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Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), 10 Centesimi 1943 - Aosta.


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Inviato (modificato)

Buon pomeriggio,

alla prossima "Asta in sala 32" organizzata da Aurora S.P.A. di San Marino in programmazione il 9 ottobre e dal titolo "Ancient, Italian and World Coins, Medals" sarà esitato il Lotto 403 con la seguente descrizione in Catalogo e relative foto:

Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), 10 Centesimi 1943 Aosta, RRRR Ac 19,5 mm 2,96 g. Furono coniati 32 esemplari di questa moneta sperimentale, di cui 20 inviati alla Direzione Generale del Tesoro di Brescia e 12 restituiti, dopo la guerra, alla Zecca di Roma insieme ai macchinari utilizzati ad Aosta. Di questi ultimi pezzi, 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma, dove si trovano tutt'ora con il cartellino di catalogazione originale con la dizione "Zecca di Aosta". FDC

Prezzo base: 20.000,00 €

 

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https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-RSI/2

Nel Catalogo del Forum l'esemplare (R5) è così descritto:

Esperimento di monetazione in acciaio svolto presso gli stabilimenti Cogne (Aosta) con materiale creatore prelevato dalla zecca di Roma.
A dispetto della coniazione effettuata per conto della Repubblica Sociale Italiana le insegne e la raffigurazione sono le stesse del Regno ivi incluso l'effige del Re. Anche il segno di zecca risulta la R.
Furono ritrovati conii con la A come segno di zecca ma di fatto non vennero utilizzati.
Dei 32 esemplari che risultano coniati 2 sono presso il museo della zecca e 10 furono deformati.

 

Nel 2014 (Asta 49 Nomisma del 13/05) è stato esitato un esemplare simile, Lotto 2620, incapsulato MS-65 dalla PCGS:

https://nomisma.bidinside.com/it/lot/42962/repubblica-sociale-italiana-1943-1945-10-/

così descritto in Catalogo:

Repubblica Sociale Italiana (1943-1945) 10 Centesimi 1943 A. XXI - Mont. 358; Gig. 1 (indicato come moneta campione, indicato R/4) AC RRRR La coniazione di queste monete campione fu effettuata nella zecca di Aosta dopo il 26 luglio 1944 con “materiale creatore” preparato a Roma. Questa moneta costituisce un esperimento di monetazione in acciaio che rimase però allo stadio di esperimento tecnico a causa del precipitare degli eventi perciò questa emissione costituisce una importantissima testimonianza di quegli anni tormentati.

 

Di seguito, quanto riportano le "Note tipologia" presente nel Catalogo Gigante

https://catalogogigante.it/monete-italiane/repubblica-sociale-italiana/repubblica-sociale-italiana-1943-1945/10-centesimi-scudo-semirotondo-19.4-19.8-mm-2.63-2.92-g-ac/moneta?mpe=6&aal=6-1099-830-0&tip=830-204-0-1501-13&cnu=1756

"Queste monete da 10 centesimi di acmonital, costituiscono una coniazione sperimentale, effettuata nella zecca di Aosta (stabilimenti Cogne) con "materiale creatore" predisposto precedentemente a Roma.

I pochi esemplari conosciuti di questa moneta differiscono notevolmente l'uno dall'altro, sia per il peso, che varia da 2,63 a 2,92 grammi, sia per l'aspetto, che delle volte si presenta male impresso ed altre volte meglio impresso ma con superficie quasi spugnosa. Tutti questi pezzi sono fortemente magnetici.

Data la scarsità degli altri metalli, in quel periodo impiegati nell'industria bellica, questa moneta costituisce un esperimento di monetazione in acciaio che rimase però allo stadio di esperimento tecnico a causa del precipitare degli eventi bellici. I conî di questa moneta furono preparati per la realizzazione di un progetto per la monetazione di Vittorio Emanuele III per il regno d'Italia; infatti, la data della moneta, l'anno XXI dell'era fascista che terminava il 27 ottobre, dimostra inequivocabilmente che la loro realizzazione avvenne nel periodo antecedente alla caduta del fascismo. Per contro, la Repubblica Sociale Italiana, utilizzando i conî precedentemente preparati, provvide alla realizzazione di questa emissione sperimentale. Quindi, lo studio e la realizzazione dei conî sono attribuibili alla monetazione del regno d'Italia; invece, la realizzazione delle monete è da attribuire alla Repubblica Sociale Italiana.

Infatti, dal Registro Materiale del Magazzino Materiale di Incisione della zecca di Roma, risulta che, in data 13 aprile 1944, furono consegnati al capitano Pietro Martinelli (che 20 giorni dopo diventò il questore di Aosta) le matrici ed i punzoni delle monete da 50 centesimi, 20 centesimi e 10 centesimi di acmonital; detto materiale non fu mai reso alla zecca di Roma.

In merito a questa moneta da 10 centesimi di acmonital, si è succeduta una controversa letteratura. Il primo a parlarne fu Spaziani-Testa [1952, pp. 49-50], il quale attribuì l'emissione di questa moneta alla Repubblica Sociale Italiana, ipotizzandone la coniazione di 1.000 pezzi, di cui una piccola parte inviata a Brescia e posta in circolazione, mentre la parte rilevante dell'emissione sarebbe stata poi distrutta a Roma. All'articolo citato rispose D'Incerti [1956, pp. 146-148], attribuendo la moneta in oggetto al regno d'Italia ed affermando che ne furono battuti a Roma alcuni esemplari a titolo di saggio, compresi i due conservati presso il Museo della Zecca di Roma, ed altri esemplari ad Aosta, ma sempre sotto il regno d'Italia. Quindi fu la volta di Pagani [1957, p. 58, n. 354], che riprese per intero il pensiero di D'Incerti. A questo punto Hallheimer [1958, pp. 70-74], allineandosi agli ultimi due autori citati, attribuì questa moneta al regno d'Italia, precisando che fu battuta, sia a Roma sia ad Aosta, in 42 esemplari, dei quali 20 inviati a Brescia e 12 a Roma, 10 dei quali deformati e distrutti. A rompere lo schema dominante ci pensò Santamaria [1959, nota dopo il n. 825], il quale attribuì questa moneta sperimentale alla Repubblica Sociale Italiana. A tale contributo, non si fece attendere la risposta di Pagani [1959, pp. 70-74], che ribadì il suo pensiero. Va detto, ad onor di cronaca, che tutto il materiale sin qui indicato, frutto di supposizioni e di "informazioni testimoniali" non precisate, non fu sostenuto da alcuna prova ed è a questo punto che Santamaria [1961, pp. 10-21], forte di prove documentali, può tornare sull'argomento in questione. Infine, è la volta di Simonetti [III, pp. 192, 283, n. 244/1], che ignora il decisivo contributo di Santamaria e, riferendosi al solo Pagani, attribuisce questa moneta sia alla zecca di Roma sia a quella di Aosta, catalogandola, in base alla data ed all'autorità emittente riportate sulla stessa, nella monetazione del regno d'Italia. Tuttavia, come abbiamo poc'anzi evidenziato, è solo grazie a Santamaria che è stato possibile fare chiarezza in merito alla certa attribuzione di questa moneta alla Repubblica Sociale Italiana.

Santamaria, dopo avere scritto all'allora direttore della zecca di Roma Pasquale Carbone, in merito all'attività della Sezione staccata della zecca di Aosta nel periodo dal 26 luglio 1944 al 4 giugno 1945, ottenne due lettere di risposta: una datata 18 novembre 1958 e l'altra datata 28 luglio 1960 [v. oltre].

Contenuto della lettera del 18 novembre 1958 [Santamaria 1961, pp. 13-14]

  • Le monete di acmonital da 10 centesimi, datate 1943-XXI e contrassegnate con il marchio della zecca di Roma, furono coniate a titolo di esperimento presso la zecca di Aosta, sembrerebbe in 32 esemplari, di cui 20 (secondo le dichiarazioni verbali dell'incisore capo Pietro Giampaoli) consegnati alla Direzione Generale del Tesoro, allora distaccata a Brescia, e 12 riportati a Roma all'epoca del ritorno dei macchinari e dei materiali della zecca di Aosta. Di questi ultimi pezzi, 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma.
  • Tali esperimenti, coniati ad Aosta, furono prodotti con materiale creatore precedentemente allestito a Roma.
  • Nell'aprile del 1944 fu spedito ad Aosta, a mezzo di autotreni, materiale vario per la costituzione di una vera e propria officina monetaria, sia pure di modeste capacità produttive, con personale direttivo, tecnico ed amministrativo.
  • La Sezione Staccata Autonoma della zecca di Aosta fu istituita con DM 422/1944, con il preciso compito di coniare le monete divisionali da 50 centesimi e 20 centesimi.
  • Oltre ai pochi pezzi da 10 centesimi sperimentali, furono coniati ad Aosta, nel periodo dal 26 luglio 1944 al 4 giugno 1946, sempre con materiale creatore allestito precedentemente a Roma, n. 2.053.000 pezzi da 20 centesimi, peraltro non riconoscibili da quelli emessi a Roma per il regno d'Italia, su un totale di 6.000.000 di tondelli preparati dalla Società Cogne per la zecca di Aosta.
  • Furono allestiti in Aosta alcuni conî rovesci recanti, in luogo della lettera r, la lettera a; tuttavia, questi non furono utilizzati per alcuna coniazione di monete. Successivamente, ritornata la zecca a Roma, furono tutti deformati.


Contenuto della lettera del 28 luglio 1960 [ibid.]

  • Nel cartellino n. 175 del Museo della Zecca di Roma, riguardante i due esemplari del pezzo sperimentale da 10 centesimi di acmonital, battuti ad Aosta, è riportata la dizione "Zecca di Aosta", che esiste da quando è stato compilato il predetto cartellino che peraltro non è stato mai cambiato.

Tuttavia, rimanendo nel campo delle ipotesi, è possibile che la moneta sperimentale da 10 centesimi di acmonital possa essere stata battuta in pochi esemplari anche a Roma, anche se, se così fosse, non si spiega il fatto del perché non furono consegnati, da questa zecca, i consueti due esemplari al Museo della Zecca di Roma e perché, nonostante quella scrupolosa relativa alla zecca di Aosta, manchi la rendicontazione relativa all'eventuale battitura effettuata a Roma. Resta il fatto che occorre giustificare la provenienza dei pochi esemplari di questa moneta apparsi nel mercato, che potrebbero fare parte del contingente di 20 pezzi consegnati, a suo tempo (in base alle dichiarazioni del Giampaoli), alla Direzione del Tesoro di Brescia, ma di cui non esiste alcuna documentazione. Pertanto, sulla base delle fonti disponibili, non possiamo fare altro che attribuire questa emissione sperimentale alla sola zecca di Aosta per conto della Repubblica Sociale Italiana.

Come abbiamo visto, nella zecca di Aosta si procedette all'allestimento di alcuni conî del rovescio di nuove monete da 50 centesimi e 20 centesimi con la a di Aosta anziché la r di Roma. Quindi, anche per queste monete fu previsto il dritto recante l'effigie di Vittorio Emanuele III; tuttavia, i conî non furono utilizzati e furono poi deformati a Roma. Non è dato sapere se, oltre ai citati 20 centesimi, furono coniati anche i 50 centesimi, che, peraltro, non sarebbero distinguibili dalle analoghe monete battute per il regno d'Italia."

 

Modificato da Oppiano
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Per ulteriore contributo.

Collezione Curatolo - Ratto 1971 11-12-13/11/1971

Lotto 801:

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Articolo del Santamaria richiamato nella Curatolo.

1961.1.Num_.pdf (socnumit.org)

 

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Inviato (modificato)

Ritroviamo un esemplare simile all’asta V.L. Nummus n. 10 del 9/9/2018 al Lotto 856 così descritto in Catalogo e relative foto:

Italy Kingdom of Italy 
Vittorio Emanuele III (1900-1946) social repubblic,1943-45 10 Centesimi (Pattern) 1943 Rome / Aosta Repubblic of Salo`was a German puppet state with limited recognition that was created during the later part of World War II, existing from the beginning of German occupation of Italy in September 1943 until the surrender of German troops in Italy in May 1945. Pattern of the 10 centesimi, of the highest rarity! Year XXI, Ø 19,5 mm Montenegro 358. 2.68 g. RRRRR Unc

https://vl-nummus.bidinside.com/it/lot/16816/italy-kingdom-of-italy-vittorio-emanuele-iii-/

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Base di partenza: 14.000 €

Aggiudicazione: 22.000 €

Modificato da Oppiano
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Altro esemplare all’Asta Aurora 30 del 29/9/2023 Lotto 286:

Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), 10 Centesimi 1943 Aosta, RRRR Ac mm 19,5 g 2,68 Furono coniati 32 esemplari di questa moneta sperimentale, di cui 20 inviati alla Direzione Generale del Tesoro di Brescia e 12 restituiti, dopo la guerra, alla Zecca di Roma insieme ai macchinari utilizzati ad Aosta. Di questi ultimi pezzi, 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma, dove si trovano tutt'ora con il cartellino di catalogazione originale con la dizione "Zecca di Aosta". In Slab NGC MS64 (second best grade)
 

https://auctions.aurora.sm/it/lot/13781/repubblica-sociale-italiana-1943-1945-10-/

Non aggiudicato con base di partenza a 25.000 €.

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Da: https://www.cronacanumismatica.com/ottantanni-fa-il-25-luglio-1943-e-le-ultime-monete-serie-impero/

25/7/2023 di Antonio Castellani, Ottant’anni fa il 25 LUGLIO1943 e le ULTIME MONETE serie IMPERO.

“Per la verità, dopo il 25 luglio 1943 e dopo l’armistizio dell’8 settembre dello stesso anno, la serie Impero vive un’ultima, poco conosciuta pagina di storia nelle officine di Cogne (Aosta), ormai ex pertinenza della Regia Zecca e sotto il controllo della Repubblica sociale italiana.

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Uno dei pochissimi esemplati noti dei 10 centesimi 1943-XXI coniati in acmonital dall’officina monetaria di Cogne durante la RSI: un esperimento divenuto una rarità assoluta

Qui viene infatti realizzato un esperimento di moneta in acmonital, valore 10 centesimi, utilizzando materiali creatori della zecca di Roma. A dispetto della coniazione effettuata sotto il controllo della Repubblica di Salò, le raffigurazioni sono le stesse dello spicciolo del Regno, con tanto di ritratto di Vittorio Emanuele III. E, addirittura, verranno in seguito ritrovati degli ulteriori coni con la A come segno di zecca, ma che non risultano mai utilizzati.

Di quella moneta “fantasma” da 10 centesimi 1943-XXI risultano essere invece stato battuti 32 pezzi, dei quali due esemplari si trovano oggi al Museo della Zecca, dieci vennero deformati e altri, in rarissimi casi, sono comparsi sul mercato numismatico come quello qui illustrato, passato in asta Negrini nel 2012.”

 

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LA MONETA DA 10 CENTESIMI 1943-XXI DI « ACMONITAL »


“Un'ultima moneta credo opportuno prendere in considerazione fra quelle «discutibili »del regno di Vittorio Emanuele IlI, anche se per essa devo arrivare ad un giudizio diverso da quello già espresso da taluni numismatici. Si tratta del pezzo da 10 centesimi con la data 1943-XXI (Tav. VI, fig. 31) di modello identico a quello del corrispondente pezzo della serie « imperiale » (emesso regolarmente dal 1936-XIV al 1943-XXI), ma di dimensioni ridotte (diametro 19,6 mm, anziché 22,5; peso 2,92 g, anziché 5,4 o 4,9) e coniato colla lega « acmonital ».
A proposito di questa moneta, della quale rimangono alcuni esemplari, le fantasie si sono un po' sbrigliate, e un numismatico stimato … ha ritenuto persino di individuare in essa un'autentica testimonianza della effimera Repubblica sociale italiana, perché sarebbe stata battuta ad Aosta nel luglio 1944, in quantità discreta (« intorno a 1000 esemplari ») e poi, inviata a Brescia, sarebbe anche stata posta in circolazione. Se tale realmente fosse, la sua importanza, specialmente sotto il punto di vista storico, sarebbe veramente notevole; ma purtroppo le circostanze della sua nascita, esaminate alla luce dei documenti e delle dirette testimonianze, risultano molto più modeste e sostanzialmente diverse.
Assai prima della caduta del fascismo (avvenuta il 25 luglio 1943) e quindi, a maggior ragione, prima che fosse proclamata la Repubblica sociale italiana (23 settembre 1943) la zecca di Roma, attuando il predisposto programma di rigorosa economia dei metalli di interesse bellico, aveva avviato esperimenti per coniare anche le monete dei tagli minori da 10 e 5 centesimi con la lega «acmonital» (acciaio monetale italiano: sostanzialmente acciaio inossidabile) già in uso con buoni risultati sin dal 1939 per i tagli da 2 lire, 1 lira, 50 e 20 centesimi. In tal senso vennero eseguiti, nella zecca di Roma, i punzoni per il pezzo da 10 centesimi, riducendo in opportuna scala i modelli della moneta in corso. Con le matrici da esse ricava-te, datate 1943-XXI e siglate R (Roma), vennero battuti alcuni esemplari di saggio, due dei quali sono quelli che figurano - col n. 175, senza alcuna particolare annotazione - nel museo della Zecca.
Nel frattempo l'aggravarsi della minaccia aerea contro i centri più importanti aveva consigliato anche la Zecca, sull'esempio di quanto già avevano fatto le maggiori industrie, a decentrare una parte dei suoi impianti - ivi comprese alcune presse celeri - ad Aosta: località periferica che aveva un particolare interesse in quanto i tondelli di « acmonital » usati per la coniazione delle monete venivano appunto prodotti ad Aosta dalla società Cogne. Nella succursale di Aosta, prima della caduta del fascismo, con coni originali portanti la sigla R e la data 194–XXI (l’anno XXI andava, com’è noto, dal 29 ottobre 1942 al 28 ottobre 1943) vennero coniate in quantità notevole monete da 20 centesimi che, per le vie normali, cioè attraverso le tesorerie provinciali, furono poste regolarmente in circolazione. Tali monete non si distinguono in alcun modo da quelle analoghe coniate a Roma, e sono le uniche ufficialmente uscite dalle officine di Aosta.
Poiché anche i coni riguardanti l'esperimento in corso per il pezzo da 10 centesimi di «acmonital» erano stati inviati ad Aosta, furono con essi continuate le prove, e ne derivarono pochi altri esemplari, praticamente identici a quelli prima coniati a Roma. Gli eventi che si verificarono poco dopo, troncarono le cose a questo punto.
Non risulta che ad Aosta durante il periodo nel quale l'Italia del nord fu sotto il governo della Repubblica di Salò siano state coniate altre monete, nè dei tipi precedenti, nè di nuovo modello. Di queste ultime non si è mai avuto notizia, e per quanto riguarda quelle di vecchio tipo, se pure non vi fossero autorevoli testimonianze al riguardo, lo si dovrebbe dedurre a fil di logica, perchè sarebbe apparso evidentemente assurdo che la nuova repubblica, pur dovendo forzatamente tollerare la circolazione delle monete esistenti, ne avesse continuato ad emettere altre identiche, cioè con l'effigie del Re dichiarato decaduto e con la sigla di Roma. Per quanto riguarda in particolare la moneta da 10 centesimi, è da tener presente inoltre che il progressivo rapido rincaro dei prezzi aveva già reso tanto modesto il suo potere d'acquisto, da doverla ritenere ormai quasi superflua e tale quindi da sconsigliarne la coniazione.
Il pezzo da 10 centesimi 1943-XXI di « acmonital » deve dunque essere considerato soltanto un normale « progetto», l'ultimo in ordine di data del regno di Vittorio Emanuele III : un « progetto» rimasto senza seguito, e che non ha nulla a che fare con la Repubblica sociale italiana.”

[Vico D’Incerti, LE MONETE DISCUTIBILI DEL REGNO DI VITTORIO EMANUELE III - RIN 1956]

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Il “numismatico stimato” cui fa riferimento il D’Incerti è GIROLAMO SPAZIANI-TESTA  che aveva firmato un articolo apparso sulla rivista Numismatica del 1951-52 dal titolo “LA MONETAZIONE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (1943-45)”

In allegato, l’articolo.

Chissa’ come mai il Cav. Girolamo non è inserito tra i Grandi Numismatici Italiani citati dalla Società Numismatica Italiana https://www.socnumit.org/i-grandi-numismatici-italiani/

 

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Ritrovato questo intervento di @bizerba62:

 

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[Ad esempio, quando il Professor Traina afferma che 20 esemplari dei 32 coniati “…s’ignora dove siano finiti…” : non di tutti, ma almeno di quelli che ogni tanto appaiono in aste pubbliche si potrebbe quantomeno tentare di risalire alla provenienza, che non può essere altro che di origine furtiva, essendo state queste monete, teoricamente, di proprietà dell’allora Direzione Generale del Tesoro di Brescia, …

Sappiamo però che tutti i pezzi presenti sul mercato appartengono allo Stato Italiano e che dunque la loro commercializzazione appare alquanto discutibile. …

… lo Stato Italiano ha omesso, colpevolmente, di interessarsene, consentendo così il commercio di molti esemplari metallici che oggi dovrebbero essere custoditi presso il Museo della Zecca.]

Ma allora come fanno le Case d’asta a commercializzare questi esemplari?
Se ci fosse anche solo il dubbio circa la loro provenienza dovrebbero desistere.

Potrebbero essere chiamate in correità ? Come del resto l’incauto acquirente?

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20 ore fa, Oppiano dice:

[

Ad esempio, quando il Professor Traina afferma che 20 esemplari dei 32 coniati “…s’ignora dove siano finiti…” : non di tutti, ma almeno di quelli che ogni tanto appaiono in aste pubbliche si potrebbe quantomeno tentare di risalire alla provenienza, che non può essere altro che di origine furtiva, essendo state queste monete, teoricamente, di proprietà dell’allora Direzione Generale del Tesoro di Brescia, …

Sappiamo però che tutti i pezzi presenti sul mercato appartengono allo Stato Italiano e che dunque la loro commercializzazione appare alquanto discutibile. …

… lo Stato Italiano ha omesso, colpevolmente, di interessarsene, consentendo così il commercio di molti esemplari metallici che oggi dovrebbero essere custoditi presso il Museo della Zecca.]

Ma allora come fanno le Case d’asta a commercializzare questi esemplari?
Se ci fosse anche solo il dubbio circa la loro provenienza dovrebbero desistere.

Potrebbero essere chiamate in correità ? Come del resto l’incauto acquirente?

 

Ma se lo Stato non ne rivendica la proprietà....è il brontosauro che dorme..magari un giorno si sveglia e li rivuole...ovvio che stiamo parlando di un periodo particolare...bombardamenti, saccheggi...requisizioni...quindi questo materiale possiamo dire che sia diventato res nullius...

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