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Rovescio

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  • 2 settimane dopo...
Inviato

DE GREGE EPICURI

In effetti, sembra proprio un denario di bronzo "del Limes", e anche dimensione peso sono compatibili. La legenda dovrebbe essere PART MAX PONT TRP IIII; ho qualche perplessità sul COS in esergo. La moneta è compresa nell'elenco della rivista Ticinum, al numero 96. La tipologia originale è classificata C 175 e RIC 55.


  • 5 anni dopo...
Inviato

Salve

probabilmente l'oggetto di questo thread interessa la moneta in mio possesso

La classificazione che gli ho attribuito dovrebbe essere corretta

E' un falso di Limes?
 

Settimio Severo ( Lucius Septimius Severus Augustus)
Denario suberato 210 - British Victory
RIC 336, COHEN 729, RSC 730, BMC 57, hILL 1139

tipo https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/corrisp/zarghat/august.htm

1,7cm
0,89gr

D/ laureate head right
   SEVERVS PIVS AVG BRIT

R/ Victory standing facing, head right, holding long palm and placing a small round shield on palm
   VICTORIAE BRIT

PS
il colore corretto della moneta è quel giallo aranciato...

Settimio_Severo_Denario_suberato_Dp.jpg

Settimio_Severo_Denario_suberato_Dp_colore_giusto_segnata.jpg

Settimio_Severo_Denario_suberato_Rp.jpg

Settimio_Severo_Denario_suberato_Rp_colore_giusto.jpg


Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

Mah, non ho mai visto un denario del Limes così piccolo e così leggero. Non sono a casa, e quindi non posso controllare se è presente nella "silloge" pubblicata su Ticinum. Hai controllato se fra le monete ufficiali esiste un quinario di questo tipo?

Ho cercato io, ho visto che esiste un quinario simile (RIC 125a). A mio avviso, può trattarsi di un falso antico del quinario; non credo sia del Limes.

Modificato da gpittini

  • 7 anni dopo...
Inviato
Il 27/11/2008 alle 17:30, fabius silvanus julius dice:

Grazie a te Minerva.

Oggi ho un po' di tempo libero, quindi posso approfondire l'argomento. Rileggendo tutti gli interventi postati, mi rendo conto che molti di noi sono perplessi in merito ai denari suberati, o non li conoscono a fondo. Nel corso di una ventina d'anni di collezionismo attivo, mi sono capitati tra le mani diversi esemplari di falsi d'epoca e ho potuto constatare una sostanziale differenza tra essi, legata fuor di dubbio alle tecnologie d'epoca e alle relative tecniche d'argentatura.

Dunque, le monete repubblicane e imperiali fino alla fine del II secolo presentano un nucleo in metallo vile, generalmente rame, rivestito da una sottile lamina d'argento “puro”. Queste monete, se mal conservate, presentano sempre aree erose, piccoli crateri e screpolature che mostrano la parte interna, di solido in fase d'ossidazione e quindi tendente a “fuoriuscire” dal rivestimento argenteo. Cio' è dovuto, tra l'altro, al semplice fatto che argento e rame, messi a stretto contatto, generano una reazione chimica ineluttabile, con forte ossidazione degli ioni argento (Ar) a contatto con gli ioni rame (Cu). In ambiente umido (e di solito le monete vengono rinvenute nella terra, o comunque in ambienti ipogei), tale reazione viene esaltata, con l'instaurarsi di un lieve processo elettrolitico tra gli ioni Cu e quelli Ar. La moneta, dunque, tende a"esplodere” dal nucleo verso l'esterno. In ogni caso, a un'attenta osservazione, appare evidente che lo strato argenteo ha uno spessore apprezzabile, nell'ordine di alcuni micron (per intenderci, lo spessore di due fogli di alluminio da casa sovrapposti).

Da anni cerco di capire, studio e mi sforzo di riprodurre artigianalmente gli antichi processi di argentatura, ma l'aspetto delle monete suberate repubblicane e primo-imperiali mi elude da sempre. In parole povere, ancora non so come venisse applicato lo strato di argento, né ho mai letto testi esaurienti e credibili in materia. I quesiti sono vari: l'argentatura veniva effettuata per “bagno” in metallo fuso? Lla moneta veniva coniata (o fusa) in rame e poi rivestita d'argento, oppure si procedeva argentando tondelli di rame, per poi coniarli? La questione, se ci pensate, non è peregrina.

Col tempo ho però messo a punto un procedimento efficace che simula pressoché perfettamente l'argentatura degli antoniniani tardi (quelli in rame argentato). Per la precisione, proprio osservando tali antoniniani in vari gradi di conservazione e studiando antichi testi, sono giunto alla conclusione che a un certo punto gli artefici romani iniziarono ad argentare rame e altri metalli vili utilizzando bagni di mercurio (metallo che si ottiene dal cinabro, minerale di cui Italia e Hispania erano già allora i massimi produttori al mondo). In definitiva, si procedeva così: la moneta veniva coniata secondo i metodi consueti, partendo da un tondello (in questo caso di rame), che veniva poi immerso in una soluzione di mercurio in cui fosse stata disciolta una congrua quantità di polvere di argento puro (cui si può aggiungere stagno o zinco), fino a saturazione. Per amor di precisione, il dischetto di rame, privato di tracce di grasso o ossidazione tramite lavaggio e lieve acidatura, veniva immerso nel mercurio, che immediatamente tende a legarsi al rame, soprattutto a caldo. A questo punto, una volte estratte dal bagno di mercurio, occorre letteralmente cuocere le monete: durante tale procedimento il mercurio evapora e lascia sul rame uno strato sottilissimo di ioni argento. Il risultato è pregevole, ma chiunque abbia in collezione un follis di Diocleziano (o un antoniniano di Probo, ecc) in condizioni perfette, sa qual è l'aspetto finale della moneta: per quanto argentata, non avrà mai la “consistenza” e la lucentezza di un denario

Peraltro, l'accidentale rinvenimento di un antoniniano di Numeriano totalmente fuori asse (un pezzo molto mal riuscito, ma straordinario nel suo genere) fu illuminante per capire che dapprima si otteneva il tondello, quindi lo si argentava e poi lo si coniava: d'altra parte lo strato argenteo, sottilissimo, era assai elastico e inoltre la coniatura su metallo già argentato permetteva di ottenere dettagli più fini (che sarebbero andati persi in seguito all'argentatura fatta a posteriori).

Chiaramente, il processo qui illustrato non è completo nei suoi particolari (non mi piace l'idea di istigare alcuno all'arte della falsificazione), molto dispendioso (provate a procurarvi del mercurio in quantità...) e pericoloso per la salute (i vapori di mercurio sono velenosissimi). Inoltre, le due o tre monete che ho argentato in tal modo hanno perso leggermente nei dettagli, avendo io invertito per forza di cose il procedimento (non avrei mai saputo come coniare dei tondelli vergini...).

Torniamo ora ai nostri suberati, categoria nella quale faccio ricadere il mio denario di Julia Mamea e gli altri postati qui (come il “denario di bronzo” di Septimio, ecc.). A mio parere, ben prima della comparsa dei primi antoniniani in rame e argentati (da Valeriano I in poi, insomma), nell'impero si era già diffusa la pratica dell'argentatura così come l'ho descritta. In quei tempi, prima cioè che si arrivasse alla tragica svalutazione responsabile dello svilimento dell'antoniniano, era ovviamente conveniente per un falsario coniare denari (e fors'anche antoniniani - ne ho visto uno suberato di Gordiano III Pio) in rame e poi argentarli tramite bagno di mercurio. Rimane il fatto che tali pezzi erano “delicati”: sensibili ai graffi, alla consunzione e... al passare del tempo. Se immaginiamo dunque che di pezzi come quelli qui postati ne circolassero diversi, ma non a milioni, è logico supporre che quelli a noi pervenuti (salvo casi eccezionali, come il rinvenimento di un tesoretto) siano stati sensibili alle offese del tempo e si siano comportati come la maggioranza degli antoniniani di Probo, Aureliano, ecc. Pezzi pervenuti a noi ricchi di dettagli, a volte splendidi, ma aihmé privi del tutto della loro argentatura.

Per concludere, sono convinto che tutti i pezzi di cui discutiamo siano in realtà falsi d'epoca, coniati in rame e poi argentati tramite bagno di mercurio. Pochissimi ci sono pervenuti (come quelli menzionati nel bimestrale inglese Minerva) nel loro pieno splendore e, a causa della loro estrema rarità, sono poco noti e ancor meno divulgati. Questo spiegherebbe perché ci dibattiamo in questo dubbio, che tuttavia penso sia risolvibile facilmente in base a quanto ho riportato.

Nell'immagine che accludo, si nota chiaramente che la coniatura di questo antoniniano di Numeriano è avvenuta malamente, del tutto fuori centro: il pezzo è però essenziale per capire che il tondello, perfettamente circolare, veniva argentato prima della coniatura (se fosse stato l'inverso, questo pezzo sarebbe stato individuato prima dell'argentatura e subito scartato). Da notare che anche il bordo della moneta è argentato... risultato dell'argentatura per immersione in bagno di mercurio.

Scusatemi, so di essere prolisso, ma l'entusiasmo tende a prendermi la mano con facilità: Appena arrivato e già fi faccio una testa così...

Salve atque vale

PS Astenersi prego dal chiedermi le fasi e le modalità esatte del procedimento di argentatura: basti sapere che funziona. Sono uno studioso, non un falsario.

post-10820-1227807011_thumb.jpg

 

Grazie mille per questa bellissima spiegazione. 


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