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Inviato (modificato)

Grazie ancora.

“La zecca … versava in uno stato miserevole in particolare per i macchinari obsoleti e logorati dall'uso che non permettevano un'alta qualità della monetazione.”

La Zecca di Napoli quindi pare che non fosse ricca… non la possiamo, ad esempio, paragonare a quella della Serenissima di Venezia.

Modificato da Oppiano

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Documento molto importante. Fa intuire quale poteva essere la situazione presente nella zecca di Napoli almeno fino agli ultimi decenni del 1700. Situazione da tener presente quando discutiamo delle monete coniate in quegli anni. Ringrazio Demonetis.


Inviato
9 ore fa, demonetis dice:

Le carte rivelano come i graffi siano attribuibili a una fase precisa del processo di coniazione, ovvero quello successivo alla trafilatura. I cilindri della trafile, essendo in ferro e non in acciaio, presentavano la superficie scabra impedendo così un corretto appiattimento delle lamine (piance) per raggiungere lo spessore (doppiezza) desiderato. Non essendo le trafile pefettamente funzionanti, le lamine prodotte non erano di giusto peso e si era costretti all'utilizzo della lima per riportarle al peso prescritto (documento n. 1).

Quindi, pre coniatura nelle lastre/piance, ovvero i graffi (riporto al peso) erano nei tondelli già prima di essere coniati ?!? 


Inviato
8 ore fa, Oppiano dice:

Grazie ancora.

“La zecca … versava in uno stato miserevole in particolare per i macchinari obsoleti e logorati dall'uso che non permettevano un'alta qualità della monetazione.”

La Zecca di Napoli quindi pare che non fosse ricca… non la possiamo, ad esempio, paragonare a quella della Serenissima di Venezia.

 

In altri documenti risulta che la stanza da letto del palazzo della zecca, dove vi risiedeva il maestro delle prove, era pressoché inagibile dato che il tetto presentava delle infiltrazioni.

IMG-20240611-WA0001.jpg

A proposito della zecca veneziana, nello stesso documento che qui riporto, il Perger ha come modello proprio l'officina veneta.

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Inviato

Grazie mille,

sono testimonianze importanti che ci aiutano a comprendere l'effettivo modus operandi del momento.

Buona giornata.


Inviato
Il 27/11/2024 alle 07:19, didrachm dice:

Quindi, pre coniatura nelle lastre/piance, ovvero i graffi (riporto al peso) erano nei tondelli già prima di essere coniati ?!? 

 

Le piance sono le lastre di metallo dalle quali si ricavava il tondello.

image.png.f1ae5d141691c28c6895850c9513ce24.png

 

I documenti dicono che i tondelli ("fatte di dette lamine le particole", particola = tondello) non venivano trafilati correttamente per via degli strumenti e, quindi, non uscivano del peso corretto ma leggermente in eccesso, motivo per cui veniva limato il tondello per portarlo a giusto peso PRIMA della coniazione. Infatti il secondo documento messo da @demonetis dice che siccome la superficie del tondello non era più regolare in seguito ai graffi, le impronte del conio non venivano "ricevute con esattezza". 

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Inviato
2 ore fa, ggpp The Top dice:

Le piance sono le lastre di metallo dalle quali si ricavava il tondello.

image.png.f1ae5d141691c28c6895850c9513ce24.png

 

I documenti dicono che i tondelli ("fatte di dette lamine le particole", particola = tondello) non venivano trafilati correttamente per via degli strumenti e, quindi, non uscivano del peso corretto ma leggermente in eccesso, motivo per cui veniva limato il tondello per portarlo a giusto peso PRIMA della coniazione. Infatti il secondo documento messo da @demonetis dice che siccome la superficie del tondello non era più regolare in seguito ai graffi, le impronte del conio non venivano "ricevute con esattezza". 

 

Ti ringrazio per la precisazione.

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  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)
Il 26/11/2024 alle 21:58, demonetis dice:

La zecca, stando alla rapporto del Perger, versava in uno stato miserevole in particolare per i macchinari obsoleti e logorati dall'uso che non permettevano un'alta qualità della monetazione.

In questo periodo sto leggendo l'interessantissimo testo di Chimienti La zecca di Bologna e le sue macchine scoprendo che anche la zecca felsinea (seconda per importanza a quella di Roma) non si trovava in perfetta salute: i torchi e le trafile "lavoravano poco e male perché difettosi e troppo spesso guasti." "Le macchine progettate per la zecca risultarono il più delle volte difettose e le monete prodotte inesorabilmente imperfette"

Modificato da demonetis
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Inviato
Il 30/11/2024 alle 12:01, demonetis dice:

Mi piacerebbe sentire l'opinione di @Giov60

Mi spiace: mi era sfuggita la richiesta!

Credo di non aver più molto di nuovo da dire sulla laminazione (trafilazione) e sui segni di aggiustamento. Ne ho parlato ampiamente anche nel mio volume "ZECCHE E MONETAZIONE NAPOLEONICA DEL REGNO D’ITALIA" da cui traggo quanto sotto riportato. Si tratta degli appunti nel 1808 del Direttore della zecca napoleonica di Bologna (Pellegrino Salvigni) che parla di lastre (le Piance della zecca di Napoli) e della limatura (talora sul contorno ma più spesso sulle facce, o sulla singola faccia della moneta, "in piano", perchè la limatura sul contorno, sebbene non deturpante, poteva ingenerare il sospetto di una tosatura).

Trafilamento delle lastre d’argento. Le lastre d’argento tolte dalla forma nel cassone […] poi si portano alla trafila delle Lame, si passano due volte al cilindro per isgrossarle, ossia alle balze di sgrossamento, dopo di che hanno la superficie più liscia e compatta, e si cuociono in forno. […] Si lasciano raffreddare sopra una pietra larga in terra, e raffreddate si ripassano alla trafila in altre più liscie balze onde assottigliarle e si trafilano di bel nuovo. Allora divengono lisce bene e di uniforme larghezza. Indi si fa prova di levare un tondino colle tagliuole o tagliatoj, e si prova se tali tondini sieno pesanti in più o in meno. Se in meno sarebbero cattivi, e quindi inutili le lastre. Se assai in più si assottiglia un altro poco e lastre (o i tondini?). […] Riflessi: 1. incomoda la trafila ch’è lontana dalla zecca; 2. il forno di ricuocimento potrebbe essere fatto in modo che la fiamma non toccasse le lastre. […]

...

Mettere a peso. Si fa in Bologna con lime che tagliano intorno rotondamente. In mezz’ora si mettono a peso 20 scudi circa. Riflessi: ci si lascia più peso per l’imbiancamento che ne toglie. Alcuni mettono a peso in piano, si fa più presto [1]. Una macchina tiene le monete orizzontali. Vi restano i segni [2] come ne’ Luigi. Proposta. Usare un raschiatoio? o lime arcifinissime?


[1] Come indicato in una lettera dell’ASB (b. 112, tit. IV, f. D), anche nella zecca di Bologna i tondelli vennero “limati e ridotti a giusto peso sopra alcuni legni aventi un incavo capace di contenere il tondino”, dunque in piano, accolti in cavità circolari ricavate in un pannello di legno.

[2] Si tratta dei cosiddetti “graffi di conio”, che la letteratura tedesca meglio definisce “justiert” e cioè “segni di aggiustamento (del peso)”.

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