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Inviato

Apro questo discussione con lo scopo di fornire un piccola guida relativa ai rinvenimenti monetali (definizioni e concetti base).

Ovviamente le tematiche sono trattate in modo piuttosto sommario, ma spero che, grazie al contributo di tutti, alcuni aspetti particolarmente importanti ed interessanti possano essere oggetto di ulteriori e più mirati approfondimenti.

Rinvenimenti monetali

Ripostigli monetali

Per ripostigli monetali si intendono gli accumuli più o meno consistenti di monete conservate ed occultate dal proprietario delle stesse quale tesaurizzazione.

I pezzi costituenti il gruzzolo venivano ovviamente scelti e selezionati ma, viste le numerose variabili considerabili, l’insieme del ripostiglio non ci può fornire un quadro fedele sul circolante del periodo. La presenza di particolari tipologie monetali nel ripostiglio stesso poteva dipendere, ad esempio, dalle disponibilità momentanee del proprietario, dal contesto e dalla situazione che motivarono la formazione dell’accumulo, da una cernita qualitativa tra vari esemplari e/o dal tipo di nominali presenti in quella zona in quel particolare frangente storico. Va poi precisato che non è possibile conoscere i tempi e le modalità specifiche di fruizione del ripostiglio stesso, e non è dato sapere se quest’ultimo fosse oggetto di soli versamenti o anche di prelevamenti di moneta.

Solitamente si è anche soliti associare l’occultamento di un determinato ripostiglio ad una particolare e specifica situazione di instabilità, causata ad esempio da una guerra, da un’invasione, da un periodo o da una situazione di tensione sociale, e comunque ad eventi di vasta portata. Oggi tuttavia ci sfuggono i dettagli, non conosciamo effettivamente le piccole o grandi paure di colui che costituì il gruzzolo, non conosciamo l’effettiva e reale gravità delle situazione circostante; gli eventi a noi noti, nella maggior parte dei casi, sono quelli che le fonti ci hanno tramandato, sono quelli di grande valenza e, solitamente, non quelli riguardanti la vita quotidiana e privata di un singolo individuo sconosciuto alla storia.

Stipi votive di santuari

Per stipi votive si intendono gli accumuli di materiale di vario genere lasciati in offerta alla divinità dai fedeli e costituiti non solo da monete ma anche da oggetti e manufatti di altro genere.

I doni in moneta potevano appartenere a due differenti categorie, quelli fruibili dai sacerdoti o dagli addetti al culto e quelli intoccabili appartenenti solo ed esclusivamente alla divinità.

Il denaro appartenente alla prima categoria è equiparabile a quello contenuto negli attuali contenitori per le offerte, quindi spendibile e destinato alla realizzazione di opere o progetti di vario genere. Le monete appartenenti alla seconda categoria invece venivano donate alla divinità mediante deposizione in apposite aree che, in molti casi, erano costituite da fosse scavate nei pressi dell’edificio principale, le stipi votive appunto. In molti casi le offerte venivano anche gettate in sorgenti, fonti o corsi d’acqua.

A seconda dei casi, all’interno dei santuari, le monete possono essere rinvenute sia tra rovine e macerie di strutture distrutte sia all’interno delle apposite stipi; nel primo caso le emissioni possono fornire elementi utili riferibili all’ultima fase di vita del santuario stesso, nel secondo caso invece, nella migliore delle ipotesi ed in fondamentale associazione con le altre tipologie di materiale solitamente presente, possono fornire indicazioni anche su precedenti fasi di frequentazione.

Rinvenimenti in contesti funerari

I gruppi di monete rinvenute in contesti funerari possono essere suddivise i due principali categorie, quelle recuperate in tombe di tipo a camera e quelle ritrovate in sepolture singole, solitamente di tipo a fossa o alla cappuccina. Nel primo caso, all’interno della camera sepolcrale, non è rara la presenza di più corredi funerari appartenenti ad individui di differenti generazioni, mentre nel secondo caso, così come nel precedente, può non essere semplice stabilire il rapporto cronologico tra corredo funerario e moneta.

Ciò è motivato dal fatto che in età antica il corso legale delle emissioni era estremamente lungo, addirittura non vi è traccia di provvedimenti ufficiali finalizzati alla messa fuori corso ed al relativo ritiro dalla circolazione del monetato più antico.

Concetti base

Identificazione, integrità e sconvolgimento dei ripostigli

Non di rado il nome “ripostiglio” viene utilizzato in modo inappropriato, al fine di identificare rinvenimenti appartenenti ad altre differenti categorie, quali stipi votive o ritrovamenti da scavo, ma anche nell’esame dei dati e delle informazioni estrapolabili da ripostigli veri e propri è opportuno prestare attenzione ad un aspetto in particolare, ovvero l’integrità dello stesso. Un ripostiglio non integro presenta poche garanzie, non solo per la dispersione dei pezzi mancanti (e relative conseguenze), ma anche in termini di materiale presente ed esaminabile in quanto, in tale situazione, non è possibile escludere l’eventualità che in esso siano affluiti, in epoca più o meno recente, uno o più elementi estranei.

In non pochi casi i dati a nostra disposizione riguardano l’esame di ripostigli incompleti, depredati in modo più o meno consistente in epoche passate e, in ogni caso, contaminati. A volte poi gli stessi dati non provengono da un esame diretto del sito di rinvenimento e/o del materiale costituente l’accumulo, ma da precedenti scritti la cui reale valenza ed attendibilità, in alcuni casi, è quantomeno discutibile.

Potere datante e termini cronologici

Il rinvenimento di materiali quali monete, ceramiche e manufatti in stratigrafie sigillate (ovvero mai violate nel corso del tempo) rappresenta indubbiamente un evento molto importante ed interessante. Un singolo oggetto o una serie di reperti appartenenti alla medesima tipologia non possono però fornire un quadro cronologico certo e preciso relativo sia al sito che al materiale stesso.

Solo un’analisi incrociata ed un confronto tra tutte le tipologie di materiale rinvenuto può portare ad una definizione cronologica attendibile e a nessun singolo oggetto, vista la scarsità e l’approssimazione delle informazioni che solitamente lo riguardano, può essere attribuito un assoluto potere datante.

Verrebbe spontaneo ed istintivo attribuire alla moneta antica il ruolo di fossile-guida ma il conferimento di un così importante potere porterebbe a conclusioni oggettivamente poco attendibili visto l’indefinibile corso legale delle emissioni stesse.

Un’attendibile valutazione cronologica può essere effettuata mediante l’individuazione di date di riferimento certe inerenti al contesto, da utilizzare come fulcro per successive valutazioni e comparazioni. Questi termini cronologici possono essere definti con diverse modalità, ad esempio possono essere ricavati, in relazione ad un particolare evento, da una o più fonti scritte o possono emergere dal confronto con altre tipologie di reperti meglio inquadrabili.

Un problema quale la datazione del denario anonimo appare complesso da risolvere in quanto le evidenze archeologiche e le fonti scritte ci hanno fino ad oggi permesso di fissare solo un terminus post quem ma non è ancora stato possibile identifcare, in modo preciso e convincente, la data di inizio della produzione denariale.

Al fine di comprendere meglio questo concetto è bene proporre un esempio pratico, costituito proprio da un accenno ai famosi rinvenimenti di Morgantina.

E’ Tito Livio a narrarci le vicende dell’antica città e grazie alle sue cronache ci è dato sapere che, a seguito di due ripetuti tradimenti, Morgantina fu riconquistata e conseguentemente devastata dai romani in altrettante due occasioni, l’ultima delle quali nel famigerato 211 a.C.

(Il termine cronologico del 211 a.C. è riferito alla seconda riconquista romana, ma alcuni studiosi hanno invece ipotizzato che le tracce di devastazione debbano essere messe in relazione alla riappropriazione cartaginese del 213).

Il rinvenimento di denari anonimi in edifici aventi stratigrafie sigillate e presentanti tracce di quelle devastazioni ci mette di fronte ad una sola, unica ed importante realtà: nel 211 a.C. (o nel 213), anno in cui i ripostigli della città vennero sigillati da incendi e crolli, il denario anonimo era in circolazione.

Innumerevoli altri indizi possono portare ad altrettanto numerose supposizioni che tuttavia, in mancanza di altre prove vere e proprie, rappresentano punti di vista soggettivi.

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Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

L'argomento è fondamentale e mi sembra un ottimo riassunto. Io aggiungerei almeno:

A) Una distinzione fra i "ripostigli nascosti d'urgenza", che contengono monete scarsamente selezionate e a volte anche piccolo numerario (=tutto quello che c'era al momento) ed i "ripostigli o tesori accumulati con cura", in genere di monete scelte meglio e di maggior valore.

B)Le casse pubbliche di vario genere, es. paghe dell'esercito o tributi, interrati per un evento improvviso ed eccezionale (un assalto, una battaglia) e non recuperate per la morte di tutti gli "assaliti" che conoscevano l'interramento. Mi sembra esistano dei famosi tesori in aurei e denari fra Emilia e Lombardia, del periodo imperatorio (se non sbaglio).

C)I ritrovamenti sporadici, cioè le monete "perse", per lo più singole, ma non sempre.

Credo che sarebbe utile citare dei link o della bibliografia aggiornata (o i siti su cui trovarla) che riportino per area o per cronologia i più importanti ripostigli dei diversi paesi, o almeno delle diverse regioni d'Italia. Il materiale è enorme, ovviamente, ma credo siano utili almeno le indicazioni su "dove si può trovare che cosa".

Modificato da gpittini

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Inviato

Ringrazio gpittini per il prezioso contributo e per gli ottimi consigli. ;)

Credo che sarebbe utile citare dei link o della bibliografia aggiornata (o i siti su cui trovarla) che riportino per area o per cronologia i più importanti ripostigli dei diversi paesi, o almeno delle diverse regioni d'Italia. Il materiale è enorme, ovviamente, ma credo siano utili almeno le indicazioni su "dove si può trovare che cosa".

Inizio col segnalare questa "Scheda sintetica dei ripostigli" di Rosa Maria Nicolai ed il contributo "Rinvenimenti monetali" di Antonella Daniela Zisa, che tratta le medesime tematiche proposte in questa discussione.

Segnalo poi questo libro:

"Ritrovamenti monetali nel mondo antico: problemi e metodi", Esedra editore, ISBN: 8886413637

Questo volume raccoglie i testi dei partecipanti al Convegno tenutosi a Padova nel 2000 sul tema dei ritrovamenti monetali nell'antichità : quattordici contributi dovuti a specialisti italiani e stranieri di diversa estrazione culturale, che hanno trattato numerosi aspetti connessi alla tematica dei ritrovamenti monetali, sia isolati che in singoli ripostigli, avvenuti nel bacino del Mediterraneo. L'intento principale è quello di proporre agli storici, agli storici dell'economia e agli archeologi i risultati problematici e metodologici che la numismatica può offrire nel processo di ricostruzione delle strutture economiche e sociali del mondo antico.

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Inviato

Il tema è estremamente importante, mi verrebbe da dire essenziale, sotto molte visuali.

Lo studio sistematico dei rinvenimenti (accanto agli approcci multidisciplinari, sia analitici che interpretativi, tendenti ad inquadrare l'oggetto-moneta sotto il profilo storico, paleoeconomico, sociale, tecnologico, ecc.) è di fatto alla base della numismatica moderna e del suo emanciparsi dalle ultime incrostazioni che tendevano a qualificarla in quanto scienza "antiquaria".

Complimenti dunque a Rapax per aver messo l'accento su un aspetto così importante per la numismatica antica... moderna :) .

Per quanto riguarda la monetazione romana repubblicana (ma non solo...) lo studio dei ripostigli (e dei rinvenimenti in genere) ha assunto negli ultimi decenni, soprattutto a valle del lavoro del Crawford (Roman Republican Coin Hoards, 1969), una valenza in grado di scardinare convinzioni consolidate e rimettere talvolta in discussione quadri che sembravano definitivi, con l'innegabile merito di un apporto metodologico tendenzialmente basato sull'oggettività.

Ma per tutti gli strumenti sussiste il rischio di poter essere usati bene oppure male. In particolare ad una certa scuola anglosassone è stato rimproverato (non sempre a torto) di aver sostituito a vecchi "dogmi" (quali ad esempio le fonti scritte, che, per quanto autorevoli, non sono ahinoi verificabili) nuovi "dogmi", basati sulla cosiddetta "hoard evidence", l'evidenza dei ripostigli, dato dichiaratamente oggettivo e quindi di per se stesso apparentemente indiscutibile.

In effetti talvolta è accaduto che venissero costruiti impianti teorici anche di una certa consistenza basandosi su dati relativi a rinvenimenti le cui effettive caratteristiche erano note esclusivamente da fonti a loro non più verificabili, con il rischio che una parzialità o un errore in fase interpretativa, non percepito nè percepibile, potessero rendere privo di consistenza l'intero impianto teorico che vi era stato basato sopra.

Così come altre volte è accaduto che non venisse percepita appieno la molteplicità di informazioni che diverse tipologie di rinvenimenti potessero dare.

A titolo esemplificativo è estremamente interessante osservare gli esiti divergenti ottenuti nell'attribuzione delle monetazioni preromane dell'Italia settentrionale da parte dei due studiosi che più se ne sono occupati, il Pautasso e l'Arslan. Volendo semplificare un po' potremmo dire che il primo, che comunque lavorava su di una base di conoscenza più ridotta, arrivò a determinate conclusioni basandosi sulla localizzazione dei "gruzzoli", dei rinvenimenti cospiqui, in una parola di ripostigli. Il secondo, ponendo l'enfasi sui rinvenimenti isolati in quanto indizio di effettiva circolazione del numerario, in un quadro che agevolava tale tipo di analisi stante il sopravvenuto progresso delle ricerche, arrivava a conclusioni in alcuni casi del tutto diverse.

E qui arriviamo alla classificazione proposta da Rapax (rinvenimenti sporadici, ripostigli da tesaurizzazione, stipi, ecc.), classificazione che non è affatto oziosa, ma che raccoglie in sè significanti totalmente differenti, in grado di fornire informazioni, o quanto meno indizi, del tutto diversi a seconda di come l'accumulo monetario si è formato.

Il rinvenimento in sè ci dice poco: ciò che ci può dire molto, sempre che siamo in grado di leggerlo, sono le modalità e le circostanze dell'accumulo.

In questo senso sarebbe interessante approfondire ogni singola tipologia proposta per comprendere bene quante e quali informazioni possiamo trarre da ciascuna.

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Inviato

Complimenti per il bel riassunto proposto su questo vasto ed interessante argomento. :D :D

Vorrei porre una puntualizzazione sulla parte del potere datante dei reperti archeologici...la moneta di per se non è considerata assolutamente attendibile in uno scavo metodologico per la ben famosa questione della permanenza in circolo per molti anni (basti pensare che in un osteria di Pompei fu trovato l'incasso del giorno dell'eruzione e insieme a monete di Vespasiano hanno trovato anche un asse della fine della repubblica), ma viene usata (secondo me a ragione) da supporto per affermare una data cronologia.

Il vero fossile guiga per un archeologo è la ceramica perchè in tutte le epoche ha avuto una rapida evoluzione stilistica: togliendo quella comune da mensa (che è rimasta simile in vari aspetti per molti secoli) con la ceramica del "servizio buono" si può, in un contesto chiuso, arrivare ad un arco cronologico di pochissimi anni perchè la moda e gli stessi ceramisti dopo pochi anni cambiavano. :) :) :)

Quindi il materiale numismatico in uno strato archeologico normale (da escludere stipi votive, ripostigli e contesti funerari che rientrano già in un discorso più complesso) è molto utile a fare delle comparazione per cercare delle conferme, ma questa cosa purtroppo ancora non è diffusa nell'ambito archeologico.

ciao ciao


Inviato
Complimenti per il bel riassunto proposto su questo vasto ed interessante argomento. :D :D

Vorrei porre una puntualizzazione sulla parte del potere datante dei reperti archeologici...la moneta di per se non è considerata assolutamente attendibile in uno scavo metodologico per la ben famosa questione della permanenza in circolo per molti anni (basti pensare che in un osteria di Pompei fu trovato l'incasso del giorno dell'eruzione e insieme a monete di Vespasiano hanno trovato anche un asse della fine della repubblica), ma viene usata (secondo me a ragione) da supporto per affermare una data cronologia.

Il vero fossile guiga per un archeologo è la ceramica perchè in tutte le epoche ha avuto una rapida evoluzione stilistica: togliendo quella comune da mensa (che è rimasta simile in vari aspetti per molti secoli) con la ceramica del "servizio buono" si può, in un contesto chiuso, arrivare ad un arco cronologico di pochissimi anni perchè la moda e gli stessi ceramisti dopo pochi anni cambiavano. :) :) :)

Quindi il materiale numismatico in uno strato archeologico normale (da escludere stipi votive, ripostigli e contesti funerari che rientrano già in un discorso più complesso) è molto utile a fare delle comparazione per cercare delle conferme, ma questa cosa purtroppo ancora non è diffusa nell'ambito archeologico.

ciao ciao

D'accordo Raistlin, ma saprai bene che il rinvenimento monetae e' servito in n contesto archeologico, per stabilire centinaia di datazioni spesso a dispetto del rilievo da te correttamente sottolineato..

numa numa


Inviato

Aggiungerei una questione abbastanza banale: la moneta di per sè è un oggetto pittosto robusto e destinato a durare nel tempo mantenendo la forma originaria. La ceramica, al contrario, si rompe... e pur avendo una resistenza al deterioramento superiore a quella della plastica, mediamente ha una durata in uso piuttosto limitata...

In ogni caso il rinvenimento monetario in contesto archeologico, quand'anche la moneta avesse circolato per un lungo tempo, mantiene intatta la sua funzione di termine post quem, inoltre la datazione del contesto stesso difficilmente può essere affidata ad un solo "fossile guida", sia esso moneta o ceramica, ma piuttosto a correlazioni, anche complesse, di innumerevoli elementi, attinenti la cultura materiale ma non solo.

Riprendendo lo spunto originario di Rapax, e ragionando delle varie tipologie di rinvenimenti monetari (non necessariamente in contesti archeologici) e delle possibili diverse interpretazioni, mi viene in mente un esempio abbastanza emblematico di come lo stesso dato, che potrebbe sembrare oggettivo, possa essere letto in maniere totalmente differenti portando ad esiti conseguentemente divergenti.

Il caso in questione (ma ce ne sono ovviamente altri) è quello del ripostiglio de La Courtine-d'Olioules, nel sud della Francia, contenente oltre a circa 5000 oboli marsigliesi e a due monete d'imitazione di Ampurias, ben 16 dramme pesanti di Massalia (se ne conoscono in tutto poche decine di esemplari).

La questione della datazione della dramma pesante marsigliese è particolarmente importante e controversa.

Importante perchè, oltre a determinare di riflesso la successione delle emissioni massaliote, è alla base della datazione della monotazione imitativa dell'Italia settentrionale, che vede nella dramma pesante (o più probabilmente in alcune imitazioni transalpine della dramma pesante) il proprio prototipo.

Controversa in quanto due scuole, una che propone una datazione "alta" situando l'emissione della dramma all'inizio del IV sec che fa capo a C. Brenot, un'altra che propone una datazione più bassa, attorno al 300 a.C. per Villaronga, alla seconda metà del III sec per Depeyrot, si fronteggiano senza esclusione di colpi.

Bene, Depeyrot ritiene la presenza delle due monete di Emporion, datate alla seconda metà del III sec., elemento sufficiente per rifiutare la datazione "tradizionale" difesa dalla Brenot.

La Brenot, che per altro è autrice della pubblicazione del rinvenimento, al contrario ritiene che la presenza delle due monete di Ampurias non sia un elemento determinante per la datazione delle dramme in quanto il deposito si sarebbe formato in un lungo periodo per apporti successivi...

Mi scuso se sono andato OT rispetto alla monetazione repubblicana (per di più riassumendo in estrema sintesi, e quindi in modo piuttosto semplicistico una polemica ventennale) ma mi sembrava un buon esempio di come, nonostante la presunta "oggettività" di un rinvenimento rispetto ad altri tipi di fonti, in realtà ci si possa trovare di fronte ad ipotesi interpretative diametralmente opposte.

Questo dovrebbe essere un elemento di riflessione rispetto alla "hoard evidence" di cui al mio post precedente. E qui torniamo in topic ;) ...

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L’esempio proposto da g.aulisio è molto significativo e ben illustra i “limiti” della “hoard evidence”.

Tra i numerosi indizi, ciascuno può pescare quelli utili a dar credito alle proprie “preconfezionate” teorie… come detto si tratta interpretazioni soggettive in quanto del ripostiglio si conosce, ovviamente, solo il contenuto e niente di più.

Ritengo però che queste controversie risultino fondamentali al fine di tener vivo il dibattito su tematiche così importanti che altrimenti languirebbe. Quindi ben vengano i punti di visita e le conclusioni soggettive… in questi casi però l’unico aspetto che a mio avviso dovrebbe essere “ridimensionato” è costituito dall’eccessiva certezza che purtroppo traspare anche in assenza di dati oggettivi.

Parlando di “hoard evidence” e di datazione del denario anonimo, vorrei ora spingermi nel campo delle ipotesi.

Che tipo di rinvenimento monetale potrebbe mai fornirci una datazione certa relativa all’emissione del denario anonimo?

Potremmo trovarci di fronte ad evidenze che ci obbligherebbero ad orientarci verso datazioni più alte e che magari ci consentirebbero di accorciare l’attuale forbice 211-269… ma anche in questo caso i contestatori della data pliniana si farebbero da parte? :o ;)

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si tratta interpretazioni soggettive in quanto del ripostiglio si conosce, ovviamente, solo il contenuto e niente di più.

L'esempio di cui sopra è particolarmente drammatico perchè si tratta di un rinvenimento in sito scavato con metodologie moderne in tempi recenti.... figuriamoci quando si tratta di vecchi ripostigli, privi di dati di contesto e magari con materiale disperso o "ricostruito"....

:o

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Inviato
Potremmo trovarci di fronte ad evidenze che ci obbligherebbero ad orientarci verso datazioni più alte e che magari ci consentirebbero di accorciare l’attuale forbice 211-269… ma anche in questo caso i contestatori della data pliniana si farebbero da parte? :o ;)

A onor del vero il Crawford, che pure è piuttosto "talebano" nelle sue affermazioni, ha avuto modo di rivedere recentemente al rialzo alcune datazioni... (ovviamente non il denario)

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Inviato
si tratta interpretazioni soggettive in quanto del ripostiglio si conosce, ovviamente, solo il contenuto e niente di più.

L'esempio di cui sopra è particolarmente drammatico perchè si tratta di un rinvenimento in sito scavato con metodologie moderne in tempi recenti.... figuriamoci quando si tratta di vecchi ripostigli, privi di dati di contesto e magari con materiale disperso o "ricostruito"....

:o

Preciso, a scanso di equivoci, che la mia precedente frase "solo il contenuto e niente di più" era riferita solo ed eslcusivamente al ripostiglio in sé, e la mancanza di dati oggettivi a cui mi riferivo riguardava aspetti quali origini e tempi di utilizzo del ripostiglio e non il contesto in cui questo si trova, del quale sicuramente si hanno maggiori informazioni.

Le conclusioni comunque non cambiano, ho giusto specificato meglio. ;)

Sottolineiamo però che la definizione di un termine post quem è un fatto decisamente importante in molti contesti... altrimenti con questa discussione corriamo il rischio sminuire in modo eccessivo la valenza di queste tipologie di rinvenimenti! :)

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Inviato
Sottolineiamo però che la definizione di un termine post quem è un fatto decisamente importante in molti contesti... altrimenti con questa discussione corriamo il rischio sminuire in modo eccessivo la valenza di queste tipologie di rinvenimenti! :)

Assolutamente d'accordo: il problema non è dei ripostigli, ma del fatto che a volte "vengono tirati per la giacchetta"... :)

Proprio per questo è importante un approfondimento delle tipologie di rinvenimento di cui si è fatto cenno all'inizio della discussione, proprio perchè le diverse modalità di accumulo e di "chiusura" del ripostiglio sono in grado di darci informazioni completamente diverse.

Tra l'altro è un approccio relativamente recente alla problematica: quando la maggior parte dei ripostigli noti sono stati trovati, non si guardava troppo per il sottile se si trattava di un ripostiglio di emergenza, occultato velocemente e poi abbandonato, a testimoniare quasi un'istantanea del circolante in un preciso momento, piuttosto che una stipe votiva, sedimentatasi durante un lungo periodo raccogliendo le offerte dei "fedeli" (solitamente nominali ben selezionati).

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Inviato

Invio un capitolo della mia tesi di laurea, che credo possa dare un contributo al tema trattato in questo 3d. chiedo scusa per la cattiva qualità e per l'impaginazione che ho dovuto scompensare per recuperarne in leggerezza.

ciao

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Inviato
Invio un capitolo della mia tesi di laurea, che credo possa dare un contributo al tema trattato in questo 3d. chiedo scusa per la cattiva qualità e per l'impaginazione che ho dovuto scompensare per recuperarne in leggerezza.

ciao

Beh, Giano, potresti postare tutta la tesi: potrebbe essere interessante ;)

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  • 2 mesi dopo...
Inviato

leggo in ritrdo questa interessante ed erudita discussione, con sommo interesse.

Complimenti, vedo che tra i republicanisti antichi si celano alcuni dei migliori "cespugli" del Forum.

Vi leggerò con ferequenza.

Grazie a tutti.

Piakos


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