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Inviato

Sulla rivista trimestrale "Provence Numismatique: la revue des monnaies", 1er trimestre 1982, è apparso uno studio dal titolo "Une piéce de 2 Tornesis en bronze, frappée à Naples, retrouvée dans le Var", a firma di Gérard Lebour e Yves Bertin.

Gli Autori sostengono che le monete ascrivibili a tale "prima" Repubblica altro non fossero che delle monete ossidionali e/o di necessità e che le stesse furono considerate tali dal Mailliet nel suo lavoro "Catalogue descriptif des monnaies obsidionales et de nécessité, avec atlas" del 1868, dove, in primis, considera di necessità proprio il 15 grana d'argento con la rappresentazione di San Gennaro assiso sulle nubi.

Non ho colto, salvo errori, nel Forum dei riferimenti a tale ipotesi, pro o contro che sia, e neanche nei testi da me consultati.

Voi, cosa ne pensate?

Grazie,

/d


Inviato

Per me, une moneta di necessità è una moneta di valore intrinsica molto inferiore della valuta “legale”. Non conosco questo periodo. Cosa sappiamo del argento contenuto nel pezzo di gr15?


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Inviato

Il Cagiati non riporta nel suo lavoro il titolo dell'argento del 15 grana.


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Inviato

Il Magliocca nel suo lavoro La moneta napoletana dei Re di Spagna nel periodo 1503 - 1680 fa riferimento ad una MONETAZIONE DI NECESSITA’ (Mastro di zecca “temporaneo” Giuseppe Maffei).

La pagine vanno dalla 251 alla 253 comprese e subito dopo, le successive, sono dedicate alla REPUBBLICA NAPOLETANA.

I tipi della “monetazione di necessità” vanno dal n. 149 al n. 152 compresi, e questo periodo viene individuato dall’Autore nell’arco temporale che va dal 22/10/1647 al 17/01/1648 quale Quarto periodo della monetazione di Filippo IV. Mentre la Repubblica napoletana, sempre inserita dall’Autore nell’anzidetto Quarto periodo, va dal 17/01/1648 al 05/04/1648.

Nella premessa alla MONETAZIONE DI NECESSITA’, Magliocca scrive:

“Le monete con l'impronta della Repubblica, per ordine del Duca, recano il nome di Enrico di Lorena con il titolo di Duce della Repubblica Napoletana, ed iniziarono ad essere coniate a partire dal 17 gennaio 1648 e i numeri (che si coniarono nei tagli da 15 Grani, Pubblica, Grano e Tornese), dovevano essere talmente elevati, che al Duca fu imprescindibile e soprattutto obbligato a riaprire l'antica officina monetaria dell'Arsenale e trovare ancora una sede supplementare idonea per la fabbricazione di ulteriori e imminenti quantitativi di monete: "il torrione (forte) del Carmine".

E’ possibile, quindi, affermare che il Magliocca sposi la teoria del Mailliet anche se non manifestata apertamente?

Grazie,

d/

 


Inviato
2 ore fa, FRV dice:

Per me, une moneta di necessità è una moneta di valore intrinsica molto inferiore della valuta “legale”. Non conosco questo periodo. Cosa sappiamo del argento contenuto nel pezzo di gr15?

 

Buonasera a tutti e buon Ferragosto,  sono d'accordo sul fatto che una moneta di necessità abbia un valore intrinseco inferiore al valore legale. Mi vengono in mente le monete ossidionali/o di necessità emesse da alcune città sotto assedio, dove chiaramente l'approvvigionamento del metallo pregiato oro,argento, rame etc era di difficile reperimento e quindi ci si arrangiava come si poteva con il metallo a disposizione. 

@Oppiano si potrebbe  sposare la stessa tesi per quanto riguarda la Repubblica Napoletana del 1648?

Saluti 

Alberto


Inviato

Per la bontà dell'argento consiglio "Sulla monetazione in argento di Filippo IV per Napoli negli anni 1647-1648" articolo del 1975 del Bollettino del Circolo numismatico di Napoli a firma di Quarantino. Ci sono tutte le risposte del caso.

http://www.ilportaledelsud.org/bollettini.htm

Qui lo trovate tra i vari. 

 

Moneta ossidionale è una moneta di emergenza coniata durante un assedio, la serie repubblicana del 1648 non è assolutamente una moneta di emergenza.

Il Magliocca usa in maniera impropria il termine "coniazione di necessità" perché considera la coniazione di alcune monete di Filippo IV come precedente alla repubblica quando è documentato invece che diversi tipi di nominale del 47 sono prodotte proprio dalla Repubblica. Mentre i nominali del 48 di filippo sono successivi ai fatti repubblicani. 

 

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Inviato (modificato)

Grazie @Layer1986, gentilissimo.

Da quanto si legge nello studio del Quaratino, il titolo dell’argento da attribuire verosimilmente al 15 grana della Repubblica napoletana e’ pari a 721/1000.

Modificato da Oppiano

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Mailliet (1868):

image.jpeg

 


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Anche il Martinori nel suo La Moneta - Vocabolario generale - Roma MCMXV (peraltro ben richiamato dalla stessa Società Numismatica Italiana - https://www.socnumit.org/la-moneta-vocabolario-generale/), a pag. 358, sotto il termine di OSSIDIONALI (monete coniate in tempo di assedio non solo dagli assediati ma anche dagli assedianti) scrive che in Italia "coniarono monete in occasione di assedio", tra l'altro, "Napoli , 1648".


Inviato

Dal mio Duby (orgoglioso di avere la prima edizione in folio):

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Grande @gigetto13,

non ti volevo disturbare, sapendo che hai il Duby.

Grazie,


Inviato

Ma Napoli 1648 è un assedio? Evidentemente no, non essendoci state battaglie per la conquista della città. La repubblica si è sempre dichiarata fedele a Filippo IV, la figura del duca di Guisa è ambigua ma da parte napoletana è sempre stata una figura temporanea atta a creare un parlamento. Il nemico del popolo era il viceré e la nobiltà ed è contro di loro che si sollevano. 

Mi dispiace ma le monete repubblicane non possono essere ossidionali, perché non ci fu assedio 

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Inviato

Grazie @Layer1986, gentilissimo.

Io non sto sostenendo alcuna tesi pro/contro assedio 1648 Napoli e quindi pro/contro Mailliet/Duby.

Evidenzio solamente che nessuno (se non erro) si è manifestamente opposto alla tesi delle monete ossidionali/di necessità di "Napoli 1648".

Avete letto qualche documento, studio, o altro che sostenga apertamente che la tesi di Mailleit/Duby e/o altri sia del tutto infondata (comprendendovi il riferimento del Martinori)?

 


Inviato
7 minuti fa, Oppiano dice:

Grazie @Layer1986, gentilissimo.

Io non sto sostenendo alcuna tesi pro/contro assedio 1648 Napoli e quindi pro/contro Mailliet/Duby.

Evidenzio solamente che nessuno (se non erro) si è manifestamente opposto alla tesi delle monete ossidionali/di necessità di "Napoli 1648".

Avete letto qualche documento, studio, o altro che sostenga apertamente che la tesi di Mailleit/Duby e/o altri sia del tutto infondata (comprendendovi il riferimento del Martinori)?

 

 

No, ma nemmeno ho letto documenti e studi che confermano le tesi citate. Perché è facile dire che sono monete ossidionali senza esplicitare il motivo e aspettare che qualcuno arrivi a confutarle

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OK. Ho capito.

Allora, mettiamola cosi: sono informazioni che, salvo errori, non erano presenti nel Forum.

Il resto, ai posteri!

 


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Inviato (modificato)

“…Con grande rammarico dell'Annese fu il Guisa decorato dal popolo del titolo di Duca della serenissima repubblica. Il nuovo Duca fè coniar monete di oro e di rame. Non v'era la sua immagine, ma vi si leggeva bensì scritto il suo nome col titolo sovraccennato. Tornata la città ed il regno nella devozione di Spagna, quelle monete si lasciarono intatte ed avevano corso. Lo avevano sino a' tempi di Pietro Giannone.”

Da: Storia napoletana dell’anno 1647 scritta da Michele Baldacchini - 1863, pag 149.

Modificato da Oppiano

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“Quando una moneta è coniata dalla zecca di Stato in base a decreti dell'autorità che in quel momento detiene il potere, i quali ne approvano il modello e ne fissano la quantità, e rispetta le norme del sistema monetario vigente per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, cioè il taglio, le misure, il titolo legale del metallo e il peso, non può esservi dubbio che essa sia regolare. È non valgono a contrastare questo concetto le circostanze che la moneta sia coniata soltanto in piccola o piccolissima quantità; … o che abbia al momento dell'emissione un valore intrinseco di metallo superiore a quello nominale; …” [Vico D’Incerti, 1956] 

Quanto sopra, penso che sia un principale generale.

La domanda è se le monete con il riferimento al DVX Guisa possano essere considerate effettivamente “regolari”, coniate nel rispetto delle varie disposizioni, e, soprattutto -poi- se la Repubblica fosse stata in qualche modo considerata come tale e quindi riconosciuta, indipendentemente poi dal riconoscimento che si è dato a tali monete considerandole legali dopo la Repubblica.

 


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Dal Vergara:

image.jpeg
 

image.jpeg
 

preso il comando, fece aprire la Zecca

Domanda: il Guisa aveva i diritti sanciti per aprire la Zecca e far coniare queste monete? 


Inviato

Si le monete vengono emesse dopo che lui viene nominato duca (da leggersi come doge) della Repubblica

  • Grazie 1
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On 8/15/2024 at 11:13 PM, Oppiano said:

Grazie @Layer1986, gentilissimo.

Da quanto si legge nello studio del Quaratino, il titolo dell’argento da attribuire verosimilmente al 15 grana della Repubblica napoletana e’ pari a 721/1000.

 

Appare dal Bovi e Quaratino che la lega dovrebbe essere peggio 31 sterlini = 80%; questa moneta fu coniata dal duca d’Arcos, e anche il mezzo ducato e il 3 carlini (erroneamente chiamato terzo scudo) con la stessa lega.  (Io non sono securo che 721/1000 è una misura esatta - solo una misura, e il peso era misurato con precisione di 1/10,000g, ma il volume solo con il diametro!).

Quindi: stessa lega che sotto il vicerè; non lo chiamerei moneta di necessità.


Inviato
44 minuti fa, FRV dice:

Appare dal Bovi e Quaratino che la lega dovrebbe essere peggio 31 sterlini = 80%; questa moneta fu coniata dal duca d’Arcos, e anche il mezzo ducato e il 3 carlini (erroneamente chiamato terzo scudo) con la stessa lega.  (Io non sono securo che 721/1000 è una misura esatta - solo una misura, e il peso era misurato con precisione di 1/10,000g, ma il volume solo con il diametro!).

Quindi: stessa lega che sotto il vicerè; non lo chiamerei moneta di necessità.

 

9 once e 12 sterlini la libbra invece di 11o.3s di argento, quindi 800/1000. Dovrei aver calcolato bene...

Comunque hanno coniato l'argento già preparato in zecca, non mi sorprende che sia la stessa caratura 

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A mio avviso, le quattro Monete del popolo (vedi Martinori) hanno tutto il diritto di poter essere coerentemente inserite nell’ambito della tipologia delle monete ossidionali e/o di necessità, per due ordini di motivi:

a)      Queste monete furono coniate per ordine del Guisa per una ben determinato scopo, vale a dire quello di “supplire alla mancanza di denaro” (vedi Giannone), tant’è che dovette far aprire la Zecca e farne anche coniare molte di queste monete che, quindi, si rivolgevano soprattutto al “popolo”, accattivandoselo con la raffigurazione di elementi ben noti a quest’ultimo, quali le tre spighe legate ad un ramoscello d’olivo, oppure un canestro colmo di frutta e spighe, mentre poi il 15 grana d’argento (sempre da considerarsi moneta del popolo) fungeva, da un lato, ad assecondare i più ricchi (rispetto al popolo minuto) tenuto conto della composizione in argento (sebbene non con un titolo alto ma in linea con le analoghe monete in circolazione) e, soprattutto, dall’altro lato, da mezzo di trasmissione di un sentimento di conforto interiore per l’intero popolo napoletano mediante la rappresentazione di San Gennaro sulla moneta che non compariva su un tondello napoletano da diverso tempo.  Nella monetazione della Zecca napoletana (vedi Cutolo 2016) San Gennaro “è scarsamente effigiato; sono solo sette le tipologie di monete recanti il mezzobusto di San Gennaro … questo è dovuto al fatto che la rappresentazione del Santo Patrono sulla moneta è indice di autonomia della città e, Napoli ha avuto ben pochi periodi di autonomia … Le monete effigianti San Gennaro le rileviamo nel periodo ducale e nella prima Repubblica Napoletana, quella del 1647/48, a confermare e sottolineare l’autonomia acquisita: effigiare il Santo patrono è sintomo che la Zecca della città non è soggetta a nessuna autorità esterna alla città.

Un San Gennaro che, “assiso sulle nubi, a tutela del Napoli nostro” (vedi Dalbono), rappresentava e rappresenta uno dei punti di riferimento interiore della popolazione locale. Non dimentichiamo, al riguardo, il Culto del sangue di San Gennaro Martire, fenomeno legato alla liquefazione della sostanza presente in una delle ampolline o balsamari. Nel tempo, in occasione straordinarie, come ad esempio quando incombeva sulla città di Napoli una pericolo, veniva il “sangue” mostrato ai fedeli. In queste occasione, il “sangue” si scioglieva e tale circostanza era considerata quale segno che la città sarebbe stata in qualche modo risparmiata. Proprio nel 1647, durante la rivolta di Masaniello, si dice che il sangue “rimase liquefatto per più di un anno” (vedi De Sio Cesari).

Ma la rappresentazione di San Gennaro sul 15 grana era stata ben studiata inserendo le ampolle. Il Cardinale e Arcivescovo di Napoli Ascanio Filomarino - uno dei principali protagonisti e mediatore della “rivolta di Masaniello”, che svolse un ruolo chiave prendendo apertamente posizione nel corso della rivolta e che dovette confrontarsi con due illustri personaggi: don Giovanni d'Austria, inviato da Madrid al comando della flotta spagnola, e il nobile francese Enrico II di Guisa, “uno dei tanti che cercarono di imporsi come capo della rivolta dopo la morte di Masaniello” (vedi Mrozek Eliszezynski) – utilizzava le ampolle anche per “miracoli privati”. Insomma (vedi Sabatino), “se una famiglia potente aveva un malato in casa Filomarino permetteva che le reliquie potessero essere portate per qualche giorno nella residenza dei ‘bisognosi’ per accelerare la guarigione” (fenomeno poi fatto cessare da Papa Innocenzo X).

Quindi, in senso lato, monete di necessità; la necessità di un popolo “assediato” (non tanto dal punto di vista militare) che deve campare, che deve sfamare i propri figli per dar loro un senso alla vita. Supplire alla mancanza di denaro in quanto il popolo era allo stremo, perché quanto riusciva a trarre dal proprio lavoro doveva essere destinato quasi del tutto all’entità “Spagna” che, a torto o a ragione, era all’epoca rappresentata dal Vicerè di turno presente in Napoli.

b)      Assediato. Sì, il popolo napoletano era assediato dai balzelli, dalle gabelle o tasse che fossero. E la venuta, o meglio la “chiamata” del Guisa, rappresentava (o voleva rappresentare) proprio la salvezza, a mò di Corona Ossidionale dell’antica Roma, quella fronda di gramigna della quale i Romani coronavano il capitano o general comandante che “coll’industria dell’ingegno o col vigore della mano si fosse da nimica oppressione felicemente sottratto”, che aveva liberato una città dall’assedio.

Un Guisa che ambiva certamente a diventare Re e non Dux o Duce o Doge. Che si lasciò “rapire” (sempre Giannone), che si introdusse a Napoli “dove fu accolto con quelle acclamazioni ed applausi che suggeriva la stima della persona ed il bisogno della città” (sempre Giannone). “Bisogno della città” perché assediata, oppressa, da un nemico a tutti gli effetti.

Un Guisa che andò al Duomo (ricordiamo che il Guisa era stato un arcivescovo poi spogliatosi e due volte sposato senza figli) dove nelle mani del sempre presente Cardinale Filomarino fece giuramento e dove volle peraltro farsi benedire lo stocco.

In tale contesto, a mio avviso, devono essere interpretate queste Monete del Popolo, monete che ebbero un senso pratico esattamente come voleva il popolo; non furono coniate monete “di peso”; non furono bandite le allora circolanti monete “spagnole”. Ebbero una loro dignità tant’è che tutti concordano sul fatto che  - come scrive il Giannone – “le medesime, dopo esser ritornato il regno alla divozione de’ re di Spagna, si lasciarono intatte, e tuttavia si spendono, ed hanno il loro corso come tutte le altre monete reali”.

Monete di necessità frutto di un assedio economico-finanziario oppressivo da parte della Spagna e non da parte del Vicerè [e/o nobili, quest’ultimi poi sempre inclini verso un “va dove ti porta” il proprio interesse], longa manus del Re.

Da ultimo,  è corretto affermare che “è facile dire che sono monete ossidionali senza esplicitare il motivo e aspettare che qualcuno arrivi a confutarle”, ma, è altrettanto vero che esiste, ed è sempre esistito, il concetto di acquiescenza.


Inviato

Mi fa piacere lo sforzo, ma non ci siamo. 

Le monete repubblicane nascono per questione politica, il circolante nella città di Napoli all'epoca era principalmente composto da monete Napoletane soprattutto in rame, mentre il resto del commercio andava avanti per lettere di cambio o in minima parte in monete di Genova Firenze Venezia Roma. Come descritto da svariate fonti più o meno coeve all'epoca dei fatti.

La mancanza descritta dal Giannone era ormai strutturale all'economia napoletana da praticamente la crisi del primo decennio del 1600.

La questione assedio, la Spagna reclamava denari continuamente e il viceré glieli inviava. Questi, si affidava al fisco per raccogliere tali denari e quando le tasse che c'erano già non erano sufficienti venivano introdotte nuove tasse. Questa semplicisticamente era la dinamica. Per cui la tassa sulla frutta è figlia del viceré e chi volevano morto nella rivolta era il viceré non il re.

Detto ciò, comunque, la moneta ossidionale nasce in una situazione di assedio militare, mai è stata definita ossidionale una moneta nata in un regime fiscale oppressivo, altrimenti tutte sono ossidionali.

 

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Grazie @Layer1986 per le tue gentili ulteriori osservazioni.


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