Vai al contenuto
IGNORED

Regno di Napoli:::Le monete


Risposte migliori

Dunque le mie fonti sono l'enciclopedia Treccani,il D'Andrea Andreani e Wikipedia.....(meglio di niente).

e mi dicono 4 febbraio 1459.

Perchè saresti propenso per il 14?

Adesso ti spiego:.....tempo fa lessi attentamente un articolo di Francesco (che sicuramente hai letto anche tu) sul Dritto e Rovescio nelle monete Napoletane dagli Aragonesi ai Borbone e a pag.30 notai che veniva riportata come data dell'Incoronazione di ferdinando D'Aragona come avvenuta il 14 febbario 1459, mi saltò subito all'occhio questa diversità (4 Febbraio) e controllai questo dato, credimi è da stamane che cerco dove avevo letto ancora ed esatto il dato 14 febbraio 1459 che mi confermò che era giusto (mi sembra che era sugli Annali del Fiorelli. o Bianchini ecc.ecc.ma non riesco a trovarlo); comunque sia credo che sia corretto 14 Febbraio perchè nello srtudio di Francesco di cui ho detto pocanzi è scritto:

nella cronaca di Napoli del 1459 stilata in presenza del notaio Giacomo si leggono testuali parole " addì 14 febraio fo investito unto et coronato del regno de napoli in la cità di Barlecta per lo reverendissimo cardinale Ursino legate mandato per Papa Pio secundo cum titolo CORONATVS QVIA LEGITIME CERTAVIT"

Link al commento
Condividi su altri siti


Si, è 14 febbraio, comunque avete letto a pagina 474 che il lato del coronato con la croce potenziata è considerato "rivierso" (rovescio)? :crazy:

" .......... Cade cosi d’un tratto l’ipotesi del Fusco, così artificiosamente elaborata; per cui questi coronati [p. 474]colla croce al riverso sarebbero da attribuirsi alla zecca di .............."

Link al commento
Condividi su altri siti


Grazie Achille............ecco dove l'avevo letto, ma il Pdf era diverso, sempre però del Sambon......mi sembra che l'avevo preso dal sito di Incuso..........comunque sia, questo è il classico esempio "di aiuto reciproco" per l'interesse numismatico e storico.

Si, è 14 febbraio, comunque avete letto a pagina 474 che il lato del coronato con la croce potenziata è considerato "rivierso" (rovescio)? :crazy:

" .......... Cade cosi d’un tratto l’ipotesi del Fusco, così artificiosamente elaborata; per cui questi coronati [p. 474]colla croce al riverso sarebbero da attribuirsi alla zecca di .............."

Francè chi è che deve rispondere ? :blum:

Link al commento
Condividi su altri siti


Attenzione ,faccio notare che a pag.476 del post di iachille relativo al Sambon vi è la data 1 ottobre 1448 che è sbagliata,non vorrei che lo fosse anche quella del 14 febbraio(infondo vi è l'aggiunta dell'1 dinanzi al 4)

--odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


Attenzione ,faccio notare che a pag.476 del post di iachille relativo al Sambon vi è la data 1 ottobre 1448 che è sbagliata,non vorrei che lo fosse anche quella del 14 febbraio(infondo vi è l'aggiunta dell'1 dinanzi al 4)

--odjob

Si ho visto.

Cavolo ragazzi.........qui oltre alle Sigle, adesso ci dobbiamo mettere a controllare anche le date ? :blum: :blum: :blum:

Link al commento
Condividi su altri siti


Una differenza fra queste postate da te e quella postata da me è che al Rovescio nella mia vi è IVSTA TV-ENDA,mentre nelle tue IVSTA T-VENDA;poi fra le due da te postate vi è differenza della raffigurazione di S.Michele,lo scudo è differente ed anche il punto dove la lancia affonda,oltre a diversa disposizione del simboli nella leggenda e noto anche qualche differenza nella corona al Dritto

--odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


  • 3 settimane dopo...

La moneta di oggi è:

120 Grana:FERDINANDO IV DI BORBONE(1815-1816)Zecca di Napoli anno 1816 mm37 gr.27,60Terzo periodo .

In seguito all'allontanamento di Gioacchio Murat dal Regno di Napoli ,Ferdinando IV,che si era rifugiato a Palermo ,ritornò sul trono partenopeo

2450f8m.jpg29beog4.jpg11jccwh.jpg2a8gjut.jpg

D/Busto del Re volto a destra;scritta periferica FERD.IV D.G.VTR.SIC.ET HIER.REX;sotto il busto vi è la data

R/Stemma coronato fra steli di grano;scritta periferica HISPANIARVM INFANS G.120

Contorno con tre stellette in incuso e scritta PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS

Riferimenti:PANNUTI E RICCIO 3;PAGANI 69;CNI 8;MIR 450;DAVENPORT 168;CAGIATI 2;D'INCERTI 24

Ferdinando di Borbone, reintegrato nei propri possedimenti, l’8 dicembre1816 riunì i Regni di Napoli e di Sicilia e assunse il titolo di Ferdinando I,ritornando ad emettere moneta secondo il vecchio sistema in uso nel Regnoprima dell’arrivo dei Francesi. La zecca di Palermo venne chiusa e Napolirimase l’unica zecca attiva del Regno.Il 20 aprile del 1818 fu emanata la legge n.1176 che sopprimeva il rapportolegale di cambio fra le monete coniate nei tre metalli, imperniando tutto ilsistema su di un monometallismo argenteo puro.Unità base del nuovo sistema fu il “ducato” d’argento di g 22,94, emesso altitolo di 833 1/2 millesimi, ripartito in 100 centesimi - detti “grana” a loro volta suddivisi in 10 “cavalli” In oro furono coniati, al titolo di 996 millesimi, la “decupla” da 30 ducati, delpeso di g 37,86; la “quintupla” da 15 ducati; la “doppia” da 6 ducati e la“oncetta” da 3 ducati.In rame furono coniati pezzi da 10, da 8, da 5, da 4 e da 1 “tornese”.

La moneta di cui sopra appartiene a collezione privata

--odjob

Modificato da odjob
Link al commento
Condividi su altri siti


Dall'ingrandimento dello stemma

faccio notare,se la vista non m'inganna,che la foglia dello stelo di grano ,a destra di chi guarda,va a lambire e a sovrastare la G del valore (G.120),da ciò si può dedurre che lo stemma è stato posto dopo del valore,e forse della scritta periferica.

--odjob

Modificato da odjob
Link al commento
Condividi su altri siti


Alcune note su Ferdinando di Borbone:

Ferdinando era il terzogenito maschio e ,fin dalla nascita,non ebbe al suo servizio nobili dame ma fu affidato ad una popolana Agnese Rivelli la quale aveva un figlio di nome Gennaro e con lui il principino trascorse tutta la sua fanciullezza imparando dal compagno il dialetto napoletano,il modo popolano di vestirsi e l'allegria napoletana.

Nel 1759 Ferdinando si sedette sul trono del Regno di Napoli poichè in Spagna era morto il Re,Filippo,legittimo erede al trono di Spagna, fu diseredato per idiozia e Carlo dovette lasciare il regno partenopeo per quello spagnolo.

Tutore di Ferdinando IV fu il Principe di San Nicandro uomo rozzo e poco colto.

--odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


Dall'ingrandimento dello stemma

faccio notare,se la vista non m'inganna,che la foglia dello stelo di garano ,a destra di chi guarda,va a lambire e a sovrastare la G del valore (G.120),da ciò si può dedurre che lo stemma è stato posto dopo del valore,e forse della scritta periferica.

--odjob

.....un particolare questo che mi lasciaalquanto perplesso......credevo che sulle monete venisse apposto prima l'effige e lo stemma e dopo l'iscrizione della legenda.

Vorrei sentire Francesco cosa ne pensa.

post-21354-0-63073800-1346003172_thumb.j

Modificato da peter1
Link al commento
Condividi su altri siti


Alcune note su Ferdinando di Borbone:

Ferdinando era il terzogenito maschio e ,fin dalla nascita,non ebbe al suo servizio nobili dame ma fu affidato ad una popolana Agnese Rivelli la quale aveva un figlio di nome Gennaro e con lui il principino trascorse tutta la sua fanciullezza imparando dal compagno il dialetto napoletano,il modo popolano di vestirsi e l'allegria napoletana.

Nel 1759 Ferdinando si sedette sul trono del Regno di Napoli poichè in Spagna era morto il Re,Filippo,legittimo erede al trono di Spagna, fu diseredato per idiozia e Carlo dovette lasciare il regno partenopeo per quello spagnolo.

Tutore di Ferdinando IV fu il Principe di San Nicandro uomo rozzo e poco colto.

--odjob

Mah! A me non mi pare che Ferdinando IV fosse circondato da gente rozza e poco colta, Napoli era tra le capitali d'Europa che più di tutte vantava mecenatismo, cultura e arte, basta dare un'occhiata ai primati che vantava il Sud nel XVIII secolo. Queste chiacchhiere di corridoio sui Borbone sono notizie senza alcun fondamento che in genere vengono scritte sui testi filo-savoiardi oppure libri di scuola di terza elementare.

Link al commento
Condividi su altri siti


Dall'ingrandimento dello stemma

faccio notare,se la vista non m'inganna,che la foglia dello stelo di garano ,a destra di chi guarda,va a lambire e a sovrastare la G del valore (G.120),da ciò si può dedurre che lo stemma è stato posto dopo del valore,e forse della scritta periferica.

--odjob

.....un particolare questo che mi lasciaalquanto perplesso......credevo che sulle monete venisse apposto prima l'effige e lo stemma e dopo l'iscrizione della legenda.

Vorrei sentire Francesco cosa ne pensa.

Ciao Pietro, in genere quando veniva costruito un conio veniva impressa prima la figura principale e poi tutto il resto, cioè i caratteri e i numeri. Da queste immagini si nota una sovrapposizione della lettera G su parte delle decorazioni dello stemma, avranno preso male le distanze, nessuna variante di rilievo. Tutto qui.

Link al commento
Condividi su altri siti


Dall'ingrandimento dello stemma

faccio notare,se la vista non m'inganna,che la foglia dello stelo di garano ,a destra di chi guarda,va a lambire e a sovrastare la G del valore (G.120),da ciò si può dedurre che lo stemma è stato posto dopo del valore,e forse della scritta periferica.

--odjob

.....un particolare questo che mi lasciaalquanto perplesso......credevo che sulle monete venisse apposto prima l'effige e lo stemma e dopo l'iscrizione della legenda.

Vorrei sentire Francesco cosa ne pensa.

Ciao Pietro, in genere quando veniva costruito un conio veniva impressa prima la figura principale e poi tutto il resto, cioè i caratteri e i numeri. Da queste immagini si nota una sovrapposizione della lettera G su parte delle decorazioni dello stemma, avranno preso male le distanze, nessuna variante di rilievo. Tutto qui.

Si...ma se l'immagine principale è lo stemma...in questo caso come hanno operato ?

Link al commento
Condividi su altri siti


Alcune note su Ferdinando di Borbone:

Ferdinando era il terzogenito maschio e ,fin dalla nascita,non ebbe al suo servizio nobili dame ma fu affidato ad una popolana Agnese Rivelli la quale aveva un figlio di nome Gennaro e con lui il principino trascorse tutta la sua fanciullezza imparando dal compagno il dialetto napoletano,il modo popolano di vestirsi e l'allegria napoletana.

Nel 1759 Ferdinando si sedette sul trono del Regno di Napoli poichè in Spagna era morto il Re,Filippo,legittimo erede al trono di Spagna, fu diseredato per idiozia e Carlo dovette lasciare il regno partenopeo per quello spagnolo.

Tutore di Ferdinando IV fu il Principe di San Nicandro uomo rozzo e poco colto.

--odjob

Mah! A me non mi pare che Ferdinando IV fosse circondato da gente rozza e poco colta, Napoli era tra le capitali d'Europa che più di tutte vantava mecenatismo, cultura e arte, basta dare un'occhiata ai primati che vantava il Sud nel XVIII secolo. Queste chiacchhiere di corridoio sui Borbone sono notizie senza alcun fondamento che in genere vengono scritte sui testi filo-savoiardi oppure libri di scuola di terza elementare.

Ciao Francesco la mia nota storica riguarda Ferdinando IV durante gli anni della sua fanciullezza e non parla di "gente rozza e poco colta",ma bensì di un solo uomo e cioè del Principe di San Nicandro.

Ti ringrazio per il tuo intervento che mi ha permesso di approfondire le notizie su chi fosse realmente il Principe di San Nicandro e se effettivamente fosse poco colto ed avesse modi rozzi nel comportarsi,ebbene ,da ciò che ho trovato sembra che la mia nota è confortata da quanto segue(da enciclopedia Treccani):

CATTANEO, Domenico, principe di San Nicandro. - Figlio del principe Baldassarre e Isabella Caetani, dei principi di Caserta e duchi di Sermoneta, nacque a Napoli il 20 dic. 1696. Sposò (1717) Giulia de Capua, erede del ducato di Termoli in Capitanata, dalla quale ebbe quattordici figli, nella maggior parte a lui premorti. Alla morte del padre, nel 1739,il Cattaneo era entrato in possesso dei feudi di San Nicandro, Casalnuovo e Casalmaggiore in Capitanata, il cui reddito era stato valutato nel 1708, per il pagamento anticipato del relevio, intorno ai 4.000 ducati. Il matrimonio con Giulia de Capua aveva consentito un accrescimento del patrimonio con i feudi di Termoli, San Martino e Donna Ritella, anch'essi in Capitanata, che, nella prima metà del sec. XVIII, davano un reddito oscillante tra 1.300 e 1.400 ducati. Al tempo di Carlo di Borbone, e precisamen e nel 1740, il Cattaneo venne inviato come ambasciatore in Spagna, alla corte di Filippo V e nel 1742 fu nominato presidente della Giunta istituita dal re per la formazione del codice carolino. Nello stesso anno gli venne conferita la massima onorificenza del Toson d'oro e, quindi, il titolo di grande di Spagna.

Nel 1759, quando re Carlo salì al trono spagnolo, il Cattaneo, che era precettore del piccolo Ferdinando IV, entrò a far parte del Consiglio di reggenza.

Non dotato di molta cultura né di alte qualità morali, preoccupato soprattutto di non perdere il proprio ascendente su Ferdinando e di acquisire una duratura posizione di supremazia a corte, aveva favorito le naturali inclinazioni del giovane principe a respingere occupazioni impegnative e a ricercare divertimenti e compagnie poco consone alla sua condizione. I risultati della sua azione educativa, svolta con una certa grettezza e sotto la spinta di interessi personali, non furono, dunque, brillanti e di ciò pare che egli stesso si rendesse conto nel corso degli anni. D'altra parte, anche i rapporti col re non andarono del tutto secondo le aspirazioni del Cattaneo. Ferdinando, a mano a mano che si avvicinava alla maggiore età, lo mortificò in più occasioni, e in pubblico, al punto che, secondo l'opinione corrente, il Cattaneo sarebbe stato da ciò indotto a dimettersi nel 1768, dalla carica di maggiordomo maggiore.

L'attività del Cattaneo nel Consiglio di reggenza è caratterizzata da un orientamento abbastanza preciso di difesa dei privilegi dell'aristocrazia e della Chiesa. Da ciò il contrasto col Tanucci - del quale il Cattaneo fu nel Consiglio l'avversario più fiero e accanito - che contribuì non poco a rendere scarsamente efficace la reggenza. Dietro i due uomini si schierarono,infatti, in pari numero gli altri reggenti, di modo che più volte il Consiglio veniva ad essere paralizzato dall'esito nullo delle votazioni. Intorno al Cattaneo, che godeva della protezione della regina Maria Amalia e dei gesuiti, si andò aggregando una sorta di partito cui aderivano esponenti dell'aristocrazia tradizionale, i gruppi che detenevano il monopolio finanziario nella capitale e coloro che cercavano di sfruttare ai propri fini la posizione tenuta dal Cattaneo a corte e la sua influenza sul re. Nel Ccattaneo e nei suoi seguaci trovarono, poi, un consistente appoggio le autorità ecclesiastiche ogni qual volta la posizione della Chiesa nel Regno di Napoli era minacciata dagli orientamenti anticurialisti del Tanucci.

Valga, a titolo di esempio, il voto contrario espresso dal Cattaneo, nel 1761, a proposito di una consulta della Camera di S. Chiara con la quale si suggeriva di sottoporre all'esame preventivo del delegato della Real Giurisdizione gli editti emanati dai vescovi del Regno,ed ancora, l'opposizione alla prammatica, emanata dalla stessa Camera di S. Chiara, che obbligava i possessori dei beni ecclesiastici a destinare un terzo dei loro redditi ad elemosine. Un'opposizione tanto efficace da far revocare il provvedimento.

Con altrettanta ed anche maggiore frequenza e caparbietà il Cattaneo espresse la sua linea filoaristocratica e di difesa dei privilegi della capitale, a cominciare dall'insistente richiesta avanzata nel Consiglio di reggenza di tornare al vecchio uso di nominare governatori delle province del Regno esponenti della nobiltà e non militari di professione, fino all'appoggio dato in più occasioni alle magistrature cittadine, legate alla nobiltà da un complesso intreccio di interessi politici e finanziari. Ciò risultò con particolare evidenza durante la carestia del 1764, quando si verificarono gravi fenomeni di speculazione aventi per protagonisti membri dell'aristocrazia e del governo, tra cui lo stesso Cattaneo, che, nonostante avesse accumulato grano per oltre due anni, non lo vendette nel momento della crisi. Nello stesso 1764 e successivamente il Cattaneo favorì in Consiglio le richieste degli Eletti, miranti a ridurre l'intervento degli organi governativi nelle questioni dell'annona cittadina e a favorire gli interessi privati della nobiltà che voleva trarre profitto dalla vendita del proprio grano. Nel 1765 il Cattaneo vendette il suo grano alla Spagna ad un prezzo superiore a quello corrente nel Regno, suscitando il risentimento popolare. Che tali vicende possano essere state strumentalizzate dagli avversari del Cattaneo, e, in primo luogo, dal Tanucci, per porlo in cattiva luce è certo possibile, senza, tuttavia, chela sostanza dei fatti ne venga alterata.

Del resto che il Cattaneo si muovesse con una certa spregiudicatezza speculativa sembra trovare altre conferme. Ottenuta, nel 1763, la carica di "accannatore" dei legni, che rendeva 400 ducati all'anno, "aveva con scandalo di tutto il tribunale della Camera introdotta la pretenzione di estendersi il diritto dell'accannatore, o sia misuratore, che prima si pagava e praticava nella sola Napoli a tutto il regno, sicché il diritto e la pensione di 400 sarebbe milliaja" (Lettere, p. 255). Il tentativo del Cattaneo non era, comunque, andato a segno sia per la contrarietà suscitata nell'opinione pubblica sia per l'opposizione incontrata in alcuni pubblici funzionari. Per un credito, poi, di circa 40.000 ducati da lui vantato nei confronti dello Stato godeva, ancora nel 1773 e fin dagli anni della dominazione austriaca, dei frutti di una tenuta demaniale in Puglia, il cui reddito ammontava a 6.000 ducati annui, provocando una perdita per lo Stato che veniva valutata intorno ai 100.000-120.000 ducati. Ciò nonostante, nella causa tra il Cattaneo e il fisco, gli organi competenti, e cioè la Sommaria, e il Consiglio di Stato, si dichiararono favorevoli al Cattaneo.

Il Cattaneo disponeva, peraltro, di un ragguardevole patrimonio feudale, via via accresciuto. Nell'anno 1751aveva acquistato il feudo di Salza, comprendente anche Volturara, Parolise e Montemarano, in Principato Ultra, e il feudo di Pomigliano d'Arco in Terra di Lavoro, ambedue devoluti allo Stato per la morte senza eredi di Girolamo Strambone, duca di Salza. Più che di un acquisto vero e proprio si trattava della soddisfazione di un credito di 217.350 ducati che il Cattaneo aveva nei confronti della Corte e per il quale egli chiese l'assegnazione dei suddetti feudi. Il loro valore era, comunque, superiore alla cifra del credito, dal momento che erano così valutati: Pomigliano d'Arco 113.771ducati; Salza 20.421ducati; Parolise 9.117ducati; Volturara 29.577ducati e Montemarano 64.571ducati. I possedimenti in Principato Ultra furono venduti, nel 1761,dal figlio del C., Francesco, cui il padre aveva fatto donazione dei propri beni, al genovese Giovanni Domenico Berio per 122.883 ducati. Fu, invece, mantenuta in possesso deiCattaneo Pomigliano d'Arco, forse perché più redditizia. Alla morte del Cattaneo le entrate che ne derivavano venivano valutate intorno ai 3.000ducati annui. Nel 1760 il Cattaneo aveva effettuato intanto un altro acquisto, quello del feudo della Duchesca di Napoli, cedutogli per 107.593 ducati da Antonio Alvárez de Toledo, marchese di Villafranca e duca di Ferrandina. Il reddito doveva aggirarsi intornoai 4.000 ducati, a giudicare dal relevio pagato per la Duchesca alla morte del Cattaneo. Fin dal 1740 questi aveva istituito a favore del figlio Francesco un maggiorascato di 400.000 ducati con una rendita annua di 16.000 ducati. Nel 1759 aveva poi fatto donazione al figlio di tutti i suoi beni feudali e burgensatici, con l'aggiunta dei feudi di Termoli e San Martino appartenenti alla moglie, riservandosi un vitalizio di ducati 8.000 annui e l'uso delle sue abitazioni in Napoli e Barra.A Barra appunto il Cattaneo si spense il 2 dicembre 1782 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria della Stella a Napoli.

Biblografia: M. Vinciguerra, La reggenza borbonica nella minorità di Ferdinando IV

ed inoltre da www.nobili-napoletani.it::::

Arma: fasciato d'azzurro e d'argento al palo troncato; sopra: di rosso alla croce d'argento accantonata da quattro B affrontati di nero (Paleologo); sotto bandato d'argento e di rosso (della Volta), col capo d'oro carico di un'aquila nera.

La famiglia Cattaneo (anticamente detta della Volta), originaria di Genova, raggiunse il massimo splendore nel XI secolo ed essendosi imparentata con gli imperatori Paleologo.

Inigo della Volta, console di Genova, firmò a Pavia la pace tra la Repubblica genovese e l'imperatore Federico Barbarossa e da quest'ultimo fu nominato "cattaneo (capitano) della corte imperiale" con il privilegio di inserire nell'arma il "capo dell'impero".

Un ramo della famiglia si trasferì in Napoli con DOMENICO Cattaneo che nel 1650 fu decorato col titolo di principe di Sannicandro.

Il Casato fu insignito delle più alte onorificenze: Toson d’oro, Ordine di S. Gennaro, Grandato di Spagna di prima classe, e ricoprì l’Ufficio di Gran Siniscalco del Regno.

Nel 1709 ottenne il titolo di duca di Casalmaggiore e fu aggregato al Patriziato napoletano del Seggio di Capuana.

A seguito di matrimonio celebrato nel 1717 tra DOMENICO Cattaneo (Napoli, 1696 † ivi, 1782), ambasciatore del re di Napoli alla corte di Spagna e decano del Consiglio di Reggenza durante la minore età di re Ferdinando IV di Borbone, con donna Giulia di Capua, i titoli di duca di Termoli (anzianità 1516) e di conte di Anversa (anzianità 1520) passarono in Casa Cattaneo.

I coniugi abitarono prevalentemente in Napoli nella villa del principe di Sannicandro meglio conosciuta come villa Giulia.

Il marchese CARLO Cattaneo, Maresciallo di Campo dell'esercito napoletano, fu nominato Cavaliere di diritto del Real Ordine di S. Giorgio della Riunione con Real Decreto dell'8 ottobre 1816.

Nel 1866 la pronipote del principe, Giulia Cattaneo sposò il duca di Monteleone Diego Pignatelli Aragona Cortes, ed apportò varie modifiche alla proprietà che prese il nome di Villa Giulia. La proprietà passò successivamente alla Famiglia De Gregorio principi di Sant'Elia.

GIUSEPPE Cattaneo fu prelato del Real Tesoro di S. Gennaro.

-odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


  • 2 settimane dopo...

sono un collezionista di monete napoletane che cosa mi consigliate ?

Ciao sasy, cosa ti consigliamo? Di frequentare il forum Lamoneta (se ti interessano le monete napoletane allora tieni d'occhio questa sezione), frequenta mercatini, siti di aste e siti internet culturali sulla numismatica. Quando avrai quesiti da proporci allora scrivi, scrivi, scrivi, e non ti preoccupare. Anche io non ho capito il senso della domanda ma spero di averti indirizzato sulla strada giusta. A presto. :hi:

Link al commento
Condividi su altri siti


Ritengo di fare cosa gradita

postando lo stemma del Regno delle Due Sicilie introdotto con regio decreto del 16 dicembre 1816.

C'è da dire che lo stemma sulla moneta all'ultimo post(120 Grana 1816)è meno complesso rispetto a quello postato quì e spiegato.

2ibfeau.jpg

2dty72h.png

  1. Casato dei Farnese
  2. Casato degli Asburgo
  3. Casato dell'antica Borgogna
  4. Casato di Castiglia e Leon
  5. Armi d'Aragona
  6. Armi d'Aragona e Svevia
  7. Casato dei Medici
  8. Armi del Portogallo
  9. Armi d'Austria
  10. Armi dei Borbone-Angiò
  11. Casato della moderna Borgogna
  12. Casato dei Farnese
  13. Casato di Borgogna antica
  14. Casato dei Farnesi
  15. Casato dell'antica Borgogna
  16. Casato delle Fiandre
  17. Casato del Tirolo
  18. Casato di Brabante
  19. Casato antico degli Angiò
  20. Armi del Regno di Gerusalemme
  21. Casato di Granada
  22. Ordine di Santo Spirito
  23. Real Ordine di San Gennaro
  24. Reale e distinto Ordine spagnolo di Carlo III
  25. RealOrdine di S.Ferdinando e del merito
  26. Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio
  27. Ordine del Toson d'oro

--Salutoni

-odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


Grazie rex

per la segnalazione riguardante l'articolo di Francesco e il Bollettino del Circolo Napoletano riguardanti lo stemma del Regno di Sicilia che ho postato.

Come dice Francesco,tenendo presente la ripartizione numerica dello stemma da me postato,al n°20 non vi sono le armi di Gerusalemme sullo stemma del 120 Grana 1816 da me postato,ma un unica croce attinente al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

--odjob

Link al commento
Condividi su altri siti


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.