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Inviato

Per la Katane dei secoli VII e VI

le fonti letterarie sono avare di notizie, a parte quelle sul sapiente Caronda e la sua attività legislativa afferente leggi scritte che ponevano limite ad una tradizione orale (che era quindi incerta e spesso parziale e mutabile per ogni singola fattispecie, a favore delle classi dominanti). Infatti alla fine Caronda fu – non a caso - esiliato e si trasferì a Reggio. Così come avviene ancora oggi...chi contraddice il sistema dominante...viene fatalmente messo da parte: come in un branco di lupi...il competitore che non accetta le legge imposta dal maschio alfa (cioè il dominante...) viene emarginato e messo in condizione di abbandonare il branco. (Mi si perdoni il paragone zoologico...ma se stiamo tentando di fare cultura...credo che la licenza possa essere indulgentemente consentita) :D .

L'indagine archeologica invece permette di seguire durante questo periodo la progressiva espansione della colonia Calcidese nel suo prossimo retroterra; una stipe votiva di eccezionale interesse (rinvenuta in città nel 1959 nell'area di piazza S. Francesco, ancora inedita), attraverso i suoi materiali ceramici di VI secolo provenienti non solo dalle officine di Atene e Corinto, ma anche di Sparta, Chio e altri centri greci, lascia poi intravedere una Katane che risulta a pieno titolo inserita nel mondoellenico e quindi titolare di attività commerciali ramificate e vivaci. Al riguardo dobbiamo evidenziare che le evidenze ceramiche sono l’unico dato che permette con sicurezza di datare i reperti e di valutare i rapporti dei siti antichi.

Per inciso annoto che le difficoltà di individuare le evidenze antiche dei centri delle moderne città sono dovute non solo alle distruzioni ed al riutilizzo dei materiali relativi agli alzati delle costruzioni precedenti o antiche, ma anche allo scempio delle evidenze emergenti o casualmente salve…il tutto in conseguenza delle nuove costruzioni che si sono succedute in situ sino ai nostri giorni. In epoca contemporanea, per di più, negli scavi di fondazione delle nuove costruzioni, ad ogni ritrovamento archeologico è conseguito – quasi sempre – il saccheggio e la distruzione o sottrazione dei reperti, al fine di non ostacolare la rapida edificazione delle aree. Ciò è stato possibile - purtroppo - anche in ossequio al malcostume dilagante che avrebbe consentito a molte autorità di poter ignorare le segnalazioni pervenute alle soprintendenze od ai competenti Uffici urbanistici comunali.

Osservate nella seguente foto la costrizione del teatro antico e dell'odeon...(sono i due edifici semicircolari attigui, nella parte bassa della foto) tra moderne costruzioni.

post-11590-1272291696,59_thumb.jpg

Nella Katane del VII – VI secolo a.C. avrebbero soggiornato numerosi e celebri uomini di cultura, come il filosofo Senofane da Colofone (tra i fondatori della scuola eleatica) e i poeti Ibico e Stesicoro, che vi morì (la sua tomba era indicata presso la principale porta a nord della città, che da lui prese il nome di porta Stesicorea).

Sta di fatto che Kατάvη era una città importante…era una Grande per cultura, traffici, ricchezza.

Le origini del nome: per Plutarco, il suo nome deriverebbe da katane (cioè grattugia), per riferimento alle asperità del territorio lavico su cui sorge, od anche dal protolatino katina (catino, bacinella) per la conformazione naturale a conca delle colline intorno alla città. L'etimologia resta comunque oscura: secondo altre interpretazioni, il nome deriverebbe dall'apposizione del prefisso greco katà- al nome del vulcano Etna (Aitnè, dal greco) (in modo che ne risulti "nei pressi di" o "appoggiata" all'Etna).

Piakos

Continua….


Inviato

KATANE/AITNA

Diodoro Siculo e Strabone scrivono che Gerone conquistò Katane nel 476 a.C. (occhio a questa ricorrente data) e deportò i sui abitanti a Leontini ripopolandola con greci di stirpe dorica e mutandole il nome in Aitna. Di questo evento fa eco un epinicio di Pindaro, la Pitica I, intitolata a Gerone di Aitna vincitore nella corsa dei carri, nel 470 a.C., e a questo evento dovette ispirarsi l'opera teatrale Aitna, di cui oggi abbiamo solo il titolo, fatta comporre dallo stesso tiranno aretusino.

AITNA/INESSA

Nel 467 a.C., alla morte di Gerone, gli originari abitanti di Katane ritornarono nella loro città, cacciarono gli aitnaioi e diedero alla loro città l'originario nome. Gli Aitnaioi si sarebbero rifugiati

in una contrada dell'Etna chiamata Inessa mutandole il nome in Aitna.

Tucidide, durante la guerra del Peloponneso, nel 427 a.C., la descrive come una cittadella (polisma), con acropoli (acropolis) munita di cinta muraria (teichisma), di origine sicula ma occupata dai Siracusani, alleati degli spartani, che gli ateniesi, tentano inutilmente di espugnare.

Durante la guerra tra i Siracusani ed i Cartaginesi i cavalieri di Aitna forniscono un grande aiuto a Dionisio il Vecchio. Successivamente, quando Dionisio comincia a intraprendere una politica di egemonia nei confronti delle polis siceliote, gli aitnaioi si ribellano e la cittadella viene assiedata, distrutta e rasa al suolo.

Accanto ad essa o sulle sue rovine, nel 400 a.C., Dionisio fondò Ádranon che prese il nome del tempio del dio Ádranos ivi presente, adorato anche dagli abitanti delle città limitrofe.

Lo stesso Tucidide localizza Inessa tra Kentoripa, l'odierna Centuripe e Hybla, Mayor o Galeatis, forse Paternò, probabilmente nella valle del Simeto, nel versante etneo.

Eliano, che scrisse un trattato sugli animali, riferisce di un tempio, dedicato a Efesto (il Vulcano dei latini), localizzato nella cittadella, che ospitava il fuoco sacro sempre acceso, custodito da cani più belli dei molossi.

Non è stato individuato con certezza il sito della cittadella. Alcuni sostengono che Aitna sia da ubicare nel territorio di Adrano-Biancavilla, altri sostengono invece debba essere localizzata nella zona della Civita di Santa Maria di Licodia, altri ancora la pongono a Paternò, a ovest del fiume Simeto, nella contrada Poggio Cocola. Escludendo Paternò, certamente Aitna è da localizzarsi nel "terrazzo lavico" che si estende da Adrano sino a Santa Maria di Licodia, per circa 5 km, caratterizzato da abbondanza di acque sorgive, terreno fertile e pianeggiante, delimitato da una strapiombo profondo e scosceso, di altezza pari a 20-25m, invalicabile, per chi proviene dal fiume Simeto. Alcuni individuano Aitna nel quartiere Civita, di Santa Maria di Licodia, dove sono stati trovati reperti del V secolo a.C. Tale ipotesi è difficile da accettare per la modesta quantità di manufatti e reperti trovati. Altri tendono ad escludere Adrano-Biancavilla, dove esiste una cittadella greco-siceliota, difesa da muri e torri risalente al IV-III secolo a.C., ad un periodo posteriore alla fondazione di Aitna. È però vero che la forte antropizzazione della zona, con diffusa edificazione abusiva, e le indagini archeologiche non avviate in modo sistematico, non fanno escludere che Aitna sia da ricercare nell'area tra Adrano-Biancavilla oppure addirittura che Aitna coincida con la cittadella di Adranon.

E' quindi Impossibile collocare con esattezza l’ubicazione e la individuazione esatta del sito ri-fondato o fondato dagli aitnaioi sotto l’egida della potenza dorica siceliota.

Ma è anche ben possibile che la potenza dei Sirakusaioi impose - nello spazio che corre da Catania all’Etna - non un solo presidio.

Inessa-aitna? Inessa sul Simeto? Inessa-Adranon? Chi più ne ha…ne parli.

Per mero buon senso, è possibile solamente ipotizzare che la geo-politica Dorica in Sicilia, abbia provveduto a potenziare o ad edificare alcune piazze-forti al fine di facilitare il controllo di un’area importante strategicamente nell’Isola..a ridosso del gigante Eteno. E’altresì plausibile e molto probabile che tra questi castelli uno abbia avuto maggiore importanza per essere stato maggiormente popolato…ma valutare oggi quale sia stato e dove fosse ubicato è impresa ardua e immaginifica, in attesa che qualche fortunata campagna di scavi, a seguito di qualche fortuito ritrovamento, possa dare nuova e decisiva luce al riguardo.

VICENDE FINALI DI KATANE come Polis Siceliota[/u].

Durante la guerra tra Siracusa e Atene, Catania, inizialmente neutrale, prese poi posizione a favore di Atene, dopo un celebre discorso che Alcibiade avrebbe pronunciato davanti all'assemblea riunita nel teatro della città. Sottoposta per questo a un'offensiva di Siracusa, dopo la sconfitta degli Ateniesi fu salvata dall'invasione cartaginese della Sicilia del 409 a.C. Ma poco dopo il 403 a.C. Dionisio I di Siracusa riuscì a conquistarla, e ne vendette in parte come schiavi gli abitanti. I superstiti si rifugiarono in un primo tempo a Milazzo, ma da qui poi furono espulsi, e si dispersero in varie località della Sicilia. Dionigi ripopolò la città con i suoi mercenari campani. Nel 345 a.C. fu tiranno di Catania il sabellico Mamerco, che in un primo tempo si alleò con Timoleonte, ma successivamente passò ai Cartaginesi. Sconfitto da Timoleonte nel 338 a.C., egli si rifugiò a Messina ove, caduto nelle mani dei siracusani, sarebbe stato crocifisso, dopo aver subito un processo nel teatro di Siracusa. La città fu poi conquistata dai Romani nel 263 a.C.

Piakos

(Continua…. abbiate fede...che viene il bello. ;) )


Inviato (modificato)

...

. L

a distinzione tra ricerca primaria o secondaria SECONDO ME può essere fatta solamente sulla base di criteri di qualità ;); ogni contributo innovativo è ricerca primaria, da un certo punto di vista, e i contributi innovativi spesso si danno anche attraverso la raccolta e l'organizzazione di fonti pre-esistenti, non ce lo scordiamo. Certo, sono fondamente d'accordo sul fatto che una delle motivazioni fondamentali di questo forum è divulgare e diffondere la cultura numismatica, ma non svaluterei la possibilità di dare contributi originali, sia in maniera individuale che organizzata, anche a livello di ricerca. Io almeno la penso così, e spero che il prossimo incontro di Pisa serva anche a definire meglio il ruolo del numismatico 'dilettante' nel mondo della ricerca. Il progetto 'Lorenzo il Magnifico' del Monetiere è stato ed è un bel passo in questa direzione; io spero che si possa fare molto di più, ma sempre nello spirito di valorizzare il meglio delle competenze di cui ciascuno, di qualsiasi estrazione o formazione sia, è comunque portatore.

Anch'io sono perfettamente convinto che questa sia la discriminante. Oggi come oggi i contributi del Forum sono largamente, se non interamente devoluti e identificabili come "divulgazione" (in primis quelli del sottoscritto).

Il progetto della giornata di Pisa è, ripoeto, un'iniziativa autonoma che viene, giusttissimamente pubblicizzata sul Forum ma di cui il Forum difficilmente potrà sostenerne paternità organizzazione, seguito etc.

Il progetto Lorenzo il Magnifico è un'ottima iniziativa, vedremo i frutti concreti che porterà. E ovvio, parlando anche con i responsabili che le varie risorse (leggi volontari) vanno seguiti molto da vicino per poterli indirizzare verso il giusto contributo.

Non mi si fraintenda, sono il primo a decantare i benefici dei contributi dei numismatici non professionisti e di quello che simpaticamente è stato definito "dilettante evoluto". E trovo che alcuni contributi da parte di questa categoria siano stati eccezionalmente rilevanti (pensiamo solamente a quanto fato nella storia dell' archeologia).

Tuttavia sono anche molto conscio di certi limiti (i miei in primis) e per questo preferisco parlare di divulgazione senza tema di sentimenti di frustrazione e ambizioni non sopite (almeno per quello che riguarda il sottoscritto).

D'altronde è sintomatico che in Fora numismatici molto seri e preparati, (come ad es Fo.rum Ancient Coins) tali problematiche non vengano sollevate dai partecipanti con la regolarità con la quale vengono discusse su questo Forum. Forse si ha una maggiore coscienza dei rispettivi ambiti di competenza, senza che questo crei crisi di identità o desideri reconditi di legittimazione..

numa numa

Modificato da numa numa

Inviato

Mi era parso di aver letto più sopra che Piakos aveva cortesemente chiesto di poter svolgere il discorso fino in fondo senza ulteriori partenze per la tangente... glielo vogliamo concedere, che dite?


Inviato

Mi era parso di aver letto più sopra che Piakos aveva cortesemente chiesto di poter svolgere il discorso fino in fondo senza ulteriori partenze per la tangente... glielo vogliamo concedere, che dite?

SIIIIIIIIIIII!!!!!! :D

ciao

sku


Inviato

Bene amici!

Un pochino logorato da un certo rigorismo e formalismo che, credo in piena in buona fede, viene richiamato da Numa...ma, per converso, incoraggiato dall'utenza che continua a leggerci e dalla sapiente lungimiranza di Vince...proseguo il mio excursus su Katane. Nell'approfondire il discorso cercherò - nello spirito richiamato da Vince - di sfiorare il tema della ricerca sul punto in discussione, proponendo qualche mia idea ed analisi in tutta umiltà... confidando nella benevolenza dei lettori.

Grazie.

Piakos

Non avevo intenzione di "logorare" ma piuttosto di esprimere un parere, un punto di vista nell'approccio di metodo critico (senz'altro dovuto al mio retaggio di studi dai Gesuiti che mi perseguita :D ) al trattamento delle questioni numismatiche sul Forum (del quale si badi bene, sono un assiduo contribuente) e che volevo condividere con gli altri lettori.

Credo un Forum , prima di tutto, sia un luogo di confronto di opinioni e se uno afferma un principio (sopratutto rilevante come l'approccio di metodo : fare cultura e non divulgazione, posto sopra) ritengo sia giusto dare la possibilità di poter dialogare anche sul metodo senza volersi limitare ai soli contenuti. Tanto più se lo si fa con intento costruttivo, civilmente, volto ad esporre la questione sotto piu angolazioni, per fornire ai lettori più chiavi di lettura senza per forza accettare acriticamente quanto loro proponiamo.

E' un approccio metodologico di stampo prettamente anglosassone, lo so; nella scuola italiana vi è un atteggiamento molto più acritico , rispettoso, forse troppo, del pulpito dal quale vegono impartite le lezioni.

numa numa


Inviato

Ciao numa...non è che abbia compreso a fondo la tua necessità di proporre non ho capito bene cosa... ;) diciamo che, ad una lettura "superficiale" dei tuoi ultimi interventi, l'unica cosa comprensibile è che in questo Sito - a differenza di Ancient...- abbonderebbe il dilettantismo e forse... anche qualche sproloquio, ahimè!. B) O almeno così mi pare di capire...(se ho capito male mi scuso).

In tutta sincerità...è anche possibile che tu abbia ragione. Non sarò certo io a peccare di immodestia :D e quindi prendo le tue osservazioni come utile sprone a fare sempre meglio.

Tuttavia debbo osservare che sei una macchina ossidionale di rara efficacia :ph34r: ...che al tuo paragone Demetrio il Poliorcete...parrebbe un dopolavorista. :D

Quindi chiediamo la tua, almeno momentanea, sospensione delle attività...atteso che le fila del discorso dal genere turistico-descrittivo- divulgativo (ove tu sostieni di eccellere)...si appresterebbero ad essere più complesse e quindi necessiterebbero di maggiore attenzione.

Poi...quando ho finito di scrivere le poche e modeste cosine che ho in mente, potrai esprimerti al meglio...anche a pernacchie. :D

Ciao numa :) ...dammi un ok. (Ohè...qui si scherza, mi raccomando!)


Inviato

salve a tutti, volevo fare una proposta a tutti gli utenti che hanno partecipato attivamente a questa interessantissima discussione.

Che ne pensate se riassumiamo questa discussione e ne facciamo un piccolo libricino con tutte le foto delle splendide monetine postate?

Sarebbe un lavoretto interessante da divulgare.

Sarà difficile in termini legali?

Ditemi


Inviato

Bella idea Mirkoct, sarebbe bellissimo. Per le questioni legali ti sapranno dire altri più addentro alla materia.

Potrei sentire il mio editore, non so se potrebbe essere interessato al genere, oppure si potrebbe editarlo in privato, l'edizione a colori costa parecchio, ma ne varrebbe la pena sicuramente.

Giò

Il nodo è la proprietà delle immagini, si deve chiedere l'autorizzazione all'uso per ognuna se non si tratta di foto fatte da noi a nostre monete. Superato questo ostacolo, si potrebbe anche pensare di proporre la stampa a un editore attrezzato per la stampa 'on demand', un editore che stampa insomma di base un numero limitatissimo di copie da un file digitale - quindi riducendo enormemente le spese - e solo a fronte di un ordine specifico ristampa il numero di copie necessario a soddisfarlo. I costi di queste operazioni sono bassissimi o addirittura nulli se l'editore immagina di poter vendere un numero di copie ragionevole, naturalmente l'altra faccia della medaglia è che il costo del singolo volume è più alto - ma normalmente non in maniera drammatica - rispetto a quello di una stampa tradizionale, e il ricavato va all'editore e non agli autori.


Inviato

Cari amici,

l'idea di trarre una sorta di pubblicazione da questa discussione è già venuta in mente ai vertici del Sito ed ai più stretti collaboratori.

Per il momento la discussione è legalmente protetta dal Sito stesso...inoltre sussisterebbe la ulteriore titolarità dei diritti:

- di chi ha postato ogni intervento (specie ove lo stesso riveste originalità intellettuale);

- relativamente alle foto postate.

Non è una problematica semplice che si possa risolvere con una pubblicazione riassuntiva a mò di delizioso e suggestivo libricino.

Per il momento l'indirizzo è quello di andare avanti per le seguenti ragioni:

- sfrondata tutta la discussione...gli interventi oggettivamente "sensibili", cioè che potrebbero rivestire interesse fuori dal Sito, sarebbero circa un terzo di quelli postati...troppo poco per una pubblicazione che abbia una qualche modesta ambizione;

- il progetto è quello di coprire il maggior numero dei siti antichi della Sicilia...e non solo;

- chiudere la discussione ad un certo punto vuol dire spezzarla...per poi doverne postare un'altra: oboli 2!...magari anche Oboli 3!

- di guisa che potrebbe essere più agile consultarle di volta in volta...ma si perderebbe in organicità e forse anche in entusiasmo...probabilmente si finirebbe per perdere la forza d'inerzia che qui abbiamo messo in movimento...un volano!!!!

La cosa fino adesso ha funzionato, ci stiamo interessando e divertendo...mi sembra, anche i piccoli screzi con l'amico numa (valido esponente di questa fatica letteraria) hanno il loro sapore e valgono quale occasione dialettica ed umana.

Alla luce di quanto precede...credo si debba andare avanti.

Quando fatalmente verrà messo un punto o la discussione dovesse esaurirsi...si metterà mano al materiale accumulato per trarne humus...e ben vengano le proposte.

Pertanto se siete d'accordo...io rimetterei mano ai dati sensibili...e proseguirei l'excursus interrotto.

Un salutone ed un ringraziamento a tutti coloro che qui scrivono e che leggono.

Piakos


Inviato

Il nodo è la proprietà delle immagini...

Una modesta proposta riguardante il problema delle immagini: l'utilizzo di un'immagine sostanzialmente trasformata non può essere considerata violazione dei diritti, quindi se essa viene convertita in un disegno in bianco e nero (ad esempio con la funzione "fotocopia" di Gimp) secondo me può essere usata e anzi, dal punto di vista scientifico, l'esemplare appare nelle sue caratteristiche oggettive (forma e disegno).


Inviato

P.S.

Poichè intervenire è legittimo ed è nella precipua finalità di questo Sito...attenderò un pochino di tempo prima di riprendere il tema interrotto:

- con un breve riepilogo per "rircucire" l'excursus...

- quindi con i primi appofondimenti di quanto sinora trattato su Katane a livello prevalentemente divulgativo (ma non solo...se numa legge bene).

Farò entrambe le cose non appena vedrò definitvamente conclusi gli interventi recentemente succedutisi.

:)

Ragazzi la ricreazione è finita, tornate ai vostri posti e piantatela di fare casino o vi mando nel corridoio... :lol:

PS

Una domanda, non banale, mi hanno fatto sorgere spontanea questi ultimi interventi:

di chi è la proprietà intellettuale degli interventi che vengono fatti su un forum ?

La proprietà delle foto è abbastanza chiara, ma le idee e i concetti esposti ?

Qualcuno, piu esperto di queste questioni, puo condividere qualche informazione al riguardo ?

numa numa

Idee e concetti, una volta pubblicati, entrano appunto nel pubblico dominio, se non altrimenti tutelati. La forma in cui questi concetti sono espressi resta invece proprietà intellettuale dell'autore; mi spiego, se mi viene voglia di pubblicare a mio nome queste 50 pagine, appropriandomi dei concetti ma rielaborandoli in maniera formalmente originale, lo posso fare (si chiama ricerca che, per alcuni, è sinonimo di plagio legalizzato :)). Se invece prendo uno o più post e li riporto letteralmente - e non in forma di citazione, ma appropriandomi non solo del concetto ma anche della forma in cui è espresso - allora commetto veramente un plagio.


Inviato

Atteso che il silenzio chiesto non è stato concesso...e che, ormai... i Katanaioi, dopo circa 2.500 anni possono contunuare ad aspettare qualche ora...mi concedo anch'io la ricreazione...nella speranza che il professore non mi metta un altro 6...magari in condotta. ;) :D

Concordo con Giovanna sulla opportunità di cogliere le occasioni per approfondire questioni attinenti il nostro Forum.

Ed allora, oltre i convenevoli, diciamola qualche cosina...nel comune interesse. ;)

Torno pertanto sulla problematica afferente lo spessore culturale e il contributo originale di idee degl interventi pubblicati in questo Sito.

Premetto che non mi sembra opportuno e nemmeno corretto fare paragoni con Ancient C. che è un Sito collega e con il quale corrono ottimi rapporti...per cui mi chiedo: cui prodest ?

Osservo piuttosto altre cose.

Questa discussione non è del tutto leggerina...vi sono momenti i cui il livello sale rispetto alla media usuale del ritmo espositivo di un Forum.

Sicuramente in quei momenti occorre una base di conoscenze per leggere in modo disimpegnato i contenuti postati.

L'ottima Medusa, per esempio, conosce l'arte di porre contenuti specializzati in modo accattivante così da donare leggerezza a idee e citazioni piuttosto impegnative.Ma sappiamo che Valeria è una persona speciale. :give_rose:

Il sottoscritto... ha modestamente tentato di spingersi anche oltre... in alcune occasioni.

Tra i tanti rammento a braccio un mio intervento sulla monetazione dei Serdaioi e sul mondo sibarita che potrebbe rivestire la forma e i contenuti di un articolo. E' caduto letteralmente nel vuoto...non una parola di commento o di risposta.

Ne rammento un altro, relativamente recente, sul mondo ionico in Anatolia...Colofone, Efeso ecc....che coniugava: arte, numismatica, filosofia e storia. Non sono cosette dappoco.

Idem come sopra. Il vuoto!

Può anche darsi che ciò sia dovuto alla scarsa qualità degli interventi :D ...ma non lo credo. Non per immodestia...ma perchè solitamente in questo sito quando si pongono contenuti errati o evidentemente opinabili lo si fa notare...sia per spirito dialettico che, più pragmaticamente, per evitare di lasciare in giro contenuti manifestamente erronei.

Nei miei interventi su Katane...ad esempio, il mio multiplo approccio ancora in corso...attualmente in ricreazione :P , muove da un erronea considerazione di numa sulle date di coniazione della litra argentea a katane. :o Ben venga il confronto di idee e il raffronto culturale quando è fertile e produttivo. :)

In parole povere...voglio semplcemente porre in evidenza che, ove anche fosse possibile profondere impegno, idee e studio (quindi ricerca...) per porre all'attenzione del Sito contributi di idee e fervore cilturale, spesso si resta soli con le proprie idee...nel constatare che tali accelerazioni creative ed approfondimenti non riscuotono il massimo dell'attenzione.

Anche l'amico numa...in simili occasioni...scompare. :o..salvo poi lamentarsi - probabilmente per distrazione - dell'assenza di contenuti originali.

Confesso che uno dei motivi per cui profondo impegno nel mantenere viva questa discussione consiste nell'essere una sede adatta (per i contenuti quasi esoterici trattati)...non dico per riuscire...ma almeno per tentare... il perseguimento del predetto difficile obiettivo. Nell'auspicio che da questa lunga comune fatica si potrà/vorrà trarre una pubblicazione.

Grazie come sempre per l'attenzione.

Piakos


Inviato (modificato)

Visti i precedenti interventi è quello che ci auspichiamo tutti.

Questa discussione lo merita, merita di essere letta anche al di fuori del sito, in tutta la sua completezza e cultura.

Per ottenere questo risultato penso serva solo una cosa, la piena collaborazione ed accordo dei suoi autori.

Sono sicura che questo accadrà, per noi che vi leggiamo sarebbe il più bel regalo che potreste farci, tutti, nessuno escluso. :)

Vi ringrazio per il vostro impegno, Giò :)

Modificato da giovanna
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Inviato

Allora, mi sono letto tra ieri, stanotte e stamani questa stupenda discussione (l'avevo seguita tempo addietro per poi abbandonarla :(). Avreste fatto appassionare anche uno che le monete le usa solo per "pagare" :D

Pertanto voglio ringraziare tutti i partecipanti, piakos, numa numa, Arka PD e tutti gli altri intervenuti (perdonatemi se non vi ricordo tutti :P). Ringraziamento speciale per la graziosa Valeria, che come ha appena detto piakos ci propone interventi di alto livello che si leggono senza nemmeno accorgersene.

Spero vivamente che questa vostra fatica possa realmente essere trasformata in qualcosa di concreto. :)

Mirko

p.s. ritornando indietro di qualche messaggio, sono anche io dell'opinione di Paleologo, l'unico post che potrei lasciare a riguardo è un bel "Grandiosa discussione", quello che per altro ho appena fatto. :D

Awards

Inviato

La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali.

Parte I

Kατάvη nel prefato periodo è ancora una polis con preponderante etnia Calcidese in ossequio all’etnia fondatrice…malgrado la città fosse stata oggetto - dagli inizi del V sec. a.C. - delle mire espansionistiche dei Dinomenidi di origine Geloa e dominanti a Siracusa dal 485 a.C. con il tiranno Gelone.

Con i precedenti interventi abbiamo cercato di descrivere l’antica città per evidenziare la complessità urbanistica della stessa…l’evolversi delle aree edificate dai Katanaioi e lo sviluppo della loro potenza commerciale in rapporto prevalentemente pacifico con i Siculi dell’isola.

Per altro verso si è ipotizzato in questa stessa discussione, che nessuna monetazione sia stata coniata dai Katanaioi Calcidesi prima della prefata data del 476 a.C.

Si ipotizza che ciò sia dovuto all’uso, da parte di questi, della monetazione ateniese per regolare gli scambi della città e che solamente dopo l’avvento dei Sirakusaioi nasce la litra siceliota.

Trattasi di un’ipotesi. Ma non sembra sufficiente a negare tout court una coniazione specifica della Katane Calcidese prima della suddetta data del: 476 a.C. ove si valuti che la litra argentea fu introdotta - quale mezzo di pagamento – anche per favorire gli scambi con le genti sicule.

Abbiamo già osservato che la città sorgeva poco lontano dalla foce del Simeto posta a sud e controllava un vasto, pianeggiante territorio che era (ed è ancora) il più ubertoso dell’Isola. E’certa - in linea anche logica - la presenza di uno scalo marittimo o di un porto che - come oggi - arricchiva le potenzialità di scambio e la capacità della città di gestire lucrosi e importanti commerci. Cfr. Il sistema portuale di Catania antica. Studi interdisciplinari di geo-archeologia marittima - di Castagnino Berlinghieri Elena F. - Monaco Carmelo.

Di seguito posto una foto della parte più interna dell'attuale porto grande di Catania.

post-11590-1272594093,77_thumb.jpg

Peraltro Katane fu, dalla fine del VI secolo al 476 a.C., l’unica città calcidese libera posta sulla rotta Cartagine/Corinto attraverso la quale si trasportavano (da una parte e dall’altra) le merci d’Africa e quelle d’Asia e di Grecia, lungo una rotta di cabotaggio che si dipanava lungo la costa meridionale dell’isola (Selinunte, Akragas, Gela) quindi, doppiato il capo Passero, toccava Siracusa, Katane e Messana/Reggio e poi, doppiato il capo Spartivento sulla costa ionica dell'odierna Calabria, la rotta proseguiva per Locri, Caulonia, Sibari, Taranto, Brindisi, Corcira ecc. fino a Corinto. E negli scali più importanti di tale itinerario le merci potevano essere caricate e scaricate repentinamente e continuamente...dando luogo ad una serie di spedizioni di mezzo, sull’asse marino Cartagine/Corinto. Nei porti più importanti di questo itinerario marino si rappresentava ogni giorno (da aprile a settembre) la prassi tramandataci da Eraclito di Efeso e osservata nel grande porto Efesino: oro merci – merci oro…merci oro – oro merci, in quanto le une si trasformavano nell’altro e viceversa nello scambio e nella negoziazione.

Per compensare il valore di ogni transazione era necessario ricorrere anche al mikron kerma cioè alle frazioni della moneta d’argento. Per poche litre di differenza sulla somma in trattativaun carico di grano di Leontini o di Katane poteva cambiare compratore. Ed ancora, per due litre,il vino siculo di Morgantina o altre derrate potevano prendere la direzione di Cartagine invece che quella di Corinto..in ambedue le metropoli risiedevano estimatori dei prodotti agricoli della Sikelia mediati anche da Katane, che aveva rapporti pacifici e non indirizzati alla sopraffazione con le genti Sicule come nel prosieguo analizzeremo.

La rotta su indicata era già un’ autostrada del mare ed i navarchi greci e punici la percorrevano assiduamente nella buona stagione. Ma chi incideva nel controllo delle merci che si appoggiavano a tale rotta per essere veicolate?

Vi invito a porre attenzione su un dato eccentrico: lo scalo di Katane è stato l’ultimo scalo libero Calcidese lungo questo percorso dalla fine del VI secolo, atteso che Zankle cede prima a Gelone, quindi alla parentesi Samia ed infine ad Anaxilas di Rhegion - 500 a.C. ca. – 476 a.C., che fu tiranno di Reghion e dello Stretto. Anaxilas non si considerava calcidese era figlio della discendenza messenica (che si aggregò ai fondatori calcidesi) ed aveva sovvertito l’oligarchia di questi ultimi nella città, favorendo l’ascesa politica della parte Messenica della Polis reggina.

Nel 494 a.C. il condottiero messeno occupa l'acropoli reggina e, rovesciando l'oligarchia che dominava la città, sale al potere dando inizio alla sua tirannide. Molto probabilmente Anassila approfitta della crisi interna del governo che, incapace di contenere l'espansionismo di Ippocrate tiranno di Zancle e Gela, individua nel messeno l'unico in grado di controllare la minacciosa situazione. Morto Ippocrate nel 491 a.C., Anassila passa lo stretto con un consistente esercito di messeni, scaccia i Samii e i Cadmi e conquista Zancle, che ribattezza Messana in onore della patria d'origine da cui provenivano i suoi antenati, la Messenia.

Mi consento di chiudere, per ora, queste osservazioni ponendo alla vostra attenzione una considerazione di carattere geopolitico: tra i Fenici dell’ovest (da una parte), l’avvento di Anaxilas nel dominio dello stretto e le ambizioni delle stirpi doriche (dall’altra parte), la Katane calcidese era di troppo, ultima libera rappresentante di una marineria che fu grande e temeraria dalla fine dell' VIII secolo alla metà del VI a.C. e che, già prima del 476 a.C., era al tramonto. Ma se l’egemonia calcidese era al tramonto Katane viveva un periodo di prosperità, malgrado le prime pressioni dei Dinomenidi. Possedendo un territorio particolarmente vasto e fertile e la città prosperava anche grazie al proficuo lavoro di mercanti, artisti ed artigiani, godendo dei buoni rapporti commerciali e diplomatici intrecciati con Siculi, Greci, Cartaginesi e l’Asia minore. Prodotti vascolari di produzione greca, corredati da superbe incisioni a figure nere, venivano mediati e diffusi. Illustri cittadini governavano la città in base ad un codice legislativo ricordato per la sua moderazione.

Ma all’alba del V sec. a.C., su tali privilegiate condizioni incombono le mire dei tiranni di Sicilia, interessati a guadagnare una serie di sbocchi portuali sul Tirreno e ad instaurare una egemonia nello ionio, come di seguito andremo ad approfondire.

Piakos

(Continua...)

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Inviato

Due sole cose:

- in primis: rispondo a numa:excusatio non petita accusatio manifesta ! :D

- quindo dico ancora a numa: continuo a non capirti...stai dicendo tutto ed il contrario di tutto e non se no comprende il motivo...prova a rileggerti da tre pagine in qua...io non voglio ripetermi ;)

Peraltro...questa competizione di cui parli io non la vivo e non la sento, mi chiedo solamente che senso possa avere farla tanto lunga...è sempre da un paio di pagine che chiedo di poter ricominciare a parlare di monete e argomenti correlati a questa discussione ...invece dobbiamo leggere che non hanno apprezzato il tuo intervento sulle monete dei samanidi. :(

Allora io ci do un taglio e riparto da dove eravamo rimasti.

Speriamo che non dobbiamo interropmperci di nuovo... :wacko:

Belle queste faccine...uno spasso.

:rolleyes:

non penso vi sia bisogno di ulteriori commenti da parte mia..

ho piena fiducia che i nostri 25 lettori, magari non intervengono ma sono fini e quindi sanno ben distinguere e giudicare

plaudo all'iniziativa di ricominciare a a parlare delle nostre amate cose siciliane

a questo proposito mi è entrato proprio ieir in biblioteca una bellissima opera

sulla Sicilia :

ORVILLE Jacobus Philippus d'

Sicula, quibus Siciliae veteris rudera antiquitatum tabulis, illustrantur, edidit et commentarium ad numismata sicula…

orationem in auctoris obitum, et praefationem adjecit Petrus Burmannus secundus. Amstelaedami, apudGerardum Tielenburg, 1764

I

In nessuna altra regione (monetazione romana a parte) sono apparse opere di tale bellezza, profondità e rilevanza, che ancora oggi ci forniscono preziosi dati e informazioni, tra l'altro difficilmente reperibili altrove in quanto solo una minima parte di queste monumentali opere settecentesche è stata ristampata ( Paruta, Torremuzza, Orville, etc.).

W la Sicilia!

numa numa

opera bellissima...anche io la sto cercando.......(ad un prezzo abbordabile.....pero....), compreso il torremuzza, eccezzionale direi!!!!

sono proprio invidioso!!!!! :D

ciao

sku


Inviato

La piana di Katane ante 476 a.c. – Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali.

Parte II

Alle spalle di Katane:

la valle dei fiumi Simeto ed Alcantara consentivano delle agevoli vie commerciali con l’interno della Sicilia…per la negoziazione ed il trasporto delle produzioni agricole offerte dalle colline retrostanti la piana e dagli altopiani posti ai piedi di Enna (già non a caso occupata dai Sirakusaioi nella seconda metà del VI sec.).

Peraltro in quei percorsi è rinvenibile l’itinerario più facile per arrivare ad Agrigento (passando per l’interno anziché per la costa dove le doriche Gela e Siracusa dominavano)…ed anche ad Himera (altro insediamento Calcidese fino alla fine del VI sec. ed in buoni rapporti con i vicini cartaginesi)...fino a Panormos. Ad ovest passavano gli itinerari (terrestre e marittimo) che, attraverso Naxos, giungevano a Zankle (pure Calcidese fino alla finde del VI sec.). Facile era anche il passaggio dai Peloritani, all'altezza di Abakainon...e giù sino alla costa occidentale, sino a Mylai.

Ben Vicina a Katane era anche Leontinoi, sempre Calcidese, con i suoi campi coltivati a cereali...che fruttavano ottimi raccolti.

Questa rete di centri produttivi prosperava perché incentrata sulla pacifica relazione degli insediamenti greci calcidesi con i Siculi dell’interno.

Tali rapporti continuarono ad essere pacifici e proficui fintantochè le colonie calcidesi rimasero indipendenti e cioè fino a quando Siracusa divenne potenza dominante nella Sicilia orientale dal 476 a.C. I prodotti greci venivano trasportati all'interno da Katane sfruttando almeno la prima parte del corso del Simeto, allora ricco d'acque (grosse barche risalivano la corrente tramite alaggio o scendevano a favore di corrente verso la foce: così come sul fiume calabrase Laos passava parte del commercio sibarita).

Posto una immagine del fiume prossimo alla foce.

post-11590-1272682798,54_thumb.jpg

Altro facie litinerario era quello della vallata dell’Alcantara.

In cambio della propria ceramica ed altri prodotti lavorati i Greci prendevano il legname (la Sicilia allora era molto diversa da oggi, umida e boscosa, ricca di sorgenti) ed i prodotti della pastorizia e della viticoltura che erano apprezzati nella stessa Grecia. Da questi rapporti di scambio derivò una (apparente) ellenizzazione dell’area Sicula interna sullo scorcio del VI secolo a.C., pur restando integro l’etnos Siculo.

Quest’area sicula-siceliota rimaneva pacifica, in ottimi rapporti con i Calcidesi ma libera dal dominio delle loro città. Le evidenze degli scavi hanno dimostrato che i rapporti tra i siti della Sicilia interna sud orientale e le etnie greche avveniva fino al 476 con i Calcidesi e non con i Siracusani. Così scrive Moses I. Finley (Storia della Sicilia Antica – Laterza 1972).

Per quanto narrato Si può evidenziare:

1) – su Katane si imperniava la rete dei siti Calcidesi per uno sbocco commerciale che poteva appoggiarsi alle strutture portuali ed alla foce del Simeto (il più ricco di acque dell’Isola, in parte navigabile) e consentire quindi il trasporto e lo scambio delle derrate e delle merci;

2) - questo scalo, a differenza di Zankle/Messana non doveva temere il diretto controllo di Reggio che le era dirimpettaia e, specificamente, di Anaxilas (suo ambizioso tiranno) all’inizio del V secolo;

3) - tale scalo era anche sufficientemente fuori dal diretto controllo dorico (Siracusa e le sue colonie) in quanto consentiva di prendere con agio il mare (anche aperto) verso est e verso sud…nonché con rotta protetta di cabotaggio (che rasentava la costa a controllo calcidese…) verso nord.

4) - A Katane e nel suo porto, affluivano copiosamente non solo le merci delle città Calcidesi e le derrate cerealicole della Calcidese Leontinoi ma anche quelle dell’interno, quindi le merci e i prodotti agricoli delle genti sicule provenienti dai numerosi centri disseminati nel triangolo posto tra Katane, Enna ed Himera.Conformi, al riguardo, anche le idee di un altro noto studioso della Sicilia antica che così si esprime: Morgantina per i Greci della costa era la città del pane di orzo, del buon arrosto di cinghiale, del buon cacio e del vino corposo, prodotto da vitigni noti anche al saggio Catone. Dalla stessa giungevano nei porti sicelioti carichi cospicui di prodotti agricoli, anche per l’esportazione, in quanto ben accetti e ben consumati dalle Polis Greche continentali. Fonte: Giacomo Manganaro (La Sirakosion Dekate).

5) - Peraltro il traffico dei navarchi Himeresi non era alternativo o in concorrenza rispetto a Katane: in quanto era rivolto principalmente verso nord, nord-ovest, come già evidenziato in altri momenti di questa lunga discussione e comunque esposto alla pirateria Punica e Liparese e se Zancle – come abbiamo osservato - era più o meno controllata da Rhegion, l’unico sbocco pienamente efficiente rimaneva quello di Katane.

6) – Per quanto precede non è verosimile né commercialmente plausibile che la litra argentea sia stata coniata per la prima volta nell’area dei katanaioi, sotto l’egida Dinomenide e sotto il nome di Aitna. Nel prosieguo rintracceremo le prime emissioni prima del 476 a.C. sotto l’etnico dei Katanaioi, ancora liberi e che abilmente mediavano e gestivano pacificamente i rapporti politici e commerciali con l’area sicula, dove la litra d'argento era grata e gradita.

Quanto precede spiega e motiva sotto l’aspetto geopolitico oltre che commerciale, la riconquista della Città di Katane-Aitna, da parte del siculo Ducezio e la repentina cacciata degli inaffidabili Siracusani (dorici), nonché il rientro degli affidabili alleati Calcidesi (già trasferiti a Leontinoi dai Siracusani medesimi)...sotto la protezione del grande stratega siculo.

Constatiamo infine che i flussi delle merci...ed il loro controllo, la velocità e la tranquillità dei trasporti non sono una scoperta recente ed attuale (con l’Alta Velocità e le meganavi portacontainer); poco c’è nella storia dell’uomo che possa essere considerato come un evento storico unico od una esigenza socio-economica originale, lo spazio inteso in senso geopolitico era già una realtà complessa alla fine del VI secolo in Sicilia e in tale realtà incideva il conflitto tra due mondi opposti:

- quello ionico (calcidese), incentrato sulla pace commerciale e la collaborazione;

- quello dorico (siracusano/corinzio), basato sulla brutalità delle armi;

ancora il primo: abile frutto della scaltrezza dei katanaioi mentre il secondo era una espressione della potenza che era appannaggio dalla famiglia dinomenide (sotto il placet corinzio);

- sempre il primo: lontano riverbero di un epos epico, rammentiamo le imprese della marineria ionica (Gli Argonauti) dal Mar nero, alla costa anatolica, fino a Pithekussai (Ischia); mentre il secondo era espressione del crudo imperialismo dorico.

post-11590-1272683211,43_thumb.jpg

Giasone torna con il vello d'oro, ceramica a figure rosse.

Piakos

(Continua...)

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Inviato

La piana di Katane ante 476 a.c. Nuove idee ed ipotesi sui rapporti politici ed i flussi commerciali.

Parte IIIa (Correlazioni e contrasti tra le Polis calcidesi e quelle doriche per il predominio).

Per quanto sin qui da me evidenziato su Katane ed il mondo ionico-calcidese in Sicilia (scaltrezza, ricchezza, abilità commerciale, città e siti numerosi ecc. ) potrebbe destare interrogativi il repentino crollo di tale mondo su iniziativa di Siracusa.

E opportuno precisare che nel 476 a.C. la città fu presa dai Dinomenidi grazie al tradimento di un Personaggio, che pensò bene di accettare oro e promesse e di aprire, una delle porte della città alle milizie di Siracusa.

Resta il fatto che, tradimento o meno…la superiorità delle armi dei Dinomenidi e, comunque, dei tiranni di Siracusa per tutto il V secolo e fino allavvento di Roma, fu, in Sicilia, un fatto inconfutabile.

Il fatto è che la potenza calcidese della madre patria Calcide, stella di prima grandezza nel Mediterraneo dalla fine dell' VIII secolo a.C. fino ad una parte del VI, si era esaurita nella Guerra Lelantia contro l'altra potente città dellEubea: Eretria (guerra condotta per il controllo della fertile pianura che circondava le due città e di cui non erano chiari i confini). Tale guerra fu appunto condotta in patria: nellEubea. Fu una lotta fratricida abilmente alimentata dalla rivale Atene che - mentre le due città si combattevano e si dissanguavano - le soppiantò entrambe, allinterno ed allesterno del mondo ionico (come potrete osservare la politica del divide et impera non è una creazione di Roma).

Quindi la lontana madre-patria ionica Calcide, poco poteva ormai nella lontana Sicilia…e la stessa ionica Atene aveva interesse a godere dellappoggio dei siti Calcidesi nella sua lotta contro la dorica Sparta, ma non considerava il sangue e gli interessi Calcidesi come propri.

La Dorica Siracusa, per converso, godeva del diretto appoggio di Corinto (della quale era corrispondente commerciale e partner geopolitica) oltre che di Sparta…entrambe di stirpe dorica e stelle di prima grandezza: economica e commerciale la prima, militare la seconda.

Non erano cose da poco e spiegano in buona parte la potenza siracusana dall'avvento dei Dinomenidi, che - originari di Rodi prima che di Gela erano di chiara stirpe dorica e quindi la ricca Corinto li lasciò fare... in ossequio al pragmatismo greco per il quale: una conquista militare non suscitava una questione di principio, se la conquista era tollerabile e non alterava gli equilibri.

Potremmo parlare di una joint-venture tra lambizione e lefficienza militare dei Dinomenidi e gli interessi della madrepatria. Senza il placet del mondo dorico e di Corinto in particolare, difficilmente Siracusa avrebbo potuto essere tenuta: non riuscirono a conquistarla i Cartaginesi che avevano un impero e nemmeno gli Ateniesi che furono rinchiusi a morire di stenti nelle latomie.

post-11590-1272852200,45_thumb.jpg Il tempio di Apollo a Corinto.

Ma perché la lontana Corinto avrebbe dovuto avere, allinizio del V sec, a.C. un tale interesse per le sorti di Siracusa?

In buona parte per gli stessi motivi per cui l ebbe anche Atene alla fine dello stesso secolo.

- In primis credo si debba sgombrare il campo da un pregiudizio storico sul mondo greco: le colonie non furono fondate solamente per risolvere problemi interni e tensioni sociali dalla madre patria continentale e, quindi, lasciate al loro destino libere e pienamente indipendenti. Le città fondate nellantico Mediteraneo e nel Mar Nero erano anche delle teste di ponte che assicuravano sbocchi alla madre patria. Funzionavano quali corrispondenti commerciali e avevano una funzione geopolitica, oltre ad essere una soluzione alle tensioni sociali interne: crescita demografica e debiti non ripianabili tra le diverse classi sociali.- Siracusa fu, originariamente, l'unica città dorica posta sulla costa orientale della Sicilia ove transitava - come abbiamo visto - in modo obbligato la rotta Cartagine - Corinto, il resto di quella costa era dominata dalle stirpi ioniche calcidesi.

- Siracusa non poteva essere perduta né lasciata sotto l'esclusivo controllo di stirpi diverse, pena la perdita del plurimo controllo della suddetta importante rotta...che avrebbe potuto comportare il peso intollerabile di salati dazi o la perdita dei carichi navali sotto gli attacchi pirateschi. I Calcidesi, fino alla metà del VI secolo, praticarono anche la pirateria, nello stretto e non solo, così come le genti Cnidie di Lipari, gli Etruschi ed i Cumani la praticavano nel mar Tirreno, ancora nel V secolo. La vita non era facile: tutti contro tutti.

- Corinto era una città opulenta che aveva una sola ragione di vita: il commercio. Non bramava il potere in quanto tale e non aveva mire egemoniche in patria…lasciava ben volentieri queste cose a Sparta. Ma i commerci dovevano essere salvi: Siracusa era il perno di tali esigenze verso occidente ed il grano della Sicilia e della costa settentrionale dell'Africa (oltre ad altre derrate) era vitale per Corinto e Sparta, laddove il grano proveniente dalla Tracia e dal Mar Nero fu sotto il controllo di Atene, quasi per tutto il V secolo.

Evidenziamo che, non a caso, tra il 460 e il 450 a.C. Corinto si scontrò con la potenza di Atene, e proprio la colonia corinzia di Corcira fu il casus belli tra Atene e Sparta per l'inizio della guerra del Peloponneso, arrivata al termine di un felicissimo periodo per la polis, che pare arrivasse addirittura ad avere una popolazione di 50.000 cittadini liberi e di pieno diritto ...oltre a circa 100.000 meteci (privi di diritti civici)...e decine di migliaia di schiavi. Non dimentichiamo inoltre che la flotta corinzia fu il fulcro della marineria dorica nella guerra del peloponneso...senza Corinto, Sparta sarebbe stata solamente in grado di schierare le proprie falangi di opliti...fino a quando avrebbe potuto. Non avrebbe vinto mai Atene da sola, non ne sarebbe stata in grado, troppo ampio era il divario che avrebbe reso le sole falangi non decisive. La guerra del Peloponneso non fu la guerra tra Sparta ed Atene...ma lo scontro tra due potenze economiche e culturali di prima grandezza: Corinto e Atene, Sparta era il servizio di sicurezza di Corinto.

post-11590-1272852338,29_thumb.jpg L'Acrocorinto...l'acropoli fortificata della città.

Piakos

(Continua....)

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Inviato

Parte IIIb - (Correlazioni e contrasti tra le Polis calcidesi e quelle doriche per il predominio).

Per tornare a Katane ed agli altri siti calcidesi, contrapposti allasse Geloo- Siracusano all'alba del V secolo a.C. riscontriamo che la sicilia orientale era contrapposta in due blocchi:

- il primo comprendeva la parte sud orientale sotto il dominio dei Dinomenidi, trasferitisi poi a Siracusa ed alleati di Akragas (colonia Geloa), costituiva un blocco unitario sotto il peso delle armi doriche e dei loro alleati e mercenari. Questo blocco ambiva sia le fertili terre della piana di Catania, sia il completo controllo delle rotte commerciali della costa orientale ed il dominio dello stretto. Tale strategia geopolitica e militare era obbligata per prevalere in Sicilia.

- Il secondo era prevalentemente costituito da Imera, Zankle, Katane e Leontini. Quindi i due terzi della costa settentrionale e di quella orientale erano sotto il controllo calcidese. Ma tale controllo non era unitario. La varie città erano indipendenti e decidevano in proprio la loro politica, erano tutte commercialmente vivaci e ricche ma non quanto Siracusa e non avevano un peso militare prevalente in quanto il potenziale era frazionato tra le varie Polis.

Lo scontro tra i due blocchi, militarmente era impari. Il blocco dorico dei Dinomenidi non poteva perdere affrontando le varie città, una ad una, come fecedopo il 480 a.C. Cioè dopo aver riportato la prima grande vittoria ad Himera contro i Cartaginesi ed Anaxilas. Si! C'era anche una componente greca che avrebbe dovuto combattere sotto le mura di Himera, contro i propri fratelli.

Perché?

Così come Corinzi non mosse un dito contro i Dinomenidi, perché giudicati efficienti e capaci, così i Mille oligarchi calcidesi di Rhegion, prima del 480 a.C. non mossero un dito quando Anaxilas prese il potere nella loro città, giudicandolo capace e feroce quanto necessario per contrastare l'espansione dorica in atto in danno delle città calcidesi (già i Dinomenidi incidevano sul destino di Zancle).

Ma:

- i Dinomenidi erano di stirpe dorica e dominavano città doriche;

- Anaxilas era messeno, odiava i Dori ed aveva intuito la loro espansione, ma non era Calcidese. Quindi per Anaxilas la Polis di Imera poteva anche essere sacrificata ai Cartaginesi pur di fermare l'espansione del blocco dorico nella Sicilia del V secolo e tale era il patto tra il cartaginese Amilcare ed il tiranno di Rhegion.

Geopolitica...appunto!

Ma Gelone fu un fulmine (Anche la guerra lampo…non è un brevetto di Rommel). Non dette il tempo ad Anaxilas di arrivare a congiungersi con Amilcare…che, in tal caso, le cose sarebbero andate diversamente. La cavalleria siracusana attaccò subito e fu determinante, i Cartaginesi avevano perso la propria in mare durante una tempesta. La falange degli opliti greci fece il resto...Cartagine subì un disastro:

- per sessant'anni non si riprese e si limitò a controllare le proprie posizioni nell'isola rinunciando ad ogni espansione;

- Anaxilas perse la propria grande occasione e vide sfumare un sogno, sostituirsi ai Dinomenidi per radunare sotto il suo dominio tutta la Sicilia orientale e buona parte della Calabria, almeno fino a Crotone sullo Ionio e fino a Pixus sul Tirreno. Ma sarebbe stato l'impero di Anaxilas, non quello dei calcidesi.

- Gelone per celebrare l'evento decisivo fece coniare il Demareteion, anche in frazioni d'argento, per celebrare la sua vittoria…inizia lascesa inarrestabile di Siracusa verso il ruolo di Polis egemone in Sicilia.

- Gli interessi di Corinto, prima che quelli della Grecia, erano salvi.

Di seguito posto una foto di un demareteion frazionale: obolo e non litra.

post-11590-1272933356,94_thumb.jpg

Nel prosieguo, analizzate in modo sufficientemente esaustivo le questioni commerciali e geopolitiche in fieri allinizio del V secolo, nella Sicilia orientale, affronteremo la questione delle prime coniazioni della litra argenta nelle città Clacidesi…specificamente a Katane e nella dorica Siracusa.

Piakos

(Continua...)

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Inviato

Forse sarebbe meglio specificare che Atene era attica, piuttosto che "ionica", e che venne in aiuto (assieme ad Eretria) alla lega ionica,

ovvero la simmachia panellenica ispirata da Aristagora, tiranno di Mileto alla fine del VI secolo che cercò di ribellarsi ai satrapi persiani.

Solo Atene ed Eretria risposero alla richiesta di aiuto delle città ioniche inviando 25 navi trireme a combattere contro la fortissima egemonia persiana..

Era l'inizio delle guerre persiane raccontateci da Erodoto..

numa numa


Inviato

Vedi numa...non mi riferivo alle classificazioni di carattere "scolaresco" che abbiamo studiato al liceo.

Ma al fatto che Atene e gli Eubei appartenenvano entarmbi al mondo "ionico" o...se preferisci alla "stirpe" ionica.

Come saprai in un primo momento gli Eubei...specificamente i Calcidesi...con un contributo di Eretria, scorrevano i mari e, essendo le coste anatoliche già sufficientemente occupate...preferirono andare nella penisola calcidica che da lei prese il nome e quindi verso ovest: Pithecussai (Ischia) fu il loro primo emporio da quelle parti...si stanziarono poi sulla terraferma, davanti all'isola e fondarono Cuma...nonchè sullo stretto...Zankle e Rhegion...e tuute le altre città clcidesi su nominate.

Calcide era ricca di santuari, portici e teatri, e aveva un'agorà commerciale e due porti: di questi monumenti non resta traccia.

A Calcide è morto il grande filosofo Aristotele.

Posto di seguito una carta geografica per le localizzazioni.

post-11590-1273286938,66_thumb.jpg

Ecco numa...questa è mera e semplice divulgazione.

Finita la ricreazione...ricominciamo con argomenti specialistici e numismatici...sullo stesso tema calcidese, da dilettanti evoluti, come ci chiama l'amico vince.

:D


Inviato

Hai ragione i miei ricordi offuscati di liceale mi richiamano l'origine micenea dell'insediamento attico

abitato fin dai tempi del Neolitico (XV secolo aC).

A proposito c'è evidenza che Pithekoussai fosse la prima colonia calcidica ? A me risultava che i Calcidesi erano

dapprima sbarcati in Sicilia, a Naxos, tra l'altro più vicina geograficamente alla calcidica.

numa numa

un umile liceale

.


Inviato
...... Finita la ricreazione...

Ennnno', non VALE! Io ero ancora dietro alla lavagna ;) a meditare sui tuoi interessantissimi scritti... :clapping: Complimenti!!! :air_kiss: Mi piacerebbe più avanti commentarli per bene ...

Per ora Vi segnalo una ghiotta notizia:

Mura Dionigiane di Adrano - Inaugurazione ed apertura al pubblico dell'Area archeologica della fortificazione greca.

Il 25 Aprile è stato aperto al pubblico per la prima volta il parco archeologico attorno ai resti della cinta muraria realizzata nel corso del IV secolo a.C. da Dionigi il Vecchio a difesa dell'antica Adranon. L'intero tratto orientale della cintura muraria, oggi situata alla periferia del paese, in aperta campagna, è stata risparmiata dall'espansione edilizia. Lungo il percorso è possibile ammirare i grossi blocchi lavici squadrati della fortificazione greca e visitare i reperti archeologici recuperati durante la recente campagna di scavo (2008).

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Già nel 1781 il principe di Biscari, nel suo elenco dei resti di Adranon greca allora visibili, citava tratti della cinta muraria in contrada Difesa e presso la chiesa di S. Francesco: "Magnifica è la costruzione di essi, essendo internamente formati di grosse pietre di lava, ben riquadrate e connesse senza calce".

Il pittore Jean Houel raffigurava, in uno dei suoi celebri acquerelli, un tratto fortificato della cinta:

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Ma solo agli inizi del XX secolo Paolo Orsi intraprese la prima campagna di scavo del tratto fortificato di contrada Difesa, lungo circa quattrocento metri.

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Le mura, corredate da torri quadrangolari e postierle, erano realizzate secondo sistemi di costruzione tipici delle fortificazioni greche: a doppio paramento di conci lavici con un riempimento interno che Orsi definì una colmata interna di pezzame amorfo, buttato quasi alla rinfusa. Vennero individuate due postierle e isolato il grande torrione addossato alla chiesa di S. Francesco, abbattendo due casotti che ne mascheravano i fianchi.

Qualcuno tra gli Amici siculi le ha per caso già visitate?????????

Valeria

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Inviato (modificato)
...... Come saprai in un primo momento gli Eubei...specificamente i Calcidesi...con un contributo di Eretria, scorrevano i mari e, essendo le coste anatoliche già sufficientemente occupate...preferirono andare nella penisola calcidica che da lei prese il nome e quindi verso ovest: Pithecussai (Ischia) fu il loro primo emporio da quelle parti...si stanziarono poi sulla terraferma, davanti all'isola e fondarono Cuma...nonchè sullo stretto...Zankle e Rhegion...e tutte le altre città calcidesi su nominate.
....... A proposito c'è evidenza che Pithekoussai fosse la prima colonia calcidica ? ....

Dal Luogo delle Origini: Tra Madrepatria Euboica e Isola Pithekoussai

Caro Numa numa, scrive a questo proposito Marta Sordi :

("La Grecità assediata e le premesse di una colonizzazione panellenica" in Storia del Mediterraneo nell'antichità: 9.-1. secolo a.C a cura di Massimo Guidetti)

"Sia gli scavi che la diffusione dello stile geometrico in Italia e in Sicilia da nord verso sud confermano l'antichità delle calcidesi Pithecussa-Cuma (VIII secolo aC). Il carattere originario dell'espansione calcidese sia in Campania (Pithecussa-Cuma) sia sullo Stretto di Messina è confermata dalla ricerca di materie prime e di mercati per i propri manufatti e dalla volontà di avviare rapporti commerciali con gli indigeni e soprattutto con gli Etruschi."

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Durante la seconda metà dell'VIII sec. a.C. - periodo che corrisponde al maggiore sviluppo dell'insediamento greco - Pithecussa intratteneva intense relazioni commerciali che spaziavano dalla Grecia alla Spagna, dal vicino Oriente a Cartagine, dall'Etruria meridionale alla Puglia, alla Calabria ionica, alla Sardegna e alla Sicilia.

I vasai pitecusani continuarono, in un primo tempo, a decorare i loro vasi secondo lo stile in uso nella madrepatria euboica: eccovi il cosiddetto "Cratere del naufragio", un Cratere locale di stile tardo geometrico che rappresenta il più antico esempio di pittura vascolare figurativa ritrovato in Italia (nonché la sola raffigurazione di naufragio conosciuta, oltre quella su un'oinochoe tardo-geometrica attica, conservata a Monaco). Nota sotto alla grande nave capovolta i marinai che cercano scampo nuotando fra i pesci, mentre uno di loro è già finito con la testa nella bocca di un enorme pesce.

post-6487-1273339506,13_thumb.jpg

Modificato da medusa
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