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Ad ogni buon conto, resta il fatto che Mailliet/Duby, nonostante il lasso di tempo trascorso, non sono stati mai contestati da nessuno. Neanche una parola al riguardo, da nessuno! Che strano! Eppure, i “grandi” italiani potevano (anche in una modesta nota) riferirlo quando hanno scritto e commentato e valutato la monetazione della prima repubblica napoletana. Niente di nulla. Eppure, avranno anche letto il Martinori!
 


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14 ore fa, Oppiano dice:

Ad ogni buon conto, resta il fatto che Mailliet/Duby, nonostante il lasso di tempo trascorso, non sono stati mai contestati da nessuno. Neanche una parola al riguardo, da nessuno! Che strano! Eppure, i “grandi” italiani potevano (anche in una modesta nota) riferirlo quando hanno scritto e commentato e valutato la monetazione della prima repubblica napoletana. Niente di nulla. Eppure, avranno anche letto il Martinori!
 

 

No, non c'è stato alcun silenzio assenso, all'epoca dell'uscita di quell'articolo si stava compilando il Pannuti Riccio, c'era ancora il problema di capire quali monete fossero state effettivamente coniate a Napoli.

Comunque se va bene li contesto io, hanno definito superficialmente come "monete ossidionali" monete che non avevano per nulla le caratteristiche di moneta ossidionale.

E anche il Martinori le ha definite così in maniera superficiale. 

😉

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In realtà, il Mailliet è del 1868 e tecnicamente si parla di "monete di necessità" concetto diverso da quelle "ossidionali".

Forse la verità sta nel fatto che il Mailliet sia "sfuggito" ai vari radar. Ma questo è un altro problema.

 


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Con l'occasione, sottopongo un ulteriore quesito nato dalla lettura del testo del De Sopo (cfr. discussione allegata) il quale scrive, in corrispondenza della figura del Mastro di Zecca, quanto segue:

  • Il Mastro di Zecca. Era responsabile del buon andamento di tutti i lavori ed ordinava la coniazione delle monete sui tre metalli, in applicazione delle norme emanate dalla Regia Corte. Aveva il diritto di apporre le sue iniziali sulle monete.

Se così è, sorge spontanea la domanda in relazione proprio alle monete del Guisa e alla circostanza -come scritto al post #12- che la "repubblica si è sempre dichiarata fedele a Filippo IV".

Come poteva il Mastro di Zecca Giovanni Andrea Cavo, che, "avendo pagato mille ducati fu immesso nella carica" (Cfr. Bovi) il 6 ottobre 1636, ordinare la coniazione delle monete del Guisa "in applicazione delle norme emanate dalla Regia Corte" ? Se non erro, la Regia Corte di riferimento è quella spagnola e non certamente francese.

Il Mastro di Zecca era il "responsabile del buon andamento di tutti i lavori". 

Verrebbe da pensare, quindi, che tale monetazione fosse "altro", non suffragata certamente dagli indirizzi della Regia Corte.

 


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Il de Sopo a quale periodo fa riferimento? Suppongo descriva l'iter ottocentesco. Ai tempi del Cavo funzionava in maniera leggermente diversa:

La Segreteria del viceré comunicava alla Regia Camera della Sommaria da cui la zecca dipendeva. Questo è l'iter corretto in periodo vicereale. 

Il Cavo, ora non ricordo in quale articolo a firma Bovi, si lamentava con alcuni operai di zecca che non aveva ancora ricevuto pagamento dei diritti per il lavoro fatto durante la Repubblica. È altresì documentato che il Cavo era solo de iure maestro della zecca, che era sotto il controllo di Ignazio Spagnolo 

Dimenticavo: venendo meno il viceré la decisione di coniare proveniva direttamente dal Guisa 

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11 minuti fa, Layer1986 dice:

Il Cavo, ora non ricordo in quale articolo a firma Bovi, si lamentava con alcuni operai di zecca che non aveva ancora ricevuto pagamento dei diritti per il lavoro fatto durante la Repubblica.

"Andrea Acquarulo e Speranza Gatta chiesero a Giovanni Andrea Cavo i diritti a loro spettanti per l'ufficio di campione della regia Zecca per il periodo 5 ottobre 1647 - 6 aprile 1648. A questa richiesta il Credenziera maggiore rispose che " .... in tempo dell'amministrazione populare .... tutto il danaro che si liberava lo disponeva Ignatio Spagnuolo Governatore in ditto tempo della Zecca e non solo non è entrato in suo potere il diritto spettante a ditti Acquarulo e Gatta, ma neanche esso Comparente ha potuto esigere il suo deritto ... ».

"In un altro documento è scritto (v. doc. VII) che Giovanni Andrea Cavo fu nel periodo 1647-48 Mastro di Zecca solo di nome, giacchè in realtà disponevano le cose dipendenti da questa carica Lodovico Cimino e dopo di questo Ignazio Spagnuolo, nè il Cavo poteva evitare i disordini e le cose che si facevano contro il suo interesse essendo stato minacciato di carcerazione e di cose peggiori."

"Dai documenti da me pubblicati risulta che nel periodo della Repubblica furono coniate monete di oro, d'argento e di rame, ma, come scriveva il Duca di Guisa, gran parte di queste e per l'oro, a mio dire tutte, avevano l'impronta del Re di Spagna."

[G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo IV (1621-65) e di Enrico di Lorena (1648), in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, gennaio 1965 - dicembre 1966]

Ancor più grave la situazione....!!


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10 minuti fa, Oppiano dice:

"Andrea Acquarulo e Speranza Gatta chiesero a Giovanni Andrea Cavo i diritti a loro spettanti per l'ufficio di campione della regia Zecca per il periodo 5 ottobre 1647 - 6 aprile 1648. A questa richiesta il Credenziera maggiore rispose che " .... in tempo dell'amministrazione populare .... tutto il danaro che si liberava lo disponeva Ignatio Spagnuolo Governatore in ditto tempo della Zecca e non solo non è entrato in suo potere il diritto spettante a ditti Acquarulo e Gatta, ma neanche esso Comparente ha potuto esigere il suo deritto ... ».

"In un altro documento è scritto (v. doc. VII) che Giovanni Andrea Cavo fu nel periodo 1647-48 Mastro di Zecca solo di nome, giacchè in realtà disponevano le cose dipendenti da questa carica Lodovico Cimino e dopo di questo Ignazio Spagnuolo, nè il Cavo poteva evitare i disordini e le cose che si facevano contro il suo interesse essendo stato minacciato di carcerazione e di cose peggiori."

"Dai documenti da me pubblicati risulta che nel periodo della Repubblica furono coniate monete di oro, d'argento e di rame, ma, come scriveva il Duca di Guisa, gran parte di queste e per l'oro, a mio dire tutte, avevano l'impronta del Re di Spagna."

[G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo IV (1621-65) e di Enrico di Lorena (1648), in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, gennaio 1965 - dicembre 1966]

Ancor più grave la situazione....!!

 

Di questa cosa qualche tempo fa scrissi qualcosa. Era una scelta politica per continuare ad avere rapporti commerciali con l'estero. La scelta successiva di coniare monete a nome della repubblica e in una quantità minima rispetto alle monete repubblicane a nome di Filippo IV fu un modo per tenere "occupati" gli spagnoli. 

Infatti era una mossa di controspionaggio attuata per dar modo agli spagnoli di falsificare le monete SPQN e fare propaganda, ma nel frattempo i repubblicani coniavano scudi d'oro e grossi nominali in argento con il ritratto di filippo IV datati 1647. Perché 1647? Perché usavano la zecca e in zecca erano presenti tutti i conii e i metalli già pronti. 

Per questo motivo, la monetazione SPQN non può essere definita ossidionale, né d'emergenza così come è stato riportato finora. Moneta di propaganda? Monetazione parallela? Non saprei definirla

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3 hours ago, Layer1986 said:

 

Per questo motivo, la monetazione SPQN non può essere definita ossidionale, né d'emergenza così come è stato riportato finora. Moneta di propaganda? Monetazione parallela? Non saprei definirla

 

Non capisco “questo motivo.”  Quale è la definizione usata di “moneta d’emergenza”, e in che misura è la legittimità delle autorità pertinente?


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4 hours ago, Layer1986 said:

 

La Segreteria del viceré comunicava alla Regia Camera della Sommaria da cui la zecca dipendeva. Questo è l'iter corretto in periodo vicereale. 

 

Il Consiglio Collaterale comunicava alla RCS. 


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1 ora fa, FRV dice:

Non capisco “questo motivo.”  Quale è la definizione usata di “moneta d’emergenza”, e in che misura è la legittimità delle autorità pertinente?

 

Perché è stata coniata come mezzo di propaganda, a conti fatti non serviva a nulla, tanto che, come documentato, il circolante napoletano era costituito da nominali coniati con conii del 47 a nome di Filippo IV.

Monete d'emergenza possono non essere monete, ma buoni, talloncini di cartone con francobolli (come le coniazioni di emergenza del periodo della guerra civile spagnola).

Per la questione legittimità non saprei, il governo era repubblicano dal 22 ottobre 1647 e il Guisa giura in Duomo il giorno di Natale del 47 (vado a memoria) le prime monete sono della fine del gennaio 1648

1 ora fa, FRV dice:

Il Consiglio Collaterale comunicava alla RCS. 

 

Vero l'ho dimenticato, ma l'iter non cambia

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Praticamente, durante il “regime” del Guisa vi era una doppia circolazione monetaria; da un lato, quella ufficiale della Regia Corte o, comunque, quella direttamente legata alla Spagna, e, dall‘altro lato, queste “quattro” monete guisane che, verosimilmente, avevano un potere liberatorio tra il popolo della città di Napoli, a mo’ di convenzione interna. Non si hanno notizie circa l’interruzione delle altre monete (quelle spagnole) o la loro cessazione in punto di corso legale. E perché, poi, un uomo come il Guisa (che non poteva essere assolutamente equiparato ad un Doge veneziano) non ha fatto coniare “pezzi” più pesanti con il proprio nome, limitandosi a dare ordine di coniare monete per il popolo, come se volesse far trasparire che gli stesse a cuore tale popolo.  Non posso credere che la zecca non fosse dotata di oro o di argento ad alto titolo.


Inviato (modificato)
1 ora fa, Oppiano dice:

Praticamente, durante il “regime” del Guisa vi era una doppia circolazione monetaria; da un lato, quella ufficiale della Regia Corte o, comunque, quella direttamente legata alla Spagna, e, dall‘altro lato, queste “quattro” monete guisane che, verosimilmente, avevano un potere liberatorio tra il popolo della città di Napoli, a mo’ di convenzione interna. Non si hanno notizie circa l’interruzione delle altre monete - infatti vengono coniate in zecca ma dai repubblicani (quelle spagnole) o la loro cessazione in punto di corso legale. E perché, poi, un uomo come il Guisa (che non poteva essere assolutamente equiparato ad un Doge veneziano) non ha fatto coniare “pezzi” più pesanti con il proprio nome, limitandosi a dare ordine di coniare monete per il popolo, come se volesse far trasparire che gli stesse a cuore tale popolo.  Non posso credere che la zecca non fosse dotata di oro o di argento ad alto titolo. Infatti veniva coniato per i nominali 1647 a nome di Filippo IV, prodotti dalla Repubblica 

 

Il dux della legenda è equiparabile al doge di tipo veneziano, un capo eletto e non un semplice duca. Allo stesso modo il Guisa è eletto e "invitato" dai repubblicani a essere un nuovo modello di Guglielmo d' Orange che avrebbe dovuto fondare e guidare le istituzioni repubblicane napoletane (tutto ciò lo spiega nelle sue memorie). Addirittura il Guisa chiede la benedizione di Richelieu e di Luigi XIV per poter procedere.

Inoltre coniare monete pesanti a suo nome poneva dei limiti al commercio con l'estero in quanto appartenenti a uno stato nuovo e non tutti avrebbero accettato tali nominali con un cambio favorevole. Per questo sceglie di proseguire la coniazione di monete con i conii già presenti in zecca (vale a dire tutti i nominali con millesimo 1647 a nome di Filippo IV).

Ricapitolando:

Il GUISA (quindi la repubblica) conia per l'economia interna la serie SPQN

Il GUISA (quindi la repubblica) conia anche per l'economia estera monete di filippo IV riportanti l'anno 1647. In oro e argento (pesante)

Gli Spagnoli, d'altra parte, contano falsi pacchiani per denigrare a livello propagandistico la Repubblica 

 

Modificato da Layer1986
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15 hours ago, Layer1986 said:

Perché è stata coniata come mezzo di propaganda, a conti fatti non serviva a nulla, tanto che, come documentato, il circolante napoletano era costituito da nominali coniati con conii del 47 a nome di Filippo IV.

Monete d'emergenza possono non essere monete, ma buoni, talloncini di cartone con francobolli (come le coniazioni di emergenza del periodo della guerra civile spagnola).

Per la questione legittimità non saprei, il governo era repubblicano dal 22 ottobre 1647 e il Guisa giura in Duomo il giorno di Natale del 47 (vado a memoria) le prime monete sono della fine del gennaio 1648

Vero l'ho dimenticato, ma l'iter non cambia

 

Adesso capisco, e son d’accordo, almeno con la conclusione.

E si, l’iter non cambia - dal punto di visto degli uffiziali della Zecca, contava sola la Sommaria, davanti alla quale erano risponsabili. Se la Sommaria accetava di prendere ordini dal duca di Guisa, non era loro problema.

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16 ore fa, Layer1986 dice:

Il dux della legenda è equiparabile al doge di tipo veneziano, un capo eletto e non un semplice duca. Allo stesso modo il Guisa è eletto e "invitato" dai repubblicani a essere un nuovo modello di Guglielmo d' Orange che avrebbe dovuto fondare e guidare le istituzioni repubblicane napoletane (tutto ciò lo spiega nelle sue memorie). Addirittura il Guisa chiede la benedizione di Richelieu e di Luigi XIV per poter procedere.

Inoltre coniare monete pesanti a suo nome poneva dei limiti al commercio con l'estero in quanto appartenenti a uno stato nuovo e non tutti avrebbero accettato tali nominali con un cambio favorevole. Per questo sceglie di proseguire la coniazione di monete con i conii già presenti in zecca (vale a dire tutti i nominali con millesimo 1647 a nome di Filippo IV).

Ricapitolando:

Il GUISA (quindi la repubblica) conia per l'economia interna la serie SPQN

Il GUISA (quindi la repubblica) conia anche per l'economia estera monete di filippo IV riportanti l'anno 1647. In oro e argento (pesante)

Gli Spagnoli, d'altra parte, contano falsi pacchiani per denigrare a livello propagandistico la Repubblica 

 

 

tutto ciò è davvero molto interessante, @Layer1986. Hai fatto cenno ad un tuo precedente scritto in merito.  Puoi ricordarci di che si tratta? Grazie


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22 ore fa, Layer1986 dice:

Il GUISA (quindi la repubblica) conia anche per l'economia estera monete di filippo IV riportanti l'anno 1647. In oro e argento (pesante)

Ma lo poteva fare? Cioè, la Repubblica era del tutto legittimata a coniare monete pesanti di Filippo IV? 


Inviato (modificato)
2 ore fa, Oppiano dice:

Ma lo poteva fare? Cioè, la Repubblica era del tutto legittimata a coniare monete pesanti di Filippo IV? 

 

In un certo senso lo era, perché non rinnegava la sua natura filospagnola. Volevano solo fare fuori il viceré. 

D'altra parte con la presenza del Guisa la questione si fa più ambigua, è anche vero che dura solo 4 mesi scarsi la coniazione del Guisa

9 ore fa, enriMO dice:

tutto ciò è davvero molto interessante, @Layer1986. Hai fatto cenno ad un tuo precedente scritto in merito.  Puoi ricordarci di che si tratta? Grazie

 

Era un articolo che introduceva la coniazione parallela e le motivazioni, ora non riesco a recuperare anno e titolo. Faceva parte del bollettino n.2 del circolo numismatico partenopeo del 2016 (o 2015)

Modificato da Layer1986
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9 ore fa, Layer1986 dice:

In un certo senso lo era, perché non rinnegava la sua natura filospagnola. Volevano solo fare fuori il viceré. 

D'altra parte con la presenza del Guisa la questione si fa più ambigua, è anche vero che dura solo 4 mesi scarsi la coniazione del Guisa

Era un articolo che introduceva la coniazione parallela e le motivazioni, ora non riesco a recuperare anno e titolo. Faceva parte del bollettino n.2 del circolo numismatico partenopeo del 2016 (o 2015)

 

Bellissimo articolo, complimenti 

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Il 23/08/2024 alle 14:34, Layer1986 dice:

Il de Sopo a quale periodo fa riferimento? Suppongo descriva l'iter ottocentesco. Ai tempi del Cavo funzionava in maniera leggermente diversa:

Sono andato a recuperare il libro di G. DE SOPO, Le monete di Napoli. L’evoluzione della tecnica monetaria e le varianti della zecca napoletana dal 1516 al 1859, Luigi Regina Editore - Napoli, finito di stampare il 30/11/1971.

A pag. 57, il De Sopo scrive: “Nei Sec. XVI e XVII il personale della Zecca di Napoli era diviso in due categorie: gli Ufficiali e gli operai. I primi, in numero di nove, erano contraddistinti e remunerati in base alle loro funzioni ed al modo con cui erano venuti in possesso dell’ufficio”. Quindi, apparentemente, alcun riferimento all’iter ottocentesco.

Segue, poi, l’elenco e la descrizione del personale, tra i quali il Mastro di Zecca, come sopra ex post #29.

Quindi, non si capisce la doppia presenza di un Mastro di Zecca de iure e un altro de facto.

Lo stesso DeSopo, scrivendo delle Monete della Repubblica Napoletana del 1648, a pag. 88 del suo lavoro citato, non fa alcuna menzione di questa distinzione di ruoli a livello di Mastro di Zecca, indicando solamente il Giovanni Andrea Cavo (sigla GAC), quale “Il Maestro di Zecca”. E non penso che il De Sopo non avesse letto il Diario del Guisa e/o non avesse avuto la possibilità di consultare testi da cui trarre la circostanza di cui sopra.


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15 hours ago, Oppiano said:

A pag. 57, il De Sopo scrive: “Nei Sec. XVI e XVII il personale della Zecca di Napoli era diviso in due categorie: gli Ufficiali e gli operai. I primi, in numero di nove, erano contraddistinti e remunerati in base alle loro funzioni ed al modo con cui erano venuti in possesso dell’ufficio”. Quindi, apparentemente, alcun riferimento all’iter ottocentesco.

Un poco brevo. Gli ufficiali erano scelti dal rè (mastro di zecca, credenziero maggiore, mastro di prova) o dal vicerè (gli altri).  La remunerazione non era fissa ma sempre in base della quantità lavorata, secundo un partimento tassato dalla Sommaria (vale a dire, tanti grani per libra cugnata).  Gli ufficiali servano ad vitam (o, con ampliazione, per uno erede) e poi l'ufficio ritornava alla Corte e posto in vendita alla candela - o, se si erano dimessi con l'accordo del sovrano, trasmesso al successore.

Per un esempio di due mastri di zecca allo stesso tempo, Luigi Ram ha perso l'ufficio nel 1548, mentre l'ufficio era "encommendato" a Albertino dal 1546.

Ma questo è distinto del problema del iter per gli ordini e istruzioni.

  • Grazie 1

  • 3 settimane dopo...
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Dimenticavo.

Presso la Bibliothèque nationale de France, département Monnaies, médailles et antiques, tutti gli esemplari della prima Repubblica Napoletana sono catalogati con la seguente descrizione: Collection numérique : Monnaies obsidionales.

Quanto sopra solo a titolo di informazione nella presente discussione.


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