta in giusta complementarietà rispetto al rovescio di Stiela, che reca sia l'etnico che il toro androprosopo e quindi il fiume (evidentemente salutare) che passava vicino. Come già evidenziato da Medusa (messaggio n. 684), il fiume, che potrebbe essere identificato con l'attuale Alcantara, potrebbe avere goduto di buona fama per la salute (nel senso più ampio della parola).

P.S.: a Medusa: non riesco ad aprire il link relativo alle bonifiche del Metapontino di Antonio De Siena

Modificato da acraf
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Informo che il mio amico John Morcom, che sta lavorando al nuovo volume di Historia Nummorum sulla Sicilia (simile per impostazione al volume di Rutter dedicato all'Italia), ha preso contatti con la prof.ssa Arnold-Biucchi circa il suo lavoro su Selinunte.

Ella ha confermato che sta lavorando alla stesura di un Corpus, ma limitatamente alle monete arcaiche di Selinunte (quelle con foglia di selinon) e non ha intenzione di allargare alle successive monete, del periodo classico.

Non è in grado di predire i tempi per la disponibilità di tale studio, a causa di suoi notevoli impegni come docente all'Università di Harvard.

Questo è tutto.

Ciao

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Intanto mi consento di mostrare queste due monete con la certa identificazione di Apollo stante al rovescio...certa perchè, oltre che palese per coerente iconografia, viene anche comunemente ritenuta in letteratura. tali coniazioni dimostrano che il culto di Apollo e la raffigurazione monetale del medesimo che sacrifica (figura stante con phiale) erano un fatto acquisito e relativamente comune nel mondo dell'antico Mediterraneo...atteso che Abdera e Holmi sono Polis ubicate quasi agli opposti di quello stesso mondo.

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Cilicia: Holmi. IV secolo a. C., statere.

Bella questa moneta con contromarca al bue con crescente.

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Sempre superlativi gli interventi di Acraf.

Al fine di accrescere il contributo scientifico della discussione e del tema Apollineo al momento trattato, seguito a postare immagini conferenti al tema stesso.

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Panphilia (costa mediterranea dell'Anatolia) SIDE: statere, al rov. vedi immagine di Apollo stnte (IV sec. a.C.). Notare il corvo ai piedi di Apollo ;) lo ritroveremo....

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Idem...altro esemplare...conalloro nella destra ed arco.

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Idem...SIDE terzo esemplare (400 - 380 a.C.) Sempre con alloro ed arco.

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Ancora Side...idem, quarto esemplare: phiale e scettro.

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MISIA Aeolis ( ᾈολίς Aiolís) Tetradramma fine del IV - III secolo a. C. al rovescio è visibile una interessantissima immagine di Apollo stante a destra con il ramo di alloro nella mano sinistra e la phiale nella destra...sul tipo dell'immagine vascolare già citata a confronto dell'Apollo (ehm pardon...dell'efebo?) di Castelvetrano: la testa non è laureata e si nota una stringa che lega i capelli, rigonfi sulla fronte e sulla nuca..Ciò per evidenziare per quanto tempo l'impostazione tipologica dell'Apollo stante con la phiale e l'alloro sia rimasta nell'arte:

- stautaria;

- monetale;

- vascolare,

come modello iconografico acquisito e riconosciuto.

(Continua...)

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Fatto è che l'Apollo stante perdura veramente nel tempo.

Possiamo passare a Roma.

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Guarda...guarda, Augusto che nel rovescio di un suo denaro, immortala la tipologia dell'Archegete (altare) e per evitare errori ;) gli fa abbracciare la lira (i tempi sono cambiati...),:huh:. Poi, al colmo, qualora proprio non fosse chiaro...sotto c'è scritto APOLLIN...

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Siamo nel secondo secolo. JUDEA; GAZA 161 - 169 d.C. Marco Aurelio e Lucio Vero, bronzo, APOLLO A SINISTRA TIENE UN RAMO E SACRIFICA SU ALTARE ACCESO.

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Siamo nel terzo secolo. ROMA - VALERIANO (253 - 260) Antoniniano Apollini (ric 71 - 73) sempre altari e rami d'alloro.

Dura a morire..cioè ad estinguersi tale iconografia di Apollo stante.

Ci vorrà l'avvento definitivo ed ufficiale del cristianesimo (cioè della Chiesa delle quattro grandi Patriarchie: Roma, Costantinopoli, Antiochia ed Alessandria d'Egitto) per farla finita! Ipazia...docet.

Direi che le immagini vascolari e monetali, oltre alle fonti citate, possono essere sufficienti.

Quindi con i prossimi post possiamo avviarci a trarre delle conclusioni inparte già anticipate dall'ottimo Acraf.

Da Valeriano...torneremo a Selinunte, con argomentazioni ed analisi in qualche modo esaustive, attraverso la storia e la numismatica, entrambe spesso dotate di un filo conduttore comune.

Parleremo anche di Acheloo...il tempo di tirare il fiato.

(Continua...)

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P.S.: a Medusa: non riesco ad aprire il link relativo alle bonifiche del Metapontino di Antonio De Siena

In alternativa, tramite un motore di ricerca, l'articolo è rintracciabile facilmente scrivendone autore e titolo: "Antonio De Siena, Il Metapontino: insediamenti antichi e bonifiche".

Informo che il mio amico John Morcom, che sta lavorando al nuovo volume di Historia Nummorum sulla Sicilia (simile per impostazione al volume di Rutter dedicato all'Italia), ha preso contatti con la prof.ssa Arnold-Biucchi circa il suo lavoro su Selinunte.

Ella ha confermato che sta lavorando alla stesura di un Corpus, ma limitatamente alle monete arcaiche di Selinunte (quelle con foglia di selinon) e non ha intenzione di allargare alle successive monete, del periodo classico.

Non è in grado di predire i tempi per la disponibilità di tale studio, a causa di suoi notevoli impegni come docente all'Università di Harvard.

Questo è tutto.

Ciao

>> Questo è tutto.

...... e direi che resta comunque un gran ghiotto menù, quello che ci si prospetta all'orizzonte .... :)

Complimenti e Buon lavoro anche al Dr. Morcom! E grazie, carissimo Acraf per l'interessante preview...

Sempre superlativi gli interventi di Acraf.

... Quoto e ... rilancio :P: sempre superlativi gli interventi di Acraf e di Piakos, per cui è sempre stimolante nonchè un vero piacere sedere in questo simposio con Voi e con tutti gli Amici che di volta in volta vengono a trovarci!

...il tempo di tirare il fiato.

... e io intanto corro a mescerVi il nettare di Dioniso... ;):D

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(......) ...atteso che Abdera e Holmi sono Polis ubicate quasi agli opposti di quello stesso mondo.

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Cilicia: Holmi. IV secolo a. C., statere.

Bella questa moneta con contromarca al bue con crescente.

... e io intanto corro a mescerVi il nettare di Dioniso... ;):D

.... e mentre sorseggiamo il divino nettare di Naxos, che ne dici gentile Fra' Crasellame di regalarci qualche nota su quella intrigante contromarca ??? Mi incuriosisce moltissimo... Grazie!! Anche per essere tornato a sedere con noi.

Valeria

Modificato da medusa
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.... e mentre sorseggiamo il divino nettare di Naxos, che ne dici gentile Fra' Crasellame di regalarci qualche nota su quella intrigante contromarca ??? Mi incuriosisce moltissimo... Grazie!! Anche per essere tornato a sedere con noi.

Valeria

Andrei un bel po fuori tema, ma riassumendo al massimo esistono quattro tipi principali di contromarche sulle monete cilicie (e limitrofe):

bue (o toro) a sinistra con lettere IZ in aramaico, bue (o toro) a destra con crescente, lupo (cane?) a sinistra con crescente, bue a destra con BAL in aramaico. La seconda (B nell'immagine e proprio quella della moneta postata) appare su ben 10 zecche differenti, tra le quali Nagidos e Kelenderis (31 occorrenze ciascuna) sono nettamente in testa. Seguono, lontano, le zecche di Tarso (9 occorrenze: 6 per Farnabazo e 3 per Tarkumuwa), Soloi (8), Aspendos (7), Holmoi (6), Side, Mallos e Issos (5) e, per terminare, Lapethos (1). La zecca di Selge non è rappresentata.

L'ultima (D nel disegno) appare solo in 3 zecche: Tarso con 68 occorrenze (5 per Farnabazo e 63 per Tarkumuwa), poi Selge (25 occorrenze) e Aspendos (15). In breve si ritrova la stessa differenza che quella messa in evidenza dai tesoretti con, dopo il 375 a.C., una circolazione virtualmente limitata alle emissioni delle tre zecche succitate.

Lascio a voi fare le dovute considerazioni, tenendo conto che queste contromarche sono state apposte dall'autorità emittente contestualmente alla coniazione.

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Andrei un bel po fuori tema ....

Grazie per aver accolto il mio appello! Per il fuori tema, io non lo riterrei tale.... :P Infatti, di fronte ad un'immagine così ammaliante come l'Apollo sullo statere di Holmoi di Piakos, è impossibile non tentarne di comprendere ogni aspetto...

ma riassumendo al massimo esistono quattro tipi principali di contromarche sulle monete cilicie (e limitrofe) ... (...)

Lascio a voi fare le dovute considerazioni, tenendo conto che queste contromarche sono state apposte dall'autorità emittente contestualmente alla coniazione.

Una ipotesi da profana di questa monetazione…:unknw:, per cui siate indulgenti, please … :blum:

Visto che scrivi che sono parte integrale del conio, potrebbero rappresentare un segno "legale" apposto dai satrapi persiani, a scopi militari, allo scopo di conferire una sorta di corso "forzoso" a monete greche locali che, battute in grande quantità per il pagamento delle truppe, erano pertanto destinate ad un'ampia circolazione anche in aree del paese dove non si parlava greco….(la Cilicia era un miscuglio di diverse etnie per cui non tutti parlavano greco…). La contromarca avrebbe pertanto potuto facilitare l'identificazione con l'autorità emittente, sostituendo, ai caratteri alfabetici greci, segni non alfabetici/figure simboliche maggiormente riconoscibili da tutti (probabilmente anche perché comparivano pure su altri prodotti di uso comune, come marchi ad indicare una determinata città o l'autorità emittente del luogo, penso al simbolo taurino in Anatolia..) ...

Io ci ho provato.... ma ora, svelaci tu l'arcano, visto che, come abbiamo spesso il piacere di leggere in altre sezioni... :rolleyes:, sei appassionato (e come non esserlo!) ma pure competente (e qui per noi si fa già più difficile...:D) riguardo alle monete dei Satrapi ....

Un grazie in anticipo e a rileggerti presto con la soluzione...

Valeria

ps: ci offriresti qualche riferimento online da consultare come approfondimento??? Grazie.

Modificato da medusa
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Troppo buona... davvero, sono soltanto un curioso che non finisce mai di stupirsi ed imparare.

Online non c'è nulla su questi aspetti, l'unico rif. biblio che ho è l'articolo del De Callatay ma appena mi rimetto dalla distrazione "elettro" mi sono riproposto di comprare un libro di Josette Elayi ed André Lemaire: "Graffiti et contremarques ouest-sémitiques sur les monnaies grecques et proche-orientales" nel quale si dovrebbe trattare l'argomento in maniera assai approfondita.

Le conclusioni di De Callatay sono che queste contromarche testimoniano una riforma monetale di ampia portata, in pratica tra la contromarca B e la D passano circa una quindicina d'anni. Le emissioni civiche sono sempre più rare fino a cessare del tutto.

Già con Tiribazo si assiste all'unificazione dei tipi con la produzione solo da zecche della Cilicia Piana; con Farnabazo c'è lo spostamento che privilegia le zecche della Cilicia Trachea (Nagidos e Kelenderis). Tarkumuwa, se non già Farnabazo, fa cessare la produzione nella maggioranza delle zecche della Cilicia Piana per concentrare le coniazioni a Selge, Aspendos (in Panfilia) e Tarso (Cilicia Piana). Tutto ciò sembrerebbe per motivi strategici.

Ecco una carta per capire meglio.

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Modificato da fra crasellame
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Troppo buona... davvero,

... e tu troooooppppo modesto :P.

..... sono soltanto un curioso che non finisce mai di stupirsi ed imparare.

E qui mi riconosco in pieno... :rolleyes:...

Le conclusioni di De Callatay sono che queste contromarche testimoniano una riforma monetale di ampia portata, in pratica tra la contromarca B e la D passano circa una quindicina d'anni. Le emissioni civiche sono sempre più rare fino a cessare del tutto.

Già con Tiribazo si assiste all'unificazione dei tipi con la produzione solo da zecche della Cilicia Piana; con Farnabazo c'è lo spostamento che privilegia le zecche della Cilicia Trachea (Nagidos e Kelenderis). Tarkumuwa, se non già Farnabazo, fa cessare la produzione nella maggioranza delle zecche della Cilicia Piana per concentrare le coniazioni a Selge, Aspendos (in Panfilia) e Tarso (Cilicia Piana). Tutto ciò sembrerebbe per motivi strategici.

GRAZIE Daniele della tempestiva risposta e dell'interessante cartina ...!!! Chiudo questa intrigante parentesi, proprio con un'altra contromarca su uno statere di Aspendos (la cui iconografia amo moltissimo...), dal rovescio (con i celeberrimi lottatori) illeggibile.

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... ma appena mi rimetto dalla distrazione "elettro" mi sono riproposto di comprare un libro di Josette Elayi ed André Lemaire: "Graffiti et contremarques ouest-sémitiques sur les monnaies grecques et proche-orientales" nel quale si dovrebbe trattare l'argomento in maniera assai approfondita.

Allora aspettiamo di leggere da te ulteriori sviluppi!!! Buona lettura e ancora grazie!

Valeria

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Una precisazione poi me ne torno nell'angolo a leggervi. Quando dico "contestualmente alla coniazione" non intendo dire che le contromarche sono apposte nel conio, ma che sono state usate subito appena dopo la coniazione e prima della messa in circolazione. Basti pensare che le monete contromarcate hanno un numero impressionante di identità di conii.

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