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Inviato

Salve a tutti,

ho un quesito da porvi, ho studiato un poco il tema dei catastri onciari e sarei grato a chi potesse chiarirmi alcunni dubbi.

In quasi tutte le pagine webs dove si parla di questo tema si riproducono gli stessi argomenti e non ho potuto capire quale fosse il reale corrispettivo monetario dell'oncia. Vi faccio un esempio in un catastro una persona che da un terreno ricavava una rendita di 30 Carlini doveva pagare 10 once. Seconndo i miei calcoli e basandomi nel valore dell'oncia: 1oncia=6ducati, risulta che per 30 carlini di reddito, che sono 3 ducati se ne dovevano pagare 60 di ducati. Dove sbaglio?

C'è qualche esperto nel tema.

Grazie


Inviato

Salve,

anche se non è il mio campo, credo di intuire dov’è lo sbaglio.

L’oncia non è solo il nome di una moneta, ma anche una misura di peso, di lunghezza e di unità di conto.

A Napoli la moneta reale è il ducato, pari a 10 carlini.

Da una ricerca in rete vedo che l’oncia a Napoli non è una moneta reale, ma una unità di conto per il calcolo delle imposte e come tale equivale a tre carlini di reddito.

Quindi, per come l’ho capita io, quando una persona ricava da un terreno un reddito di 30 carlini, non è che deve pagare 10 once (che come moneta reale non circola), ma i 30 carlini (reali) equivalgono a 10 once (moneta o unità di conto). Su queste 10 once o unità, verrà calcolata la tassa da pagare, che varia secondo la categoria della persona.

Quindi sembra un conteggio intermedio, un po’ come succede per gli interessi dei nostri conti correnti che durante l’anno vengono calcolati in numeri fittizi e solo alla fine si traducono in euro.

Attendiamo comunque altri pareri.

:rolleyes:

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Inviato

Grazie bavastro,

sono completamente d'accordo con te, è esattamente quello che pensavo io: gli onciari espressano in once (3 o 6 secondo la fonte del reddito) lo stesso valore monetario.

Resto quindi in attesa di ulteriori chiarimenti da parte di qualche esperto sull'importo relativo da pagare per cada oncia di reddito.


Inviato

Non c'è un valore preciso. "Grosso modo" si può dire quanto segue.

La tassa da pagare veniva stabilita per tutta la Università (oggi si direbbe il Comune) sulla base dei "fuochi", le famiglie si potrebbe dire, che in origine erano stabiliti con censimenti periodici, ma all'epoca dei catasti onciari erano stati fissati in modo convenzionale. Comunque, per ogni fuoco l'università doveva pagare una tassa di 4 ducati e 2 carlini. Prima dell'istituzione del catasto onciario, la tassa globale che ne derivava veniva normalmente fatta ricadere sui cittadini mediante "gabelle", cioè imposte indirette.

Lo scopo dei catasti onciari era quello di ripartire invece la tassa globale sui cittadini in base alle loro rendite, le once appunto: il rapporto tra la tassa globale e le once totali dell'Università dava l'aliquota per oncia. Ognuno poteva calcolare le proprie imposte moltiplicando l'aliquota per le proprie once.

L'aliquota quindi variava da Università ad Università e ciò provocò non pochi inconvenienti, in quanto la tassazione incideva sulle attività in modo difforme sul territorio.


Inviato

Grazie mille Xenos, finalmente ho capito il sistema.

Sei stato chiarissimo, ognuno dichiarava i propri redditi in once (dividendo per 3 o per 6 secondo la fonte del reddito) e poi secondo l'aliquota calcolava quello che doveva pagare. Più chiaro di così non si può, non capisco perchè le centinaia di pagine webs che parlano degli onciari non lo chiariscono, anzi lo complicano dicendo che l'oncia valeva 6 ducati, quando evidentemente si rifersicono all'oncia come moneta, che credo già in disuso.

Per caso mi sapresti dire perchè avevano deciso di usare come unità di misura proprio l'oncia, non sarebbe stato meglio chiamarlo in un altro modo per non confondere la gente?

Ed una ultima questione:

la persona che autodichiarava il suo reddito da lavoro poteva inventarsi qualsiasi cifra o no? Mi riferisco al fatto che non esistevano metodi per verificare, diversamente dai redditi da possesso di animali o terreni.

Grazie


Inviato

Hai ragione quando dici che i siti web non chiariscono gli aspetti più propriamente fiscali. In realtà l'interesse per gli onciari in genere si concentra di più, se non esclusivamente, sugli aspetti di analisi sociale (demografia, composizione sociale, mestieri, ecc.).

Provo a rispondere, come so, alle altre questioni

Per quanto riguarda il valore dell'oncia, seguendo il Bianchini (1839) mi sono fatto questa idea: il reddito del capitale fondiario veniva stabilito al 5%; perciò una oncia (6 ducati = 60 carlini) di capitale dava una rendita di 3 carlini. Ponendo l'oncia di rendita 3 carlini, si aveva una oncia di rendita per ogni oncia di capitale.

Il processo per la redazione dell'onciario era piuttosto complesso. In ogni comune venivano eletti dei deputati che avevano il compito di ricevere le dichiarazioni giurate dei cittadini sulle proprietà, le attività e le composizioni dei nuclei famigliari (le cosiddette rivele).

Quattro estimatori, appositamente nominati ed incaricati dai deputati, eseguivano le stime delle rendite nette (gli apprezzi).

Tutto poi veniva dibattuto pubblicamente e successivamente i deputati provvedevano alla redazione del registro delle once.

Questo processo doveva riguardare oltre 2000 tra Università e casali; andò avanti per oltre un decennio e non fu del tutto completato. Quindi il relativo sistema fiscale andò solo parzialmente in uso.


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