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Inviato

DE GREGE EPICURI

Anzitutto, ringrazio moltissimo Tacrolimus per lo splendido catalogo delle monete provinciali di Geta che ci sta mettendo insieme. In attesa che RPC prosegua, possiamo contare su qualcosa di nostro! :D

Volevo porre un quesito: i bronzetti di 2,8-3-3,5 g., insomma quelli che consideriamo equivalenti a dei quadranti, sono tutti o in gran parte censiti? Mi riferisco in particolare a Nicopoli (ma eventualmente anche a Marcianopoli) ed alle monete di Settimio Severo, Julia Domna, Caracalla e Geta. Per ora non sono in grado di consultare il Varbanov (spero che la S.N.I. lo acquisti!) ma mi sembrava di aver letto che in questo campo ci sono diverse lacune. Vista la facilità con cui ora si trovano, ne ho messi assieme almeno una quarantina, e volevo capire se i diversi rovesci assommano a decine o a centinaia! E per completare posto questo bronzetto, che non so se attribuire a Caracalla o a Geta; pesa 3,7 g. e misura 17 mm. Il D. è piuttosto scentrato, io leggo: ..AYK- mentre al R. la figura mi pare una Providentia o una Abundantia (ovviamente, i corrispondenti greci).

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Inviato

Personalmente penso sia Caracalla.

Le primissime emissioni di Geta da Cesare a Nicopolis sono del tipo MAP AV | GETAC, mentre per Caracalla M AV K | ANTWNIN.

Non credo che tutte le emissioni da 1 assarion dei Severi siano state censite; in qualche caso le legende sono incomplete ed i pezzi in bassa conservazione o decentrati.

Sopratutto a Nicopolis ad Istrum la varie possibilità di abbreviazione della legenda di rovescio introduce una ulteriore variabile che va presa in considerazione.

Probabilmente la moneta è Varbanov I 2369 (ed. in Bulgaro); rov: Tyche stante a sinistra con cornucopia e timone.

Luigi

PS: grazie per la gentili parole sui post relativi alle emissioni provinciali di Geta. Non ho tuttavia nessuna velleità di compilare un RPC su Geta, ma solo un interesse personale che ho voluto (in parte) condividere.


Inviato

DE GREGE EPICURI

Grazie a te per l'identificazione. Il discorso però mi apre una nuova domanda: ma allora gli ASSARIA orientali non corrispondono nel peso agli ASSI occidentali! In effetti, al tempo dei Severi un asse pesava fra i 7 e i 9 g., mentre questi piccoli "assaria" stanno fra 2,5 e 3,8 g. al massimo; immaginando un valore ampiamente fiduciario, sarebbero all'incirca dei semisse. Ho visto monete da 5 assaria che pesavano al massimo quanto un sesterzio (che vale 4 assi). Qual'era allora la corrispondenza metrologica? E inoltre: tu sai quale fosse l'area in cui queste monete erano accettate? A Roma, non credo proprio!


Inviato

In termini generali assarion è l'equivalente greco dell'asse latino, ma questo non significa che seguisse lo standard metrologico di Roma. Dal semplice confronto tra i pesi delle varie monete è evidente che il cambio non potesse essere 1:1 (anche considerando una lega in oricalco).

Molti autori considerano formalmente l'assarion equivalente ad 1/16 di denario, ma il suo valore di mercato reale poteva variare. In alcuni passi si legge che per il pagamento delle tasse in oriente, veniva esplicitamente indicato che dovesse essere pagato in "assi italiani" (ad esempio una lettera di Germanico ad un procuratore in Siria). Perchè specificare se fosse valsa la relazione assarion = asse?

Inoltre sono ben poche le emissioni provinciali su cui è riportato il nominale; la tua ad esempio non lo riporta e che fosse un assarion lo si ricava indirettamente dal confronto con il peso di multpli marcati.

Le fonti sono scarse e quelle poche note si riferiscono ad ambiti locali, ristretti nel tempo e per lo più riferiti all'argento. La situazione è un pò più semplice per le colonie e per le (alcune) zecche occidentali (Spagna, Gallia, ad esempio), ma per la maggior parte delle province la situazione va studiata localmente e non credo sia generalizzabile.

Un'iscrizione di epoca Flavia menziona denari e tetrachalkia; quest'ultimo equivaleva all'assarion ma non si capisce perchè venisse moltiplicato per 5 per rapportarlo all'asse.

Sembra certo quindi che le denominazioni Romane non fossero "universali" e che i sistemi locali che continuavano a sopravvivere potevano differire l'uno dall'altro e non sempre erano "compatibili" con il sistema romano.

Credo che le informazioni sulla metrologia delle province orientali siano ancora insufficenti per avere un quadro completo del complesso/i sistema/i locale/i e dei rapporti con gli standard imperiali.

Qualcosa è stata chiarita, ma non tutto.

Luigi


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