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Risposte migliori

Inviato
41 minuti fa, bizerba62 dice:

non capisco poi perchè le Guardie svizzere non avrebbero dovuto essere coinvolte in un eventuale attacco del Regio Esercito

Non capisci perche’ non conosci la nomenclatura dello stato pontificio

tranquillo non ti faro’ ridere .😄

il Papa rimase sl suo posto per il prestigio altissimo di cui godeva - riconosciuta da tutte le nazioni all’epoca  / non certo per concessione del re. Un personaggio di gran lunga piu’ importante - Napoleone - ebbe rispetto per lo Stato Pontificio e per il papa, figuriamoci se non ne avrebbe avuto il Re.

ti auguro di comprendere meglio la Storia. Per fortuna nella discussione ci sono stati contributi adeguati che aiutano a farsi un’idea della complessa evoluzione dello stato della Chiesa.

buona continuazione 

 

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Inviato

Buonasera a tutti.

Come ho già detto, la prestigiosa Treccani menziona lo Stato Pontificio addirittura quale esempio della debellatio. Continuo a pensare che la Treccani sia un punto di riferimento imprescindibile per definire con precisione molti concetti e quello oggetto della nostra discussione non fa eccezione. Capisco che taluno si senta superiore addirittura alla Treccani ma l'umiltà va sempre al passo con l'intelligenza.

Aggiungo per ulteriore informazione che il De Cesare nella Sua opera "Roma e lo Stato del Papa" scrive questa frase: "Con l'acquisto di Roma, cessando di esistere lo Stato del Papa, si compiva il periodo epico del risorgimento nazionale" (pg. 746 della bella edizione curata dalla Longanesi nel 1970). Giova ricordare che l'Autore - Raffaele De Cesare - fu deputato dal 1897 al 1904 e senatore del Regno nel 1910. Non credo dunque trattasi di uno sprovveduto. 

Un saluto cordiale e a presto.

 

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Inviato (modificato)
36 minuti fa, viganò dice:

Buonasera a tutti.

Come ho già detto, la prestigiosa Treccani menziona lo Stato Pontificio addirittura quale esempio della debellatio. Continuo a pensare che la Treccani sia un punto di riferimento imprescindibile per definire con precisione molti concetti e quello oggetto della nostra discussione non fa eccezione. Capisco che taluno si senta superiore addirittura alla Treccani ma l'umiltà va sempre al passo con l'intelligenza.

Aggiungo per ulteriore informazione che il De Cesare nella Sua opera "Roma e lo Stato del Papa" scrive questa frase: "Con l'acquisto di Roma, cessando di esistere lo Stato del Papa, si compiva il periodo epico del risorgimento nazionale" (pg. 746 della bella edizione curata dalla Longanesi nel 1970). Giova ricordare che l'Autore - Raffaele De Cesare - fu deputato dal 1897 al 1904 e senatore del Regno nel 1910. Non credo dunque trattasi di uno sprovveduto. 

Un saluto cordiale e a presto.

 

 

Che banalità Vigano’

Ha seguito le considerazioni e lo scambio con Art?

glielo avevo gia’ detto usi la sua testa   invece di nascondersi dietro citazioni neppure troppo pertinenti  

 

Modificato da numa numa

Inviato
1 ora fa, numa numa dice:

il Papa rimase sl suo posto per il prestigio altissimo di cui godeva - riconosciuta da tutte le nazioni all’epoca  / non certo per concessione del re. Un personaggio di gran lunga piu’ importante - Napoleone - ebbe rispetto per lo Stato Pontificio e per il papa, figuriamoci se non ne avrebbe avuto il Re.

Pio IX dovette già lasciare Roma e se ne andò in esilio a Gaeta (nel Regno delle 2 Sicilie) per 17 mesi, sulle pressioni degli insorti della II Repubblica Romana, appena 22 anni prima della debellatio dello Stato Pontificio da parte del Regio Esercito.

Quindi l'alto prestigio, a quanto pare, a nulla servì in quella circostanza. 

Se un pugno di insorti di un'effimera Repubblica riuscì a mettere in fuga il Papa, solo la benevolenza di V.E. II, che valutò certamente anche i motivi di opportunità politica oltrechè religiosa, permise al Pontefice di mantenersi nelle sue stanze e di non essere costretto ad andarsene altrove. 

Quanto alle Guardie svizzere, non sai neanche che furono schierate e scesero in campo anche in occasione della breccia di Porta Pia, come riporta anche il Corriere della Sera in un articolo che posto in allegato.

Quindi, prima di dare lezioni di storia, vedi almeno di informarti meglio.

M

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Inviato
1 minuto fa, bizerba62 dice:

Quindi, prima di dare lezioni di storia, vedi almeno di informarti meglio.

😄😝


Inviato

 

1 minuto fa, numa numa dice:

😄😝

Riso abundat in ora stultorum.


Inviato
2 minuti fa, numa numa dice:

😄😝

 

Cito la Treccani che a qualcuno sta parecchio a cuore ma ovviamente le fonti sono molteplici:

guardia Svizzera ( enc. Treccani):

Corpo di soldati pontifici, ai quali è affidata la custodia del papa, istituito nel 1506 da Giulio II. È composto da 100 cittadini maschi di fede cattolica, nati nei diversi Cantoni della Svizzera, volontariamente arruolati. Vestono un caratteristico costume, disegnato nel 1905 dal capitano J. Repond, ispirandosi a un affresco di Raffaello nelle Stanze vaticane.

 

 

Questa invece la Guardia Palatina:

 

La Guardia palatina d'onore era un'unità militare di fanteria, creata da papa Pio IX nel 1850 in seguito alla fusione di due corpi armati dello Stato Pontificio preesistenti. Partecipò a diverse operazioni militari, compresa la difesa di Roma nel 1870; fu infine sciolta da papa Paolo VI nel 1970.

 

bizerba rimandato 😁


Inviato

Allora adesso scrivo al Corsera per dire che scrivono stupidaggini...dico di indirizzare al te la risposta...

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Inviato

Un'altra ricorrenza massonica


Supporter
Inviato

1870

La fine dello Stato Pontificio

La guerra franco-prussiana, scoppiata nel luglio 1870, segnò la fine del potere secolare della Chiesa, perché Napoleone III dovette richiamare in patria le truppe d'occupazione francesi. Il governo italiano assicurò al Papa che l'accordo del settembre 1864 sarebbe stato rispettato, ma non appena le sorti di Napoleone in guerra cominciarono a vacillare, l'esercito del Regno d'Italia circondò il territori appartenenti alla Chiesa.

Dopo la disfatta di Sedan e la proclamazione della Repubblica Francese, l'assedio militare si strinse e, il 20 settembre 1870, le truppe regie marciarono su Roma passando per la breccia di «Porta Pia» dopo aver esploso alcuni colpi di cannone. Pio IX, desideroso di evitare ogni spargimento di sangue, aveva dato ordine al generale Kanzler, comandante in capo delle Forze pontificie, di limitare la difesa all'indispensabile, per dimostrare che si cedeva solo alla forza. Il giorno successivo le truppe pontificie vennero congedate e all'interno del Vaticano rimase solo la Guardia Svizzera.

Si concluse cosi un'epoca durata secoli, durante la quale il potere temporale della Chiesa aveva richiesto la presenza di un esercito guidato dal Papa. Da allora la Guardia Svizzera ebbe "soltanto" il compito di proteggere la vita del Papa e di garantire la sicurezza del Vaticano e della residenza estiva del Pontefice a Castel Gandolfo. Quindi la domanda posta da Stalin riguardante il numero di divisioni di cui disponeva il Vaticano non aveva alcun senso: essa tradisce infatti una visione troppo «realistica» e miope dei fattori che hanno determinato il corso della storia.

https://schweizergarde.ch/paepstliche-schweizergarde/it/chi-siamo/la-storia/

 

La Guardia Svizzera Pontificia, fondata da Papa Giulio II nel 1506, è un corpo militare formato da cittadini svizzeri, il cui compito principale è di vigilare costantemente sulla sicurezza della Persona del Sommo Pontefice e della Sua Residenza.

Sono anche compiti della Guardia Svizzera:

-        accompagnare il Sommo Pontefice nei viaggi;

-        custodire gli accessi allo Stato della Città del Vaticano;

-        proteggere il Collegio Cardinalizio durante la Sede Vacante;

-        svolgere altri servizi d’ordine e d’onore.

La Guardia Svizzera Pontificia è alle dirette dipendenze del Sommo Pontefice, il Quale esercita tale potere per mezzo del Cardinale Segretario di Stato. Il Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano può richiedere l’assistenza della Guardia Svizzera Pontificia nei casi previsti dalla Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano vigente.

La Guardia Svizzera presta servizio nelle Cappelle Papali ed in altre Cerimonie e udienze, per le quali riceve ordini dal Prefetto della Casa Pontificia.

Durante la Sede Vacante la Guardia Svizzera dipende dal Collegio Cardinalizio, il quale opera sotto l’autorità del Cardinale Camerlengo, coadiuvato dai tre Cardinali Assistenti pro tempore. La Guardia Svizzera custodisce il Conclave sotto l’autorità del Cardinale Camerlengo, coadiuvato dai tre cardinali suddetti e con l’aiuto esterno del Sostituto della Segreteria di Stato.

La Guardia Svizzera venera come suoi Patroni i Santi Martino di Tours (11 novembre), Sebastiano (20 gennaio) e Nicola di Flüe, Defensor pacis et pater patriae (25 settembre).

La Bandiera della Guardia Svizzera è divisa da una croce bianca in quattro campi, dei quali il primo reca lo stemma del Sommo Pontefice e il quarto quello del Papa Giulio II, ambedue su fondo rosso; il secondo e il terzo recano i colori propri del Corpo, che sono l’azzurro, il rosso e il giallo. Nell’intersezione delle braccia della croce è posto lo stemma del Comandante.

https://www.vatican.va/content/romancuria/it/guardia-svizzera-pontificia/corpo-della-guardia-svizzera-pontificia/profilo.html


Inviato

Col termine "debellatio" o debellazione si intende secondo il dizionario Treccani:

debellazióne s. f. [dal lat. mediev. debellatio -onis]. – L’atto, e più spesso l’effetto del debellare, annientamento, disfatta. In diritto internazionale (per lo più nella forma lat. debellatio), annientamento dell’organizzazione di uno stato.

Molto semplicemente a mio modesto parere, come ho già detto, non ci fu un totale smantellamento di tutta la struttura organizzativa del vecchio Stato Pontificio, ecco perché ritengo improprio l'uso di questo termine.

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Inviato
10 ore fa, numa numa dice:

Che banalità Vigano’

Ha seguito le considerazioni e lo scambio con Art?

glielo avevo gia’ detto usi la sua testa   invece di nascondersi dietro citazioni neppure troppo pertinenti  

Buongiorno,

la Treccani è una banalità? Raffaele De Cesare è una banalità? I documenti anche di carattere giuridico menzionati da @Oppiano sono inutili?

Solo wikipedia è una fonte attendibile? Solo le sue citazioni sono pertinenti?

Attendo ancora di vedere le monete coniate dal Vaticano dopo il 1870 e prima del 1929.

Buona giornata, casciaball

 

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Supporter
Inviato

Ci avviciniamo al Natale.....


Inviato

Adesso, per colpa vostra, dovrò acquistare questo libro..🤨

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Supporter
Inviato
9 ore fa, bizerba62 dice:

Adesso, per colpa vostra, dovrò acquistare questo libro..🤨

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Morto a febbraio di quest’anno.


Supporter
Inviato

https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/lelio-basso/IT-AFS-007-001718/centenario-del-20-settembre-1870#lg=1&slide=0
 

Se avete voglia/tempo, vi invito a leggere il discorso tenuto dall’ex Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, tenuto il 20 settembre 1970 a Montecitorio per il centenario dell’Unione di Roma all’Italia.


Inviato
53 minuti fa, Oppiano dice:

Morto a febbraio di quest’anno.

Mi dispiace. Era un Grande Studioso e uno Storico di prim'ordine.


Inviato
Il 24/11/2024 alle 22:36, torpedo dice:

Col termine "debellatio" o debellazione si intende secondo il dizionario Treccani:

debellazióne s. f. [dal lat. mediev. debellatio -onis]. – L’atto, e più spesso l’effetto del debellare, annientamento, disfatta. In diritto internazionale (per lo più nella forma lat. debellatio), annientamento dell’organizzazione di uno stato.

Molto semplicemente a mio modesto parere, come ho già detto, non ci fu un totale smantellamento di tutta la struttura organizzativa del vecchio Stato Pontificio, ecco perché ritengo improprio l'uso di questo termine.

 

Molto appropriato Torpedo

da segnalare a Vigano’ la cui pochezza dialettica si limita ormai al solo insulto, in effetti  - se guardiamo analiticamente i suoi contributi - ci si accorge  come non ci sia molto altro..

 

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Inviato
Il 29/11/2024 alle 05:14, numa numa dice:

Molto appropriato Torpedo

da segnalare a Vigano’ la cui pochezza dialettica si limita ormai al solo insulto, in effetti  - se guardiamo analiticamente i suoi contributi - ci si accorge  come non ci sia molto altro..

Bravo, ha ragione come sempre.😊

Adesso corro ad abbeverarmi alla fonte del sapere, leggendo i Suoi vaniloqui; i quali, detto per inciso, possono fare effetto su di un certo pubblico ma che, se letti da qualcuno con un minimo di competenza, appaiono ancor più privi di contenuto dei miei.

Un saluto, Numa Nulla....

PS: aspetto ancora di sapere cosa ha fatto la SNI per la Nota 56 e di vedere le monete vaticane tra il 1871 e il 1928....

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Inviato

Buongiorno, vorrei ringraziare tutti coloro che si son presi la briga di condividere nozioni storiche, punti di vista e buoni spunti di riflessione.

É stata senz'altro una discussione accesa e istruttiva, che spaziando nel contesto storico e politico é andata a sviscerare sentimenti e motivazioni che possono aver ispirato le famose 1000 lire CONCORDIA del 1970. 

Interessante la divergenza interpretativa del termine *debellatio*.

Molto costruttivo.

Grazie.

 

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  • Grazie 1

Inviato
Il 30/11/2024 alle 12:24, Alberth dice:

Interessante la divergenza interpretativa del termine *debellatio*.

Grazie Alberth ha inquadrato molto bene il senso dello scambio - non una discussione vana a mio avviso - ma che tocca temi delicati e comunque utile per inquadrare un periodo storico con avvenimenti che hanno impostato e condizionano tuttora  l’assetto politico e istituzionale attuale del ns Paese.  Molto piacevole e costruttivo lo scambio con Torpedo e Art su questi temi, speriamo sia d’ispirazione a chi e’ piu’ prevenuto e meno versato per la dialettica storica.


Supporter
Inviato

Molto interessante:

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https://www.academia.edu/34831616/Continuità_discontinuità_tra_Stato_Pontificio_e_Città_del_Vaticano

"1.4 Il problema della Debellatio
Quando la mattina del 20 settembre 1870 le cannonate italiane14 abbatterono un tratto delle mura di Roma nei pressi di Porta Pia, i proiettili non fecero crollare
soltanto le pietre dell’antica cinta aureliana ma anche la secolare costruzione del potere temporale della Chiesa. L’esercizio di tale potere venne meno definitivamente, la capitale degli Stati Pontifici fu occupata dalle truppe italiane che dilagarono in essa arrestandosi solo sul limitare della Città Leonina, un’area nel centro dell’Urbe compresa tra il colle Vaticano, Castel Sant’Angelo e Borgo Pio, la cui edificazione come autonoma cittadella fortificata sulla sponda destra del Tevere era stata avviata da Papa Leone IV (m. nel 855) nel IX secolo, in seguito assunse il suo aspetto definitivo durante il pontificato di Sisto V (1520 - 1590) espandendosi fino ad inglobare il Rione Borgo. All’esito dell’invasione, alla quale le Forze Armate pontificie opposero una resistenza puramente simbolica, secondo le disposizioni di Pio IX, venne elaborata una convenzione armistiziale conclusa dal Generale Hermann Kanzler (1822 – 1888), Comandante Supremo delle Forze Armate pontificie, e dal Generale Raffaele Cadorna (1815 – 1897), Comandante del Corpo di Spedizione italiano, che determinava le condizioni militari cui si sarebbero attenute le due parti.
In particolare, si stabiliva all’articolo I che:
« La città di Roma, tranne la parte che è limitata al sud dai bastioni Santo Spirito, e che comprende il Monte Vaticano e Castel Sant’Angelo, costituenti la Città Leonina, il suo armamento completo, bandiere, armi, magazzini da polvere, tutti gli oggetti di aspettazione governativa, saranno consegnati alle truppe di S.M. il Re d’Italia.»
Il successivo articolo III disponeva lo scioglimento ed il rimpatrio delle truppe straniere, mentre l’articolo IV disciplinava in questi termini la sorte delle truppe
considerate italiane:
« Le truppe indigene saranno costituite in deposito senza armi, con le competenze che attualmente hanno, mentre è riservato al governo del Re di determinare sulla loro posizione futura.»
I restanti articoli si limitavano a determinare tempi e modalità della smobilitazione dell’esercito pontificio, sancendo anche la nomina di una commissione mista per l’esecuzione delle clausole d’armistizio, senza però nulla stabilire circa la sorte del governo papale e delle istituzioni dello stato ecclesiastico. In realtà, già nella
giornata del 22 settembre, le truppe italiane occuparono la Città Leonina, che formalmente era rimasta esclusa dalla consegna alla autorità italiane, intervenendo al fine di mantenere l’ordine e di sedare i tumulti popolari che erano esplosi a seguito di un’esplicita richiesta del Segretario di Stato Cardinale Giacomo Antonelli (1806 - 1876). Da più parti15 si è ipotizzato che tale richiesta fosse funzionale a provocare una reazione internazionale in difesa delle prerogative papali, nei fatti però tale reazione non si verificò ed il territorio nell’effettivo controllo del Papato si ridusse ai soli palazzi apostolici vaticani. Da parte italiana, inoltre, si precisò ripetutamente che l’occupazione della cittadella sarebbe cessata qualora ne avessero fatta richiesta le autorità pontificie. Questa particolare serie di eventi ha fatto sorgere una annosa disputa circa l’effettivo venir meno, de jure oltre che de facto, del principato temporale dei pontefici, ponendo quale materia controversa la totale soppressione dello Stato Pontificio e la fine delle sue istituzioni e delle sue articolazioni. Secondo la dottrina prevalente16 si sarebbe determinata una situazione di debellatio, e cioè una condizione nella quale, al termine di un conflitto armato, uno Stato si trovi ad essere sconfitto in via definitiva trovandosi in una situazione nella quale i suoi nemici controllino totalmente il suo territorio e siano in grado di poter decidere la sorte di quest’ultimo e delle autorità statali interessate. Essa dunque comporterebbe la totale distruzione dello Stato e dello e delle sue articolazioni, pertanto, a differenza di una occupazione, la quale rimane pur sempre una situazione temporanea, la debellatio rappresenterebbe una condizione definitiva. Da essa derivano l’estinzione della sovranità dello Stato soccombente e l’acquisizione del suo territorio e della sua popolazione da parte dello Stato vincitore, il quale vi eserciterà la propria sovranità.
Le modalità di acquisto della sovranità territoriale sono dettate da norme di diritto internazionale di natura consuetudinaria, la conquista rientra sicuramente tra le più antiche, laddove è ammessa la possibilità dell’impossessamento di un territorio appartenente ad altro Stato sconfitto a seguito di aggressione. L’impossessamento è però conseguenza di un atto politico distinto dalla condotta bellica, la conquista, infatti, « deve essere tenuta distinta dalla debellatio, che costituisce la completa distruzione dell’apparato militare dell’avversario. Una volta debellato, lo Stato è alla mercé del debellante, che potrebbe procedere all’annessione per incorporazione. »17
Questa ricostruzione pone su due piani distinti l’esito dei conflitti e le conseguenze politico-statuali di questi ultimi. Seguendo questa linea di analisi si può agevolmente affermare che la capacità militare dello Stato Pontificio sia cessata all’atto della capitolazione, con il disarmo delle sue forze armate e la consegna delle piazzeforti, compreso Castel Sant’Angelo, anche se esso conservò una ridotta forza militare costituita dalla sopravvivenza di alcuni corpi armati definiti con il termine “guardie” nel testo della capitolazione stessa. In merito a quest’ultima sarà opportuno soffermarsi anche sulla valenza dell’esclusione della Città Leonina dalla consegna alle truppe italiane e sulle sue implicazioni. L’esclusione di questa porzione di territorio non fu richiesta dal Kanzler ma fu decisa da Cadorna in ottemperanza alle direttive ricevute dal governo italiano: « […] Governo del Re ha deciso, che le truppe operanti sotto i di Lei ordini debbano impadronirsi di forza della città di Roma, salva sempre la Città Leonina […] »18; le quali, peraltro, risultano coerenti con gli orientamenti che già espressi precedentemente dalle autorità italiane19. La constatazione di questi eventi dimostra che, sia pura in maniera vaga e non pienamente esplicita, mancò, da parte italiana, la volontà di sopprimere totalmente lo Stato Pontificio e di estinguere la sovranità papale.
Benché risulti quale principio della dottrina internazionalistica, anche di quella dell’epoca, che « la debellatio non richiede la necessaria occupazione di tutto il territorio dello stato nemico, se quest’ultimo, di fatto, è ridotto all’impotenza»20, e per quanto la richiesta di intervento delle truppe italiane per il mantenimento dell’ordine pubblico nella Città Leonina possa far ipotizzare una completa disarticolazione della struttura statuale pontificia, considerando inoltre che il contingente armato che restò a difesa dei Palazzi Apostolici non era parte dell’Esercito Pontificio, disciolto con la capitolazione, né era più dipendente dal Ministero delle Armi dello Stato Pontificio, diverse circostanze paiono contraddire la posizione della dottrina dominante. La stessa considerazione secondo cui l’occupazione militare della Città Leonina sia da sola sufficiente a dimostrare la sostituzione della sovranità italiana a quella pontificia è contraddetta dalle disposizioni impartite alle truppe operanti, secondo cui la permanenza delle stesse veniva subordinata alla volontà del Pontefice21; sarebbe singolare che uno Stato che si ritiene vittorioso e che ha in effettivo potere il territorio del nemico subordini le operazioni da svolgersi nel territorio controllato alle
disposizioni emanate dal capo dello Stato che si ritiene sconfitto e debellato. La disputa circa la sussistenza o meno di una forma di sovranità a seguito della
occupazione di Roma ha dato la stura a due distinte teorie che saranno nello specifico analizzate successivamente, specie nei loro sviluppi, in questa sede appare invece opportuno dar conto dei fondamenti di diritto e delle condizioni di fatto che generarono la disputa stessa e mettere in luce gli elementi che emergono dai
documenti d’epoca circa la sorte del territorio dello Stato della Chiesa. La questione verte principalmente sulla Città Leonina e sui palazzi vaticani, essendo incontestabile la occupazione della restante parte della città di Roma da parte del Regno d’Italia, nonché la volontà di quest’ultimo di annettere quei territori e di esercitarvi la propria sovranità. Le gerarchie pontificie si opposero sempre energicamente allo stato di occupazione, non vi fu, pertanto, mai accettazione né esplicita né tacita della situazione di fatto, al contrario, sin da subito, nella stessa giornata del 20 settembre, il Segretario di Stato Cardinale Antonelli indirizzò una formale nota di protesta al Corpo Diplomatico nella quale si definiva « usurpazione » l’occupazione manu militari e si dichiarava la stessa, nei confronti del Pontefice, « […] irrita, nulla e di niun valore, né verun pregiudizio poter mai irrogare ai diritti incontrovertibili e legittimi di dominio e di possesso, come suoi, così anche de’ suoi successori in perpetuo, e se la forza ne impedisce l’esercizio, intende e vuole la Santità Sua conservarlo intatto per ripigliarne a suo tempo reale possesso. »22
Le proteste da parte da parte vaticana erano fondate anche sul contenuto della già richiamata comunicazione riservata del Ministro degli Esteri Italiano Visconti
Venosta alle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero del 29 agosto precedente all’invasione (ma divulgata solo successivamente), nella quale si esplicitava
l’intenzione di mantenere una sovranità territoriale al Pontefice limitatamente alla Città Leonina. Anche se il documento non può assumere i crismi dell’ufficialità,
poiché non si tratta di un atto giuridico ed inoltre il suo contenuto era meramente confidenziale e da non comunicare ufficialmente ai governi esteri, resta comunque indicativo di una decisione politica che sostenne la realizzazione di atti giuridicamente rilevanti, quali la Capitolazione ed il Plebiscito. I punti di maggior
interesse del documento, composto di una nota e due memorandum allegati, riguardano l’indicazione secondo cui il governo italiano è chiamato a regolare « le
condizioni della trasformazione del potere pontificio » e la presa in considerazione come basi per la risoluzione della Questione Romana che « Il Sovrano Pontefice conserva la dignità, l’inviolabilità e tutte le altre prerogative della sovranità » e che « La Città Leonina rimane sotto la piena giurisdizione e sovranità del Pontefice ». L’ulteriore nota finale sulla Città Leonina non fa che confermare il carattere indipendente di quest’ultima dal resto di Roma. Si sta parlando, dunque, di “trasformazione” e non di “soppressione” del potere temporale, che, almeno nelle intenzioni originarie, avrebbe dovuto sopravvivere alla Breccia di Porta Pia. Un’ulteriore conferma di tale intenzione si riscontra nelle modalità di svolgimento del Plebiscito di annessione, dal quale fu escluso il Rione Borgo che comprendeva esattamente la Città Leonina; solo a seguito delle accese proteste popolari per tale esclusione si optò per una soluzione di compromesso che consentì agli abitanti di esprimere il proprio voto in un’urna non ufficiale posta nel Rione, la quale fu successivamente trasportata in Campidoglio ed il
cui contenuto fu ritenuto valido ai fini del conteggio dei risultati del plebiscito, malgrado le proteste di Pio IX che dichiarò nullo ed invalido il seggio approntato in
un territorio che la Capitolazione riconosceva sotto la giurisdizione del Pontefice.
Malgrado tali premesse, in conseguenza di valutazioni di natura politica sulla inopportunità di escludere migliaia di romani, che pure avevano votato
compattamente per l’annessione al Regno d’Italia, dal nuovo Stato, nell’impossibilità di giungere a qualsivoglia accordo con le autorità pontificie, il Regio Decreto n. 5903 del 9 ottobre 1870 recepì il risultato plebiscitario annettendo l’intero territorio ex pontificio al Regno d’Italia, pur sancendo che il Papa avrebbe mantenuto « la dignità, la inviolabilità e tutte le prerogative personali del Sovrano » e demandando ad una successiva legge la determinazione di « franchigie territoriali » che ne avrebbero garantita l’indipendenza. Non essendo specificata alcuna distinzione territoriale23 nel decreto è stata consequenzialmente considerata l’intera città di Roma, compresa la Città Leonina, sottratta alla sovranità pontificia ed annessa al territorio italiano. Ma, secondo l’opinione di Alessandro Corsi24 il testo del Regio Decreto n. 5903 del 9 ottobre 1870 andrebbe inteso nel senso dell’annessione di Roma con le riserve territoriali contenute nella Capitolazione, inoltre deve tenersi presente il rapporto dell’articolo 3 dello stesso, che fa menzione, come già anticipato, delle « franchigie territoriali », con gli articoli 5 e 7 della successiva Legge delle Guarentigie, nei quali si stabilisce, rispettivamente, che il Pontefice continua a mantenere il godimento « dei palazzi apostolici Vaticano e Lateranense, con tutti gli edifizi, giardini e terreni annessi e dipendenti, non che della villa di Castel Gandolfo con tutte le sue attinenze e dipendenze » e che nessun pubblico ufficiale italiano possa introdursi nei « palazzi o luoghi di abituale residenza o temporaria dimora del Sommo Pontefice » senza esplicita autorizzazione di quest’ultimo. Dal momento che l’extraterritorialità dei palazzi vaticani e della residenza di Castel Gandolfo sulla scorta della Legge delle Guarentigie è sempre stata negata dalla dottrina l’analisi conduce ad una situazione ibrida: da un lato si afferma la piena sovranità italiana su un territorio, ma dall’altro si riconosce, sia pure con legge ordinaria e pertanto caducabile da legge successiva, la esclusiva disponibilità di quel territorio ad un soggetto estraneo allo Stato, alla cui autorizzazione si subordinano le attività dello Stato in quella stessa porzione di territorio ed al quale la medesima legge, all’articolo 3, riconosce onori sovrani. Risulta quantomeno singolare che un sovrano che si assume spodestato continui a godere dei palazzi che già erano in suo possesso e dai quali esercitava il proprio
potere di Capo di Stato vedendosi inoltre conservate parte delle proprie prerogative sovrane. Se, inoltre, la connotazione del possesso è tale da essere in grado di
paralizzare ed escludere l’azione dello Stato che si assume conquistatore, diviene evidente che essa non configura dei meri diritti di proprietà ma si avvicina ad un
forma di sovranità. Per quanto, poi, questa situazione fosse determinata da una legge ordinaria, nei sessant’anni successivi essa non è mai stata modificata, cristallizzando una coesistenza di poteri alternativi. L’opinione dominante, comunque, ritiene che il Pontefice abbia perduto la propria sovranità territoriale nel 1870 e che lo Stato Pontificio sia cessato per debellatio. A parere di chi scrive sarebbe più indicato parlare di deminutio della sovranità pontificia piuttosto di una sua vera e propria scomparsa, cioè di un ridimensionamento della sovranità e dei diritti ad essa conseguenti, quali esistevano prima dell’annessione all’Italia, limitati all’ultima porzione dell’antico Stato costituita dai palazzi vaticani e dalle relative pertinenze. Si sarebbe pertanto verificata una debellatio parziale, nella quale parte delle istituzioni dello Stato Pontificio sono sopravvissute ed al Papa è stata riconosciuta una limitata forma di sovranità25."
 

  • Grazie 1

Inviato
2 ore fa, Oppiano dice:

L’opinione dominante, comunque, ritiene che il Pontefice abbia perduto la propria sovranità territoriale nel 1870 e che lo Stato Pontificio sia cessato per debellatio.

Mi schiero volentieri con "l'opinione dominante". E non comprendo il motivo per il quale, chi aveva finora espresso tale opinione, pur citando fonti autorevoli, sia stato irriso e criticato, anche con molta sufficienza, come se avesse detto chissà quale eresia storico-giuridica.

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Inviato
1 ora fa, Oppiano dice:

Governo del Re ha deciso, che le truppe operanti sotto i di Lei ordini debbano impadronirsi di forza della città di Roma, salva sempre la Città Leonina […] »18

Mi sembra che questo ponga fine alla questione e gli argomenti citati sopra alla questione sulla ‘debellatio’.

come si vede non questione vana ne’ semantica che ha suscitato pareri contrastanti tra gli Storici e pertanto meritoria di una discussione ne’ tantomeno  liquidabile in due battute. Grazie Oppiano


Inviato
2 ore fa, Oppiano dice:

In realtà, già nella giornata del 22 settembre, le truppe italiane occuparono la Città Leonina, che formalmente era rimasta esclusa dalla consegna alla autorità italiane, intervenendo al fine di mantenere l’ordine e di sedare i tumulti popolari che erano esplosi a seguito di un’esplicita richiesta del Segretario di Stato Cardinale Giacomo Antonelli (1806 - 1876).

E' esattamente ciò che scrive anche il Prof. Vittorio Vidotto nel suo libro (che sto leggendo) "20 settembre 1870".

Il paradosso è che il Governo italiano non aveva alcuna intenzione di occupare la "Città Leonina" ma fu "costretto" ad occuparla su richiesta della stessa Segreteria di Stato Pontificia. Sembra interessante riportare alcuni brani di quanto il Cardinal Antonelli scrive alle Autorità militari del Regno il 24 settembre 1870:

"Le difficoltà che presenta il progetto di lasciare al Santo padre la Città Leonina, sono sin d'ora insolubili. Questo borgo è divenuto il convegno di tutti i malfattori di Roma, poichè non vi esiste più Autorità e il Cardinale mi ha espresso il desiderio formale che il Generale Cadorna vi stabilisse, come del resto in Roma, posti di sicurezza, e un servizio regolare di amministrazione militare"...(v. pag. 65).

Ob torto collo, dunque, i Bersaglieri italiani dovettero occupare anche la Città Leonina su richiesta esplicita della Curia pontificia.

Non solo, dunque, lo Stato pontificio era stato militarmente sconfitto dal Regio Esercito, ma addirittura il vinto implorava il vincitore di proteggerlo e di garantire la sicurezza del Papa e del suo entourage.

Vidotto conclude il passaggio del libro con queste parole:

"Con la decisione di occupare la Città Leonina falliva così, fin dall'inizio, l'ipotesi coltivata a più riprese dal governo italiano di lasciare al Papa una parte di Roma, 'un simbolico Stato residuo', come segno, anche esteriore, della sua sovranità spirituale." (v. pag. 66).

Se non è debellatio questa.

M

 

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