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Regno di Napoli:::Le monete


Risposte migliori

Salute

in questa discussione sulle monete del Regno di Napoli sono stati proposte diverse monete da 120 Grana di Carlo di Borbone,ma voglio postarvi questo Sebeto da 120 Grana che ,al contrario di quanto definito dai cataloghi prezziari è raro per data e per conservazione.

Napoli

Carlo di Borbone (1734 – 1759)

120 Grana 1747. AR

D/CAR:D:G:REX NEAP: - HISP:INFANS&c Stemma coronato; ai lati, M: – M: / ·A· in nesso (Marchese Vincenzo Maria Mazzara, maestro di Zecca e Francesco Antonio Ariani, maestro di prova). Sotto, G:120 entro cartella.

R/DE SOCIO PRINCEPS Il Sebeto sdraiato sulla riva del mare; in lontananza, il Vesuvio. All’esergo, De 1747· G

Riferimenti: CNI 34. Pannuti Riccio 25. Davenport 1397.

Ho avuto modo di visionare i cataloghi d'asta Civitas Neapolis e Utriusque Siciliae e non ho trovato moneta in simile conservazione.

La moneta appartiene a collezione privata.

--Salutoni

-odjob

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Buonasera a tutti

è tanto che non mi faccio vedere in questa discussione ed ora è giunto il momento, volevo condividere con voi questa Pubblica del 1648, risalente alla Repubblica Napoletana nata dopo la rivolta di Masaniello e durata solo dal 22 ottobre 1647 al 5 aprile del 1648.

34s33t5.jpg

Dritto:

HEN . DE . LOR . DUX . REI . N . // Scudo coronato contenente in una fascia SPQN.

1yr0xh.jpg

Rovescio:

. PAX . ET . VBERTAS . 1648 // Tre spighe legate ad un ramo dolivo, sopra GA/C, sotto simbolo del coniatore.

moneta appartenente da collezione privata

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Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello[1] (Napoli, 29 giugno 1620 – Napoli, 16 luglio 1647), fu il principale protagonista della rivolta napoletana che vide, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione civile della città insorgere contro la pressione fiscale imposta dal governo vicereale spagnolo. Essendo un personaggio di grande rilevanza nel panorama folkloristico di Napoli, le vicende della sua vita si mescolano spesso al mito e alla tradizione popolare della città partenopea.

Quella di Masaniello non fu una rivolta antispagnola e antimonarchica, come avrebbe voluto la storiografia dell'Ottocento che, profondamente influenzata dai valori risorgimentali, vedeva in lui un patriota ribellatosi alla dominazione straniera. Le cause degli eventi del luglio 1647 risiedono esclusivamente nella specificità politica, economica e sociale della Napoli spagnola nella prima metà del Seicento.

La rivolta fu scatenata dall'esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte sugli alimenti di necessario consumo. Il grido con cui Masaniello sollevò il popolo il 7 luglio fu: «Viva il re di Spagna, mora il malgoverno», secondo la consuetudine popolare tipica dell'ancien régime di cercare nel sovrano la difesa dalle prevaricazioni dei suoi sottoposti. Dopo dieci giorni di rivolta che costrinsero gli spagnoli ad accettare le rivendicazioni popolari, a causa di un comportamento sempre più dispotico e stravagante, Masaniello fu accusato di pazzia, tradito da una parte degli stessi rivoltosi, ed assassinato all'età di ventisette anni.

Nonostante la breve durata, la ribellione da lui guidata indebolì il secolare dominio spagnolo sulla città, aprendo la strada per la proclamazione dell'effimera e filofrancese Real Repubblica Napoletana, avvenuta cinque mesi dopo la sua morte. Questi eventi, visti in un'ottica europea, riaccesero la tradizionale contesa tra Spagna e Francia per il possesso della corona di Napoli

Napoli era all'epoca, con circa 300.000 abitanti, la seconda città più popolosa d'Europa dopo Parigi; e Piazza Mercato, nei cui dintorni Masaniello trascorse tutta la sua vita, ne era il centro nevralgico. Ospitava bancarelle che vendevano ogni sorta di merce, palchi da cui i saltimbanchi si esibivano per i popolani, ed era come ai tempi di Corradino di Svevia il luogo preposto alle esecuzioni capitali. Essendo il principale centro di commercio della città, in piazza aveva luogo la riscossione delle imposte da parte degli arrendatori[8] al servizio del governo spagnolo.

Nel corso degli anni quaranta del Seicento, la Spagna asburgica si trovava a dover affrontare una lunga serie di conflitti rovinosi: la rivolta dei Paesi Bassi (1568-1648); la guerra dei trent'anni (1618-1648); la sollevazione della Catalogna (1640-1659); e la secessione del Portogallo (1640-1668). Per sostenere lo sforzo bellico, il regno iberico impose una forte pressione fiscale al Vicereame di Napoli allo scopo di risanare le casse del suo enorme impero, il cui siglo de oro stava fatalmente volgendo al termine.

Spesso,Masaniello, per evadere la gabella, portava il pesce direttamente nelle case dei notabili, ma veniva quasi sempre ripagato male o colto sul fatto dai gabellieri ed imprigionato. La sua principale attività era però il contrabbando, tanto che nel 1646 la sua fama di abile contrabbandiere era già ampiamente consolidata nell'ambiente del Mercato. Lavorava principalmente per la nobiltà feudale, tra cui la marchesa di Brienza e don Diomede Carafa duca di Maddaloni, dal quale era trattato come uno schiavo. Anche la moglie Bernardina, arrestata per aver introdotto in città una calza piena di farina evadendo il dazio, fu imprigionata per otto giorni. Per ottenerne il rilascio, Masaniello fu costretto a pagare un riscatto di cento scudi, che racimolò indebitandosi. Secondo la tradizione, fu proprio questo episodio a scatenare in lui il desiderio di vendicare la popolazione dagli oppressori.

Il 6 giugno 1647, alcuni popolani guidati da Masaniello e dal fratello Giovanni bruciarono i banchi del dazio a Piazza Mercato. Domenica 30 giugno, durante le prime celebrazioni per la festa della Madonna del Carmine, il giovane pescatore radunò un gruppo di lazzari vestiti da arabi ed armati di canne come lance, i cosiddetti alarbi, che durante la sfilata davanti al Palazzo Reale rivolsero ogni genere di imprecazione ai notabili spagnoli affacciati al balcone.

Nella notte tra il 7 e l'8 luglio furono puniti tutti coloro che erano ritenuti responsabili delle gabelle, primo fra tutti Girolamo Letizia, il colpevole dell'arresto della moglie di Masaniello, a cui fu bruciata la casa nei pressi di Portanova. Seguirono la stessa sorte diversi palazzi nobiliari, le case di ricchi mercanti e quelle di altri oppressori. Furono poi dati alle fiamme tutti i registri delle imposte e liberati dalle prigioni tutti coloro che erano stati incarcerati per evasione o contrabbando.

Iniziò a frequentare la corte spagnola, coperto di onori dai nobili e dallo stesso duca d'Arcos. I suoi abiti non erano più quelli di un pescivendolo ma quelli di un nobiluomo, e sotto la sua casa a Vico Rotto venne eretto un palco dal quale poteva legiferare a suo piacimento in nome del Re di Spagna. Fu più volte ricevuto a Palazzo Reale con la moglie Bernardina, che si presentò come viceregina delle popolane alla duchessa d'Arcos, e la sorella Grazia.

Si presume che la follia di Masaniello fu causata dalla roserpina, un potente allucinogeno somministratogli durante un banchetto nella reggia. Probabilmente il comportamento di Masaniello era improvvisamente mutato a causa dell'improvvisa ascesa al potere, e gli "atti di follia" che commise erano in realtà causati dall'incapacità di gestire grandi responsabilità di comando. Al culmine del potere i segni di squilibrio che manifestò furono numerosi: il lancio del coltello tra la folla; le interminabili galoppate; i tuffi notturni nel mare; e l'insistere nel progetto strampalato di trasformare Piazza Mercato in un porto, e di costruirvi un ponte per collegare Napoli alla Spagna

Il 12 luglio iniziò inoltre ad ordinare diverse esecuzioni sommarie dei suoi oppositori.

Il 13 luglio il viceré giurò solennemente sui capitoli del privilegio nel Duomo di Napoli: il popolo era alla fine riuscito ad imporre le proprie rivendicazioni al governo spagnolo.

Il 16 luglio, ricorrenza della Madonna del Carmine, affacciato da una finestra di casa sua, cercò inutilmente di difendersi dalle accuse di pazzia e tradimento che provenivano dalla strada. Il capopopolo, il cui fisico era ormai debilitato dalla malattia, accusò i suoi detrattori di ingratitudine e ricordandogli le condizioni in cui versavano prima della rivolta, pronunciò la frase rimasta proverbiale:«tu ti ricordi, popolo mio, come eri ridotto?».[27][28] Sentendosi braccato cercò rifugio nella Basilica del Carmine, e qui, interrompendo la celebrazione della messa, pregò l'arcivescovo Filomarino di poter partecipare prima di morire, insieme a lui, al viceré ed alle altre autorità della città, alla tradizionale cavalcata in onore della Vergine.[29] Poi salì sul pulpito per tenere il suo ultimo discorso:

(Napoletano)

« Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca io sò pazzo e forze avite raggione vuie: io sò pazze overamente. Ma nunn'è colpa da mia, so state lloro che m'hanno fatto'ascì afforza n'fantasia! Io ve vulevo sulamente bbene e forze sarrà chesta 'a pazzaria ca tengo 'ncapa. Vuie primme eravate munnezza e mò site libbere. Io v'aggio fatto libbere. Ma quanto pò durà sta libbertà? Nu juorno?! Duie juorne?! E già pecché pò ve vene 'o suonno e ve jate tutte quante 'a cuccà. E facite bbuone: nun se pò campà tutta a vita cu na scupetta 'mmano. Facite comm'a Masaniello: ascite pazze, redite e vuttateve 'nterra, ca site pat' 'e figlie. Ma si ve vulite tenere 'a libbertà, nun v'addurmite! Nun pusate ll'arme! 'O vedite? A me m'hanno avvelenate e mò me vonno pure accidere. E ci 'hanno raggione lloro quanno diceno ca nu pisciavinnolo nun pò addeventà generalissimo d'a pupulazione a nu mumento a n'ato. Ma io nun vulevo fa niente 'e male e manco niente voglio. Chi me vo' bbene overamente diccesse sulo na preghiera pe me: nu requia-materna e basta pé quanno moro. P' 'o rriesto v' 'o torno a dì: nun voglio niente. Annudo so' nato e annudo voglio murì. Guardate!![30] »

(Italiano)

« Amici miei, popolo mio, gente: voi credete che io sia pazzo e forse avete ragione voi: io sono pazzo veramente. Ma non è colpa mia, sono stati loro che per forza mi hanno fatto impazzire! Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia ed adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi. Ma quanto può durare questa vostra libertà? Un giorno?! Due giorni?! E già perché poi vi viene il sonno e vi andate tutti a coricare. E fate bene: non si può vivere tutta la vita con un fucile in mano. Fate come Masaniello: impazzite, ridete e buttatevi a terra, perché siete padri di figli. Ma se invece volete conservare la libertà, non vi addormentate! Non posate le armi! Lo vedete? A me hanno dato il veleno e adesso mi vogliono anche uccidere. Ed hanno ragione loro quando dicono che un pescivendolo non può diventare generalissimo del popolo da un un momento all'altro. Ma io non volevo far niente di male e nemmeno niente voglio. Chi mi vuol bene veramente dica per me solo una preghiera: un requiem soltanto quando sarò morto. Per il resto ve lo ripeto: non voglio niente. Nudo sono nato e nudo voglio morire. Guardate!! »

Dopo essersi spogliato ed essere stato deriso dai presenti fu invitato a calmarsi dall'arcivescovo e fatto accompagnare in una delle celle del convento. Qui venne raggiunto da alcuni capitani delle ottine corrotti dagli spagnoli: Carlo e Salvatore Catania, Andrea Rama, Andrea Cocozza e Michelangelo Ardizzone. Sentita la voce amica di Ardizzone, Masaniello aprì la porta della cella e fu freddato con una serie di archibugiate. Il corpo fu decapitato, trascinato per le strade del Lavinaio, e gettato in un fosso tra Porta del Carmine e Porta Nolana vicino ai rifiuti, mentre la testa fu portata al viceré come prova della sua morte.

Il giorno dopo il popolo si accorse che con la morte del pescatore i tanto sofferti miglioramenti ottenuti durante la rivolta erano svaniti. La mattina, le donne del Mercato che si recarono a comprare la palata di pane, trovarono che essendo stata reintrodotta la gabella sulla farina, la palata, il cui peso era stato fissato da Masaniello a trentadue once, era tornata a pesare trenta once. Ben presto si incominciò a sentire la mancanza di colui che era riuscito, anche se per pochissimo tempo, a migliorare le condizioni di vita della popolazione, finché un gruppo di persone ne recuperò pietosamente il corpo e la testa, che dopo essere stati lavati con l'acqua del Sebeto furono ricuciti insieme.

Le autorità spagnole, temendo l'infuriare di una nuova sommossa, ordinarono di assecondare tutte le manifestazioni di devozione verso il capopopolo assassinato

Con la fine di Masaniello la rivolta tuttavia non si spense ed anzi assunse, sotto la guida del nuovo capopopolo Gennaro Annese, un marcato carattere antispagnolo. Gli scontri contro la nobiltà ed i soldati si susseguirono violentissimi nei mesi successivi, fino alla cacciata degli spagnoli dalla città. Il 17 dicembre fu infine proclamata la Real Repubblica Napoletana sotto la guida del duca francese Enrico II di Guisa, che in quanto discendente di Renato d'Angiò rivendicava pretese sul trono di Napoli.

Da wikipedia

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Bene

questa discussione iniziata da me i primi di gennaio di quest'anno ha avuto molta partecipazione da parte di vari utenti ed appassionati del settore,che ringrazio.

Questa discussione ha avuto la media di oltre mille visitatori al mese con rating di consensi altissimi.

Quest'oggi vi posto una moneta che per anno e per conservazione è difficile da reperire:

REGNO DELLE DUE SICILIE

Ferdinando II 10 Tornesi 1841. Rame

D/ FERDINANDVS II. D.G. REGNI VTR SIC. ET HIER. REX , testa con barba a destra del sovrano, sotto stella

R/ corona chiusa - TORNESI - DIECI, all'esergo 1841

Riferimento:Pannuti Riccio 190

La moneta proviene da collezione privata

--Salutoni

-odjob

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  • 3 mesi dopo...

Salute

quest'oggi pubblico in questa discussione un 10 Tornesi raro per conservazione,anche se,vi è da dire,che presenta una macchia al Dritto,affianco al collo del Re.

NAPOLI

Ferdinando II di Borbone (1830-1859)

10 tornesi 1831.

Riferimento:Pagani 324 Pannuti e Riccio 180.

Moneta proveniente da collezione privata

--Salutoni

-odjob

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Trovo questa discussione interessante, dal punto di vista prettamente storico, dalla magnificenza dei capolavori che vedo e dalle curiosità presenti, mi permetto di presentarvi non un capolavoro ma un dubbio relativo a questa moneta ( già presentata in una discussione erroneamente aperta) e cioè la presenza di uno pseudo puntino (stanco) dopo la P, può essere un puntino o è un'allucinazione?

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Per la data 1798 è conosciuta la variante con il punto dopo la sigla P. Ora è capire se quello che si vede, molto leggero...è un punto. Dalla foto non sembrerebbe, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

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Salve a tutti,

non scrivevo in questa discussione da parecchio tempo a quanto pare, lo faccio oggi riportando alla ribalta una moneta comune ma con sempre un suo fascino artistico e storico.

Si tratta di un tarì (o 20 grana) coniato sotto il regno di Carlo II per il viceregno napoletano.

Napoli

CAROLVS . II . D . G . . HISP . NEAP . REX . Stemma coronato inserito nel collare del toson doro.

11l0ebt.jpg

. HIS . VICI . . ET . REGNO , Globo sul quale si incrociano una cornucopia e un fascio littorio, nel campo a sx AG/A, nel globo la data (1685)

9uqa37.jpg

avevo una domanda da fare, al rovescio la legenda "HIS VICI ET REGNO"... che sta a significare?

cioè, ultimamente mi sono arenato su questo ragionamento e volevo condividerlo con voi...

HIS = HISPANIARUM o ablativo del pronome dimostrativo HIC HAEC HOC (Questo - Questa)

VICI = vinco vincis VICI... letteralmente VINSI o ha significato di VICE rivolto al viceregno di Napoli?

se HIS e VICI si riferissero alla "Geografia" del Regno non rappresenterebbero una ripetizione in quanto già presenti al dritto?

in pratica significa "per il regno e il viceregno degli spagnoli" o "con questo vinsi e regno"?

a voi una risposta illuminante :D

saluti

Modificato da Layer1986
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Il significato è "CON QUESTI VINSI E REGNO".

Bisogna prendere come riferimento i simboli presenti sul globo terrestre, il fascio consolare e la cornucopia , sormontati dalla corona reale. Quindi "QUESTI" sta per il simbolo delle armi (fascio) e della prosperità (cornucopia), cioè, in parole povere, il re regna grazie al potere delle armi e della prosperità. Spero di essere stato chiaro e di non aver detto castronerie, nel qual caso mi auguro che qualcuno mi corregga :).

Una nota su questa moneta:

Durante il regno di Carlo II vi furono due "riforme" monetarie dove fu abbassato il peso delle monete in argento per adeguarlo al nuovo valore, quindi questa moneta nata come tarì, si trovò dal gennaio del 1689 a valere 22 grana e nel contempo fu coniato il nuovo tipo di tarì con il busto e lo stemma, ma nel gennaio del 1691, la seconda riforma abbassò ancora il peso e questo tarì assunse il nuovo valore di 26 grana e fu coniato un nuovo tipo di tarì con il busto ed il tosone. Naturalmente queste riforme ebbero effetto su tutte le monete d'argento di Carlo II .

Faccio un breve schema dove indico (1) il valore originario; (2) il valore dopo la prima riforma; (3) il valore dopo la seconda riforma.

Emissioni 1683-1687

(1)Ducato 1684 (100 grana) = (2) 11 carlini (110 grana) = (3) 132 grana

(1)1/2 ducato 1683/84 (50 grana) = (2) 55 grana) = (3) 66 grana

(1) Tarì 1683/87 (20 grana) = (2) 22 grana = (3) 26 grana

(1) Carlino 1683/87 (10 grana) = (2) 11 grana = (3) 13 grana

Naturalmente la seconda riforma colpì lanche le nuove monete coniate dopo la prima riforma e per esse faccio un altro piccolo schema dove indico le variazioni. Con (1) il valore originario con (2) il valore dopo la 2° riforma.

Emissioni 1687-1690

(1) Ducato 1689 (100 grana) = (2) 120 grana (la nascita della piastra da 120 grana)

(1) 1/2 ducato 1689 (50 grana) = (2) 60 grana

(1) Tarì 1688/89 (20 grana) = (2) 24 grana

(1) Carlino 1687/90 (10 Grana) = (2) 12 grana

(1) 8 grana 1688/90 = (2) 10 grana

Per le emissioni del 3° periodo, dal 1691 al 1700, naturalmente il valore resta quello nominale.

Sperando di aver fatto cosa gradita e non aver confuso le idee, resto a disposizione per chiarimenti.

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Arricchisco questa discussione con la foto della Doppia di Carlo V appartenente alla CR e gentilmente fornitaci da elledi in altro post.

D/ CAROLVS V ROM IMP; Busto radiato dell'Imperatore volto a dx, dietro sigla A (Geronimo Albertino)

R/ VICTORIA CAESARIS; Pallade seduta volta a dx. Dietro delle armi e con un'asta nella mano sx.

Interessante per questa moneta la legenda al R/ che si riferisce alla vittoria in Germania dell'Imperatore sui principi seguaci di Martin Lutero, cioè del cattolicesimo sui riformatori.

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Il significato è "CON QUESTI VINSI E REGNO".

Bisogna prendere come riferimento i simboli presenti sul globo terrestre, il fascio consolare e la cornucopia , sormontati dalla corona reale. Quindi "QUESTI" sta per il simbolo delle armi (fascio) e della prosperità (cornucopia), cioè, in parole povere, il re regna grazie al potere delle armi e della prosperità. Spero di essere stato chiaro e di non aver detto castronerie, nel qual caso mi auguro che qualcuno mi corregga :).

Una nota su questa moneta:

Durante il regno di Carlo II vi furono due "riforme" monetarie dove fu abbassato il peso delle monete in argento per adeguarlo al nuovo valore, quindi questa moneta nata come tarì, si trovò dal gennaio del 1689 a valere 22 grana e nel contempo fu coniato il nuovo tipo di tarì con il busto e lo stemma, ma nel gennaio del 1691, la seconda riforma abbassò ancora il peso e questo tarì assunse il nuovo valore di 26 grana e fu coniato un nuovo tipo di tarì con il busto ed il tosone. Naturalmente queste riforme ebbero effetto su tutte le monete d'argento di Carlo II .

Faccio un breve schema dove indico (1) il valore originario; (2) il valore dopo la prima riforma; (3) il valore dopo la seconda riforma.

Emissioni 1683-1687

(1)Ducato 1684 (100 grana) = (2) 11 carlini (110 grana) = (3) 132 grana

(1)1/2 ducato 1683/84 (50 grana) = (2) 55 grana) = (3) 66 grana

(1) Tarì 1683/87 (20 grana) = (2) 22 grana = (3) 26 grana

(1) Carlino 1683/87 (10 grana) = (2) 11 grana = (3) 13 grana

Naturalmente la seconda riforma colpì lanche le nuove monete coniate dopo la prima riforma e per esse faccio un altro piccolo schema dove con altro piccolo schema indico le variazioni. Con (1) il valore originario con (2) il valore dopo la 2° riforma.

Emissioni 1687-1690

(1) Ducato 1689 (100 grana) = (2) 120 grana

(1) 1/2 ducato 1689 (50 grana) = (2) 60 grana

(1) Tarì 1688/89 (20 grana) = (2) 24 grana

(1) Carlino 1687/90 (10 Grana) = (2) 12 grana

(1) 8 grana 1688/90 = (2) 10 grana

Per le emissioni del 3° periodo, dal 1691 al 1700, naturalmente il valore resta quello nominale.

Sperando di aver fatto cosa gradita e non aver confuso le idee, resto a disposizione per chiarimenti.

Aggiungo le note presenti nel testo "Il linguaggio delle monete" do M.Traina Edizione Olimpia 2006 a conferma dell' interpretazione data da fedafa

HIS VICI ET REGNO

Con questi ho vinto e regno

Carlo II re di Spagna , Napoli e Sicilia

Napoli, tari'

Globo con sopra cornucopia e fascio littorio incrociati

Con la forza delle armi (fascio littorio) e con il benessere della popolazione (cornucopia) il re intende conservare e governare il regno

Pannuti-Riccio riportano questa faccia della moneta come il dritto

Le date 1863 e 1864 sono incusse , le altre in rilievo

Pannuti-Riccio (1984, p.192, n.9) riportano un tari' senza data, inedito al C.N.I.

Rolla (s.d.,p. 50) e Bazzi-Santoni (1886, p.64) riportano senza fondamento anche "26 grani"

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Volevo ringraziare Fed per la risposta :D e ne approfitto per allegare un'altra monetina... carica di storia...

15 GRANA 1648

al D: Scudo coronato, S.P.Q.N. (Senatus PopulusQue Neapoletanus) in una fascia

legenda: . HENR . DE . LOREN . DUX . REI . NEAP .

2exbtld.jpg

al R: Busto di San Gennaro mitrato e benedicente, a destra sigla GaC / M (Giovanni Andrea Cavo / Giuseppe Maffei), a sinistra la corona (simbolo coniatore). Data 1648.

legenda: . S . I . REGE . ET . PROTE . NOS

2cp2etu.jpg

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Ciao numj

ringrazio per aver postato la tua bellissima moneta del Regno di Napoli che ha questa classificazione:

Napoli

Ferdinando IV di Borbone (1759-1825). Primo periodo (1759-1799).

Ducato 1785. AR

D/FERDINAND·IV·D·G·SICILIAR·ET·HIE·REX Busto corazzato a d.; sotto, B·P

R/HISPANIAR·INFANS·1785 Stemma coronato affiancato da ramo di palma e di alloro poggiati su due cornucopie; ai lati, C / c – C. All’esergo, DVCATO NAP / G·100· Sul taglio, in rilievo, PROPVGNACVLA FIRMA ADVERSVS FRAVDATORES

Riferimenti: CNI 126 Pannuti-Riccio 65. Davenport 1404

Questa discussione sulle monete del Regno di Napoli aperta da me l'anno scorso ,che ha avuto quasi 15.000 visite con il massimo dei rating di gradimento,ha avuto il contributo di molti appassionati di Numismatica che hanno postato foto di monete specifiche all'argomento,vuole avere lo scopo di essere un book per gli appassionati del settore specifico,e ve ne sono molti,non solo fotografico ma anche un contenitore di studi e notizie riguardanti le monete in argomento.Pertanto non è indicata ,questa discussione,per dare giudizi sulla valutazione dello stato di conservazione e sul valore delle singole monete,poichè si aprirebbero numerose pagine solo per le valutazioni e non si adeguerebbero allo scopo originario prefissato.Come puoi osservare ,dando uno sguardo alle pagine precedenti,noi non diamo valutazioni economiche per le singole monete,ma vengono dati i prezzi di aggiudicazione quando una specifica moneta ha fatto parte di un'asta numismatica.

Per una valutazione sulla moneta in questione ti conviene aprire una discussione specifica in questa sezione delle Zecche italiane dal 1500 al 1800

Ti invito,a nome di tutti gli appassionati di monete del settore, a postare foto di altre monete napoletane in questa discussione poichè ci farebbe molto piacere poterle osservare,studiare ed annoverare in questa visitatissima discussione.

--Salutoni

-odjob

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Volevo ringraziare Fed per la risposta :D e ne approfitto per allegare un'altra monetina... carica di storia...

15 GRANA 1648

al D: Scudo coronato, S.P.Q.N. (Senatus PopulusQue Neapoletanus) in una fascia

legenda: . HENR . DE . LOREN . DUX . REI . NEAP .

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al R: Busto di San Gennaro mitrato e benedicente, a destra sigla GaC / M (Giovanni Andrea Cavo / Giuseppe Maffei), a sinistra la corona (simbolo coniatore). Data 1648.

legenda: . S . I . REGE . ET . PROTE . NOS

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Da segnalare il ritorno sulle monete di Napoli di San Gennaro. Le ultime emissioni con il santo devoto ai napoletani risalivano al periodo ducale.

Bella moneta!

Complimenti!

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Salve a tutti rieccomi a scrivere in questa discussione dedicata alla zecca napoletana.

Ho notato che ultimamente ci sono parecchi “fan” di Ferdinando IV re di Napoli, per gli amici, re Nasone… ecco quindi che in onore della figura dell’esplosivo sovrano napoletano ho pensato di postare una monetina anche io.

Si tratta di un grano (12 cavalli) del 1797, beh… dicendo grano molti penseranno a quelli comuni che si trovano un po’ ovunque tra mercatini e convegni… bene per questo motivo ho deciso di postare questo che è tipologia a sé: infatti, presenta oltre ad un ritratto diverso anche un diametro minore (23 mm circa anziché i soliti 25.5mm).

D: FERDINAN . IV . SICILIAR . REX

Testa nuda del re volta a destra, sotto la sigla P. (Domenico Perger, maestro incisore)

1672gr6.jpg

R: Al centro su quattro righe UN / GRANO / CAVALLI / 12 .

Contorno decorato a ghirlanda, ai lati del valore la sigla R. C. (Regia Corte), sotto la data 1797

30svddg.jpg

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Bravo lay

rara moneta questa da Un Grano 1797,anche se la conservazione non è delle migliori.Il Gigante le attribuisce rarità R2 mentre il Montenegro "solo" R.

E' raro trovare monete da Un Grano del 1797 e del 1798 in conservazione ottimale.

Per quanto riguarda la bellissima moneta da 120 Grana del 1798 postata da numj ,faccio i complimenti al possessore e ringrazio numj per la sua contribuzione a questa discussione.

--Salutoni

-odjob

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