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Inviato

Salute a voi

il link postato non apre alla pagina che ci interessa e così vi incollo quanto segue:

TECNOLOGIA & SCIENZA Consente la pubblicazione di un'opera intera. Musiche o immagini

"a bassa risoluzione o degradate". Ma solo su siti senza scopo di lucro

Copyright su internet, quel comma

che ha fatto infuriare la blogosfera

Folena spiega: "E' un equivoco. E' il primo spazio online libero

dalle pastoie del vecchio diritto d'autore". E qualcuno ci ripensa

di ALESSANDRO LONGO

È STATA modificata la legge sul diritto d'autore, a fine dicembre, con l'aggiunta di un comma ad hoc per internet: lo scopo è migliorare la divulgazione della cultura online. Un piccolo passo avanti per adattare la vetusta legge sul diritto d'autore alla realtà del web.

Si sa che il primo comma, già esistente, dell'articolo 70 della legge sul diritto d'autore permette solo di citare parti di un'opera coperta da copyright, allo scopo di commento. È un articolo molto stringente, che si adatta alla realtà della carta stampata; ma, come ha spiegato Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura alla Camera (che ha elaborato la modifica), è obsoleto ai tempi di internet, alla luce cioè delle esigenze di fare divulgazione e cultura da parte di enciclopedie libere come Wikipedia e dei blog. Il nuovo comma aggiunge quindi una possibilità: la pubblicazione dell'intera opera, purché si tratti di musiche o immagini "a bassa risoluzione o degradate" e lo scopo sia "per uso didattico o scientifico", comunque senza lucro.

Da qui sono scoppiate polemiche, capeggiate dall'ormai onnipresente Beppe Grillo, tramite il proprio blog e si sono moltiplicate sui forum e blog; critici anche alcuni esperti di diritto in internet, come Manlio Cammarata. Tutti contro la clausola che impone una pubblicazione in qualità degradata: secondo loro, questo significa limitare le possibilità di pubblicazione online. Insomma, proprio l'opposto rispetto ai fini del nuovo comma, come si è affrettato a spiegare Folena, in una nota in cui lo commenta.

Secondo Folena c'è stato quindi un equivoco, perché per immagini e musica di qualità degradata si intende semplicemente "una qualità non paragonabile a quella di un cd, ma comunque ascoltabile. O un'immagine con dimensioni non utili alla riproduzione a stampa (quindi praticamente tutte le immagini del web)", spiega Folena.

"Abbiamo voluto questo comma- aggiunge- per creare un primo spazio libero online dalle pastoie del vecchio diritto d'autore. L'abbiamo fatto tenendo conto delle migliaia di professori che hanno ricevuto multe e ingiunzioni, dalla Siae, per avere pubblicato opere a scopo didattico sui propri siti. Grazie a questo nuovo comma, potranno farlo senza rischiare più niente". Secondo il nuovo comma, spetterà poi a un decreto (futuro) del Ministro per i beni e le attività culturali stabilire in particolare secondo quali criteri si definisce degradata un'opera.

Le polemiche, dopo questo chiarimento, di fatto si stanno già sgonfiando. Daniele Minotti, avvocato tra i massimi esperti di diritto e nuove tecnologie, riconosce sul proprio blog che Folena ha ragione, e che "un passo avanti, ancorché nel compromesso, c'è. Penso sia fuori discussione e scusate la presunzione", scrive.

Il lavoro da fare, sul fronte della divulgazione della cultura in internet, è tuttavia ancora molto. Su internet impazzano da mesi le polemiche contro il decreto Urbani (voluto dal precedente governo e ancora in vigore), che tra le altre cose impedisce ai siti di pubblicare immagini di opere presenti in musei italiani. Wikipedia è stata quindi costretta a rimuoverle dal proprio sito. A riguardo, contro questo stato di cose, c'è stata a ottobre un'interrogazione parlamentare del socialista Franco Grillini, al ministro dei Beni Culturali. "Nel 2008 modificheremo anche questa stortura: stiamo per avviare l'iter", annuncia Folena a Repubblica.it.

(11 gennaio 2008)

--Salutoni

-odjob


Inviato

Salute a voi

oggi ero in cerca di un'altra moneta,quando è "saltata fuori"questa:

Napoli

Carlo d’Absburgo re di Spagna, delle due Sicilie etc. 1516-1554, V come imperatore del S.R.I. dal 1519

2 scudi o doppia (1542). AV

D/ CAROLVS·V·ROM·IMPE· Busto radiato, drappeggiato, e corazzato a d.; dietro, IBR in nesso.

R/ MAGNA·OPERA·DOMINI La Pace, stante a s., tiene nella mano s. una cornucopia e nella d. una face con cui dà fuoco ad un libro e ad un mucchio d’armi. CNI.31. Pannuti-Riccio 5. Friedberg 831.

Questa bella moneta fu coniata nel 1542, in ricordo del perdono accordato da Carlo V ai Napoletani, che si erano ribellati ad un editto del Vicerè, il duca di Toledo, che intendeva introdurre nel regno il Tribunale dell' Inquisizione. La sollevazione evitó per la seconda volta ai Napoletani l' onta di questa odiato e temuto organo, ma costó loro mezzo milione di scudi pretesi da Carlo V come risarcimento. Questo pagamento era quasi pari al primo di mezzo milione di ducati che i Napoletani avevano già corrisposto a Ferdinando il Cattolico, affinchè a Napoli fosse risparmiata l' introduzione di questo Tribunale, presente ormai in tutti i territori spagnoli. Il primo fu effettuato solo dalla nobiltà napoletana, mentre al secondo pagamento parteciparono anche il popolo e la borghesia.

foto e descrizione da asta n°35 di Numismatica Ars Classica del 2/12/2006

--Salutoni

-odjob

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Inviato

Ciao, ho in file un esemplare simile a quello da te postato. :)

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Inviato (modificato)

Recto:

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Modificato da william

Inviato

Ciao william

ti ringrazio per il contributo fotografico dato a questa discussione.

Invito anche altri utenti collezionisti ed appassionati delle monete del Regno di Napoli a contribuire a questa discussione.

--Salutoni

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Inviato

Bè, visto che siamo in tema posto un bel pezzo da 8 R, credo del messico

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Inviato

E visto che ci siamo posto una doppia d'oro di Milano di Filippo II del 1592

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Inviato

E per ultimo un ducato d'oro di Alfonso II per Napoli

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Inviato
E per ultimo un ducato d'oro di Alfonso II per Napoli

306056[/snapback]

non me ne intendo, ma a me pare più ferrante, non il figlio... <_<


Inviato

Salute a te niko

al R/ del Ducato di Alfonso II vi è scritto ALFONSVS

riferimento:PANNUTI E RICCIO 1

Per questa moneta venne impiegato il conio del Ducato del padre di Alfonso,Ferdinando I

--Salutoni

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Inviato

Quest'oggi ero in cerca delle foto del 120 Grana 1816 con stemma rotondo ma ho trovato questa :

Napoli

Ferdinando IV di Borbone (1759-1825). Terzo periodo (1815-1816).

Piastra 1816. Reimpressa. AR

D/ FERD.IV.D.G.VTR.SIC.ET.HIER.REX Busto corazzato, a d.; sotto, R·1816· R/ HISPANIARVM ·INFANS Stemma coronato tra due steli di spighe di grano; nel giro, in basso a d., G.120 Sul taglio, in incuso, PROVIDENTIA OPTIMI PRINCIPIS. CNI 9 var. Pannuti-Riccio 4. Pagani 70c. Davenport 168.

Foto e descrizione da asta n°35 di Numismatica Ars Classica lotto n°296

--Salutoni

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Inviato

La moneta del Regno Di Napoli di oggi è:

Napoli

Ferdinando I d’Aragona (1458-1494). Mezzo carlino, prima emissione 1458-1462. AR

D/X FERDINANDVS • D • G • R • SICILIE • C Il re coronato seduto di fronte tra due protomi di leone, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra protesa il globo crucigero.

R/ X IVSTICIA • E • FORTITVDO • MEA Campo inquartato in diagonale con i pali di Aragona e due croci potenziate. CNI 3 var. (Reggio Calabria). Pannuti Riccio –. M. Pannuti, Bollettino di Numismatica 20, pagg. 99-100. MEC 14, pag. 364. Crusafont 665 (Reggio Calabria).

Ex NAC asta 16, 1999, 1013. Moneta estremamente rara, uno dei migliori esemplari dei pochissimi apparsi sul mercato in questo secolo. Michele Pannuti, nell’interessante articolo "Due monete aragonesi da restistuire alla zecca di Napoli" apparso nel Bollettino di Numismatica N. °20, pp. 99-100, Roma 1993, ha inoppugnabilmente confutato l‘attribuzione di questa moneta alla fantomatica zecca aragonese di Reggio, della quale anche il Corpus, peraltro, mette in dubbio l’esistenza. Il noto studioso, invece, sulla base di stringenti argomentazioni stilistiche ed epigrafiche attribuisce la moneta alla zecca di Napoli per l’identità del diritto con i carlini ("ferrantini") battuti a Napoli, collocandola cronologicamente ai primissimi anni del Regno di Ferrante. Condividiamo in pieno la tesi del noto studioso, alla quale aderisce totalmente anche Grierson in MEC 14.

foto e descrizione dalla Trentaduesima asta di Numismatica Ars Classica lotto n°79

--Salutoni

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Inviato

Salute a voi

il Mezzo Carlino di Ferdinando I D'Aragona, di cui sopra ,per la cronaca,da un prezzo a base d'asta di 5000 Franchi svizzeri è stato aggiudicato a 4750 Franchi il23 gennaio 2006

--Salutoni

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Inviato

Non particolarmente bella, ma sicuramente rara e discussa moneta.

(sarà che ho un debole per le aragonesi) :D


Inviato

L'altra sera, in chat,un utente mi ha proposto questa moneta in visione ed io la posto quì.La foto e descrizione riguardano quelle dell'asta n°32 di Numismatica Ars Classica ed il lotto è il n°85:

Napoli

Alfonso II d’Aragona (1495-1496). Mezzo carlino.

D/ALFON : II : VICTOR • ET LIBER • Impresa araldica con nastro iscritto, E – VAE –R.

R/ CONCORDIAE • • • Volatile stante a sinistra su linea d’esergo.

Apparentemente unico e inedito.

Per l’attribuzione di questo mezzo carlino alla zecca di Napoli gli esperti della NAC si sono avvalsi della consulenza del Prof. Philipp Grierson, emerito studioso e grande esperto di numismatica medioevale italiana. Egli condivise appieno la loro assegnazione in quanto il nome, lo stile delle lettere e la successione degli anelletti della leggenda sono tutti caratteristici della zecca di Napoli. Aggiunge inoltre che l’assenza del titolo reale e il motivo delle leggende fanno pensare che si tratti di coniazione accessoria ad un’emissione per l’incoronazione, da distribuire tra coloro che presero parte alla cerimonia. Il titolo Victor et Liberator si riferirebbe ai suoi precedenti successi militari (come Duca di Calabria liberò Otranto dai turchi), e Concordiae una allusione alle sue speranze per il futuro. Il prof. Grierson presume che per la scritta al diritto possa trattarsi di un’impresa araldica immediatamente riconoscibile dai frequentatori di corte e da un numero non molto vasto di sudditi, ma per quante ricerche abbia fatto, non è riuscito a trovare nulla di simile. In ultima ipotesi potrebbe essere una delle numerose insegne dell’Ordine dell’Armellino. Quale che sia la spiegazione, spetterà agli studiosi risolvere questo interessante enigma.

--Salutoni

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Inviato

Sempre dall'asta n°32 di Numismatica Ars Classica ho trovato questa rara moneta napoletana lotto n°97 ,e l'ho scelta per la moneta del Regno di Napoli del giorno:

Napoli

Filippo IV re di Spagna (1621-1665). Ducato 1622. AR

D/PHILIPPVS • IIII • DEI • GRAZ • Busto giovanile radiato, corazzato e drappeggiato, a destra; gorgona ad ornamento della lorica. Nel campo a sinistra, MC C (Michele Cavo e Costantino di Costanzo, rispettivamente maestri di zecca e di prova). Sotto, nel giro, •1622•

R/ HISP • VTRIVSQ • SICILIE • RX • Stemma coronato entro cartella a forma di cuore ornata a cartocci. Asse a 170°. CNI 37 var. Cagiati tipo C. Pannuti Riccio 14 (R/4). Davenport 4043.

Una variante apparentemente inedita di una emissione della più grande rarità.

Lievissima traccia di doppia battitura

Filippo IV a soli sedici anni si trovò ad essere il sovrano di domini immensi per estensione e popolazione, purtroppo il suo carattere rispecchiava l'indecisa personalità paterna. Dimostrò abulia nella condotta degli affari di Stato e travagliato dagli intrighi di corte delegò pienamente il potere al Duca di Olivares fino al 1643 e poi a don Luigi de Haro. Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia di Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo. Il suo regno fu segnato da cruente guerre e cocenti sconfitte tra cui vale la pena ricordare quelle che portarono all’ indipendenza del Portogallo nel 1640 e a quella, dopo la pace di Westfalia del 1648, delle Province Unite. Le continue vessazioni che oppressero i napoletani durante questo regno culminarono nel 1647 con la rivolta capeggiata da Masaniello. La vera causa di questa rivoluzione non fu, come comunemente accettato, l’introduzione della nuova gabella sulla frutta, ma la cattiva situazione della moneta circolante che, continuamente adulterata nel titolo e nel peso dalle autorità spagnole, veniva immessa in circolazione ma non accettata per il pagamento delle imposte, che venivano riscosse in ragione del peso e non dell’impronta. Va specificato che la moneta realmente circolante a Napoli era: per il popolo quasi esclusivamente il mezzo carlino (zanetta) e per la borghesia il carlino e il doppio carlino, infatti l’unica emissione di questo regno dello scudo in buon argento è quella del 1622, conosciuta in pochissimi esemplari e che ci fa pensare a una coniazione limitatissima.

ATTENZIONE::faccio notare che ,i responsabili della NAC, addetti alla classificazione di questa moneta hanno commesso un'errore,in quanto scrivono che al D/vi è inciso nella leggenda PHILIPPVS • IIII • DEI • GRA e la Z la interpretano TL e poi scrivono ,nella storia di cui sopra: Non abbiamo trovato riscontro alla presenza delle lettere TL (?) in nesso poste sotto il busto del sovrano, nel giro della leggenda del diritto di questo rarissimo ducato. In tutti documenti da noi consultati non siamo riusciti a trovare traccia di un ufficiale della zecca le cui iniziali corrispondessero alle lettere suddette. Allo stato attuale delle nostre conoscenze l’esemplare va pertanto considerato inedito

Nella classificazione che vi ho dato ho aggiunto la lettera Z a GRA al D/

--mi farebbe piacere se postaste altri ducati del 1622

-Salutoni

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Inviato

Il Ducato di Filippo IV precedentemente postato con caratteristiche AR 29,41 g. – ø 41,9 mm. è stato aggiudicato ,da un prezzo a base d'asta di 40.000 Franchi svizzeri a 38.000 Franchi.

--Salutoni

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Inviato

Dall'asta 35 di Numismatica Ars Classica (lotto 197)sono state tratte la foto e la descrizione della moneta che vi posto quest'oggi:

Napoli

Filippo IV di Spagna (1621-1665).

Scudo 1642. AV

D/PHILIPPVS IIII D G REX Busto adulto barbuto e corazzato, a s., con colletto rigido e Collare del Toson d’Oro; dietro, GAC/N (Giovanni Andrea Cavo, maestro di zecca e Germano De Novellis, maestro di prova) e davanti, S. Sotto, 1642

R/ SICILIAE - HIERVSAL Stemma coronato. CNI 1022 var. Pannuti-Riccio manca. Friedberg 841.

Filippo IV (Felipe IV in spagnolo) (Valladolid, 8 aprile 1605 - Madrid 17 settembre 1665) fu re di Spagna dal 1621 fino alla morte, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli, nonché re del Portogallo e di Algarve (come Filippo III; in portoghese Filipe III) fino al 1640. Era il maggiore dei figli di Filippo III e di Margherita d'Austria. Era spesso indicato come il "Re Pianeta"

Filippo IV ebbe l'abitudine di condividere la gestione dello stato con i validos tra cui spicca Gaspar de Guzmán (meglio conosciuto come il conte-duca di Olivares), il quale realizzò una energica politica in materia di affari esteri, finalizzata al mantenimento dell'egemonia spagnola in Europa. Piuttosto importante fu anche il secondo valido, Luis Méndez de Haro, nipote di Olivares.

Il regno di Filippo IV, poco movimentato all'inizio, finì per essere caratterizzato da una decadenza politica e militare, tanto che egli fu a lungo ritenuto responsabile del declino spagnolo, che fu piuttosto dovuto a cause organiche assai fuori dalla portata dei singoli attori. Certamente Filippo IV dimostrò maggiore determinazione ed energia (tanto fisica quanto mentale) del diffidente padre. Di lui ci restano poi le traduzioni manoscritte di alcuni testi di politica di Guicciardini. Gli era infine riconosciuta una certa destrezza come cavallerizzo e come cacciatore.

Dopo la morte di Filippo III nel 1621, dovuta ad una febbre contratta nel 1619, sulla via del ritorno da un viaggio in Portogallo, dove il figlio era stato designato come successore alla corona portoghese, il nuovo re scelse Olivares come valido. Filippo aveva solo sedici anni in quel momento e per questo decise di procurarsi una guida nella difficile conduzione dell'immenso regno. Olivares era, del resto, decisamente più onesto e capace del predecessore duca di Lerma. Raggiunta la maggiore età, a Filippo mancò la necessaria fiducia nei propri mezzi per liberarsi dell'influenza del valido, il quale lo spinse ad intrattenersi in faccende frivole. Nel 1643, quando il disastro era ormai inevitabile e a Olivares toccò dimettersi, Filippo non era più in grado di mettere mano alla pericolosa situazione del regno multinazionale peggio organizzato d'Europa. Dopo un breve tentativo in questa direzione, affondò di nuovo nell'indolenza e lasciò ad altri il compito di governare.

Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia dell’Imperatore Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo (futuro Carlo II).

--Salutoni

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Inviato

Salute a voi

dall'asta n°30 della casa d'aste Numismatica Ars Classica mi interessa mostrarvi questa moneta napoletana presentata al lotto n°659:

REGNO DI NAPOLI

NAPOLI

Filippo II (1556-1598) II Periodo come Re di Napoli e Re di Spagna. Ducato 1572. AR

D/ PHILIP. REX . ARAGON. VTRIVS. SICI. , busto con testa nuda a destra con barba e baffi, corazza e manto. Nel campo dietro al collo GR (Germano Ravaschiero) e sotto VP (Vincenzo Porzio) Maestri di Zecca. Sotto il busto 1572 e un leone come contrassegno.

R/ nel campo in serto di due rami di alloro con bacche legati alla base, nel cerchio interno in quattro righe HIL - ARITAS – VNIVER – SA

CNI 850. Pannuti Riccio 12 (R3). Davenport 8317.

Molto Rara

Dall’anno precedente compare la data di coniazione sulle monete coniate a Napoli. Filippo II in questa moneta ostenta i titoli di re d’Aragona e delle Due Sicilie.

-La moneta ,come si può notare,differisce dagli altri ducati della stessa tipologia poichè al R/ ha il serto di rami di allorofra due cerchi perlinati

Filippo II di Spagna (in spagnolo: Felipe II) (Valladolid, 21 maggio 1527 - El Escorial, Madrid, 13 settembre 1598), il primo Re di Spagna intesa come l'intera penisola iberica (r. 1556-1598), re di Napoli (r. 1554-1558), e diciottesimo re del Portogallo e Algarve, come Filippo I (in portoghese: Filipe I) (r. 1580-1598), nacque a Valladolid, erede manifesto ed unico figlio legittimo dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, e della regina consorte Isabella del Portogallo.

Non ancora re, il suo primo matrimonio (1543) fu con sua cugina, la principessa Maria Emanuela del Portogallo, che gli diede un figlio, Don Carlos di Spagna (1545-1568). In seguito alla morte della consorte Maria nel 1545, strinse un'alleanza con l'Inghilterra sposando nel 1554 la cattolica Regina Maria I d'Inghilterra (detta la "Cattolica" o la "Sanguinaria"), della casata Tudor, che morì poco dopo, nel 1558. Il matrimonio fu impopolare tra i suoi sudditi e fu una mossa puramente politica. Il 16 gennaio 1556, Filippo salì al trono di Spagna per abdicazione del padre, ma non si trasferì in Spagna fino alla morte di questi, due anni dopo.

Filippo II, proclamatosi leader della Riforma Cattolica, assunse il trono ereditando enormi risorse: da suo padre i domini degli Asburgo in Spagna, Italia e Borgogna, comprendenti la Castiglia, l'Aragona, la Sardegna, i Paesi Bassi, la Franca Contea, Napoli, la Sicilia, il ducato di Milano e le colonie nell'America latina, che erano molto più redditizie dell'impero del padre in Germania.

Nei suoi 42 anni di regno, regnò la pace per un totale di 6 mesi. La morte di Carlo V inoltre divise i territori degli Asburgo, liberando Filippo dall'impegno di governare gli instabili domini tedeschi, che sarebbero stati successivamente conquistati dal ramo austriaco della famiglia.

Il regno di Filippo fu forse l'acme della potenza spagnola in Europa. Dopo la morte di Solimano il Magnifico nel 1566, l'avanzata turca sul Mediterraneo continuò nel 1570 con la cattura da parte loro dell'isola veneziana di Cipro — l'ultimo avamposto cristiano nella regione. Il Papa e l'Europa cristiana sollecitarono Filippo, al massimo della sua potenza, a fermare l'avanzata ottomana. Filippo formò una Lega Santa per contrastare il potere navale sul Mediterraneo dell'Impero ottomano. Le navi da guerra spagnole e veneziane, rinforzate da volontari accorsi da tutta Europa, sconfissero duramente i Turchi nella Battaglia di Lepanto, combattuta il 7 Ottobre 1571. Quest'impresa rilanciò il ruolo della Spagna come potenza europea e del suo sovrano come guida della Riforma cattolica, oltre a sfatare il mito dell'invincibilità della potenza turca e riportare entusiasmo e fiducia tra i cattolici.

Dopo la morte di sua moglie, Maria Tudor nel 1558, senza l'arrivo di un figlio, Filippo si mostrò dapprima interessato a sposare la sorella minore, la protestante regina Elisabetta I d'Inghilterra, tuttavia il recente matrimonio di Maria Stuarda con Francesco II lo portò a ritrattare le sue intenzioni, in quanto se avesse eccepito la discendenza di Elisabetta avrebbe sì privato la corona inglese del regno di una protestante, confermando dunque la sua posizione di paladino della controriforma, ma avrebbe permesso poi di divenire regina a Maria Stuart che in quel momento si trovava ad essere moglie del re di Francia e sovrana di Scozia. Filippo credeva che suo figlio Don Carlos avesse cospirato contro di lui; così lo imprigionò. Quando poco dopo suo figlio morì, i suoi nemici accusarono Filippo di aver ordinato l'esecuzione del suo stesso figlio. Non ci sono prove determinanti, e le circostanze della morte di Don Carlos sono rimaste controverse.

Nel 1559 la sessantennale guerra con la Francia si concluse con la firma della Pace di Cateau-Cambrésis. Fece parte del processo di pace il terzo matrimonio di Filippo con la principessa Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II di Francia, che in effetti era stata precedentemente promessa a suo figlio Don Carlos. Elisabetta (1545-1568), diede alla luce due figlie, ma nessun figlio. La sua quarta moglie, Anna d'Austria, figlia di Massimiliano II, gli diede un erede, Filippo III.

Durante il regno di Filippo II fu fondata nell'America settentrionale la colonia della Florida.

Ma il suo regno fu tormentato da problemi finanziari e minacciate invasioni da parte musulmana, come anche dal conflitto con l'Inghilterra e la rivolta dei Paesi Bassi. Inoltre Filippo dovette affrontare delle ribellioni contro il suo governo nella stessa Spagna, soprattutto la rivolta dei Moriscos ( discendenti di quei musulmani convertiti con la forza al cattolicesimo durante la guerra della "Reconquista" portata avanti dai re cattolici, Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, e terminata nel 1492 con la vittoria di Granada ). I Moriscos, che all'epoca erano circa 200.000, dislocati nella bassa Castiglia, erano fonte di preoccupazione per Filippo II che temeva eventuali alleanze con i berberi che abitavano nelle vicine coste del nord Africa. Iniziò una dura repressione dichiarando fuorilegge perfino la lingua araba e provocando una vera e propria diaspora. L'impegno prodotto in queste azioni fu il motivo del ritardo con cui il sovrano accettò di entrare a far parte della Lega Santa tanto auspicata da papa Pio V per frenare l'avanzata turca.

Si dovette anche occupare della rivolta dell'Aragona in seguito alla vicenda di Antonio Perez, che Filippo cercò di arrestare attraverso l'Inquisizione, violando i diritti tradizionali (fueros) dell'Aragona.

La situazione difficile della Spagna nei Paesi Bassi a causa della loro rivolta, la sconfitta della sua Invincibile Armata nel 1588, e lo sforzo economico di condurre così tante guerre con una insufficiente base tassabile avrebbe portato al collasso dell'egemonia spagnola alla morte di Filippo nel 1598. Nelle diciassette province dei Paesi Bassi, Filippo continuò la forte pressione fiscale esercitata dai tempi di Carlo V. Come questi, Filippo continuò ad escludere l'aristocrazia locale dall'amministrazione locale, preferendo una Consulta di nobili castigliani, mantenendo un esercito di occupazione ed una Inquisizione locale per fermare l'avanzata del Calvinismo.

In seguito alla rivolta calvinista del 1566, Filippo si impegnò per eliminare il tradimento e l'eresia. Imponendo una nuova tassa sulle entrate di circa il 10% per le spese militari, la decima, fece solo peggiorare la situazione dei Paesi Bassi. Di nuovo, la regione si ribellò apertamente nel 1568 sotto la guida di Guglielmo I d'Orange, principe di Nassau, detto il Taciturno. Egli fu sconfitto dalla brutale reazione spagnola capitanata dal Duca d'Alba, che convocò il Consiglio dei torbidi (o Consiglio del sangue, come sarebbe stato conosciuto in seguito), per condannare a morte migliaia di persone e confiscarne le terre. Ma dopo la pace di Gand nel 1576, le truppe spagnole, poco nutrite e poco pagate, precedentemente considerate invincibili, specialmente dopo la felice campagna contro gli Ottomani, si ribellarono. I calvinisti olandesi dichiararono che i soldati spagnoli dovevano essere espulsi e che loro avrebbero dovuto governarsi con i propri Stati Generali. Ma gli spagnoli sfruttarono le differenze religiose, culturali e linguistiche tra le province settentrionali e meridionali, aizzando i nobili locali uno contro l'altro e riconquistando le province meridionali. Sicure dietro la protezione del delta del Reno, le province settentrionali dei Paesi Bassi si organizzarono come le Province Unite.

A parte le perdite per il fallimento di alcune imprese oltremare, la politica interna di Filippo II accelerò il declino economico della Spagna. Troppo potere era concentrato nelle mani di Filippo. A differenza dell'Inghilterra, la Spagna era governata da numerose assemblee: le Cortes della Castiglia, assieme all'assemblea della Navarra e le tre assemblee regionali dell'Aragona. Invece la Francia era divisa in Stati regionali, ma aveva un'unica assemblea degli Stati Generali. La mancanza di un'assemblea principale portò ad un eccesso di potere sulle spalle di Filippo. L'autorità era esercitata da agenti designati dalla corona e i viceré seguivano le istruzioni del sovrano. Filippo, un amministratore maniacale nel dettaglio, presiedeva a Consigli specializzati per gli affari di Stato, per la finanza, la guerra, e l'Inquisizione. Mai fiducioso verso i propri funzionari, Filippo li fece controllare l'un l'altro, costruendo una burocrazia macchinosa e inefficiente, a volte a danno dello Stato (come nella vicenda di Antonio Perez). Le proposte di trasferire la capitale a Lisbona dalla fortezza castigliana di Madrid — la nuova capitale in cui Filippo si era trasferito da Valladolid — avrebbero forse permesso un certo grado di decentralizzazione, ma Filippo si oppose fermamente a tali richieste.

Il regime di Filippo contrastò nettamente l'agricoltura e favorì l'allevamento di pecore, costringendo la Spagna ad importare enormi quantità di grano e altro cibo dal 1565 circa. Dominando un sistema di classi rigido e conservatore, la Chiesa e l'alta noblità erano esenti dalle imposte (logico, data la loro mancanza di potere parlamentare) mentre la pressione fiscale ricadeva sproporzionatamente sulle classi impegnate nel commercio, nell'artigianato e nella manifattura.

A causa dell'inefficienza della burocrazia spagnola, anche l'attività produttiva era ostacolata dai provvedimenti del governo. L'espulsione degli Ebrei (poi detti "Sefarditi") e dei Mori dalla Spagna privò questa di banchieri e di esperti artigiani.

Anche se l'inflazione del sedicesimo secolo a livello europeo è un fenomeno vasto e complesso, il flusso di metalli preziosi dalle Americhe contribuì a quella che sarebbe stata chiamata "Rivoluzione dei prezzi". Sotto il regno di Filippo, la Spagna vide aumentare i prezzi del 500%. A causa dell'inflazione e del grande carico fiscale sui manifatturieri spagnoli, le ricchezze della Spagna furono scialacquate dalla ricca aristocrazia su beni importati, e da Filippo nelle sue guerre. Solo i proventi dell'impero coloniale nelle Americhe manteneva la Spagna a galla, nonostante portasse inflazione, prima della prima bancarotta del 1557, a causa dei crescenti costi delle campagne militari. La base tassabile spagnola, dipendente dalle entrate provenienti dalla Castiglia e dai Paesi Bassi, era troppo piccola per supportare le avventure oltremare di Filippo. Egli si appoggiò così sempre più sui prestiti di banchieri, soprattutto di Genova e di Augusta. Alla fine del suo regno, i pagamenti degli interessi di questi prestiti si portavano via da soli il 40% delle entrate del Regno.

Nel frattempo, Filippo annesse il Regno del Portogallo, e il successo della colonizzazione in America rafforzò la sua posizione economica, permettendogli una maggiore aggressività verso i suoi nemici. Nel 1580 il ramo regnante della famiglia reale portoghese morì in tutti i suoi elementi durante una disastrosa campagna militare in Marocco, dando a Filippo il pretesto per rivendicare il trono attraverso sua madre, che era una principessa portoghese. Quando Lisbona rifiutò il suo reclamo egli ne organizzò l'assorbimento, invadendo, annettendo, e salendo al trono, che sarebbe stato occupato dalla Spagna per 60 anni. Filippo pronunciò una sentenza famosa sulla sua occupazione del trono portoghese: "ho ereditato, ho comprato, ho conquistato", una variazione del "Veni, vidi, vici" di Cesare. In questo modo Filippo aggiunse ai suoi possedimenti un vasto impero coloniale in Africa, Brasile, e nelle Indie Orientali, portando un nuovo flusso d'oro a Madrid. Nella conquista del Portogallo comunque, Filippo mostrò tatto, tagliandosi la barba e vestendo alla maniera Portoghese, e governando da Lisbona per i due anni seguenti, mantenendo i privilegi e i fueros portoghesi.

Dopo la morte della cattolica Maria Tudor, moglie di Filippo, il trono d'Inghilterra era andato ad Elisabetta, la figlia protestante di Enrico VIII. Ma per la loro avversione al divorzio, questa unione era considerata illegale dai cattolici inglesi, che invece reclamavano il trono per Maria I di Scozia, discendente cattolica di Enrico VII.

L'esecuzione di Maria nel 1587 diede a Filippo il pretesto per un'invasione dell'isola. Filippo allestì così la famosa Invincibile Armata, con centotrenta galeoni e trentamila uomini a bordo. Nonostante l'imponenza della flotta spagnola, il cosiddetto "Vento protestante" distrusse le speranze di Filippo, permettendo alla piccola e agile flotta inglese di tartassare i pesanti galeoni spagnoli. Filippo allestì altre due armate, entrambe senza successo, e questa particolare guerra tra Spagna e Inghilterra arrivò ad uno stallo, fino alla morte dei due sovrani.

La disfatta dell'Invincibile Armata comportò anche il successo della ribellione dei Paesi Bassi. Filippo, malato per i restanti dieci anni della sua vita, lasciò la Spagna arretrata rispetto ai suoi vicini dell'Europa occidentale.

Tra il 1590 e il 1598 fu ancora in guerra contro il Re ugonotto Enrico IV di Francia, alleandosi con il Papa e il duca di Guisa nella Lega Cattolica durante le Guerre di religione in Francia. L'intervento di Filippo (con l'invio di Alessandro Farnese, Duca di Parma per spezzare l'assedio di Parigi nel 1590, e ancora a Rouen nel 1592), per supportare la fazione Cattolica, anche se produsse vittorie militari, fu disastrosa sul fronte olandese, permettendo ai ribelli di riorganizzarsi e rinforzare le difese. Enrico IV di Francia fu inoltre abile ad identificare la fazione cattolica con un nemico straniero (Filippo e la Spagna) danneggiando la causa cattolica in Francia.

Alla fine del secolo, il regno di Filippo era un fallimento pressoché completo, con i Paesi Bassi liberi e i progetti spagnoli sull'Inghilterra compromessi. Alla sua morte, l'annessione del Portogallo rimase uno dei suoi maggiori successi, destinata a durare ancora per un po'. Così, nonostante la grandissima disponibilità di metalli dall'America e l'annessione del Portogallo, e il supporto derivante dal progetto di Controriforma, il governo di Filippo risultò devastante per la Spagna.

Mentre la Spagna correva incontro al disastro, la letteratura conosceva un'età d'oro, da dispetto della censura. In seguito alla sconfitta dell'Invincibile Armata, l'arte spagnola divenne oscura e pessimistica. La più brillante manifestazione di questo è il Don Chisciotte di Miguel Cervantes, che è forse una rappresentazione satirica delle "imprese" spagnole in Inghilterra e nei Paesi Bassi.

Filippo fece bancarotta nel 1596. Morì nel 1598 e gli successe suo figlio, il Re Filippo III. I nemici di Filippo (generalmente propagandisti protestanti), crearono la Leggenda nera di Spagna rappresentando Filippo II come un tiranno assetato di sangue, tra le altre cose. Questo punto di vista è stato sconfessato recentemente dagli storici.

--Salutoni

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Inviato

La moneta che posto quest'oggi é:

Napoli

Carlo II(1674-1700)

GRANO 1679 Cu

D/Busto del Sovrano a destra e dietro lettere AC A

R/Stemma coronato

riferimento:Pannuti e Riccio 54 Varesi "Civitas Neapolis"390-395

Vi sono grani,di questo Sovrano, coniati al martello o al bilanciere:quelli coniati al martello hanno un flan irregolare con coni affatto precisi,mentre,al contrario,quelli coniati al bilanciere hanno un flan tondo,il conio è preciso e ben distribuito sulla moneta e sono le ultime emissioni,che vanno dal 1680 in poi.

Carlo II di Spagna (Carlos Segundo) (Madrid, 6 novembre 1661 - Madrid, 1 novembre 1700), della famiglia degli Asburgo, fu re di Spagna e dell'impero d'oltremare di Spagna, e, come Carlo V fu re di Napoli e Sicilia, e dei restanti dominii spagnoli in Italia.

Carlo era l'unico figlio maschio sopravvissuto di Filippo IV d'Asburgo e della sua seconda moglie Marianna d'Austria. La sua nascita era stata accolta con gioia per i timori legati alla successione al trono spagnolo, dopo la morte del precedente erede, unico figlio maschio del re, Baltasar Carlos, nel 1646, a 17 anni.

Egli era malaticcio e di debole costituzione e la credenza popolare, alla quale egli stesso credette, riteneva che fosse vittima di una maledizione. Questa debolezza derivava, più probabilmente, dalla pratica di matrimoni tra consanguinei all'interno della dinastia degli Asburgo (molto frequente era il matrimonio tra primi cugini o tra zio e nipote), destinata a non disperdere i territori asburgici, ma tutt'altro che vantaggiosa dal punto di vista genetico. La madre di Carlo era figlia della sorella del padre, Maria Anna di Spagna, che fu contemporaneamente zia paterna e nonna materna di Carlo. A questo si aggiungeva che Carlo discendeva per ben 14 volte da Giovanna di Castiglia denominata "Giovanna la Pazza" per la sua infermità mentale.

Successe al padre nel 1665, a soli quattro anni, sotto la reggenza della madre. Il governo fu affidato prima al gesuita Juan Everardo Nidhart, confessore della regina. Don José Juan d'Austria, figlio illegittimo di Filippo IV, si oppose a questo governo e marciò dalla Catalogna su Madrid nel 1669, ottenendone la cacciata. Il governo venne quindi affidato a Fernando de Valenzuela. Nel 1675, terminata la reggenza, Carlo assunse i poteri regali a soli quattordici anni, con Valenzuela come primo ministro. Questi, che si era attirato il malcontento della nobiltà spagnola, venne cacciato nel 1677 da don José Juan che lo sostituì nel governo, mentre la regina madre lasciava la corte. Nel 1679, dopo la morte di don José Juan, divenne primo ministro, al suo posto, il duca di Medinaceli (1680-1685) e quindi il conte di Oropesa (1685-1691).

Sempre nel 1679 Carlo II sposò Maria Luisa d'Orléans, nipote di Luigi XIV di Francia, che morì nel 1689 senza avergli dato figli, e in seconde nozze la capricciosa Maria Anna di Neuburg, che ebbe forte influenza sul re dopo la caduta del primo ministro Oropesa. Attraverso la regina ebbe grande influenza l'arcivescovo di Toledo, il cardinale Luis Fernández de Portocarrero.

Carlo II morì senza eredi nel 1700, nominando successore Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV e di Maria Teresa d'Austria, sorella maggiore di Carlo. L'estinzione della casa di Asburgo di Spagna fu elemento scatenante per la Guerra di Successione Spagnola (1700 - 1714) che vide impegnati i regni rivali di Francia e Austria.

La foto della moneta riguarda il lotto n°2936 dell'asta n°69 di UBS

--Salutoni

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Inviato

parere...

vi invio il link col mio post così potrete comodamente andare sulla moneta in questione

arzigogolato???

cmq non se è napoli o l'aquila... ho qualche dubbio


Inviato

Noto con molto piacere che questa discussione ha avuto molte visite e molte preferenze da parte di molti lamonetiani e questo mi gratifica.

La moneta di oggi è:

NAPOLI

CARLO DI BORBONE(1734-1759)

5 Grana o Mezzo Carlino 1756 AG

D/Busto del Re a destra;attorno CAR D G VTR SIC REX,sotto I A

R/L'Abbondanza che sparge monete;ai lati M M

Il contorno reca trecce in rilievo

PANNUTI E RICCIO 46 CNI 133

Questa piccola moneta è trascurata dai collezionisti di monete napoletane ed oggi voglio renderle l'onore che merita,postandola in questa discussione.

La foto è stata presa dall'asta n°92 della casa d'aste belga JEAN ELSEN & SES FILS SA ,il lotto era il 1196

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Carlo di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 - Madrid, 14 dicembre 1788), figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese duchessa di Parma e Piacenza.

Fu duca di Parma dal 26 febbraio 1731 al 1735 con il nome di Carlo I di Parma, Re di Napoli e Sicilia dal 1735 al 1759 con il semplice nome di Carlo (era Carlo VII secondo l'investitura papale, ma volle, in opposizione a questa, proclamarsi Re "senza numerazione specifica" per marcare una discontinuità sia con il regno angioino che con il precedente Vicereame spagnolo), fu infine Re di Spagna dal 1759 al 1788 con il nome di Carlo III di Spagna. Viene talvolta anche designato erroneamente come Carlo III di Napoli, sebbene questo titolo spetti in realtà al molto precedente Carlo d'Angiò-Durazzo, Re d'Ungheria col nome di Carlo II e Re di Napoli dal 1382 al 1386 col titolo, appunto, di Carlo III di Napoli.

È ricordato principalmente per il suo periodo come Re di Napoli, in quanto fondatore della dinastia borbonica a Napoli e Sicilia e in quanto riuscì a "donare" al regno l'indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera, prima spagnola e poi austriaca.

Carlo di Borbone, già con la nascita risultò essere pretendente da parte di madre (Elisabetta Farnese era nipote di una Medici) ad uno stato italiano che comprendesse il Ducato di Parma e Piacenza ed eventualmente anche i domini dei Medici, in caso di estinzione del ramo diretto.

Elisabetta riuscì a garantire al figlio il Ducato di Parma nel 1732, sotto la tutela della nonna; nel frattempo l'anno precedente Carlo si era dichiarato "gran Principe ereditario" del Granducato di Toscana, essendo ormai certa l'estinzione di Casa Medici, e Gian Gastone de' Medici, ultimo Granduca ancora vivente, ne fu nominato co-tutore.

La sua storia cambiò a causa dell'inizio della Guerra di successione polacca: infatti Elisabetta mise il figlio a capo di un esercito in Italia e lo inviò alla conquista del Regno di Napoli, dal 1707 in mano agli Asburgo.

Il 20 gennaio 1734 Carlo si dichiarò "maggiorenne" (cioè fuori tutela) iniziando così la sua marcia verso Napoli. Da Monterotondo lanciò un proclama di Filippo V ai napoletani e il 10 maggio fece il suo ingresso in città.

Alcuni giorni dopo giunse da Madrid l'atto con cui Filippo V cedeva al figlio tutti i diritti regali sul Regno conquistato. Napoli ebbe così di fatto, dopo oltre due secoli di dominazione straniera, nuovamente un "proprio" Re.

Successivamente, il 25 maggio 1734, Carlo sconfisse definitivamente gli austriaci a Bitonto, conquistò poi la Sicilia e il 2 gennaio 1735 assunse il titolo di Re di Napoli "senza numerazione specifica"; in luglio venne incoronato a Palermo anche Re di Sicilia. Nel frattempo, con decreto dell'8 giugno 1735, provvide ad istituire un nuovo organo con funzioni consultive e giurisdizionali: la Real Camera di Santa Chiara.

La fine della Guerra di successione polacca nel 1738, se da un lato "formalizzò" la conquista dei regni di Napoli e Sicilia, d'altro canto comportò la conquista del Ducato di Parma e della Toscana da parte asburgica (la Toscana passò definitivamente agli Asburgo-Lorena, mentre il Ducato sarebbe stato affidato, con la Pace di Aquisgrana del 1748 (che pose fine alla Guerra di successione austriaca), al fratello minore di Carlo, Filippo, che dava così inizio alla casata dei "Borbone di Parma").

Nel frattempo, a Napoli, Carlo governava mediante un Consiglio di Stato composto da ministri voluti dai genitori, e quindi influenzati da Madrid (tra questi il Conte di Santisteban, il Marchese di Montealegre, Bernardo Tanucci, il Brancaccio).

Durante la Guerra di successione austriaca, Carlo mandò nel 1742 un esercito in Lombardia in aiuto dei franco-spagnoli (dove regnavano gli altri "rami" della famiglia Borbone), ma quando una flotta inglese apparve nel golfo di Napoli minacciando di bombardare la città decise di ritirare il corpo, suscitando le ire di Parigi e Madrid. Poté riscattarsi nel 1744, quando sconfisse un esercito austriaco a Velletri, ponendo fine per sempre alle pretese austriache su Napoli.

Con la fine di questa guerra il Regno iniziò realmente ad essere indipendente a tutti gli effetti. Ciò divenne ancor più chiaro nel 1746, con la morte di Filippo V di Spagna e con la messa in disparte dei ministri maggiormente legati a Madrid.

A questo punto le uniche minacce al Regno erano di carattere "dinastico". Infatti Carlo era destinato a succedere al fratellastro Ferdinando VI sul trono di Spagna, in quanto questi era senza eredi maschi e le grandi potenze, con la Lega di Aranjuez e il Trattato di Vienna, avevano stabilito che il Regno di Napoli passasse al Duca di Parma e Piacenza Filippo di Borbone, e i due Ducati venissero divisi rispettivamente tra l'Austria e i Savoia. In pratica, Carlo rischiava, per salire al trono di Madrid, di perdere il regno appena conquistato.

Carlo lavorò perché ciò non accadesse: e in effetti vi riuscì, favorito da situazioni internazionali. Dopo cinque figlie femmine, la moglie Maria Amalia di Sassonia gli diede il primo maschio, purtroppo incapace mentale; ma poi vennero altri quattro maschi (Carlo Antonio, Ferdinando, Gabriele e Francesco Saverio), e in tal maniera la successione fu assicurata.

Quando nel 1759 morì Ferdinando VI di Spagna, Carlo gli successe sul trono di Madrid con il nome di Carlo III e, rinunciando alle corone di Napoli e Sicilia, le assegnò al terzogenito maschio Ferdinando, di soli otto anni (il secondogenito Carlo Antonio lo seguì infatti in Spagna come erede al trono). Ciò era già previsto dalle norme ereditarie borboniche; Carlo avvalorò tale divisione promulgando la prammatica sanzione del 6 ottobre 1759 con la quale egli, divenuto Re di Spagna, sanciva definitivamente la divisione delle due case reali.

La reggenza venne affidata a otto ministri, fra cui il Tanucci, primo ministro e ministro degli esteri, ma sempre sotto il controllo di Carlo dalla Spagna.

Gli ultimi anni della sua vita saranno amareggiati dalla discordia con il figlio a Napoli, ed in particolare con la nuora, Maria Carolina, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, decisa a limitare l'influenza spagnola (e quindi di Carlo di Borbone) nella corte di Napoli.

Fra le iniziative commerciali, per sollevare il Regno dalle difficili condizioni economiche, Carlo istituì la Giunta di Commercio, intavolò trattative con turchi, svedesi, francesi e olandesi, istituì una compagnia di assicurazioni e prese provvedimenti per la difesa del patrimonio forestale, cercò di cominciare a sfruttare le risorse minerarie, istituì consolati e monti frumentari.

Oggi sono per noi visibili soprattutto molte delle sue realizzazioni nel campo dell'edilizia pubblica, in particolare a Napoli, che tendevano a fare di questa città una capitale ai livelli europei. Tra queste sicuramente vanno annoverate il restauro del Palazzo Reale di Napoli e la costruzione della splendida Reggia di Caserta, la Reggia di Portici, il Teatro San Carlo (realizzato in 270 giorni), il Palazzo Reale e il bosco di Capodimonte, il restauro di numerosi porti. Sono da ricordare inoltre il Real Albergo dei Poveri a Napoli, con cui si voleva dare un tetto ed un'occupazione a tutti i poveri del Regno, la creazione della fabbrica di porcellane di Capodimonte, il forte militare del Granatello, la creazione, praticamente da zero, dell'esercito nazionale e della flotta.

--Salutoni

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Inviato

Si potrebbe anche pensare che il Mezzo Carlino di Carlo di Borbone ,possa portare fortuna economica.

--Salutoni

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