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Circolazione monetaria a Roma nei sec.XI-XIV


Paleologo

Risposte migliori

Come noto i Papi per diverse vicissitudini politiche non emisero propria moneta a Roma dalla fine del X fino almeno alla metà del XIV secolo. In effetti per quasi due secoli (fine X - seconda metà XII secolo) a Roma cessò del tutto ogni coniazione. Quando poi il martello dello zecchiere riprese a picchiare sui tondelli, questo avvenne in nome del Senato Romano per battere denarini di mistura col pettine, imitativi dei tipi dei Conti di Champagne e quindi detti "denari provisini" (dalla zecca di Provins nella Champagne).

I motivi di questa interruzione sono diversi: tra questi c'è sicuramente il triste stato del'economia, alle cui limitate necessità bastava la moneta straniera portata dai pellegrini provenienti da ogni parte dell'Europa occidentale. In effetti la ripresa delle coniazioni è sicuramente segno di ripresa generale dell'economia, in particolare del commercio. La presenza di mercanti romani alle grandi fiere dello Champagne nel XII secolo è ben attestata, e sono questi mercanti che devono aver portato a Roma la moneta provisina.

E' comunque evidente che per tutto il pieno e tardo medioevo a Roma la circolazione monetaria deve essere stata decisamente complessa, visto che avevano corso i più disparati nominali in argento e mistura provenienti da ogni parte d'Italia e d'Europa.

Vengo ora alla domanda. Cosa sappiamo delle caratteristiche di questa circolazione? Si conoscono tesoretti? C'è una statistica dei ritrovamenti? I documenti dell'epoca ci dicono qualcosa? Come veniva gestita questa massa monetaria? Si tendeva a ritirarla per trasformarla in moneta locale? Qualunque informazioni al riguardo è benvenuta :)

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ciao,

la discussione proposta è interessante e si può esaminare in diversi aspetti.

La situazione doveva essere complessa, ma meno di quello che pensiamo. I pellegrini, nel loro viaggio attraversavano diversi Stati, ognuno con la propria moneta e presumo che quando passavano il confine, si recavano da un cambiavalute per potersi pagare l'ostello (come facciamo noi oggi per andare in Svizzera o in UK). Man mano che procedevano verso Roma, la moneta che si ritrovavano era sempre più accettabile.

Comunque la moneta "forte" non aveva bisogno di essere cambiata. Bolognini, fiorini, carlini o genovini erano accettati perchè facilmente convertibili.

Un po' come in Croazia o Repubblica Ceca che accettano l'euro.

Ai mercati di Champagne ci andavano anche i banchieri senesi che guarda caso diventarono i più attivi finanziatori dello Stato Pontificio.

Tra i documenti che possono dirci qualcosa, ci sono i contratti dei prestiti concessi al Senato.

Da appassionato ho fornito delle risposte superficiali. Attendiamo altri pareri più qualificati. :rolleyes:

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Awards

Puoi consultare questo articolo, dove troverai utili indicazioni sulle monete circolanti a Roma fra X e XII secolo (con un cenno sui secc. XIV e XV), basate sui ritrovamenti monetari:

Lucia Travaini, Monete medievali in area romana: nuovi dati e vecchi materiali, in "Rivista italiana di numismatica e scienze affini", XCIV (1992), pp. 163-182.

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Bolognini, fiorini, carlini o genovini erano accettati perchè facilmente convertibili.

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Cosa intendi per "facilmente convertibili"? Nel senso che erano accettati ovunque e quindi nel momento in cui uno avesse voluto convertirli in altra valuta non avrebbe avuto difficoltà? Allora a rigore è vero il contrario: erano facilmente convertibili perchè accettati ;) Oppure intendevi qualcosa d'altro?

Grazie anche a Bartolus per la segnalazione. Sai dove è possibile reperire la pubblicazione da te citata?

Attendiamo altri interventi! :)

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Grazie anche a Bartolus per la segnalazione. Sai dove è possibile reperire la pubblicazione da te citata?

Attendiamo altri interventi!  :)

282167[/snapback]

Direttamente alla fonte, ovvero alla Societa' Numismatica Italiana, a Milano (Via Orti 3) : www.socnumit.org

la piu' antica e prestigiosa associazione numismatica in Italia, fondata sotto gli auspici del re VE III. L aSocieta' pubblica una rivista annuale che contiene articoli di numismatica scritti per lo piu' da professori e numismatici professionisti che coprono tutte le epoche comprese le medaglie. Dispone inoltre di una importante biblioteca alla quale si possono richiedere fotocopie di testi e articoli.

Anzi ti consiglierei di farti socio perche' potresti ampliare molto le tue conoscenze e i tuoi orizzonti numismatici.

Tornando all'interessante argomento da te sollevato, ti segnalo che a Roma circolavano tra il X e il XIII secolo in quantita' denari degli Ottoni di Pavia e Lucca, denari Enriciani di Milano, denari di Venezia e successivamente provisini di Champagne, affermatisi alla meta' del XII secolo (Tebaldo II o Enrico Ie II) che vennero subito imitati dalla zecca di Roma stessa, riaperta nel 1180.

Tutte queste monete sono state ritrovate nei pochi ripostigli medioevali rinvenuti :

Crypta Balbi

Foro Romano

S. Paolo fuori le Mura

Torre delle MIlizie

e pochi altri, risalenti per lo piu' al XII-XIII secolo.

Ricordiamoci che la produzione monetaria dei secoli X-XII e' molto scarsa, limitata alle zecche citate, mentre e' solo a partire dalla meta' del XII secolo che cominciano a battere monete altre zecche importanti come, ad esempio, Genova (1140). Nel 1162 Federico Barbarossa crea il denaro imperiale. In Sicilia viene realizzata un'importante riforma monetaria. A Roma, dopo lameta' del XIII secolo comparve la monetazione "grossa" di Brancaleone d'Andalo'.

Resta comunque l'evidenza che pur non essendovi sata contrazione nell'uso di moneta, in questi secoli, vi sia comunque difficolta' ad individuare moneta di riferimento e gli studiosi concordano che vi sia ancora incertezza relativamente alla situazione monetaria italiana dei secc. XI-XII che deve essere meglio indagata.

Per ulteriori approfondimenti ti consiglio :

L. Travaini : "Le aree monetarie italiane alla fine del Medioevo" in

'Le Itale del tardo Medioevo' a cura di S. Gensini, Centro studi sulla civilta' del Tardo Medioevo - San Miniato, Collana di studi e ricerche 3, Pisa 1990

Molte discussioni su questo tema si trvano negli scritti del Prof. Ermanno Arslan, la cui bibliografia e' amplissima.

Se invece ti interessa risalire indietro alla circolazione monetaria dei secoli precedenti, imperdibile e' il lavoro di Abulafia : "Maometto e Carlo Magno : le due aree monetarie dell'Italia dell'oro e dell'argento" in Storia d'Italia, Annali 6 Economia Naturale Economia Monetaria, Torino 1983.

Infine per la monetazione della zecxca di Roma sotto i primi Pontefici un riferimento ottimo e' costituito dagli " Annali della zecca di Roma " di Edoardo Martinori.

Buon approfondimento.

numa numa

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Bolognini, fiorini, carlini o genovini erano accettati perchè facilmente convertibili.

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Cosa intendi per "facilmente convertibili"? Nel senso che erano accettati ovunque e quindi nel momento in cui uno avesse voluto convertirli in altra valuta non avrebbe avuto difficoltà? Allora a rigore è vero il contrario: erano facilmente convertibili perchè accettati ;) Oppure intendevi qualcosa d'altro?

Grazie anche a Bartolus per la segnalazione. Sai dove è possibile reperire la pubblicazione da te citata?

Attendiamo altri interventi! :)

282167[/snapback]

Se sei di Roma, puoi di sicuro trovare la rivista in Nazionale o all'Alessandrina

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Ancora qualche nota e qualch indicazione bibliografica in merito alla questione della circolazione monetale a Roma.

I denari papali (cosiddetti "antiquiores" - oggi rarissimi e ricercatissimi) battuti dai Papi in associazione con i vari imperatori Franchi, cessano di essere battuti alla zecca di Roma nel 980. La riapertura della zecca si situa all'intorno del 1180 con l'imitazione di denari "provisin" di Chapagne che circolavano allora ed ebbero un ottimo successo a Roma.

Nei circa due secoli di assenza di moneta coniata a Roma, circolano diversi nominali che di fatto ne costituiscono il circolante, non sono quindi "convertiti" perche' non c;era valuta battuta localmente in cui convertirli, bensi' costituivano essi stessi la valuta effettiva sia di conto che di circolante.

Tale valuta e' costitutita all'inizio da denari Ottoniani di Pavia e di Lucca (tra il X e l'XI secolo i denari pavesi era in pratica la moneta argentea piu' diffusa, sostituita successivamente dai denari lucchesi).

Denari Ottoniani ed Enriciani, di Corrado il Salico, di Pavia, Lucca, Milano, Venezia ,

costituicono inizialmente il grosso del circolante con effettivo valore di moneta di pagamento, ad essi si affiancano denari Normanni (Rouen) e Anglo-sassoni (questi ultimi forse pero' arrivati a Roma solo come Obolo di San Pietro e quindi destinati a tale scopo ma non alla circolazione vera e propria - non dimentichiamo che un esemplare del famoso dinaro d'oro del re inglese Offa, a imitazione dei dinar arabi, venne trovato a Roma ); mentre i denari normanni e sicuramente i provisini di Champagne svolgono funzione di vera e propria moneta circolante, divenendo moneta sia effettiva che di conto. Infine e' attestata anche la presenza di denari Svevi del Regno di Sicilia.

L'evidenza che abbiamo nei testi sopravvissuti (contratti di pagamento, regesti notarili, etc.) e la moneta rinvenuta nei ripostigli medioevali venuti alla luce suggeriscono un sistema di "bimetallismo argenteo" articolato in cui i denari minuti (svalutati nel peso e talvolta nel titolo) svolgono effettiva funzione di circolante accanto a denari nuovi "inforziati" (di Lucca piuttosto che di Pavia) , proposte come moneta di conto a produzione molto limitata. Questi denari "inforziati" o rafforzati furono poi gradualmente sostituiti dai provisini di Champagne che avevano lo stesso valore (come ci tramandano alcuni documenti contrattuali del periodo 1158-1160).

Ache la moneta d'oro e' attestata, dovendosi effettuare grandi pagamenti per i quali i nominali argentei risultavano poco pratici e per questi venivano utilizzati sia nominali bizantini che tari' di Sicilia.

Per maggiori approfondimenti segnalo ancora :

P. Toubert : Les structures du Latium medieval. Le Latium meridional et la Sabine du IX siecle a' la fin du XII siecle, Rome

Grierson Blackburn, Medieval European Coinage Vol. I "The Early Middle Ages (5th - 10th century), Cambridge 1986 pp. 259-266

P. Spufford, "Money and its Use in Medieval European Economy" Cambridge 1988

numa numa

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Vorrei consigliare la lettura dell'eccellente studio di Michele Chimienti "Le decime pontificie per la storia monetaria dell'Italia centrale" negli atti del convegno di Trevi (PG) 2001, L'Agontano, una moneta d'argento per l'Italia medioevale.

Questo lavoro ricalca le conoscenze già esposte negli scritti indicati da Numa Numa, precedenti cronologicamente, ma soprattutto focalizza l'attenzione sui tipi e sulla loro circolazione in rapporto all'istituto della decima. Non è limitato in senso stretto al territorio romano, ma spazia, come indica il titolo, su scala pluriregionale.

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Grazie a tutti per gli interessantissimi contributi. Mi sembra che le tipologie di moneta italiana attestate siano bene individuate.

Non ho visto citata la moneta pisana: c'è una ragione specifica oppure può dipendere solo dalla rarità dei ritrovamenti?

Quanto poi alla circolazione di moneta straniera, per i provisini è noto il legame tra Roma e le fiere della Champagne per il commercio di panni, mentre per i denari anglosassoni pare che la ragione sia legata a un flusso di pellegrini particolarmente rilevante (lo stesso re Offa di Mercia venne a Roma per farsi monaco; la Schola Saxonum fu probabilmente il più antico "ostello per stranieri" di Roma). Si conoscono altre tipologie di moneta straniera oltre a quelle citate?

Grazie anche per i dettagliati riferimenti bibliografici.

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Denari pisani sono menzionati in alcuni ripostigli, e certamente nella raccolta di monete cosiddetta "obolo di S. Pietro'.

Per una disamina piu' accurata dei nominali esteri in circolazione all'epoca ti consiglio di riferirti all'articolo della Travaini citato da Bartolus.

So anche che il Prof. Arslan ha fatto uno studio sulla tipologia di monete lasciate come obvolo o memoria dai pellegrini in visita a Roma sulla tomba di Pietro, un tesoro di notizie che permette di avere notizie preziosissime sulla tipologia di monete in circolazione nelle varie epoche grazie all'esame della loro stratificazione.

Ho assistito ad una sua conferenza sul tema in Primavera e credo che una relazione completa verra' pubblicata nella rivista RIN del 2007 o nei Quaderni Ticinesi di Numismatica e antichita' Classiche (NAC).

numa numa

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