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IGNORED

Medio centennionale di Costantino


teodato

Risposte migliori

Chiedo ai cortesi utenti se qualcuno mi può postare immagini del centennionale di Costantino magno:

dritto: CONSTANTINVS MAX AVG -BUSTO A DESTRA CON DIADEMA E CORAZZA

rovescio: GLORIA EXERCITVS-AQS in esergo, due soldati con stendardo ed ATTENZIONE !!!CROCE fra gli stendardi in basso sopra la linea che separa l'esergo.

Gradirei inoltre sapere se questa moneta è stata coniata postuma o mentre il grande Imperatore era ancora in vita.

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Nella scheda descrittiva della moneta sopra proposta si trova questa nota (non so quanto corretta, anche se devo dire che il mio francese non è certo perfetto :P):

«L'atelier d'Aquilée est le seul à utiliser les symboles du chrisme (en 320) et de la croix chrétienne (en 334) du vivant de Constantin Ier»

Parto da essa per riportare un estratto (spero interessante) dall'articolo di Alessandro Ruggia (pubblicato nel LVIII numero del Quaderno di Studi del Circolo Numismatico "Mario Rasile") intitolato I più antichi simboli cristiani sulle monete di Aquileia:

«Nel campo del rovescio di alcune monete di età costantiniana talora compaiono, in contesti ancora pagani, simboli cristiani che vengono a confondersi con molti altri segni consueti che ebbero una funzione che potremmo dire "di servizio". Questi sono testimonianza locale della fede di alcuni ma non esprimono una diretta volontà dell'imperatore. La zecca di Aquileia si dimostrò la più precoce nell'introdurre nelle monete segni che possano in qualche modo essere ricondotti alla nuova religione; là l'anonimo personale della zecca si sentì in grado di osare prima che altrove, ed avendo trasformato un simbolo della fede cristiana in una marca utilitaria per il suo lavoro, lo aggiunse al modello ufficiale inviato dalla cancelleria imperiale. La zecca adriatica si distinse, inoltre, per le forme originali che assunsero questi contrassegni dall'ambiguo significato religioso. Questi simboli sono sempre "nascosti" nelle immagini del rovescio, dal momento che il diritto era inalterabile. Ogni particolare del dritto era deciso dalla cancelleria imperiale che inviava alle singole zecche i cartoni con le effigi imperiali (rispondenti alla propaganda politica e religiosa sentita come più necessaria in quel momento) non lasciando nessuno spazio all'iniziativa locale.

[...]

Per i rovesci, invece, la cancelleria inviava i cartoni con un'immagine più generica lasciando agli incisori delle singole zecche la possibilità di completarla nei particolari secondari (ornamenti delle vesti, terminazioni degli stendardi, ecc.). Nei simboli ritenuti cristiani presenti nei rovesci, quindi, gli studiosi non vedono una disposizione preordinata dall'alto, dall'imperatore o dagli uffici della sua corte, ma il frutto dell'iniziativa isolata di ufficiali sovrintendenti alla zecca locale e limitatamente nelle parti della moneta che ad essi era consentito variare. Localmente, infatti, al funzionario responsabile delle emissioni era lasciata la libertà di scegliere i contrassegni che dovevano servire ad identificarlo in caso di controlli e di irregolarità. Questi marchi, che si sommavano all'indice di zecca ed a quello dell'officina emittente, avrebbero semplicemente designato una suddivisione amministrativa delle emissioni. Dopo la concessione della libertà di culto (313), il funzionario, seguendo le convizioni personali, poteva servirsi anche di elementi tratti dalla simbologia cristiana. Sarebbero, quindi, solamente manifestazioni pubbliche della fede e delle simpatie religiose degli ufficiali monetarii, divenute lecite dopo l'Editto di Milano, ma di un significato del tutto individuale. Forse vi era anche la volontà di compiacere l'imperatore sapendo che i pezzi potevano essere visti da lui.

Secondo un'altra ipotesi i segni cristiani che si possono trovare nel campo del rovescio delle monete non sono ritenuti semplici marche personali degli ufficiali monetari che avevano il compito di supervisionare e coordinare il lavoro della zecca (praepositi o procuratores monetarum) ma sarebbero stati scelti da questi per contrassegnare le équipes che avevano curato interamente la preparazione e la coniazione delle monete, sulle quali essi avevano la sorveglianza. [...] Sarebbero stati altri, quindi, i simboli (inseriti nell'esergo insieme agli indici di zecca e di officina) che avevano il compito di distinguere la serie di monete facenti parte di un'emissione. Quando uno stesso simbolo compare contemporaneamente nelle emissioni di più zecche contigue è stato interpretato piuttosto come il frutto di un accordo stretto autonomamente tra gli zecchieri locali che miravano a trasmettere un messaggio di appoggio e di solidale attenzione alla politica religiosa dell'imperatore.»

L'articolo prosegue poi analizzando i singoli simboli cristiani (croce greca, cristogramma, numero millenario, croce ansata) che compaiono nei rovesci delle monete aquileiensi: molto interessante l'analisi circa il segno che compare nel frontone del tempio raffigurato nei folles di Massenzio del tipo CONSERV VRB SVAE, da alcuni inteso come prima attestazione di un simbolo cristiano su di una moneta romana (e quindi testimonianza diretta della tolleranza religiosa dell'imperatore verso il Cristianesimo), da altri invece ritenuto (anche per il numero davvero esiguo di esemplari con questa caratteristica) errore degli incisori nel rappresentare la marca X celebrativa dei decennalia imperiali.

Modificato da chersoblepte
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Grazie Cherso per il bel contributo, è molto completo e lo condivido.

Indubbiamente siamo nel campo delle ipotesi; il fatto che la costa adriatica sia zona di antica cristianizzazione è un dato inconfutabile; la cosa può aver indotto il monetario a contrassegnare il rovescio con la croce. Credo questa sia una delle primissime volte che la croce compare nella monetazione bronzea (c'è anche un tipo di victoriae laetae....).

Sono comunque convinto che la simbologia proposta nei rovesci (eterogenea fino a teodosio) aveva una connotazione locale ma non era completamente discrezionale. Voglio dire che le cancellerie consentivano solo l'uso di simboli ormai "sdoganati" o ampiamente condivisi, al di là dell'iniziativa personale di un monetario.. .ne è la prova, come giustamente scritto, che gran parte dei segni si ripete numerose volte in più di una zecca.

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L'articolo prosegue poi analizzando i singoli simboli cristiani (croce greca, cristogramma, numero millenario, croce ansata) che compaiono nei rovesci delle monete aquileiensi: molto interessante l'analisi circa il segno che compare nel frontone del tempio raffigurato nei folles di Massenzio del tipo CONSERV VRB SVAE, da alcuni inteso come prima attestazione di un simbolo cristiano su di una moneta romana (e quindi testimonianza diretta della tolleranza religiosa dell'imperatore verso il Cristianesimo), da altri invece ritenuto (anche per il numero davvero esiguo di esemplari con questa caratteristica) errore degli incisori nel rappresentare la marca X celebrativa dei decennalia imperiali.

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Ciao :)

Innanzitutto mi associo ai ringraziamenti a Cherso per l'interessantissimo contributo (aggiungo che mi metterò alla caccia dell'articolo citato).

Riguardo al presunto simbolo cristiano sulle monete di Massenzio nel timpano del tempio della dea Roma, si tratterebbe delle emissioni del tipo per l'appunto CONSERV VRB SVAE battute nella terza officina di Aquileia.

L'intepretazione, assai affascinante e seducente, verso l'inserimento del segno della fede cristiana al posto del numerale X dei decennalia ad iniziativa di incisori monetari cristiani apparve su un articolo a firma di L.Laffranchi su un fascicolo della rivista "Aquileia nostra" nell'anno 1932 ("il problematico segno della Croce sulle monete precostantiniane di Aquileia").

Tesi, ovviamente, esposta in cauta ipotesi e con tutte le riserve del caso.

Purtroppo lo stato attuale delle documentazioni e dei riscontri riduce sensibilmente, ed anzi annulla, l'acquisizione di tale ipotesi, ove il primo simbolo cristiano numismaticamente accertato sarebbe quindi il "chi-ro" presente nel medaglione coniato a Ticinum nel 315 d.C. in occasione dei decennallia di Costantino I.

Rimando, in merito, all'esaurientissimo articolo a firma di Andrea Pautasso "i simboli cristiani nella monetazione di Roma e Bisanzio" apparso sulla rivista Ad Quintum n. 7 1984/85 a cura del gruppo archeologico Ad Quintum di Collegno (TO).

Modificato da Flavio
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Ringrazio molto gli utenti chersoblepte, apostata72,Flavio per gli interessantissimi contributi apportati, tali interventi accrescono la mia curiosità su come si possa datare con certezza la coniazione di una moneta Romana.

Certamente le celebrazione di una battaglia vinta o di una ricorrenza , festività , consolato,tribunicia potestas ed altre cariche facilmente databili danno la data certa ma vi sono molti casi in cui l'attribuzione di una data in assenza di documentazione storica pare almeno dubbia.

Negli interventi precedenti ad esempio c'è discordanza tra chi asserisce che il funzionario addetto alla zecca potesse liberamente interpretare il rovescio di un moneta con aggiunta di simbologie locali e chi invece asserisce che la cancelleria dell'Imperatore doveva comunque approvarne l'operato.

Sarebbe interessante quando si propone una data fornire anche la documentazione storica che porta a tale attribuzione.

Vorrei chiedere a Flavio se per cortesia potesse postare l'immagine del medaglione di Costantino coniato a Ticinum nel 315 portante per la prima volta la simbologia del CHI-RO e se possibile il follis di Massenzio (CONSERV VRB SVAE ) con la croce sul frontone del tempio.

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Questo è il diritto del medaglione argenteo di Ticinum (purtroppo in rete ho trovato solo quest'immagine, non so un granché nelle ricerche :P):

http://www.constantinethegreatcoins.com/sy.../medallion.jpeg

L'elmo con il cristogramma che l'imperatore "sfoggia" in questa moneta è ricordato anche da Eusebio, nella sua descrizione del labarum costantiniano (Eusebio di Cesarea, Vita Constantini; I, 30):

«In un'alta asta ricoperta d'oro s'innestava un braccio trasversale in modo da formare una croce; in cima a tutto era fissata una corona intessuta di pietre preziose ed oro; su questa corona due segni, indicanti il nome di Cristo, mostravano per mezzo delle prime lettere (con il rho che s'incrociava giusto nel mezzo), il simbolo della formula salvifica: l'imperatore prese poi anche in seguito questo monogramma inciso sul suo elmo.».

Questo è invece il follis di Massenzio del tipo CONSERV VRB SVAE::

http://imagedb.coinarchives.com/img/lanz/100/00506q00.jpg

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=23&Lot=506

L'articolo citato è decisamente esauriente sull'argomento e riporta le principali interpretazioni a riguardo (sia favorevoli che contrarie, ovviamente): l'ipotesi che il segno posto, al rovescio, nel frontone del tempio, potesse essere davvero un simbolo cristiano era già stata avanzata nell'Ottocento, in particolare da Raffaele Garucci (nella sua monumentale Storia dell'arte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa), e poi compiutamente esposta da Lodovico Laffranchi.

Ma, come ben ricordato da Flavio, ad oggi tale ricostruzione pare molto debole: inoltre gli esemplari con questa caratteristica sono in numero esiguo (il Paolucci-Zub considera R³ la variante con croce rispetto al C del follis con semplice X) e limitato alla sola III officina della zecca di Aquileia.

Ad ogni modo, anche la monetazione costantiniana non presenta esempi chiaramente cristiani: i simboli legati alla nuova religione sono "accessori" (in pratica, fungono da marchi d'emissione) e si trovano inseriti, come ricordato, in modelli iconografici spesso ancora di "stampo" pagano. Fa eccezione (per le emissioni in bronzo) la celebre frazione che commemora la vittoria di Costantino nel conflitto civile del 324 (non è un caso che sia stata coniata a Costantinopoli):

http://imagedb.coinarchives.com/img/cng/05...rged/592169.jpg

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=8&Lot=2169

Qui il cristogramma è realmente parte della raffigurazione: sormonta il labarum che trafigge il draco, indicando, quindi, che è grazie all'aiuto divino che è avvenuto il trionfo su Licinio.

Modificato da chersoblepte
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