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Risposte migliori

Inviato (modificato)

Ursula Kampmann , direttrice della Rivista , scrive :

I recenti incidenti mi hanno portato a chiedermi perché questo approccio non sia diventato da tempo una pratica standard per i criminali: usare la forza bruta per rubare reperti di alto valore materiale da musei locali mal protetti, asportando le gemme e fondendo il metallo prezioso. Gli autori non si preoccupano del fatto che stanno distruggendo il patrimonio culturale dell'umanità. E il loro approccio continuerà ad avere successo per molto tempo, fino a quando i governi non decideranno di spendere abbastanza denaro per proteggere i nostri tesori.

Ma le autorità pubbliche hanno altre priorità. L'esempio di Colonia ci mostra quali sono. Nel 2023 non sono stati rubati oro e diamanti, ma porcellane cinesi per un valore assicurato di 1,3 milioni di euro. I ladri avevano preso di mira proprio questi oggetti. Siamo a conoscenza di circa 20 altri furti che hanno seguito lo stesso schema per rubare oggetti simili. Gli esperti sospettano che sia stato un collezionista cinese a ingaggiare i criminali, commentando che il governo cinese, almeno, non scoraggia questa forma di rimpatrio.

Gli oggetti sono spariti, ma almeno erano adeguatamente assicurati. Gli 1,3 milioni di euro sono stati pagati. Ma non al museo, bensì al suo patrocinatore, la città di Colonia. E l'amministrazione di Colonia li ha usati per tappare qualche buco nel suo bilancio. Quando la direttrice del museo si è lamentata di questo, l'amministrazione comunale le ha risposto che “va notato che la città nel suo complesso e lo stesso settore culturale si trovano in una situazione di difficoltà finanziaria, motivo per cui le spese e le entrate per i consumi devono essere ripartite di conseguenza”. In altre parole, Colonia vuole pagare i suoi dipendenti pubblici prima che un museo possa sostituire gli oggetti rubati.

Certo, ma mi domando perché debbano fare questa deviazione attraverso il furto e l'assicurazione. Perché non chiudere semplicemente il Museo dell'Asia orientale e mettere all'asta la sua collezione? Questo coprirebbe sicuramente le necessità finanziarie di Colonia per uno, due, forse anche cinque anni! Con i suoi numerosi musei, Colonia potrebbe andare avanti così per qualche decennio. E una volta esauriti i musei, la città potrebbe semplicemente chiedere ai suoi cari collezionisti di finanziarne di nuovi. Sono certa che saranno felici di farlo.

Tradotto con DeepL.com 

https://new.coinsweekly.com/news-en/two-robberies-in-two-days-french-museums-targeted-by-criminals/

 

 

Modificato da fagiolino
  • Grazie 1

Inviato

@fagiolino

Buongiorno, grazie anzitutto per l'articolo proposto.

Vien da pensare che "tutto il mondo è paese": una Pubblica Amministrazione priva di preparazione e attenta al tornaconto politico momentaneo nuoce gravemente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale.

Quando poi le medesime PP.AA., invece di essere messe pubblicamente di fronte alle loro responsabilità da Associazioni o privati dotati della necessaria sensibilità, sono da questi blandite nella speranza di averne un qualche beneficio appare chiaro che il problema non è di pronta soluzione.

Un saluto cordiale e a presto.

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Inviato
Il 28/11/2024 alle 18:09, fagiolino dice:

Certo, ma mi domando perché debbano fare questa deviazione attraverso il furto e l'assicurazione. Perché non chiudere semplicemente il Museo dell'Asia orientale e mettere all'asta la sua collezione? Questo coprirebbe sicuramente le necessità finanziarie di Colonia per uno, due, forse anche cinque anni! Con i suoi numerosi musei, Colonia potrebbe andare avanti così per qualche decennio. E una volta esauriti i musei, la città potrebbe semplicemente chiedere ai suoi cari collezionisti di finanziarne di nuovi. Sono certa che saranno felici di farlo.

Ciao.

Non so se sia colpa della traduzione o se l'Intervistata persegua un intento provocatorio/polemico, ma francamente non capisco cosa significhi il passaggio che ho citato sopra.

Vendere tutta la collezione orientale, chiudere il Museo e con il ricavato della vendita ripianare i debiti della città. Farlo anche con gli altri Musei e, una volta che i Musei fossero tutti chiusi, chiedere ai collezionisti di finanziarne di nuovi.

Tutto ciò per poi, magari, dopo qualche anno far ripartire dall'inizio questo "circuito virtuoso"? Perchè poi i collezionisti dovrebbero finanziare i nuovi Musei non si capisce proprio.

Con questa "filosofia", tanto varrebbe chiedere subito ai collezionisti di farsi carico dei debiti della città.

Mah. 


Inviato

Buonasera a tutti,

magari fosse un problema di semplice tornaconto politico o sensibilità culturale da parte dell'amministrazione. Purtroppo la vicenda ci riporta a radici più profonde e gravose.

Negli ultimi decenni, si è imposta una visione dello Stato che deve operare al di fuori del mercato, operando casomai tramite incentivi/disincentivi sugli operatori economici privati. Conseguenza di ciò è l'elezione a principio guida dell'azione pubblica nell'economia della disciplina di bilancio che costringe gli Stati e ovviamente gli enti locali a manovre draconiane di "tagli", soprattutto in periodi di crisi economica. La motivazione è semplice: se c'è una crisi, le imprese chiudono, aumentano i disoccupati e si riducono le entrate tributarie. A quel punto, per far quadrare i conti, il pubblico è costretto a tagliare e raggranellare qualunque entrata extra e una tantum, inclusa l'assicurazione sulle porcellane.

Questa è la situazione in Germania e lo sarà anche da noi per i prossimi sei anni.

Sia ben chiaro, ci sono economisti che pensano che lo Stato dovrebbe fare esattamente il contrario in caso di crisi economica: sostenere il tessuto socio-economico in deficit, aiutando le aziende in difficoltà, attivando gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e rilanciare l'economia. Solo quando il ciclo economico torna in positivo si può pensare di rientrare. Ma questo pensiero economico è oggi minoritario e non guida Trattati e politiche unionali e nazionali.

Poi, per carità, il sindaco di Colonia non sarà certo un novello Argan (non parlo del lato politico, ma del profilo culturale), ma come ho già detto, temo che non sia solo una questione di sensibilità politica.

Saluti.


Inviato
2 ore fa, Curcuas dice:

Buonasera a tutti,

magari fosse un problema di semplice tornaconto politico o sensibilità culturale da parte dell'amministrazione. Purtroppo la vicenda ci riporta a radici più profonde e gravose.

Negli ultimi decenni, si è imposta una visione dello Stato che deve operare al di fuori del mercato, operando casomai tramite incentivi/disincentivi sugli operatori economici privati. Conseguenza di ciò è l'elezione a principio guida dell'azione pubblica nell'economia della disciplina di bilancio che costringe gli Stati e ovviamente gli enti locali a manovre draconiane di "tagli", soprattutto in periodi di crisi economica. La motivazione è semplice: se c'è una crisi, le imprese chiudono, aumentano i disoccupati e si riducono le entrate tributarie. A quel punto, per far quadrare i conti, il pubblico è costretto a tagliare e raggranellare qualunque entrata extra e una tantum, inclusa l'assicurazione sulle porcellane.

Questa è la situazione in Germania e lo sarà anche da noi per i prossimi sei anni.

Sia ben chiaro, ci sono economisti che pensano che lo Stato dovrebbe fare esattamente il contrario in caso di crisi economica: sostenere il tessuto socio-economico in deficit, aiutando le aziende in difficoltà, attivando gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e rilanciare l'economia. Solo quando il ciclo economico torna in positivo si può pensare di rientrare. Ma questo pensiero economico è oggi minoritario e non guida Trattati e politiche unionali e nazionali.

Poi, per carità, il sindaco di Colonia non sarà certo un novello Argan (non parlo del lato politico, ma del profilo culturale), ma come ho già detto, temo che non sia solo una questione di sensibilità politica.

Saluti.

Senza voler fare discorsi troppo impegnati, direi che la mancanza di risorse in settori pubblici come, rimanendo alla discussione di Coinsweekly, il settore della Cultura, sia anche e sopratutto dovuto a ben precise decisioni e scelte politiche. Guarda caso, i soldi si trovano sempre per fornire aiuti militari a Paesi "amici" o anche solo per rinforzare il proprio esercito. E non parliamo di qualche decina di milioni di euro ma di miliardi.

Ciò che non capisco, rimanendo sempre all'articolo in commento, è perchè mai dovrebbero essere i Collezionisti a finanziare i nuovi Musei, posto che in molti casi sono stati proprio i Collezionisti a donare alle Istituzioni museali le proprie raccolte che, nel ragionamento dell'Intervistata, andrebbero poi vendute per finanziare il debito delle Città. Salvo poi auspicare che quegli stessi Collezionisti, in un secondo momento "rifondino" altri nuovi Musei con le proprie collezioni e finanziamenti.

Un ragionamento a dir poco contraddittorio, per non dire insensato.

I soldi pubblici per la Cultura in realtà ci sarebbero pure, semprechè la politica voglia destinarli a quella finalità e non ad altri scopi ritenuti, a quanto pare, più meritevoli.

M.

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