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https://stilearte.it/alzano-le-assi-del-pavimento-antico-e-sotto-scoprono-un-tesoro-di-679-monete-e-la-scultura-rinascimentale-di-una-scimmia-perche-li-che-significato-aveva-la-simpatica-bestiola-che-suona-il-corno/

Alzano le assi del pavimento antico e sotto scoprono un “tesoro” di 679 monete e la scultura rinascimentale di una scimmia. Perché lì? Che significato aveva la simpatica bestiola con il corno? Rispondono gli esperti

I ricercatori hanno consegnato la prima relazione dello studio, in queste ore. Che ci facevano tutti quei soldi e quei minuscoli oggetti, sparsi tra il terreno e l’assito di legno del pavimento? Chi li aveva depositati? Con che fini? Erano stati persi, nei secoli, o erano stati messi lì, appositamente?

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Nel corso dei lavori di ristrutturazione nella chiesa gotica di Santa Maria a Gardelegen, in Sassonia-Anhalt, è emerso un tesoro archeologico sorprendente durante i lavori intrapresi per dotare l’edificio sacro di riscaldamento a pavimento. Il rapporto sulla scoperta e i reperti della chiesa di Santa Maria sono stati consegnati in queste ore all’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt. Tra gli oltre 1.000 reperti risalenti a un arco di tempo che si estende fino a sette secoli fa, gli archeologi hanno rinvenuto 679 monete di diverse epoche, frammenti di monete fortemente corrosi e un oggetto davvero singolare: una scultura in bronzo al piombo – una lega metallica composta principalmente da rame e stagno, a cui viene aggiunto piombo per migliorarne la duttilità -, alta 8 centimetri, raffigurante una scimmia. Questa scimmia è stata trovata sotto il pavimento nella navata centrale.

Il pavimento in legno è stato rimosso, e il terreno sottostante è stato scavato fino a una profondità di 40 centimetri su una superficie di 145 metri quadrati. Grazie alla meticolosa supervisione di volontari dell’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia, tra cui Jürgen Bajerski, Reinhard Heller e Ralf Schulze, è stato possibile documentare una vasta gamma di reperti significativi.

Monete, gioielli e strumenti del passato

Tra i numerosi reperti, le 679 monete rappresentano una testimonianza importante della vita economica e sociale del passato. Il numismatico Horst Konietzko ha effettuato l’identificazione e la datazione sul posto, mentre una prima parte dei reperti è stata digitalizzata nell’ambito del progetto S.E.S.A.M (Registrazione sistematica delle monete della Sassonia-Anhalt). Queste monete, spesso frammentate e corrose, raccontano di periodi di prosperità, commercio e forse di donazioni o offerte ecclesiastiche.

a-germania-monete.jpg Le indagini nella chiesa di Santa Maria hanno portato alla luce monete di secoli diversi. © Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt, Anika Tauschensky.

Oltre alle monete, sono stati rinvenuti perle, spille, accessori per abiti, fermagli per libri, frammenti di ceramica, vetri decorati, chiodi e persino tre dadi, un ritrovamento piuttosto insolito per un contesto religioso. Alcuni oggetti personali, come pinzette e strumenti per la cura del corpo, offrono uno spaccato intimo della vita quotidiana delle persone che frequentavano o vivevano intorno alla chiesa. Non è facile spiegare la presenza di tanti oggetti, sotto il pavimento. Alcuni potrebbero essere stati persi, durante le funzioni, come le monete, e potrebbero essersi infilati nell’assito. Si può pensare che, con il tempo, le assi si siano ristrette, a causa della stagionatura, e siano rimaste grosse fessure. Ma il caso sembra troppo generoso. Forse qualche sacerdote, durante attività di insegnamento, aveva chiesto ai propri allievi un “fioretto”, invitando i ragazzini a infilare i loro orpelli in una cavità del pavimento, per consegnare il peccato nella mani di Cristo?

La scimmia di bronzo: simbolo di vanità e monito morale

 

Il ritrovamento più curioso resta però quello della scultura in bronzo rifinita al piombo raffigurante una scimmia, restaurata nel laboratorio dell’Ufficio statale per la tutela dei monumenti. La figura – che pare di derivazione rinascimentale, forse poggiante su un modello archetipale romano – si presenta con un corno. Pare, al tempo stesso, bere dalla cornucopia e suonare. L’atteggiamento è festoso. A un primo livello sembra evocare l’abbondanza. Ma l’attimo – se osservato sotto il profilo morale – è ricco di piacere (vano). Gola e vanità? Sono forse i peccati in cui può incorrere più facilmente un sacerdote?

a-germania-scimmia.jpg Questa è la scultura in bronzo al piombo, alta circa 8 centimetri, provienente dalla Marienkirche di Gardelegen © Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l’archeologia della Sassonia-Anhalt, Friederike Hertel.

Le raffigurazioni di scimmie non sono rare nell’arte medievale e rinascimentale. Gli animali spesso appaiono intenti a suonare strumenti musicali, giocare o imitare comportamenti umani, rappresentando così una caricatura delle debolezze e dei vizi umani. Nel contesto religioso, la scimmia veniva spesso associata al peccato, ai sensi primitivi, alla vanità e all’inganno. Simbolicamente, rappresentava la natura umana primitiva, incline alle tentazioni. In alcuni casi essa rappresentava anche il peccato di adulazione e l’inclinazione all’imitazione – scimmiottare, si dice – poiché le scimmie tendono ad imitare i movimenti umani.

Durante il tardo Medioevo, era consuetudine che le scimmie venissero raffigurate legate o in situazioni ridicole, come monito morale. Ma un significato ulteriore, legato all’infanzia, emerge nella cultura materiale: le piccole sculture o figure di scimmie – in spille, spilloni e gioielli – erano talvolta donate alle bambine come simboli educativi. L’intento era quello di ricordare loro, allegramente, di evitare la vanità e l’autoindulgenza, invitando, in proiezione, alle virtù fondamentali per una giovane donna. In alcuni casi – come in quello della spilla dipinta da Rubens nel Ritratto di Eleonora Gonzaga all’età di tre anni, -1601 ca., olio su tela, cm. 76 × 49,5, Vienna, Kunsthistorisches Museum – la scimmietta impugna uno specchio, ricordando, in modo allegro, alla bambina, la “vanità femminile” dell’eleganza e dell’auto-contemplazione.

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Dobbiamo peraltro ricordare che l’attuale figura dell’orsacchiotto come compagno di giochi – presente tra i giocattoli, a partire dall’Ottocento – nel passato non era diffusa. Il ruolo dell’orso era svolto, in modo anche più insolente, dalle scimmiette. Esse si addicevano all’infanzia perché vivaci e divertenti, in quanto “ometti in miniatura”, proprio come i bambini. Se in un incisione di Durer possiamo osservare la Madonna che tiene a guinzaglio una scimmia – cioè imbriglia i lati più primitivi dell’umanità, eliminando qualcosa di concettualmente vicino al peccato originale – in altre raffigurazioni cinquecentesche il ruolo dell’animale è spesso associato alla vanità, al narcisismo e alla vanagloria.

Un reperto carico di significati

Il ritrovamento di questa scimmia in bronzo nella chiesa di Santa Maria solleva molte domande. Era forse un dono simbolico, un’offerta votiva o un oggetto didattico utilizzato per trasmettere insegnamenti morali? Oppure rappresentava semplicemente un elemento decorativo o ludico? E’ probabile che fosse un oggetto smarrito, oppure offerto da un bambino o una bambina, come fioretto?

Questa scoperta offre un affascinante spaccato della vita religiosa, sociale e culturale dell’epoca, invitando a riflettere sulla funzione degli oggetti materiali come veicoli di messaggi simbolici e morali. La scimmia di Gardelegen, con il suo enigmatico corno o strumento musicale, resta un prezioso testimone di un passato ricco di storie ancora da raccontare.

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