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Il Biraghino 1966


Risposte migliori

Inviato (modificato)

Ecco il Biraghino d' argento coniato nel 1966 dal noto caseificio piemontese ancora esistente ai giorni nostri

http://www.biraghi.it/italiano/pagine/Storia.htm

Probabilmente oltre ad essere un buon veicolo pubblicitario per l' azienda Biraghi veniva utilizzato per acquisti dei suoi prodotti nelle vicinanze del suo stabilimento (spaccio aziendale ? )

Qualcuno ha altre notizie su questo gettone (autore) ?

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Modificato da piergi00

  • 1 anno dopo...
Inviato

Vi chiedo un favore , chi avvista questo gettone nella versione senza data puo' segnalarmelo

Grazie


Inviato

Ciao, sono interessato anch'io ad avere informazioni sul biraghino d'argento.

Questo è l'esemplare in mio possesso, datato 1966.

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Saluti, :) Dex.


Inviato

Tempo fa ho provato a contattare la ditta Biraghi tramite il suo sito ma non ho ottenuto nessuna risposta

A quanto riferito da un paio di negozianti torinesi il tipo senza data e' piu' raro a vedersi

Provero' a setacciare i classici mercatini


  • 3 settimane dopo...
Inviato

Recuperato il Biraghino senza data

E' decisamente rara questa variante ,su un lotto di circa cento esemplari visionati presso innumerevoli commercianti ne ho trovato uno solo

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Inviato

Complimenti per l'acquisto. Non sono riuscito a trovare informazioni sul biraghino ma non demordo... :)

Saluti, :) Dex.


  • 5 mesi dopo...
Inviato

Allora sono proprio fortunato....ho visto solo un gettone della Biragui in vita mia (arrivato da me in un lotto con alre cose)...ed è quello senza data :P

Saluti!

POL.


  • 2 mesi dopo...
Inviato

da 10 a 15 euro


  • 8 mesi dopo...
Inviato

Vorrei aggiungere un'informazione : sul gettone/moneta c'è il timbro dell'azienda produttrice 220 AL, dove 220 indica l'azienda e AL la sigla della Provincia, in questo caso Alessandria in Piemonte.

L'azienda è Pietrasanta Giovanni & C, azienda che iniziò la sua attività nel 1941 e la terminò nel 1975.


Supporter
Inviato

Salve

Questa è la sigla dell’orafo ricavata da un ingrandimento del mio gettone

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Ricordo che nel biennio 1965-1966 c’era una grande carenza non solo di moneta spicciola, ma anche delle 500 Lire d’argento che erano conservate da una gran parte della gente sia a scopo di tesaurizzazione sia perché era ancora viva la speranza di trovare uno di quei 2000 pezzi di prova con le bandiere controvento coniati una decina d’anni prima e di cui s’era tanto parlato sui giornali.

In questo clima in cui era praticamente impossibile dare e ricevere il resto furono anche messi in circolazione da alcune aziende dischi metallici privati come il Biraghi da 500 Lire d’argento. Le successive difficoltà di reperire questo metallo, nel frattempo notevolmente aumentato di valore, ha determinato l'emissione di altre aziende (ad es., le Assicurazioni Generali) di dischetti di rame con lo stesso valore nominale.


  • 4 anni dopo...
Inviato

salve a tutti! ho trovato in casa, tra vecchie monete, due di questi gettoni. Uno è del 1986 e l'altro è senza data... non esistono millesimi di anni differenti da questi due, vero?

E non è che per caso qualcuno conosce le tirature?


  • 3 settimane dopo...
Inviato

ecco il mio biraghino di recente acquisizione....variante senza data ;)

 

 

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  • 1 anno dopo...
Inviato (modificato)

Questo gettone della Biraghi e' il progenitore dei precedenti

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Modificato da piergi00

  • 2 anni dopo...
Inviato

Ecco il mio esemplare....purtroppo è quello con la data!!

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  • Mi piace 1

  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)
Il 28/4/2010 alle 11:27, apollonia dice:

Ricordo che nel biennio 1965-1966 c’era una grande carenza non solo di moneta spicciola, ma anche delle 500 Lire d’argento

Sapevo della tesaurizzazione delle monete d'argento in quel periodo ma non della carenza di spiccioli. Da cosa derivava questa mancanza, che a quanto ne so si verificò massicciamente a metà anni '70, compensata dai miniassegni?

 

Il 28/4/2010 alle 11:27, apollonia dice:

In questo clima in cui era praticamente impossibile dare e ricevere il resto furono anche messi in circolazione da alcune aziende dischi metallici privati come il Biraghi da 500 Lire d’argento. Le successive difficoltà di reperire questo metallo, nel frattempo notevolmente aumentato di valore, ha determinato l'emissione di altre aziende (ad es., le Assicurazioni Generali) di dischetti di rame con lo stesso valore nominale.

La circolazione era molto diffusa?

Modificato da ART

Supporter
Inviato
1 ora fa, ART dice:

Sapevo della tesaurizzazione delle monete d'argento in quel periodo ma non della carenza di spiccioli. Da cosa derivava questa mancanza, che a quanto ne so si verificò massicciamente a metà anni '70, compensata dai miniassegni?

 

La circolazione era molto diffusa?

La carenza di spiccioli si può attribuire a vari fattori, tra cui la vasta diffusione dei flipper e dei juke-box e l’impiego dei primi distributori automatici a moneta. Inoltre c’era un’incetta di monete da parte dei fabbricanti di orologi giapponesi che le utilizzavano come casse dei loro prodotti. Infine mettiamoci l’interesse dei numismatici per le loro collezioni e dei turisti come souvenir. Si è anche parlato di una grossa speculazione.

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Inviato (modificato)
23 ore fa, apollonia dice:

 tra cui la vasta diffusione dei flipper e dei juke-box e l’impiego dei primi distributori automatici a moneta.

Infine mettiamoci l’interesse dei numismatici per le loro collezioni e dei turisti come souvenir.

Possibile che bastasse questo a mettere in crisi la circolazione metallica di tutto il paese?  :confused:

 

23 ore fa, apollonia dice:

 Inoltre c’era un’incetta di monete da parte dei fabbricanti di orologi giapponesi che le utilizzavano come casse dei loro prodotti.

Questo l'avevo sentito citare per la carenza che si verificò negli anni '70, ma a dire il vero mi puzza di leggenda metropolitana...

 

23 ore fa, apollonia dice:

 Si è anche parlato di una grossa speculazione.

Ovvero?

Modificato da ART

Supporter
Inviato

La mia impressione è che ART si sia rivolto a me ritenuto (a torto!) un esperto del problema. Per quanto è a mia conoscenza, ci fu un momento, verso la metà degli anni ’70, in cui l’inflazione era così alta che non era conveniente per la Banca d’Italia stampare le monete metalliche in lire. In breve fu scarsità totale di spiccioli, ed era normale ricevere il resto in caramelle, francobolli, gettoni telefonici e anche biglietti del bus. Da qui l’esigenza manifestata dalle associazioni dei commercianti, che fecero pressione sulle banche perché provvedessero al fatto che per loro dare il resto era diventato un incubo a causa della grave carenza di spiccioli. Per superare il divieto di emettere moneta (prerogativa esclusiva dello Stato e delle Banche Centrali), le banche emisero i famosi ‘miniassegni’.

Quanto alla causa principale che può aver determinato la carenza di spiccioli, non sono certo la persona più indicata per conoscerla quando anche gli esperti del problema non l’hanno riconosciuta, ma posso solo parlare delle concause che hanno avuto un ruolo più o meno importante nella situazione creatasi.

Fino al 1961 la quantità di pezzi metallici coniati dalla Zecca di Stato poteva considerarsi sufficiente in quanto la circolazione monetaria risultava pari al 3,4% rispetto ai biglietti di Stato: 2.880 miliardi di biglietti e 96 miliardi di monete. Col passare degli anni il rapporto banconote-monete cadde all'1,7% e ciò a causa soprattutto dell'inflazione galoppante che si ebbe nel 1974 e fino al 1977. Essa determinò l'immissione di una enorme quantità di banconote, mentre la coniazione di monete divisionali rimase stazionaria. Se a questo si aggiunge: la voracità delle gettoniere dei juke-box, dei flipper, delle varie biglietterie automatiche; le esigenze dei numismatici di tesaurizzare i pezzi più belli; la massiccia "richiesta" da parte dei fabbricanti di orologi giapponesi che -come fu pubblicato all'epoca- trasformavano le nostre monete di ottima lega in casse per il loro prodotto; se si aggiunge, infine, che alcuni bottonifici nostrani ebbero l'idea di "animare" con le monete i loro bottoni, ed anche che i pezzi venivano portati via dai turisti per "souvenir", è facile immaginare l'inevitabile rarefazione del circolante decimale. 

Da https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=12607

L’aspetto speculativo connesso alla mancanza delle monete da 100 e 50 lire è evidente dal fatto che se queste andavano a finire come fondini negli orologi svizzeri ed erano ripagate più del doppio del loro valore, ne traevano guadagno sia i costruttori di orologi sia i loro fornitori che di tali monete facevano incetta.

Aggiungo che le monete da 100 Lire con la dea Minerva e da 50 Lire con il dio Vulcano, essendo di pregevole fattura, finivano in gran parte anche come souvenir nelle tasche di turisti, ben felici di portarsele a casa come ricordo. E questo era anche il destino della moneta da 5 Lire con la spiga finemente cesellata.

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Inviato (modificato)
Il 30/7/2019 alle 16:39, apollonia dice:

la massiccia "richiesta" da parte dei fabbricanti di orologi giapponesi che -come fu pubblicato all'epoca- trasformavano le nostre monete di ottima lega in casse per il loro prodotto

cito la citazione di Apollonia: anch'io, negli anni 70, ho sentito questa teoria, quale spiegazione della carenza di monete. Allora, e ancor più oggi, ritengo fosse una simpatica leggenda metropolitana, e vedo di spiegare il mio punto di vista.


In quegli anni la carenza di monete non si manifestava solo come carenza di acmonital (50 e 100 lire, sostituiti dai miniassegni), ma anche di 5 e 10 lire, sostituiti dai famigerati resti in caramelle. Ma ve l'immaginate Seiko e Casio a costruire casse di orologi in italma? Io no.


Limitiamo allora per semplificare il discorso la questione alle 100 lire: nel periodo 1955-1989 la zecca ha coniato ca. 1995 milioni di tondelli, mediamente 57 milioni l'anno. Possiamo ritenere che il circolante fosse pari a 10 anni di produzione, ossia a 570 milioni di pezzi? Se si, per rendere carente la disponibiltà di tali monete sul mercato, Seiko &C avrebbero dovuto assorbirne almeno un quarto, ossia avrebbero dovuto produrre nei primi anni 70 qualcosa come un centinaio e più di milioni di orologi con casse ricavate dalle 100 lire. Pare ragionevole? Anche se non conosco i volumi produttivi della Seiko, a me no.


La produzione industriale richiede, pena naufragio, la certezza delle forniture di materia prima; questo significa che i giapponesi non potevano approvigionarsi di monete in modo saltuario, ad esempio intascando i resti ai supermercati, ma avrebbero dovuto avere un fornitore affidabile e continuo, vale a dire una banca importante, se non addirittura la Banca d'Italia. Ma forniture di monete di tali dimensioni avrebbero certamente indotto più di un sospetto, visto che allora come, immagino, oggi, la distrazione di monete a corso legale è considerata reato. Cioè, in soldoni, come avrebbero fatto i giapponesi a procurarsi le centinaia di milioni di monete mancanti dal circolante per realizzare i loro orologi?


Per poter utilizzare le 100 lire per ricavare casse e fondelli di orologi, per prima cosa i giapponesi avrebbero dovuto eliminare i rilievi dalle monete, e questo si sarebbe dovuto fare tramite rettifica, visto che una rullatura avrebbe comunque lasciato traccia dell'immagine riportata sulla moneta; inoltre avrebbero dovuto anche tornire ogni moneta, per adeguare il diametro della stessa alle dimensioni della cassa dell'orologio (immagino che ben pochi orologi avessero dimensioni del tutto coerenti con le 100 lire).
Ma non sarebbe stato più facile (e soprattutto più economico) ricavare direttamente da lamiera, tramite fustella, ciò che serviva per realizzare casse e fondelli? La storia ha dimostrato che i giapponesi sono sempre stati, industrialmente, molto pragmatici, e allora...


Bene, questa è la mia opinione sull'influenza giapponese sulla crisi "monetiniana" degli anni '70. Ora vado a fare un'analisi spettrometrica della cassa del mio cronografo Seiko (acquistato, combinazione, nel 1974) per vedere se la composizione dell'acciaio della sua cassa coincide con quella delle 100 lire!


PS: pubblico la curva che rappresenta la produzione annuale di 100 lire: si nota un discreto calo di produzione negli anni precedenti la crisi del contante, come pure, negli anni 1977-78, la corsa ai ripari da parte della zecca. A voi ogni considerazione.

 

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Modificato da cabanes
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Supporter
Inviato (modificato)

@cabanes

Può darsi che tu abbia ragione: non entro nel merito della tua analisi.

Tengo a precisare quanto segue.

La mia citazione (con tanto di fonte) comincia così:

Fino al 1961 la quantità di pezzi metallici coniati dalla Zecca di Stato poteva considerarsi sufficiente in quanto la circolazione monetaria risultava pari al 3,4% rispetto ai biglietti di Stato: 2.880 miliardi di biglietti e 96 miliardi di monete. Col passare degli anni il rapporto banconote-monete cadde all'1,7% e ciò a causa soprattutto dell'inflazione galoppante che si ebbe nel 1974 e fino al 1977. Essa determinò l'immissione di una enorme quantità di banconote, mentre la coniazione di monete divisionali rimase stazionaria.

Aggiungo ora la tiratura delle monete da 100 Lire Minerva dal 1955 al 1989, facendo presente che il primo miniassegno fu emesso dal San Paolo di Torino il 10 dicembre 1975, e quindi che noi stiamo considerando la tiratura nel periodo dal 1962 al 1975, quando si verificò la carenza di moneta spicciola, e non la tiratura globale di queste monete.

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La mia citazione prosegue con:

Se a questo si aggiunge: la voracità delle gettoniere dei juke-box, dei flipper, delle varie biglietterie automatiche; le esigenze dei numismatici di tesaurizzare i pezzi più belli; la massiccia "richiesta" da parte dei fabbricanti di orologi giapponesi che -come fu pubblicato all'epoca- trasformavano le nostre monete di ottima lega in casse per il loro prodotto; se si aggiunge, infine, che alcuni bottonifici nostrani ebbero l'idea di "animare" con le monete i loro bottoni, ed anche che i pezzi venivano portati via dai turisti per "souvenir", è facile immaginare l'inevitabile rarefazione del circolante decimale. 

 

La “richiesta” degli orologiai giapponesi, per quanto massiccia potesse essere, non è che dovesse prosciugare tutte le 100 Lire in circolazione, ma era limitata al loro fabbisogno di produzione.

Se poi questa non è realtà ma fantasia e quindi l’aspetto speculativo dell'incetta delle 100 Lire per venderle a 100 + tot Lire/Yen agli orologiai del "Paese del Sol levante" cade, possiamo pure cancellarla dalle concause del problema: la cui realtà, però, non è in discussione.

 

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Modificato da apollonia

Supporter
Inviato

Le tirature delle monete da 100 e da 50 Lire fino al 1974 parlano chiaro: dovendo servire ad una popolazione di oltre 50.000.000 di abitanti, non erano molti i pezzi ‘teorici’ pro capite. Ma i pezzi ‘pratici’ ancor meno, per le monete andate disperse attraverso vari rivoli. Per conoscerli si può ricorrere a un buon testo di Storia economica, ma anche alcuni articoli che riguardano l’effetto di tale dispersione come quello sui miniassegni in Panorama Numismatico 108 del maggio 1997 possono dare una risposta. Varie fonti riportano poi altre possibili vie di ‘consumo’, reali o di fantasia. Per esempio le incette dall'estero per casse di orologi o addirittura "anime" di bottoni per le 5-10-20 lire. Oppure che le monete da 50 e 100 lire erano importate in gran quantità da vari Paesi arabi per usarle convenientemente come gettoni negli apparecchi automatici.

Per quanto riguarda l’orologeria svizzera, cito il post # 23 del forum https://www.lamoneta.it/topic/124310-monete-usate-come-cose/

 

All'epoca con trecento lire si acquistavano tre litri di benzina, due quotidiani, tre tazzine di caffè. In quell'anno, in Italia si verificò un'improvvisa quanto inspiegabile carenza di moneta spicciola. In realtà qualcuno una spiegazione la trovò. Il materiale e le dimensioni delle monete da 50 e 100 lire erano perfetti per i fondi degli orologi, ed alcune industrie svizzere iniziarono a farne incetta di grosse quantità. Venivano contrabbandate via Como, con grandi autocisterne. Solo dopo parecchio tempo il traffico fu scoperto dalla Guardia di Finanza.

Fact or fantasy? Fate vobis!

Faccio solo presente che la mia risposta a domande citando la fonte non sottintende la condivisione della fonte stessa, ma solo un apporto alla discussione. Se poi qualcuno ritiene una fonte non affidabile, sarebbe il caso che motivasse tale giudizio invece di dire che non gli pare tale proprio per niente.

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Inviato
1 ora fa, apollonia dice:

Venivano contrabbandate via Como, con grandi autocisterne.

eh, Apollonia, ma lo stesore del brano da te citato, si è mai chiesto come queste autocisterne venissero riempite?


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