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IGNORED

Il leone e la serpe


chersoblepte

Risposte migliori

Dal libro dei Salmi (Psalmi, XC, 13):

«Super aspidem et basiliscum ambulabis,

et conculcabis leonem et draconem.»

«Camminerai sull'aspide e la vipera,

schiaccerai il leone ed il drago.»

Questi versi paiono ispirare la particolare iconografia che caratterizza buona parte dei solidi di Ravenna per oltre metà del secolo V, da Onorio fino a Libio Severo, e che si evolve nel corso del tempo offrendo anche spunti, a mio modo di vedere, interessanti.

Le prime monete auree della zecca ravennate, dopo che Onorio, nel 402, ha spostato la sede imperiale nella città romagnola, presentano al rovescio una tipologia che, legenda a parte, ricalca quasi totalmente i grandi bronzi teodosiani del tipo VIRTVS EXERCITI:

- VIRTVS EXERCITI di Teodosio I

- VICTORIA AVGGG di Onorio

Troviamo raffigurato, in entrambi i casi, l'imperatore, stante a destra, con il piede appoggiato su di un prigioniero, disteso a sinistra: egli impugna il labarum con la mano destra, mentre nella sinistra tiene un globo sormontato da una Vittoria (quest'ultima unica reale differenze fra i le due rappresentazioni).

È con un'emissione, datata concordemente al 408, che tale tipologia acquista particolari nuovi, in parte legati al passo biblico sopra citato, come la sostituzione della figura del prigioniero con quella di un leone (che alcuni descrivono con coda di serpente: serpent-tailed lion).

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=224&Lot=1654

http://imagedb.coinarchives.com/img/nac/r/01654q00.jpg

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=44&Lot=332

http://imagedb.coinarchives.com/img/nac/024/00332q00.jpg

Così questo nuovo tipo di rovescio è descritto nel catalogo Imperi romano e bizantino, Regni barbarici in Italia attraverso le monete del Museo Nazionale di Ravenna (curato da Emanuela Cocchi Ercolani):

«Questo tipo, del tutto eccezionale, compare solo in emissioni della zecca di Ravenna, anche a nome di Teodosio II. Il tema è sviluppato nel tipo abituale del solido, dell'imperatore come trionfatore sulla barbarie grazie all'aiuto divino (labaro); viene accentuato nell'aspetto militare dalla presenza, anche al diritto, dell'elmo e dei due giavellotti al rovescio, ma soprattutto si sottolinea il ruolo della protezione divina, espresso al rovescio dalla presenza della manus Dei e dell'asta sormontata dal monogramma di Cristo.»

Questo cambiamento pare sia dovuto ad un importante avvenimento storico.

Per Panvini Rosati (in La zecca di Ravenna) l'adozione di questa nuova rappresentazione sarebbe da ricollegare all'esecuzione di Stilicone. Nel più recente catalogo del Ranieri (La monetazione di Ravenna antica dal V all'VIII secolo) ho invece trovato questa nota per il solido in questione:

«Riteniamo che questa moneta sia di particolare interesse viste le motivazioni che ne hanno decretato la nascita. La data di coniazione è appena successiva alla morte di Arcadio, avvenuta nel 408 d.C., ed emblematico degli importanti avvenimenti di quell'epoca è certamente il rovescio, comune sia ad Onorio che a Teodosio II ed uscito unicamente dalla zecca di Ravenna. La particolare raffigurazione, dove un fiero leone sostituisce il più comune serpente, commemora la vittoria in Africa contro Attalo e il fallimento della spedizione di quest'ultimo contro Ravenna.»

La tipologia ha con Valentiniano III un ulteriore sviluppo, che completa, se vogliamo, il riferimento al passo biblico preso in esame: anche il leone, infatti, viene a sua volta rimpiazzato dalla raffigurazione d'un serpente dalla testa umana (ed è, a mio modo di vedere, caratteristico che l'animale per eccellenza simbolo del maligno sia descritto anche con elementi antropomorfi). Prendendo ancora una volta a prestito la nota del già citato catalogo del Museo Nazionale di Ravenna:

«Secondo F. Panvini Rosati, la produzione di questi solidi nella zecca di Ravenna ebbe inizio nei primi anni di regno di Valentiniano III e proseguì a ritmo ridotto, fino alla metà del V secolo quando venne ripresa in modo massiccio, probabilmente per far fronte alla necessità di pagare il tributo, in occasione dell'invasione di Attila (Carson li data al 430 d.C.). Il tipo rappresenta un'evoluzione del precedente: si può ritenere che anche la trasformazione del nemico in serpente a testa umana, rappresenti un richiamo al draconem del salmo già citato.»

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=176&Lot=1923

http://imagedb.coinarchives.com/img/cng/07...rged/721923.jpg

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=223&Lot=905

http://imagedb.coinarchives.com/img/nac/040/00905q00.jpg

Per chiudere il mio (al solito :P) lungo intervento, sottolineo come diversi edifici paleocristiani di Ravenna presentino decorazioni chiaramente ispirate alle parole del Salmo XC. Fra le altre, quella che orna la lunetta sopra l'ingresso del vestibolo della Cappella Arcivescovile (unico edificio ortodosso eretto in età teodericiana), dove domina un Cristo guerriero che calpesta proprio un leone ed una serpe. Tale decorazione musiva (per la maggior parte ad oggi completata a tempera) è accompagnata sulle pareti da una celebre iscrizione in esametri latini (anch'essi in origine espressi a mosaico), di cui (per citare il Bovini) «vale la pena di riportarne qui il primo, perché con parole quanto mai felici è messo in rilievo il singolare effetto di luce che si può cogliere negli ambienti mosaicati. Aut lux hic nata est aut capta hic libera regnat: o la luce è nata qui oppure, fatta prigioniera, qui regna libera.»

post-1130-1196978021_thumb.jpg

Modificato da chersoblepte
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Argomento molto interessante... degno di essere approfondito e magari pubblicato.

Lo messo nella mia "miscellanea numismatica"

Complimenti.

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Sono molto contento che il contributo sia di vostro interesse :). Mi piace osservare la moneta soprattutto come espressione artistica, e per questo collegata, in maniera più o meno stretta, con le altre manifestazioni della creatività e della cultura umana.

Questo tema in particolare m'appassiona e credo sarebbe bello approfondirlo: ogni apporto o intervento, personale o documentato, che possa integrare e confermare (e perché no, confutare :rolleyes:) quanto scritto sopra sarà, ovviamente, graditissimo e ben accolto ;).

PS)
Chersoblepte
che vuol dire?

289092[/snapback]

http://www.lamoneta.it/index.php?showtopic=12169&hl=

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Complimenti Cherso per la trattazione come al solito bellissima, che ho letto con molto piacere!

Quei solidi di Onorio per Ravenna ritraggono sul dritto un imperatore insolitamente legato alle rappresentazioni classiche... La barba, gli evidenti segni di maturità, l'elmo trionfale già presente in alcune maiorine del padre Teodosio, vogliono sottolineare che l'imperatore ha assunto un potere decisionale rinnovato, dopo essersi affrancato dal controllo di una scomoda figura: Stilicone. L'emissione che si vuole collocare nel 408 coincide bene con l'esecuzione del generalissimo... La composizione, nel rovescio, si ispira inequivocabilmente agli AE2 Virtus exerciti, come hai giustamente osservato. La sostituzione del prigioniero con il leone dalla coda "serpentina" fa compiere all'iconografia monetale un ulteriore passo verso una trasfigurazione nella simbologia medievale. La feroce ortodossia dei dignitari di corte che subentrano a Stilicone (il ciambellano Olimpio su tutti) deve avere influito non poco sulla scelta di questi simboli. I precedenti comunque esistono e vanno ricercati nel celeberrimo spes publica di Costantino:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=8&Lot=2169

Qui l'imperatore volle celebrare il trionfo dell'imperatore cristiano (il labaro) sul maligno (licinio). Similmente, nel nostro rovescio, è plausibile che un Onorio finalmente "forte" venga celebrato per essersi "liberato" da Stilicone, incredibilmente trattato da traditore.

Credo molto meno nell'ipotesi che la raffigurazione vada riferita alle ambascerie di Attalo in Africa, che ebbero un carattere tutto sommato diplomatico e fallirono grazie al comportamento lealista di Eracliano.

E' chiaro che identificare la fiera con Stilicone sia per me riduttivo, dato che i fatti del 408 sono tanti e tali che indubbiamente il leone si debba identificare necessariamente anche con i visigoti e con tutti i barabari che hanno sfondato il limes nel 406. Come leoni essi minacciano seriamente la pia comunità delle pecore, cioè i credenti.... L'imperatore, ancora identificato come il primo protettore del gregge, brandisce il labaro e schiaccia o, per lo meno, tenta di schiacciare le belve.

Dopo l'esperienza teologica di Sant'Agostino (de civitate dei) si preferirà raffigurare un bellissimo Cristo Guerriero a difesa del suo gregge e non l'imperatore....

Certo sapere che il mosaico è stato quasi tutto restaurato mi ferisce, è l'unica grande opera che mi manca di vedere a Ravenna....

Modificato da apostata72
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Visto che è stato menzionato il temibilissimo basilisco, attingo da Plinio il Vecchio la descrizione di questo essere. Nell’VIII libro della Naturalis Historia, l'antico scienziato scrive che è una bestia che uccide se la si guarda negli occhi. “Lo genera la provincia della Cirenaica, non è più lungo di dodici dita e lo si riconosce per una macchia bianca sulla testa, a mo di diadema. Con il suo sibilo mette in fuga tutti i serpenti e non muove il suo corpo come gli altri, attraverso una serie di volute, ma avanza stando alto e diritto sulla metà del corpo. (NECAT FRUTICES, NON CONTACTOS MODO, VERUM ET ADFLATOS EXURIT HERBAS, RUMPIT SAXA: TALIS VIS MALO EST) secca gli arbusti non solo toccandoli, ma con il suo soffio, brucia le erbe, spezza le pietre: tale potenza ha questo pericoloso animale. Una volta, così si credette, un esemplare fu ucciso da un uomo a cavallo con un’asta e dal veleno risalito attraverso di essa non soltanto il cavaliere, ma anche il cavallo furono annientati. E per un simile mostro <spesso i re hanno desiderato di vederlo estinto> è mortale il veleno delle donnole: così la natura ha voluto che nulla fosse privo del suo uguale. Gli uomini fanno entrare le donnole nelle tane dei basilischi, che si riconoscono facilmente per la contaminazione del suolo. Esse uccidono i serpenti con il loro odore e muoiono nello stesso tempo e così termina questo combattimento della natura”. (32.78/80).

Fra le varie notizie che si possono leggere nell’opera di Plinio vi è anche qualcosa sul leone che riporto a titolo di curiosità: “fra le fiere è il solo a provare clemenza verso chi lo supplica; risparmia chi si prostra davanti a lui e, quando incrudelisce, infuria contro gli uomini piuttosto che contro le donne, e contro i bambini solo se ha tanta fame. In Libia si crede che essi riescano a comprendere il senso delle preghiere. Io stesso certo ho sentito una prigioniera reduce dalla Getulia (sia in Virgilio che in Orazio i leoni della Getulia vengono presentati come i più feroci) dire che in un bosco era stato da lei respinto l’attacco di molti leoni, grazie al discorso che essa aveva osato fare, affermando di essere una donna, fuggiasca, malandata, supplice nei confronti dell’animale più forte di tutti e che su tutti dominava, una preda indegna della sua gloria”. (VIII, 19. 48/49).

Enrico :)

Modificato da minerva
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Grazie mille apo per il tuo intervento ;), ottima integrazione al mio contributo iniziale: la tua precisa analisi storica, con cui non posso che concordare, mi pare sia un più che valido supporto per comprendere le particolari scelte iconografiche che sopra ho tentato di descrivere.

Bene hai fatto a citare la frazione di Costantino sul cui rovescio compare un serpente trafitto dal labarum: è la prima moneta romana in cui un simbolo cristiano (nel caso specifico, il cristogramma) è chiaramente parte della rappresentazione (e non un semplice marchio di zecca o di emissione), e la si può considerare, a ragione, modello a cui i solidi di Valentiniano III s'ispirano. Nelle emissioni auree del figlio di Galla Placidia il tema raggiunge il suo massimo sviluppo: qui l'Augusto è al centro della scena, raffigurato frontalmente mentre impugna un'asta (sormontata anche in questo caso dal cristogramma) con cui colpisce l'emblema del Male; nel bronzo costantiniano, pur di per se stesso così innovativo, non s'arriva ancora ad associare e collegare direttamente la figura imperiale con il simbolo cristiano, tant'è che l'effige di Costantino, insieme a quella dei figli (che, considerando la data proposta per questa moneta, il 327, dovrebbero essere Costantino II e Costanzo II) può essere solo immaginata come ritratta nei medaglioni che ornano il vessillo.

Ma archetipo ancor più chiaro, a livello l'iconografico, sia per Onorio che, ancor di più, per Valentiniano III, doveva essere la decorazione voluta da Costantino per l'ingresso monumentale del palazzo imperiale di Costantinopoli (che il buon Minerva aveva già citato in un altro thread di cui questa discussione credo possa essere l'ideale prosecuzione).

Provo a riportare il passo eusebiano che la descrive (Eusebio di Cesarea, Vita Constantini; III, 3):

«Inoltre egli volle fosse dipinta, su di un alto supporto, e collocata sulla fronte del portico del suo palazzo, di modo che fosse visibile a tutti, una rappresentazione del segno salvifico, posto sopra il suo capo, e sotto quell'odioso e spietato nemico del genere umano che a causa della sua empia tirannia ha lasciato la Chiesa di Dio, cadendo a capofitto, sotto forma di drago, nell'abisso della distruzione. Per mezzo di sacri oracoli, i profeti di Dio l'hanno descritto nei loro libri come un drago ed una serpe dalle molte spire; e per questa ragione l'imperatore ha voluto pubblicamente mostrare un dipinto in cui compare un drago sotto i piedi suoi e dei suoi figli, trafitto da un dardo e calato nelle profondità marine.»

La successiva sostituzione, in questo contesto, della figura imperiale con quella del Cristo ha, come ha ben detto apo, motivazioni di stampo religioso, ma anche di carattere storico, specie in Occidente, in coincidenza con il graduale, ed infine, definitivo declino dell'autorità romana. In particolare, nel caso del Cristo guerriero della Cappella Arcivescovile ravennate, bisogna pensare che colui che commissiona l'intero complesso, il vescovo Pietro II, non ha più come sovrano della città e dell'Italia un imperatore difensore dell'ortodossia, ma un re che egli considera semibarbarus e per di più eretico: tant'è che alcuni intendono identificare quel leone e quella serpe non solo come raffigurazioni del maligno, ma, più concretamente, con gli Ariani, che allora dominavano a Ravenna, e che, nelle speranze del vescovo e della comunità ortodossa, un intervento divino avrebbe presto cacciato dall'Italia.

Modificato da chersoblepte
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Ciao :)

Per arricchire ulteriormente l'interessante discussione, riporto quanto a proposito cita il compianto dott. Andrea Pautasso nell'articolo a Sua firma "i simboli cristiani nella monetazione di Roma e di Bisanzio" (rivista AdQuintum n.7 1984/85).

"lo scettro assume la forma di una lunga croce astile nei solidi coniati dallo stesso imperatore (n.d.r. Valentiniano III) a Ravenna, in cui è rappresentato in tenuta militare con la croce nella destra ed il globo niceforo nella sinistra e preme col piede destro un serpente dalla testa umana. E' un esplicito riferimento all'usurpatore Giovanni debellato nel marzo 425 da Valentiniano III, che fu proclamato imperatore nell'ottobre dello stesso anno, ed è anche un probabile richiamo al salmo XC versetto 23."

Su nota in calce al paragrafo di cui sopra, l'Autore prosegue :

"ciò risulta chiaramente dal solidus coniato da Teodosio per celebrare l'incoronazione di Valentiniano III, in cui appare per la prima volta nella tipologia monetaria il serpente dalla testa umana schiacciato dall'Imperatore. Più tardi, nel trentennio di regno di Valentiniano e nelle monetazioni degli imperatori successivi, il serpente dalla testa umana simboleggerà i barbari che con cruenti saccheggi periodicamente devastano le province di confine ...(omissis)... Da tali circostanze deriva pure la ricorrente tipologia dell'Imperatore che calpesta un barbaro o con un barbaro legato ai suoi piedi. Per la particolare iconografia, vedasi G.Lacam "Civilisation et monnaies byzantines pp.66-69 e 410-411".

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L'ottimo intervento di Flavio illustra un altro aspetto fondamentale non ancora descritto in questa discussione.

Anche il solido di Valentiniano III, infatti, come già avevamo osservato per Onorio, fa chiaro riferimento ad un evento storico importantissimo: in questo caso, la vittoria sull'usurpatore Giovanni. E come per lo zio, quindi, anche nelle emissioni del giovane imperatore questa particolare iconografia vuole indicare l'appropiazione di un potere legittimo, che a questi (come per Onorio) spetta per diritto di sangue (in quanto appartenenti entrambi alla dinastia teodosiana) e per volontà divina (come ben evidenzia la manus Dei che incorona l'Augusto). Aspetto, quest'ultimo, tra quelli fondanti dell'ideologia imperiale tardo antica e ben descritto da Cyril Mango nel suo La civiltà bizantina:

«Come l'universo è governato monarchicamente da Dio, così il genere umano è governato dall'imperatore romano. [...] Dio non si limitò a disporre l'esistenza dell'Impero, Egli scelse anche ogni singolo imperatore, e questa è la spiegazione delle mancanza di regole umane formulate per la sua elezione. Ciò non significa che l'imperatore sia sempre una brava persona: nella sua sapienza Iddio può deliberatamente scegliere un cattivo imperatore sì da punire l'umanità per i suoi peccati. Le alternative al legittimo governo imperiale erano l'usurpazione (τυράννις) e l'anarchia. Il τύραννος era una persona che cercava di diventare imperatore in opposizione alla volontà di Dio e necessariamente falliva; ma se riusciva nel suo intento allora Dio era dalla sua parte e quegli pertanto cessava di essere un usurpatore.»

Nel caso di Valentiniano III, poi, il favore divino era stato dimostrato dall'intervento miracoloso operato da San Giovanni, il quale aveva salvato l'imperatore da una tempesta che l'aveva sorpreso in mare aperto mentre con un'imbarcazione giungeva da Oriente a Ravenna. Tant'è che il primo edificio eretto da Galla Placidia una volta ritornata nella città capitale dell'Impero d'Occidente fu proprio la basilica dedicata a San Giovanni Evangelista, al cui interno, sull'arco trionfale, doveva trovarsi una rappresentazione (purtroppo oggi scomparsa in seguito a lavori seicenteschi di ristrutturazione) del miracolo che aveva significato la salvezza sua e dei suoi figli.

Non capisco, però, a quale moneta si riferisca Pautasso quando parla di un solido di Teodosio II in cui comparirebbe per la prima volta la serpe con volto dalle sembianze umane: viene indicato un riferimento specifico? Non ho trovato una moneta simile nel X volume del RIC (che proverò a controllare meglio): il Ranieri propone per Teodosio II un solido ravennate, non elencato dal RIC, che presenta al rovescio l'imperatore mentre trafigge una serpe dalla testa umana, ma questa è da considerare un'emissione di Valentiniano III per il cugino.

Modificato da chersoblepte
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