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Roma e Costantinopoli


chersoblepte

Risposte migliori

Ciao a tutti :),

apro questo thread, da un lato, per sottolineare, ancora una volta, come la moneta (ed in particolare quella romana imperiale), se ben studiata, possa essere d'ausilio alla ricerca storica ed archeologica, e, dall'altro, sperando che questo mio contributo possa essere fonte e spunto per un'interessante discussione, raccogliendo immagini e pareri documentati sull'argomento.

Nella prima parte della sua splendida opera, Costantinopoli. Nascita di una capitale (330-451), Gilbert Dagron analizza, in un paragrafo, alcuni degli studi sulla monetazione del periodo costantiniano per suffragare la sua tesi relativa alle motivazioni che portarono alla fondazione della città di Costantino, inizialmente intesa come "manifestazione" di Roma in Oriente (a ribadire l'unità dello Stato) e solo in seguito, prima con Costanzo II e, definitivamente, durante il regno di Teodosio, sviluppatasi come vera e propria capitale di una pars dell'Impero.

Ve lo riporto quasi nella sua interezza, comprese le note (importanti anche per i riferimenti alle diverse emissioni):

Dai difficili problemi che le emissioni costantiniane ci pongono è possibile ricavare alcuni insegnamenti di carattere generale. È da notare, in primo luogo, che le legende o le iconografie tipiche di Costantinopoli fanno la loro apparizione con un certo ritardo [3] (monete recanti, sul recto, la parola CONSTANTINOPOLI, o sul verso la donna sedute e turrita che posa un piede sulla prua di un'imbarcazione e viene chiamata generalmente la Tyche di Costantinopoli [4]); esse non sono il privilegio o il marchio di una sola Zecca, quella di Costantinopoli, ma provengono da tutte le Zecche dell'Impero, compresa quella di Roma [5]. In seguito, sarà vano cercare cercare sulle monete di Costantino una contrapposizione, o anche un semplice dualismo, fra iconografie o legende di Costantinopoli e iconografie e legende di Roma: al contrario, è la loro mescolanza che sorprende i numismatici. Monete coniate in nome del popolo romano vengono emesse a Costantinopoli [6]; il tipo più caratteristico delle prime emissioni costantinopolitane rappresenta Roma (Minerva con l'elmo in testa) con l'iscrizione GLORIA ROMANORVM [7], e questa iscrizione viene mantenuta anche quando Roma è talvolta sostituita da Costantinopoli (la donna seduta e turrita [8]). Soprattutto, non c'è mai contemporaneamente, su una sola moneta, la rappresentazione iconografica di entrambe le città [9].

La comparsa di quest'ultimo tipo sotto Costanzo II segna una svolta importante e inaugura una tradizione che prosegue fino alle emissioni di Teodosio II [10]. Anziché le vittorie alate, sono le due città che reggono il clipeus contenente i vota del regno di Costanzo II [11] su una moneta a cui fa riscontro un'altra moneta di Costante [12]. [...] È da accogliere [sulla datazione] il parere di H.Stern [15]: la moneta fu coniata certamente nel 343 o 344, in occasione della festa dei vicennalia. Questo tipo monetario diventa in seguito quello dei vota del regno (VOT/XX/MVLT/XXX; VOT/XXX/MVLT/XXXX; VOT/XXXV/MVLT/XXXX; VOT/XXXX [16]).

Che senso dare a questa innovazione? Va ricordato che, dopo l'eliminazione di Costantino II, alla testa dell'Impero vi sono, di fatto, due imperatori, uno in Oriente e l'altro in Occidente. La raffigurazione di due capitali che reggono un unico clipeus di vota servirebbe a indicare questo fatto nuovo: la dualità dell'Impero e la concordia fra i due imperatori [17]. Ma ciò significa andare troppo lontano. La concordia fra gli imperatori è resa manifesta dalla somiglianza delle emissioni di Costanzo II e di Costante nel 343-344; quanto alle due città, con i loro attributi specifici, esse non rappresentano ancora un impero diviso, ma solo il doppio aspetto che assume, nell'eredità costantiniana, la «capitale romana». Infatti, il tipo iconografico con le due città si conserva anche quando, dopo il 350, Costanzo II resta l'unico imperatore.

È vero, tuttavia, che Roma e Costantinopoli si trovano ormai giustapposte in un tipo iconografico ufficiale, e persino con delle sfumature che sembrano già indicare delle precedenze ed una rivalità. Il modello primitivo mostra le due città che portano ciascuna uno scettro o un'asta: Roma siede a destra (a sinistra per chi guarda la moneta), cioé al posto d'onore, e di faccia, mentre Costantinopoli è raffigurata a sinistra e di profilo. Ma in un'emissione di medaglioni probabilmente anteriore al 350 [18] si osserva una prima variante: i vota sono scomparsi e restano soltanto Roma e Costantinopoli, con i loro simboli distintivi, nello stesso atteggiamento l'una rispetto all'altra; tuttavia Costantinopoli occupa una posizione più centrale, è seduta su un seggio più elevato (sul trono vero e proprio, a quanto sembra), e tiene in mano il globo sormontato dalla vittoria alata, che, in precedenza, era stato appannaggio di Roma. Alcuni medaglioni coniati a Nicomedia, Sirmio, Antiochia e Roma mostrano il punto di arrivo dell'evoluzione iconografica [19]: Costantinopoli, riconoscibile dalla prora su cui posa il piede, appare sola, assisa su di un trono di aspetto imponente, con in mano il globo sormontato dalla vittoria alata, simbolo del dominio romano. Non vogliamo arrivare alla conclusione che Costantinopoli avesse soppiantato Roma, ma che l'immagine di Costantinopoli fosse ormai sufficiente a rappresentare integralmente la «capitale romana».

[3]A.Alföldi, On the foundation of Constantinople, a few notes, pp. 11-12. Le legende ed i tipi iconografici sono dapprima puramente romani.

[4]J.Maurice, Numismatique constantinienne, II, p. 518; H.Cohen, Description historique des monnaies frappées sous l'Empire romain, VII, pp. 322-326; e, più recente, P.M. Bruun, in Sutherland e Carson, The Roman Imperial Coinage, VII: Constantine and Licinius A.D. 313-337, pp. 562-590: le prime emissioni di moneta auree costantinopolitane sono del 326; il tipo iconografico della Tyche di Costantinopoli appare solamente nel 330. Sulle monete bronzee di Costantinopoli, cfr. R.A.G.Carson, P.V.Hill e J.P.C.Kent, Late Roman Bronze Coinage A.D. 324-498, pp. 23-25; le zecche di Costantinopoli, che erano inizialmente due, diventano tre nel 326, sette nel 327 e undici nel 330 (una progressione che esprime significativamente lo sviluppo della città).

[5]Maurice, cit., I, pp. CLII-CLIV, 251, 253, 255, 259; Brunn, in Sutherland e Carson, cit., VII, p. 331, n. 295 (legenda CONSTANTINOPOLIS) e p. 332, n. 303 (Tyche di Costantinopoli).

[6]Maurice, cit., II, pp. 536-537; la data va corretta sulla scorta di Carson, Hill, Kent, cit., pp. 23 e 25.

[7]Bruun, in Sutherland e Carson, cit., VII, pp. 572-573, nn. 17 e 23 (emissioni del 327-328).

[8]Maurice, cit., I, pp. 498, 520, sgg., colloca la prima emissione di questo tipo fra il 324 e il 328; Bruun la colloca nel 326 (in Sutherland e Carson, cit., VII, pp. 569-570, n. 5); essa riappare nel 327-328 (pp. 572-573, nn. 17, 23) e nel 336-337 (p. 585, n. 101).

[9]J.M.C.Toynbee, Roma and Constantinopolis in Late Antiquity Art from 312 to 365, pp. 138 sgg. [...]. Si consulti anche L.Laffranchi, Appunti di critica numismatica: la data finale della personificazione di Costantinopoli ed i medaglioni aurei del tempo teodosiano, in «Numismatica», VII, n. 2.

[10]Toynbee, cit., p. 143 e tavola XIII, n. 12; Cohen, cit., VIII, p. 75, nn. 8-15. L'emissione, che commemora i quinquennalia anticipati di Gioviano, proviene dalle Zecche di Costantinopoli, Roma, Antiochia, Sirmio, Tessalonica. Le due città regine, Roma e Costantinopoli, figurano anche nei dittici consolari dell'inizio del V secolo (cfr. R.Delbrück, Die Consulardiptychen und verwandte Denkmäler, tavole 2, 16, 22, 32).

[11]Cohen, cit., VII, p. 456, nn. 108-109; Toynbee, cit., tavola X, n. 9.

[12]Cohen, cit., VII, p. 415, n. 79; Toynbee, cit., p. 138.

[15]E.Stern, Le Calendrier de 354. Etudes sur son texte et son illustration, p. 126.

[16]Cohen, cit., VII, pp. 456-459, nn. 110-126; Toynbee, cit., pp. 138-139, tavola X, nn. 10-11. Stesso tipo monetario per il Cesare Gallo nel 354 (Cohen, cit., VIII, pp. 34-35, nn.22-26; Toynbee, cit., tavola X, n. 12) e per Giuliano (Cohen, cit., VIII, p. 44, n. 8: pp. 45-46, nn. 22-30; Toynbee, cit., tavola X, nn. 13-14. Sul clipeus figurano sia la scritta VOT/V, sia una stella).

[17]Questo tema della concordia fra gli imperatori, nel senso ellenistico di Οµόνοια, è assunto da Stern come spiegazione del nuovo tipo iconografico (Stern, cit., pp. 127-128).

[18]Cfr. Toynbee, cit., pp. 139-140, tavola XI, nn. 5-7. Stesso tipo iconografico in un'emissione di Graziano; cfr. Cohen, cit., VIII, p. 128, n. 19.

[19]Cfr. Toynbee, cit., p. 140, tavola XI, nn. 8-9, e XII, nn. 1-6; Cohen, cit., VII, p. 460, n. 133.

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Complimenti per l'interessante spunto e la citazione di Dagron del quale ricordo, per chi interessato alla cultura più prettamente bizantina, anche Empereur et pretre .

Personalmente, credo che il bisogno di ispirarsi a Roma si possa cogliere anche nello sviluppo urbanistico di Costantinopoli. A parte la semi-leggenda dell'edificazione sui 7 colli -peraltro difficilmente rintracciabili- è evidente, almeno secondo me, il riferimento all'altra Capitale: il senato, la ricostruzione del grande ippodromo, nonché i vari fori che più tardi si sono susseguiti lungo la via principale arricchiti da monumenti particolari come le colonne coclidi istoriate non più esistenti...

Ancora una volta, numismatica e testimonianze archeologiche e architettoniche (e artistiche) vanno a braccetto.

Ciao!

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Ottima analisi :)

E' curioso notare che in principio, sebbene Roma e Costantinopoli fossero entrambe rappresentate sulle monete, la prima prevaleva ancora sulla seconda; poi, con il tempo, le rappresentazione diventano più eque mettendo le due capitali sullo stesso livello; infine la raffigurazione di Costantinopoli sembra prevalere su Roma...

Mi viene da pensare questo:

qualcuno doveva dettare agli incisori la scena da raffigurare sui conii e se in un primo periodo Roma emerge su Costantinopoli è perchè qualcuno avrà imposto quell'ordine o comunque perchè il patriottismo per Roma era ancora molto forte. In seguito è evidente che Roma ha perso quell'importanza, sia nei confronti di chi decideva le incisioni sui conii sia nei confronti degli incisori stessi che, evidentemente, si identificavano meglio nell'immagine di Costantinopoli, evidentemente più sana e più forte.

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Il contributo è molto interessante! :) Nel periodo teodosiano che studio più da vicino, si può fare un'analisi degli equilibri geopolitici intercorrenti fra le due capitali attraverso l'esame delle emissioni del tipo "concordiaauggg" recanti appunto le personificazioni delle due città nel rovescio.

Qui la rappresentezione di Roma e Costantinopoli è complessivamente in equilibrio nel computo totale delle emissioni, tuttavia vanno fatti dei distinguo. Come è lecito aspettarsi, le zecche occidentali coniano più rovesci con la personificazione di Roma. In Oriente, entrambe le figurazioni sono ben rappresentate, tranne che a costantinopoli, dove, per ovvi motivi di campanilismo, la capitale orientale prevale nettamente.

Un altro dato importante risiede nel fatto che le zecche gallo-germaniche-occidentali (arelatum, lugdunum, trier, Aquileia, Siscia), lontane dal potere costantinopolitano, tendono ad associare solo l'effigie di Teodosio alla personificazione di costantinopoli; l pezzi coniati a nome di teodosio sono inoltre numericamente limitati; al contrario, Graziano e Valentiniano II, sono ritratti che vengono abbinati in massima parte alla raffigurazione della dea Roma.

In sostanza, soprattutto nell' occidente periferico è più sentita la separazione di poteri fra l'imperatore "di Costantinopoli" e i sovrani occidentali....... l'impero inizia a spaccarsi

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Secondo Dagron, Costantinopoli assume in maniera definitiva il ruolo di capitale, di "città regnante", e non più solo quello di città dell'imperatore (Costantino) o di semplice residenza imperiale, proprio con Teodosio: anzi, considera la sua entrata nella città il 24 Novembre 380 come una seconda consacrazione. In precedenza, dopo la morte di Costantino, Costanzo II (la cui nomina a Cesare, l'8 Novembre 324, sarebbe coincisa con l'atto di fondazione della città) aveva gettato le basi per le istituzioni necessarie a far divenire Costantinopoli realmente una capitale solo dopo la visita a Roma del 357, ed alla sua morte tale opera non era ancora arrivata a totale compimento: sotto Valente, poi, Costantinopoli rischia un vero e proprio "fallimento" politico (anche a causa dell'episodio dell'usurpazione di Procopio). Dopo il lungo soggiorno di Teodosio, invece, ha inizio una tendenza che porterà la città a "possedere" l'imperatore: i sovrani orientali, infatti, già a partire da Arcadio, raramente s'allontaneranno dalla capitale, se non per brevi viaggi.

Per di più, sotto Teodosio si svolge, proprio a Costantinopoli, il II Concilio ecumenico, il quale getterà le basi perché la città sia considerata alla pari di Roma anche dal punto di vista religioso, come sancito dal XXVIII Canone del IV Concilio ecumenico, svoltosi a Calcedonia nel 451 (con il quale, non a caso, Dagron chiude l'arco temporale entro cui s'inquadra la sua opera):

«Seguendo in tutto le disposizioni dei santi padri, preso atto del canone [iII] or ora letto, dei 150 vescovi cari a Dio, che sotto Teodosio il Grande, di pia memoria, allora imperatore si riunirono nella città imperiale di Costantinopoli, nuova Roma, stabiliamo anche noi e decretiamo le stesse cose riguardo ai privilegi della stessa santissima chiesa di Costantinopoli, nuova Roma. Giustamente i padri concessero privilegi alla sede dell'antica Roma, perché la città era città imperiale. Per lo stesso motivo i 150 vescovi diletti da Dio concessero alla sede della santissima nuova Roma, onorata di avere l'imperatore e il senato, e che gode di privilegi uguali a quelli dell'antica città imperiale di Roma, eguali privilegi anche nel campo ecclesiastico e che fosse seconda dopo di quella.»

Raccolgo qui, inoltre, un po' d'immagini di modo da rendere più facile comprendere lo sviluppo dei "rapporti" fra Roma e Costantinopoli sulle emissioni monetarie, come descritto dal Dagron.

Questo il modello iniziale, elaborato per la prima volta per i vicennalia di Costanzo II:

[1]

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=157&Lot=362

Questo quello successivo, in cui i vota scompaiono e Costantinopoli, oltre ad occupare una posizione più centrale, impugna il globo sormontato dalla Vittoria:

[2]

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=202&Lot=797

Questo, infine, quello in cui appare la sola personificazione di Costantinopoli (e a cui si contrappone il modello con la sola rappresentazione di Roma):

[3a]

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=89381

[3b]

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=44&Lot=300

Sottolineo che Costantinopoli era già apparsa sola in multipli argentei coniati, da Costantino, per celebrarne la consacrazione:

[4]

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=223&Lot=855

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=176&Lot=1776

Ciò, ovviamente, credo non intacchi l'ipotesi interpretativa del Dagron, che mi pare precisa e puntuale.

Un'altro elemento penso sia importante considerare. In seguito alle abbondanti emissioni celebrative durante il regno di Costantino, la personificazione Costantinopoli non appare più sui nominali in metallo vile fino ai CONCORDIA AVGGG d'età teodosiana: non caso l'analisi del Dagron prende in esame, a partire da Costanzo II, solo solidi o multipli aurei. Visto che monete di diverso metallo non avevano certo il medesimo utilizzo, ed anzi, si può pensare fossero prerogativa, ciascuna, di diverse "classi" sociali, credo sia significativo, considerate le "vicissitudini" storiche (sopra citate) attraversate nel periodo fra Costantino e Teodosio da Costantinopoli, che essa, in quell'arco di tempo, non compaia sui nominali bronzi.

Modificato da chersoblepte
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