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Denario di bronzo.


gpittini

Risposte migliori

Nel ricercare articoli di un'altra tematica, ho trovato questo saggio pubblicato nel 2008 sul Quaderno di Studi III dall’Associazione Culturale Italia Numismatica.

L’articolo è di Alessandro Guidarelli “Denari fusi senza presenza di argento nella monetazione di Settimio Severo”. Dopo averlo letto mi pare che possa rientrare in questa discussione, veramente interessante.

L’intero articolo fa riferimento alla scoperta nel 1911 nei pressi di Lione, a circa nove metri sotto terra in un complesso denominato “il giardino del Verbe Incarné” sulla collina di Fourvière, di diverse matrici per fondere denari.

Durante l’epoca dei Severi, sotto il principato di Settimio Severo (193 – 211 d.C.), in piena crisi economica e svalutazione monetale, venne emessa nelle province galliche una particolare serie di denari in lega di bronzo: monete contenenti un’alta percentuale di stagno in composizione con il rame e senza argento.

La caratteristica di questi denari fusi è stata trattata negli anni ottanta da Robert Turcan in “Trésor Monétaires – 1982 – Tome IV” che riprese un precedente lavoro di Germain De Montauzan “Les foulles de en 1911 - Annales de L’Université de Lyon, II - Fasc. 25 - Lyon-Paris 1912” dove viene appunto riportata questa eccezionale scoperta.

Attraverso un microscopio elettronico si è accertato che un denario fuso di Geta (trovato nei pressi del tesoretto di Fourvière) è composto da una lega di bronzo a struttura quaternaria (stagno 45%, rame 50%, piombo 2,5% e zinco 2,5%).

Si trattava quindi di una lega adatta per sole fusioni e non per le coniazioni (il metallo si sarebbe infatti crepato nella battitura per via d’elevata percentuale di stagno).

L’alta presenza di stagno permettava inoltre di avere una buona scorrevolezza della fusione a vantaggio di una grande precisione nella definizione dei rilievi. La presenza dello zinco aveva una funzione fluidificante e disossidante.

Ma l’aspetto più importante di questa lega era che l’alta percentuale di stagno permetteva una colorazione finale della moneta di bronzo simile a quella d’argento.

Dagli studi sulle matrici rinvenute a Fourvière si è accertato che furono utilizzati una ventina di denari (originali) fior di conio per ottenere le impronte; dalle impronte di dritto delle matrici refrattarie create dalle monete battute, si possono distinguere sette denari di Settimio Severo (databili tra il 199 e il 211 d.C.), undici denari di Caracalla, Macrino e Julia Mamea (databili tra il 211 e il 225 d.C.). Le impronte impresse sull’argilla indicano quindi l’utilizzo di varie tipologie di denari che dovevano essere sempre rigorosamente fior di conio.

Si tratta di fusioni perfette, ad alto livello qualitativo per il mondo antico; guardando attentamente un esemplare fuso di questo tipo si ha l’impressione di osservare una moneta battuta, i rilievi sono molto nitidi e appaiono solamente microglobuli di fusione sulla base del tondello. La colorazione (per la presenza dello stagno) simula molto bene il vero argento.

Nonostante la rarità di denari fusi provenienti dalla zecca di Fourvière è stato accertato con certezza che sulle matrici di terracotta non era presente il minimo strato di argento.

I pochi esemplari rinvenuti presentano un bordo ovalizzato con un diametro medio di 15 – 16 mm.

Incerto è lo scopo della loro produzione: erano emissioni semiufficiali (denaro utilizzato esclusivamente per pagamenti militari), falsi clandestini o monete di necessità volute dai vari comandi locali, quindi prodotti di emergenza tollerati dall’autorità centrale?

Si deve comunque tener presente che il bronzo non permetteva alla moneta di avere lo stesso suono dell’argento (il tintinnio): pertanto sia i soldati sia chi maneggiava abitualmente monete di metallo nobile, non avrebbero avuto difficoltà a riconoscere questi pezzi anomali.

L’autore dell'articolo colloca questi "denari senza argento" in un contesto statale, più precisamente per le province. Forse la monetazione di Fourvière avrebbe potuto rappresentare un tentativo per dare corso ad un denario senza argento per volontà statale.

La pratica di fondere moneta è attestato anche nel ritrovamento di Chateaubleau: in questo caso gli antoniniani sono stati ottenuti con infinitesimali percentuali di argento (0,32%).

La lega è composta approssimativamente di 72 Cu – 24 Sn – 4,3 Pb – 0,1 Zn - 0,08 Sb.

Si tratta di monete fuse in lega di bronzo con una quantità di stagno molto più bassa rispetto ai denari di Lione: è probabile che la minima percentuale di argento rilevata fosse relativa ad una eventuale pellicola superficiale di pochi micron di spessore.

Le ricerche di F. Pilon in “Trésor Monétaires – 1998 , tome XVII” ha accertato l’utilizzo di nominali di buon conio utilizzati per creare stampi di argilla.

Riguardo alla lega usata da un iniziale utilizzo di una lega a struttura quaternaria si passa successivamente ad una lega ternaria (rame-zinco-piombo).

L'articolo segue con una spiegazione tecnica dell’assemblaggio degli stampi e una descrizione di una replica del procedimento antico di fusione.

L’articolo è di ben 56 pagine: ho fatto un riassunto degli aspetti più importanti. Consiglio quindi di richiedere questo Quaderno di Studi all’editore.

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Complimenti Legionario, :D

questo articolo mi era sfuggito. Ora so come trascorrere questi giorni di vacanza (trovare l'articolo, leggerlo e studiarlo a memoria). Grazie anche a questo tuo intervento direi che si sta delineando un quadro complesso, ma districabile. Soprattutto, sempre più interessante.

Un intervento prezioso.

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Complimenti Legionario, :D

questo articolo mi era sfuggito. Ora so come trascorrere questi giorni di vacanza (trovare l'articolo, leggerlo e studiarlo a memoria). Grazie anche a questo tuo intervento direi che si sta delineando un quadro complesso, ma districabile. Soprattutto, sempre più interessante.

Un intervento prezioso.

Grazie :)

L'articolo replica, spiegandolo, il procedimento antico di fusione con matrici di argilla refrattaria.

Visti i precedenti tentativi di argentatura dei denari, non è che adesso trasformi casa in una fonderia? :D

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Ciao Legionario,

come hai fatto a indovinare? :D Scherzi a parte, sono circa tre anni che sperimento anche in quel senso. Ovviamente mi guardo bene dal cercare di riprodurre monete autentiche (comunque il risultato non varrebbe la candela, te lo assicuro): grazie all'aiuto di un amico orafo, mi limito a verificare e studiare la reazione di vari metalli, quali argento, stagno e rame. Prossimamente vi racconterò che cosa ho potuto scoprire; abbiate pazienza qualche giorno, ma con le festività che incombono mi resta poco tempo per stilare un testo adeguatamente approfondito ma conciso. Comunque, l'articolo da te postato mi interessa moltissimo.

Nel frattempo, ormai irrimediabilmente contagiato da Gianfranco, mi sono messo in caccia di stranezze varie; al mercatino della domenica sono riuscito a trovare ben tre esemplari interessanti. Il primo che vi posto, in particolare, mi ha davvero stupito, perché si tratta di un suberato di Julia Mamea, analogo nel tipo monetale a quello che già avevo postato, con Vesta sul retro. Tuttavia, la figurina della dea è diversa da quella delle monete precedenti a da quella presente sul tesoretto di cui già ho accennato. Questo suberato, inoltre, presenta un'argentatura ancora in buona parte ben conservata, mentre i bordi sono fortemente corrosi e mostrano il nucleo in rame (ciò conferma, peraltro, le reazioni chimiche distruttive che si manifestano tra Ar e Cu). Il peso è di 2,5 gr e, considerato quanto è corroso il bordo, direi che la moneta originale doveva raggiungere i 3 / 3,1, gr. Lo strato argenteo è sottilissimo e, visto a 4 ingrandimenti, parrebbe analogo al tipo di argentatura con mercurio che già ho descritto. Vagamente poroso, perfettamente uniforme, meno brillante dei suberati realizzati con lamine di argento (e dei denarii di argento massiccio). Spero le immagini siano abbastanza chiare: scusatemi, ma proprio non riesco a ottenere di meglio.

Ecco il dritto.

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Ed ecco il verso. Si nota bene, spero, che Vesta in questo caso tiene una patera (e non il Palladio) nella destra e un lungo scettro nella sinistra, ma molto inclinato. E' da notare il fatto che tutti gli autori (Cohen, RIC, Van Meter, ecc) attestano, per questo tipo monetale, entrambe le varianti, ma non altre. Ciò significherebbe - forse - che le officine dove vennero prodotti questi suberati erano diverse, in quanto replicarono due differenti monete...

Interessante è anche sapere che pure questo esemplare, analogamente agli altri falsi d'epoca di Giulia Mamea finora descritti, presenta l'asse di conio a 180°, mentre negli esemplari "autentici” finora visti è di 0°. Ciò mi fa supporre che a) all'epoca non si prestava troppa attenzione all'asse di conio b) produrre conii "inscatolati”, come rimarcato da Paleologo al #26, fosse troppo laborioso oppure costoso.

Accidenti, un ulteriore quesito...

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Il secondo suberato scovato di recente, per certi versi è anche più interessante. Questa volta l'imperatore è Pilippo l'Arabo e, anziché di un denario, si tratta di un radiato. Sebbene il pezzo sia posteriore a quello di Giulia Mamea (siamo tra il 244 e il 249), questo è palesemente un suberato di primo tipo, ossia ottenuto da un'anima in rame compresa tra due sottili lamine d'argento, come già illustrato in precedenza. A differenza dell'esemplare di Giulia mamea, qui lo spessore dell'argento è percepibile, il suo aspetto è più compatto e luminoso, del tutto simile a quello di un denario in Ag massiccio.

Questo sembra suggerire (come peraltro avevo riscontrato in precedenza) che per un certo periodo le due tecniche di argentatura convissero e vennero utilizzate in base alla convenienza e alle capacità tecniche dei falsari; poi, a mio parere, prevalse definitivamente quella con bagno di mercurio, poi adottata dalle zecche ufficiali per la produzione massiccia degli antoniniani in rame argentato.

Al dritto la legenda, faticosamente ricostruita è la seguente: IMP M IVL PHILIPPVS AVG; il retro presenta Filippo assiso sulla sedia curule, con il globo nella destra e lo scettro nella sinistra. La legenda recita:PM TR P II COS PP. Il tipo monetale originale è ben noto e riportato da tutti gli autori. Il peso è di 3,3 gr (decisamente sottopeso).

Quello che mi preme far notare è che i dettagli delle figure - e soprattutto le lettere - sono ben leggibili solo là dove lo strato argenteo è ancora integro, mentre appaiono devastati e quasi illeggibili dove emerge il nucleo di rame. Questo aspetto è tipico di TUTTI i suberati di primo tipo (in lamina d'argento) in vari stadi della corrosione superficiale, mentre nelle monete secondo me argentate con bagno di mercurio la scomparsa anche totale dell'argentatura toglie ben poca definizione all'aspetto complessivo (e al peso) della moneta. Situazione ben nota a tutti noi e riscontrabile in quei numerosissimi antonianiani ufficiali in rame argentato, che sebbene ormai privi del rivestimento, ci regalano legende e soprattutto dettagli di grande finezza.

Per concludere, direi - salvo smentite - che questa è la prova inconfutabile dell'esistenza di due tipi differenti di argentatura, ottenuti con tecniche diverse e dai diversi esiti.

Salve atque vale.

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Ed ecco il retro. Attendo commenti e - se il caso - anche critiche feroci: sono le obiezioni a dimostrare se un ragionamento è valido oppure no. Qui non si tratta di affermare se ho ragione o meno, ma se quanto ho dedotto (grazie anche agli interventi di tutti voi) riflette la realtà dei fatti (antiche tecnologie, risultati, ecc.) oppure se si tratta di illazioni prive di fondamento.

Per il momento, grazie a tutti e felici festività. :beerchug:

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Mmm, la qualità delle mie immagini lascia a desiderare, mentre a video tutto mi pare OK (qualcuno mi dia consigli: io utilizzo un Mac...). Provo a postare almeno un particolare del dritto.

Ancora auguri

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DE GREGE EPICURI

Caro Fabio, la seconda immagine di Filippo è di sicuro meglio della prima; non riesci ad ingrandirle un po'? Quanto alle osservazioni sull'argentatura, mi sembra che siano tutte condivisibili; ed anche quelle sulla qualità dell'impronta dopo la perdita dell'Ag, nei 2 casi diversi di argentatura. Purtroppo io possiedo pochissimi suberati, quindi non sono in grado di fare una verifica estesa degli assi.

Ho verificato invece tutti gli assi dei miei "denari di bronzo", e ce ne sono di tutti i tipi: molti a 0°, molti a 180°, e molti con valori intermedi.

Quanto alle letture: l'articolo di Kolendo non dice nulla di nuovo, mentre ne ho letto uno di un certo A.Kunisz, polacco, sulle "monete romane di necessità", che è molto interessante e che riassumerò qui.

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DE GREGE EPICURI

Riassumo dal francese l'articolo di A. Kunisz: "La moneta di necessità nelle province renane e danubiane dell'impero romano, nella prima metà del 3° secolo". Fa parte del II Volume "Le svalutazioni a Roma" (Les dévaluations à Rome), testi del Seminario tenutosi a Danzica nell'ottobre 1978, a cura della Ecole Franç. de Rome e della Società Polacca di Numismatica. Un primo seminario sullo stesso tema, ugualmente importante, si era tenuto a Roma nel 1975, ed è pubblicato sempre a cura della Ecole Française de Rome, Palazzo Farnese.

Nell'Alto Reno e Alto Danubio, numerose officine non ufficiali emisero imitazioni di denari, da Settimio ad Alessandro Severo; molto più rare invece le imitazioni di denari e antoniniani degli imperatori seguenti, fino a Gallieno. Queste monete portano le regolari effigie e le normali legende dell'imperatore, e dei membri della famiglia imperiale. Le pubblicazioni in materia sono poche, brevi e parziali, per lo più di area tedesca e polacca (Alfoeldi M., Behrens, Kunisz, Jungfleisch, Schwartz).

Le imitazioni sono eseguite con metodi diversi. Anzitutto vi sono monete coniate, per lo più del tipo "suberati", con strato superficiale di Ag.; altre invece sono in lega di rame, qualche volta debolmente argentate in superficie. Ci sono poi molte monete fuse, in una lega di Ag il cui titolo è analogo a quello delle monete regolari coeve.

Le tecniche utilizzate erano piuttosto primitive, il che spiega il gran numero di ibridi, sia dello stesso regnante che di sovrani diversi.

In alcuni ritrovamenti di quest'epoca compaiono anche numerosi stampi di fusione; a Pachten, nella Saar, furono rinvenuti 2500 stampi in argilla (M.Alfoeldi); essi servivano alla produzione di denari, assi e sesterzi imitati su quelli dei Severi, ma anche di qualche raro antoniniano, fino a Gallieno.

Tale officina fu attiva specie fra il 220 e il 240 d.C., e imitava anche monete più antiche, da Settimio. Anche a Magonza sono stati trovati molti stampi di fusione. A Rottemburg (nel Wuertemberg) invece sono state trovate imitazioni CONIATE di S.Severo e famiglia, e di Macrino; essae erano di rame, ma ricoperte di un sottile strato di Ag, ed erano tutti ibridi (n. 117)! Il peso di queste imitazioni di Rottemburg era elevato, superiore a quello delle monete originali.

Queste monete di imitazione si trovano all'interno dei confini dell'Impero, piuttosto che nel Barbaricum; questo dimostra che erano le attività commerciali interne a soffrire, in queste zone, per la scarsità di moneta di Ag. Nelle stesse zone (Alto Reno, Alto Danubio) mancava però anche la moneta di bronzo, e in effetti sono numerosi anche i bronzi fusi.

Salvo il tesoro di Rottemburg, costituito solo da 117 imitazioni, tutti gli altri tesori contengono alcune monete di imitazione mescolate a molte monete regolari. La datazione di questi ripostigli ed altri elementi archeologici (troppo complessi per essere riportati) tendono a datare queste produzioni a partire dal regno di Elagabalo (218 d.C.), però, come si è detto, venivano imitati anche sovrani precedenti, a partire da S.Severo.

L'articolo prosegue discutendo in particolare i bronzi fusi (Limes-falsa); sorvolo su questa parte, che non riguarda la nostra attuale discussione. Una sintesi del problema si può trovare nel mio post su Carnuntum/Limesfalsa/Bronzi fusi, inviato a questo stesso Forum un paio di mesi fa.

Modificato da gpittini
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  • 1 mese dopo...

Mi scuso mi sono fatto ingannare dal cartellino, è senza dubbio commodo e la legenda è in greco. Ma di che nominale si tratta? E' molto simile a un denario ma di bronzo.

Beata ignoranza. :ph34r:

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Al rovescio mi sembra di poter leggere OULPIAS PAUTALIAS

Al diritto distiguo solo KOMODOS.

La moneta è un po' più spessa di un denario.

Modificato da spitz
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Supporter

Penso possa essere Apollo con chlamis sulla spalla, questa moneta : Commodus - Pautalia

Se vuoi una conferma apri una discussione nella sezione 'Provinciali'

Modificato da perporius
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  • 4 mesi dopo...
Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

Credo di averne beccata un'altra. E' un Caracalla di 2,6 g. e 17,5 mm. Al D. ANTONINUS PIUS AUG GERM. Al rovescio: PM TRP XX-COS IIII PP; una figura maschile nuda, con scettro e forse corona; dovrebbe essere Zeus Serapide.Dovrebbe essere quindi la C 382, RIC 289c. La qualità dei rilievi e delle legende è discreta, anche se non ottima; mi sentirei quindi di escludere l'ipotesi di un suberato che ha perduto l'argento.

post-4948-1244399728_thumb.jpg

Modificato da gpittini
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  • 1 mese dopo...

Girovagando per internet ho trovato, in un sito d'aste francesi l'oggetto di cui allego la descrizione di seguito (non parlo francese ma il testo risulta comprensibile) e che può essere interessante nel discorso dei denarii suberati/falsi d'epoca:

"Coin de faussaire servant à frapper probablement des deniers fourrés de l’époque de Vespasien et de Titus. Le revers aux deux capricornes est un revers que l’on peut attribuer dans un premier temps à l’empereur Vespasien qui fit frapper des aurei et des deniers de ce type par l’atelier de Lyon. Titus réutilisera ce type, notamment pour des deniers au nom du divin Vespasien (voir iNumis 4, n° 247). Mais le capricorne n’apparaît pas seulement à cette époque ; Auguste, déjà, l’employait au revers de ces deniers : à droite, tenant par exemple un globe et une corne d’abondance (voir CBN.1266).

Ce coin de faussaire ..."

Per chi fosse interessato a vedere le foto il link è il seguente:

http://i-numis.com/INUM_Site/WebPagesUS/de...a__qaTkXalkqaXa

Illyricum

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  • 1 mese dopo...

Io penso di averne due, di pseudo-denari in bronzo.

Il primo di Caracalla, 2.6 g, 19 mm

che dovrebbe corrispondere a:

RIC 195, S 6825 Denarius Obv: ANTONINVSPIVSAVGBRIT - Laureate head right.

Rev: PMTRPXVCOSIIIPP - Annona seated left, holding corn-ears over a modius left, and a cornucopia. 212 (Rome).

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E il secondo di Geta, 13.8 g, 27 mm ca., che dovrebbe essere:

Bellinger 70 Laodikeia-ad-Mare, Syria.AR (?) Tetradrachm, 209-211 AD. • AYT • KAI • • GETAC • • CE •, laureate head right / •DHMAPX • EX • VPATOC • TO B, eagle standing left, wreath in beak, star between legs.

post-3952-1251674985_thumb.jpg

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