ggcasarini Inviato 6 ore fa #1 Inviato 6 ore fa 170 lire sparviero MELFI(PZ) logo 100 lire italia turrita TORINO logo l 200 lire corvetto gabbiano ROMA CENTRO CORR logo 0,31 ecu italia 500- 200 lire castello di cerro al volturno MILANO C.M.P.logo 450 lire castello di bosa-450 lire castello di bosa-1000 lire castello di montagnana GENOVA CARRERA logo se tale discussione è di interesse ........ grazie
PostOffice Inviato 5 ore fa #5 Inviato 5 ore fa (modificato) Corni di posta sulle uniformi.. quando la posta era veramente importante. Modificato 5 ore fa da PostOffice
ggcasarini Inviato 5 ore fa Autore #6 Inviato 5 ore fa Gentil Signor PostOffice, grazie sempre cortese...sia per la pagina di Wikipedia che per il materiale inviato che spazia oltre i confini italiani. Decisamente interessante il Suo contributo. Buona giornata e saluti ggc gg
PostOffice Inviato 4 ore fa #7 Inviato 4 ore fa Sempre relativo al corno di posta, da un catalogo d'asta vi mostro questa lettera spedita nel 1674 da Parigi a Gand Gent, a renderla pregiata e' il timbrino con il corno di posta che compare sul lato destro. Quanto affermato dalla casa d'aste e' un timbrino dell'ufficio di Gand Gent della posta organizzata dalla famiglia Tasso (Taxis) utilizzato solo tra il 1674 ed il 1675 e noto in pochi esemplari. 1
PostOffice Inviato 4 ore fa #8 Inviato 4 ore fa (modificato) L’armamentario del postiglione Il racconto di un postiglione: il suo lavoro e le sue avventure! Armi e bagagli. Si parte. Oops, dimenticavo: ho caricato anche alcuni sacchi di posta. I passeggeri son saliti. Sì, è un trasporto ibrido. Con me viaggiano corrispondenza e persone. Trasporto valori, in un certo senso. Nelle buste c’è chi infila le banconote. Chi viaggia ha con sé portafogli zeppi di banconote (gli uomini) e gioielli (le donne). Queste si son subito spaventate alla vista dell’archibugio che porto con me, insieme ad un paio di pistole. Le ho rassicurate. Se ci assaltano i briganti ho di che difendermi e difenderle. Mi presento sono il Postiglione, al servizio delle Regie Poste. Sono io a condurre il velocifero, una moderna carrozza postale, da una stazione di posta all’altra. Quando sto arrivando, suono l’apposita melodia con la mia cornetta e subito qualcuno mi viene incontro per prendersi cura dei cavalli e darmene di freschi e riposati per il cambio. È in questo modo che la corrispondenza viaggia da una parte all’altra del Paese. Ogni volta, un’avventura! Ieri mi addentravo lungo un percorso un po’ pericoloso, infestato dai briganti. Si appostano nei tratti meno frequentati e appena mi vedono passare… Anche ieri, ma ero pronto e stringevo già in pugno la mia pistola. Fa parte della divisa, sapete? Non per nulla stiamo parlando dell’armamentario del postiglione. Stavano quasi per avere la meglio, ieri. Allora ho preso il mio corno postale (per gli amici, “cornetta”) e ho suonato la melodia di richiesta d’aiuto. Non ero troppo lontano dal paese; qualcuno ha sentito e i gendarmi sono arrivati subito in mio soccorso. Anche questa volta la posta è arrivata a destinazione, sana e salva, al pari dei passeggeri e delle passeggere, con le loro banconote, con i loro preziosi. Le cornette, usate già negli stati preunitari, sono utilissime in un sacco di situazioni. Ad ogni melodia corrisponde un avviso: così annuncio l’arrivo della corsa, faccio preparare i cavalli e le carrozze, chiedo aiuto in caso di difficoltà... Nelle poste austriache e nel Lombardo Veneto questi segnali si eseguivano su cornette a tre giri. Anche nel ducato di Parma, per qualche tempo. Con quelle cornette i miei colleghi potevano emettere varie note in do e sol maggiore. Negli altri stati italiani e nel Regno d’Italia invece l’antica cornetta è stata sostituita con quella da un solo tono. I segnali si sono ridotti così a una ripetizione dell’unica nota con diversi ritmi, ma ci capiamo ugualmente. La cornetta è talmente utile e diffusa che figura nello stemma gentilizio della famiglia Tasso, quelli che hanno concepito la posta così com’è ora, ed è stata assunta a simbolo delle poste in tantissimi Paesi. Il corno postale è così evocativo che nella Terza Sinfonia di Gustav Mahler (terzo movimento) lo strumento intona un motivo nostalgico. Compare anche nel secondo minuetto della “Serenata n. 9 in Re maggiore K320” di Wolfang Amedeus Mozart, detta, guarda caso, “Serenata Posthorn”. Modificato 4 ore fa da PostOffice 3 1
ggcasarini Inviato 2 ore fa Autore #10 Inviato 2 ore fa #7 Inviato 1 ora fa Sempre relativo al corno di posta, da un catalogo d'asta vi mostro questa lettera spedita nel 1674 da Parigi a Gand Gent, a renderla pregiata e' il timbrino con il corno di posta che compare sul lato destro. Quanto affermato dalla casa d'aste e' un timbrino dell'ufficio di Gand Gent della posta organizzata dalla famiglia Tasso (Taxis) utilizzato solo tra il 1674 ed il 1675 e noto in pochi esemplari. Non solo per questa segnalazione ma per la mole di documenti inviata, Gentil Signore PostOffice, oltre al dovuto grazie sinceri e complimenti per la Sua erudizione e conoscenza filatelica. buona giornata e saluti. ggc
ggcasarini Inviato 11 minuti fa Autore #11 Inviato 11 minuti fa Tre suoni al servizio di un marchio forte Tre suoni al servizio di un marchio forte Se esistesse un inventario degli emblemi tipicamente svizzeri, il corno a tre suoni ne farebbe sicuramente parte. Insieme al colore giallo dei veicoli, è il principale tratto distintivo della nostra azienda nazionale di trasporto e contraddistingue perciò il nostro marchio. Molti associano il termine «autopostale» a gite scolastiche o escursioni su tortuose strade di montagna, nonché all’inconfondibile suono «Pi-Po-Pa» del corno postale. Anche oggi il personale conducente degli autopostali utilizza il corno sulle strade postali di montagna. Corno a tre suoni - Originale L’origine del corno a tre suoni I corni postali esistevano già ai tempi della posta a cavallo ed erano usati dai postiglioni per annunciare l’arrivo e la partenza della diligenza. L’impiego di diverse sequenze melodiche basate sulle note della triade maggiore consentiva in più di comunicare altre informazioni utili, come il numero delle carrozze o dei cavalli. Suonare il corno postale era un’arte. Nell’epoca barocca, dal XVI al XVIII secolo, le successioni di toni del corno postale fecero il loro ingresso anche in campo musicale. Successivamente avvenne il contrario e la melodia a tre toni del corno postale venne ripresa dalla musica: l’attua Tre suoni al servizio di un marchio forte Tre suoni al servizio di un marchio forte Se esistesse un inventario degli emblemi tipicamente svizzeri, il corno a tre suoni ne farebbe sicuramente parte. Insieme al colore giallo dei veicoli, è il principale tratto distintivo della nostra azienda nazionale di trasporto e contraddistingue perciò il nostro marchio. Molti associano il termine «autopostale» a gite scolastiche o escursioni su tortuose strade di montagna, nonché all’inconfondibile suono «Pi-Po-Pa» del corno postale. Anche oggi il personale conducente degli autopostali utilizza il corno sulle strade postali di montagna. Corno a tre suoni - Originale L’origine del corno a tre suoni I corni postali esistevano già ai tempi della posta a cavallo ed erano usati dai postiglioni per annunciare l’arrivo e la partenza della diligenza. L’impiego di diverse sequenze melodiche basate sulle note della triade maggiore consentiva in più di comunicare altre informazioni utili, come il numero delle carrozze o dei cavalli. Suonare il corno postale era un’arte. Nell’epoca barocca, dal XVI al XVIII secolo, le successioni di toni del corno postale fecero il loro ingresso anche in campo musicale. Successivamente avvenne il contrario e la melodia a tre toni del corno postale venne ripresa dalla musica: l’attuale sequenza melodica «Do diesis-Mi-La» è tratta infatti dall’ouverture dell’opera «Guglielmo Tell» di Gioacchino Rossini. In uso immutato sin dal 1924, la melodia a tre toni proviene ancora oggi da tre corni metallici fissati sotto gli autopostali. Corno a tre suoni - Gioacchino Rossini e il corno postale Il corno a tre suoni per una maggiore sicurezza sulle strade Quando dal 1919 iniziò a circolare in Svizzera la posta alpina motorizzata, sulle strette strade di montagna, oltre agli autobus postali, circolavano sempre più auto private. I frequenti incidenti spinsero la Posta a prescrivere al personale conducente l’uso di un clacson come segnale di avvertimento per gli altri utenti della strada nei punti con visibilità ridotta. I primi clacson ad azionamento manuale avevano però una portata del suono insufficiente. Un gruppo di esperti della Posta incaricò l’azienda parigina Cicca di costruire un corno a tre suoni dotato di compressore elettrico. Nacque così il prototipo del leggendario corno di AutoPostale, utilizzato ancora oggi. Il primo autopostale dotato di corno a tre suoni risale al 1924. La Seconda guerra mondiale pose fine all’importazione dalla Francia dei corni Cicca e da allora tre aziende svizzere si sono succedute nella costruzione su licenza. Strade postali di montagna Non è un caso se a molte persone vengono in mente le tratte in montagna pensando al corno postale: il suo utilizzo è infatti limitato alle strade postali di montagna contrassegnate da un corno giallo su sfondo blu. Sui ripidi passaggi di circa 120 linee nelle aree montane, gli autopostali sono dotati dell’amato corno a tre suoni. Ma il personale conducente di AutoPostale ogni tanto fa un’eccezione e aziona il corno anche su altre strade, a condizione che il veicolo ne possegga uno: oggi infatti ne è munito circa un terzo dei 2000 autopostali in circolazione. Per saperne di più Il corno postale come suoneria Scaricatela subito e fate risuonare il corno postale
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