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IGNORED

Propaganda o celebrazione?


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Inviato

Il tema che vorrei proporvi è quello della propaganda portata avanti dai III viri monetales sul denario repubblicano, almeno fino alle guerre civili, ovvero fino a quando rimase sotto il controllo del Senato. Si è molto discusso se quella portata avanti sui denari fosse vera e propria propaganda politica come la intendiamo noi o se si trattasse più semplicemente di una celebrazione del proprio nome e delle origini (vere o inventate).

Sull’argomento Zehnhaker (1973) arrvia a dire che il denario trasmetteva notizie, quasi fosse un giornale e che il soldato o il cittadino si aspettavano informazioni dalle immagini che di volta in volta comparivano sui denari. In realtà è opinabile addirittura che i III viri facessero propaganda politica tout court mediante i denari. C’erano mezzi molto più efficaci per lo scopo: discorsi, arringhe nel foro (dai Rostra), affissioni e scritte sui muri (vedi a Pompei) e, soprattutto, i donativi alle clientele. Inoltre non mi sembra che un denario abbia mai veicolato un messaggio specificamente elettorale (tipo votantonio), ma la propaganda era molto indiretta, rifacendosi alle origini illustri della casata. Tanto elegante, intellettuale ed indiretta da essere alla fine anche inefficace! Che cosa poteva pensare un cittadino scrutando certe scenette enigmatiche (su cui noi adesso ci scervelliamo), penso ai denari della Gens Farsuleia, o Gens Porcia o certi rovesci mitologici ? Inoltre, se la propaganda mediante le monete fosse stata veramente efficace, temo non sarebbe stata lasciata in mano a dei giovanotti al primo gradino del cursus honorum.

Forse la parola più adatta per definire l’interessante fenomeno che ha coinvolto il denario nell’ultimo secolo della repubblica è più correttamente (e modestamente) definibile come celebrazione della propria casata. Diverso è il fenomeno che si sviluppò poi con l’impero. Lì forse si può veramente parlare di propaganda (imponente ritratto al diritto; personificazioni al rovescio che definiscono il programma di governo dell’imperatore)

Caius


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Inviato

Caius ha giustamente citato l'ultimo secolo del denario repubblicano, ma forse è giusto partire dal principio...

Dal 211 e per almeno ¾ di secolo il denario repubblicano ci comunica davvero poco in termini di notizie estrapolabili (nomi puri e semplici esclusi). Al dritto è stabile la testa elmata di Roma ed al rovescio le iconografie utilizzate si possono contare sulle dita di una mano: Dioscuri al galoppo, Luna o Vittoria in biga, “qualche” Giove in quadriga. Possiamo notare l’apparizione di una Diana in biga di renne (Cr. 222/1) o di un magnifico Ercole in biga di centauri (Cr. 229/1) o ancora di una Giunone in biga di capre (Cr. 231/1), ma i messaggi propagandistici, in tutte queste fasi, sono assento o forse ben nascosti dietro una piccola Vittoria posta nel campo o in altri piccoli simboli, che tuttavia ci consentono solo di fare ipotesi molto dozzinali e sommarie: non c’è nulla di chiaro ed evidente.

Secondo me questo è normale in quanto la maggior “lentezza” delle prime fasi è caratteristica comune di ogni processo evolutivo. Il denario repubblicano è sicuramente nato in un contesto “difficile” e sorge dalle ceneri di monetazioni magno greche, eccelse sotto il punto di vista stilistico, ma vincolate iconograficamente da una sorta di “etica” che poco spazio lasciava a chiari messaggi politici e propagandistici.

Non è sicuramente stato facile uscire da questi collaudati schemi e c’è già da sorprendersi nel vedere le iniziali di un “povero” magistrato neppure un decennio dopo l’introduzione di questo tipo di monetazione.

Il difficile non è stato cambiare l’immagine sul tondello, ma cambiare la mentalità e l’etica di colui che quell’immagine doveva concepirla.

Prendere una posizione netta in queste fasi non è troppo presuntuoso… è ben evidente che dal 211 al 140 circa i messaggi propagandistici sui denari non erano ancora entrati nella forma mentis dei romani, i minimi e vaghi riferimenti presenti non potevano di certo essere visti come chiari “comunicati politici o promozionali”. Per questioni cronologiche non consideriamo la Prima e Seconda Guerra Punica… ma la Terza sì… nel 149-146 il denario non era proprio l’ultimo arrivato ma il concetto di propaganda sulla moneta non era di certo ancora utilizzato e/o accettato; in questo periodo vi sono delle Vittorie in biga (usate anche negli anni precedenti), delle piccole Vittorie con corona d’alloro che cingono la testa di Roma al d., una piccola cornucopia… ma niente di lampante ed evidente… se non tempestarono i tondelli di messaggi in occasione della distruzione di Cartagine direi che c’è poco da aggiungere.

Dal 140 al 130 invece è possibile identificare un periodo di svolta; sono di questi anni le varie figure mitologiche su carri trainati dai vari animali, così come la Lupa ed i gemelli sul denario di Sex. Pompeius (Cr. 235/1, 137 a.C.), ma soprattutto è del 136 a.C. il denario che, a parer mio, rappresenta una vera innovazione, il Servilia con al r. i dioscuri in direzioni opposte (Cr. 239/1).

Qui il messaggio è molto forte e con questo denario è stata rivoluzionata un’iconografia vecchia di 75 anni.

Il periodo è quello della prima guerra servile, e sul tondello è rappresentata con estrema efficacia la situazione di tensione sociale presente in quegli anni, sfociata poi nel conflitto del 91. Non a caso questo rovescio fu ripreso dai Marsi nelle emissioni delle guerre sociali.

Questo denario della Servilia è secondo me tra i più enigmatici ed intriganti di sempre, l’iconografia del dritto è completamente differente, probabilmente unica, così come quella del rovescio, ripresa solo nelle emissioni marsiche. E’ difficile attribuire questa emissione alla zecca di Roma come fa il Crawford.

Stabilito questo “punto di inizio”, concordo con caius quando dice che il messaggio sul denario dell’ultimo secolo mirava alla “celebrazione della propria casata”, le parole utili a riassumere in linea generale l'ultimo secolo del denario repubblicano sono queste. Al tempo stesso è vero che sono rintracciabili delle eccezioni... ad esempio mi viengono in mente le emissioni di Silla. Il discorso però qui è ben diverso, siamo di fronte ad un assolutismo sconvolgente e l'immagine di un vivente su un carro trionfale ben si concilia con l'operato generale del dittatore.

Sono tuttavia eccezioni, un'eccezione non ha rappresentato il principio di una nuova regola; il disfarsi in toto delle vecchie ideologie e tradizioni è stato per i romani un lungo e difficile cammino, che si è protratto per tutto il periodo repubblicano, fino al radicale punto di svolta che ha plasmato nuove ideologie.

Rifletterei invece sull’affermazione che dice “temo non sarebbe stata lasciata in mano a dei giovanotti al primo gradino del cursus honorum”… io ritengo che questi giovanotti erano si alle prime armi, ma erano al tempo stesso delle utili “pedine” manovrate da illustri, potenti e prestigiosi personaggi… i rovesci con forti messaggi non sono molti ma le menti che li hanno concepiti potrebbero esser cercate non tra i magistrati monetari, ma tra i più illustri famigliari di questi che, in quel periodo, potevano essere maggiormente “coinvolti” a livello politico, istituzionale e sociale.

Ora stop… lasciamo spazio alle prossime puntate…

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Inviato

Mi sentirei di quotare quanto detto da Rapax, ed avrei a questo punto una curiosità, di cui non sono riuscito a trovare conferme almeno fino a questo punto: Caio giulio Cesare nella sua giovinezza, è stato uno III viri monetales?

Ha coniato un denario assolutamente celebrativo della sua gens Iulia, con l'effige di Iulo?

Non so se è una corbelleria, si tratta di un ricordo lontano di letture passate, ma, ripeto, finora non sono riuscito a dare conferme a ciò.

Vi ringrazio anticipatamente per qualunque chiarimento.

giampy

Rifletterei invece sull’affermazione che dice “temo non sarebbe stata lasciata in mano a dei giovanotti al primo gradino del cursus honorum”… io ritengo che questi giovanotti erano si alle prime armi, ma erano al tempo stesso delle utili “pedine” manovrate da illustri, potenti e prestigiosi personaggi… i rovesci con forti messaggi non sono molti ma le menti che li hanno concepiti potrebbero esser cercate non tra i magistrati monetari, ma tra i più illustri famigliari di questi che, in quel periodo, potevano essere maggiormente “coinvolti” a livello politico, istituzionale e sociale.

Ora stop… lasciamo spazio alle prossime puntate…

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Inviato (modificato)
Forse la parola più adatta per definire l’interessante fenomeno che ha coinvolto il denario nell’ultimo secolo della repubblica è più correttamente (e modestamente) definibile come celebrazione della propria casata.  Diverso è il fenomeno che si sviluppò poi  con l’impero. Lì forse si può veramente parlare di propaganda (imponente ritratto al diritto; personificazioni al rovescio che definiscono il programma di governo dell’imperatore) 

Caius

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Condivido in pieno questa considerazione.

Quando le famiglie illustri della Roma Repubblicana entravano in competizione di ambizioni, era necessario ostentare un passato ancestrale e glorioso per la propria gens. Visto che non tutti i monetari potevano di certo essere dei raffinati cultori della storia patria e di quella della propria famiglia, si rivolgevano a dei dotti (precursori in un certo senso degli araldi di epoca a venire) che, accondiscendenti e forse opportunisti, si prestavano anche a disinvolte invenzioni.

L'erudizione minuziosa che è sottesa a certi raccordi genealogici (più o meno ideali e sorprendenti) può essere attribuita innanzitutto a dei greci. Un esempio di brillante erudizione è il rovescio di questo denario di Lucius Lucretius Trio http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=210&Lot=1880. Le 7 stelle richiamano la costellazione Triones ed alludono al nome della gens.

La propaganda populistica è quindi da escludersi: è difficile che il monetario si recasse per fori ad illustrare il significato delle sue monete :D .

Una sorta di preparazione alla propaganda, forse, può essere ravvisata nelle monete emesse dai "rivoluzionari" succeduti a Cesare. E' probabile che essi avessero colto la valenza suggestiva di una moneta carica di un ritratto espressivo (di un'espressione che richiama quel realismo della più genuina tradizione romana e che risultava evidente anche nella scultura e nella pittura) e testimoniante il potere economico dei "rivoluzionari" stessi. (cfr. Belloni). Enrico.

Modificato da minerva

Inviato

Personalmente non condivido parecchie delle tesi dello Zehnhaker, mentre al contrario mi ritrovo in molte delle cose scritte sopra.

Volevo in ogni caso far notare che proprio l'avatar di Caius rappresenta un eclatante esempio di propaganda politica... :-)

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Inviato
La propaganda populistica è quindi da escludersi: è difficile che il monetario si recasse per fori ad illustrare il significato delle sue monete  :D .

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Verissimo!!

Che bella scenetta però! :D :D

Una sorta di preparazione alla propaganda, forse, può essere ravvisata nelle monete emesse dai "rivoluzionari" succeduti a Cesare. E' probabile che essi avessero colto la valenza suggestiva di una moneta carica di un ritratto espressivo (di un'espressione che richiama quel realismo della più genuina tradizione romana e che risultava evidente anche nella scultura e nella pittura) e testimoniante il potere economico dei "rivoluzionari" stessi. (cfr. Belloni). Enrico.

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Volevo in ogni caso far notare che proprio l'avatar di Caius rappresenta un eclatante esempio di propaganda politica... :-)

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Verissimo, ma caius aveva giustamente e prudentemente messo i puntini sulle i scrivendo: "Il tema che vorrei proporvi è quello della propaganda portata avanti dai III viri monetales sul denario repubblicano, almeno fino alle guerre civili..."

La definitiva svolta è da mettere in stretta relazione con la "rivoluzione" della società romana; da Cesare tradizioni, usi, costumi, mentalità, "percezione del sacro" (e chi più ne ha più ne metta) furono stravolti.

Roma cambiò, i vecchi ideali cambiarono e di conseguenza cambiarono anche le iconografie sulle monete. Il contesto rappresentava un terreno molto fertile e la mentalità romana era ormai pronta a recepire questo genere di "innovazione".

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Inviato
La definitiva svolta è da mettere in stretta relazione con la "rivoluzione" della società romana; da Cesare tradizioni, usi, costumi, mentalità, "percezione del sacro" (e chi più ne ha più ne metta) furono stravolti.

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Aspetta, non è che Cesare sia uscito dal niente. Una chiara tendenza alla personalizzazione del potere cominciò a mostrarsi già ai tempi degli Scipioni, e si sviluppò in maniera evidentissima a partire dalla fine del II secolo. Accompagnata inoltre dalla progressiva penetrazione in Roma della cultura, della religione e delle forme di pensiero "greche", vale a dire ellenistiche. Cesare fu il compimento di questo processo, sicuramente fu un grande (e mostruosamente ambizioso) generale e politico, ma fu anche pienamente figlio del suo tempo.

P. :)


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Inviato (modificato)
Aspetta, non è che Cesare sia uscito dal niente. Una chiara tendenza alla personalizzazione del potere cominciò a mostrarsi già ai tempi degli Scipioni, e si sviluppò in maniera evidentissima a partire dalla fine del II secolo. Accompagnata inoltre dalla progressiva penetrazione in Roma della cultura, della religione e delle forme di pensiero "greche", vale a dire ellenistiche. Cesare fu il compimento di questo processo, sicuramente fu un grande (e mostruosamente ambizioso) generale e politico, ma fu anche pienamente figlio del suo tempo.

P.  :)

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Hai perfettamente ragione...

il disfarsi in toto delle vecchie ideologie e tradizioni è stato per i romani un lungo e difficile cammino, che si è protratto per tutto il periodo repubblicano , fino al radicale punto di svolta che ha plasmato nuove ideologie.

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Non nego di essermi espresso un po' male... e ho messo un pezzo qua e là... hai fatto bene a precisare. ;)

Cesare può essere visto come "il prodotto finale" di questo lento processo ma, al tempo stesso, è stato l'uomo giusto al momento giusto. Con lui le nuove ideologie e le nuove forme di pensiero si sono concretizzate e materializzate in modo lampante ed è questo il tangibile e ben identificabile punto di svolta.

PS: ...si va sempre a finire lì...

non volevo soffermarmi troppo su Cesare... caspisco che il suo "magnetismo" è fortissimo, ma lasciamolo un po' tranquillo visto che sul forum di parole sul suo conto se ne sono versate già parecchie.

Il punto di arrivo l'abbiamo stabilito e compreso, ora ritorniamo sull'interessantissimo tema della discussione, proponendo magari esempi "puramente repubblicani" e relative considerazioni. :)

Modificato da Rapax
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Inviato
Cesare può essere visto come "il prodotto finale" di questo lento processo ma, al tempo stesso, è stato l'uomo giusto al momento giusto. Con lui le nuove ideologie e le nuove forme di pensiero si sono concretizzate e materializzate in modo lampante ed è questo il tangibile e ben identificabile punto di svolta.

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Mi piace molto questa visione di Cesare come "catalizzatore" della transizione finale al Principato e concordo in pieno :)

Certamente se non fosse sceso in campo lui con la sua, ripeto, mostruosa ambizione e la sua determinazione nel sottomettere ad essa ogni tradizione, legge e scrupolo di coscienza (ricordate alea iacta est?) il processo sarebbe durato più a lungo. Ma evidentemente i tempi erano maturi per la nascita di un Cesare ;)


Inviato

Quando Cesare scrive CAESAR in esergo sotto l'elefantino, cambia tutto il mondo politico di allora. Guarda caso la rivoluzione inizia violando una consuetudine ormai consolidata. Da quel momento il denario diventa strumento di autopromozione e propaganda, vedi appunto il denario EID MAR, ma anche molti altri.

per rispondere a Giampy, Cesare non fu mai III vir monetalis, non coniò se non monete illegali dopo il 49 aC. Un suo zio fu invece III Vir e coniò nel 103 un denario molto carino con al rovescio una biga trainata da amorini (RRC 320/1. B. Iulia 4 ).

Iulo (che sarebbe Ascanio, credo, figlio di Enea "figlio diletto iulio") non compare su monete di Cesare (che io sappia, ma potrei sbagliarmi), manca di un soffio nel celebre denario ( Cr. 458/1) in cui Enea trasporta il padre ed il palladio, nella leggenda dietro di loro trotterellava il piccolo Iulo, fuggendo da Troia, ma per ristrettezza del tondello, purtroppo, il bambino non c'è :(

:whome:

caius

iulia.bmp


Inviato

Grazie Caius, ero in errore, non conoscevo il denario che hai postato, davvero suggestivo.

giampy


Staff
Inviato
Quando Cesare scrive CAESAR  in esergo sotto l'elefantino, cambia tutto il mondo politico di allora. Guarda caso la rivoluzione inizia violando una consuetudine ormai consolidata. Da quel momento il denario diventa strumento di autopromozione e propaganda, vedi appunto il denario EID MAR, ma anche molti altri.

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Il denario di Cesare è sicuramente importantissimo, ma...

A livello di "potere del messaggio" che differenza c'è tra:

Questo

e

Questo

Sono stati coniati entrambi da zecche militari itineranti ed entrambi hanno in legenda il nome di un vivente.

Non credo che possa influire più di tanto il fatto che una di queste due emissioni rechi anche il nome di un altro magistrato... il rovescio parla chiaro ugualmente...

Quel denario di Cesare, visti i successivi eventi, è sicuramente importantissimo, ma analizziamo un secondo solo il denario... decontestualizziamolo.

A quella moneta viene attribuita un'importanza enorme proprio perchè ruppe determinati schemi... la moneta, una volta coniata, sarebbe rimasta fisicamente tale anche nel caso in cui Cesare fosse uscito sconfitto da quell'impresa, è ovvio... ma in tal caso, quel particolare denario, oggi sarebbe stato ancora così importante? ...la moneta in fin dei conti sarebbe sempre quella...

Il denario di Silla invece è molto meno considerato e, secondo la visione di oggi, destò molto meno scalpore, perchè?

Perchè forse lui aveva dalla sua gli aristocratici che chiusero un occhio (ipotesi stupida)?

Sono certo che mi sfugge qualche cosa...

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Inviato

Citando il Belloni, che nel suo libro "La moneta romana" sposa proprio questa teoria, ritengo che il denario romano abbia svolto essenzialmente una funzione celebrativa. La funzione propagandistica si associò sicuramente alla prima, ed io ritengo che primo vero esempio ne siano i denarii degli insorti italici, segnatamente quello in cui il toro schiaccia la lupa, per l'immediatezza del messaggio, messaggio che probabilmente non poteva sfuggire a nessuno. Ritengo anche che sia proprio con i denari ritraenti viventi che questa tendenza piese piede e si affermò, specialmente per quelle gesta (tipo conquista dell'Egitto o Idi di marzo) il cui significato era tanto enorme da non avere bisogno di pubblicità, se non a fini politici...


Inviato

E' diversa la caratura dei personaggi. Silla rimase in ogni caso un esponente degli ottimati. Il Senato uscì rafforzato dalla sua dittatura. Cesare diede inizio a 30 anni di guerra civile che segnarono la fine di 500 anni di repubblica. Indubbiamente però hai ragione ad assimilare le due monete. Anche quella di Silla era rivoluzionaria, per quanto più conservatrice nella scelta della testa di Roma al diritto.


Inviato
Il denario di Silla invece è molto meno considerato e, secondo la visione di oggi, destò molto meno scalpore, perchè?

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Perfetta la tua citazione. Questo denario e quello di Cesare sono assolutamente equivalenti nell'ottica della personalizzazione del potere di cui scrivevo sopra; solo che all'epoca di Silla i tempi non erano ancora maturi. Per questo noi ricordiamo Silla come un dittatore sanguinario (cosa che era) e Cesare come un grande condottiero e uomo politico (cosa che era, ma era anche un dittatore sanguinario). Il denario a suo nome assume una grande importanza per noi ex post perchè lo valutiamo nell'ottica degli avvenimenti successivi, ma dubito che i contemporanei avvertissero una cesura così grande come noi possiamo credere. Come giustamente osservato si tratta di una emissione militare (quindi imperatoriale nel senso più stretto), esistevano dei precedenti (Silla appunto), la tendenza a concentrare il potere nelle mani di pochi andava avanti già da tempo, almeno dagli Scipioni per non parlare di Caio Mario.


Inviato (modificato)

Diciamo che al tempo di Silla, iniziava a contestualizzarsi una tendenza al passaggio tra Repubblica e periodo pre-imperiale, con in mezzo anche il periodo delle guerre Servili. Ritengo sia giusto quanto espresso sinora un pò da tutti gli interventi ed il mio pensiero oscilla tra una effettiva celebrazione delle gesta della famiglie o degli antenati da parte di certi monetari, mentre da parte di altri, una tendenza ad entrare più nello specifico del "fatto reale". Il discorso relativo all'età, regge fino ad un certo punto, è vero che si è agli esordi della carriera, ma anche i venti anni di allora erano un'età decisamente non paragonabile con i venti anni di oggi dove le responsabilità unite alla mentalità di allora erano un concetto che ai nostri giorni non possiamo nemmeno immaginare (forse non in tutte le parti del mondo, ma qui si entrerebbe in sottili divagazioni etnico-sociali). Opto invece per una "visione" più netta da parte di quei monetari che nei vari periodi della storia di Roma hanno avuto stretti rapporti con il "potere", che lo hanno appoggiato, sostenuto e col quale hanno potuto interagire in termini di "messaggistica" ben più orientata ad una ben precisa comunicazione, rispetto alla "visioni" e "sponsorizzazioni" precedenti. Il soldato, il senatore, il plebeo ecc. che veniva a trovarsi in mano un denario, oscillava tra tanti variabili livelli di cultura, notizie, eventi attuali. E di questi, quanti ne poteva conoscere? Non si usciva di casa alla mattina, per andare al bar del foro a leggere le news, quindi quale poteva essere nelle provincie il livello di conoscenza di fatti ed eventi? Immagini di divinità, cavalieri, vittorie e quadrighe creavano un certo tipo di pensieri.....leggere CAES DICT PERPETUO quantomeno ne comunicava altri ben più concreti e reali.

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=250&Lot=8438

insomma, credo che nel tempo sia avvenuto una sorta di passaggio comunicativo dall'immaginario divino e celebrativo al concreto e reale, la moneta che di pari passo ha seguito i passaggi storici che hanno trasformato la Repubblica in Impero.

Modificato da commodo

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