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Inviato (modificato)

Salve.

Sul dritto di questo triemiobolo (Nomos 4, 10 May 2011, Lot 1072) è raffigurata di profilo a destra la testa della ninfa Arne che ne mette in risalto la bellezza.

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THESSALY, Kierion. Circa 350 BC. Trihemiobol (Silver, 1.46 g 3). Head of the nymph Arne to right, wearing pendant earring and necklace. Rev. ΚΙΕΡΙ-ΕΙΩΝ The nymph Arne, wearing earring, necklace and full robes, kneeling right, her head turned to left, playing with knucklebones tossed from her right hand. BMC 2 = Traité IV, 511 and pl. CCXC, 1. Same dies as G. Hirsch 251, 9 May 2007, lots 619-620. Very rare. A naturally beautifully toned and very attractive example. Nearly extremely fine.

Al rovescio troviamo la stessa ninfa che lancia gli astragali con la mano destra tenendo la sinistra appoggiata al ginocchio, nella stessa posa di monete precedenti dove però è a seno scoperto mentre qui è completamente drappeggiata. Sul dritto di questi predecessori è raffigurato il padre degli che non sembra indifferente alle grazie esposte da Arne, per quanto non risulti dai mitografi che lei abbia fatto parte delle sue conquiste.

Triemiobolo della Nomos, Obolos Web Auction 35, lot 1242, 15.12.2024.

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Starting price: 100 CHF. Price realized: 280 CHF.

The Collection sans Pareille of Ancient Greek Fractions, Part III
THESSALY. Kierion. Circa 400-360 BC. Trihemiobol (Silver, 13 mm, 1.30 g, 11 h). Laureate head of Zeus to right. Rev. KΙΕΡ-ΙΑΙΩΝ The nymph Arne kneeling to right, with her right knee lowered nearly to the ground, her head turned back to left and glancing downwards, nude to the waist, playing with some knucklebones she has thrown from her right hand while resting her left arm on her left knee; in field to right, Φ. BCD Thessaly I 1073. BCD Thessaly II 100. HGC 4, 670. Attractively toned. Light porosity and with an area of flat ness on the reverse, otherwise, good very fine.
From the "Collection sans Pareille" of Ancient Greek Fractions, acquired in 1999.

 

Emidramma della Nomos, Auction 30, lot 1284, 06.11.2023.

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Estimate: 7500 CHF. Price realized: 18 000 CHF.

Greek
THESSALY. Kierion. Circa 400-360 BC. Hemidrachm (Silver, 16 mm, 2.97 g, 8 h). Laureate head of Zeus to right; behind his neck, vertical thunderbolt. Rev. KΙΕ-ΡΙΑΙ-ΟΝ / ΑΡΝΑ The nymph Arne kneeling to right, with her right knee lowered nearly to the ground, her head turned back to left and glancing downwards, nude to the waist, playing with some knucklebones she has thrown from her right hand while resting her left arm on her left knee. BCD Thessaly I, 1067. Traité II, 4, 510 and pl. CCLXXXIX, 23 (same dies). Extremely rare, apparently the third and best example known. An absolute tour de force by an artist-engraver of outstanding talent. The humanity of the head of Zeus, with his short beard and open mouth is virtually unique, and the way Arne twists her body has been handled masterfully. Some very minor deposits, otherwise, good extremely fine.

apollonia

Modificato da apollonia

Inviato

Sul triemiobolo d’apertura Arne ha l’aspetto una ninfa molto più moderna che sulle monete precedenti. Al dritto ha un aspetto molto soigné, simile a Demetra sulle monete contemporanee di Lokris, e, come già fatto notare, al rovescio non è più a seno scoperto ma completamente drappeggiata.

Riguardo agli astragali con cui sta giocando, sono piccoli ossi a forma di cubo che si trovano nell’articolazione della gamba e del piede dell’uomo e negli arti posteriori dei quadrupedi. Fin da epoche antichissime l’utilizzo degli astragali degli animali (in particolare di capre, montoni e bovini), ha avuto valenza ludica, soprattutto tra le popolazioni dedite alla pastorizia (Asia Minore, Grecia, Italia, Palestina). La pratica del gioco degli astragali (detta anche degli aliossi), è comunemente considerata come l’antecedente del gioco dei dadi.

La forma degli astragali presenta due facce piatte, una faccia concava ed una convessa. Ad ogni faccia veniva attribuito un valore numerico specifico, cioè 1 (monas), 3 (trias), 4 (tetras), 6 (hexas),

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Le due facce opposte di ogni astragalo davano come somma 7, esattamente come nei moderni dadi. Il gioco degli astragali coinvolgeva sia gli adulti che i bambini e per questi ultimi l’ossicino rappresentava una sorta di pedina con cui poter elaborare ogni volta una diversa tipologia di gioco; i più piccoli adoperavano anche altri oggetti (noci, ghiande, sassolini) che potessero assolvere alla stessa funzione degli astragali: la possibilità di essere lanciati.

Per informazioni sui giochi “da lancio” e altro v. https://www.labellarivoluzione.it/2022/08/24/lantico-gioco-degli-astragali/ (da cui ho tratto la descrizione precedente) di Lucia Borri.

apollonia


Inviato

Interessante @apollonia come sempre .

Al nome Arne (o Arnea o Melanippe ) il mito ricorda anche la figlia del re di Tessaglia Eolo, della quale si invaghì Poseidone che con lei generò Eolo, dio dei venti e Beoto .

Una buona serata


Inviato
2 ore fa, VALTERI dice:

Interessante @apollonia come sempre .

Al nome Arne (o Arnea o Melanippe ) il mito ricorda anche la figlia del re di Tessaglia Eolo, della quale si invaghì Poseidone che con lei generò Eolo, dio dei venti e Beoto .

Una buona serata

 

Dopo approfondimenti sugli astragali, proseguirò la discussione proprio parlando del mito Arne/Melanippe.

Buona serata anche a te,

apollonia


Inviato

Interessante l’articolo sugli astragali di Laura Benatti in https://www.interventi.net/index.php/mito/1195-il-gioco-degli-astragali

Dal gioco degli astragali alla “teoria dei giochi” di John Nash

Logos e Mythos

5.Astragalo.thumb.jpg.71cb4f99c663a4fdfa93c3c99974bdcc.jpg

 

Con il termine “astràgalo” (lat. astragălus, gr. ἀστράγαλος) si intende in anatomia un ossicino di forma vagamente cuboide che fa parte dell’articolazione del piede; chiamato anche "talo" è un osso breve situato nel tarso che trasmette tutto il peso del corpo. Nel bue e nel montone ha proporzioni particolarmente regolari e si presta per ciò ad essere utilizzato per ottenere risultati casuali, esattamente come un dado a quattro facce. La maggior parte degli archeologi suppone che sia nato probabilmente in Asia Minore e che poi si sia diffuso in Grecia, in Magna Grecia e poi a Roma.

Gli scrittori antichi non mancano di citarlo. In una versione alternativa del mito che noi conosciamo, presente nel libro IV de “Le Argonautiche” di Apollonio Rodio (295 -215 a.C.), Teti, per rendere immortale il figlio Achille, lo ungeva di giorno con l'ambrosia, mentre di notte, di nascosto dal marito Peleo, ne bruciava le parti mortali del corpo nel fuoco per renderlo invulnerabile. Una notte, però, Peleo si svegliò improvvisamente e, vedendo il figlioletto agitarsi tra le fiamme, lanciò un urlo: Teti, adirata, gettò il bambino a terra e se ne andò, immergendosi nel mare, senza fare più ritorno. Peleo, con l'aiuto del centauro Chirone, sostituì il tallone di Achille, rimasto ustionato, con l'astragalo del gigante Damiso, celebre per la sua velocità nella corsa. Plutarco (46 d.C./48 d.C. –125 d.C./127 d.C.) narra che lo stratega ateniese Alcibiade, ancora fanciullo, giocava nel bel mezzo della strada quando pregò un carrettiere di fermarsi perché stava schiacciando i suoi astragali. Dinnanzi al rifiuto dell'uomo, il bimbo si sdraiò sul selciato e gli disse che sarebbe dovuto passare sul suo corpo. Il conducente del carro, quindi, spaventato, fermò i cavalli.

Il tragediografo greco Sofocle (496 - 406 a.C.) attribuisce l’invenzione degli astragali a Palamede sostenendo che questi ne avrebbe insegnato l’uso ai soldati greci durante la guerra di Troia. Secondo un mito greco conosciuto grazie ai "Proverbi" di Zenobio (I d.C.) fu invece proprio la dea Atena ad inventare il gioco divinatorio degli astragali. Pitture vascolari, sculture, affreschi murali (“Medea prima dell'assassinio dei figli li vede giocare con gli astragali”, Pompei, casa dei Dioscuri), rilievi, monete, mostrano fanciulli, fanciulle e giovani intenti a sfidarsi. Altrettanto frequenti sono i rinvenimenti di astragali nei siti archeologici, specialmente in sepolture di bambini (sono state scoperte tombe con centinaia di astragali), ma anche in abitazioni ed in edifici pubblici. Accanto agli astragali grezzi esistevano quelli più preziosi ed artistici, prodotti in oro, argento, avorio, bronzo, piombo, marmo, terracotta, soprattutto quelli che venivano offerti alla divinità, ma anche astragali forati e con iscrizioni incise. Inizialmente gli astragali avevano un valore religioso, infatti, erano usati come oggetti magico-apotropaici nelle divinazioni, nei sacrifici e nelle previsioni astrologiche; in seguito diventarono oggetti dei giochi d'abilità e d'azzardo.

La combinazione più ambita, perché vincente era chiamata “iactus Veneris”, mentre la peggiore “colpo del cane”. L’astragalo venne quindi usato come strumento di gioco, ma soprattutto per predire il futuro. Il poeta latino Orazio (65 a.C. - 8 a.C.) tuttavia era molto dubbioso riguardo a questa “dote” degli astragali:

“Tu non chiedere (è empio saperlo) quale fine a me, quale a te
abbiano dato gli dei, Leuconoe, e non provare i numeri
babilonesi. Come è meglio, qualunque cosa sarà, accettarla!”
“Carmina” I,11

Oggi esistono diversi giochi da tavolo legati ai dadi, alle pedine, agli scacchi, ma… c’è anche chi, con assoluta genialità, ha tracciato addirittura una “teoria dei giochi” la quale non rimane legata, per così dire, solo all’aspetto ludico, ma invade con le sue regole l’ambito dell’economia. John Nash (1928-2015), tra i pensatori più brillanti e originali del Novecento, ha rivoluzionato l'economia mondiale con i suoi studi di matematica applicata alla teoria dei giochi, vincendo il Premio Nobel per l'Economia nel 1994. Secondo questa “beautiful mind”, infatti, in un gruppo di contendenti vince chi persiste in un’opzione strategica, anche se spesso non è la più intuitiva, anzi può sembrare in apparenza controproducente, e i numeri lo provano. Il teorema di Nash dimostra che in una situazione dove gli attori non cooperano, anzi sono in competizione tra di loro e non possono fidarsi l’uno dell’altro o accordarsi, la mossa vincente, per tutti e per ciascuno, è arrivare a un equilibrio, definito appunto “di Nash”.

In ogni caso, qualunque sia il gioco, antico o moderno, ogni uomo desidera sempre vincere, perché questa inclinazione fa parte della sua natura e come recita Dante…

«Quando si parte il gioco de la zara,
colui che perde si riman dolente,
ripetendo le volte, e tristo impara»
(Purgatorio V, 1-3).

apollonia

  • Grazie 1

Inviato

Articolo di Alessandra Romeo dal titolo GLI ASTRAGALI. GIOCO, ICONOGRAFIA E FUNZIONI in http://www.instoria.it/home/astragalo_gioco.htm

L’astragalo, scientificamente, è un osso del tarso posteriore di piccoli capi di bestiame (es. capre), che corrisponderebbe a grandi linee al nostro tallone. Esso era usato o direttamente o con riproduzioni in diversi materiali (oro, argento, bronzo, piombo, vetro, avorio, terracotta, marmo, terracotta invetriata, cristallo di rocca, agata, onice, ecc.).

Fonti letterarie e ritrovamenti archeologici testimoniano l’usanza in Grecia già a partire dall’epoca omerica (cfr. Hom. Il. 23, 88). Il gioco è accertato ad esempio a Nuplia, Peloponneso, Corfù, Leukas, Zante, Creta, Eubea, Samoa, Cipro, Turchia, Asia Minore, Siria, Palestina e ben presto si diffuse in Magna Grecia, come testimoniano i ritrovamenti nel Salento, in Calabria e in Sicilia, e a Roma.

L’origine del gioco sembrerebbe orientale e secondo Erodoto (Hdt. 1, 94) fu un’invenzione dei Lidi. Le notizie sul gioco originario sono lacunose, ma di certo era adatto agli adulti ed erano usati quattro astragali per giocatore.  Su ogni astragalo erano presenti lettere o figure, in base ai quali si assegnava il punteggio per ogni lancio.  Di alcune figure conosciamo il nome e valore: il peggior colpo era detto cane o avvoltoio, in base al quale i quattro astragali caduti avevano tutte le facce corrispondenti al valore 1 (1+1+1+1); il migliore era detto di Venere e consisteva nell’aver lanciato i quattro ossi ognuna con una faccia di differente valore (1+3+4+6); il colpo di Stesicoro valeva 8; il colpo di Euripide valeva 40. Di altri colpi si conosce solo il nome, quali Alessandro, Dario, Mida, Perseo, Simone e Solone. Il modo più semplice per vincere era di ottenere il maggior numero di punti e al vincitore spettava un premio che consisteva nell’insieme delle penalità pecuniarie dovute dai giocatori che avevano fatto i colpi peggiori, oppure nell’appropriarsi degli astragali degli sconfitti, o ancora in vincite in mandorle, noci o piccole monete.

Vi erano anche giochi più semplici, adatti anche ai più giovani: Pari e dispari, che consisteva nello scegliere a caso degli astragali da una piccola sacca o scatola per poi indovinare se il loro numero fosse pari o dispari; il Cerchio, in cui ogni giocatore doveva lanciare entro un cerchio, posto alla medesima distanza, i propri astragali e spostare quelli del concorrente avversario; la Fossetta, che consisteva nel gettare gli astragali in un piccolo buco nel terreno; le Cinque pietre, che consisteva nel lanciare gli astragali in aria e riprendendoli sul dorso della mano destra e quelli caduti a terra dovevano essere raccolti durante il successivo lancio di quelli presi. Questo gioco è attestato su un dipinto monocromo su marmo proveniente da Ercolano, datato al II secolo d.C. e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. 9562), in cui Niobe, le figlie e Leto sono intente a praticare il gioco, infatti sono ben visibili alcuni astragali sul dorso della mano di Ileira, accovacciata in basso sulla destra.

Si è specificato l’uso di una piccola sacca per contenere le ossa del gioco. Un esempio è visibile sul frammento di una chous a figure rosse del 450-400 a.C. e conservata al Museo dell’Agorà di Atene (inv. P9528).

Il gioco degli astragali è spesso rappresentato nelle immagini vascolari. I giocatori sono sia bambini che adulti, persino donne, e divinità.

Oltre il già citato frammento dell’Agorà di Atene, spicca la chous del Gruppo di Boston 10.190 del 450-400 a.C., conservata al Paul Getty Museum di Malibu (inv. 96.AE.28). In essa sono rappresentati tre giocatori nudi, con in testa una corona di alloro e accovacciati a giocare con gli astragali, ben visibili sulla scena.

Altro famoso esempio è la squat lekythos della Walter Art Galley di Baltimora (inv. 48.84) del IV secolo a.C. con Dafne seduta sulla destra intenta a giocare.

(segue)


Inviato

L’astragalo aveva, tuttavia, altre tre funzioni.

Quella apotropaica è attestata grazie ai contesti funerari. Gli esemplari ritrovati presentano dei fori sulla sommità, infatti, erano indossati come monili portafortuna, o singolarmente o inseriti in composizioni più complesse, quali collane, orecchini, pendagli o bracciali.

Gli astragali erano usati anche nei riti di divinazione (astragalomanteia). Il lancio da parte del sacerdote, innanzi al simulacro del dio, era uno dei metodi per predire il futuro grazie alla disposizione che le ossa assumevano dopo il lancio. Il rito consisteva nel sacrificio dell’animale, nella declamazione di particolari preghiere e nel successivo lancio delle ossa. Questo spiegherebbe i grandi quantitativi di questi tipi di reperti in contesti sacri.

Essi erano usati anche come simbolo ponderale e monetario, come si evince da alcuni pesi attici di uno statere in piombo, su alcune didracme di Atene, su monete di Calcedonia, di Kelenderis e di Mallos, di Paphos, di Imera, e su pezzi di bronzo italioti da Lucera e da Gubbio. Oggetti quali pesi e lingotti potevano avere, infatti, forma di astragali.

Come precedentemente affermato, essi erano rappresentati nei reperti ceramici. Interessante aspetto della produzione vascolare sono anche dei vasi modellati proprio a forma di astragalo. Essi appartengono al gruppo dei vasi potori o per libagioni e, nella fattispecie, sono askoi e rhyta. I primi sono vasi con piccolo corpo schiacciato, fondo piatto, collo impostato fuori centro, obliquamente, cui si attacca un’ansa arcuata che si estende lungo tutta la parte superiore, usato o come unguentario o per riempire le lampade ad olio. Un esempio a forma di astragalo è il piccolo askòs italiota conservato al National Museum di Copenaghen (inv. 831). Il rhytòn, invece, era una sorta di tazza a forma di testa di animale o di corno e decorato tridimensionalmente con figure di animali, parti di animali (es. chele) o gruppi figurativi. Un esempio pregevole di astragalo fittile è l’esemplare conservato al British Museum (inv.1860-1201.2), di produzione attica e datato al 470-450 a. C. La decorazione mostra Eolo (?), barbuto e vicino alla grotta, che dirige la danza delle nuvole, raffigurate come giovani donne danzanti.

Gli astragali sono presenti anche nelle rappresentazioni pittoriche, nelle quali appaiono per lo più donne e bambini. In quest’ultimo caso famosissimo è il dipinto, proveniente dalla Casa dei Dioscuri a Pompei e conservato nel Museo Archeologico di Napoli, raffigurante Medea che medita di uccidere i figli mentre giocano con gli astragali. Essi sono riprodotti anche in opere scultoree, monete, specchi bronzei, tra cui un pregevole esempio è quello conservato al British Museum (inv. 1888.1213.1) e datato al 389-370 a. C., in cui Afrodite gioca con Pan, Eros alle sue spalle e un’oca in primo piano, e gemme con funzione apotropaica. Un esempio per quest’ultima classe di reperti è la gemma n. 149 dell’Archivio Beazley con Eros seduto accanto ad un’oca e due astragali in primo piano. Tra le opere fittili spicca il gruppo scultoreo da Capua con le Giocatrici di astragali, datato al 340-330 a. C. e conservato al British Museum (inv. 1867.0510.1), con ancora visibili le tracce di pittura.

Tra le opere in marmo, da citare sono il rilievo funerario di un archigallo del II secolo d. C., proveniente da Lanuvio e conservato a Roma, nel Magazzino del Teatro dell’Opera presso la Centrale Montemartini (inv. S 1207), in cui sono presenti strumenti rituali del culto di Cibele, tra cui un flagrum (una frusta) fatto di astragali infilati in tre cordicelle, e una statua del I-II secolo d. C., conservata al British Museum (inv. 1805.0703.13), che rappresenta una giovane donna, probabilmente una ninfa di Artemide, che lancia una coppia di astragali.

apollonia


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