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Trento, scoperta una necropoli preromana con 200 tombe: «Si deve riscrivere la storia della città»


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Inviato
diMarzio Zamattio12 febbraio 2025

 L’eccezionale ritrovamento risalente a 3.000 anni fa. Il soprintendente Marzatico: «Non è mai stata trovata un testimonianza così importante per il periodo e la qualità degli oggetti»

Servirà riscrivere la storia della città dopo la straordinaria scoperta, avvenuta nell’agosto 2023 e annunciata con orgoglio ieri, 11 febbraio, a 8 metri sotto il livello stradale, di una necropoli monumentale risalente a 3.000 anni fa, all’età del Ferro. Oltre 200 le tombe rinvenute (sinora), complete di corredi — tra cui una spada rotta, un insieme di anelli di un pettorale, punte di lancia, fibule in ambra e spilloni in pasta vitrea — che rappresentano solo una parte di quelle potenzialmente conservate nel sottosuolo ancora da indagare in via Santa Croce, in pieno centro storico, dove il Gruppo Dalle Nogare sta realizzando due plessi abitativi. «Si tratta di una scoperta incredibile, che ci mostra una nuova storia della città di Trento, non più solo come città romana», commenta la vicepresidente e assessora provinciale alla cultura, Francesca Gerosa. Sottolineando che si sta «lavorando intensamente per riportare alla luce un pezzo di storia finora sconosciuta», i cui lavori procedono a spron battuto dall’aprile del 2024, in una parte del sito, «anche se c’è ancora tutta un’intera area da monitorare per poi valutare quali azioni intraprendere», aggiunge Gerosa. A cominciare dalla fruizione da parte di tutti. La scoperta è avvenuta durante gli scavi di realizzazione di un garage (ora spostato) sotto il piazzale che confina con l’oratorio del Duomo, con l’indagine diretta dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia.

Le stele funerarie di marmo trentino e veronese

Immediata l’emozione quando si scende sotto il livello stradale tra via Santa Croce e via Madruzzo e ci si ritrova in un attimo nel passato. Suggestivo vedere il sito — nel quale sta lavorando l’equipe della Cora società archeologica — dove emergono le stele funerarie di marmo trentino e veronese, che raggiungevano l’altezza di 2 metri e mezzo, utilizzate come segnacolo e organizzate in file come le tombe negli attuali cimiteri. Quasi tutte in piedi, preservate da 4-5 alluvioni avvenute successivamente. Una sensazione di trovarsi in un luogo sacro che avvicina agli abitanti di quel periodo, nell’età del Ferro, tra il 900 al 600 a.C. «Era una società evidentemente insediata nella conca di Trento e che rappresentava il suo potere e prestigio attraverso la deposizione di oggetti emblematici del proprio status privilegiato», spiega il soprintendente per i beni culturali della Provincia, Franco Marzatico. Che definisce il ritrovamento «una scoperta straordinaria: non è mai stata trovata un testimonianza così importante sia dal punto di vista cronologico sia per la qualità degli oggetti».

Le informazioni sulla società di quel periodo

«Questa è una delle tombe certamente più significative di questa necropoli monumentale, si possono vedere i resti della cremazione e una serie di oggetti in bronzo, tra cui una paletta, degli spilloni e una punta di lancia che testimoniano il defunto — spiega Elisabetta Mottes dirigente dell’Ufficio beni archeologici della Provincia — finora non avevamo alcuna informazione sulla società di quel periodo, è la prima volta, ed è un ritrovamento importantissimo di questo periodo durante la fondazione di Roma». La scoperta della necropoli monumentale apre nuovi scenari e ipotesi interpretative per la ricerca archeologica. «Siamo nell’età del Ferro, un periodo di profonde trasformazioni dal punto di vista storico-culturale in tutto il Mediterraneo, nell’arco alpino e oltralpe— illustra Marzatico — fioriscono le grandi civiltà, gli Etruschi, i Fenici, i Greci e i Celti, e sono anche i tempi della fondazione di Roma nel 753 a.C.». In questa area della città, nei primi secoli del I millennio a.C., era presente l’ampio alveo del torrente Fersina con una rete di canali torrentizi che si intrecciavano tra loro.

Le alluvioni iniziati già nelle fasi di utilizzo della necropoli hanno invaso il luogo sacro conservandolo fino ai nostri giorni permettendo di documentare in dettaglio i piani d’uso della necropoli e di ricostruire le pratiche funerarie della comunità vissute in quel periodo, prima dei Reti.

Serviranno altre analisi interdisciplinari e studi sui resti e sui reperti deposti come corredo e offerta: all’interno delle cassette litiche è presente la terra di rogo, una raccolta intenzionale di ossa calcinate poste entro contenitori in materiale deperibile, meno frequentemente in vasi ossuari. «Si pensa che i resti combusti spesso collocati sopra il corredo personale fossero avvolti in contenitori di tessuto, di cui in alcuni casi si sono conservate le fibre, chiuso con spilloni o fibule», evidenzia Michele Bassetti della Cora società archeologica che coordina sul campo le indagini insieme a Ester Zanichelli e alla loro equipe di ricerca. In alcune tombe la forma dell’accumulo suggerisce la presenza di cassette lignee quadrangolari. Le le ossa venivano poste in contenitori di ceramica. Tra i reperti recuperati. Ora lo studio scientifico del ricco archivio di dati fornito dall’eccezionale sito archeologico sarà effettuato da una equipe di ricerca interdisciplinare che prevede la partecipazione di enti e specialisti di varie istituzioni italiane e straniere. In attesa di poter visitare l’intera necropoli risorta a disposizione di tutti.

 

https://corrieredeltrentino.corriere.it/notizie/cronaca/25_febbraio_12/scoperta-una-necropoli-preromana-si-deve-riscrivere-la-storia-di-trento-239c712f-137b-4918-8eaf-2a6f77388xlk.shtml?refresh_ce

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