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La lunga fine del denario


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Inviato

Come noto, gli ultimi denari vennero coniati da Gordiano III. Però il nominale non scompare del tutto. Seppur in limitatissime quantità, delle monete riferibili a denari sono stati prodotte anche dopo, da tutti gli imperatori fino a Diocleziano. Si tratta di monete di biglione, pochissimo argentate in superficie, con l’imperatore a capo laureato. Che cosa rappresentano queste monete? Dal punto di vista economico nulla. Un tentativo di mantenere in vita un nominale glorioso? Nessun imperatore voleva essere quello che condannava definitivamente a morte il denario??

Erano forse delle prove per gli aurei o erano coniati con i coni degli aurei? o erano elargizioni particolari per i generali dell’esercito? (ma a questo scopo mi sembrano ben più funzionali i medaglioni e gli aurei).

Di fatto il denario non scompare neanche con Diocleziano perché l’argenteo (dal peso oscillante tra i 2,6 e 3,6 gr) altro non è che un denario, un vecchio e solido denario romano.

Grato a qualcuno se mi chiarisce questi dubbi.

Caius


Inviato

Personalmente penso solo ad un fattore psicologico. Tenere in vita un nominale con una bassissima percentuale d’argento, proprio perché assolutamente irrisoria, ci fa capire quale fosse il prestigio dell’argento anche sul piano psicologico, come si sa, da non sottovalutare mai in fatto di moneta.


Inviato

Scusate non è possibile che la disponibilità dell'argento stava cominciando a ridursi?


Inviato
Come noto, gli ultimi denari vennero coniati da Gordiano III. Però il nominale non scompare del tutto. Seppur in limitatissime quantità, delle monete riferibili a denari sono stati prodotte anche dopo, da tutti gli imperatori fino a Diocleziano. Si tratta di monete di biglione, pochissimo argentate in superficie, con l’imperatore a capo laureato. Che cosa rappresentano queste monete? Dal punto di vista economico nulla. Un tentativo di mantenere in vita un nominale glorioso? Nessun imperatore voleva essere quello che condannava definitivamente a morte il denario??

Erano forse delle prove per gli aurei o erano coniati con i coni degli aurei? o erano  elargizioni particolari per i generali dell’esercito? (ma a questo scopo mi sembrano ben più funzionali i medaglioni e gli aurei).

Di fatto il denario non scompare neanche con Diocleziano perché l’argenteo (dal peso oscillante tra i 2,6 e 3,6 gr) altro non è che un denario, un vecchio e solido denario romano.

Grato a qualcuno se mi chiarisce questi dubbi.

Caius

282467[/snapback]

Il denario a dire il vero non scompare anche perchè rimane come unità di conto...

Il quarto di follis coniato da piu' imperatori della tetrarchia viene oggi considerato "laureato" da due denari...


Inviato (modificato)
Il denario a dire il vero non scompare anche perchè rimane come unità di conto...

282959[/snapback]

Condivido quanto scritto da Crivoz, Enrico.

Modificato da minerva

Inviato (modificato)

Non so se sono uscito fuori tema.Io lo intesa cosi e do La mia opinione personale che puo non contare nulla.

Il denario (come pure l'antoniniano) quando viene coniato diminuendo la % di fino a discapito del metallo non prezioso non ha ragion d'essere chiamato denario.Credo che nonostante la diminuzione di argento il valore nominale di 16 assi sia rimasto invariato.Su questo punto non ho nozioni sufficienti.

Ora se poi la percentuale di argento(quindi peso) sia stata ridotta di x% allora tutti gli altri nominali asse,aureo sesterzio devono essere ridotti della stessa percentuale.

Siccome non so come siano andate le cose penso che :

- un denario può essere ancora chiamato tale anche se la sua percentuale di fino(e quindi peso) si riduce ma non vengono usati metalli non preziosi a patto però che si rispettino i vecchi rapporti 16:1 denario/sesterzio ecc

- un denario non può essere chiamato tale se si trova in lega e il suo peso in argento non rispetta i rapporti con altri nominali

- può volgarmente essere chiamato tale se pur essendo in lega il suo peso in argento rispetta i rapporti.

ad esempio se il denario pesava in origine 3 g(Ag) e il l'asse(Cu) 12 g:

nel primo caso se sarà coniato un denario di 2,1 g (-30%) l'asse sarà di circa 8,4 g

nel terzo caso se il denario sarà coniato usando 2,4 g di argento e 0,6 g di rame l' asse sarà coniato usando 9,6 g di rame

Corregetemi se ho detto stupidaggini.

Modificato da alexfaggiani

Inviato (modificato)

Christopher Howgego scrive nel testo: La storia antica attraverso le monete, Edizioni Quasar, Roma 2002 che:"A partire da Nerone (ed anche un pò prima) il denario d'argento iniziò a subire riduzioni di peso e fino mentre l'aureo subì riduzioni solo nel peso, almeno in principio [...]. Nel 215 d.C. fu introdotto un nuovo nominale in argento, "l'antoniniano" o "radiato" che sarebbe diventato il principale nominale "in argento" dell'Impero: il suo contenuto d'argento era pari a quello di 1.6 denarii, ma il suo valore era probabilmente, seppure non sicuramente, pari a due denarii". (Pp. 127, 128).

Per quanto riguarda la moneta in biglione scrive: "che ci fu una tendenza al declino progressivo del contenuto argenteo della moneta in biglione unita ad un continuo abbassamento del valore di cambio delle monete contro il denario, nonostante tentativi periodici di ristabilire una monetazione di miglior qualità". (Pp 128, 129). [...] "I miglioramenti tentati da Domiziano, Pertinace, Macrino e Gordiano I e II, continuati poi sotto Balbino e Pupieno, avvengono dopo un cambiamento di dinastia e devono essere inseriti nel contesto più ampio dei tentativi "conservatori" di restaurare gli antichi standard o di rifiutare i misfatti dei predecessori. [...] Solo con Diocleziano si ebbe una restaurazione efficace della moneta d'argento puro, al costo però di riconoscere ufficialmente che le emissioni di basso argento formavano una categoria di monete decisamente distinte dall'argento. L'argenteo puro di Diocleziano era equivalente in argento al denario di Nerone, ma il suo tasso di cambio era fissato a cento denarii, almeno dopo il 301 d.C., quando si conosce il suo valore dall'Editto sulla moneta". (P. 131).

Quello che si legge tra le righe è, dunque, che il denario rimane sempre come "metro di valore" e la preoccupazione dell'autorità era quella di assegnare valori formali in denarii (a questo punto "ideali") a monete che, sostanzialmente, di denario non avevano più nulla anche se si tentò di ritornare a riconiarlo. Enrico.

Modificato da minerva

Inviato
Come noto, gli ultimi denari vennero coniati da Gordiano III. Però il nominale non scompare del tutto. Seppur in limitatissime quantità, delle monete riferibili a denari sono stati prodotte anche dopo, da tutti gli imperatori fino a Diocleziano. Si tratta di monete di biglione, pochissimo argentate in superficie, con l’imperatore a capo laureato. Che cosa rappresentano queste monete? Dal punto di vista economico nulla. Un tentativo di mantenere in vita un nominale glorioso? Nessun imperatore voleva essere quello che condannava definitivamente a morte il denario??

Erano forse delle prove per gli aurei o erano coniati con i coni degli aurei? o erano  elargizioni particolari per i generali dell’esercito? (ma a questo scopo mi sembrano ben più funzionali i medaglioni e gli aurei).

Di fatto il denario non scompare neanche con Diocleziano perché l’argenteo (dal peso oscillante tra i 2,6 e 3,6 gr) altro non è che un denario, un vecchio e solido denario romano.

Grato a qualcuno se mi chiarisce questi dubbi.

Caius

282467[/snapback]

Io penso che le risposte alla tua interessantissima domanda possono essere molteplici:

in primo luogo ritengo possibile che queste particolari e sporadiche coniazioni possano essere state fatte semplicemente per continuare a commemorare il denario e non dovremmo stupircene se pensiamo ai denari repubblicani restituiti da Traiano; e poi c'è il fattore contabile, abituare un impero (senza i media di oggi) a contare usando un nominale divero dal denario non doveva essere così semplice....infine pensiamo ad emissioni particolari per gli eserciti, ma come dice giustamente caius si sarebbero prestati meglio i nominali più grandi, oltretutto i rari denari erano anche piuttosto bruttini se li paragoniamo al vecchio denario delle origini. Insomma l'argento scarseggiava e il denario sempre più in metallo vile non aveva piùragione di esistere ma il suo ricordo era destinato a durare nel tempo e questo perchè dopotutto il denario era stato da sempre il pilastro della monetazione romana. :)


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