Vai al contenuto

Risposte migliori

Guest utente3487
Inviato

Ed ancora: Lanfranco riuscì a tenere per se un esempalre? Secondo me si.

  • Risposte 177
  • Iniziato
  • Ultima Risposta

Utenti più attivi in questa discussione

  • vitt.emanumi

    15

  • luke_idk

    14

  • Piacentine

    8

  • niko

    6

Utenti più attivi in questa discussione

Guest utente3487
Inviato

Io tengo il fuoco acceso sotto questo argomento perchè sono sempre alla ricerca di documenti dell'epoca...chissà che prima o poi qualche magagna salta fuori. Per esempio qui a Cagliari la Biblioteca dell'EI è ben fornita....

  • 1 anno dopo...
Inviato

Buona sera a tutti.

Riprendo questa discussione in quanto stavo esaminando il lotto nr. 1206 nel Catalogo dell'ultima asta Nomisma (la nr. 44 battuta il 29 ed il 30 ottobre scorsi).

Il lotto, riportato a pag. 165 del Catalogo, concerne appunto un 20 lire oro prova del 1928 ed è accompagnato dalla seguente nota, di cui ho riportato alcuni brani in neretto che vorrei discutere con Voi:

"La moneta venne battuta con un conio modificato del tipo in argento da 20 lire ma con sostanziali differenze: il motto su sei righee non sette come per l'argento mentre al dritto mancano i nomi di G. Romagnoli e dell'incisore A. Motti. La dicitura ORO PROVA ne determinò il corso non legale ma ufficioso della coniazione , infatti il peso di 32,25 grammi aveva una corrispondenza superiore alle 400 lire. Si tratta della coniazione celebrativa del decennale della vittoria offerta da V.E III ad altissime cariche dello Stato ed ai Marescialli d'Italia. E' indubbiamente una delle più grandi rarità della monetazione sabauda."

Intanto voglio dire che mi sono andato a rileggere la discussione dall'inizio e quindi ho notato che alcune cose di cui vorrei parlare sono già state dette; però vorrei prendere spunto dalle parti della nota messe in neretto per svolgere alcune considerazioni.

"La dicitura ORO PROVA ne determinò il corso non legale ma ufficioso della coniazione , infatti il peso di 32,25 grammi aveva una corrispondenza superiore alle 400 lire."

Francamente non mi è chiara questa affermazione.

Intanto non comprendo cosa si voglia intendere con "corso ufficioso", giacchè una moneta o ha corso legale o non ha corso legale (in questo secondo caso potrebbe trattarsi di una moneta non emessa, ma pur sempre istituita con un decreto), mentre riferirsi ad un "corso ufficioso" è concettualmente incomprensibile.

Secondo l'Estensore della nota tale "corso non legale ma ufficioso" le sarebbe attribuito dalla dicitura "ORO PROVA" e dalla circostanza che il peso del tondello di 32,25 grammi aveva una corrispondenza superiore alla 400 lire".

Anche in questo caso la motivazione addotta nella nota non mi è chiara.

Le monete recanti la dicitura "prova" non sono legalmente monete ma prove di monete, tanto che non sono destinate alla normale circolazione.

In qualche caso, inoltre, le prove di monete (mi pare più corretto chiamarle così e non "monete di prova....) possono anche differire radicalmente dalla moneta che poi sarà destinata alla effettiva circolazione e dunque, anche per questo motivo, la prova monetale non può essere concettualmente confusa con la moneta coniata per la circolazione.

Nel caso del 20 lire oro prova del 1928 poi, è di tutta evidenza come il termine "prova" sembra sia stato utilizzato con una certa "improprietà", se si considera l'incongruenza sia sotto il profilo del nominale (progettare una moneta d'oro con valore facciale da lire 20 ma con il peso del nominale da lire 100 appare quanto meno una stravaganza....), che sotto il profilo della assoluta mancanza di un provvedimento che stabiliva l'istituzione di un sifatto nummo per la monetazione del Regno.

A pensar male si potrebbe anche ritenere che con l'esamotage della "prova" , si poteva gravare il bilancio della Zecca degli oneri di fornitura e coniazione del metallo che, altrimenti, sarebbero stati tutti a carico del committente.

In tal modo (forse) queste emissioni potevano cioè passare per lavorazioni "premonetali" interne alla Zecca, in quanto designate appunte come "prove".

Questo potrebbe anche spiegare perchè non si trovi traccia della commessa delle medaglie da parte del Governo, che poi Mussolini donò ai Marescialli ed alla alte personalità dello Stato.

"E' indubbiamente una delle più grandi rarità della monetazione sabauda".

Per quanto detto sopra, non posso trovarmi d'accordo con questa affermazione, non potendo annoverare il 20 lire oro prova del 1928 fra le monete di V.E. III.

Vado un attimo O.T.

In una recente discussione si parlava dell'interesse commerciale che le attuali monete commemorative auree, che molti amici del orum non considerano vere e proprie monete, potrebbero acquistare nel tempo.

Riflettendoci su, mi è parso abbastanza curioso come le coniazioni commercialmente più ricercate del Regno d'Italia siano in larga misura delle "non-monete" o comunque delle "monete sui generis" (20 lire oro prova del 1928; 5 lire del 1901; 20 lire littore anno V; 100 lire 1940...... ;) ).

Saluti.

Michele

P.S.: per la cronaca, la medaglia di cui parliamo ha realizzato 132.000,00 euro + diritti.


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.