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Elenco delle zecche della Magna Grecia


Risposte migliori

Allora facciamo una cosa la parte della campania se la ricopia su word , faccia le correzioni ed aggiunte che reputa opportuno e poi le rivediamo insieme, mi rendo conto degli errori del Rutter e dei cataloghi generalisti pero dovremmo trovare il modo di inserire le puntualizzazioni in maniera il più breve possibile essendo una lista generale.

Se vogliomo invece fare una cosa ''seria''(ma occorrerebbe un lavoro di più persone)

potremmo lasciare una lista generica come quell fatta sinora alla quale accostare una cartina simile a quella del sito di Magna Grecia Coins sulla quale cliccando sulla città compaiono informazioni varie e aggiornate sugli ultimi studi e ritrovamenti archeologici del sito.

Se non riusciamo a fare una cartina anche semplicemente cliccando sul nome della città della lista avere il modo di aprire una pagina con le suddette informazioni.

Di ogni regione oppure zona geografica sarebbe opportuno che ne occupassero i piu esperti quindi esempio Andrea, Cid, Gionata, Dracma per la Campania, io , yafet , lelealberti , Cori per Apulia e Calabria ecc....

Sarebbe una bellissima iniziativa solo che ci vorrebbe anche un esperto per realizzare la pagina e la cartina.

Vediamo chi si propone e se la cosa è fattibile.

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Allora facciamo una cosa la parte della campania se la ricopia su word , faccia le correzioni ed aggiunte che reputa opportuno e poi le rivediamo insieme, mi rendo conto degli errori del Rutter e dei cataloghi generalisti pero dovremmo trovare il modo di inserire le puntualizzazioni in maniera il più breve possibile essendo una lista generale.

Se vogliomo invece fare una cosa ''seria''(ma occorrerebbe un lavoro di più persone)

potremmo lasciare una lista generica come quell fatta sinora alla quale accostare una cartina simile a quella del sito di Magna Grecia Coins sulla quale cliccando sulla città compaiono informazioni varie e aggiornate sugli ultimi studi e ritrovamenti archeologici del sito.

Se non riusciamo a fare una cartina anche semplicemente cliccando sul nome della città della lista avere il modo di aprire una pagina con le suddette informazioni.

Di ogni regione oppure zona geografica sarebbe opportuno che ne occupassero i piu esperti quindi esempio Andrea, Cid, Gionata, Dracma per la Campania, io , yafet , lelealberti , Cori per Apulia e Calabria ecc....

Sarebbe una bellissima iniziativa solo che ci vorrebbe anche un esperto per realizzare la pagina e la cartina.

Vediamo chi si propone e se la cosa è fattibile.

Andrea sarei io? Beh se è così sono lusingato, grazie per la considerazione, di cuore.

Sarei onorato di fare parte di questo progetto: sperando che la cosa non diventi troppo grande per me sarei felice di offrire la mia disponibilità per creare una bozza di "elenco ipertestuale" della campania. Ci affideremo poi ai curatori per inglobarlo nel contesto del forum.

Proviamo...chissà che non ne venga fuori qualcosa di buono :lol:

Intanto provvederò subito ad effettuare, col suo permesso, le correzioni di cui sopra, e a postarle qui.

Non vorrei poi che passasse inosservato l'elemento critico precedentemente da me evidenziato rispetto alle cosiddette "uncertain issues".

Cordialmente.

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[intanto provvederò subito ad effettuare, col suo permesso, le correzioni di cui sopra, e a postarle qui.

Aspetti a postare, non facciamo confusione vediamo se si deve fare il lavoro intanto se vuole mi puo fornire le sue correzioni in MP perchè sono più precisazioni e aggiornamenti di cui voglio valutare l'inserimento, per ora la lista rimane quella generica e con le attribuzioni comunemente accettate.

Voglio aspettare anche gli altri curatori e vedere che dicono.

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Si grazie ho editato il post con le sue modifiche ad Atella e Calatia....... se qualcuno non dovesse concordare è libero di obiettare ma credo che vadano bene così.

Per quanto riguarda le ''uncertain issues" quali e come propone di inserirle?

Saluti

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Senza dubbio una possibilità potrebbe essere quella di elencare tipo per tipo le incerte, ciascuna affiancata da un numero di catalogo, da almeno un riferimento bibliografico, nonchè dove possibile il nome della città attribuita con più credito dagli studiosi.

Faccio un esempio del quale proprio ultimamente mi sto occupando con particolare interesse.

Tipo: Dioniso/Pantera [sNG ANS 771 - Minturnae ? - Si veda Andrea e Antonio Morello "La riscoperta di una moneta dell'Italia antica", in Riv. Monete Antiche 17, sett/ott 2004].

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Scusate se apro topic uno dietro l'altro, non era assolutamente mia intenzione, tuttavia mi vedo costretto ad intervenire nuovamente sulla collocazione dell'antica Atella, i cui resti archeologici (abitazioni, varie necropoli, il giardino di virgilio) sono dislocati tra i comuni di frattaminore, orta di atella, sant'arpino e succivo, tra le province di caserta e napoli. Il suo decumanus maximus è la via Atellana che la intersecava da sud-ovest fino a Cuma, a Nord-est fino a capua. Parte del tracciato, che arriva da orta di atella a frattamaggiore è attualmente esistente.

Cordialmente

Atella era di origene osca, in questo periodo l'abitato era poco più che un villaggio, furono gli etruschi che le diedero strutture in muratura e mura di cinta, con la venuta di questo popolo che non conquistò ma compenetrò la popolazione autoctona, Atella seguì indissolubilmente le sorti di Capua fino alla storia romana.

A tutt'oggi di questo antico centro resta il nulla più assoluto, l'unico "rudere" visibile e ridotto ad un ammasso di mattoni in lento ed inesorabile declino, si tratta di un tratto di mura esterno delle terme risalente al primo periodo imperiale di circa quattro metri, che la popolazione attuale chiama "castellone".

Per vari motivi nell' area non sono stati mai affrontati scavi in modo sistematico, in passato ci sono stati alcuni saggi dove sono state rinvenuti resta delle mura di cinta e attualmente riseppelliti, risalenti al periodo etrusco nell'attuale comune di Sant'Arpino e tangente Orta di Atella, Frattaminore e Succivo, termine quest' ultimo derivato dal corrotto subscivus ( ager ), ad est negli attuali comuni di Crispano e Caivano era ubicata la necropoli, ove nella seconda metà dello scorso secolo sono state scoperte numerose tombe risalenti a vari periodi, ed aveva confine con l'ager di Calazia delimitato in modo naturale dal fiume Clanis, più noto come " Regi lagni ", oggi ridotto ad una cloaca a ciel aperto.

A nord ovest l'agro atellano confinava con quello capuano in un area probabilmente sacra, ancora oggi i comuni dell'area portano i nomi di probabili templi ubicati in zona, vedi Casapulla, Casagiove, ( Casa Apollo, Casa Jovis ) ecc., a sud non vi era un vero e proprio confine, la zona dell'attuale aversano giuglianese era territorio del popolo dei Campanoi, che fungevano da cuscinetto tra gli etruschi di Capua e i Greci della costa, Cuma e Napoli, fino a quando probabilmente per motivi commerciali gli etruschi campani non decisero di dar battaglia ai cumani dove furono sconfitti per ben due volte, prima via terra poi per mare nella famosa battaglia di Cuma, nel 423 a.C. i Campani approfittando di ciò mossero gurra contro gli etruschi conquistando Capua che era la capitale della dodecapoli, e solo dopo due anni si ripeterono con Cuma, successivamente con varie alleanze di gente della stessa etnia sannita, Hyrietes, Fenserni, Nolani ecc., divenero "padroni" dell'intera Campania Atella compresa.

Se vuoi approfondire ti suggerisco i seguenti testi.

W. JOHANNOWSKY, Problemi relativi alla precolonizzazione in Campania in “Dia­loghi di Archeologia”, n. 1-2, 1967

C. BENCIVENGA TRILLMICH, Risultati delle più recenti indagini archeologiche nell’area dell’antica Atella, Napoli, 1984

V. De Muro, Atella antica città della Campania, Napoli 1840

J. Heurgon, Recherches sur l' histoire, la religion et la civilisation de Capoue preromaine des origines a la deuxieme guerre punique, Parigi 1942

Per la numismatica

J.B.Giard, Le monnaie de Capoue et le probleme de la datation du denier romain, da Congresso internazionale di numismatica Roma 1961, Roma 1965

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Senza dubbio una possibilità potrebbe essere quella di elencare tipo per tipo le incerte, ciascuna affiancata da un numero di catalogo, da almeno un riferimento bibliografico, nonchè dove possibile il nome della città attribuita con più credito dagli studiosi.

Faccio un esempio del quale proprio ultimamente mi sto occupando con particolare interesse.

Tipo: Dioniso/Pantera [sNG ANS 771 - Minturnae ? - Si veda Andrea e Antonio Morello "La riscoperta di una moneta dell'Italia antica", in Riv. Monete Antiche 17, sett/ott 2004].

ciao,

su quali basi la serie dioniso/pantera viene attribuita a Minturnae?

Marco

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Senza dubbio una possibilità potrebbe essere quella di elencare tipo per tipo le incerte, ciascuna affiancata da un numero di catalogo, da almeno un riferimento bibliografico, nonchè dove possibile il nome della città attribuita con più credito dagli studiosi.

Faccio un esempio del quale proprio ultimamente mi sto occupando con particolare interesse.

Tipo: Dioniso/Pantera [sNG ANS 771 - Minturnae ? - Si veda Andrea e Antonio Morello "La riscoperta di una moneta dell'Italia antica", in Riv. Monete Antiche 17, sett/ott 2004].

ciao,

su quali basi la serie dioniso/pantera viene attribuita a Minturnae?

Marco

ciao, grazie perr la domanda. Trovi approfondimenti e relative fonti nel topic intitolato "incerte di capua".

Saluti

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Scusate se apro topic uno dietro l'altro, non era assolutamente mia intenzione, tuttavia mi vedo costretto ad intervenire nuovamente sulla collocazione dell'antica Atella, i cui resti archeologici (abitazioni, varie necropoli, il giardino di virgilio) sono dislocati tra i comuni di frattaminore, orta di atella, sant'arpino e succivo, tra le province di caserta e napoli. Il suo decumanus maximus è la via Atellana che la intersecava da sud-ovest fino a Cuma, a Nord-est fino a capua. Parte del tracciato, che arriva da orta di atella a frattamaggiore è attualmente esistente.

Cordialmente

Atella era di origene osca, in questo periodo l'abitato era poco più che un villaggio, furono gli etruschi che le diedero strutture in muratura e mura di cinta, con la venuta di questo popolo che non conquistò ma compenetrò la popolazione autoctona, Atella seguì indissolubilmente le sorti di Capua fino alla storia romana.

A tutt'oggi di questo antico centro resta il nulla più assoluto, l'unico "rudere" visibile e ridotto ad un ammasso di mattoni in lento ed inesorabile declino, si tratta di un tratto di mura esterno delle terme risalente al primo periodo imperiale di circa quattro metri, che la popolazione attuale chiama "castellone".

Per vari motivi nell' area non sono stati mai affrontati scavi in modo sistematico, in passato ci sono stati alcuni saggi dove sono state rinvenuti resta delle mura di cinta e attualmente riseppelliti, risalenti al periodo etrusco nell'attuale comune di Sant'Arpino e tangente Orta di Atella, Frattaminore e Succivo, termine quest' ultimo derivato dal corrotto subscivus ( ager ), ad est negli attuali comuni di Crispano e Caivano era ubicata la necropoli, ove nella seconda metà dello scorso secolo sono state scoperte numerose tombe risalenti a vari periodi, ed aveva confine con l'ager di Calazia delimitato in modo naturale dal fiume Clanis, più noto come " Regi lagni ", oggi ridotto ad una cloaca a ciel aperto.

A nord ovest l'agro atellano confinava con quello capuano in un area probabilmente sacra, ancora oggi i comuni dell'area portano i nomi di probabili templi ubicati in zona, vedi Casapulla, Casagiove, ( Casa Apollo, Casa Jovis ) ecc., a sud non vi era un vero e proprio confine, la zona dell'attuale aversano giuglianese era territorio del popolo dei Campanoi, che fungevano da cuscinetto tra gli etruschi di Capua e i Greci della costa, Cuma e Napoli, fino a quando probabilmente per motivi commerciali gli etruschi campani non decisero di dar battaglia ai cumani dove furono sconfitti per ben due volte, prima via terra poi per mare nella famosa battaglia di Cuma, nel 423 a.C. i Campani approfittando di ciò mossero gurra contro gli etruschi conquistando Capua che era la capitale della dodecapoli, e solo dopo due anni si ripeterono con Cuma, successivamente con varie alleanze di gente della stessa etnia sannita, Hyrietes, Fenserni, Nolani ecc., divenero "padroni" dell'intera Campania Atella compresa.

Se vuoi approfondire ti suggerisco i seguenti testi.

W. JOHANNOWSKY, Problemi relativi alla precolonizzazione in Campania in “Dia­loghi di Archeologia”, n. 1-2, 1967

C. BENCIVENGA TRILLMICH, Risultati delle più recenti indagini archeologiche nell’area dell’antica Atella, Napoli, 1984

V. De Muro, Atella antica città della Campania, Napoli 1840

J. Heurgon, Recherches sur l' histoire, la religion et la civilisation de Capoue preromaine des origines a la deuxieme guerre punique, Parigi 1942

Per la numismatica

J.B.Giard, Le monnaie de Capoue et le probleme de la datation du denier romain, da Congresso internazionale di numismatica Roma 1961, Roma 1965

Cid che sorpresa!!! Ti ricordi di me? Sono Didracma del forum di ebay. Beh probabilmente no, ma abbiamo avuto qualche "accesa" (ma, costruttive e molto apprezzate dai forumisti) discussione tempo fa.

Possiedo il Giard, ed altre fonti su Atella, ma graziee di avere ampliato il mio elenco di libri da cercare/comprare/fotocopiare <_< .

Posso chiederti una cosa? Ho letto (non ricordo adesso dove) di studiosi che proporrebbero di estendere i confini di atella sino ai quartieri nord dell'attuale territorio di napoli. Ne sai qualcosa?

Cordialmente

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Posso chiederti una cosa? Ho letto (non ricordo adesso dove) di studiosi che proporrebbero di estendere i confini di atella sino ai quartieri nord dell'attuale territorio di napoli. Ne sai qualcosa?

Cordialmente

Non conosco le tue fonti, ma personalmente credo che tali studiosi abbiano trovato la matassa senza bandolo.....

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Posso chiederti una cosa? Ho letto (non ricordo adesso dove) di studiosi che proporrebbero di estendere i confini di atella sino ai quartieri nord dell'attuale territorio di napoli. Ne sai qualcosa?

Cordialmente

Non conosco le tue fonti, ma personalmente credo che tali studiosi abbiano trovato la matassa senza bandolo.....

ah beh...quella la trovano tutti. :D

Purtroppo non ricordo la fonte. comunque...

volendo cambiare ed allargare il discorso, approfitto del forum per scopi personali, avrei bisogno mi consigliassi un libro (o più) che sia una carta archeologica delle poleis campane. In modo tale da avere uno sguardo di insieme (anche a scapito dell'esaustività) per tenere una sorta di riferimento a portata di mano per qualche informazione saliente, onde poi andare ad approfondire (ove e se necessario) su altri testi.

la cosa che mi disturba di più è che nel mio lavoro sono costretto a spostarmi in continuazione e capisci che è complicato portarsi dietro l'intera biblioteca... <_<

vabbè... fammi sapere!

Cià

Ps. desidererei conoscere la tua idea su come nell'elenco di Arthas, collocare le c.d. "uncertain issues"

cordialmente

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ah beh...quella la trovano tutti. :D

Purtroppo non ricordo la fonte. comunque...

volendo cambiare ed allargare il discorso, approfitto del forum per scopi personali, avrei bisogno mi consigliassi un libro (o più) che sia una carta archeologica delle poleis campane. In modo tale da avere uno sguardo di insieme (anche a scapito dell'esaustività) per tenere una sorta di riferimento a portata di mano per qualche informazione saliente, onde poi andare ad approfondire (ove e se necessario) su altri testi.

la cosa che mi disturba di più è che nel mio lavoro sono costretto a spostarmi in continuazione e capisci che è complicato portarsi dietro l'intera biblioteca... <_<

vabbè... fammi sapere!

Cià

Ps. desidererei conoscere la tua idea su come nell'elenco di Arthas, collocare le c.d. "uncertain issues"

cordialmente

Per la mappa:

http://www.lib.utexas.edu/maps/historical/...cient_north.jpg

http://www.lib.utexas.edu/maps/historical/...cient_south.jpg

Riguardo le incerte attualmente non si ha certezza assoluta delle zecche di produzione, si sono avallate solo alcune ipotesi, quindi fino a prova contraria non ho motivo per rigettare l'inserimento di queste monete nell'elenco zecche.

Per il gruppo con Pantera e tipologia ad essa legata, personalmente e per alcuni motivi contestuali, credo sia da scartare l'ipotesi di emissione sia per Minturnae che Capua, anche se questi due centri sicuramente fanno parte dell'area di circolazione.

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Ciao a tutti,

concordo con te cid1jazz, ed aggiungo che le monete in questione sarebbero fuori dal periodo magno greco, se si vogliono inserire comunque nella lista redatta da Arthas, solo perché facenti parte di un territorio, direi di usare la dicitura utilizzata da Clive Stannard:

INCERTE DEL CENTRO ITALIA (vedi: Clive Stannard “Riconiazioni e monetazioni imitative nell’Italia centrale nella tarda repubblica)

Marco

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mi trovate d'accordo: come dicevo poco sopra sarebbe sicuramente di utilità anche l'inserimento al fianco del tipo di un riferimento di catalogo e di almeno un riferimento bibliografico, al fine di una più facile individuazione per l'utente in mancanza di immagini.

Cordialmente

Ps. Cid, mi spieghi perchè la mappa porta caiatia nel samnium e suessa nel latium? Ovviamente mi rendo conto che tali confini essendo tutt'altro che politici vanno sempre presi con il beneficio d'inventario...ma...MA?

Modificato da andreaebasta
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Ps. Cid, mi spieghi perchè la mappa porta caiatia nel samnium e suessa nel latium? Ovviamente mi rendo conto che tali confini essendo tutt'altro che politici vanno sempre presi con il beneficio d'inventario...ma...MA?

I confini "regionali" più o meno noti risalgono al periodo di Augusto, per il periodo antecedente ancora oggi è un utopia, li si può solo interpretare da indizi.....

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  • 2 settimane dopo...
ciao Arthas,

per ΒΡΕΙΓ/ΤΡΑΕΣ (dal fiume Traente), secondo uno studio dell'Attianese, l'ubicazione della probabile zecca,

potrebbe trovarsi nella zona triangolo tra Mirto Crosia (CS), Muraglie di Pietrapaola (CS) e Cozzo Cerasello (CS).

Marco

scusatemi la domanda, ma ΒΡΕΙΓ/ΤΡΑΕΣ sarebbe la legendaria sibari sul traente?

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  • 2 anni dopo...

salve,

credo proprio di essere l'ultimo arrivato (in tutti i sensi) e forse farei bene a leggere piuttosto che a scrivere.

sono ingegnere, appassionato di storia locale (Irpinia e dintorni) e mi diletto a scrivere articoli divulgativi in particolare sull'età pre-romana e romana.

va da sé che non ho basi scientifiche adeguate per affrontare discussioni di un certo livello.

tuttavia mi è capitato di imbattermi in notizie e fonti che potrebbero risultare utili o costituire un punto di partenza per ricerche auspicabilmente più approfondite.

Ho già espresse alcune considerazioni su VELECHA e IRNTI, che ho inviato al forum DUE ZECCHE MISTERIOSE e che non ripeto qui.

Vorrei invece esprimere alcune considerazioni sulla suddivisione storico-geografica della Campania pre-romana (tenendo conto che in Campania il processo di romanizzazione è avvenuto in modo molto divesrsificato nel tempo e nello spazio.

Mi sono convinto, dopo anni di letture e ricerche sul campo, che vadano identificate in Campania quelle città di lingua osca, etnia sannita e cultura greco-etrusca che oggi come oggi un po' semplicisticamente si tende a definire di volta in volta o CITTA' SANNITE o CITTA' DELLA MAGNA GRECIA.

In realtà credo che solo per CUMA, NAPOLI e poche altre si possa parlare di città greche mentre per nessuna città sia corretto parlare di città sannite, se è vero come è vero che i Sanniti nella loro lingua neanche conoscevano il termine città.

Vero è che in un periodo fra V e IV secolo le popolazioni aborigene degli altipiani campani, spinte da crisi demografiche, arrivarono a occupare i vari preesistenti centri della Campania, Capua compresa o, venute a contatto con le popolazioni di origine "etrusca" più evolute della fascia costiera, si avviarono in modo autonomo verso l'urbanesimo.

Questo periedo grosso modo coincide con l'adozione della scrittura e la monetazione.

Non è per niente chiaro quali e quante fossero queste città. Di certo COMPSA, CAUDIUM, MALEVENTUM, VELECHIA, ECLANUM (odierna MIrabella Eclano), per restare in Irpinia, appartengono a questa categoria. Per vicende storiche spesso alleate dei Sanniti contro i Romani, vengono semplicisticamente annoverate fra i popoli sanniti.

Credo che il termine corretto per identificarle sia CITTA' SABELLE (= di lingua osca) della CAMPANIA.

Non poca confusione, credo anche in campo numismatico, è dovuta al fatto che la lingua osca, parlata in quasi tutta l'Italia centro-meridionale, solo tardivamente approda alla lingua scritta, utilizzando disparati alfabeti:, riconducibli a tre: osco-etrusco, osco-greco, latino, in genere con scrittura retrograda (vedi monete di Capua con scritte in osco-etrusco).

Per un inquadramento storico della Campania antica, andebbero a mio avviso consultati almeno:

Salmon, Il Sannio e i Sanniti

Tagliamonte, I Sanniti

Cerchiai i Campani, quest'ultimo particolarmente attento a cogliere il fenomeno della proto-urbaizzazione della Campania.

Sia pure da pochi giorni, mi son reso conto che proprio la numi98smatica può offrire spunti impooirtanti per chiarie molte questioni in materia.

saluti a tutti

gerardo

Modificato da acraf
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Intanto suggerisco il buon lettore gerardo22 a usare l'editor completo per scrivere il testo. In questa maniera si evitano gli antipatici refusi ortografici, specie riguardo le vocali con accenti (che ho appena corretto nel post precedente).

Tornando al suo quesito sulla sistemazione storico-geografica di zecche della Campania preromana, concordo che spesso non si fa chiarezza.

Il problema non è di facile soluzione, anche considerando il problema di definire gli esatti confini dell'antica Campania (ad esempio Velecha da molti è posta in Lucania e non in Campania....).

Quindi come elencare le zecche che si definiscono campane, considerando che alcune erano greche, altre sannitiche, altre ancora erano greche per un periodo e sannitiche per un altro (sapendo che a un certo punto i Sanniti scesero dai monti verso la fertile pianura campana ed espugnarono diverse poleis di ceppo greco).

Lo stesso Rutter, nel suo Historia Numorum (che resta un importante testo di base di riferimento), si è posto il problema e ha preferito spezzettare il territorio campano in base ad aree di circolazione e ad affinità di tipo storico.

Così abbiamo le seguenti aree:

SAMNIUM, SOUTHERN LATIUM AND NORTHERN CAMPANIA:

- Aesernia (Isernia)

- Aquinum (Aquino)

- Caiatia (Caiazzo)

- Cales (Calvi Risorta)

- Compulteria (presso Alvignano)

- Maleventum / Beneventum (Benevento)

- Meles (incerta del Samnium)

- Peripoloi Pitanatai (incerta del Samnium)

- Saunitani (forse mercenari sanniti nell'orbita di Taranto)

- Suessa Aurunca (Sessa)

- Teanum Sidicinum (Teano)

- Telesia (forse Telese)

CENTRAL AND SOUTHERN CAMPANIA:

- Acerrae (forse Acerra)

- Allifae (Piedimonte d'Alife)

- Atella (Sant'Arpino)

- Calatia (San Giacomo delle Gallazze)

- Campani (mercenari campani, forse a Capua)

- Capua (Santa Maria Capua Vetere)

- Cumae (Cuma)

- Fenserni (incerto centro osco-campano)

- Hyrianoi (incerta popolazione campana)

- Irnthi (incerta città osco-campana, forse vicino Salerno)

- Neapolis (Napoli)

- Nola (Nola)

- Nuceria Alfaterna (Nocera Inferiore)

- Phistelia (incerto centro osco-campano)

Come vedete, anche nella seconda area, che corrisponde maggiormente all'attuale Campania, convivono zecche sicuramente greche, come Cuma e Neapolis, e zecche che hanno coniato anche o solo con caratteri osci, come Irnthi, ecc.

E' difficile immaginare un diverso criterio e sono felicissimo di sentire nuove proposte per una migliore e più logica sistemazione delle varie zecche, magari in previsione di un nuovo e migliore Repertorio delle monete italiche e magno-greche.

Modificato da acraf
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  • 2 anni dopo...

ciao Arthas,

per ΒΡΕΙΓ/ΤΡΑΕΣ (dal fiume Traente), secondo uno studio dell'Attianese, l'ubicazione della probabile zecca,

potrebbe trovarsi nella zona triangolo tra Mirto Crosia (CS), Muraglie di Pietrapaola (CS) e Cozzo Cerasello (CS).

Marco

Ciao Arthas  vorrei aggiungere che di recente in località Forge di Cecita nelle vicinanze del lago omonimo è presso Acri sulle rive del fiume Mucone in Calabria, sono stati rinvenuti, due grossi insediamenti di Bretti, non distante dal fiume Trionto antico (Traente) è pure da considerare che nelle'immediate vicinanze si trovano le antiche miniere di Longobucco dove si estraeva argento e ferro, probabilmente l'ubicazione della probabile zecca è la che si deve ricercare?

Modificato da angelmen
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Interessante. In base alle testimonianze del noto studioso Attianese quasi tutti i ritrovamenti della zebba Breig sono stati effettuati sul colle di Cozzo Cerasello, alto quasi 650 m, situato tra Caloveto e Pietrapaola.

Posso sbagliarmi, non sapendo esattamente dove sta il Cozzo Cerasello, ho indicato la zona circoscritta in rosso sulla mappa Google. E' una zona che mi risulta ancora non esplorata dal punto vista archeologico.

Il fiume Traente non è lontano e sicuramente lungo il il suo corso si sono avvicendati diversi insediamenti.

 

post-7204-0-14659000-1416524932_thumb.jp

 

Non conosco l'esatta zona dei nuovi rinvenimenti, che comunque sono situati molto più a sud, se vicino ad Acri.

Sarebbe utile sapere se hanno trovato anche monete…..

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  • 11 mesi dopo...

A Nocera Terinese c'è una località chiamata "Piano di Terina", ma Terina, secondo le ultime ricerche, sorgeva a sant'Eufemia Vetere, frazione di Lamezia Terme. A Nocera sorgeva Nucria, in seguito Nuceria. Tra Campora, frazione di Amantea, Aiello Calabro e Cleto sorgeva Tmesa. Da quanto ho letto Terina aveva una sua zecca, ma non ho mai letto che Nucria prima e Nuceria dopo ne avessero avuta una.

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  • 1 anno dopo...

saluti a tutti.

torno dopo qualche anno ... di latitanza,  e vi trovo più in forma che mai.

ho portato avanti le mie ricerche su velecha, con esiti interessanti.

a breve spero di pubblicare qualcosa, che posterò nella discussione specifica sulla zecca di velecha.

al momento vorrei riproporre gli elementi che a mio avviso rendono incontrovertibile la localizzazione di velecha ad abellinum, al centro della valle del sabato.

Dopo la disfatta romana di Canne molti fra Sanniti, Lucani, Bruzi, Apuli e Italioti passano dalla parte di Annibale, anche se non simultaneamente.

Gli storici antichi non tramandano un quadro preciso e completo delle città che passano con Annibale, né di quelle conquistate con le armi dall'uno o dall'altro esercito. Alcuni riferimenti si ritrovano comunque in Silio Italico e Tito Livio.

Il primo, quando passa in rassegna i popoli che dopo la disfatta di Canne tradiscono passando nel campo punico, elenca i Sanniti, i Bruzii, gli Apuli, gli Irpini, i Campani, Atella e Calatia, seguiti da numerosi altri (Guerre Puniche, libro XI).

Anche Tito Livio, quando anticipa i tragici eventi di Canne, elenca i popoli che passeranno in seguito ai Punici: fra questi elenca i Campani, gli Atellani, i Calatini, gli Irpini, parte degli Apuli, i Sanniti tranne i Pentri, tutti i Bruzi e i Lucani (Libro XXII, cap. LXI).

Dopo cinque anni di alterne vicende,  che vedono la Campania principale teatro di guerra, i romani prendono il sopravvento.

Stando a Livio, nel 211 Capua si arrende, seguita dai Calatini, dagli Atellani e dai Sabatini.

A questi quattro popoli Roma riserva l'identica triste sorte della deportazione in massa e della limitazione dei diritti civili, alle loro classi dirigenti quella della confisca dei beni e della riduzione in schiavitù, se non della condanna a morte (Tito Livio, libro XXVI cap. XXXIII e libro XXVI cap. XXXIV).

Edward Togo Salmon, lo studioso britannico padre dei moderni studi sui Sanniti, osserva che alcune monete emesse da Velecha sono del tutto simili a quelle emesse da Capua, Atella e Calatia nello stesso periodo (E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino 1985, pag.98).

Lo studioso, partendo dall'osservazione che Capua, Atella, Calatiae e il popolo dei Sabatini si fossero uniti in una sorta di lega contro Roma (tanto da subire tutti insieme la stessa triste sorte desrcitta da Livio) e che Capua, Atella e Calatiae e Velecha battessero monete dello stesso tipo (avendo costituito un piccolo stato cartaginese in Campania),perviene alla conclusione che Velecha fosse la capitale, ovvero la poleis, dei Sabatini (Salmon 1985, pag. 347).

I Sabatini erano gli abitanti del territorio della valle del Sabato a Sud di Benevento (Salmon 1985, pag. 316), vale a dire il territorio costituito dalla conca di Avellino e Atripalda, tutto il Serinese e la valle fluviale fra Prata e la stretta di Barba, comprese le alture circostanti.

E al centro del territorio dei Sabatini, in posizione strategica, è situata la collina della Civita, modesto rialzo tufaceo fiancheggiato dal rio Fenestrelle– Rigatore, affluente di sinistra del fiume Sabato, nel territorio dell'odierna Atripalda, in provincia di Avellino.

Ed è proprio sulla collina della Civita, oggi solo in minima parte esplorata, che è stato localizzato l'antico municipio romano di Abellinum (e dove peraltro sono presenti significative testimonianze del periodo pre-romano).

Senza per il momento aggiungere altro, mi sembra che l'autorevolezza delle fonti (Tito Livio e Salmon) supporti adeguatamente l'ipotesi per velecha della localizzazione ad abellinum.

Ricordo anche che Il ritrovamento di gran parte delle monete attribuite a Velecha si deve a Julius Friedländer, insigne numismatico tedesco, che operò numerosi ritrovamenti nella  Campania interna prima di diventare direttore del Berliner Museum, dove non a caso ne sono custodite gran parte.

L'ipotesi oggi corrente (volcei odierna Buccino) non ha alcun riscontro documentale, e la sola presunta affinità del nome mi sembra argomento debole, se non proprio inesistente.

saluti a tutti e grazie per l'attenzione

gerardo

 

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  • 4 settimane dopo...

Spero vivamente che si possa presto aprire una esaustiva discussione sulla zecca di Velica.

L'ipotesi dell'ubicazione della zecca ad Abellinum non è peregrina e attendiamo che venga mantenuta la promessa di Gerardo di maggiori informazioni.

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  • 5 anni dopo...
Il 1/12/2008 alle 14:46, g.aulisio dice:

Entro nella discussione, pur non avendo assolutamente competenze "magnogreche", per dire la mia sulla questione dell'ordinamento/raggruppamento delle zecche.

Il mio punto di vista è ovviamente molto parziale e limitato, basato essenzialmente su ciò che concerne il trattamento delle serie che più mi stanno a cuore, ossia quelle etrusco-italiche (dato che quelle preromane del nord Italia nemmeno trovano posto nell'ordinamento tradizionale...!) e di conseguenza non ha alcuna pretesa di rappresentare alcunchè possa avere un carattere generale.

Come premessa direi di distinguere alcune questioni che hanno a mio avviso "pesi" del tutto diversi e che ritengo vadano tenute separate nel ragionamento.

1. La questione delle attribuzioni delle varie serie ad una specifica zecca o quanto meno autorità emittente.

2. La questione della localizzazione delle zecche/autorità emittenti in uno specifico contesto,tanto in termini topografici e cronologici.

3. La questione del raggruppamento delle zecche/autorità emittenti in insiemi più o meno omogenei secondo determinati criteri e quindi del loro ordinamento.

Mentre le prime due problematiche rivestono un'importanza essenziale negli studi numismatici, rappresentando usualmente uno dei primi obiettivi di indagine, e quindi il punto di partenza per ricerche di più ampio respiro, la terza a mio avviso è del tutto marginale, rappresentando nè più nè meno che una convenzione, arbitraria come tutte le convenzioni, adottata per pura comodità e (a mio avviso) senza alcuna pretesa di carattere scientifico.

D'altronde sarebbe ben difficile rappresentare la complessità del susseguirsi di quei "fatti" storici quali sono le emissioni di moneta, con tutte le implicazioni economiche, politiche, militari che ne hanno determinato la forma e la sostanza, affidandosi ad una semplice lista divisa in paragrafi, nella cui staticità tentare di racchiudere e ordinare la dinamicità dei fenomeni.

Stiamo perciò parlando nè più ne meno che di un puro e semplice "indice", in cui le varie entità emittenti vengono elencate in sequenza e raggruppate (secondo criteri geografici o di altra natura) sotto etichette che, forzatamente, non riuscendo a rappresentare la diacronia del fatto monetario, spesso hanno ben poco a che fare con una rappresentazione scientificamente accettabile della realtà storica, ma hanno il solo scopo di rendere fruibili le informazioni in forma "ordinata".

Detto questo cerco di venire al merito della questione.

La cosiddetta classificazione "classica" ( :) ), viene definita nel lontano XVIII secolo dall'Eckhel nella sua monumentale opera Doctrina numorum veterum.

Era l'epoca in cui si sentiva la necessità di "sistematizzare" le conoscenze in tutti i campi dello scibile umano (si pensi all'opera di Linneo o di Fabricius per quel che riguarda la sistematica naturalistica, o anche alla stessa Encyclopédie di Diderot), e ovviamente tale necessità era sentita anche per un campo sterminato e fino ad allora non esplorato sistematicamente quale la numismatica antica.

Lo studioso tedesco, accingendosi ad un lavoro colossale sulla base delle conoscenze disponibili all'epoca, parte da un assunto piuttosto "forte", considerando greche tutte le monete non romane. Per l'Eckhel fanno pertanto parte della numismatica greca (da lui ordinata geograficamente dalla Spagna alla Mauritania, secondo una sequenza che fa sostanzialmente il giro del Mediterraneo in senso orario) ad esempio le monete celtiberiche (in realtà strettamente connesse con la monetazione romana), le monete celtiche di Gallia, Britannia e area danubiana, le etrusche e italiche, tutte le coloniali romane, ecc., oltre ovviamente a quelle effettivamente greche di Grecia, Asia minore e colonie occidentali.

Le zecche vengono quindi raggruppate in alcuni casi secondo l'entità politica emittente, in altri secondo aggregazioni geografiche che spesso hanno ben poco a che vedere con la realtà storica in cui le varie serie vennero effettivamente emesse, seguendo le conoscenze e le convinzioni del tempo.

Le regioni "classiche" molto spesso non sono pertanto riconducibili a entità (politiche, etniche o monetarie) effettivamente esistenti nell'antichità (quanto meno nel momento in cui le serie alle stesse ricondotte furono emesse), ma bensì ad un'opera di sistematizzazione settecentesca.

Il problema a mio avviso è che mentre in altri settori (quali ad esempio quelli relativi alla sistematica naturalistica) pur facendo tesoro dell'impostazione data dai grandi sistematici del XVIII secolo la ricerca in seguito ha rivisto e adattato i criteri classificatori, per quel che riguarda la numismatica, "grazie" principalmente all'opera dell'Head, che ripropose la classificazione classica dell'Eckhel in un'epoca in cui forse qualcosa di meglio si poteva fare, la classificazione "classica" si è andata cristallizzando, ripresa dalla maggior parte delle SNG con pochi adattamenti, nonostante la ricerca abbia nel frattempo fornito dati che rendono palesemente artificiose e fuorvianti alcune aggregazioni.

In questo senso va dato atto al Rutter (a cui in ogni caso non vanno scontati gli errori e le imprecisioni che per quanto tipici di un'opera di carattere compilatorio, per sua natura tendente ad "ereditare" a sua volta le sviste degli autori precedenti, sarebbero forse stati evitati attuando un maggior controllo sulle fonti) di essersi quanto meno posto il problema, tentando la revisione di un ordinamento sistematico che in alcuni casi non ha alcuna base, è fuorviante e pone anche qualche problema di consultazione, piuttosto che riprodurne pedissequamente gli schemi.

Faccio un paio di esempi.

Ariminum, città fondata secondo Strabone dagli Umbri, quindi occupata dai Senoni.

In realtà lo stato delle ricerche archeologiche tenderebbe a caratterizzare il centro urbano durante la fase procoloniale come un insediamento caratterizzato dalla commistione di elementi etnici gallici, umbri, etruschi e romani.

A seguito della battaglia del Sentino del 295 a.C. e della definitiva sottomissione dei Galli Senoni del 283 a.C., Ariminum verrà nel 268 a.C. dedotta come colonia di diritto Latino.

Nonostante facente parte dell'Ager Gallicus, la sistemazione Augustea la associerà alla Regio VIII Aemilia e non alla Regio VI Umbria et Ager Gallicus.

Secondo la classificazione tradizionale, la zecca di Ariminum, assieme a quelle di Iguvium e Tuder fa parte dell'Umbria, basando l'attribuzione a tale regione sull'individuazione del popolo che secondo la tradizione avrebbe, per l'appunto, fondato la città.

Alla zecca di Ariminum è attribuita una serie di Aes Grave caratterizzata da una testa con fattezze "galliche" al dritto, ed una serie coniata costituita da un unico nominale, con Vulcano al dritto e guerriero gallico ed etnico al rovescio. La presenza dell'etnico in caratteri latini ha fatto sì che l'emissione della serie sia stata ricondotta alla fase successiva all'insediamento della colonia.

La serie fusa al contrario è stata attribuita in passato ai Senoni, ma oggi la critica tende ad attribuirne l'emissione al momento della fondazione della colonia latina, da parte dei coloni stessi, che avrebbero celebrato il nemico sconfitto riproducendone le fattezze nei propri tipi monetari.

In nessuno dei due casi gli Umbri o l'Umbria hanno molto a che fare da un punto di vista storico con l'emissione delle monete di Ariminium.

Ma c'è un'altra considerazione da fare, questa volta di carattere prettamente numismatico. Le serie di aes grave propriamente umbre, quelle di Iguvium e Tuder, sono basate sulla suddivisione duodecimale della libbra, così come le serie romane ed etrusche. L'aes grave di Ariminum al contrario appartiene ad un sistema che (pur nella molteplicità degli standard ponderali) prevedeva la divisione dell'asse in 10 once, esattamente come nel caso dell'Aes Grave di Hatria, di Firmum, dei Vestini e in generale dell'Italia adriatica.

Ha qualche senso a questo punto trovare le monete di Ariminum associate a quelle di Iguvium e Tuder? Non è più corretto ed utile associarle (seppur in un raggruppamento arbitrario) con quelle di Firmum, Hatria e Vestini con cui condividono il sistema di suddivisione della libbra, così come fa il Rutter?

Altro esempio che mi viene in mente sono i bronzi col gallo della valle del Liri (Cales, Aquinum, Caiatia, Suessa, Teanum Sidicinum). E' chiaro che con queste emissioni ci troviamo di fronte al medesimo fenomeno monetario: ha senso che, seguendo la sistematica classica, me le ritrovi disperse tra Latium e Campania? Non è più comodo (a questo serve un indice) che me le ritrovi associate assieme?

Sono certo che nel Rutter si possano trovare esempi di segno totalmente contrario, e la mia non è certo una difesa d'ufficio del lavoro dello studioso britannico (si veda a questo proposito la discussione sulle monete di Todi in Monete Preromane).

Solo ritengo, dando al raggruppamento ed ordinamento delle zecche l'importanza che ha, ossia quella di costituire un semplice indice convenzionale per accedere in maniera strutturata alle informazioni, che forse a quello "classico", datato ed arbitrario, sarebbe utile in qualche caso sostituire qualcosa di più ragionato.

PS

Mi sono reso conto solo ora della lunghezza del post: scusate il papiro :)

 

Pur non ritenendomi un numismatico, ma solo esperto - entro certi limiti - di storia e topografia antiche - concordo in pieno con le considerazioni espresse in questo brillante intervento. In effetti ha poco senso tentare suddivisioni geografiche, cronologiche, tipologiche, per zecche, ecc. A questo punto è forse più utile, e prudente, limitarsi a un'individuazione di tutte le autorità emittenti desunte dalle monete, con le ipotesi di localizzazione più accreditate, per offrire allo studioso la base comune per i diversi approcci alla materia.

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