Vai al contenuto
IGNORED

OBOLI CHE PASSIONE!


Risposte migliori

Grazie sku e Valeria mi ridate un po di verve!

sul forum non c'è dubbio è uno strumento fenomenale con gente di grande competenza. vista la mancanza di testi specifici su questo tipo di monetazione sarebbe veramente fantastico se si postessero organizzare i post in una vera e propria monografia.

vista la mia "leggerazza" data dalla voglia di collezionare posto altri due acquisti dalla stessa ditta contemporanei all'altro così mi date un parere

grazie in anticipo

Mauro

post-1846-0-91121900-1315211442_thumb.jp

post-1846-0-10344200-1315211463_thumb.jp

post-1846-0-99111600-1315211482_thumb.jp

post-1846-0-29931000-1315211493_thumb.jp

Link al commento
Condividi su altri siti


  • 2 settimane dopo...

Nella prossima asta Nomos n. 4, compare il lotto n. 124, di cui allego le immagini.

post-7204-0-61731200-1316003337_thumb.jp

Aggiungo anche l'indirizzo: http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=461&lot=124

Provo, per vostra comodità, a tradurre liberamente in italiano il commento del catalogatore:

"Questa moneta è allo stesso tempo emozionante e intrigante:

emozionante, perché proviene chiaramente da una nuova zecca siciliana, e intrigante, perché la sua iscrizione, da quanto si può leggere, appare retrograda e in caratteri arcaici. Il nome Boro non ha un chiaro senso! Sarebbe ragionevole pensare che questa moneta fosse un'imitazione antica di qualche tipo, basato sulle monete prodotte da una grande città (come le imitazioni molto rozze delle frazioni siracusane prodotte dai Siculi e da altri). Tuttavia, la qualità dell'incisione di questa moneta esclude questa possibilità. La testa della dea sul diritto immediatamente ricorda quella su alcuni tipi di Segesta, con tipi di Siracusa, e con alcune teste di Apollo a Leontinoi; essa probabilmente può essere datata intorno al 450 (da notare il modo in cui il saccos sul retro della testa resta dritto, piuttosto che abbassarsi verso il basso). Per quanto riguarda la parte anteriore del cinghiale sul rovescio, esso non solo è reso perfettamente, ma è altrimenti sconosciuto in Sicilia e deve essere stato espressamente richiesto, piuttosto che semplicemente copiato, anche se i quattro chicchi di grano attorno ad esso provengono direttamente dal tetradrammi di Leontinoi. Così, sembra ragionevole la possibilità che questa moneta sia stata coniata da una piccola città nella zona di Leontinoi e sotto l'influenza di quella città. Purtroppo, con queste quattro lettere in suo nome, non risulta nota nessuna città o raggruppamento tribale. Come è stato detto prima, questa è una moneta che merita ulteriori ricerche."

In particolare, si tratta di una litra argentea di 0,75 g. che raffigura al D/ la testa femminile che riprenderebbe gli stili di tipi siracusani (es. Rizzo tav. XL 16...o altri) da parte di qualche centro siculo sconosciuto ad oggi (a quanto afferma il compilatore).

In ogni caso lo stile dell'incisione non appare eccelso e anzi presenta elementi un pò rozzi.

Comunque sia, in basso è presente un etnico "BORO", con "RO" retrogrado. La lettera B appare piuttosto irregolare e non posso escludere a priori che sia una K venuta male. Comunque sembra giusta una datazione alla metà del V secolo a.C.

Sul rovescio troviamo una protome di cinghiale (non un maiale per la presenza delle zanne e quindi l'identificazione è sicura) attorniato da quattro chicchi di grano (se notate, in senso orario dal più grande al più piccolo) che farebbero subito venire in mente a Leontini, dove al posto del del simbolo leonino è inserito questo cinghiale.

La moneta sembra buona, nonostantei tempi che corrono. In ogni caso restano molto sorprendenti:

- l'etnico "BORO", che non riesco a collegarlo, per adesso, a nessuna monetazione della Sicilia (.. in effetti i caratteri sono in stile arcaico);

- Lo stile della figura femminile, piuttosto arcaico e rozzo, sicuramente non collegabile ai maestri incisori siracusani (da notare che il saccos è retinato, nonostante la moneta in quella zona abbia dei grumi, e dritto come ho indicato per la tav. XL , n.16 del Rizzo);

- Il cinghiale, che è noto essere presente su Abakainon, ma non riesco assolutamente a vederci un nesso logico al contesto della moneta;

- I quattro chicchi di grano che, per la loro disposizione e stile, richiama subito Leontini, ma non vedo alcun nesso con il cinghiale!

Possiamo quindi provare insieme ad analizzare questo nuovo bel problema!!

Ora, le soluzioni potrebbero essere:

1) Un frazionale inedito di un altro centro siculo (non è una evenienza del tutto campata in aria)

2) Un falsaccio molto ben fatto e pericoloso

3) Un moneta non siciliana (ma ne dubito fortemente)

Che ne dite?

Modificato da acraf
  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


Grazie a un colpo di fortuna (e di pazienza!), ho scoperto che un altro esemplare simile alla litra di Nomos postata nel messaggio precedente era noto al Manganaro nel suo articolo:

Dall’obolo alla litra e il problema del “Damareteion”. Travaux de Numismatique Grecque offerts a Georges Le Rider, London 1999 p. 239-255 + 3 plates,

più esattamente a pagina 251 e tavola 23 n. 29.

Per vostra comodità allego le frasi del Manganaro:

post-7204-0-95414000-1316014880_thumb.jp

e la relativa immagine:

post-7204-0-88148900-1316014905_thumb.jp

Quindi Manganaro attribuiva questa litra a Morgantina!

Però bisogna ancora meglio risolvere la lettura delle lettere e sembra ci sia un'altra lettera O che complica la lettura del Manganaro.

Avete quache idea?

Link al commento
Condividi su altri siti


Colgo l'occasione per segnalare che più o meno nello stesso periodo (metà secolo V a.C.) sono stati coniati oboli a Phokis, nell'ambito della monetazione confederale (457-446 A.C.), come da foto allegata, dalla famosa collezione BDC su NAC 55 del 2010, che potrebbe avere fornito l'ispirazione del tipo della protome di cinghiale con zampe piegate:

post-7204-0-63153300-1316039363_thumb.jp

Riprendendo spunto dalla lettura fatta da Manganaro per MOPCAN e quindi da una emissione di Morgantina, è da rilevare che da una parte l'esemplare Nomos proviene da una diversa coppia di conii e con stile e anche con epigrafia più rozza, dall'altra Morgantina stava praticamente al centro della Sicilia e a quei tempi era dentro il dominio di Ducezio (proprio a metà del V secolo a.C.), che Boehringer riteneva responsabile di molte imitazioni barbariche delle litre soprattutto di Siracusa (in genere con ruota).

Probabilmente la litra con corretto etnico MOPCAN (se è corretta la lettura!) apparterebbe a Morgantina poco prima della sua espugnazione e grave distruzione ad opera di Ducezio, il quale potrebbe avere "imitato" tale litra con simile, ma provvista di leggenda "irregolare", forse imputabile a una cattiva conoscenza dei caratteri greci da parte dell'incisore (quella lettera B mi lascia perplesso, con l'asta verticale troppo lunga...).

Se è così diventa inutile cercare di identificare con quel nome una precisa polis.

Link al commento
Condividi su altri siti


Grandissimo Acraf...

un caro saluto e complimenti.

Trovo entusiasmante la litra proposta da manganaro e il contesto delle sue ipotesi.

Morgantina, come sai, nel suo ambito dovrebbe aver coniato abbastanza ma, per vari motivi, molte emissioni sono di indubbia rarità e note in pochi esemplari.

Per quanto invece riguarda la moneta con cui hai iniziato l'argomento voterei sommessamente per l'ipotesi 2 per evidenti incogruenze stilistiche e non solo...

ma, poichè sono solo un povero dilettante sfigato, è possibile che mi sbaglio.;)

Un salutonissimo e mi scuso ancora per la mia perdurante scarsa frequentazione della discussione...verranno prossime migliori occasioni...auspico.

:)

P.S.

I miei memo tecnici lasciati qualche tempo fa e che un amico ha ritenuto di censurare con la consueta prontezza... sono un incipit motivante da cui spero di riprendere l'attività.

Link al commento
Condividi su altri siti


Tornando alla moneta di "BORO" (!?), si evidenzia la grave lacuna dela normativa (in questo caso nazionale ed internazionale).

Dalla descrizione dell'asta si dice che la moneta farebbe parte di una vecchia collezione inglese.

Magari il compratore ne potrà sapere qualcosa in piu' ma sarebbe bene, per il bene della scienza numismatica, sapere qualcosa in pi sulla provenienza, almeno per risalire al tempo ddel possibile ritrovamento, se non al luogo.

La "tracciabilità" delle monete antiche è un problema giuridico, ma anche propriamente numismatico...

Link al commento
Condividi su altri siti


La litra di boro.

Premettendo che ogni oggetto deve essere studiato ictu oculi, è tuttavia possibile rappresentare un'analisi basata sulla coerenza iconografica dell'oggetto stesso.

E' utile premettere che, nel mondo greco antico, la razionalità e la logica regnavano sovrane nell'arte e nella riproduzione della realtà: dando luogo a rappresentazioni coerenti.

Poi...per avventura, è sempre possibile che un oggetto originale possa uscire dai canoni...pensiamo alle gambe accavallate della suonatrice di flauto nel trono Ludovisi...posa che in un gruppo scultoreo attinente al sacro non dovrebbe trovare luogo.

Ma sono casi difficili. Il grande e compianto Federico Zeri ha sempre obiettato sull'originalità di quel pezzo di scultura.

Allora, torniamo alla nostra litra e vediamo un po':

- considerazione sull'etnico: in genere boro è un termine moderno per indicare, con linguaggio snob, il burino...il coattone insomma.

- Considerazione stilistica: avete mai visto nel modo plastico ed iconografico greco un cinghiale rampante con una delle zampe completamente reclinata all'indietro? Ma che è!? Acheloo? E' una raffigurazione priva di senso alcuno, almeno, ma non solo, per un fondamentale motivo: l'mmagine del toro androposopo che sgambetta con le zampe anteriori una delle quali è fortemente reclinata, viene comunemente intesa e riconosciuta come divinità fluviale, vuole significare Acheloo che nuota nella corrente. Rapportare la tipologia della divinità fluviale a questa con il cinghiale sembrerebbe una mera copiatura.

Avete mai visto un cinghiale nuotare (?) comunemente o per rappresentare se stesso.

Il cinghiale, nel mondo antico, non appartiene alla magia del fiume...ma a quello delle quercete. Infatti l'esemplare di Phokis sopra postato almeno ha due foglioline con probabile piccola ghianda che sono coerenti nell'immagine.

Riguardo a queste frazioni Focee evidenzio che molte raffigurano il cinghiale con un solo arto disteso in avanti. Solo in alcune si nota anche l'altra zampa reclinata ma è probabile che trattasi di un mero accorgimento figurativo senza valenza simbolica...anche in ragione della curvatura del tondello e delle ridotte dimensioni monetali.

Il cinghiale se ne sta nel folto del bosco a grufare,limitaneo a volte all'allevamento dei suini...come nelle piccole monete (litre) di Abaceno.

Posto iconografie del cinghiale scolpite su marmo: la caccia al cinghiale caledonio. La seconda è un tondo adrianeo riusato nell'arco di costantino.

post-11590-0-37100300-1317590252_thumb.j

post-11590-0-06109500-1317590290_thumb.j

Poi, in altre monete c'è il cavallo rampante...che si impenna! Il cinghiale e i suini si impennano?

No!

Uno dice: caro Piakos, i cinghiali caricano chi li disturba...avanzando velocemente.

Appunto...una mente moderna potrebbe trasporre lo sgambettamento di Acheloo o del cavallo che in molte monete antiche si impenna: con la corsa.

Non è così...il mondo greco antico è logico e concettuale. Una raffigurazione è come una foto, riprende il soggetto in un momento topico. Il cinghiale pascola e grufa nel bosco e nelle radure...non assale...non caccia. La carica è solamente un incidente per difendere il territorio. La zampa può forse essere un po' reclinata all'indietro ne gesto di spostare zolle di terra...ma non del tutto piegata come nella monetina in esame.

- Per quanto concerne i chicchi d'orzo unica spiegazione potrebbe essere lo scempio che i cinghiali arrecavano nei campi carichi di spighe. Non si rinviene però il collegamento con la raffigurazione del diritto. La mietitura nel mondo antico è spesso rapportata al capro (espiatorio...) in una metafora che si perde nella notte dei tempi e che, nel mondo greco arcaico (specificamente dorico) è collegata ad Apollo (cornupeta). Sussistono ancora oggi in Calabria retaggi di tale rito espiatorio: un uomo si finge il capro e i mietitori lo circondano mentre recidono le messi, sino a mimarne l'uccisione. Si vuole così offrire un tributo alla terra a cui le messi vengono tolte...affinchè permetta nuovi e ricchi raccolti.

Nella moneta in esame non trovo coerenza per tale antichissimo rito e se dobbiamo trarre elementi per individuare la città che potrebbe aver coniato: si tratterebbe di un sito

limitaneo sia ai boschi di quercia che alle ampie distese di messi. Solitamente, nella Sicilia antica, Uno dei due luoghi escludeva l'altro.

EPILOGO

Alcune regioni del Mediterraneo sono delle terre cariche di storia, popolose e popolate ancora oggi da persone in gamba, dotate artigianalmente e svelte d'ingegno che hanno capacità rappresentative e molta fantasia. Probabilmente manca qualche lettura in più e maggiore rigore...dopodichè il gioco potrebbe essere perfetto.

P.S.

Si coglie umilmente l'occasione per invitare cortesemente a citare come fonte questa discussione nel caso che - come già accaduto - idee esposte in questa sede dovessero essere riprese in altriu contesti o pubblicazioni.

Se del caso...si ringrazia anticipatamente.

  • Mi piace 2
Link al commento
Condividi su altri siti


Un'ultima cosa in coda al post precedente:

ferme restando le perplessità sopra rappresentate, l'individuazione dell'eventuale antica zecca da rapportare alla litra di boro postata dall'amico Acraf dovrebbe portare a Leontini.

Mi inchino dinanzi a studiosi di grande levatura, ma i chicchi d'orzo e l'immagine del dio al diritto sono troppo simili alle monete (coeve per stile) di Leontini.

Temo che ancora una volta la coerenza figurativa non lascerebbe molti dubbi, il fatto è che le perplessità potrebbero insorgere per altri versi.

Link al commento
Condividi su altri siti


LITRA DI BORG (?)

Ringrazio Piakos per avere speso interessanti considerazioni su questa misteriosa litra proposta nella prossima asta Nomos.

Tuttavia mi sembra utile ritornare ed esaminare in una logica sequenza i vari e complessi aspetti.

Autenticità della litra

Naturalmente il primo punto è di assicurarsi che sia un esemplare autentico e non falso (se è falso diventa inutile discutere sopra). Naturalmente per sincerarsi è necessario un esame visivo diretto. Tuttavia dalla foto digitale, di sufficiente qualità, non ho notato i tipici “stilemi” e dettagli dei soliti numerosi falsi moderni dei frazionali sicelioti. La coniatura appare netta e il metallo non risulta poroso, ma di buona qualità. Sul diritto è presente una corrosione che appare essere naturale e difficilmente riproducibile. Noto soltanto che è molto elevata la pressione esercitata al conio di martello, con conseguente piccola rottura a un bordo, che potrebbe essere sia naturale che conseguente a una moderna pressa meccanica. Mi disturba un po’ il bordo del diritto, che dovrebbe essere perlinato, ma risulta un po’ irregolare, benché questo possa essere conseguente a un lieve scivolo del conio di incudine (quello con la testa di ninfa), dimostrato anche dal doppio contorno del mento.

Alcune perplessità suscita la particolare posizione delle zampe del cinghiale, come giustamente evidenziato da Piakos (se ne riparlerà dopo).

Ho anche chiesto ad Alan Walker, responsabile di Nomos e persona molto gentile e disponibile nonché discreto conoscitore di monete antiche, sulla provenienza, anche se è un argomento molto “scottante”. Mi ha risposto che proveniva da una nota collezione inglese già da alcuni anni, ma non aveva ancora informazioni sulla precisa origine.

Al momento quindi prevale l’ipotesi che la moneta sia autentica, seppure non ancora con assoluta certezza e anzi permangono alcuni dubbi.

Leggenda dell’etnico

A una maggiore rilettura e anche Walker lo ha riconosciuto, l’ultima lettera, quella vicino alla nuca della ninfa, sembra essere più un gamma rovesciato in forma arcuata arcaica (una C invertita) che una O. Quindi la leggenda corretta dovrebbe essere BORG (anziché BORO).

In ogni caso non è una parola greca, ma potrebbe essere un termine indigeno reso con caratteri greci, cosa non inverosimile se a curare l’emissione dia stata una comunità indigena dell’interno dell’isola, dei Siculi, che pare siano una stirpe indoeuropea molto affine agli Italici dell’Italia centromeridionale.

Sorge quindi un grosso problema linguistico, e si dovrebbe sentire un esperto linguista degli antichi dialetti in Sicilia. Spontaneamente il termine BORG fa pensare al nostro BORGO (in origine “castello fortificato”), che però è una parola derivante dal tedesco medievale BURGZ (= città), a sua volta derivante dal proto-indoeuropeo B’ERG (= forte), che poi ha dato origine a diverse parole simili specie nel nordeuropa (come il danese BJERG = montagna). Comunque a Malta fin dal XX secolo a.C. esisteva il noto sito archeologico denominato BORG-IN-NADUR.

Sul noto atlante Barrington non esistono in Sicilia nomi che iniziano o comprendono tale termine, per cui si tratta di una parola comunque inedita e forse di origine indigena.

Dal punto di vista dell’assonanza mi colpisce molto la somiglianza col nome del lago di Pergusa (in provincia di Enna), famoso fin dalla notte dei tempi e legato al mito di Persefone. Ella era figlia di Demetra e proprio qui fu rapita dal dio degli inferi, Ade, e fatta sua sposa. Non si conosce l’origine etimologica del nome Pergusa, che comunque fu molto antica. Se si sostituisce il fonema labiale P con la simile B otteniamo la stessa radice della parola trovata su questa litra.

Dalla grafia arcaica della leggenda risaliamo facilmente al tempo del regno di Ducezio (460-450 a.C.), che comprendeva anche questo lago, che anzi divenne importante centro di culto. Ducezio era un greco, ma conquistò l’animo dei Siculi fino a diventare loro re e risaltò molto la cultura indigena ed elesse a capitale Paliké, che stava vicino all’attuale Palagonia (a 25 km a ovest di Leontinoi). Sempre sotto Ducezio, la vicina città di Morgantina (a meno di 30 km dal lago di Pergusa e a metà strada tra questo e Palikè), che stava sulla parte più alta dell’altopiano, Cittadella, fu distrutta (Diodoro 11, 78, 5) per essere poi riedificata più grande e popolosa nella vicina Serra Orlando. Tra queste due località, proprio al centro della collina di Morgantina, nell’attuale località San Francesco Bisconti, fu costruito fin dalla fine del VI secolo a.C, un importantissimo tempio dedicato a Demetra e Persefone, molto frequentato fino alla fine del III secolo a.C. (un sito purtroppo deturpato dalle continue razzie di tombaroli).

Per le ragioni che saranno meglio spiegate in seguito, è possibile che la litra provenga da tale zona o verso la fine del regno di Ducezio o poco dopo, quando Morgantina riacquisto una propria indipendenza.

Noto che la sillaba BO, comunque poco diffusa nell’etimologia greco-siceliota, si ritrova nella parola ALBOS che si ritrova su un hexas di bronzo di Morgantina (= Calciati 7), anch’essa etimologicamente sconosciuta e che è considerata essere il nome greco del fiume Gornalunga, che nasce nel vicino monte Rossomanno e che sfociava, fino al XVII secolo, nel Golfo di Catania (ora sbocca nel fiume Simeto a pochi km dal mare), e che anticamente era navigabile e quindi sfruttato dai coloni calcidesi per penetrare fino a Morgantina.

Testa di ninfa

La testa di ninfa, che potrebbe essere quella legata alle acque del lago di Pergusa (come di tante altre località ricche di acque o fonti come Aretusa di Siracusa e Himera dell’omonima città), presenta alcune affinità con didrammi di Erice e Segesta risalenti circa al 450-440 .C.:

post-7204-0-87247000-1317661301_thumb.jp post-7204-0-64684700-1317661330_thumb.jp

Interessante e peculiare è la forma della collana, che reca di fronte un gioiello.

Lo stile e la notevole lunghezza del collo della ninfa appaiono particolari e forse riconducibili a un incisore indigeno, anche se vanno attentamente valutati.

post-7204-0-62989200-1317661590_thumb.jp

1 Imhoof-Blumer 1886, tav. 6, n. 7 = Ex coll. Walcher von Moltheim 486 g. 0,82 (attribuito prima a Himera, poi a Nakona)

post-7204-0-08560700-1317661617_thumb.jp

2 Private coll. (da Manganaro 1999, tav. 23, n. 29) g. 0,615 (attribuito a Morgantina, con lettura retrograda MORCAN)

3 Coll. Cammarata (citato da Manganaro e non illustrato) g. ? (attribuito a Morgantina ?)

E’ importante ritornare soprattutto sull’esemplare Manganaro, che è l’unico un poco leggibile e che presenta molte affinità con la testa della ninfa di Nomos, pur non essendo dello stesso conio.

Il Manganaro ha letto, non si comprende con quale fondamento, la leggenda MORCAN. Ho provato a ricalcare le lettere visibili, ricostruendo là dove possibile e viene fuori la seguente figura:

post-7204-0-80011300-1317661662_thumb.jp

Quindi esisterebbe comunque una lettera B seguita da O e forse anche da R. La B appare meno arcaica e con linee più curve, mentre la lettera R conserva la gambetta (rho arcaica), che perderà poi per diventare una P durante la seconda metà del V secolo a.C., prima a Siracusa e poi alla fine ad Akragas.

Osservate come esiste anche qui il gioiello davanti alla collana.

Quindi esisterebbe comunque una emissione con un nome inedito. Forse esiste una lettera (M ?) davanti alla fronte della ninfa, ma non è possibile esserne certi.

(continua)

  • Mi piace 3
Link al commento
Condividi su altri siti


Protome di cinghiale

Qui il discorso si fa molto delicato. Si tratta di un tipo non attestato in Sicilia, salvo che nella suddetta altra emissione con 3 esemplari noti. Il cinghiale esiste poi anche nelle litre di Abakainon, ma in figura intera ed eretta. Tuttavia in questa emissione si notano solo due chicchi di orzo e, come si vede meglio nell’esemplare Moltheim, le zampe non sono ripiegate ma puntano in avanti.

La scelta del cinghiale e dei chicchi di orzo si può spiegare considerando che il cinghiale era associato alla dea Demetra e simboleggiava l’inverno. Poi i cinghiali erano assai numerosi nei fiorenti boschi intorno Morgantina e il lago Pergusa.

Circa l’osservazione di Piakos sulla posizione delle zampe del cinghiale, essa effettivamente copia quella della protome di toro quale divinità fluviale in numerose emissioni siceliote. Ma in sé non dovrebbe stupire troppo quando una simile posizione accovacciata (quasi nuotante) appare su alcuni conii degli oboli focei, oltre alla “normale” posizione allungata. Basta confrontare i seguenti esemplari di oboli focei, emessi soprattutto verso la metà del V secolo a.C. (e siamo sempre lì):

post-7204-0-30582700-1317661783_thumb.jp

post-7204-0-79374100-1317661802_thumb.jp

post-7204-0-39948100-1317661823_thumb.jp

post-7204-0-20586800-1317661848_thumb.jp

Quindi in teoria non c’è nulla di particolarmente strano che le zampe del cinghiale di BORG siano ambedue accovacciate. Semmai appare un po’ strana la lunghezza delle zampe e la piegatura un po’ forzata, ma potrebbe essere proprio dello stile dell’artista, che, come già visto a proposito del collo della ninfa, deve amare dettagli “allungati”.

Una cosa interessante è che esistono lavori che attestano una presenza focea proprio a Morgantina, con rinvenimento di terrecotte provenienti direttamente dalla Focea indicando una frequentazione di coloni o commercianti provenienti da quella regione e già nota comunque per quasi tutta l’area centro-occidentale dell’isola.

Di conseguenza i Siculi sicuramente conoscevano il cinghiale foceo, che potrebbe avere fornito l’ispirazione alla loro litra.

Circa i chicchi di orzo, sicuramente la loro disposizione ricorda molto quella sulle monete di Leontinoi, ma non è detto che la litra debba essere stata coniata a Leontinoi, che comunque era vicinissima ai confini dell’antico regno di Ducezio e quindi le sue monete potevano essere ben note alla vicina popolazione sicula.

Se l’esemplare di Nomos è autentico, dovrebbe precedere di pochissimi anni l’altra litra, quella descritta da Manganaro.

Ovviamente le mie sono soprattutto "speculazioni" che partono da pochi oggettivi dati, ma che potrebbero fornire interessanti spunti per capire questa misteriosa emissione di litre, che ha già catturato l'attenzione, a quanto mi risulta, di studiosi stranieri fra i quali l'immancabile Boehringer....

  • Mi piace 2
Link al commento
Condividi su altri siti


Carissimo Acraf...come avrai notato lo scambio dialettico, ove sereno e rispettoso, è stato spesso l'humus su cui questa prolifica discussione è andata sviluppando nel tempo.

A volte lo scambio di idee, sempre proficuo e basilare per tentare un approccio tecnico e/o cognitivo, può essere stimolato ad arte...per ravvivare le idee stesse.:)

Ti sono quindi grato per le puntuali e dotte osservazioni.

Temo tuttavia che, alcune mie considerazioni sopra sviluppate appaiano stringenti.

Nello specifico, per non evidenziarle tutte:

un artista antico, greco o non, siceliota o non, canonico od eclettico che fosse, difficilmente avrebbe potuto incidere quella zampa incollata al ventre dell'animale che tutto trasmette meno che l'idea del movimento e una impressione di naturalezza. Idem per l'altra del tutto protesa e diritta. Per non ripetere il fatto della loro lunghezza alla Kessler...Peraltro le gambe partono parallele (sembrano attaccate tra loro...) e poi una prosegue diritta e l'altra si piega a gomito stretto all'indietro...sembrano l'alfa e l'omega.

Sicuramente l'incisione appare tutt'altro che rozza, ma poco coerente. Inoltre a me la bocca della divinità non convince, non ha morbidezza e gli allungati (da te citati) a volte servono iconograficamente per cercare un effetto di riempitura...di pieno (come se non si fosse inciso abbastanza...), mai connaturato tale escamotage alle incisioni greche antiche coeve.

La ceramica focea si rinviene in troppi siti antichi per costituire un discrimine...e comunque se l'incisore del Borg avesse almeno imitato la naturalezza delle zampe afferenti i cinghiali focei...sarebbe stato molto meglio.

Piuttosto hai notato che diversità tra la morbidezza delle raffigurazioni nella moneta di Segesta da te postata, rispetto a quella in oggetto piuttosto rigidotta.

E poi...le hai guardate quelle zampe del cinghialone... sono lunghe come per un impala che corre saltando.

Borg? Sembrerebbe una radice altomedievale...probabilmente originale dell'isola di Gotland, ricorda il noto tennista...finito tra le braccia di una nota chanteuse calabrese.:)

A perte la celia...potrebbe darsi che alcune tue perplessità possano aver colto nel segno.

Ho anche l'impressione che, come sostenevano alcuni maestri critici d'arte, l'impressione diretta e la sedimentazione storica e stilistica delle immagini nella sensibilità dell'osservatore, possano spesso prevalere sulla specializzazione stretta, che può condurre a distrazioni geografiche e monetali non sempre congrue...con l'effetto di dimenticarsi dell'immagine esaminata.

P.S.

L'same monetale in oggetto è incentrato su analisi stilistiche, specifiche del periodo monetato.

Nulla toglie che, l'esame diretto, ictu oculi, dell'oggetto evidenzi caratteristiche fisiche e tecniche tipiche del metallo antico e della coniazione coeva.

Resta il fatto che, senza nulla togliere alla possibile autenticità dell'oggetto, l'antichizzazione può essere riprodotta ad arte anche con processi fisici e chimici, oltre che meccanici.

Per converso, la sensibilità dell'incisore antico, la sua cultura, la sua psicologia legata al contesto che viveva e che si trasmetteva nell'arte di incidere...non potrà mai essere riprodotta, ma solo imitata.

Il processo di imitazione, per quanto abile, comporta un irrigidimento delle linee o della plastica rispetto agli originali, oltre ad alcune incongruenze ed incoerenze palesi all'occhio esperto.

In ogni caso... la zona grigia, tra l'essere e il non essere, anche nella numismatica ha un temibile e particolare fascino.

Link al commento
Condividi su altri siti


Caro Piakos,

concordo pienamente con te che questa litra suscita contrastanti sensazioni e non poche perplessità. Infatti avevo posto in primo luogo, a prescidere dal resto, il problema dell'autenticità (e, perché no?, anche della sua effettiva provenienza).

Nel caso dei falsi è più facile quando diventa possibile effettuare dei confronti con altre monete della stessa coppia di conii, come nel caso dei tetradrammi di Euainetos (per fare un esempio). Non per niente avevo interpellato un noto esperto e anche perito internazionale: egli non aveva ancora visto l'esemplare, ma come prima domanda mi ha chiesto se conoscevo un altro esemplare simile..... Quando una moneta è invece un totale inedito e per di più con particolarità stilistiche, la valutazione diventa molto più difficile e spero che in futuro presto si possa sapere qualcosa in merito. Anche con la ceramica e i marmi, quando compare dal nulla un elemento che si discosta per alcuni dettagli, viene spontaneo gridare subito al falso, come la famosa cista Ficoroni e il Trono Ludovisi (e anche il successivo simile Trono di Boston, dalla città che lo acquistò). Molto emblematico il caso del Trono Ludovisi, sul quale il giudizio attualmente prevalente propende per l'autenticità, ma senza raggiungere l'unanimità. Per un breve riassunto della nota vicenda rimando a:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/09/13/belli-bellissimi-forse-falsi.html

Per la Cista Ficoroni, rinvenuta nel 1738 a Labico dall'antiquario Francesco dè Ficoroni (da cui il nome) e ora al Museo Etrusco di Villa Giulia era presente fino a poco tempo fa la scheda Wikipedia, che è stata recentemente rimossa.... proprio per i perduranti grossi problemi sulla sua autenticità. Ormai rigettata è l'autenticità dell'altrettanto famosa Fibula Praenestina.

Tornando alla litra, la valutazione stilistica è importante ma non esclusiva e dipende molto dalla sensibilità soggettiva. Ad esempio Zeri letteralmente odiava il particolare stile del Trono Ludovisi, difeso da valenti archeologi come Pugliese Carratelli, semplicemente perchè "non gli piaceva" in base alla sua sensibilità ed esperinza artistica e si sforzò a identificare anche il possibile falsario (morto pochi anni prima del rinvenimento), ma senza veri riscontri.

Se poi ci troviamo a un particolare incisore "indigeno", con un suo peculiare stile più o meno "arcaicizzante" (e siamo comunque intorno alla metà del V secolo a.C.), che si è allontanato un poco dai canoni artistici del momento, con "allungamento" del collo della ninfa e delle zampe del cinghiale (come una sorta di antico Modigliani), la valutazione resta difficile. Ripeto che esistono forti perplessità, ma neanche elementi per condannare senza ombra di dubbio questa monetina.

Ieri sono andato a studiare in biblioteca la struttura dell'antica lingua sicula (A. Zamboni, Il Siculo, in: Popoli e Civiltà dell'Italia antica, vol. VI. Lingue e Dialetti, Roma 1978), che è veramente complessa (e onestamente ci ho capito poco). Sono note alcune iscrizioni originali e nessuna con BO. Ma ho trovato questa interessante nota sulla lettera B (e anche A e C, a pagina 961):

post-7204-0-10972300-1317813090_thumb.jp

Quindi in ambiente siculo era normale usare ambedue le forme grafiche della lettera B, con occhielli aguzzi (come nel pezzo Nomos) oppure arrotondati (come nel pezzo Manganaro)....

Inoltre avevo ragione a intuire una origine indoeuropea della parola Pergusa dell'omonimo lago, anche se bisogna osservare che in questo caso siamo di fronte alla vocale E e non O. Comunque molti nomi di antichi centri della Sicilia hanno origine indigena e con radici i.e. ossia indoeuropee (a pagina 974)

post-7204-0-50724600-1317813418_thumb.jp

E' incredibile la possibilità di acquisire tante informazioni da una sola monetina di un solo centrimetro di diametro....

Link al commento
Condividi su altri siti


Caro amico,

la numismatica è una regina, è un settore difficile, occorre una sensibilità perticolare ed una gamma di cognizioni ed esperienze non da poco.

Io sono un modesto dilettante, più o meno evoluto, ma il gioco dei nummi è comunque di estremo fascino.

Infatti, a livello internazionale, sembra vi siano molteplici nuovi ingressi a tutti i livelli ed una notevole vivacità sulle monete.

Le monete classiche sono le principesse della regina madre e destano sempre maggiore interesse.

La tua perspicacia ed il tuo rigore scientifico meritano, nel settore, il più ampio rispetto e contribuiscono a rendere interessante e vivo il settore.

E' sempre un piacere dialogare.

Ave!

Link al commento
Condividi su altri siti


Ringrazio e a chi è interessato alla breve disgressione sul Trono Ludovisi, in questi ultimi anni ormai accettato come autentico, consiglio il breve link con l'ipotesi della possibile provenienza di tale manufatto (da Locri e sarà contenta Medusa che ama molto i pinakes di Locri):

http://www.locriantica.it/reperti/ludovisi.htm

Cari saluti

Link al commento
Condividi su altri siti


Un'ultima cosiderazione.

L'illustre Acraf ha avanzato il rischio che, di fronte ad un falso, si possa finire per perdere del tempo in modo inconcludente.

Sotto un profilo professionale od accademico è vero.

Ma c'è sempre un valore aggiunto...raro, prezioso.

Analizzare e disquisire insieme di arte antica e di incisioni coeve o non...è istruttivo.

In qualche modo sposta l'attenzione del lettore...lo guida, lo invita ad osservare bene o meglio particolari che possono apparire poco importanti.

Inoltre la dialettica sull'arte e la storia incuriosisce e suscite desideri, approfomdimenti...volontà cognitiva.

Credo sia, allo stato, il miglior servizio che questo Sito possa fornire all'utenza...più o meno smaliziata e, più o meno colta.;)

Infine c'è un arricchimento reciproco per chi partecipa alla discussione attivamente.

Uno dice:

Piakos!

Ma chi ve lo fa fare...peraltro puoi mettere adisposizione di chiunque delle idee...delle chiavi di lettura e quant'altro che, per modesto che sia, può comunque essere colto, sviluppato...meglio metabolizzato, pubblicato.

Rispondo:

potrebbe accadere.

Ed allora?

Perchè abbandonare od impoverire questa divertente e stimolante discussione?

Si spera sempre nella correttezza di chi, aiutato nel proprio lavoro e nelle proprie ambizioni, dovrebbe citare la discussione ed i suoi autori.

Alla peggio...buon pro gli faccia...io, personalmente, da dilettante numismatico, debbo lavorare, vivere e realizzarmi con altre cose. Non ho particolari ambizioni nella pur illustre e colta accademia.

Infine...ove ce ne dovessimo accorgere..ci faremo sentire...proprio per non sembrare un po' tonti?

:D

Link al commento
Condividi su altri siti


Sono d'accordo che conviene sempre discutere anche di fronte a un esemplare sospetto o comunque sub judice.

Infatti ho speso parole e dettagli, come anche i vari problemi, soprattutto allo scopo di favorire lo sviluppo di uno spirito critico nonché di una certa cultura di fronte a un manufatto monetario.

Proprio grazie all'analisi di vari dettagli e particolari è possibile ricavare una quantità di informazioni di vario genere, perfino linguistico, che credo siano sempre utili anche per i semplici collezionisti o amanti di monete greche.

Link al commento
Condividi su altri siti


Allo scopo di avere altri elementi per un possibile inquadramento storico-geografico della misteriosa litra BORO (o BORG), ho provato un diverso approccio, tenendo conto di due fondamentali elementi:

1) influenza dei Focei, che furono praticamente i primi Greci a commerciare verso l'Occidente e anche verso la Sicilia, anche se con minore "spinta" coloniale rispetto alle altre stirpi greche, per la presenza della nota protome di cinghiale al rovescio, che abbiamo già visto prima su vari loro oboli;

2) possibile influenza di Leontinoi, per la presenza dei quattro chicchi di orzo, che praticamente copiano la medesima disposizione in molte monete di quella città.

Sarà un caso, ma un importante quartiere di Leontinoi, un poco appartato e posto su un'altura a guisa di fortezza, si chiamava Focea ed assunse poi un importante ruolo ad ospitare profughi leontinesi durante le lotte contro Siracusa nel 414 a.C.. e ricordata in un noto passo di Tucidide (5, 4, 2).

Per una breve rassegna, vedasi uno scritto di Giuseppe Cardillo:

fortezza_focea.pdf

Questa fortezza doveva affacciarsi proprio sul fiume Terias, che corrisponde all'attuale fiume San Leonardo, che scorre a nord di Lentini.

L'etimologia indica chiaramente che il nome di tale quartiere-fortezza doveva essere derivato dai Focei che probabilmente erano "di casa" in quella zona. E' da rilevare che l'esatta ubicazione di Focea resta ancora discussa ed è interessante quanto scritto da Cardillo.

Secondo questa prospettiva, la monetina in questione potrebbe "gravitare" invece nella zona di Leontinoi, e probabilmente risentire anche dell'influenza dei vicini Siculi che erano sotto Ducezio.....

Link al commento
Condividi su altri siti


Molto...molto interessante.

Apollo al diritto...i 4 chicchi...e il cinghiale dei Focei.

Coerente.

In questo caso il nostro amico incisore avrebbe però dimenticato che Apollo (testimonial di

Leontini) ha la testa cinta da una corona di Foglie di lauro...

Ci si potrebbe chiedere:

- sarebbe stato eccessivo l'impegno incisorio, con il rischio di esporsi...

- o non era in grado di correlare le cose.

Belle domande...

Link al commento
Condividi su altri siti


Caro Piakos,

posso fare una battuta? Ma tu vedi dappertutto Apollo, anche nella testa di questa litra, che è inequivocabilmente femminile, con orecchini e collana (questa molto particolare per la presenza di un gioiello attaccato davanti alla collana e che si ritrova anche nel conio della litra di Manganaro).

Non farmi preoccupare se inizi a confondere i sessi.....

Scherzi a parte, la scelta della testa femminile al diritto, al posto del canonico Apollo di Leontini difficilmente è casuale e l'incisore dovrebbe sempre obbedire a direttive dell'autorità responsabile dell'emissione, anche se può avere una certa libertà a livello di stile e anche di ornamenti accessori.

Piuttosto, noto che la testa femminile, quasi certamente di ninfa, richiama abbastanza da vicino, seppure con stile più rozzo, quella di Aretusa a Siracusa nelle ultime emissioni con ruota (basate sull'obolo). Allego due immagini di 1/4 di obolo (tetartemorion) che appartenevano alla famosa raccolta Moretti:

post-7204-0-68246300-1318073662_thumb.jp

A Siracusa il passaggio dall'obolo, con ruota, alla litra, con polipo, avvenne probabilmente con la caduta dei tiranni Deinomenidi.

Mi pare di ricordare, ma dovrei cercare, che una collana con gioiello si ritrova in qualcuna delle prime litre di Siracusa.....

Link al commento
Condividi su altri siti


Ciao Acraf.

Confesso che per una serie di post risalenti alla scorsa primavera (2011) ho visto solo Apollo...ma, perchè ve ne era ampio motivo e ampie riprove.

Proseguendo nella celia debbo però anch'io esporre una battuta: ma non è che tu vedi ninfe dappertutto?:D

Fine della celia passiamo al concreto.

Questa volta i gioielli sono ben visibili nella litra di Borg..o di Boro. (che nomacci però...:)).

Fatto è che il mio approccio da modestissimo dilettante è, per forza di cose, concreto.

Se l'approccio corretto nelle dissertazioni numismatiche deve essere scientifico...non ne vedo uno migliore che rimanerer agganciati a quel poco che si vede o a quel poco che effettivamente si sa per certo.

Quindi nel concreto:

Leontini (coltivatrice e padrona di messi copiose) ha molte monete con Apollo al diritto e chicchi al rovescio. Poi c'è anche la protome leonina che in questo caso non interessa. Anche nelle litre d'argento abbiamo riscontrato (insieme mi pare...) una figura stante che, con tutta probabilità raffigura Apollo (mentre tiene con la sinistra un ramo di lauro) nella canonica posa officiante innanzi ad un altare.

Quindi non sono io che vedo Apollo...ma è Apollo che vede noi dalle monete di Leontini.:D

Il fatto che nella litra di Boro/Borg vi sia una nifa al diritto potrebbe essere coerente ove al rovescio tra i chicchi vi fosse la testa leonina.

Invece c'è una protome cinghialesca con posa anatomica innaturale.

I dati incoerenti sono quindi molteplici...che mi portano (allo stato) ad escludere Leontini.

La Sicilia è piena di siti misteriosi, altolocati o in riva a torrenti e corsi d'acqua, sui quali si discute e si favoleggia da molto tempo. Il gioco delle attribuzioni è tra gli sport più nobili nelle Accademie...e ben vengano le dotte e sapienti dissertazioni che leggiamo con ampio interesse.

Ogni tanto qualcuno avanza nuove ipotesi citando una serie di riferimenti a piè di pagina...che non sono altro che ipotesi sulle ipotesi.

E' un'attività rilassante, piacevole e che può dare soddisfazione anche al dilettante evoluto.

In fondo lo facciamo un po' tutti.

Ma i dati concreti, noti e dimostrati restano più o meno sempre gli stessi...salvo nuove e spesso fortuite scoperte, per la verità piuttosto rare...che intervengono a gettare nuova luce.

Il dato della litra di Borg o di Boro è al momento e concretamente uno solo: da qualunque punto la si voglia guardare ed "analizzare" appare incoerente...in un mondo (quello greco antico) che incoerente non era.

l'escamotage dell'incisore sicano, siculo o barbaro che incide con stile non canonico non appare plausibile nella glittica siceliota. I maestri ponevano bottega e trasmettevano con facilità i canoni agli aiuti di zecca. La moneta come sappiamo affermava la Polis e/o il Sito: non c'era motivo o spazio per raffigurazioni incoerenti.

Peraltro la litra di Boro o di Borg non vuole essere incoerente nell'incisione delle raffigurazioni.

A ben osservarla è evidente lo sforzo di renderla coerente da parte dell'incisore...è appunto la fatica e la cura nella ricerca di iconografie coerenti nelle singole parti...che non convince nell'insieme.

Una moneta nuova...od una moneta di fantasia?

Ecco il giusto titolo.

Ognuno si faccia la sua idea... ed è quindi invitato ad esprimerla, così da rendere ancora più vivace, intellettualmente, la discussione.

:)

Link al commento
Condividi su altri siti


  • 3 settimane dopo...

Colgo l'occasione per sottoporre un tipico problema di valutazione di un esemplare piuttosto "dubbio", in questo caso di Abakainon.

E' una litra di g. 0,76 messa in vendita da Lanz su ebay;

http://www.ebay.it/itm/LANZ-SICILY-ABAKAINON-LITRA-SOW-EBER-ACORN-bs584-/300614712189?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item45fe087b7d)

che dovrebbe corrispondere al n. 10 var. a della monografia di Campana su questa zecca (pubblicata come inserto su Panorama Numismatico nel 1996.

post-7204-0-70252500-1319637479_thumb.jppost-7204-0-60785500-1319637497_thumb.jp

Al rovescio leggo all'esergo ABA e sopra, in direzione retrograda, KAIT. L'ultima lettera mi sembra un TAU o al massimo un GAMMA (dato che la gambetta verticale è spostata), ma non una N come dovrebbe essere.

Di questa particolare variante, normalmente con ABA KAINI, conosco finora solo due conii, rappresentati rispettivamente da un esemplare apparso su NAC 33/2006 n. 58 (g. 0,55) e da un esemplare del British Museum, BMC 2 (g. 0,78).

post-7204-0-49585100-1319637734_thumb.jppost-7204-0-78072400-1319637756_thumb.jppost-7204-0-37900000-1319637776_thumb.jp

Gradirei avere vostre impressioni su questo esemplare di Lanz. E' in modesto stato di conservazione e allo stato attuale viene offerto a 7 euro (!!), ma appunto presenta peculiarità che fanno propendere verso una copia barbarica o, più probabilmente, per un falso moderno......

Link al commento
Condividi su altri siti


Colgo l'occasione per sottoporre un tipico problema di valutazione di un esemplare piuttosto "dubbio", in questo caso di Abakainon.

E' una litra di g. 0,76 messa in vendita da Lanz su ebay;

http://www.ebay.it/itm/LANZ-SICILY-ABAKAINON-LITRA-SOW-EBER-ACORN-bs584-/300614712189?pt=M%C3%BCnzen_Medaillen&hash=item45fe087b7d)

che dovrebbe corrispondere al n. 10 var. a della monografia di Campana su questa zecca (pubblicata come inserto su Panorama Numismatico nel 1996.

post-7204-0-70252500-1319637479_thumb.jppost-7204-0-60785500-1319637497_thumb.jp

Al rovescio leggo all'esergo ABA e sopra, in direzione retrograda, KAIT. L'ultima lettera mi sembra un TAU o al massimo un GAMMA (dato che la gambetta verticale è spostata), ma non una N come dovrebbe essere.

Di questa particolare variante, normalmente con ABA KAINI, conosco finora solo due conii, rappresentati rispettivamente da un esemplare apparso su NAC 33/2006 n. 58 (g. 0,55) e da un esemplare del British Museum, BMC 2 (g. 0,78).

post-7204-0-49585100-1319637734_thumb.jppost-7204-0-78072400-1319637756_thumb.jppost-7204-0-37900000-1319637776_thumb.jp

Gradirei avere vostre impressioni su questo esemplare di Lanz. E' in modesto stato di conservazione e allo stato attuale viene offerto a 7 euro (!!), ma appunto presenta peculiarità che fanno propendere verso una copia barbarica o, più probabilmente, per un falso moderno......

ciao, ultimamente, vedo in vendita lanz moltissimi frazionali.....molti con il tondello sbeccato e spesso con questa conservazione (hanno sempre strane corrosioni..). In passato mi è capitato di vedere anche litre siracusane assai rare, ma con tipologie di conii ed aspetto generale dei rilievi) che mi facevano un po pensare....

Trovo che i tuoi dubbi, caro acraf siano fondati .....

ciao

sku

Link al commento
Condividi su altri siti


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.