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Inviato

L'unica cosa certa è che nel 2012 non ci saranno new entries.


Inviato

L'unica cosa certa è che nel 2012 non ci saranno new entries.

Purtroppo si.... :(


Inviato

Ma quindi chi sono i papabili che potrebbero adottare l'euro nei prossimi anni? La Lituania nel 2013? A leggere in giro sui giornali e in rete sembra che tra il 2013 e il 2015 ci sarà un'adozione dell'euro in massa... :unsure:

Stando alle notizie che si trovano in giro, è come dici tu. Non mi stupirei però di "cambi di programma" all'ultimo momento visto che queste notizie circolano ormai da anni...


Inviato

Ma Cipro non è divisa dalla Turchia? :huh: Mi sono perso, scusa...

Intendevo la Repubblica di Cipro (membro dell'UE) e la non riconosciuta Repubblica Turca di Cipro del Nord


Inviato

Questo stando ai negoziati tra BCE e Andorra, vedremo se veramente l'80 % andrà in circolazione.

Non capisco perchè dall'1 luglio.


Inviato

Dal 1 luglio 2013 avremo in circolazione l'80% delle monete euro di Andorra.

http://myeurohobby.e...a-euro-coins-in

Se quanto ho letto verrà davvero messo in pratica allora posso dire che si tratta davvero di una bella notizia.

Mi sembra una buona idea quella di aggiungere metà contingente coniato a quello spagnolo e la restante metà al contingente francese.


Inviato

Ma quindi chi sono i papabili che potrebbero adottare l'euro nei prossimi anni? La Lituania nel 2013? A leggere in giro sui giornali e in rete sembra che tra il 2013 e il 2015 ci sarà un'adozione dell'euro in massa... :unsure:

Stando alle notizie che si trovano in giro, è come dici tu. Non mi stupirei però di "cambi di programma" all'ultimo momento visto che queste notizie circolano ormai da anni...

Infatti è per questo che ormai non do troppa fiducia alle notizie in proposito. :rolleyes:


Inviato (modificato)

Ma Cipro non è divisa dalla Turchia? :huh: Mi sono perso, scusa...

Intendevo la Repubblica di Cipro (membro dell'UE) e la non riconosciuta Repubblica Turca di Cipro del Nord

[...] Per Cipro pare sfumata la possibilità di una riunificazione, oggi rifiutata dalla comunità greca (e, magari, sarebbe stato il caso di bloccarne l'adesione all'UE fino a quando non avessero risolto il problema, ma è solo un mio parere).

[...]

Scusa ma non riesco a collegare le due citazioni: se Cipro è diviso (divisa?) dalla Turchia, perchè la riunificazione è rifiutata dalla Grecia? :huh:

Ho postato in due messaggi separati per sbaglio, chiedo scusa. :(

Modificato da Euro-Trigger

Inviato

Se davvero l'80% delle monete di andorra andranno in circolazione forse eviterò nuovi buchi nella collezione.... Ma aspetterei a cantar vittoria..... Nel 2013 vedremo


Inviato

Scusa ma non riesco a collegare le due citazioni: se Cipro è diviso (divisa?) dalla Turchia, perchè la riunificazione è rifiutata dalla Grecia? :huh:

Non dalla Grecia, ma dalla comunità greco-cipriota. Nel 2004, subito prima dell'adesione della Repubblica di Cipro all'UE, sull'isola fu indetto un referendum sull'unificazione fra la Repubblica di Cipro (a maggioranza greca) e la Repubblica Turca di Cipro del Nord (a maggioranza turca). Nella parte settentrionale vinse il sì, mentre nella repubblica di Cipro vinsero i no, con oltre il 75% dei voti.


Inviato

Scusa ma non riesco a collegare le due citazioni: se Cipro è diviso (divisa?) dalla Turchia, perchè la riunificazione è rifiutata dalla Grecia? :huh:

Non dalla Grecia, ma dalla comunità greco-cipriota. Nel 2004, subito prima dell'adesione della Repubblica di Cipro all'UE, sull'isola fu indetto un referendum sull'unificazione fra la Repubblica di Cipro (a maggioranza greca) e la Repubblica Turca di Cipro del Nord (a maggioranza turca). Nella parte settentrionale vinse il sì, mentre nella repubblica di Cipro vinsero i no, con oltre il 75% dei voti.

Aah! Ok, adesso ho capito. Un risultato contrario a quello che io avrei immaginato, insomma. Credevo che i ciprioti volessero l'unità nazionale e che i turchi si opponessero.

Grazie. :)


Inviato (modificato)

La questione è estremamente complessa e difficilmente analizzabile in poche righe. Provo a riassumere. In base al trattato anglo-greco-turco, l'isola ottenne l'indipendenza dal Regno Unito e si stabilì una composizione mista del governo, con una ripartizione delle cariche fra le due principali etnie, sotto la guida di un presidente greco-cipriota ed un vice-presidente turco-cipriota. Ben presto, però, i contrasti fra le due comunità divennero insanabili e la componente turca abbandonò il governo. A questo punto, la guardia nazionale greca organizzò un colpo di stato contro l'arcivescovo Makarios, capo del governo. L'azione fu chiaramente ispirata dalla dittatura dei colonnelli greci, con l'obiettivo di unificare l'isola alla Grecia. In seguito a tale evento, la Turchia diede inizio all'invasione della parte settentrionale dell'isola, creano la separazione (di fatto) tutt'ora esistente.

I paesi occidentali appoggiarono, più o meno apertamente, la parte greca, con la conseguenza che, per lungo tempo, fu la comunità turca a rifiutare l'unificazione, temendo di cadere sotto l'egemonia, se non addirittura sotto la sovranità ellenica. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti vedevano di buon occhio una spartizione condivisa del paese, così da sottoporre l'isola all'area di competenza della NATO (cui aderiscono Grecia e Turchia, ma non Cipro). La situazione rimase bloccata e lo è tutt'ora.

Fin qui, i fatti. Per quanto riguarda i nostri giorni, invece, provo ad analizzare la questione esprimendo, perciò, pareri personali.

La parte turca ha conosciuto uno sviluppo economico largamente inferiore (nonostante buoni tassi di crescita, negli ultimi anni) e la stessa Turchia può ipotizzare che la soluzione dell'annosa questione possa imprimere nuovi impulsi alle proprie istanze di adesione all'UE. Da qui, la volontà dei turchi ciprioti di chiudere il contenzioso che, invece, ha largamente esacerbato gli animi degli ellenici che, già membri dell'UE, sembrano non essere interessati ad uno stato nazionale paritetico, sulla base degli accordi iniziali. In qualità di comunità più sviluppata economicamente, istituzionalmente e politicamente (a livello internazionale) non credo vogliano cedere l'egemonia sul territorio.

In tutto questo le minoranze etniche (gli eredi della diaspora armena ed i profughi curdi) hanno ben poca voce in capitolo, mentre gli interessi arabi in loco potrebbero vedere male un eventuale ingresso del paese nella NATO.

Modificato da luke_idk
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Inviato

Grazie per la spiegazione, gentilissimo. :)


Inviato

La questione è estremamente complessa e difficilmente analizzabile in poche righe. Provo a riassumere. In base al trattato anglo-greco-turco, l'isola ottenne l'indipendenza dal Regno Unito e si stabilì una composizione mista del governo, con una ripartizione delle cariche fra le due principali etnie, sotto la guida di un presidente greco-cipriota ed un vice-presidente turco-cipriota. Ben presto, però, i contrasti fra le due comunità divennero insanabili e la componente turca abbandonò il governo. A questo punto, la guardia nazionale greca organizzò un colpo di stato contro l'arcivescovo Makarios, capo del governo. L'azione fu chiaramente ispirata dalla dittatura dei colonnelli greci, con l'obiettivo di unificare l'isola alla Grecia. In seguito a tale evento, la Turchia diede inizio all'invasione della parte settentrionale dell'isola, creano la separazione (di fatto) tutt'ora esistente.

I paesi occidentali appoggiarono, più o meno apertamente, la parte greca, con la conseguenza che, per lungo tempo, fu la comunità turca a rifiutare l'unificazione, temendo di cadere sotto l'egemonia, se non addirittura sotto la sovranità ellenica. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti vedevano di buon occhio una spartizione condivisa del paese, così da sottoporre l'isola all'area di competenza della NATO (cui aderiscono Grecia e Turchia, ma non Cipro). La situazione rimase bloccata e lo è tutt'ora.

Fin qui, i fatti. Per quanto riguarda i nostri giorni, invece, provo ad analizzare la questione esprimendo, perciò, pareri personali.

La parte turca ha conosciuto uno sviluppo economico largamente inferiore (nonostante buoni tassi di crescita, negli ultimi anni) e la stessa Turchia può ipotizzare che la soluzione dell'annosa questione possa imprimere nuovi impulsi alle proprie istanze di adesione all'UE. Da qui, la volontà dei turchi ciprioti di chiudere il contenzioso che, invece, ha largamente esacerbato gli animi degli ellenici che, già membri dell'UE, sembrano non essere interessati ad uno stato nazionale paritetico, sulla base degli accordi iniziali. In qualità di comunità più sviluppata economicamente, istituzionalmente e politicamente (a livello internazionale) non credo vogliano cedere l'egemonia sul territorio.

In tutto questo le minoranze etniche (gli eredi della diaspora armena ed i profughi curdi) hanno ben poca voce in capitolo, mentre gli interessi arabi in loco potrebbero vedere male un eventuale ingresso del paese nella NATO.

Tutto verissimo e precisissimo...ma io NON SOTTOVALUTEREI il NAZIONALISMO GRECO, che mira a tutelare i propri interessi, ma anche ad allargare i propri confini, rivendicando per esempio diritti sul territorio MACEDONE, attualmente repubblica indipendente.

Vincenzo.


Inviato

Come dicevo, nonostante per anni si sia raccontata la favoletta (vera) dell'invasione turca, si è taciuto (chissà come mai) sulle mire annessionistiche greche e sul fatto che le forze turche siano intervenute dopo un tentativo di golpe filo-ellenico.

Per quanto riguarda la politica greca, ora l'elemento nazionalistico sembra attenuato. E' stata abolita l'odiosa legge che, negli anni '90 se ricordo bene, aveva privato dei diritti politici i cittadini non etnicamente ellenici (su queste cose l'UE volta regolarmente lo sguardo, vedi Estonia e Lettonia). Non credo vi siano mire espansionistiche verso la Macedonia, ma elementi sciovinistici sono indubbi e, come dici, non vanno sottovalutati. Ho già parlato in altre discussioni dell'opposizione greca verso nome e bandiera del paese slavo. Tale posizione è dettata sia dal timore di eventuali rivendicazioni della minoranza macedone in Grecia, sia da indubbio nazionalismo. La Macedonia è tutt'ora riconosciuta (anche in seno all'ONU) come Former Yugoslav Republic Of Macedonia (F.Y.R.O.M.) non volendole riconoscere un'esclusività sul nome Macedonia. La bandiera è stata modificata stilizzando l'originale Stella di Vergina

http://www.rbvex.it/macedonia.html


Inviato

Non dalla Grecia, ma dalla comunità greco-cipriota. Nel 2004, subito prima dell'adesione della Repubblica di Cipro all'UE, sull'isola fu indetto un referendum sull'unificazione fra la Repubblica di Cipro (a maggioranza greca) e la Repubblica Turca di Cipro del Nord (a maggioranza turca). Nella parte settentrionale vinse il sì, mentre nella repubblica di Cipro vinsero i no, con oltre il 75% dei voti.

Va però sottolineato che il piano di riunificazione, presentato a nome di Kofi Annan ma ideto essenzialmente da diplomatici USA e britannici, è stato "forzato", nel senso che conteneva clausole chiaramente inaccettabili per la parte greca (fra cui, soprattutto, lo stazionamento perenne di unità militari turche al nord) e quindi il risultato era ampiamente scontato.


Inviato

Grazie della precisazione. Sembra un vicolo cieco. La permanenza di truppe turche pongono un problema di sovranità nazionale (sostanzialmente perchè imposte e non volute) ma, allo stesso tempo, la minoranza turca non si sentirebbe tutelata, in caso di ritiro.


Inviato

Prego, la geo-politica è la mia passione :D

E si vede.Bella esposizione,chiara e concisa :)


  • 2 mesi dopo...
Inviato

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/421993/

Esteri

26/09/2011 - DOSSIER/ L'ISLANDA DOPO IL FALLIMENTO

Islanda, dal crac al sogno

della moneta unica

Gli esperti: il Paese è sulla strada giusta

Resta il problema dell’export

«La corona svalutata non ci aiuta»

TONIA MASTROBUONI

INVIATA A REYKJAVIK

Picchiate a caso sulla tastiera e verrà fuori il nome di un vulcano islandese. La battuta fece il giro di Internet quando a maggio del 2010 eruttò l’Eyjafjallajökull. I cronisti di mezza Europa inciamparono su quelle sei sillabe per raccontare che il disastro aveva costretto il governo a evacuare 600 persone. Soprattutto, la nube di cenere oscurò i cieli del Vecchio continente attirando di nuovo l’attenzione su un Paese che cercava faticosamente di risollevarsi da una catastrofe economica. E di dimenticare il quinquennio che lo aveva trasformato da tranquillo posto di pescatori in un gigantesco hedge fund.

L’Fmi, che nel 2008 concesse all’Islanda un prestito da 2,1 miliardi di dollari, ne apprezza oggi i progressi. Franek J. Rozwadowski, capo della delegazione del Fondo che sta monitorando sul piano di risanamento, ci spiega che «la correzione è stata un successo. La valuta è stabile e l’inflazione sotto controllo. L’aggiustamento dei conti deve essere completato, ma questo Paese è sulla strada giusta». L’Fmi ha appena rivisto le stime di crescita per il 2011 e 2012 al 2,5 per cento; l’inflazione è al 4,2 per cento.

Ma se nell’ottobre del 2008, pochi giorni dopo il fallimento di Lehman Brothers, in una sola settimana le tre maggiori banche che avevano accumulato debiti pari a 10 volte il Pil islandese crollarono, fu anche perché molti si erano girati dall’altra parte mentre si preparava l’undicesima crisi bancaria più grave di sempre. Per anni i professoroni americani avevano stilato rapporti da dieci e lode sull’Islanda. L’ex consigliere economico di Ronald Reagan, Arthur Laffer pontificò nel 2007: «L’Islanda è un esempio per il mondo». E il famoso monetarista della Columbia Frederic Mishkin si fece dare 124 mila dollari dalla Camera di Commercio islandese per un rapporto dal titolo eloquente, «La stabilità dell’Islanda» che uscì poco prima della Grande crisi. Adesso nel suo curriculum il titolo è stato modificato in «L’instabilità dell’Islanda». Ma anche la reputazione di Mishkin è notevolmente cambiata.

Quando capitolarono la Kaupthing, la Glitnir e la Landsbanki, il valore della corona islandese, sempre attorno a quota 70 contro l’euro, precipitò del 70 per cento e la Borsa di Reykjavik perse l’80 per cento del suo valore. Tra gli islandesi, che avevano triplicato il loro livello di benessere tra il 2003 e il 2007, si sparse il panico. Finché il governo, che aveva già preso il controllo delle banche - senza i debiti (crearono delle bad bank) -, impose un blocco dei capitali che dura ad oggi. A tre anni di distanza per comprare un euro ci vogliono quasi 160 corone, più del doppio rispetto al pre-crisi. E quando gli islandesi vogliono andare in vacanza all’estero, possono portarsi al massimo l’equivalente di 2.500 euro. L’economia continua anche a dipendere dalle importazioni e ad avere un’inflazione al triplo di quella europea. Non meraviglia che oggi Bryndis Isfold Hlödversdottir, a capo del movimento pro-Ue «Ja Island» ammetta che il principale motivo per cui è favorevole alla Ue è che «ho due figli piccoli e mi costano troppo. L’euro sarebbe una salvezza».

Nella primavera del 2009 il governo di Geir Haarde è stato costretto alle dimissioni per la «rivoluzione delle pentole». Gli islandesi riempirono le vie di Reykjavik battendo pentole in segno di protesta e ottennero le elezioni anticipate. Oggi Haarde è il principale imputato del processo contro i responsabili della crisi. Ma molti pensano che sia il capro espiatorio sbagliato. Qualcuno punta il dito contro il principale responsabile delle maxi privatizzazioni della fine degli Anni Novanta e della totale assenza di una vigilanza bancaria, l’ex primo ministro tra il 1991 e il 2004 ed ex governatore della banca centrale (tra il 2005 e il 2009) David Oddson. Oggi dirige il principale quotidiano del Paese, il Morgunbladid. È come se Richard Nixon dopo il Watergate avesse diretto il Washington Post , ha acutamente notato qualcuno.

L’Islanda, nel 2007 era il quinto Paese più ricco al mondo e nel 2006 il più felice, nel 2008 si è risvegliata bruscamente da un periodo di Pil a tassi asiatici del 6 per cento. Ma dopo i fasti degli indebitamenti stellari in quest’isola nel NordAtlantico molti sognano la Ue e l’euro. Al termine di piani severi di aumenti di tasse e tagli pesanti alla spesa pubblica che la crisi ha imposto all’Islanda, la lobby che guarda con favore all’ipotesi di mettersi sotto l’ombrello europeo è ampia. Il negoziato è già in corso ma dovrà essere ratificato alla fine da un referendum. Del partito dei favorevoli fanno parte le imprese, i sindacati e il partito di governo, i socialdemocratici. I contrari sono i partner di coalizione, la sinistra radicale, ma anche l’opposizione e la categoria più potente e influente d’Islanda, quella dei pescatori.

Si potrebbe pensare, ad esempio, che la svalutazione della corona abbia favorito l’export. Ma Orri Haukson, direttore della Federazione delle imprese, osserva che «c’è un limite a quello che possiamo esportare, cioè pesce e alluminio. E questo limite è stato raggiunto. Inoltre, il governo non può fare investimenti: in questi anni sono al 12-13 per cento, ci vorrebbe almeno il doppio. Per le nostro imprese la cosa più importante, adesso, è avere una moneta stabile». Certo, se fino alla scorsa primavera erano ancora la maggioranza del Paese, gli ultimi sondaggi mostrano che la crisi dei debiti e il caso Grecia stanno rafforzando il fronte del «no». «Ma c’è ancora tempo per discutere», sostiene fiducioso Stefan Haukur Johannsson, capo dei negoziatori islandesi per l’adesione alla Ue. Quanto ai sindacati - l’85 per cento degli islandesi sono iscritti - Gylfi Arnbjornsson, capo della Confederazione del lavoro non ha dubbi: «La decisione dovrà essere ratificata da un referendum, noi siamo a favore. Le famiglie hanno subito conseguenze molto gravi a causa della crisi, dobbiamo pensare a loro».

Tra gli oppositori all’ingresso nella Ue c’è Pall Vilhalmsson, camicia grigia e gilet di lana grezza, capo del movimento «anti» Heimssyn. Parla di «splendido isolamento» e vagheggia della breve parentesi medievale durante la quale gli islandesi non subirono la dominazione norvegese né quella danese. «Non vogliamo cedere pezzi di sovranità alla Ue. Altri Paesi hanno aderito perché avevano vicini pericolosi, come ad esempio la Finlandia che temeva l’“orso russo”, ma noi non abbiamo nulla da temere, non abbiamo nemici». Se si fa eccezione per gli olandesi e inglesi imbufaliti perché il 9 aprile scorso il terzo referendum ha cancellato la possibilità che Reykjavik rimborsi i soldi ai creditori stranieri lasciati a bocca asciutta dalle banche. L’ardua sentenza è ora nelle mani della Corte di giustizia europea ed è attesa nelle prossime settimane.

  • Mi piace 1

Inviato

«La corona svalutata non ci aiuta»

Pazzi miscredenti!!!! Uscite dalla vostra torre d'avorio! :rolleyes:

L'ex consigliere economico di Ronald Reagan, Arthur Laffer pontificò nel 2007: «L'Islanda è un esempio per il mondo».

Buono quello! Ha cercato di sostenere la sua "curva di Laffer", contro ogni logica matematica e di banale buonsenso <_<

Qualcuno punta il dito contro il principale responsabile delle maxi privatizzazioni della fine degli Anni Novanta e della totale assenza di una vigilanza bancaria, l'ex primo ministro tra il 1991 e il 2004 ed ex governatore della banca centrale (tra il 2005 e il 2009) David Oddson

Se lo dici qua chiamano la CIA per infiltrazioni comuniste...

Si potrebbe pensare, ad esempio, che la svalutazione della corona abbia favorito l'export. Ma Orri Haukson, direttore della Federazione delle imprese, osserva che «c'è un limite a quello che possiamo esportare, cioè pesce e alluminio. E questo limite è stato raggiunto. Inoltre, il governo non può fare investimenti:

Ma come, svalutare non era la panacea di ogni male? Non bastava quello per modificare la struttura produttiva di un paese? Cioè, mi state dicendo che il volume delle esportazioni non dipendono esclusivamente dal tasso di cambio e dal prezzo di vendita? Bisogna essere in grado di produrre quello che si vuole esportare? Pazzesco, dove andremo a finire? E io che pensavo già di dichiarare l'indipendenza, utilizzare la carta della focaccia come valuta ed esportare antenne paraboliche mentali a basso prezzo. :(

Tra gli oppositori all'ingresso nella Ue c'è Pall Vilhalmsson, camicia grigia e gilet di lana grezza, capo del movimento «anti» Heimssyn. Parla di «splendido isolamento»

Sì, ora l'Islanda è la Gran Bretagna del XXI secolo :lol:

Non vogliamo cedere pezzi di sovranità alla Ue. Altri Paesi hanno aderito perché avevano vicini pericolosi, come ad esempio la Finlandia che temeva l'"orso russo", ma noi non abbiamo nulla da temere, non abbiamo nemici».

:lol::lol::lol:

La Finlandia, nel '95 temeva l'invasione russa? :lol::lol::lol:

Questo è divertentissimo, molto meglio dei nostri politici, almeno ti fai due risate :lol:


Inviato (modificato)

«La corona svalutata non ci aiuta»

Pazzi miscredenti!!!! Uscite dalla vostra torre d'avorio! :rolleyes:

Ma come, svalutare non era la panacea di ogni male? Non bastava quello per modificare la struttura produttiva di un paese? Cioè, mi state dicendo che il volume delle esportazioni non dipendono esclusivamente dal tasso di cambio e dal prezzo di vendita? Bisogna essere in grado di produrre quello che si vuole esportare? Pazzesco, dove andremo a finire? E io che pensavo già di dichiarare l'indipendenza, utilizzare la carta della focaccia come valuta ed esportare antenne paraboliche mentali a basso prezzo. :(

Hai centrato in pieno la questione :lol:

Modificato da ART

  • 2 anni dopo...
Inviato

Il premier romeno Victor Ponta ha detto che la Romania punta ad entrare nell'unione monetaria nel 2018.


Inviato

Il premier romeno Victor Ponta ha detto che la Romania punta ad entrare nell'unione monetaria nel 2018.

Gulp! Dal punto di vista collezionistico (dal punto di vista politico, sociale ecc non mi pronuncio) è una notizia terribile. I lei rumeni, gli zloty polacchi e in secondo piano il litas lituano (sopratutto la banconota da 100) le corone ceche sono le tre valute europee (tra quelle rimaste) che apprezzo di più! Ogni volta che un paese entra nell'euro è (sempre sotto questo punto do vista) un lutto, si perde di varietà di monete/banconote.. Era una delle tante cose belle del viaggiare quella di usare le valute estere!

Qualche novità ufficiale sul destino degli zloty polacchi, sei litas e delle corone ceche?


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