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SERIE N. 2 DI STIELA (STIA)

DRACMA in AG

Il secondo nominale è una dracma, nota in pochi esemplari con peso tra 4,27 e 4,06 g (diametro circa 17 mm), coniati con una sola coppia di conii. L’etnico è STIA, con A al posto di E, indicando che il nome della città era passato da Stiela a Stiala. Si tratta di un fenomeno di dorizzazione, che ebbe luogo nella regione etnea dopo la vittoria della dorica Siracusa su Atene, nel 413 a.C. Come già visto a proposito di Hermas su questa stessa discussione, una caratteristica del dialetto dorico è il frequente uso della vocale A al posto di E.

Es. Stack’s 1/12/2009, 2119 = NAC 13/1998, 420 (ex coll. Moretti) g. 4,27:

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(Continua)


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SERIE N. 2 DI STIELA (STIA)

EMIDRACMA in AG

L’emidramma è anch’esso noto in pochi esemplari, di peso compreso tra 2,11 e 1,93 g (diametro circa 13 mm) da una sola coppia di conii. Reca ancora l’etnico STIA

Es. coll. Cammarata (da sua monografia già citata all’inizio):

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(Continua)


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Tuttavia esiste un esemplare, già della collezione Jameson e ora in SNG ANS 748 (solo 1,54 g), che presenta conii differenti e uno stile più trascurato. E’ da verificare l’effettiva autenticità di questo strano esemplare:

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(Continua)


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SERIE N. 2 DI STIELA (STIA)

LITRA in AG

La litra è più comune, con pesi tra 0,77 e 0,50 g (e diametro sui 11 mm), da un solo conio D/ e forse due conii R/, molto simili fra loro. L’etnico è abbreviato a STI per motivi di spazio.

Es. Gorny&Mosch 185/2010, n. 30 g. 0,75 :

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(Continua)


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SERIE N. 2 DI STIELA (STIA)

EMILITRA in AG

Anche l’emilitra è nota in diversi esemplari, con peso tra 0,45 e 0,30 (diametro sui 9 mm) da una sola coppia di conii:

Es. NAC O/2004, n. 1385 peso 0,30 (con mancanza di un frammento di metallo):

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(Continua)


Inviato

Esiste però un altro esemplare che si discosta da tutti gli altri noti e appare essere coniato da altra coppia di conii. Ha uno stile più scadente, specie al rovescio. Sembra autentico, ma è da verificare.

Es. Busso Peus 382/2005, n. 77 g. 0,54 (peso piuttosto alto per una emilitra!):

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La testa del diritto è stata dubitativamente identificata come Apollo, ma bisogna spiegare la presenza del ramoscello, che sembra ricollegarsi al ramo della serie precedente.

Finalmente mi fermo e lascio volentieri a voi commenti e analisi su questi interessanti frazionali.

Inizierei con l'interpretazione del personaggio raffigurato sul diritto della prima serie.

Quando avremo abbastanza "sviscerato" le monetine di questa zecca, passeremo a qualcosa di nuovo.....

Quindi al momento suggerisco di non "divagare" troppo su altri argomenti (tanto poi avremo tutto il tempo).


Inviato

Forse la cartina della Sicilia orientale non è molto visibile (mannaggia ai problemi di ingombro, che non permettono di incollare una cartina a colori sufficientemente grande), allego solo il dettaglio racchiuso nel rettangolo rosso:

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Inviato

Che dire....?

Complimenti ad Acraf...e stop.

Non c'è altro da dire...c'è solamente da leggere.

;)

E' stata effettuata una prima scrematura di questa discussione...nel tentativo di ridurne la voluminosità, in relazione a interventi non essenziali o meramente interlocutori.

Come questo ad esmpio.

:D

Nel prosieguo lo toglieremo...ma intanto l'elogio ad Acraf era dovuto.


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Una necessaria rettifica, avendo commesso un imperdonabile errore.

Il fiume Alcantara, che sbocca vicino a Naxos, dai greci era chiamato AKESINES e non AKIS.

Quest'ultimo era un fiume diverso, poco più di un torrente, forse l'attuale torrente Lavinaio, che sbocca vicino al bel porto di Capo Mulini, tra Acitrezza e Acireale. Il nome Akis ha poi fornito la radice Aci, alla base di numerosi nomi di paesi siciliani (come appunto Acireale).

Su quest'ultimo fiume ritorneremo quando parleremo di una famosa emilitra in argento con testa di dio fluviale e AKYS/Aplustre e NIKA.

Ho notato che in una sola intera giornata, dopo la postazione dei miei messaggi su Stiela, ci sono stati ben quasi 200 contatti, ma solo il simpatico e gentile messaggio di Piakos.

Spero che qualcuno si faccia coraggio e vivo...... Non ho mica scritto qualcosa di definitivo, ma che richiede alcuni approfondimenti....

Modificato da acraf

Inviato

Caro Acraf...questa discussione va un po' così.

Alterna momenti di folta ed a volte anche esuberante dialogo...a periodi silenti (per svariati motivi ;) ).

Però...la leggono in molti.

Questo è quello che conta...non per farci belli, ma per giustificare l'impegno di portarla avanti.

A volte tiro il gruppo io...pedalando davanti, altre volte mi dava il cambio medusa...a volte altri, con disparati interventi.

Basta proseguire ed il cammino non sarà solitario.

Tieni anche conto che il livello degli approfondimento diventa spesso impegnativo...quindi interessante per il lettore ma non facilissimo nello scambio dialettico.

Un caro saluto.

:)


Inviato (modificato)

Volevo intanto spendere due parole per commentare il personaggio sacrificante raffigurato su molti tetradrammi di Selinunte e che ha fornito l'ispirazione per le litre di Leontinoi e di Stiela (prima serie). Posto un'altra bella immagine:

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Per capire, bisogna partire dal fatto che il sito di Selinunte, individuato dall'ecista Pammilo, era sì dotato di un fertile entroterra ai margini del territorio controllato dai punici, con i quali avrebbero potuto essere instaurati proficui commerci, ma presentava lo svantaggio di essere fiancheggiato da due acquitrini, vicini allo sbocco del fiume Selinunte (ora Madione). Le paludi portuali finirono per creare gravi problemi agli abitanti di Selinunte, che soffrivano soprattutto di malaria. Secondo Diodoro di Efeso, nel 444 a.C. una terribile pestilenza arrivò a mietere molte vittime. I selinuntini si rivolsero dunque al filosofo e scienziato agrigentino Empedocle affinchè trovasse un rimedio. Egli creò due canali, con un flusso continuo di acqua corrente all'interno degli acquitrini, permettendo si spazzare via le larve di zanzara e procedendo ad una vera e propria bonifica dell'agro selinuntino. Gli abitanti di Selinunte, in segno di venerazione, gli dedicarono al centro dell'acropoli un piccolo tempio.

Il personaggio sacrificante è la personificazione del dio fluviale Selinunte e qui l'arte greca per la prima volta accantonò per una volta l'usuale abitudine di raffigurare una divinità fluviale con il solito toro (a indicare la forza delle correnti fluviali). Egli reca un ramo lustrale di purificazione (forse di salice) e sacrifica dinanzi a un altare, dedicato ad Apollo (e che forse era situato innanzi al tempio eretto in onore di Empedocle)

Il dio fluviale, grazie all'opera di bonifica del grande filosofo e scienziato, si arricchisce di valenze salvifiche oltre che commemorative della salvezza dalla pestilenza (nel senso di malaria e anche forse di peste, per il facile inquinamento delle acque).

Infatti sull'altare compare il gallo, non solo emblema dell'alleata Himera, ma anche uccello dedicato al dio della salute Asklepios (Platone, Phaedo 117a-118). Il legame tra altare e gallo si comprende meglio se si tiene conto che Apollo era il padre di Asklepios (Esculapio). Dietro di nota una statua di toro su piedistallo, un riferimento al fiume (non credo sia il famoso toro fatto costruire dal tiranno agrigentino Falaride circa un secolo prima). Poi esiste la foglia di sélinon, emblema greco della città.

Infatti in greco il nome Selinoûs-oûntos deriva dal sedano selvatico (sélinon in greco) che i coloni vi trovarono in abbondanza. Il sostantivo greco neutro sélinon viene tradotto con apio, sedano, prezzemolo. Il nome scientifico del prezzemolo è Petroselinum hortense, dal greco petrosélinon, ossia sedano che nasce tra le pietre.

E' quindi sempre importante sapere leggere i vari particolari che sono presenti su una moneta siceliota, conoscendo l'amore dei Greci per i simboli.

Modificato da acraf

Inviato

Che dire....?

Complimenti ad Acraf...e stop.

Non c'è altro da dire...c'è solamente da leggere.

;)

E' stata effettuata una prima scrematura di questa discussione...nel tentativo di ridurne la voluminosità, in relazione a interventi non essenziali o meramente interlocutori.

Come questo ad esmpio.

:D

Nel prosieguo lo toglieremo...ma intanto l'elogio ad Acraf era dovuto.

Quoto pienamente Piakos! Carissimo Acraf, complimenti anche da parte mia per l'esaurientissima analisi, esposta con le consuete e mirabili chiarezza, competenza e passione che certo ti contraddistinguono!:give_rose:

Valeria


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Il fiume Alcantara, che sbocca vicino a Naxos, dai greci era chiamato AKESINES...

IL FIUME AKINESIS – ALCANTARA: FIUME SALUTIFICO, GUARITORE

1. Nota Etimologica: Alcantara - Ἀκεσίνης : Fiume salutifico guaritore ?

Ἀκεσίνης - Akesines potamos - è il nome con cui lo identifica lo storico greco Tucidide (vedi 4.25) nel racconto dell'attacco alla città di Naxos da parte dei Messeni nel 425 a.C: "Nel primo giorno i Messeni costrinsero i Nassi a chiudersi dentro le mura e ne devastarono il territorio; il giorno seguente doppiarono il Capo (Peloro) con la flotta, devastando il territorio alla foce del fiume Akesines, e con le truppe di terra attaccarono la città."

In latino viene detto Acesines.

Akesis significa in greco cura guarigione, Akos rimedio, e ancora Akesma lenimento rimedio. Non pare irragionevole pertanto tradurre l' Akesines potamos in Fiume salutifico, guaritore.

Non dimentichiamo che il territorio si trova nel distretto vulcanico dell'Etna, per cui non si può escludere la presenza di acque termali nell'area…

Una curiosità: nei pressi di Francavilla scorre il torrente IATRO (in greco iatros = medico) che parrebbe anch'esso suggerire un antico culto delle acque nell'area, come ad esempio è stato archeologicamente attestato (Privitera 1997-1998) nell'area di Calatabiano, più a est, dove la vicinanza al fiume e la tipologia dei reperti rinvenuti hanno fatto ipotizzare che nel luogo potesse trovarsi un santuarietto dedicato a qualche divinità delle acque….

Ma su questo punto torneremo più avanti a commento delle note preziose di Acraf e della sua analisi della figura dell'offerente sulla serie N. 1 di Stiela e sui tetradrammi di Selinunte... ...

2. Il bacino dell'Alcantara

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Per quanto attiene agli aspetti vegetazionali, il corso del fiume Alcantara può essere separato in diversi tratti, ognuno caratterizzato da un certo substrato geologico, dalla conformazione e pendenza dell'alveo e da una particolare vegetazione. Il tratto che stiamo prendendo in considerazione quale probabile ubicazione di Stiela è compreso tra Randazzo a Mojo Alcantara, in direzione di Castiglione e Francavilla. Qui l'alveo diventa ampio, assumendo in alcune zone l'aspetto di fiumara, per poi fluire all'interno di colate laviche in gole più o meno profonde.

Valeria (Continua)

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PROPOSTA DI IDENTIFICAZIONE DELLE PIANTE EFFIGIATE SULLE DUE SERIE DI STIELA A LEGENDA STIELANAIOS / STIA

Andando a ritroso e partendo dalla serie più recente, già analzzata da Acraf, vi ripropongo qui la dracma Es. Stack's 1/12/2009, 2119 = NAC 13/1998, 420 (ex coll. Moretti) g. 4,27, della serie N. 2 DI STIELA, legenda STIA.

La testa del diritto è stata dubitativamente identificata come Apollo, ma bisogna spiegare la presenza del ramoscello, che sembra ricollegarsi al ramo della serie precedente.

Finalmente mi fermo e lascio volentieri a voi commenti e analisi su questi interessanti frazionali....

Le fredde acque del fiume ospitano piante acquatiche, sia radicate che galleggianti e varie specie di pesci. Vi proporrei questa identificazione di quel "ramoscello"... Che ne pensate???

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Mi sembra una pianta acquatica sommersa del genere Ceratophyllum, caratterizzata da fusti flessuosi e non ancorati al substrato, liberamente fluttuanti alla superficie dell'acqua… Vive in acque debolmente correnti dove risulta indispensabile per la vita dei pesci in quanto produce una grande quantità di ossigeno, e nel contempo inibisce la formazione di alghe ….

Breve nota bibliografica: Sarebbe interessante poter consultare questo articolo di A. CARBÉ, Note sulla monetazione di Selinunte, RIN, LXXVIII, 1986, 3-19 in cui l'autrice esplora le foglie presenti come simbolo principale o secondario sulla monetazione di città greche, magno-greche e siceliote e strettamente legate alla presenza di divinità maschili (selinon a Selinunte; fico ad Agrigento, Catania, Camiro e Rodi; alloro a Catania, Naxos e Leontinoi ed ancora a Reggio, Kaulonia e Crotone). Il selinon, associato ad Apollo, Dioniso (celebrazioni bacchiche con corone di selinon) ed Eracle (il primo ad usare la corona di selinon come simbolo di vittoria), assume in ambito selinuntino una valenza prettamente ctonia e funeraria, per l'associazione con Hades sposo di Persefone, attestato anche da un pinax locrese.

Valeria (continua)

Modificato da medusa
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Ringrazio di cuore Medusa per i dotti e puntuali contributi, che permettono di chiarire meglio i particolari e i significati insiti sulle monetine di Stiela.

Appare quindi chiaro che il dio fluviale non viene qui evocato per la sola semplice vicinanza a un fiume, ma deve richiamare altri elementi che dovevano avere una certa importanza alla polis interessata.

Il fatto che abbia inizialmente imitato il noto tipo selinuntino, a prescindere dal fatto che Selinunte stava da un'altra parte, nella Sicilia occidentale, dovrebbe implicare una certa affinità di elementi evocativi. In questo caso il dio fluviale doveva essere associato a un culto salvifico. L'ipotesi della connessione ad acque termali appare molto interessante e potrebbe anche spiegare l'interesse di genti greche calcidesi (provenienti da Naxos) a "colonizzare" un sito situato piuttosto all'interno e non sulla costa. A parte l'interesse a commerciare con genti indigeni sicule, situate appunto nell'interno dell'isola, il sito se era pure "salubre" poteva favorire un insediamento greco su un preesistente abitato indigeno, che poi ha subito un forte influsso dorico a seguito della supremazia della dorica Siracusa sulle genti calcidesi nella zona etnea a seguito della prestigiosa vittoria contro Atene, intorno al 413 a.C.

In tale contesto appare verosimile che la bella testa giovanile della seconda serie di Stiela venga identificata non tanto con Apollo, come generalmente indicato nei cataloghi, quanto con l'effige del giovane raffigurato in figura intera nella prima serie e quindi ancora con una locale divinità. E' vero che mancano i soliti cornetti sulla fronte, che in genere servono a indicare una divinità fluviale, ma qui non si tratta appunto solo di un semplice dio fluviale (già indicato dal toro androprosopo sul rovescio), ma di locale dio acquatico (indicato dal ramoscello acquatico, acutamente proposto essere del genere Ceratophyllum) salvifico e guaritore (forse in qualche modo poi dai Greci assimilato allo stesso Apollo, che a quel tempo è ancora raffigurato con capelli corti).

Spero vivamente che Medusa continui a offrire nuove interessanti prospettive.

Modificato da acraf

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In attesa che Medusa possa aggiungere altre interessanti considerazioni di tipo iconografico e mitologico, gradirei richiamare l’attenzione sull’introduzione del tipo del giovane dio fluviale sacrificante nelle note monete di Selinunte.

Come è noto, le prime monete in argento di Selinunte sono fra le più antiche della Sicilia e sono caratterizzate da didrammi con grande foglia di selinon/Quadrato con triangoli o foglia in quadrato in incuso (più alcuni rari frazionali). Questi didrammi furono emessi a partire dal 520 a.C circa per terminare intorno al 490 a.C. (con quadrato incuso con triangoli vari) e intorno al 470 a.C (con foglia entro quadrato incuso).

Successivamente, dopo una pausa legata probabilmente a difficoltà politiche (crisi della tirannia) e storiche (crisi con la filopunica Segesta, che allora assurse a floridezza economica), Selinunte riprese a coniare nuove monete, come tetradrammi e didrammi di piede attico (rispettivamente teorici 17,44 e 8,72 g).

I tetradrammi sono stati studiati nel famoso lavoro di Willi Schwabacher, Die Tetradrachmenpragung von Selinunt, Meittelungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, 43, 1925, p. 1-167, un lavoro purtroppo scritto in tedesco.

Egli, con teutonica precisione, ha riconosciuto e riordinato i conii noti di tali tetradrammi, descrivendo in tutto 14 conii per il diritto (Q1-14) e 35 conii per il rovescio (S1-35) in varie combinazioni.

Le emissioni dei tetradrammi sono state suddivise in 4 gruppi, che si sono succeduti nel tempo (riporto le cronologie proposte dal Schwabacher):

Gruppo I : 467-445 a.C. = 3 conii D (Q1-3) e 13 conii R (S1-13)

Gruppo II : 445-435 a.C. = 3 conii D (Q4-6) e 4 conii R (S14-17)

Gruppo III : 435-417 a.C. = 7 conii D (Q5-11 e quindi due conii in comune col gruppo precedente) e 10 conii R (S18-S27)

Gruppo IV : 417-409 a.C. = 3 conii D (Q12-14) e 8 conii R (S28-35).

La classificazione di Schwabacher, pur risalendo al 1925, resta la più usata per l’identificazione di tali tetradrammi e nel frattempo sono uscite poche novità che non alterano sostanzialmente la sequenza proposta dallo studioso tedesco.

Il primo gruppo è caratterizzato al diritto da una quadriga al passo a sinistra condotta da Artemide con al suo fianco il fratello Apollo. Al rovescio abbiamo subito la rappresentazione del dio fluviale Selinos che sacrifica con una patera dinanzi all’altare.

Allego un esempio del primo gruppo (n.1 di Schwabacher formato dai conii Q1 e S1):

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Modificato da acraf
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Il secondo gruppo è caratterizzato al diritto ancora da una quadriga al passo a sinistra e poi a destra condotta dal solo Apollo; spesso all'esergo c'è il simbolo chicco di grano. Al rovescio il dio fluviale Selinos sacrificante non è più nudo ed è ricoperto da una sottile veste.

Allego un esempio del secondo gruppo (n.16 di Schwabacher formato dai conii Q5 e S14):

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(continua)

Modificato da acraf

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Il terzo gruppo presenta al diritto una quadriga al passo a destra condotta dal solo Apollo, simile al gruppo precedente (con almeno due conii in comune, come già accennato). Al rovescio il dio fluviale Selinos sacrificante riprende la sua nudità.

Allego un esempio del terzo gruppo (n. 31 di Schwabacher formato dai conii Q9 e S22):

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(continua)

Modificato da acraf

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Infine nel questo gruppo al diritto una quadriga è al galoppo e reca all’esergo il simbolo spiga di grano. Al rovescio il dio fluviale Selinos sacrificante è sempre nudo, di stile simile al precedente.

Allego un esempio del quarto e ultimo gruppo (n. 44 di Schwabacher formato dai conii Q14 e S34, il penultimo della sequenza):

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(continua)

Modificato da acraf

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Poi ci sono i didrammi, da pochi conii, purtroppo non descritti da Schwabacher e che sono autentici capolavori, caratterizzati al diritto da Ercole con clava che afferra un toro e al rovescio il dio fluviale (generalmente identificato con l’altro fiume Hypsas) sempre nudo, come il seguente:

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(Continua)


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Quindi secondo Schwabacher il dio fluviale sacrificante comparve intorno al 467 a.C (col conio S1 dei tetradrammi).

In realtà la questione cronologica è ancora assai dibattuta. Essa è strettamente correlata con il famoso ripostiglio di Selinunte 1923 (IGCH 2084). Esso fu rinvenuto intorno al 1923 nelle immediate vicinanze di Selinunte e rapidamente disperso al solito all’estero, tra Londra e New York. Esso aveva la seguente composizione:

Akragas 3 tetradrammi + 88 didrammi

Gela 25 tetradrammi + 70 didrammi

Himera 2 dramme arcaiche + 1 tetradramma + 1 didramma

Katana 2 tetradrammi

Leontinoi 19 tetradrammi + 8 didrammi

Messana 20 tetradrammi

Selinus 25 tetradrammi + 75 didrammi

Siracusa 129 tetradrammi + 4 didrammi

(per un totale di ben 472 esemplari).

I tetradrammi di Selinus presenti in tale ripostiglio erano TUTTI e SOLO del primo gruppo di Schwabacher (fino al n. 11 del suo catalogo) e quindi il ripostiglio doveva essere anteriore alla comparsa dei successivi tre gruppi.

Questi tetradrammi e anche i didrammi sono tutti di buona conservazione e pertanto dovevano essere coniati almeno pochi anni prima dell’interramento del ripostiglio, la cui data pertanto assume grande importanza, anche considerando la presenza di altre zecche.

Secondo i primi studiosi che hanno analizzato tale ripostiglio, come Herzfelder e Lloyd, hanno proposto la data intorno al 455 a.C., mentre successivamente Jenkins, nel suo Corpus su Gela (a pagine 66-67) rilevava come invece, tenendo specialmente la composizione degli esemplari di Gela e di Siracusa, la data andava ribassata al 435 a.C. (massimo intervallo 440-430 a.C.).

Più recentemente Christof Boehringer, Konkordanz und nachtrag zum Munzfund von Selinunte 1923 (IGCH 2084), Schweizerische Numismatische Rundaschau, 76, 1997, p. 5-19 e 4 ottime tavole, ha riesaminato la questione e ha concluso che il ripostiglio doveva essere stato interrato negli anni 435-430 a.C. (dando quindi ragione al Jenkins). Poi deduce che i primi tetradrammi di Selinus non possono essere anteriori agli anni 450-440 a.C. e i didrammi sicuramente furono coniati a partire dal 440 a.C.

Da quanto sopra esposto appare chiaro, come avevo già accennato, che l’inizio della nuova monetazione di Selinus, con il dio fluviale sacrificante, appare essere consono con la nota testimonianza, già citata in precedenza, di Diodoro di Efeso sull’intervento di Empedocle a sanare una grave situazione sanitaria a Selinus, nel 444 a.C.

I tempi più o meno coincidono…..

D'altra parte è sufficiente passare in rassegna i vari conii usati a Selinunte per i tetradrammi e i didrammi per rendersi conto che non è valida la teoria di Schwabacher per una emissione durata dal 467 fino al 409 a.C., anche ammettendo periodi di pausa.

Esiste una notevole uniformità stilistica, con piccole variazioni dovute alla presenza di diversi incisori, per cui la produzione di questi autentici capolavori di Selinunte doveva estendersi al massimo circa dal 445/440 a poco prima della distruzione della città nel 409 a.C. ad opera dei Cartaginesi (alleati della nemica Segesta).

Questa datazione determina anche quella della litra di Leontinoi e quella di Stiela, con simile dio fluviale sacrificante nudo, confermando la mia proposta già esposta in precedenza, grosso modo intorno al 430 a.C.

Modificato da acraf
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Per aggiungere alcuni dettagli riguardanti la prima serie di Stiela, quella che ha ripreso la tipologia su tetradrammi e didrammi di Selinunte, vorrei richiamare l'attenzione sul ramo tenuto in mano dal giovine sacrificante.

Nella lunga serie delle monete di Selinunte, tale ramo assume forme molto variabili, da ramo molto grosso, quasi un alberello, fino a un semplice ramoscello. Nella litra di Stiela la rappresentazione del ramo è di quelle più "massiccie", con ramo piuttosto grosso.

Ma a quale pianta si vuole riferire?

Generalmente si accenna che possa essere di Salice, che fra l'altro è una pianta che cresce facilmente lungo le rive di fiumi e quindi facilmente assimilabile a una divinità fluviale. Qui bisogna puntualizzare. Quando uno pensa al Salice istintivamente pensa al cosiddetto Salice piangente, che ha rami rivolti in basso, quindi piuttosto differenti da quelli raffigurati sulle monete siceliote. In realtà il Salice piangente è il Salix babylonica, nota anche nella mitologia greca e collegata al triste mito di Orfeo.

Il Salice che qui stiamo parlando è invece il Salix alba, che ha rami più diritti e che ha soprattutto una importante particolarità.

La sua corteccia è molto ricca della cosiddetta salicina, che chimicamente è l'acido salicilico, con proprietà antifebbrili, antitinfiammatorie e antireumatiche, già ben note a Ippocrate, nel V secolo a.C. (che infatti consigliava decotti di polvere da corteccia di questa specie di Salice per combattere malattie febbrili). Nel XIX secolo dal naturale acido salicilico verrà sintetizzato l'acido acetilsalicilico (con l'aggiunta di un semplice gruppo acetile), che non è altro che la comune aspirina.

Nella mitologia greca il Salice alba era dedicato ad Ecate (dea lunare) e quindi associato alla notte e agli inferi. Ma in questo caso il Salice aveva una valenza medicinale e quindi evidenziava il significato salvifico del giovane dio nudo.

L'unica osservazione è che le foglie di Salice alba sono lanceolate, un aspetto non bene evidenziato dagli incisori, ma è difficile dire se veniva richiesta una rappresentazione molto realistica e "naturalistica" della pianta tenuta in mano dal dio.

Esiste però una specie di Salice che è strettamente endemica della Sicilia e in particolare proprio della Valle del fiume Alcantara, che si distingue per avere foglie più arrotondate, denominata Salix Gussonei (vedi foto). Questa pianta quindi era diffusa e cresceva abbondantemente sulle rive del fiume Alcantara. Non si conosce l'esatto potenziale curativo di questa specie indigena.

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Modificato da acraf

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A questo punto ritengo sia ormai completata l'analisi dedicata alla monetazione di Stiela e presto inizierò a postare simili analisi dedicate ad altre monetazioni di frazionali (Akis ?), possibilmente col contributo di altri utenti.

Intanto gradirei però di valutare insieme una mia proposta, che ha numerose implicazioni anche sul futuro del forum.

Mi sembra un peccato chiudere un argomento, come Stiela, per poter poi passare ad altro al fine anche di favorire la conoscenza delle numerose monetine (talvolta inedite), che ancora attendono di essere illustrate, senza fare un punto della situazione e mettere a disposizione una sorta di monografia che descriva nei dettagli una determinata monetazione.

Come esempio mi rifarei alla monografia, sempre su Stiela, pubblicata diversi anni fa da Campana per la rivista Panorama Numismatico, che però appare superata in alcuni punti e che quindi andrebbe aggiornata.

Normalmente una simile monografia viene pubblicata su carta in riviste o libri, non sempre facilmente accessibili, e generalmente in bianco e nero.

Se invece si immagina una monografia in formato elettronico, con foto a colori (dove possibile) e teoricamente aggiornabile, essa diventa un potente e democratico strumento di conoscenza a disposizione di tutti.

Una simile monografia avrebbe anche tutti i requisiti di citazione bibliografica come per un normale articolo pubblicato su carta (e questo aspetto riguarda anche tutti i futuri potenziali articoli che saranno inviati ed esaminati in concorsi che sono stati aperti su questo sito).

Ovviamente ci sarà il nome dell'autore responsabile della monografia, con eventuale estensione ad altri nomi di coautori nel caso di significativi contributi.

Essa poi verrebbe postata in un adatto sito che raccolga appunto i vari articoli originali.

Suggerisco il formato pdf.

I principali vantaggi rispetto al normale articolo pubblicato su carta è, a parte la ben maggiore diffusione e democraticità dell'informazione, sono due:

1) la possibilità di vedere le illustrazioni a colori con sufficiente definizione (e quindi diventerebbe possibile zoomare per cogliere meglio i particolari).

2) la possibilità di aggiornare con nuove significative notizie (a differenza di un articolo che resta definitivo una volta pubblicato).

In fondo l'impegno per scrivere una simile monografia non è diverso e anzi è in qualche modo più agevole da quello per una pubblicazione tradizionale (che richiede determinati formati) e resta la responsabilità dell'autore. Se qualcuno è disponibile e preparato linguisticamente, si potrebbe anche curare una edizione in lingua inglese.

Ovviamente tale proposta implica una rivoluzione copernicana dell'editoria numismatica, che, proprio per la natura dell'argomento stesso, ha bisogno spesso di non poche illustrazioni molto accurate e possibilmente a colori. Spesso una foto spiega molto meglio di tante parole, ma deve essere molto fedele (e conosciamo bene la nostra frustrazione davanti a modeste e spesso indecifrabili foto che appaiono anche su riviste e libri di prestigio, mentre ci sono numerose belle foto su internet da aste varie, ma è materiale molto sparso e dispersivo). Pubblicare su carta un testo con illustrazioni a colori poi comporta un costo non indifferente, oltre che poco ecologico.

Che ne pensate?

Intanto potrei mettere mano a una monografia su Stiela, riportando le immagini di tutte le monete note (anche scansionando da testi quando necessario). Possiamo anche accordarci su uno standard di tipo grafico (anche considerando che non sono un grafico di professione e debbo ancora bene conoscere le reali potenzialità del linguaggio elettronico).


Inviato

E' un'idea intelligente e suscita il mio entusiasmo dato che sono da sempre un sostenitore del copy left.

Ma il motivo per cui simili iniziative restano isolate è l'insaziabile fame di soldi, anche se si tratta di quei pochi spiccioli che ottiene l'autore per un'opera pubblicata a stampa.

La maggior parte del sapere è ancora confinato alla carta per questo motivo, è questo non è progresso!

Se cerchiamo un argomento particolare all'interno dei siti universitari lo troviamo solo nei piani di studio dei chiarissimi, che quasi sempre si guardano bene dal condividere gratuitamente alcunché.


Inviato

Càspita Acraf

aggiornare il Corpus del Campana (ancorché nel tempo ) e magari pensarlo anche di integrarlo per le zecche ancora mancanti sarebbe un eccellente iniziativa.

Avere a disposizione articoli o monografie in formato elettronico ha il vantaggio dell'enorme flessibilità, facilità di reperimento e comodità di avere a disposizione nella memoria di un PC o in un sito web una gran mole di conoscenza senza dover investie milioni in biblioteche di carta (anche se la differenza di fascino, per chi l'apprezza è notevole :D ).

Lo strumento informatico è incredibilmente più flessibile e meno costoso delle produzioni su carta.

Di contro vedo solo il rischio di una minore accuratezza e controllo, ma che può essere ovviato con un'opportuna attività di controllo delal qualità degli eleaborati.

Lo strumento informatico inoltre facilita i contatti e le collaborazioni. Sulla proprietà dei diritti d'autore e quindi anche di riproduzione degli elaborati occorrerebbe capire bene come funzionano (anche rispetto, ad esempio ad aggiornamenti elettronici di opere già pubblicate a stampa, come nel caso del CNAI).

Ottima idea..


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