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  • ADMIN
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Inviato (modificato)

Eccovi il secondo post sulla saga del sesino di Piacenza, come già preannunciatovi partiamo dal fondo e quindi dall'ultimo atto della sua storia.

Precedente capitolo: Introduzione e piano dell'opera

Ferdinando I di Borbone, tra campanilismi e ribattiture si conclude la storia del sesino di Piacenza

Ferdinando I, figlio di Filippo, diventa Duca di Parma Piacenza e Guastalla nel 1765 alla giovane età di 14 anni.

Di carattere profondamente pio e tormentato da scrupoli religiosi (già all'età di 11 anni il suo piú grande desiderio era quello di farsi frate), inizialmente segue le orme del padre Filippo e mantiene al suo fianco l'illuminato ministro francese Du Tillot.

Le cose cambiano quando, nel 1769, sposa Maria Amalia sesta figlia di Maria Teresa. Brutta quanto lo poteva essere un Asburgo nel 1700, maleducata, pettegola e decisamente licenziosa non era certamente adatta per il paffuto Ferdinando.

Ferdinand_Parma_Maria_Amalia_Austria.jpg

Figura 1: Don Ferdinando e Maria Amalia in una stampa celebrativa d'epoca in cui le fattezze di entrambi sono state "leggermente" migliorate.

Fortemente austriaca, Maria Amalia si oppone decisamente alle politiche di Du Tillot e non si ferma davanti a niente per estrometterlo cosa che gli riesce nel 1771. Non si ferma qui e convince il povero marito a ristabilire l'inquisizione e ad allontanarsi dalla Spagna.

È una vittoria effimera, dopo pochi anni la bufera della rivoluzione francese si abbatte anche su Parma e Piacenza e sebbene il Ducato riesca a salvarsi nelle fasi iniziali delle alterne occupazioni francesi viene però ceduto alla Francia con il trattato di Luneville nel 1801. Don Ferdinando rifiuta però di lasciare il Ducato e rimane nonostante l'annessione alla Francia. Muore nel 1802 nell'abbazia di Fontevivo di quello che i medici francesi diagnosticano come colera sporadico e il popolo come veleno.

Il sesino di Piacenza va in esilio

Come abbiamo già visto nel capitolo precedente, già sotto Don Filippo si era progettato di riaprire la zecca di Parma. E proprio in occasione della nascita di Ferdinando e della sorella Maria Luisa, nati entrambi nel 1751, Don Filippo fa coniare presso la rinnovata zecca di Parma una stupenda medaglia in argento nota anche come Filippo incisa da Michele Dubois che produrrà anche esemplari, di cui alcuni in oro, presso la zecca di Venezia.

Medagliaperlanascitadeifigli_1751_8767.jpgMedagliaperlanascitadeifigli_1751_8766.jpg

Figura 2: il "Filippo" in argento

Questa prima coniazione proprio con l'anno di nascita di Don Ferdinando può essere vista come un segno del destino che attendeva questo Duca che fu infatti il vero restauratore della zecca di Parma. Inoltre ricca è la monetazione di Don Ferdinando che tra Parma e Piacenza consta 21 tipologie differenti per 142 monete e numerosi sono gli editti sulla circolazione monetaria fra cui quello che decise le sorti finali del nostro sesino.

Fin dal 1769 il Du Tillot progettava di riaprire la zecca di Parma; i lavori in tal senso iniziarono solo nel 1777 con il trasferimento di tutti i macchinari e utensili della zecca di Piacenza che di conseguenza cessa ogni attività e costringe il sesino di Piacenza ad un triste esilio. I lavori, sospesi nel 1779, riprendono nel 1781 ma ulteriori ritardi fanno sì che le prime coniazioni di prova avvengano presso la zecca di Venezia. Sicuramente vengono battute monete di prova per Parma (tra cui sesini) ma non abbiamo notizie di prove dei sesini di Piacenza.

Solo nel 1783 gli utensili ordinati allo svizzero Mathey e i pesi provenienti dalla Germania sono pronti e la zecca di Parma inizia a battere monete sia per Parma che per Piacenza in un edificio attiguo a S. Francesco.

Cusani.palazzo-g.jpg

Figura 3: la ex-zecca di Parma.

Quindi questi sesini, piú che sesini di Piacenza, si potrebbero chiamare sesini per Piacenza in quanto prodotti in terra forestiera. Le tecniche produttive sono comunque migliorate, la coniazione avviene a bilanciere e sono assenti le scentrature di conio tipiche dei precedenti sesini.

Quello che rende interessante questi sesini è il fatto che esistano tre tipologie differenti di cui la prima rarissima...

Modificato da dabbene

  • ADMIN
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Inviato

Il rarissimo sesino del primo tipo

Non solo il sesino che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare lungo i precedenti capitoli veniva quindi coniato a Parma ma addirittura si tenta di cambiarne l'aspetto e il carattere stravolgendone il disegno. In particolare il primo tipo di sesino coniato esclusivamente nel 1783 e 1784 riporta sul dritto lo stemma ducale sormontato da corona e come legenda FERD. I. D. G. H. I. PA. PLA. ET VA. DUX. Viceversa al rovescio scompare la croce fogliata sostituita dall'indicazione del valore e data su 4 righe SESINO | DI | PIACENZA | 1783 (o 1784). Il tutto per 16 mm di diametro e 1,15 grammi di peso.

Questo "attentato" allo stile consolidato del sesino deve aver creato qualche problema e la coniazione di questo tipo di sesino viene prontamente bloccata e i sesini prodotti sono ritirati e destinati a ribattitura. Sicuramente il cambio di peso, diametro e stile tutto in una volta potrebbe aver provocato problemi di accettazione della moneta. Qualcuno ha anche ipotizzato che sia stata colpa del PA. (Parma) anteposto a PLA. (Piacenza) nella legenda la causa dei problemi ma, come vedremo, la cosa è facilmente confutabile anche solo pensando al tasso di analfabetismo dell'epoca.

SesinoperPiacenza_1784_11149.jpgSesinoperPiacenza_1784_11150.jpg

Figura 4.1: il sesino di Piacenza del primo tipo

Resta il fatto che, in virtù del ritiro di questa moneta, si conoscono solo pochi esemplari sopravvissuti a queste vicende. Il Crocicchio-Fusconi indica solo 4 esemplari noti, tuttavia, dato il basso profilo di questa moneta, ipotizziamo che possano essere ben di piú ma non si sbaglierebbe ad attribuire a questa moneta perlomeno un R4 come grado di rarità.

Resta da individuare il responsabile di questo vile attentato che forse ha lasciato però forse una traccia della sua malefatta, seppure nessuno dei documenti in nostro possesso ne indichi a chiare lettere il nome.

Indubbiamente questa prima tipologia di sesino è del tutto simile a quella del sesino di Parma; praticamente basta sostituire Parma a Piacenza che il gioco è fatto.

Sesino_di_Parma_1784_5327.jpgSesino_di_Parma_1784_5328.jpg

Figura 4.2: il simile, ma comune, sesino di Parma.

Si sa che le prove del 1781 del sesino di Parma operate presso la zecca di Venezia sono presumibilmente opera dell'incisore Angelo Carrara su cui quindi si debbono puntare i primi sospetti. Tuttavia nello stesso periodo lavoravano presso la zecca di Parma anche altri incisori: Giovanni Zanobi Weber e Giuseppe Siliprandi. Di questi il Siliprandi usava siglare le sue opere con una S o, se il modulo della moneta lo permetteva, con SILI o SILIPRA. Il Weber usò la W ma non sempre. Viceversa il Carrara non era uso a siglare le sue opere ma, al limite, vi poneva una rosetta come marchio.

20soldi1795D.jpg20_soldi_1786R.jpg

Figura 5: un conio del Siliprandi (sinistra) e uno del Weber (destra), non verranno ricordati come grandi incisori temo.

E proprio questo dettaglio della rosetta, a nostro avviso, inchioda il Carrara come responsabile di questo torto al nostro sesino. Infatti nell'esemplare del 1783 della Collezione Reale, al rovescio sopra la scritta SESINO appare una rosetta accusatrice.

Siamo ben consci che queste sono solo prove indiziarie e che un tribunale moderno assolverebbe il Carrara; tuttavia, alla fine del 1700 i tribunali erano ben differenti e rammentiamo che Don Ferdinando ristabilì l'Inquisizione...


Inviato

Complimenti per l'iniziativa e per i contenuti! Un lavoro davvero apprezzabile.

Per quanto riguarda la variante senza le lettere H I nella leggenda del diritto del sesino definito "di terzo tipo" va precisato che viene riportata dal CNI con riferimento ad un esemplare appartenente alla collezione reale. Nelle mie ricerche non ho reperito nessun altro esemplare in collezioni pubbliche e private, listini, commercianti e altro. Avendo constatato che nel CNI sono presenti molte inesattezze, anche riferite a monete della collezione reale (un esempio fra tutti è lo scudo da 6 lire del 1632 di Odoardo Farnese che in realtà è un 1631 con un difetto di conio) è probabile che tale variante del sesino in realtà non esista.

Potrei inserire le immagini di alcuni sesini, ma essendo inesperto di forum non so come fare e ho bisogno di qualche dritta (la dimesione massima di un allegato è 65K?). Grazie.


  • ADMIN
Staff
Inviato

Può fare in numerose maniere.

Inserirle come allegato in un messaggio, sì, il limite è 65k e nelle FAQ linkate qui a sinistra è spiegato come fare

Se viceversa vuole inserire immagini piú grosse di 6k può avvalersi di servizi come tinypic che le forniscono il codice da mettere in un messaggio (BBCODE).

Oppure, cosa che sarebbe ottima dal mio punto di vista, potrebbe caricarle sul nostro catalogo online:

http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FPC/1

premendo su "Aggiungi/gestione immagini" che le fornisce comunque, una volta caricata l'immagine, il codice BBCODE per fare copia e incolla sul forum. Meglio farlo da utenti registrati (e il catalogo richiede registrazione a parte rispetto al forum).

Se proprio non ci riesce me le mandi via mail (l'indirizzo lo trovaz in basso nella pagina dela catalogo che le ho linkato) che le metto io.

Comunque faccia poi ci penso io ad integrarle nell'articolo (ma da lunedì visto che sto giusto partendo per il mare :lol:)


  • ADMIN
Staff
Inviato

Ho inoltre corretto il testo integrando le osservazioni sull'assenza dell'H. I..


Inviato

ecco le immagini del sesino definito 1° tipo (proveniente dall'asta Varesi) e di un sesino 3° tipo riportante sia al diritto che al rovescio tracce di ribattitura sul 1° tipo.

SesinoperPiacenza_1785-1795_11151.jpg

SesinoperPiacenza_1785-1795_11152.jpg


  • ADMIN
Staff
Inviato

devo riportare qui la discussione in quanto non mi permette di editare il messaggio visto che ho aggiunto troppe immagini... :lol:

Il sesino del secondo tipo

Questo sesino, pur lasciando invariato il modulo e il peso del tondello, si rifà alla tradizione e se il dritto è simile al precedente (legenda: FERD. I. H. I. D. G. PLAC. P. V. DVX. 1784 e altre lievi varianti) il rovescio ripresenta la cara croce fogliata con .SALVS. .MVNDI..

1sesino_pc1784D.jpg1sesino_pc1784R.jpg

Figura 6: il sesino di Piacenza del secondo tipo

Come si può notare nella legenda riappare Piacenza prima di Parma ma è un ritorno effimero. Peraltro, beffardamente, ogni tanto riappare traccia del sesino del primo tipo. In questo esemplare si vede nettamente un PA. per Parma sopravvissuto alla ribattitura:

SesinoperPiacenza_1784_11143.jpgSesinoperPiacenza_1784_11144.jpg

Figura 7: un sesino del secondo tipo in cui si notano tracce della ribattitura, acquistato su ebay inizio a pensare che non mi arriverà mai...

Questo tipo di sesino si vede occasionalmente in vendita, personalmente lo consideriamo NC-.

Il sesino del terzo tipo

Simile al precedente scompare l'indicazione dell'anno e nella legenda Parma viene nuovamente anteposta a Piacenza: FERD. I. (H. I.) D. G. PAR. PLAC. VAST. DVX. Anche se qui appare ancora PAR. prima di PLAC. la cosa non ha evidentemente portato problemi.

Curioso che in alcuni casi, dalla legenda, scompaia l'Hispaniarum Infans che politicamente non ce lo spieghiamo. Vi è da dire che l'assenza dell'H.I. è riportata dalla Collezione Reale e di conseguenza potrebbe essere in realtà un mero errore di catalogazione.

SesinoperPiacenza_1785-1795_11151.jpgSesinoperPiacenza_1785-1795_11152.jpg

Figura 8: il sesino del terzo tipo (anche questo con tracce di ribattitura).

Data l'assenza della data non è possibile datarlo con precisione, tuttavia appare logico considerarlo successivo al precedente in quanto appare poco sensato che sia stato prodotto prima. Allo stesso tempo è ragionevole ritenere che sia stato coniato prima del 1792. Infatti, proprio nel 1792, a seguito della ingente circolazione di falsi presumibilmente provenienti dalla Svizzera, si ordinava il ritiro di tutta la moneta erosa e si istruiva la zecca a coniare nuovi tipi di moneta contraddistinti dalle lettere DG poste ai lati dello scudo. A questa norma non fecero eccezione i sesini di Parma (seppure non nominati nell'editto) e di conseguenza appare logico che anche i sesini di Piacenza non avrebbero dovuto scamparla. E tuttavia non esistono sesini di Piacenza con il DG, da cui è ragionevole supporre che siano stati prodotti prima di questo editto del 1792.

Sesino_di_Parma_1793_5337.jpgSesino_di_Parma_1786_5329.jpg

Figura 9: esempi di sesini di Parma prima e dopo il 1792

Questo sesino è indubbiamente piú raro del precedente e non si vede spesso, prudenzialmente vi assegneremmo un R.

La morte del sesino

La fine del nostro sesino ha una data precisa: 22 marzo 1795. È infatti in questa data che viene pubblicata la Tabella di riduzione delle monete di Piacenza a moneta di Parma e allo stesso tempo si impone l'uso delle monete di Parma anche nel Ducato di Piacenza. Cessa quindi la monetazione di Piacenza e non vengono piú battute Buttalà e mezzi Buttalà e anche quindi il sesino...

DUBBI

Il Crocicchio Fusconi indica che i macchinari della zecca di Parma provengano dalla zecca di Guastalla. Ma il Lopez ne fornisce altra origine, inoltre dalla scarsa documentazione in mio possesso risulterebbe che la zecca di Guastalla avesse cessato l'attività nel 1732. Integrazione: il Crocicchio Fusconi ha ragione, anche il Lopez riporta questo; evidentemente parte del materiale arrivò dalla Svizzera.

Il Ducato del 1784 è del Carrara?

In quale moneta del 1786 appare la W di Zenobi Weber?

RICHIESTE AI FORUMISTI

- Mi sembra che manchi una cosa fondamentale in questa discussione, le immagini dei sesini del primo e terzo tipo. Passi per il primo tipo, ma almeno il terzo!

Prossimo capitolo: Don Filippo, una sola moneta ma tante varianti!


  • ADMIN
Staff
Inviato

Un grazie a giollo2 per le preziose immagini, le ho aggiunte nel testo. Purtroppo non mi accettava così tante immagini per messaggio e quindi l'ho dovuto ulteriormente spezzettare!


  • 8 anni dopo...
Inviato

Buonasera. Desideravo tornare su questa discussione richiamando il pezzo del 1783, nella variante che ho trovato descritta anche in un articolo di Lorenzo Bellesia. Sono un po perplesso, ma sembra proprio quello descritto come pezzo unico nel CNI. A meno che non si tratti di un falso, ma vista la provenienza......

Non riesco a caricare le foto perché sono troppo grandi.


  • ADMIN
Staff
Inviato

bassi22 prova a mandarmele su [email protected] che poi le posto io.


  • ADMIN
Staff
Inviato

In questo caso il sesino è di Parma (come da scritta). Personalmente mi sembra del 1788.

 

IMG_0163.JPGIMG_0164.JPG


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