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IGNORED

The Wonderful Wizard of Oz


petronius arbiter

Risposte migliori

Il sogno americano?

Negli ultimi decenni dell'Ottocento la società americana divenne sempre più stratificata. Da un lato, come abbiamo visto, c'era la classe lavoratrice più umile costituita dagli immigrati, all'altro estremo della scala sociale stava nascendo una nuova aristocrazia corporativa: nel 1892 il 9% delle famiglie americane possedeva il 71% della ricchezza del paese. Nel 1893 il New York Times pubblicò un elenco di 4047 milionari: tanti, al punto che per essere considerati davvero ricchi, bisognava essere plurimilionari. Dopo il 1880 il divario tra ricchi e poveri trovò uno specchio fedele nella struttura urbanistica delle grandi città: a pochi isolati di distanza dagli slum degli immigrati sorgevano le magnifiche dimore dei principi del commercio, dei baroni delle ferrovie, dei banchieri di Wall Street.

Furono quattro di loro, in particolare, ad assurgere a simbolo della nuova, grande ricchezza americana: una ricchezza non esente da ombre, se è vero che furono soprannominati The Robber Barons, un titolo che non ha bisogno di spiegazioni. Erano (nella foto da sx a dx) John Pierpont Morgan (banche e finanza), Andrew Carnegie (acciaierie), John D. Rockefeller (petrolio), Cornelius Vanderbilt (ferrovie).

Robber Barons.jpg

Uomini che si erano, almeno in parte, fatti da soli (in particolare Andrew Carnegie, che secondo alcuni avrebbe ispirato a Carl Barks il personaggio di Paperon de' Paperoni :rolleyes:), contribuendo ad alimentare un mito già vivo nella cultura statunitense, e particolarmente sentito negli ultimi decenni dell'Ottocento, quello del self made man.

Anche molti romanzi popolari contribuirono a diffondere l'idea che anche un ragazzo povero, purché dotato di talento, potesse far fortuna nel mondo degli affari se lavorava duramente, dimostrava coraggio, e aveva, naturalmente, un pizzico di... :moon:The American dream at his best :D

La realtà, ahimé, era ben diversa. Una serie di studi condotti sulle personalità di maggior successo degli affari e dell'alta finanza, hanno rivelato che una notevole percentuale di costoro era nata in una famiglia agiata, e che, citando William Miller, l'autore di uno di questi studi "i poveri ragazzi figli di immigrati o i poveri ragazzi di campagna, che insieme costituiscono non più del 3% dei grandi uomini d'affari di inizio '900, hanno sempre avuto un ruolo molto più importante nei libri di storia americana che non nella storia americana."

La conferma viene anche da una ricerca sulla mobilità della classe operaia (sempre riferita agli ultimi decenni dell'Ottocento). A Newburyport (Massachusetts) gli operai e i loro figli raramente arrivavano a ricoprire incarichi direttivi, o anche solo di funzionari: il tipo più frequente di mobilità era il passaggio da un lavoro generico a uno semiqualificato, o da questo a uno specializzato. Il "sogno americano" era un sogno per pochi :(

petronius oo)

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Una nuova Frontiera?

"Io non ci sarò. Io mi alzerò e passerò. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee."

the outlier frederic remington.jpg

Il 29 dicembre 1890 si consuma l'ultima strage ai danni dei Nativi americani. Circa 300 Miniconjou, un gruppo dei Sioux Lakota, vengono massacrati da un reparto dell'esercito degli Stati Uniti nella valle del torrente Wounded Knee (South Dakota). Questa data venne poi fatta coincidere simbolicamente con la fine della Frontiera, un'epoca che in America era già mito, e lo sarebbe diventato ancora di più, in tutto il mondo, nel secolo successivo, grazie a una serie infinita di libri, film, fumetti.

Però, chiusa una frontiera, se ne può sempre aprire una nuova, no? Non la "Nuova Frontiera" kennediana, per quella ci vorrà ancora del tempo, ma proprio una frontiera geografica, che sposti un po' più in là i confini, una volta ultimata la conquista di tutto quel che c'era da conquistare nei pressi.

Già, ma verso dove? Non a nord, né a sud, Canada e Messico ormai erano paesi amici, le dispute territoriali con loro risolte. Restavano l'est e l'ovest, ovvero gli oceani. E in mezzo agli oceani ci sono le isole. Sarà proprio verso alcune di queste che gli Americani rivolgeranno le loro attenzioni nelle prime sortite oltre l'uscio di casa, prodromi di quello che verrà etichettato come "l'imperialismo yankee".

Lungi da me ogni intenzione di avviare un discorso sull'impero americano, passato e presente, quello di cui ci importa qui, è che "l'interesse", se così vogliamo chiamarlo, verso alcune di queste isole, ha avuto anche dei risvolti monetari. Che racconteremo, a partire dal prossimo post (era ora, dirà qualcuno :lol:).

petronius :)

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Aloha!

Le isole Hawaii sono un arcipelago vulcanico situato nell'oceano Pacifico, formato da otto isole principali e molte isole minori, scogli e secche. Dal 21 agosto 1959 sono entrate a far parte degli Stati Uniti come 50° (e per ora ultimo) Stato dell'Unione. Il soprannome dello stato è Aloha State, che riprende il tipico saluto hawaiano "aloha" :)

Ma naturalmente i rapporti con gli Stati Uniti datano a ben prima del 1959. I primi missionari americani, provenienti dal New England, sbarcarono nelle isole nel 1820, ben presto seguiti da mercanti e uomini d'affari. Dal 1795 le Hawaii erano un regno, sotto la dinastia dei Kamehameha. La svolta nella conduzione del regno avvenne sotto Kamehameha III, il sovrano più longevo, che rimase sul trono per 29 anni, dal 1825 al 1854. Con lui le Hawaii passarono da una monarchia assoluta a una monarchia costituzionale cristiana di stampo occidentale, grazie alla firma delle costituzioni del 1840 e del 1852, mantenendo però intatte le tradizioni ancestrali.

KamehamehaIII.jpg

E nel 1847, una zecca privata di Attleboro, Massachusetts, coniò per il sovrano la prima moneta prodotta dagli americani (sia pure non da una zecca ufficiale) per le Hawaii. Una moneta da 1 centesimo in rame, che portava al dritto il ritratto del sovrano e al rovescio il valore inscritto in una corona d'alloro, sul modello delle monete circolanti negli Stati Uniti.

hawaii1847cent.jpg La moneta fu accolta male <_< il ritratto del re era quasi irriconoscibile, e le iscrizioni al rovescio sbagliate! I nativi, indignati, buttarono in mare molte delle prime monete ricevute (pazzi :shok: se avessero immaginato quanto valgono oggi :lol:), e ci vollero 15 anni perché il Tesoro Reale esaurisse la distribuzione delle scorte (100.000 pezzi coniati!).

petronius :)

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30 minuti fa, petronius arbiter dice:

 I nativi, indignati, buttarono in mare molte delle prime monete ricevute 

 

Non per niente dicono che il mare è pieno di tesori 

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La penetrazione americana nelle isole crebbe a partire dal 1849, ma ci vollero più di 30 anni prima che questo portasse a nuovi sviluppi numismatici. All'inizio degli anni 1880 il re Kalakaua I

King Kalakaua.jpg

sentì il desiderio di una nuova moneta hawaiana, e dopo due anni di dibattito la Zecca degli Stati Uniti fu incaricata di crearla. Un rappresentante del re, il magnate dello zucchero Claus Sprekels, prese contatto con gli americani, presentando dei disegni preliminari, e chiedendo che fossero prodotte una serie di monete in argento per un valore complessivo di 1 milione di dollari.

Ma, prima di queste, dobbiamo dar conto di un'altra emissione non ufficiale, e a dire il vero nemmeno americana. Ma poiché è censita nei cataloghi di monete statunitensi accanto alle altre, ritengo giusto parlarne anche qui. 

Nel 1881, il proprietario di una miniera di nichel nella Nuova Caledonia incontrò il re Kalakaua durante il suo viaggio intorno al mondo, e lo convinse a far coniare dalla Zecca di Parigi 200 monete campione da cinque centesimi. A queste non seguì un'emissione ufficiale, forse perché il motto hawaiano era scritto male, iniziando con AU invece che con UA. Il nome dell'arcipelago era indicato come Isole Sandwich, il nome britannico per le Hawaii.

hawaii1881five cents.jpg

Queste monete sono estremamente rare, ma esistono dei riconii in alluminio realizzati con copie dei conii. Le monete originali sono identificate da una piccola croce nella parte superiore della corona.

petronius :)

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Il 24/9/2024 alle 18:58, petronius arbiter dice:

chiedendo che fossero prodotte una serie di monete in argento per un valore complessivo di 1 milione di dollari.

L'emissione sarebbe consistita in dala (dollaro, di valore parificato a quello statunitense), hapalua (mezzo dollaro), e hapaha (quarto di dollaro).

Era prevista una quarta moneta, hapawalu, di valore pari a 1/8 di dollaro. Avrebbe dovuto sostituire il real ispano-americano, di uso comune nelle isole per le piccole transazioni. Ma questa moneta fu abbandonata dopo che erano stati prodotti appena 20 patterns in argento (e qualcuno in altri metalli, tra cui oro e platino), poiché avrebbe richiesto la produzione di speciali tondelli e sarebbe stata l'unica denominazione non correlata ad unità di valuta utilizzate negli Stati Uniti. Al suo posto si decise di adottare la moneta da 10 centesimi, o dime (umi keneta in lingua hawaiana).

L'esemplare da 1/8 di dollaro in foto (uno dei 20 in argento), disegnato, come tutte le altre monete, da Charles Barber, è stato valutato da PCGS in conservazione PR63 Cameo, e aggiudicato in asta Heritage per 48.000 dollari.

hawaii1883eight dol..jpg

Le monete proof come questa, e come quelle presenti, in minimo numero, per tutte le altre denominazioni (ne vennero prodotte 26 per ciascuna), furono coniate a Philadelphia, quelle destinate alla circolazione a San Francisco. La coniazione avvenne da settembre 1883 a giugno 1884, ma tutte le monete portano la data 1883.

petronius :)   

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23 ore fa, petronius arbiter dice:

La coniazione avvenne da settembre 1883 a giugno 1884

Ma c'era chi si era mosso anche prima. Già da alcuni anni, infatti, l'American Bank Note Company riforniva il regno hawaiano di francobolli e banconote. Come questa da 100 dollari del 1879.

hawaii100dollars1879d.jpg

Era un altro indicatore del crescente interesse e presenza americana, così non stupisce che nel 1887 gli Stati Uniti affittassero un porto per costruirvi una base per la loro nascente marina militare. In un luogo il cui nome diventerà tristemente famoso... Pearl Harbor :(

E stupisce ancora meno la decisione, qualche anno dopo, di un gruppo di uomini d'affari americani, guidati da Sanford B. Dole, the Pineapple King, americano nato a Honolulu, di rovesciare la dinastia regnante e provare a chiedere di essere annessi agli Stati Uniti. 

dole ananas.jpg

Cercateli dal fruttivendolo sotto casa, li trovate ancora :lol:

Poi sarà la volta della United Fruit e le sue repubbliche delle banane :rolleyes:

Chiquita2.jpg

petronius oo)

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Le quattro monete per la circolazione furono disegnate da Charles Barber, succeduto al padre William nella carica di chief-engraver della Zecca. Tutte mostrano al dritto il ritratto di re Kalakaua, ma mentre i tre tagli più alti hanno al rovescio lo stemma del Regno delle Hawaii, il dime riprende il disegno di molte monete americane, con il valore, in inglese, inscritto in una corona d'alloro, e ripetuto, in esergo, in lingua hawaiana, UMI KENETA.

L'altra scritta nel giro, UA MAU KE EA O KA AINA I KA PONO, è la stessa che compare sullo stemma nazionale, traducibile come "La vita della terra è perpetuata dalla rettitudine".

hawaii1883dime.jpg

Tiratura di 250.000 esemplari, più 26 con finitura proof.

petronius :)

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I tagli da 25 e 50 centesimi, e il dollaro, riproducono al rovescio lo stemma del Regno delle Hawaii, che merita di essere mostrato nel dettaglio, a colori :)

Royal Coat of Arms of Hawaii.png

Per chi volesse saperne di più:

https://www-hawaiiankingdom-org.translate.goog/national-coatofarms.shtml?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc

petronius :)

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Il quarto di dollaro (HAPAHA), tiratura 500.000 + 26 proof...

hawaii1883quarter.jpg

... e il mezzo dollaro (HAPALUA), tiratura 700.000 + i soliti 26 proof.

hawaii1883half dollar.jpg

Il dollaro... domani :D

petronius oo)

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Il 27/9/2024 alle 19:53, petronius arbiter dice:

Il dollaro... domani

Eccolo qua!

hawaii1883dollar.jpg

1 dollaro (DALA), tiratura 500.000, e naturalmente i soliti 26 esemplari proof.

Tutte queste monete replicavano in peso, diametro e titolo (argento .900) le corrispondenti statunitensi, ed erano scambiate con esse alla pari. Nel 1900, dopo che l'arcipelago era diventato Territorio degli Stati Uniti, persero il loro valore legale. A quel punto, per la maggior parte furono ritirate dalla circolazione e rifuse.

Al momento della sua nomina, nel 1874, re Kalākaua aveva designato sua sorella Liliʻuokalani come suo successore. Nel 1891 il re morì e sua sorella assunse il trono. Il principale desiderio della regina era quello di ripristinare i poteri della monarchia, ridotti dalla Costituzione firmata nel 1887 dal fratello, ma nel 1893 gli imprenditori e i politici locali, in primo luogo i cittadini hawaiani di origini americane ed europee, guidati da Sanford Dole (sempre quello degli ananas :rolleyes:), ma anche un numero significativo di cittadini nativi hawaiani, in risposta al tentativo di abolire la costituzione, con un colpo di Stato rovesciarono la regina, dichiarando il governo provvisorio "fino a quando non fosse avvenuta l'annessione da parte degli Stati Uniti". Il 4 luglio 1894 venne proclamata la Repubblica delle Hawaii, che elesse presidente, indovinate chi? Sempre lui, naturalmente, quello degli ananas :D

Le cose, però, andarono per le lunghe, perché il presidente Grover Cleveland si oppose, sulla base del fatto che la maggioranza degli hawaiani non era favorevole (cosa probabilmente vera). Così si dovette aspettare il cambio dell'amministrazione, e finalmente (si fa per dire :rolleyes:) il 12 agosto 1898 le Hawaii furono annesse agli Stati Uniti. Che nominarono Sanford  Dole (e ti pareva) primo Governatore del Territorio.

Infine, il 21 agosto 1959, diventarono il 50° Stato dell'Unione, come tale celebrato, al pari degli altri, sugli State quarters.

hawaii state quarter.jpg

Noterete senz'altro che la scritta in lingua hawaiana replica il motto del regno, già presente sulle monete del 1883... e il cerchio si chiude.

Con questo termina il nostro viaggio nelle isole, dal prossimo post si torna "sul continente" :D

petronius oo)

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Il 28/9/2024 alle 19:51, petronius arbiter dice:

...si torna "sul continente"

Lo facciamo parlando di

Una moneta sbagliata

No, non un "rarissimo errore di conio, probabilmente unico" :D di quelli che vengono proposti su ebay a prezzi più ridicoli che assurdi, ma una moneta "sbagliata" come idea, come utilità, come dimensioni e disegno, troppo simili ai quarti di dollaro, con i quali veniva facilmente confusa.

Stiamo parlando dei Twenty-cent pieces, la moneta da 20 centesimi, prima e unica di questo taglio nella storia della monetazione americana, coniata, a riprova della sua inutilità, per soli due anni (più altri due per un numero limitato di pezzi con finitura proof, destinati ai collezionisti).

Nel 1873 era cessata la produzione degli half dimes, le monete da 5 centesimi in argento, peraltro già affiancate, dal 1866, da quelle di pari valore in nickel... i nichelini. Ma quest'ultimi faticavano a circolare nel West, poiché da quelle parti era radicato un forte pregiudizio contro le monete che non fossero in oro o in argento. Così, con la scusa che questo creava problemi coi resti nelle piccole transazioni, si decise la creazione di questa moneta in argento .900. Era davvero una scusa :rolleyes: il vero motivo dell'emissione era accontentare i proprietari delle miniere d'argento, furono infatti prodotte molte più monete di quante il mercato fosse in grado di assorbirne.

L'incisore-capo della Zecca, William Barber, presentò un certo numero di campioni datati 1874 e 1875, tra i quali fu scelto il disegno definitivo. Sebbene l'aquila al rovescio fosse presa in prestito dal Trade dollar, il dritto era troppo simile al quarto di dollaro, e questo valeva anche per le dimensioni. La differenza più immediatamente visibile tra i due era il contorno, rigato nei quarti, liscio nei 20 centesimi. Ma non bastava a evitare confusioni.   

Così, dopo appena due anni, 1875 e 1876, cessò la produzione per la circolazione, rimanendo solo, per i due anni seguenti, quella di poche monete proof per i collezionisti, anch'esse dismesse definitivamente nel 1878.

20cents1875S-GO-NGCMS66.jpg

petronius :)

 

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Sebbene coniate per soli due anni (anzi, proprio per questo) le monete da 20 centesimi annoverano una delle più famose rarità della monetazione americana: il 1876-CC Twenty-cent piece, dove CC sta ovviamente per Carson City, la zecca del Nevada. 

All'inizio di quell'anno, furono coniate 10.000 monete, non molte ma nemmeno pochissime, abbastanza perché ne potessero rimanere ancora oggi un numero sufficiente per soddisfare le richieste del mercato. Ma il fatto è che tutte quelle monete furono rifuse. Beh, quasi, come al solito :rolleyes:

Inizialmente accantonate nei forzieri di Carson City, quando a Philadelphia si resero conto dell'errore commesso nel fare una moneta troppo simile a un'altra e, anche, della sua sostanziale inutilità, arrivò l'ordine di rifonderle, e di utilizzare l'argento ricavato dalla fusione per coniare altre monete. Ma, come sempre accade in simili situazioni, e non solo in America, alcune monete, si stima una ventina, riuscirono a sfuggire al crogiuolo. Alcune potrebbero essere state quelle inviate annualmente all'Assay Commission di Philadelphia per le verifiche sulla rispondenza a quanto stabilito dalla legge, ma poiché il numero degli esemplari oggi conosciuti è superiore a quello abitualmente riservato per questo scopo, si ritiene assai probabile che alcuni impiegati di Carson City siano riusciti a sottrarne qualche altro alla rifusione... come al solito :rolleyes:

Un particolare accomuna queste monete: in tutte la parola LIBERTY sulla scudo presenta un raddoppio di conio (double die), il che rende facile riconoscere eventuali monete di Philadelphia alle quali qualche furbetto ha aggiunto il marchio di zecca CC: nessuna di queste presenta una caratteristica simile ;) 

20cents1876CC.jpg

petronius oo)

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Ci occuperemo ora di un argomento mai finora accennato, ma della massima importanza. Per farlo dovremo tornare indietro di qualche anno, ricordando che la Gilded Age vien fatta iniziare alla fine della guerra civile.

Carta canta…

... e villan dorme, recita il noto detto. Già, ma nell'America della prima metà dell'Ottocento a cantare erano perfino in troppi, e quanto ai villani, nel senso, non certo spregiativo, di contadini... ne parliamo più avanti ;)

A cantare erano le banche private, si stima fino a 3000 in tutti gli Stati Uniti, la cui carta "cantante", o meglio "frusciante", se nuova, era quella da esse stampata senza criterio e ritegno... la cartamoneta, insomma.

Funzionava così: in teoria, una banca, per poter emettere cartamoneta a suo nome, doveva ottenere un'autorizzazione, che veniva concessa per un certo numero di anni, di solito cinque o dieci, e poteva essere rinnovata. Veniva fissato anche l'importo massimo che ogni banca poteva emettere, calcolato in base alla sua solvibilità. In pratica, quasi sempre l'importo massimo veniva superato, in base al principio che era altamente improbabile che tutti i possessori di banconote si presentassero contemporaneamente a richiederne la conversione in monete, che pure, in teoria, doveva essere garantita. In molti casi si stampava, o si continuava a stampare, anche se l'autorizzazione non veniva concessa o rinnovata, e qualcuno non la chiedeva nemmeno, tanto sapeva già che non gliel'avrebbero data... stampava e via.

Certo, c'erano anche, soprattutto nelle grandi città dell'Est, banche solide e affidabili, ma accettare banconote di piccole banche di città medio-piccole, poteva comportare grossi rischi.

Poteva capitare, e capitava, che quando si andava per convertire le banconote in monete d'oro o d'argento, le banche non avessero un centesimo in cassa, e si finiva per accettare altre banconote, magari di banche considerate solvibili. Nei casi peggiori, non si trovava più nemmeno la banca... tutti spariti, dal direttore ai fattorini, una volta portato a termine il business.

Pur se può sembrare incredibile, considerando anche il fatto che questa enorme massa cartacea non ha mai avuto valore legale, il sistema funzionava, e funzionò dai primissimi anni del secolo fino allo scoppio della Guerra di Secessione, che fornì al governo del Nord l'occasione per incominciare a mettere ordine nel caos cartamonetario.

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Il 25 febbraio 1863 fu approvato dal governo dell'Unione il National Banking Act. La legge non rappresentava soltanto il primo tentativo, poco convinto, di regolare il caotico sistema bancario, ma era soprattutto intesa come una raccolta di fondi per finanziare lo sforzo bellico. Secondo le sue disposizioni, le banche private erano incoraggiate a richiedere l'autorizzazione federale, diventando in tal modo National Banks. Questo avrebbe permesso loro di emettere le National Bank Notes.

Le banche avrebbero usato i loro capitali per acquistare obbligazioni (bonds) dell'Unione, che così avrebbe raccolto denaro per la prosecuzione della guerra. Le obbligazioni sarebbero state depositate presso la Tesoreria dello Stato, in cambio le banche sarebbero state autorizzate ad emettere banconote per un ammontare pari al 90% delle obbligazioni depositate a Washington. Ogni accordo così sottoscritto aveva una durata di 20 anni, rinnovabili.

L'interesse del governo in tutto questo era chiaro, ma qual'era quello delle banche? Beh, prima di tutto avrebbero acquistato prestigio: una banca con la parola "national" nel nome avrebbe goduto di maggiore rispettabilità locale in confronto a una senza.

Era buono, ma non abbastanza. Nel primo anno dall'entrata in vigore della legge soltanto 179 banche, delle migliaia esistenti, si unirono al sistema, con scarse prospettive che altre lo facessero. Questo portò al secondo motivo di interesse: una tassazione discriminatoria per chi non aderiva ;)

Continua... :rolleyes:

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Un accenno a cosa sarebbe successo a chi non aderiva era stato suggerito già nel 1863: una tassa del 2% sulle emissioni delle banche private. La tassa non venne promulgata sul momento, ma quando infine divenne legge, nel marzo del 1865, era lievitata al 10% :rolleyes:

Sebbene fosse previsto che la tassa non entrasse effettivamente in vigore per altri 18 mesi, la sola minaccia fu sufficiente: in tutto il paese le banche si unirono al nuovo sistema nazionale cessando le proprie emissioni o, non avendo i requisiti per aderire, chiusero i battenti. A metà del 1866 le private notes erano scomparse dalla circolazione ;) 

E nel frattempo il Nord aveva vinto la guerra.

petronius :)

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Una National Bank Note, una delle tante, non potendo ovviamente mostrarle tutte. Un biglietto da 2 dollari, tra i più amati dai collezionisti.

Si caratterizza per la gigantesca figura "2" come coricata in orizzontale, che occupa una buona metà della superficie. Questo disegno ha dato alla banconota il nome con cui è conosciuta tra i collezionisti, "the Lazy Two" o "Lazy Deuce"... il pigro due :rolleyes:

2dollari1d1875.jpg

 Al rovescio una scena di storia americana, Sir Walter Raleigh che mostra ai suoi connazionali inglesi mais e tabacco dall'America.

2dollari1r1875.jpg

La scena è riprodotta in nero, mentre l'ornato e le figure negli ovali sono in verde, una consuetudine mantenuta anche per i tagli più alti, che ha fatto meritare a queste banconote l'appellativo di greenbacks. Sono, insomma, i famosi "biglietti verdi", in italiano anche "verdoni",  termini che, col tempo,  sono diventati sinonimi di denaro ;)

petronius oo)

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Il 4/10/2024 alle 18:48, petronius arbiter dice:

E nel frattempo il Nord aveva vinto la guerra.

Gli anni che seguirono la fine del conflitto furono difficili per molti al Nord e terribili per la maggior parte della gente del Sud, compresi gli ex "oggetti di attenzione" di entrambe le parti, ovvero gli afroamericani liberati dalla schiavitù. Anche se ora erano formalmente liberi, divennero presto un motivo di imbarazzo per i vincitori, mentre da parte dei vinti esplosero subito nei loro confronti odio e paura. 

Per superare tutto questo ci sarebbe voluto molto tempo, gli anni post-bellici in cui il Nord tentò di imporre le sue politiche razziali a un Sud prostrato, infine fallendo, dimostravano che il processo sarebbe stato lento e doloroso. Ma qua e là spuntava anche qualcosa di buono, l'alba di un nuovo rispetto tra le persone delle due parti e le razze: non molto, ma un inizio.

E il Sud pian piano si riprese, anche se per il primo anno dovette dipendere quasi completamente dal baratto e dalle donazioni di cibo da parte del governo federale. Le sue zecche rimanevano chiuse, due, Charlotte e Dahlonega, definitivamente, New Orleans avrebbe riaperto solo nel 1879.

Il sistema bancario era crollato alla fine della guerra, e le banconote confederate non avevano più alcun valore. Ma, rapidamente, sorsero nuove National Banks. Un record fu quello della First National Bank di Richmond, ex capitale della Confederazione, che ottenne l'autorizzazione ad operare il 24 aprile 1865, esattamente 22 giorni dopo che la città era stata conquistata dai nordisti!

Non sono riuscito a trovare emissioni di questa banca, ne allego una di un'altra banca di Richmond, la National Bank of Virginia: 5 dollari del 1° luglio 1865... anche loro non ci avevano messo molto a ripartire ;)

petronius oo)

5dollari Virginia1865.jpg

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Oro di troppo

Con la fine della guerra civile riprese anche la normale coniazione delle monete metalliche, rallentata, se non del tutto sospesa, durante il conflitto. Per la maggior parte delle denominazioni, il dopoguerra vide un aumento della produzione, almeno fino ai tempi difficili della metà degli anni 1870, quando la massiccia disoccupazione portò a un calo della domanda di nuove monete.

La sola eccezione a questa regola fu rappresentata dalle double eagles, le monete d'oro di più alto valore, 20 dollari, la cui produzione addirittura crebbe in quegli anni. Questo accadde perché sembrava ci fosse una scorta infinita del biondo metallo in California, Colorado e Nevada. Quest'oro doveva essere trasformato in prodotti utili, e le double eagles erano perfette per tale scopo: ragionevolmente facili da coniare, richiedevano molto meno lavoro alle zecche che non le monete più piccole.

La maggior parte di esse era coniata a San Francisco, aiutata, dopo il 1870, dalla nuova zecca di Carson City. Mentre molte monete venivano inviate all'est, altrettante rimanevano vicino ai luoghi di produzione, così che, nei fatti, stavano diventando un fastidio per i banchieri dell'area della Baia (di San Francisco) all'inizio degli anni 1870. Il conteggio e la movimentazione di così tante monete d'oro, portava via troppo tempo, era un ostacolo all'efficienza delle operazioni bancarie (avercene, di simili fastidi :lol:).   

Il Congresso avrebbe potuto fare qualcosa?

Ve lo dico domani :rolleyes:

petronius oo) 

double eagle1873stack's bowers.webp

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20 ore fa, ART dice:

Ma circolavano queste?

Certo, soprattutto nel West, sia perché era lì che c'era l'oro, e dopo l'apertura in  loco delle zecche di San Francisco e Carson City era facile averle, sia per un'innata diffidenza della popolazione di quelle terre in buona misura ancora semi-selvagge nei confronti non solo della cartamoneta ma, come ho scritto sopra parlando dei 20 centesimi, anche delle monete che non fossero in oro o argento. All'est e negli stati del Midwest invece era più difficile incontrarle, specie nelle grandi città, dove venivano usate quasi esclusivamente per le transazioni tra banche: un abitante di New York poteva trascorrere tutta la vita senza vederne una.

Ma circolavano soprattutto perché il contenuto di oro corrispondeva esattamente al nominale, anzi qualche centesimo in meno, 19,67 mi pare (vado a memoria). E rimase pressoché invariato per decenni, quindi non c'erano problemi a spenderle, tranne nei periodi di grandi crisi, come la guerra civile, quando il valore intrinseco superò, sempre di più, il facciale, come si vede in questa tabella, dove è calcolata la cifra, in banconote dell'Unione (Federal notes), necessaria per acquistare 100 dollari in monete d'oro. Per ogni anno è indicata la cifra minima e massima, e il mese in cui sono state raggiunte:

1862: min. 101 $ (gennaio) max. 136,50 $ (ottobre)

1863: min. 122,50 $ (agosto) max. 172,50 $ (febbraio)

1864: min. 151,50 $ (gennaio) max. 285 $ (luglio, la cifra più alta di tutta la guerra)

1865: min. 128,50 $ (maggio) max. 234,50 $ (gennaio)

A quel punto, naturalmente, le monete d'oro sparirono dalla circolazione, ma riapparvero presto alla fine della guerra, e quando l'economia si riassestò, ne circolavano, come abbiamo visto, anche troppe.

Questo, pur tra alti e bassi (la prima guerra mondiale, qualche periodo di crisi economica), fino al marzo del 1933, quando F.D. Roosevelt promulgò il Gold Reserve Act (se ne è parlato qui), che vietava la spendita e il possesso di queste monete. Subito il valore delle double eagles schizzò oltre i 30 dollari, e a quel punto nessuno, se anche avesse potuto, le avrebbe più spese al facciale ;)

Il 8/10/2024 alle 12:01, petronius arbiter dice:

Il Congresso avrebbe potuto fare qualcosa?

Ve lo dico domani :rolleyes:

A questo punto si è fatto tardi, cosa poi fece il Congresso per venire incontro alle richieste dei banchieri che si erano stufati di contare l'oro (ma si puo? :rolleyes:), ve lo dico domani :D

petronius :)

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Il 8/10/2024 alle 12:01, petronius arbiter dice:

Il Congresso avrebbe potuto fare qualcosa?

Il Congresso poteva, e fece. Con Atto del 12 luglio 1870 autorizzò una nuova tipologia di banconote. Che, viste oggi (sempre che si riesca a vederle, data la loro estrema rarità :lol:), sembrano davvero appropriate per la Gilded Age. Poiché niente poteva essere più adatto, a un'epoca d'oro solo in apparenza, che un

Oro di carta

Le chiamarono National Gold Bank Notes.

Da non confondere con i Gold Certificates, presenti già dal 1865, e dei quali parleremo... un'altra volta :rolleyes:

Nove banche in California, e una decima a Boston, furono autorizzate a emettere una tipologia speciale di banconote, redimibili SOLO in oro, e SOLO presso la banca che le aveva emesse. Vennero autorizzate sulla base del National Banking Act, e per questo avevano al fronte gli stessi disegni delle normali National Bank Notes. Ma la loro carta aveva una tinta gialla (a simboleggiare l'oro, naturalmente), e il retro mostrava un unico disegno, dove erano raffigurate tutte le tipologie di monete d'oro allora in circolazione.

I tagli autorizzati furono da 5, 10, 20, 50 (nella foto), 100 e 500 dollari, ma nessuna banca emise tutte le possibili denominazioni. Le National Gold Bank Notes, erano da intendersi come un aiuto per i banchieri, essendo ovviamente più facili da maneggiare che non le monete d'oro, e i banchieri le trovarono utili, così come chiunque altro nel West. Vennero emesse soltanto negli anni 1870, e sono oggi da considerare di grande rarità, soprattutto nelle alte conservazioni, sconosciute al mercato per molte emissioni.

petronius :) 

50national gold banknote.jpg

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Abbandoneremo ora per alcuni post (pochi... forse :rolleyes:) i temi numismatici, per tornare a raccontare la Storia con la S maiuscola, per poter meglio inquadrare, anche ai fini del proseguimento del discorso monetario, l'epoca conosciuta come Gilded Age. 

In particolare illustreremo il sistema politico e i partiti degli ultimi decenni dell'Ottocento negli Stati Uniti. E' possibile che in quanto andrò a scrivere, qualcuno possa ravvisare qualche somiglianza con la politica di un paese assai più vicino a noi: tengo a precisare che la cosa non è assolutamente voluta, e che qualunque riferimento all'attualità è del tutto casuale e involontario :lol: 

Il sistema politico

Il decennio dal 1870 al 1880 viene generalmente considerato un periodo cupo e insignificante della politica americana. E' facile capirne il perché, visto che la politica si basava, più che sui principi, sul clientelismo. Repubblicani e Democratici ignoravano o sfuggivano i problemi sociali ed economici, preoccupandosi quasi unicamente di occupare saldamente le cariche pubbliche (lo credereste mai possibile? :rolleyes:). Essere eletti divenne un affare, e la politica un commercio, il che implicava partiti organizzati capillarmente e uomini politici di professione: fu quindi il trionfo degli apparati di partito e del sistema della distribuzione clientelare delle cariche pubbliche. Il livello generale della moralità politica era basso, inquinato da disonestà e arroganza.

Una serie di personalità mediocri si insediò alla presidenza (degli Stati Uniti, cosa avete capito? :8):) e nemmeno gli scandali riuscirono ad alleviare il tedio delle loro amministrazioni.

Anche nel Congresso erano poche le personalità di spicco, non c'è dunque da meravigliarsi se gli storici hanno in genere ripreso il giudizio di Henry Adams "un periodo povero di intenzioni, incapace di conquiste", o lo hanno descritto attraverso il titolo di un romanzo che noi ormai ben conosciamo. Questo a partire però dagli anni '20/'30 del Novecento, Twain e Warner non seppero mai che la loro gilded age sarebbe diventata proverbiale :whome:

Nella foto, la convention del Partito Repubblicano del 1880 per la scelta del candidato alla presidenza. Sarà scelto, e poi eletto, James Garfield, che verrà ucciso da uno squilibrato appena sei mesi dopo il suo insediamento alla Casa Bianca :(

republican convention1880.jpg

petronius oo)

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Il 11/10/2024 alle 19:37, petronius arbiter dice:

Il decennio dal 1870 al 1880 viene generalmente considerato un periodo cupo e insignificante della politica americana... descritto attraverso il titolo di un romanzo...

Eppure anche l'età dorata riuscì in qualche modo a riscattarsi. C'erano ancora uomini integri nella vita pubblica, soprattutto in Senato, che denunciavano senza peli sulla lingua la corruzione. Se ci si volge poi dalla polita nazionale a quella locale, si scopre che i problemi politici erano ancora sentiti e partecipati: le riunioni di partito erano sempre affollate e vivaci, e in questo periodo si recò alle urne la più alta percentuale di votanti di tutti i tempi.

E il sorgere di partiti minori, nati dallo scontento economico, fece sì che gli argomenti evitati con cura dai due grandi partiti venissero comunque discussi pubblicamente: tra questi la questione monetaria, ad opera principalmente del Greenback Party, attivo dal 1874 al 1889.

Il nome del partito si riferiva ai greenbacks, i "biglietti verdi" emessi dalle National Banks di cui abbiamo parlato in precedenza. Queste banconote erano prive di copertura (a differenza di quelle convertibili in oro, di cui pure abbiamo parlato), e i greenbacks ne  propugnavano l'uso continuato, convinti che questo avrebbe favorito meglio gli affari e aiutato gli agricoltori (la loro quasi esclusiva base elettorale), aumentando i prezzi e rendendo i debiti più facili da pagare. 

Presentarono per tre volte i loro candidati alle elezioni presidenziali, nel 1876, 1880 e 1884, ottenendo rispettivamente l'1%, il 3,3% e l'1,7% dei consensi. Poi, alla fine degli anni '80 dell'Ottocento si dissolsero, ma dalle loro ceneri nacque il People's Party, il Partito Populista che negli anni '90 si adoprerà più di ogni altro per l'adozione del silver standard: i Silverites insomma, dai quali siamo partiti a inizio discussione e dei quali torneremo a parlare ampiamente alla fine, in una sorta di chiusura del cerchio. Ma per questo c'è ancora tempo, mettetevi pure comodi, portate pazienza, e soprattutto continuate a seguirmi :D

Quella che vi mostro in allegato, è una banconota di propaganda dei greenbacks per le elezioni presidenziali del 1876. Un falso biglietto da 3 dollari (è diffusissima in America l'espressione "falso come un biglietto da 3 dollari" :lol:), taglio mai emesso dalle National Banks né tantomeno dalla FED (ma da alcune banche private prima della guerra civile, sì).

Il biglietto è emesso dalla Bank of Bread, la Banca del Pane, l'iscrizione in alto recita: "Peter Cooper (candidato alla presidenza, ritratto a sinistra, mentre a destra c'è il suo vice, Samuel Cary), l'amico dei lavoratori, il protettore dei poveri e degli afflitti."

Al centro "pagabile all'ordine di te stesso, con il tuo proprio lavoro, per una giornata di lavoro onesto". E in basso "votando per Cooper e Cary, contro le National Banks, i detentori di obbligazioni non tassate e i monopolisti."

Nella vignetta, un minatore e un agricoltore, ai lati i ritratti dei candidati. Le date 1776-1876 fanno riferimento all'anno elettorale, che coincide con il centenario della Dichiarazione d'Indipendenza.

Il risultato, come detto, fu modesto, appena l'1% dei consensi, la percentuale più bassa ottenuta dai greenbacks nelle loro tre candidature alla presidenza.

petronius :)

greenback party three dollars.jpg

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