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[MEDIOEVO ITALIANO] Il simbolo della croce nella numismatica


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Inviato

Mi complimento per la bella discussione e gli interventi che sono tutti molto interessanti: è stato un piacere leggerli. Mi aggiungo solo per proporre una carrellata delle fonti letterarie ed iconografiche che permettono di seguire l’evoluzione del simbolo in ambito Cristiano e la comparsa, quindi, dello stesso sulle monete.

Il simbolo della croce ha identificato i cristiani fin dall’alba del Cristianesimo e le testimonianze iconografiche dello stesso sono numerose in diversi contesti archeologici. Uno dei reperti più antichi è stato eseguito da un pagano per denigrare i cristiani stessi ed è il graffito di Alessamene che si trova a Roma sul Palatino. Tale graffito rappresenta un crocefisso con la testa d’asino ed alla base della croce vi è un orante vicino al quale si legge l’iscrizione: “Alessamene adora il suo Dio”. La datazione di tale reperto è collocata tra l’85 d. C. ed il III Secolo; molti studiosi sono propensi a ritenerlo databile nella fase più antica di tale intervallo e sarebbe la testimonianza importante che la croce era un simbolo diffuso ed identificante i cristiani già prima del Concilio di Nicea (325) e quindi in epoca davvero remota.

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Il simbolo della croce appare spesso in forma criptata tipo un’àncora o un pesce ed abbiamo testimonianza di ciò soprattutto in quei periodi storici in cui la persecuzione del Cristianesimo era accesa.

Altro punto nodale da tenere in considerazione è il fatto che la crocifissione, fino a quando non verrà abolita come pena capitale, era una condanna riservata ai peggiori malfattori e come tale era un supplizio scandaloso ed un segno imbarazzante.

A tali contingenze è da aggiungersi anche Il Concilio di Elvira (300-313) che portò ad una riduzione della resa grafica della croce e di altri simboli sacri a causa di una predilezione per la non rappresentazione: “Ci è sembrato bene che nelle Chiese non ci devono essere pitture, in modo che non sia dipinto sui muri ciò che è onorato e venerato”.

E’ questo insieme di cause che spiegano come mai il II Secolo sia povero di rappresentazioni grafiche esplicite, ma i riscontri non mancano e soprattutto nelle fonti scritte che attestano chiaramente la centralità del simbolo per i Cristiani. Tali fonti ci permettono non solo di avere chiara la valenza storica, teologica e simbolica del simbolo di cui si scrive, ma rendono possibile spiegarci l’evoluzione grafica dello stesso ed i motivi che l’hanno prodotta.

Tertulliano (160-230) polemizza, nei suoi scritti, con i pagani che avevano una venerazione religiosa per le proprie insegne militari (vexilla o labari) ed ironizza sul fatto che anch’essi adoravano una croce, ma la coprivano con un vestito poiché si vergognavano di adorarne una nuda (Ad Nationes, I, 12) e scrive chiaramente l’importanza religiosa del vessillo della croce per i Cristiani nell’ “Apologeticus ad versus gentiles pro christianis” (Pars IV, cap. XVI, 8).

In Giustino martire (100-162) ed in particolare in “Apologia” troviamo una vera e propria teologia della croce che è importante per comprendere la valenza del simbolo che per primo, sulle monete, lo richiama ed è il monogramma di Costantino. (Cfr. Stefano Alberto, Il diritto di essere cristiani e Chiesa, Tracce. Litterae Communionis, anno XXXII, aprile 2005, pp. 106-107). Giustino riprende quanto Platone scrive nel Timeo per esporre la considerazione che il simbolo della salvezza fosse presente anche nella più nobile cultura pagana. Leggiamo questo: “E quel che Platone afferma nel Timeo a proposito del Figlio di Dio, relativamente alla filosofia della natura, quando dice –lo ha impresso nell’universo a forma di X- è stato desunto in modo analogo da Mosè. Infatti, nei libri di Mosè è scritto che in quel tempo, quando gli Israeliti uscirono dall’Egitto ed erano nel deserto, furono attaccati da animali velenosi, vipere aspidi e serpenti di ogni specie, che seminavano la morte tra la popolazione; quindi Mosè, per ispirazione ed azione di Dio, prese del bronzo, lo fuse in forma di croce, lo fissò in cima al Santo Tabernacolo e disse al popolo -Se guardate questo segno e credete, in esso sarete salvati - In seguito a questo fatto, scrisse che i serpenti morirono e consegnò alla tradizione che il popolo sfuggì alla morte in questo modo.

Platone, poiché era venuto a conoscenza di questo, ma non lo aveva compreso fino in fondo, ha affermato che la Potenza è impressa a forma di X nell’Universo […] assegna poi il secondo posto al Logos che procede da Dio e dice che è disposto a forma di X nel mondo”. (E., De Faye, De l’influence du Timée de Platone sur la Théologie de Justin Martyr).

Riscontri di questa stessa interpretazione degli scritti di Platone li troviamo in Clemente Alessandrino (II Secolo), Melitone di Sardi (II Secolo) e Atanasio (IV Secolo).

La valenza del simbolo quindi può essere intesa non solo come il semplice monogramma di Cristo limitato alle iniziali, ma anche un richiamo a quell’emblema che secondo la teologia del tempo univa i pagani ai cristiani nella profezia della croce e questo per avere presa anche sulla mentalità pagana. Vedremo nella citazione che segue che Costantino farà coniare il monogramma su uno stendardo e sembra di ritrovare un accenno a quanto scritto da Tertulliano.

“La cristianizzazione dei tipi monetali è un problema molto discusso: all’inizio del IV Secolo si trova occasionalmente una croce tra i simboli secondari o tra gli elementi decorativi dei folless (per esempio sull’altare della serie VICT LAET). Ma questo non può essere assolutamente un simbolo cristiano, poiché in quell’epoca la crocifissione era ancora in vigore ed era la condanna più vile e disprezzata. Oltre a ciò è fondamentale considerare in quale posizione nel tipo monetale compare questo simbolo interpretato come cristiano.

Ben diversamente stanno le cose se il monogramma di Cristo compare sul gioiello frontale dell’imperatore come accade su un multiplo d’argento di Costantino I del 312 d.C. coniato dopo la sua vittoria su Massenzio al Ponte Milvio. Un cambiamento così radicale del ritratto imperiale non era possibile senza il consenso dell’imperatore stesso; al contrario deve averlo ordinato lo stesso Costantino. Indubbiamente cristiano è anche il tipo del rovescio di un piccolo bronzo coniato a Costantinopoli probabilmente nel 325 d. C. in cui lo stendardo imperiale, ornato con il monogramma di Cristo, trafigge un serpente. La legenda su questo pezzo dice significativamente: SPES REIPUBLICAE. Allo stesso modo va interpretato in senso cristiano il fatto che Costantino venga incoronato dalla mano di Dio che esce dalle nuvole o che nella moneta di Consacrazione questa stessa mano si tenda verso l’imperatore che sale in cielo in quadriga” (F. Panvini Rosati, H. A. Cahn, La moneta Greca e Romana, Erma di Bretschneider Ed. 1999, p. 151).

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La croce sulle monete divenne poi, nel tempo, sempre più presente a simboleggiare la regalità di Dio come sovrano eterno ed assoluto anche di chi comanda sulla terra. Emblematica è a tale proposito la sigla delle quattro B che, associate alla croce, proclamano la regalità di Cristo: BASILEUS BASILEON BASILEUON BASILEUOUSI e cioè Re dei re, regnante su coloro che regnano.

Tale sigla la possiamo riscontrare in monete di Michele I Rhangabè, Michele III, Romano I Lecapeno e Tzimisces.

La storia di queste rappresentazioni risale all’imperatore Eraclio che nel 635 portò da Gerusalemme a Costantinopoli la Croce di Cristo e la depose solennemente nella Chiesa di Santa Maria. Essa sarebbe stata l’invincibile palladio per la capitale e da lì avrebbe irradiato la sua luce sulle quattro parti del mondo. L’imperatore, poi, fece fare una croce di pietra di grandi dimensioni che venne piantata sui bastioni di difesa della città. La croce con le quattro B, nel tempo, evolverà nella croce con i quattro acciarini.

In tutte le nazioni cristiane, poi, la sovranità sociale di Cristo venne affermata dallo strumento sovrano che è la moneta. In Francia, sin dai primi tempi della monarchia cristiana, la Croce in tutte le sue forme è apparsa nel campo delle monete come in quelle di Clodoveo II e Clodoveo III.

Altre monete gallo-franche portano la sigla di Cristo (I su X), il monogramma costantiniano (P su X), la sigla delle 5 piaghe redentrici, la croce cantonata da quattro crocette, da 4 punti o 4 cerchi. Al posto della croce si trova spesso il giglio che secondo la simbologia ermetica medievale è la stilizzazione floreale del monogramma I su X scritto in corsivo di inizio periodo capetingio. (Cfr. L. Charbonneau-Lassay, P. L., Zoccatelli, Le pietre misteriose del Cristo, Ed. Arkeios; E. Urech, P. Piazzesi, F. Fiorentino, Dizionario dei simboli cristiani, Ed. Arkeios). Enrico


Inviato

Grazie Minerva per questo splendido contributo!

Potresti per favore approfondire il discorso sul tipo della croce con i quattro acciarini? E' un tema con non conosco.


Inviato
Grazie Minerva per questo splendido contributo!

Potresti per favore approfondire il discorso sul tipo della croce con i quattro acciarini? E' un tema con non conosco.

Grazie dei complimenti! :)

Lo approfondirò volentieri...mi prendo solo qualche giorno per scrivere qualcosa di ben documentato ;)

Enrico :)


Inviato

Per riprendere l’argomento dell’acciarino o focile in araldica è necessario ritornare alla vicenda dell’imperatore bizantino Eraclio e della vera croce che da Gerusalemme venne condotta a Costantinopoli nel 365.

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Tale importante reliquia era stata investita di significati simbolici fondamentali e la capitale dell’Impero, grazie ad essa, sarebbe stata un centro di luce e di Grazia per il mondo intero. Un’immagine della croce era stata incisa nella selce che in greco si definisce: PUROBOLOS LITHOS e cioè “pietra focaia”. La croce incisa nella pietra era stata accantonata dalle 4 B che indicavano la regalità assoluta di Cristo sui regnanti, sui viventi e sui 4 punti cardinali, quindi su tutto il mondo. In nome di questa valenza simbolica venne esposta su un bastione della capitale.

Anche i successori di Eraclio continuarono la venerazione per l’insigne reliquia e Giustiniano II, che fu l’ultimo imperatore bizantino della dinastia eracliana, si fregiò del titolo di “Servus Christi” e fu il primo a coniare sulle monete la croce eraclidea dei bastioni, quella cantonata dalle 4 B.

La stessa iconografia numismatica si ritrova in epoca Bizantina, come già scritto, con Michele I Rhangabè, Michele III, Romano I Lecapeno e Tzimisces, ma quando nel XII Secolo saranno i Paleologi ad occupare il trono di Costantinopoli, tale iconografia non solo rimarrà in uso sulle monete, ma entrerà a fare parte anche del blasone araldico della dinastia. I Paleologi, inoltre, assumeranno come motto il BASILEUS BASILEON BASILEUON BASILEUONTON.

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La stessa croce eracliana la ritroviamo anche sulle monete dei Gavalas signori di Rodi e visto che l’acciarino, in araldica, aveva una forma simile a quella della B maiuscola e che l’iconografia si rifaceva ad un manufatto scolpito nella pietra focaia, gli araldisti hanno definito queste figure (le B) degli acciarini. In Arthur Engel, Raymond Serrure, Traité de numismatique du Moyen Âge, Ernest Leroux Editeur, Paris 1905, tome III, circa le monete di Leon Gabalas, si legge che le 4 B accantonate alla croce vengono definite acciarini.

Leon Gabalas era un ricco proprietario terriero che approfittò dell’assedio dei Franchi per proclamarsi sovrano di Rodi dal 1204 fino a quando i Genovesi non conquistarono l’isola nel 1250; l’iconografia da lui adottata per le monete rimase tale fino a quando i cavalieri di San Giovanni non presero possesso dell’isola.

Il blasone dei Paleologi lo ritroviamo anche sulle monete dei Gattilusio. Giovanni V Paleologo aveva dato la signoria dell’isola di Lesbo al ricco patrizio genovese Francesco Gattilusio che lo aveva aiutato a riprendere il trono. Le monete di Francesco Gattilusio riportano solo gli emblemi araldici dei Paleologi e dei Gattilusio.

Dal punto di vista araldico si passa così dalla croce con le 4 B a quella con gli acciarini a partire dalle monete di Leon Gabalas di Rodi nel 1204 (Cfr. L. Charbonneau-Lassay, P. L., Zoccatelli, Le pietre misteriose del Cristo, Ed. Arkeios).

Nel XVII Secolo, l’Histoire généalogique de la maison de France di Scévole e de Sainte Marthe, descrive il blasone di Pietro II signore di Courtenay con la seguente blasonatura : « rosso con la croce d’oro accompagnata da quattro lettere B anch’esse dorate che rappresentano Costantinopoli ; la croce caricata da uno scudo d’oro con tre torte rosse che rappresentano Courtenay ».

Vulson de la Colombière, poco dopo lo Scévole ed il de Sainte Marthe, in : Science Héroique, illustra lo stesso blasone scrivendo di acciarini e li illustra tali nelle incisioni relative.

Il blasone descritto era quello dei Paleologi e Pietro II di Courtenay era stato incoronato nel 1217, dal pontefice Onorio III, imperatore latino di Costantinopoli.

Nel tempo la figura dell’acciarino ha assunto una valenza specifica e possiamo trovarla nella bandiera che fu della Serbia prima che salisse al trono la dinastia Nemancic ; essa raffigurava una croce bianca su fondo rosso accantonata da 4 acciarini che esprimono in pieno le influenze bizantine sull’araldica del paese.

L’acciarino è anche nello stemma dei Grassower che risale al XIV Secolo

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e che si blasona : di rosso con l’acciarino d’argento. Anche qui troviamo analogie grafiche con la B gotica.

Famosi sono anche gli acciarini del duca di Borgogna che diverrano caratteristici dell’insegna dell’Ordine del Toson d’oro che è composta dal vello sormontato da pietra focaia fiammeggiante e da acciarino.

Il significato degli acciarini del duca di Borgogna è ancora dibattuto e ci sono varie correnti di pensiero : quelle più maliziose li vedono come delle allusioni ai capelli fiammeggianti dell’amante del duca. C’è poi chi risale al significato antico della B e li vede come un rimando alla missione nobile dell’Ordine che è quella di difesa della fede e della Chiesa cattoliche e c’è chi, invece, li legge alla luce del motto « ferisce prima che la fiamma splenda » intendendoli così come un omaggio cavalleresco alle armi da fuoco. Enrico :)


Inviato

Vorrei ricordare che il primo uso "patente" di croce su una monetazione, in modo chiaro e riconoscibile, e' stato quello sulle monete della dinastia Axumita coniate in Etiopia.

A parte infatti alcune rappresentzioni minori e mai centrali su alcune monete di Costantino, ad Axum, gia' agli inizi del IV secolo compare la simbologia della croce. Il regno di Axum fu il primo a convertirsi ed ad abbracciare la religione cristiana come religione di Stato come risulta evidente nella simbologia e nelle legende delle sue emissioni monetali. Tradizione che continua ad oggi vivissima, Paese che si rpoclama custode (ncora oggi) dell'Arca della Santa Alleanza.

numa numa

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  • 3 mesi dopo...
Inviato

Volevo segnalare anche le curiose croci fatte con 4 punzoni a forma triangolare che compaiono sui denari veronesi e veneziani. Il lato esterno di questi triangoli è a forma di mezzaluna e dà alla croce una forma circolare.

Altra croce con i punzoni a triangolo si può riscontrare sulle monete di Aquleia e di Trieste della fine del XII e dell'inizio del XIII seolo. In questo caso però tutti i lati sono dritti e la croce si presenta quadrata.


  • 1 mese dopo...
Inviato

Una cosa mi è balzata all'occhio recentemente: almeno fino al medioevo si trova la croce oppure il ritratto di Cristo (inizialmente pantocrator o in cattedra, poi anche benedicente), ma non conosco esempi di crocefisso sulle monete, di cui posso trovare esempi in età moderna ma non precedente.

Qualcuno sa a quando risale il primo esempio di crocefisso raffigurato su moneta?


Inviato

Per quanto riguarda l'iconografia numismatica trovo che sia utile rifarsi alla storia dell'arte. Da wikipedia traggo questi passi:

C'era una certa prevenzione a rappresentare la crocifissione nel mondo tardo antico, poiché era ancora viva la memoria di come fosse la pena di morte inflitta agli schiavi.

Il Crocifisso si affermò in seguito sempre più come icona per antonomasia della fede in Cristo, sia che tale affermazione avvenga nei maestosi crocifissi lignei (che in antico erano dipinti) oppure nei grandi crocifissi in lamina di argento posti nelle cattedrali.

Nell'Italia centrale del XII secolo nacque la tradizione delle croci dipinte, destinate ad essere appese nell'arco trionfale delle chiese o al di sopra dell'iconostasi, ovvero la zona che separava la navata adibita ai laici dal presbiterio adibito al clero; le tavole venivano dipinte direttamente su legno, oppure su fogli di pergamena o cuoio, successivamente incollati sul supporto ligneo sagomato a forma di croce. In esse il Cristo crocefisso, in posizione frontale con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce e ritratto come trionfatore sulla morte (Christus triumphans), spesso attorniato da scene tratte dalla Passione, e poteva presentare agli estremi dei bracci della croce figurine di contorno, che a partire dalla seconda metà del XIII secolo divennero le figure a mezzobusto della Vergine e San Giovanni evangelista in posizione di compianto. Talvolta si incontranio anche i simboli degli evangelisti e, nel braccio superiore (la cimasa), un Cristo in maestà. Uno degli esempi più antichi di Crocifisso triumphans è la Croce di Sarzana. Altro esempio è la croce di san Damiano.

Agli inizi del XIII secolo compare una nuova tipologia, quella del Cristo morto, l'iconografia deriva dal Christus patiens d’ispirazione bizantina, ma anche dalla coeva predicazione francescana, dove il Cristo sofferente ha la testa reclinata sulla spalla e gli occhi chiusi, il corpo che incurvato in uno spasimo di dolore. Forse uno dei primi a recepire questa novità novità iconografica fu Giunta Pisano, del quale conosciamo un perduto esemplare del 1236 per la Basilica di San Francesco di Assisi, ma resta comunque il Crocifisso della basilica di San Domenico a Bologna, dove il corpo del Cristo è inarcato sulla sinistra, invadendo il tabellone laterale, da dove spariscono quindi le scene della Passione.

Altri spunti si possono leggere in questa pagina

Sulla base di questa storia dell'arte è dunque poco sorprendente che la raffigurazione di Cristo crocefisso arrivi tardi.


  • 4 settimane dopo...
Inviato (modificato)

ringraziando NumaNuma per avermi dato il la in questa discussione interessantissima sulle croci nella cristianità con l'immagine dello splendido esemplare di Hataz (Munro-Hay 140) vi allego una piccola serie di monete Axumite tutte recanti la croce in varie forme

quella su una moneta del re OUAZEBAS del 400 A.D. circa (Munro-Hay 54, Juel Jensen 315) interessante notare come in questa moneta prevalgano ancora i ritratti per dimensioni, su entrambi i lati ma siano comunque sovrastati da piccole croci patenti, sarà un grande ego del sovrano?

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Modificato da karnescim

Inviato (modificato)

in questo Anonimo antecedente del 330-400 A.D.classificabile al Munrho-Hay 52, Juel Jensen 348, si può notare come invece la croce occupi uno solo dei lati in maniera dominante mentre nell'altro sia esclusa sia dalla figura che dalla legenda

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Modificato da karnescim

Inviato (modificato)

in questi esemplari successivi del re Mhdys dell'anno 450 A.D. circa si può notare come su un lato all'interno della legenda vi sia una piccola croce e al centro prevalga una croce dalla lunghezza dei bracci uniforme mentre sull'altro lato sopra la figura del re probabilmente appaia una croce che è forse latina? In uno appare più snella mentre nell'altro esemplare sembra più spessa pur mantenendo uno dei bracci più lungo dell'altro

entrambi sono esemplari classificabili come Munro-Hay 70, Juel Jensen 74

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Modificato da karnescim

Inviato

altro esemplare di Mhdys

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Inviato

in questo Anonimo successivo al 450 A.D. classificabile come Munro-Hay 76 si nota come su di un lato anche qui prevalga una grossa croce centrale molto più accurata nella fattura degli esemplari precedenti con anche qui una piccola croce nella legenda

sull'altro lato invece la figura del re? è prevalente ma si nota come esso tenga in mano uno scettro sormontato da una croce come in certe monete bizantine

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Inviato

ed ora questa che sotto il punto di vista delle croci io ritengo la più interesante, un esemplare del 525 A.D. attribuibile a Wazena e classificabile come Munro-Hay 118 Juel Jensen 93

si tratta di una croce che occupa quasi tutta la larghezza del campo ed ha i 4 bracci potenziati alle estremità da una piccola croce ognuno, al centro essa è attraversata da altri 4 bracci obliqui non propriamente di lunghezza regolare, fatti forse con 4 punzoni diversi??

di fattura non eccelsa è comunque interessante per la particolare tipologia di croce che rappresenta che io non ho idea di come si possa definire, perdonate la mia ignoranza

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Inviato

l'altro lato rappresenta una figura umana, il re? un sacerdote? con in mano un bastone che assomiglierebbe più ad un pastorale che ad uno scetrro, nè nella legenda nè nella figura si può ravvisare qualche croce ma tant'è che ve lo mostri lo stesso......credo

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Inviato
in questi esemplari successivi del re Mhdys dell'anno 450 A.D. circa si può notare come su un lato all'interno della legenda vi sia una piccola croce e al centro prevalga una croce dalla lunghezza dei bracci uniforme mentre sull'altro lato sopra la figura del re probabilmente appaia una croce che è forse latina? In uno appare più snella mentre nell'altro esemplare sembra più spessa pur mantenendo uno dei bracci più lungo dell'altro

entrambi sono esemplari classificabili come Munro-Hay 70, Juel Jensen 74

Grazie a te Karnescim per averci regalato qualche esemplare delle interessantissime monete axumite.

A questo proposito volevo far notare che molte delle coniazioni di bronzo e anche d'argento axumite, come questa, mostrano degli intarsi in oro. Una praticamente praticamente conosciuta quasi solo per questa monetazione. Gli intarsi in oro servivano ad evidenziare il carattere di solennita' delle rappresentazioni, ecco perche' abbiamo l'oro al centro della croce, o nel campo che circonda la testa del sovrano, mentre nell'argento l'intarsio d'oro e' fatto sulla corona del sovrano.

E' un elemento di interesse e di fascino in piu' che si aggiunge a questa monetazione cosi' singolare, autonoma e diversa dalle altre monetazioni coeve del mondo antico.

In allegato la dracma del re Wazen agad del 600 dC ove sono evidenti gli intarsi in oro nella corona del sovrano e nella croce.

numa numa

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Inviato
in questi esemplari successivi del re Mhdys dell'anno 450 A.D. circa si può notare come su un lato all'interno della legenda vi sia una piccola croce e al centro prevalga una croce dalla lunghezza dei bracci uniforme mentre sull'altro lato sopra la figura del re probabilmente appaia una croce che è forse latina? In uno appare più snella mentre nell'altro esemplare sembra più spessa pur mantenendo uno dei bracci più lungo dell'altro

entrambi sono esemplari classificabili come Munro-Hay 70, Juel Jensen 74

Grazie a te Karnescim per averci regalato qualche esemplare delle interessantissime monete axumite.

A questo proposito volevo far notare che molte delle coniazioni di bronzo e anche d'argento axumite, come questa, mostrano degli intarsi in oro. Una praticamente praticamente conosciuta quasi solo per questa monetazione. Gli intarsi in oro servivano ad evidenziare il carattere di solennita' delle rappresentazioni, ecco perche' abbiamo l'oro al centro della croce, o nel campo che circonda la testa del sovrano, mentre nell'argento l'intarsio d'oro e' fatto sulla corona del sovrano.

E' un elemento di interesse e di fascino in piu' che si aggiunge a questa monetazione cosi' singolare, autonoma e diversa dalle altre monetazioni coeve del mondo antico.

In allegato la dracma del re Wazen agad del 600 dC ove sono evidenti gli intarsi in oro nella corona del sovrano e nella croce.

numa numa

Grazie Karnescim per queste immagini, non capita spesso di vederne.

Per Numma Numma: interessantissimi gli intarsi in oro, non ne avevo mai sentito parlare. Immagino che questo genere di decorazione fosse relativamente poco robusta e meno adatta alla circolazione delle tradizionali monete monometalliche (o sbaglio?). Mi viene da pensare che questi intarsi fossero destinati a pezzi a limitata circolazione, pensati piuttosto per un uso celebrativo, quasi una medaglia: che ne pensano i conoscitori di questa monetazione?


Inviato (modificato)
in questi esemplari successivi del re Mhdys dell'anno 450 A.D. circa si può notare come su un lato all'interno della legenda vi sia una piccola croce e al centro prevalga una croce dalla lunghezza dei bracci uniforme mentre sull'altro lato sopra la figura del re probabilmente appaia una croce che è forse latina? In uno appare più snella mentre nell'altro esemplare sembra più spessa pur mantenendo uno dei bracci più lungo dell'altro

entrambi sono esemplari classificabili come Munro-Hay 70, Juel Jensen 74

Grazie a te Karnescim per averci regalato qualche esemplare delle interessantissime monete axumite.

A questo proposito volevo far notare che molte delle coniazioni di bronzo e anche d'argento axumite, come questa, mostrano degli intarsi in oro. Una praticamente praticamente conosciuta quasi solo per questa monetazione. Gli intarsi in oro servivano ad evidenziare il carattere di solennita' delle rappresentazioni, ecco perche' abbiamo l'oro al centro della croce, o nel campo che circonda la testa del sovrano, mentre nell'argento l'intarsio d'oro e' fatto sulla corona del sovrano.

E' un elemento di interesse e di fascino in piu' che si aggiunge a questa monetazione cosi' singolare, autonoma e diversa dalle altre monetazioni coeve del mondo antico.

In allegato la dracma del re Wazen agad del 600 dC ove sono evidenti gli intarsi in oro nella corona del sovrano e nella croce.

numa numa

Grazie Karnescim per queste immagini, non capita spesso di vederne.

Per Numma Numma: interessantissimi gli intarsi in oro, non ne avevo mai sentito parlare. Immagino che questo genere di decorazione fosse relativamente poco robusta e meno adatta alla circolazione delle tradizionali monete monometalliche (o sbaglio?). Mi viene da pensare che questi intarsi fossero destinati a pezzi a limitata circolazione, pensati piuttosto per un uso celebrativo, quasi una medaglia: che ne pensano i conoscitori di questa monetazione?

io non sono sicuro che gli intarsi in oro si facessero su monete a scarsa circolazione, penso che questa congettura sia fortemente influenzata dalla mentalità odierna di produrre commemorative, tuttavia dato la scarsa conoscenza in generale di questa monetazione veramente poco studiata e al fatto che la produzione monetaria di Axum non si può nemmeno paragonare per quantità a quelle coeve per esempio quella bizantina oppure la precedente romana, devo dire che ho seri dubbi che servisse a identificare degli esemplari a scarsa circolazione, penso piuttosto che essendo essa iniziata col massimo splendore di Axum, gli intarsi le venissero fatti a mò di ostentazione di ricchezza e opulenza di tali popoli, magari seguendo logiche legate alla religione e/o all'estetica preferendo dorare certi elementi piuttosto che altri, vedi la corona citata da Numa Numa o le croci che vi ho mostrato, sulle mie monete la doratura è presente su 5 esemplari su 6 di quelli che vi ho mostrato, in maniera più evidente su 3 e poco visibile ma chiara con una lente su altri due, l'unico in cui non è presente tale doratura è il soldino anonimo del 330-400, tuttavia andando a vedere altri esemplari simili, ad esempio su Zeno-ru si può vedere che su alcuni di questi la doratura è presente.

io penso che questa pratica in sostanza fosse molto diffusa ma che dato la scarsa coerenza col resto della moneta dovuta ai metodi di applicazione, anche qui sarebbe il caso di studiare quali fossero realmente, parecchie monete abbiano perso in misura abbondante se non totale la doratura che le impreziosiva.

A parte il fatto della peculiarità della doratura delle monete, consultando il libro di Munrho-hay ho notato che varie furono le fogge delle croci e che la croce latina non è rara ma usata spesso.

Penso inoltre che più di una coniazione sia stata celebrativa di qualche evento particolare, veramente speciale l'aureo coniato dal re MHDYS conosciuto in un unico esemplare, fatto a somiglianza dei solidi di Teodosio II quasi coevo di Mhdys celebrante quasi certamente una sua vittoria militare, su di un lato si può infatti vedere una figura alata del tutto simile alla VICTORIA dei suddetti solidie sull'altra la figura di un guerriero, il re forse, in piedi armato di lancia e scudo

Modificato da karnescim

  • 2 settimane dopo...
Inviato

io non sono sicuro che gli intarsi in oro si facessero su monete a scarsa circolazione, penso che questa congettura sia fortemente influenzata dalla mentalità odierna di produrre commemorative, [...] penso piuttosto che essendo essa iniziata col massimo splendore di Axum, gli intarsi le venissero fatti a mò di ostentazione di ricchezza e opulenza di tali popoli, magari seguendo logiche legate alla religione e/o all'estetica preferendo dorare certi elementi piuttosto che altri, vedi la corona citata da Numa Numa o le croci che vi ho mostrato

Il mio pensiero non era tanto guidato dalla mentalità delle commemorative di oggi, quanto da considerazioni di ordine pratico sulla minore resistenza di intarsi d'oro su argento: come hai fatto giustamente notare però il mio peccato è stato comunque quello di non calarmi nella mentalità dei sovrani axumiti, che davano evidentemente grande importanza al prestigio e all'onore del proprio regno. L'ostentazione mi pare proprio la chiave di lettura giusta.


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