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IGNORED

Zeus, formidabile tombeur de femmes


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Inviato

Salve.

Sette mogli e più di ottanta amanti! Difficile competere con Zeus quando si parla d’amore. E se le consorti del re degli dei erano tutte immortali, le avventure extraconiugali hanno coinvolto divinità, fanciulle mortali e aitanti giovanotti. Alcune di queste relazioni raccontate dalla mitologia sono famose e altrettanto celebri sono i figli nati da queste unioni. Facendo del gossip olimpico, non si può non partire dalla sposa ufficiale di Zeus, Era, la gelosissima moglie-sorella del dio, che però non fu la prima. Per orientarsi nella mappa delle divine relazioni conviene affidarsi a Esiodo, il poeta che nella Teogonia elenca i nomi delle mogli di Zeus: Metis, Temi, Eurinome, Demetra, Mnemosine, Latona e solo infine Era.

Era fu acerrima nemica sia delle spose precedenti sia delle amanti, e le sue vendette sono state terribili perché, non potendo punire il marito, se la prendeva con le sue amanti e con i loro figli. Ma di questo dirò in seguito, nella rassegna di alcune vicende amorose del consorte.

Ora volevo raccontare l’unica occasione che a mia conoscenza la regina dell’Olimpo ha avuto per vendicarsi delle scappatelle del marito che proprio non riusciva a resistere alla bellezza di ninfe e fanciulle.

Il re della Tessaglia Issione era perdutamente innamorato di lei e, per dirla tutta, ciò non le dispiaceva affatto anche se si era lamentata con Zeus di questa morbosa attenzione. Ma vediamo nei dettagli la vicenda che riguarda Issione, l’ingrato re tessale traditore di benefattori, e la sua attrazione per Era, tratta da https://museocampanocapua.it/post/il-mito-di-issione.

Siamo nella Tessaglia, patria di Achille e dei Mirmidoni, di Giasone e degli Argonauti e di creature mitologiche come i Centauri. Issione, re dei Lapiti, una delle più antiche tribù della Tessaglia, è il protagonista della nostra storia. Re dal pugno duro, allevatore di cavalli ritenuti i migliori di tutta la Grecia, era famoso per tenere per sé nella sua scuderia i migliori tra questi. Innamoratosi di Dia, figlia del nobile Deioneo, chiese la sua mano promettendo in dote alcuni dei suoi famosi cavalli. Deioneo accettò di buon grado pregustando già la dote promessa, ma, dopo le nozze, Issione si rifiutò di rispettare gli accordi presi.

Il nobile dal canto suo, oltraggiato per la mancanza di rispetto nei suoi confronti, si vendicò rubandogli alcuni dei suoi amati cavalli. Visto l’accaduto il re si infuriò, ma non si mostrò indispettito, anzi, organizzò una festa nel suo palazzo a Larissa per riappacificarsi con il suocero. Fu proprio in quella occasione che Issione mise in atto il suo piano. Violando l’ospitalità, sacra per gli antichi greci, uccise Deioneo facendolo cadere in una fossa piena di braci ardenti. Il popolo, venuto a conoscenza dei fatti, depose e condannò il re a vagare in solitudine e povertà.

Dopo anni di esilio Issione però sembrò pentirsi e chiese perdono agli dei. Zeus ebbe pietà del vecchio re e lo perdonò invitandolo ad un banchetto sull’Olimpo. Ma durante la sua permanenza Issione fu attratto dalla bellezza della dea Era, moglie di Zeus. Incurante di ogni riguardo verso il suo ospitante, tentò di sedurla. La Dea raccontò tutto al marito che escogitò un piano per verificare le intenzioni di Issione. Tramutò una nuvola, Nefele, nelle sembianze di Era e quando issione, troppo ubriaco per accorgersi della differenza, provò ancora a sedurla si unì carnalmente a questa.

Da questo incontro la nuvola Nefele partorì delle creature grottesche, un misto tra uomo e cavallo, che sarebbero diventate note come i centauri. Zeus, adirato con Issione, lo consegnò ad Ermes perché lo torturasse. Il messaggero degli dei lo legò e lo flagellò finchè non disse: “I benefattori devono essere onorati”.

Non soddisfatto, Zeus fece gettare Issione nel Tartaro e, con l'intervento di Ermes ed Efesto, lo fece legare a una ruota di fuoco fatta di serpenti, condannandolo a girare in eterno nella volta celeste. Si dice che solo quando Orfeo suonò la sua lira per salvare Euridice la ruota di Issione si fermò per qualche secondo.

apollonia

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Inviato

Bronzo della Tessaglia che ricorda la vicenda di Issione e Nefele con la raffigurazione di un centauro sul rovescio.

Gorny & Mosch Giessener Münzhandlung, Auction 115, lot 1142, 05.03.2002.

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GRIECHEN – THESSALIEN - MAGNETES
Objekt-Nr.: 1142
AE (7,47 g.), ca. 196 - 146 v.Chr. Vs.: Zeuskopf r. Rs.: MAGNHTWN, Kentaur mit geschultertem Ast und erhobenem Arm n. r., darunter Monogramm. BMC 3ff. (Var.); SNG Cop. 157ff. (Var.). R! Schöne grüne Patina, ss
Das thessalische Magnesia galt als Geburtsort der Kentauren. Nach Pindar stammten sie von Kentauros, einem noch menschengestaltigen Sohn des Frevlers Ixion, den dieser mit einer Wolke gezeugt hatte. Der Sohn erbte den zweifelhaften Charakter seines Vaters. Er vermählte sich mit den Stuten von Magnesia und wurde so zum Vater der Pferdemenschen. Vgl. G.Morawietz, Der gezähmte Kentaur (2000) S.18.
Estimation : € 200,00

Magnesia, in Tessaglia, era considerata nell'antichità il luogo di nascita dei Centauri. Secondo Pindaro, essi discendevano da Centauro, un figlio del malvagio Issione che aveva ancora sembianze umane e che era stato generato dall’unione del padre con una nuvola presumendo che fosse Era. Anche il figlio di Issione ereditò il carattere ambiguo del padre e si incrociò con le giumente di Magnesia diventando così il padre degli uomini-cavallo.

Altro esemplare

Gorny & Mosch Giessener Münzhandlung, Auction 212, lot 1480, 05.03.2013.

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GRIECHEN
THESSALIEN
AE (7,59g). 2. Jh. v. Chr. Vs.: Zeuskopf r. Rs.: MAΓNHTΩN, Kentaur mit flatterndem Tierfell und erhobenem linken Arm n. r., r. im Feld Zweig, unten Delphin. Rogers 341a; BCD Thessaly 1184 (Var.). R! Schöne schwarzbraune Patina, ss
 

apollonia

 


Inviato

Relazioni amorose di Zeus e vendette di Era

Per evitare le ire della regina degli dei e per essere sicuro di soddisfare i suoi desideri, Zeus escogitò diversi stratagemmi e quello cui fece ricorso con maggior frequenza fu la trasformazione. Le sue metamorfosi non erano solo un escamotage per mantenere l’anonimato o per attirare con maggior facilità le bellezze che aveva adocchiato, perché vedere Zeus nella sua forma divina, nella sua “versione originale”, poteva essere fatale.

Ne sa qualcosa Semele, figlia di Cadmo e Armonia, che Era, gelosa della sua relazione con Zeus, convinse a chiedere al divino amante che le aveva promesso di esaudire ogni suo desiderio, di mostrarsi a lei nel suo pieno fulgore. Il dio tentò invano di dissuaderla, e quando si manifestò a lei nel suo vero aspetto, la sventurata fu incenerita. Zeus riuscì però a mettere al sicuro il figlio che l’amata portava nel grembo e a concluderne la gestazione cucendo il piccolo in una sua coscia: il piccolo Dioniso, il futuro dio dell’ebbrezza, era salvo.

Classical Numismatic Group, Triton XXVII, lot 178, 09.01.2024.

3.Dionisoimage00178.thumb.jpg.8ead7a094fcce45b30d5cb9c782d770d.jpg

Estimate: 2000 USD. Price realized: 4000 USD.

Greek
BOEOTIA, Thebes. Circa 425-395 BC. AR Stater (21mm, 12.19 g). Later style. Boeotian shield / Bearded head of Dionysos right, wearing wreath of ivy with berries at the crown; Θ-E across lower field; all within incuse square. BCD Boiotia 442–4; Myron Hoard pl. B, 5; HGC 4, 1326. Old cabinet tone, porosity on obverse. Good VF.
Though Dionysos was widely worshipped as god of the grape harvest and wine, according to the most widely quoted origin myth, he was only half-divine, being the product of Zeus' dalliance with Semele, a mortal princess of Thebes. Semele was the daughter of Cadmus, founder of Thebes and one of the first Greek heroes. Semele was also a priestess of Zeus with whom the king of the gods became smitten. As was his wont with mortal women, Zeus began visiting her regularly in various guises until she conceived. Hera, getting wind of the affair, tricked Semele into demanding that Zeus reveal himself to her in all his godly glory, causing her to burst into flame. Zeus, however, rescued the fetal Dionysos and sewed him into his thigh. He was "born" a few months later, leading to one of Dionysos' epithets as "twice born."

(segue)


Inviato
1 ora fa, apollonia dice:

Per evitare le ire della regina degli dei e per essere sicuro di soddisfare i suoi desideri, Zeus escogitò diversi stratagemmi e quello cui fece ricorso con maggior frequenza fu la trasformazione. Le sue metamorfosi non erano solo un escamotage per mantenere l’anonimato o per attirare con maggior facilità le bellezze che aveva adocchiato, perché vedere Zeus nella sua forma divina, nella sua “versione originale”, poteva essere fatale.

Ne sa qualcosa Semele, figlia di Cadmo e Armonia, che Era, gelosa della sua relazione con Zeus, convinse a chiedere al divino amante che le aveva promesso di esaudire ogni suo desiderio, di mostrarsi a lei nel suo pieno fulgore. Il dio tentò invano di dissuaderla, e quando si manifestò a lei nel suo vero aspetto, la sventurata fu incenerita. Zeus riuscì però a mettere al sicuro il figlio che l’amata portava nel grembo e a concluderne la gestazione cucendo il piccolo in una sua coscia: il piccolo Dioniso, il futuro dio dell’ebbrezza, era salvo.

Manca la fonte, ma non e un problema, ci penso io:

https://www.wired.it/article/zeus-mitologia-greca-amori-trasformazioni-racconto/

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Inviato
9 minuti fa, littleEvil dice:

Manca la fonte, ma non e un problema, ci penso io:

https://www.wired.it/article/zeus-mitologia-greca-amori-trasformazioni-racconto/

image.png.f96bbf5cb734e96a005edf4cbe510fc5.png

 

Guarda che la fonte è citata alla fine della rassegna che prosegue, come indicato dalla parentesi (segue).

Ti consiglio di essere più cauto nel criticare i miei interventi.

apollonia


Inviato

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5 minuti fa, apollonia dice:

Guarda che la fonte è citata

La fonte non è citata... "verrà citata". Non sono un veggente, il futuro mi è ignoto.

10 minuti fa, apollonia dice:

Ti consiglio di essere più cauto nel criticare i miei interventi.

non era una critica, ho puntualizzato e colmato una mancanza e non è la prima volta che lo faccio.

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Inviato
1 ora fa, littleEvil dice:

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La fonte non è citata... "verrà citata". Non sono un veggente, il futuro mi è ignoto.

non era una critica, ho puntualizzato e colmato una mancanza e non è la prima volta che lo faccio.

 

Vedo che nelle tue repliche la mia seconda frase è riportata per intero, mentre la prima è troncata dopo le prime sei parole. Bastava riportarla per intero e dire non solo che non sei un veggente, ma anche che ti era sfuggito il preannunciato seguito della rassegna.

Ad ogni buon conto, ti anticipo la fine dell’ultimo post sulle avventure di Zeus/vendette di Era.

Tratto in parte da https://www.wired.it/article/zeus-mitologia-greca-amori-trasformazioni-racconto/#:~:text=Sette mogli e più di,fanciulle mortali e aitanti giovanotti.

apollonia


Inviato

Trasformarsi nella propria figlia per concupire una ninfa non è da tutti, ma Zeus, innamorato di Callisto, fece proprio così: la giovane, il cui nome significa “bellissima”, era al seguito di Artemide e non amava la compagnia maschile. Per vincere questa sua avversione, Zeus prese le sembianze della stessa Artemide e si avvicinò alla fanciulla. Ma la dea della caccia, quella vera, dopo qualche mese scoprì i segni della gravidanza nella sua seguace e la cacciò. E la solita Era, furibonda, la trasformò in un’orsa. Anni dopo, quando il figlio, Arcade, in una battuta di caccia stava per uccidere la mamma-orsa senza saperlo, Zeus lo fermò e trasformò mamma e figlio nelle due costellazioni, l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore.

Numismatica Ars Classica, Auction 133, lot 97, 21.11.2022.

4.Callistoimage00097.thumb.jpg.73bee988eb6f76ebce38d843dd6bd4a3.jpg

Estimate: 20 000 CHF. Price realized: 48 000 CHF.

Greek Coins. Tegeia.
Arcadian league. Hemidrachm circa 460-450, AR 3.03 g. Zeus Lykaios seated l. on low throne with swan's head at the top of the backrest, holding sceptre and eagle with open wings on his r. hand. Rev. APKA – [ΔI] – KON Head of Kallisto facing r., hair bound with taenia and tied in a bun at the back, wearing necklace. Williams, Arcadians 76b (this coin). de Nanteuil 957 (this coin). Weber 4288 (this coin). BCD Peloponnesos I, 1709.

Very rare and in exceptional condition for the issue, undoubtedly among the finest specimens known. A portrait of great beauty, the work of a very talented master-engraver. Lovely old cabinet tone and extremely fine.  Ex Ciani 12 December 1921, 67; Hess-Leu 36, 1968, 227; Leu 36, 1985, 136 and Morton & Eden 51, 2011, ExceptionalGreek Coins, 116 sales. From the de Nanteuil and Weber collections.
Although it is perhaps most well known in its Theban-sponsored iteration in the fourth century BC, the Arcadian League originated as a regional alliance of Arkadian cities centered on Tegea in the sixth and fifth century BC formed in an attempt to resist total domination by the neighbouring superpower of Sparta and to exert pressure against Mantineia, the primary rival of Tegea in Arkadia. The present hemidrachm depicts the divine ancestors of the Arkadian peoples as a whole. Zeus Lykaios, who appears on the obverse, had an important secret festival held every nine years at the top of Mount Lykaion, the tallest mountain in Arkadia. It focused on the coming of age of Arkadian youths and gained a reputation among other Greeks for involving human sacrifice and producing werewolves. Lykos is the Greek word for wolf. According to Pausanias, in the second century AD, Damarchus of Parrhasia was turned into a wolf at the sacrifice to Zeus Lykaios and did not resume his human form until the next festival nine years later. The cannibalistic reputation of the festival was derived from the connection of Mount Lykaion to Lykaon, the mythological king of Arkadia who became infamous for serving the flesh of his son to Zeus in order to test the god's omniscience. Lykaon was destroyed by the blast of a thunderbolt, but his grandson, Arkas, lived on to become the eponymous ancestor of the Arkadians. This Arkas was the son of Zeus and Lykaon's daughter Kallisto, who is depicted on the reverse. Unfortunately, before her involvement with Zeus, Kallisto had been a devotee of Artemis and had taken a vow of chastity. Angered at the breaking of her vow, Artemis turned Kallisto into a bear. Arkas, not recognizing the bear as his mother was on the verge of killing her when taking pity, Zeus installed her in the heavens as the constellation of the bear (Ursa Major). She was joined in the night sky by Arkas, who became the constellation of Ursa Minor.

(segue)

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Inviato

Una mortale, Europa, la principessa di Tiro, giocava con le sue ancelle sulla spiaggia. Zeus la vide e fu pazzo d’amore, tanto da chiedere a Ermes di mandare i buoi del re, padre della ragazza, a pascolare verso il mare, per poi trasformarsi in un candido toro e distendersi sulla sabbia facendo mostra della sua bellezza. La fanciulla si avvicina, accarezza il toro, sale sulla sua schiena, e Zeus di corsa si dirige verso il mare aperto: Europa, terrorizzata, è rapita e trascinata verso Creta. Il dio si trasforma poi in un’aquila per completare il misfatto. Europa divenne regina di Creta, dove dopo di lei regnò il figlio Minosse.

Auktionshaus H. D. Rauch, E-Auction 38, lot 125, 15.10.2021.

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Starting price: 90 EUR. Price realized: 620 EUR.

GRIECHISCHE MÜNZEN
KRETA. Gortyna.
Drachme (4,66 g), ca. 250-230 v. Chr. Zeuskopf mit Lorbeerkranz, Gegenstempel: Stier / Europa mit Tuch im Bogen über den Kopf auf Zeus-Stier, Gegenstempel: Apollokopf. Svoronos 115 (116 für die Gegenstempel), SNG Cop - . Korrosionsspuren sowie Randausbrüche.
R s.sch.-vzgl.
(D)

(segue)

 


Inviato

Un’altra trasformazione bovina è legata all’amore di Zeus per la bellissima Io, principessa di Argo e sacerdotessa di Era.

Un giorno, mentre rientrava alla casa paterna, Io fu fermata dal dio che le dichiarò il suo amore e le propose di crearsi una dimora nel bosco dove nessuno l'avrebbe molestata e dove lui avrebbe potuto andare a trovarla ogni qualvolta desiderasse. Io, spaventata, iniziò a fuggire ma Zeus la inseguì sotto forma di nube, e si unì a lei avvolgendola. Era, alla vista di quella strana nube che correva veloce, capì subito il tradimento del marito, ma Zeus avvertì la sua presenza e fece in tempo a trasformare la giovane in una candida giovenca. Il sotterfugio però non ingannò Era che una volta giunta al suo cospetto gli chiese di donargliela, e Zeus dovette accettare per non essere scoperto. Non ancora tranquilla Era la portò a Micene e l'affidò alla custodia di Argo, un orrido mostro dai cento occhi posti in tutto il corpo, che la controllava perennemente riposandosi a turno: mentre cinquanta occhi riposavano, gli altri cinquanta vegliavano. Zeus, che si sentiva colpevole, incaricò Ermes di liberare la fanciulla. Il giovane dio si presentò ad Argo sotto le sembianze di un giovane pastore di capre. Iniziò a suonare il suo flauto magico le cui dolci melodie inducevano al sonno chiunque le ascoltasse. Quando un profondo sonno era calato sui cento occhi di Argo, il dio gli tagliò la testa, e potè finalmente liberare Io dalle catene.

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Era, accortasi della morte di Argo prese i suoi cento occhi e li fissò alla coda di un pavone, animale a lei sacro. Volendosi però ancora più vendicare della sua rivale mandò un tafano a tormentarla con le sue punture al punto da indurla a gettarsi in mare per riuscire a sfuggirgli. Io attraversò a nuoto la Grecia, fino allo stretto tra Europa ed Asia, che in ricordo del suo passaggio prese il nome di Bosforo (guado della giovenca). Nel racconto di Eschilo, la giovenca proseguì il cammino fino al Caucaso, dove incontrò Prometeo incatenato, che le predisse la fine delle sue disavventure con l'arrivo in Egitto, dove avrebbe messo al mondo il figlio di Zeus. Dopo aver attraversato a nuoto il mare che da lei si chiamò Ionio, vagò ed alla fine approdò in Egitto, dove riprese le sembianze umane e generò Epafo, figlio di Zeus. Era tentò ancora di rovinarle la vita facendole rapire il figlio dai demoni Cureti, ma dopo molte peripezie, Io riuscì a ritrovarlo ed a vivere serena il resto dei suoi giorni in Egitto, accanto a suo figlio e, in ricordo della sua metamorfosi, portò per sempre un diadema ornato da due piccole corna d'oro. Zeus le fece sposare Osiride e gli egiziani la venerarono come dea Iside. Epafo successivamente divenne re d'Egitto e dalla moglie Menfi, ninfa del Nilo, in onore della quale fondò l'omonima città, ebbe una figlia, Libia, che diede il nome alla regione omonima dell'Africa settentrionale.

La leggenda è tratta da http://www.ire-land.it/mitologia/personaggi/io.html

L’immagine vascolare è ripresa da https://www.settemuse.com/arte/storia_di_io.htm

(segue)


Inviato

Fra le trasformazioni più celebri di Zeus c’è quella in cigno per sedurre Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro. Il mito di Leda e il cigno è complesso per via delle molte versioni discordanti, ma la più comune e universalmente accettata che riporto è quella a cura di Andrea Contorni in https://www.mitologiaclassica.it/2024/02/il-mito-greco-di-leda-e-il-cigno.html.

Mentre Leda camminava sulle rive del fiume Eurota, fu avvicinata da un meraviglioso cigno che la donna accolse tra le sue braccia. I due finirono per stare insieme: c'è chi dice che il padre degli déi rimase in forma animale, chi invece sostiene che alla fine si palesò per chi realmente fosse. Alcuni artisti hanno "immaginato" l'atto sessuale tra i due. Mi sovviene la scultura del francese Auguste Clésinger, realizzata nel 1864 e conservata presso il Museo di Piccardia di Amiens. Essa immortala il momento stesso in cui il rapporto sta per essere consumato in una scena dal forte erotismo. Prima di lui, Michelangelo aveva rappresentato la stessa situazione in una tavola perduta di cui rimangono oggi alcune copie e varianti.

Tornando al mito, quella stessa notte, Leda giacque anche con Tindaro, suo marito, re di Sparta. Qualche giorno dopo, la donna depose due uova: da uno nacquero Elena e Polluce, figli di Zeus, mentre dall'altro spuntarono Clitemnestra e Castore, figli di Tindaro (*). Questa leggenda. con molti dei suoi personaggi, si pone alla base della guerra di Troia, capiamone il perché...

Tindaro per un certo periodo ospitò a corte due celebri principi micenei spodestati: i fratelli Agamennone e Menelao. Angosciato dalla bellezza folgorante di Elena, ormai giunta in età da matrimonio, Tindaro accettò una delle tante presunte idee geniali di Ulisse. Fece giurare con atto solenne a tutti i pretendenti alla mano della meravigliosa fanciulla, di correre in caso di necessità in soccorso del prescelto alle nozze, senza obiezioni e per qualunque motivo. Forse doveva essere un modo per far desistere i tanti candidati, in realtà tutti i re della Grecia accettarono, pur di avere Elena. Sta di fatto che quando la meravigliosa donna fu rapita da Paride, Menelao si appellò al vecchio giuramento per avere alleati in guerra. E tutta la Grecia mosse contro Troia.

Alla base delle diatribe amorose che coinvolsero Elena, allo stesso modo delle sorelle Timandra e Clitemnestra, c'era un errore, l'ennesimo, di Tindaro, un tipo che purtroppo non ne combinava una giusta. Il sovrano infatti non onorò Afrodite durante un rito. In pratica fece offerte a tutte le divinità, dimenticandosi proprio della dea della bellezza. E Afrodite, come ringraziamento per tale onta, maledisse tutta la prole femminile di Tindaro, condannando le ragazze ad essere adultere, a sposarsi varie volte e a subire le intemperanze dei propri mariti. E fu così che Elena, Timandra e Clitemnestra condivisero un destino infelice, soffrendo le pene d'amore e i tradimenti dei consorti.

Tanto per fare un punto riguardo questa maledizione. Di Elena sappiamo tutto. Clitemnestra perse il primo marito e il figlioletto per colpa di Agamennone che l'aveva costretta a sposarlo con la forza, dopo aver eliminato i due. Durante il conflitto troiano, la regina di Micene fece coppia con Egisto, il cugino del re. Quando Agamennone tornò a casa portandosi dietro come concubina Cassandra, Clitemnestra, con la complicità dell'amante, si sbarazzò di entrambi. La donna era erosa dall'odio per il marito. Al dolore per la perdita della prima famiglia, si era aggiunto quello per il sacrificio della povera e amata figlia, Ifigenia. La presenza di Cassandra a corte, schiava dell'Atride, rappresentò la classica goccia che fece traboccare il vaso.

Clitemnestra fu infine uccisa da suo figlio, Oreste, che in tal modo vendicò la morte del proprio padre. Sorte simile ma meno tragica toccò all'altra sorella, Timandra, regina di Tegea e poi di Dulichio, la quale, anima in pena, ebbe una vita amorosa turbolenta e senza pace.

(*)

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Leda, il cigno, le due uova e i quattro figli (Castore e Polluce, Clitemnestra ed Elena),

dipinto di Francesco Melzi, 1505 circa esposto nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

(segue)


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