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Inviato

Per incuso.

"Una domanda, la zecca siamo sicuri che fosse pubblica amministrazione?"

http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Monetiz...duzio/index.htm

Aggiungo al contenuto del link riportato sopra, che a seguito della trasformazione dell'I.P.Z.S. in società per azioni (avvenuta con deliberazione del 2.8.2002 nr. 59 del CIPE) la totalità delle azioni è detenuta dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.

M.


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Perfetto, grazie!


Inviato

Grazie Michele per la celere ed esauriente risposta (ho un poco di mal di testa, ma fa niente):

1) Non mi trovo completamente d'accordo con Lei e l'amico Traina: una moneta, per essere tale, deve necessariamente essere entrata in circolazione e mi stupisco che Mario (Traina) sostenga in contrario: ha sempre ritenuto le monete commemorative italiane delle medaglie proprio per la mancanza di questa caratteristica. il 5 Lire del 1901 fu coniato ma non entrò mai nella fase distributiva, quindi non fu tecnicamente emesso. Questo almeno il mio pensiero

3) Il Regio Decreto al quale hanno sempre fatto riferimento (verbalmente, perchè nei dispositivi di sequestro non hanno MAI indicato un articolo di legge in forza del quale agivano) risale al periodo umbertino (1883 o 1884), tant'è che i 5 Centesimi del 1904 rientrano nella famigerata "lista nera". Mi irrita che si sia proceduto a sequestri (con gravi danni economici e di immagine sia per noi che per i collezionisti), per giunta estremamente onerosi per lo Stato, sulla base di una presunzione (e Lei me lo ribadisce"....si dovrebbe concludere che tutto ciò che non avesse costituito il prodotto finale della zecca.....dovesse essere deformato ecc. ecc."

4) Ovviamente non voglio sostenere la teoria che Lei ha riportato con il paragone sugli evasori fiscali, ci mancherebbe. Lo Stato ha però dimostrato una totale mancanza di controllo, rendendosi, a mio avviso, corresponsabile di tutto questo disagio. Qui le cose non sono state fatte all'insaputa delle autorità (come accade nell'evasione): le centinaia di Prove che in circa 1 secolo sono transitate pacificamente in aste pubbliche (per le quali si chiedono autorizzazioni, si stampano cataloghi che dovrebbero servire a chi di dovere per valutare cosa viene proposto) non sono mai state bloccate, fruttando alle casse dell'erario un introito del quale, sicuramente, non si può chiedere la restituzione (oltre al danno la beffa)

5) La lettera del Funzionario della Zecca è emersa successivamente alle indagini della G. di F. ed è in possesso di un collezionista; la parte che mi sembra più interessante non è la richiesta a vendere le prove, quanto la parte ove si dice "come avvenuto in precedenza" segno, mi sembra, di una abitudine consolidata e non di un comportamento "una tantum"

7) "Che poi la Banca d'Italia abbia utilizzato la zecca come officina ed abbia fornito il metallo è altamente possibile; resta il fatto che la zecca non era una ditta privata alla quale far produrre alcune monete (10?) a beneficio di pochi intimi, siano pur essi personalità dello Stato."

Concordo, ma solo in parte. Sappiamo, ad esempio, che le 100 Lire del 1937 vennero coniate dietro richiesta dei privati che portarono l'oro necessario alla battitura e ne vennero "sfornati" solo 249 pezzi. Se l'oro utilizzato per produrre le 100 Lire del 1940 non era dello Stato non credo che ora si possa accampare diritti su queste monete, o no ?!?!?!

"Sul comportamento dello Stato che prima blocca l'asta, poi ci ripensa, poi fa sequestare le monete c'è poco da dire................" (io l'avrei, invece :pissed: :pissed: :pissed: )

In ultimo, le due cause civili sono state promosse dai possessori delle monete sequestrate.

Faccio seguito alla domanda di Incuso: quale era lo status della Zecca in periodo ante-Repubblica ?

Grazie

Saluti

Alberto


Inviato

Buona sera.

"1) Non mi trovo completamente d'accordo con Lei e l'amico Traina: una moneta, per essere tale, deve necessariamente essere entrata in circolazione".

Se fosse come Lei dice, non solo dovremmo cancellare dai cataloghi che trattano la monetazione di V.E. III tutti gli aurei del "Re numismatico" (che non sono mai stati effettivamente utilizzati come monete) ma dovremmo anche spiegarci il senso dei Regii decreti che ne disponevano l'emissione quali monete del Regno a fianco delle monete coniate con altri metalli; e ciò vale anche per il 100 lire del 1937 da Lei citato nel precedente intervento, che venne emesso proprio in quanto previsto da un Regio decreto.

Questa mi pare essere anche la posizione del Dott. Traina - almeno, così credo di aver interpretato dalla lettura di alcuni Suoi articoli che adesso non sono in grado di citare esattamente - il quale, pur detestando le commemorative (perchè in realtà non sopporta il "fondo specchio") tuttavia non penso ne metterebbe mai in dubbio la natura di "monete", anche perchè egli sa bene che esse vengono emesse in forza di Decreti del Ministero dell'Economia e delle Finanze che attribuiscono loro anche il corso legale.

Sarà pure una fictio, ma il concetto di "moneta", almeno negli ultimi 200 anni, è di natura formale e non sostanziale.

D'altra parte, se decidessimo di estinguere un'obbligazione dell'importo di 5 euro pagando con una commemorativa d'argento, saremmo probabilmente dei fessi ma il nostro creditore non potrebbe rifiutarsi di riceverla in pagamento!

E ciò significa che stiamo utilizzando una moneta avente corso legale nello Stato che l'ha emessa.

Comunque, potrei avere mal interpretato la posizione del Dott. Traina; appena lo sente gli chieda se è d'accordo con quanto ho scritto....mi interesserebbe saperlo....

"il 5 Lire del 1901 fu coniato ma non entrò mai nella fase distributiva, quindi non fu tecnicamente emesso. Questo almeno il mio pensiero

E' vero che non entrò mai nella fase distributiva ma è anche vero che, per quanto mi è dato sapere, non venne mai adottato un altro Regio decreto che ne sancisse il ritiro.

Da un punto di vista formale, quella moneta è rimasta pertanto tale e poichè per me la circolazione non è requisito indispensabile affinchè ci si trovi al cospetto di una "moneta"....ecc. eccc.

"Mi irrita che si sia proceduto a sequestri (con gravi danni economici e di immagine sia per noi che per i collezionisti), per giunta estremamente onerosi per lo Stato, sulla base di una presunzione (e Lei me lo ribadisce"....si dovrebbe concludere che tutto ciò che non avesse costituito il prodotto finale della zecca.....dovesse essere deformato ecc. ecc."

Direi che non si tratti affatto di una "presunzione" ma di una logica conseguenza che si trae dalla lettura dell'indagine della G. di F., che ha citato delle precise norme a cui la zecca doveva attenersi e che sono state violate.

"Qui le cose non sono state fatte all'insaputa delle autorità (come accade nell'evasione): le centinaia di Prove che in circa 1 secolo sono transitate pacificamente in aste pubbliche (per le quali si chiedono autorizzazioni, si stampano cataloghi che dovrebbero servire a chi di dovere per valutare cosa viene proposto) non sono mai state bloccate, fruttando alle casse dell'erario un introito del quale, sicuramente, non si può chiedere la restituzione (oltre al danno la beffa)"

Non nascondo l'enorme disagio che hanno subito e subiscono i collezionisti ed i commercianti di p. e p. in seguito alla posizione assunta dalla magistratura e non ho difficoltà a riconescere che, sul piano "umano", si percepisce un'ingiustizia di fondo.

Tuttavia la legge si pone talvolta in contrasto (almeno, apparenemente) con esigenze di giustizia sostanziale; basti considerare certi indulti, certi condoni e certe leggi ad personam prodotti anche in anni recenti nel nostro Paese.

Tant'è che (e qui riprendo ancora un parere della mia "guida spirituale numismatica Dott Traina, al quale staranno ormai fischiando le orecchie), da alcuni settori mi pare che si sia levata alta la richiesta di una "sanatoria" anche per il possesso delle p. e p.; aggiungo però anche questo: quando si invoca una sanatoria, in genere vuol dire che scarseggiano seri argomenti difensivi............

"La lettera del Funzionario della Zecca è emersa successivamente alle indagini della G. di F. ed è in possesso di un collezionista; la parte che mi sembra più interessante non è la richiesta a vendere le prove, quanto la parte ove si dice "come avvenuto in precedenza" segno, mi sembra, di una abitudine consolidata e non di un comportamento "una tantum"

Il problema è proprio quello di stabilire se quell'abitudine consolidata costituisse un comportamente lecito, in quanto, se così non fosse, ci troveremmo dinanzi ad una pratica del tutto illegale.

Non sarà poi sfuggito a nessuno che lo Stato ha anche "fiutato" l'affare.

Rientrare in possesso delle p. e p. significa anche rimetterle poi all'asta ed incamerare all'erario una discreta sommetta.

Ma lo Stato non siamo noi? Di che cosa Vi state lamentando.... B)

"Sappiamo, ad esempio, che le 100 Lire del 1937 vennero coniate dietro richiesta dei privati che portarono l'oro necessario alla battitura e ne vennero "sfornati" solo 249 pezzi. Se l'oro utilizzato per produrre le 100 Lire del 1940 non era dello Stato non credo che ora si possa accampare diritti su queste monete, o no ?!?!?!

La questione è che le 100 lire del 1937 potevano essere coniate con il metallo fornito dai privati, previo pagamento dei diritti di affinazione, battitura ecc., in quanto ciò rientrava nelle prerogative istituzionali della zecca.

Di ciò, fra l'altro, veniva reso puntuale riscontro.

Le 100 lire del 1940 (che moneta, fra l'altro, non è) è invece tutta un altra storia.

"In ultimo, le due cause civili sono state promosse dai possessori delle monete sequestrate"

Scusi, Dott. Varesi, ma continuo a non capire un'acca della vicenda.

Le monete non sono state sequestrate nell'ambito di un procedimento penale.

Si tratta dunque di cause civili. Però, nel Suo precedente intervento, Lei scrive che "in entrambi i casi l'Avvocatura dello Stato ha ritenuto di non costituirsi parte civile motivando che non ritiene i beni oggetto della causa di sua proprietà.... "

A parte il fatto che la costituzione di parte civile è istituto che riguarda il processo penale (e che però abbiamo escluso), ho ipotizzato che lo Stato avesse chiesto al Giudice civile un sequestro giudiziario che si può ad esempio richiedere quando è controversa la proprietà di un bene.

Se però Lei ci dice che l'Avvocatura dello Stato non ritiene che lo Stato sia legittimato a rivendicare la proprietà delle p. e p., allora mi richiedo: chi ha chiesto il sequestro delle prove?

Il mistero si infittisce..........

Un'ultima cosa sulla Sua domanda (e di incuso) sullo status della zecca durante il Regno: non è che mi state prendendo in giro? B)

Saluti.

Michele


Inviato

Mi accorgo (ma lo avrei dovuto già fare in precedenza), che una descrizione " a pezzi e bocconi" della vicenda non può assolutamente essere chiarificativa della stessa e quindi parto dall'inizio:

Le Prove sono state sequestrate come "prove del reato" (scusate la ripetizione) in un procedimento penale a carico di alcuni funzionari della Zecca colpevoli di peculato ed altre "quisquiglie". Alla fine di questo processo (che si è concluso in una bolla di sapone, così almeno mi hanno riferito), il Procuratore che firmò il decreto di sequestro dispose la restituzione di queste monete all'avente diritto (secondo lui) ovvero lo Stato nella figura della Zecca poichè "beni di proprietà dello Stato e quindi inalienabili".

Il Giudice, dietro nostra istanza, ha annullato tale procedimento in quanto il Procuratore non poteva disporre la restituzione ad una figura terza (se non erro lo poteva fare solo il Giudice) ma, ahimé, non è voluto entrare nel merito della proprietà; lasciandoci solo possessori dei beni (sottoposti a sequestro cautelativo che, mi dicono, non ha un termine di decadenza).

Per quest'ultimo motivo, e per ovviare ad una "consuetudine" romana (pare anchesì contro legge) di distruggere le prove dei reati non riconsegnate ai legittimi proprietari, noi ed altri collezionisti abbiamo intrapreso una causa civile chiedendo al Giudice di esprimersi, una volta per tutte, sulla proprietà di questi beni. In 2 udienze l'Avvocatura di Stato non si è presentata, sostenendo che non sono beni di sua proprietà (questo è quello che il nostro Avvocato di Roma mi ha detto telefonicamente, ma i termini tecnici, davvero non li conosco)

Pur restando una questione ancora irrisolta (la Zecca non molla, ma noi men che meno) mi sembra che il castello accusatorio del Procuratore, che sosteneva l'invendibilità di queste monete in quanto di proprietà demaniale, sia stata sconfessata dalla stessa Avvocatura dello Stato.

Come sempre grazie dell'attenzione

Un saluto a tutti


Inviato

Gentile Dott. Varesi,

temo che la ricostruzione della vicenda giudiziaria sia ancora parziale e/o erronea.

Se permette, proverei a "sezionarla" cercando di evidenziare le cose che tecnicamente non mi tornano.

1. "Le Prove sono state sequestrate come "prove del reato" (scusate la ripetizione) in un procedimento penale a carico di alcuni funzionari della Zecca colpevoli di peculato ed altre "quisquiglie".

OK. Quindi la storia comincia con un sequestro probatorio penale del materiale (suppongo in mano a collezionisti?) nell'ambito di un procedimento contro alcuni funzionari della zecca.

2."Alla fine di questo processo (che si è concluso in una bolla di sapone, così almeno mi hanno riferito), il Procuratore che firmò il decreto di sequestro dispose la restituzione di queste monete all'avente diritto (secondo lui) ovvero lo Stato nella figura della Zecca poichè "beni di proprietà dello Stato e quindi inalienabili"

Qui c'è già un problema.

Se c'è stata una "fine del processo" ci si è trovati dinanzi ad un Giudice che avrà concluso il procedimento emanando un provvedimento. A questo punto, il ruolo del Procuratore che dispone la restituzione allo Stato è fuori posto in quanto dovrebbe essere stato il Giudice, eventualmente, a disporla.

3. "Il Giudice, dietro nostra istanza, ha annullato tale procedimento in quanto il Procuratore non poteva disporre la restituzione ad una figura terza (se non erro lo poteva fare solo il Giudice) ma, ahimé, non è voluto entrare nel merito della proprietà; lasciandoci solo possessori dei beni (sottoposti a sequestro cautelativo che, mi dicono, non ha un termine di decadenza).

Ok per il fatto che il Procuratore non potesse a questo punto della vicenda intervenire, ma non colgo la "terzietà" dello Stato.

Anche questo passaggio dunque non è ben chiaro.

Comunque, andando al nocciolo, sembra di capire che a seguito della Vostra istanza con la quale contestavate la decisione del Procuratore, il Giudice Vi abbia nominati custodi delle prove sequestrate.....ma forse è stato interposto appello e si era in attesa che si svolgesse anche un altro grado di giudizio?

Altrimenti, qual'è il senso di nominarVi custodi di beni sequestrati se il processo era finito?

4. "Per quest'ultimo motivo, e per ovviare ad una "consuetudine" romana (pare anchesì contro legge) di distruggere le prove dei reati non riconsegnate ai legittimi proprietari, noi ed altri collezionisti abbiamo intrapreso una causa civile chiedendo al Giudice di esprimersi, una volta per tutte, sulla proprietà di questi beni. In 2 udienze l'Avvocatura di Stato non si è presentata, sostenendo che non sono beni di sua proprietà"

Sembrerebbe di capire che nelle more dell'ulteriore fase del processo penale (appello?) e mentre le prove ed i progetti vi sono stati affidati in custodia giudiziaria dal Giudice penale, avete intrapreso una causa civile avente ad oggetto l'accertamento delle proprietà delle suddette prove sotto sequesto.

In questa causa civile, nella quale il Vostro contraddittore è lo Stato (o meglio, dovrebbe essere il Ministero dell'Economia e delle Finanze rappresentato in giudizio per legge dall'Avvocatura dello Stato), l'Avvocatura non si sarebbe costituita (cioè lo Stato è rimasto contumace).

Ma se l'Avvocatura non si è costituita in giudizio come può aver sostenuto che i beni oggetto del giudizio non sono di proprietà dello Stato?

Se una parte non si presenta in giudizio, non può sostenere alcuna tesi.

5. "Pur restando una questione ancora irrisolta (la Zecca non molla, ma noi men che meno) mi sembra che il castello accusatorio del Procuratore, che sosteneva l'invendibilità di queste monete in quanto di proprietà demaniale, sia stata sconfessata dalla stessa Avvocatura dello Stato".

Anche qui ho delle difficoltà a comprendere.

Se stiamo parlando della causa civile (quella sull'accertamento della proprietà)posto che lo Stato non si sta difendendo, come fa la zecca a "non mollare"?

Il procuratore (e qui torniamo al penale) è partito contestando il peculato ai funzionari e sequestrando le prove che costituiscono le "cose pertinenti il reato".

Come può l'Avvocatura (che è stata da Voi citata in un giudizio civile nel quale però non si è presentata) sconfessarlo?

Ma il reato contestato ai funzionari sussisteva o no? Forse è stato dichiarato prescritto?

Scusi, mi rendo conto che stiamo trattando una materia molto tecnica e noiosa e che la numismatica, in confronto, è "acqua fresca"; tuttavia già che ha fatto 30 faccia anche 31 (anche perchè ormai la mia curiosità aumenta dopo ogni Suo intervento!).

Saluti.

Michele


Inviato

...un mal di testa ciascuno, caro Michele :D :D :D

1) Le monete furono sequestrate a privati collezionisti e commercianti nell'ambito di un processo penale che non li vedeva coinvolti direttamente (per fortuna). Ad essere accusati di ben 5 reati di cui agli artt. 314, 316, 323 e 648 del c.p. erano funzionari del Ministero del Tesoro e funzionari della sezione Zecca dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

2) Le monete furono dapprima sequestrate, poi restituite (con il vincolo della custodia giudiziaria), poi nuovamente sequestrate e quindi nuovamente restituite (ma sempre con il vincolo della custodia giudiziaria). Tutto questo, sull'intero territorio nazionale, fu eseguito da 2/3 solerti finanzieri che, macchina alla mano, hanno dovuto viaggiare dalla Val d'Aosta alla Sicilia a volte per 1 moneta del valore (all'epoca) di 250.000 Lire.......

3) Nel frattempo il processo penale vide la fine, senza alcun condannato (almeno così mi è stato riferito). Il Procuratore annullò quindi il suo provvedimento di sequestro, disponendo la restituzione delle monete all'avente diritto (secondo lui) ovvero la Zecca nella persona del suo Direttore.

4) A fronte della nostra "obiezione" sull'operato del Procuratore, il Giudice annullò quest'ultimo provvedimento; così facendo, però, ritornò "in vita" quello precedente, ovvero quello di sequestro con relativa custodia giudiziaria.

5) L' Avvocato ci informò dell'insana consuetudine romana di imporre la distruzione di quelle prove che non erano state restituite e questo ci indusse ad intraprendere la causa civile per il riconoscimento della proprietà

6) Credo (dovrei chiedere al mio Avvocato) che la Zecca abbia chiesto all'Avvocatura di Stato di costituirsi e questa abbia deciso diversamente (non so se sia uso motivare il diniego). A fronte della decisione negativa di quest'ultima, la Zecca avrebbe quindi cambiato teoria: "le monete non sono dello Stato ma non possono comunque essere di privati" (e allora, di chi sono ?)

Questo, in estrema sintesi - che spero meno "diroccata" delle precedenti, ciò che è accaduto.

Grato, come sempre

Alberto


Inviato

Buona sera.

Anche se c'è ancora qualche passaggio nebuloso nella ricostruzione dell'iter giudiziario, in sintesi sembra potersi affermare quanto segue:

A) le prove sequestrate nel corso del processo penale sono ancora sotto sequestro (benchè il processo si sia concluso) anche se affidate in custodia giudiziaria ai possessori;

B ) la causa civile volta all'accertamento della proprietà del materiale è tuttora in corso e sebbene lo Stato non si stia difendendo (perchè l'Avvocatura sarebbe favorevole alla tesi dei privati), la zecca è attaccata alle sue prove e non si arrende (questo è il passaggio per me meno comprensibile.....).

Ciò sarà anche poco ma è comunque sufficiente a farci capire che sulla storia delle prove e dei progetti la parola "fine" non è stata ancora scritta.

Al di là di chi avrà torto o ragione, c'è solo da augurarsi che le autorità che si occupano della vicenda raggiungano un convincimento univoco e chiudano una volta per tutte questo capitolo poco edificante per le nostre istituzioni (zecca di Stato in testa).

Peraltro, entrando oggi in questa discussione, ho notato come il contatore delle visite riporti oltre mille visitatori e ciò testimonia quanto il tema che stiamo trattando appassioni (o preoccupi....a seconda dei punti di vista...) molti amanti della numismatica.

Se non altro, si è trattato di una discussione interessante e pacata, che potrebbe fra l'altro riservare ancora delle piacevoli sorprese grazie alla presenza fra noi dell'Ufficiale superiore della G. di F. che ieri è intervenuto sul forum nell'altra discussione gemella, fornendo ulteriori e stimolanti contributi al dibattito e dichiarandosi disponibile a darci anche qualche chiarimento.

Io ne approfitterei...........

Saluti.

Michele


  • 5 mesi dopo...
Inviato (modificato)

<_<

Modificato da gio182

Inviato

....MA sono vere???

Saluti Antonio VIII


Guest utente3487
Inviato

Il pezzo da 5 lire 1940 non lo abbiamo nemmeno noi. Abbiamo solo i punzoni originali presso la Zecca.Dobbiamo riprenderla...

Inviato

Come pensate di riprenderla?

grazie per l'eventuale risposta


Guest utente3487
Inviato

Tramite rogatoria internazionale.Altra strada non c'è. Oppure fare come gli americani:offrire al venditore una cifra spaventosamente alta invitandolo ad effettuare la transazione in Italia e poi sequestrare le o le monete....

Inviato
Tramite rogatoria internazionale.Altra strada non c'è. Oppure fare come gli americani:offrire al venditore una cifra spaventosamente alta invitandolo ad effettuare la transazione in Italia e poi sequestrare le o le monete....

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buttate l'esca e sperate che il pesce abbocchi!!! :D :D :P :P :P :P :lollarge:


  • 1 mese dopo...
Inviato

Per le prove americane nulla di fatto nè rogatorie nè sequestri tutte andate all'estero. Rimaniamo noi i soli a non poter riportare in patria le nostre monete per colpa di una storia che non vede fine e intanto gli altri godono.

Comunque nell'ultima asta del Titano che in vendita un 10 Lire prova!!!! del 1936 come ci dobbiamo comportare


  • 3 settimane dopo...
Guest utente3487
Inviato
Per le prove americane nulla di fatto nè rogatorie nè sequestri tutte andate all'estero. Rimaniamo noi i soli a non poter riportare in patria le nostre monete per colpa di una storia che non vede fine e intanto gli altri godono.

Comunque nell'ultima asta del Titano che in vendita un 10 Lire prova!!!! del 1936 come ci dobbiamo comportare

332584[/snapback]

Avete tutte le ragioni da vendere. L'asta del Titano è un'asta estera a tutti gli effetti. Occorre procedere con cautela se si è cittadini italiani anche se ormai teoricamente si rischia poco o nulla, considerato che dall'estero, in assenza di rogatorie, non sono tenuti ad esibire documentazione o quant'altro e dunque è difficile risalire agli acquirenti, anche se italiani...

Inviato

Grazie per la risposta ad Elledi


  • 5 mesi dopo...
Inviato

Che casino con ste benedette prove! Io sostanzialmente non ho capito una cosa....spero che qualche anima buona voglia rispondermi. Siamo daccordo sul fatto che questo tipo di monete non sono collezionabili e che possono essere sequestrate. Ma oltre al sequestro si avvia un procedimento penale nei confronti del detentore? e se si per che reato?


Guest utente3487
Inviato

Allora, mi sono appena informato. I decreti di sequestro sarebbero stati ritirati: mi spiego meglio. Teoricamente non si dovrebbe più rischiare il sequestro delle monete in base al procedimento penale del 2001. Si potrebbe incorrere nel sequestro di iniziativa. In sostanza, essendo pendente la causa civile, che vede in primo piano la zecca, intenzionata a riprendersi almeno gli esemplari mancanti al Museo, si rischia un domani di vedersi portato via l'esemplare prova acquistato, in quanto mancante al Museo stesso.Naturalmente quanto detto non vale per la monetazione Euro (monete artefatte, con data diversa, su unico metallo, ibrida ecc), sequestrabile sempre e comunque in quanto corpo di reato.

Nel caso prospettato della moneta da lire 20 1936 la situazione al momento attuale sembrerebbe questa: si può effettuare la tentata vendita, ma a rischio e pericolo delle parti, in quanto un domani, la moneta potrebbe risultare (anche per piccoli particolari del conio),mancante al Museo. Si consiglia quindi molta prudenza. Si è al momento nella cosiddetta "zona grigia" del diritto. Spero di essere più preciso una volta che avrò sentito il parere del magistrato. Quindi, secondo me, allo stato attuale, NON SUSSISTEREBBE ALCUNA IPOTESI DI REATO, nel commercializzare le monete prova del Regno e della Repubblica, fermo restando il CONCRETO pericolo del sequestro nel caso in cui si tratti di esemplari mancanti al museo della Zecca.

Inviato

Ti ringrazio per la risposta, sei sempre molto disponibile.


Inviato
Ti ringrazio per la risposta, sei sempre molto disponibile.

Grazie anche da parte mia


Inviato

Ringrazio anch'io il colonnello per la sua disponibilita' e per la competenza con cui arricchisce questo forum con i suoi interventi..... come gli altri sono in trepida attesa per l' uscita del libro che ,se sara' possibile, acquistero' molto volentieri. .....magari copia autografata se non chiedo troppo :rolleyes:

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