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Gli Ebrei di Roma: dalle prime tracce a Giulio Cesare


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PRIME TESTIMONIANZE DEGLI EBREI A ROMA:

La presenza ebraica esiste in questa città dal II sec. a.C.; precisamente nel 161 a.C. quando una delegazione di Giuda Maccabeo – capo della rivolta contro i Seleucidi, che misero in atto persecuzioni religiose ai danni degli Ebrei -, guidata da Giasone di Eleazar e da Eupolemus di Giasone, venne a Roma alla presenza del Senato, per stringere una alleanza (“foedus aequum”) fra Romani (I Romani vennero citati in un testo ebraico di quel periodo e sono chiamati “Kittim”) e Giudei contro la dominazione di Antioco IV Epifane (ellenico) della Terra di Israele. Alle mura del Senato, sino al XII secolo era appesa una lastra in bronzo che testimoniava questa alleanza (come narrano le “Mirabilia Urbis”). Da questo accordo, i Romani giurarono di difendere il popolo di Giudea qualora a quest’ultimo fosse stata mossa guerra. Oltre a ciò, fu Pompeo Trogo, in epoca augustea, a dire come gli Ebrei furono il primo popolo a sancire una alleanza strategica con il popolo di Roma; anche se dal valore solo diplomatico. La notizia dell’accordo però ebbe a giungere tardi giacché Giuda venne sconfitto. Anni più tardi però, nel 139 a.C. Numenio di Antioco e Antipatro di Giasone, vennero inviati nuovamente a Roma da Jonathan prima (161 – 143 a.C.) e da Simone poi, per rinforzare i legami con l’Urbe. Fu però solo in questa missione che i Romani ebbero ad impegnarsi realmente con i Giudei. Infatti agli ambasciatori venne loro affidato un decreto che sanciva l’indipendenza della Giudea, proclamandosi garante della sua indipendenza.

I continui contatti di alleanza (anche sotto Giovanni Ircano) con Roma e quindi la fiducia verso la stessa, fecero si che molti Ebrei mossero dalla loro terra natia, come anche di quegli Ebrei già altrove, verso l’Urbe.

A Roma, la presenza ebraica era molto attiva, come del resto ebbe a testimoniare Filone di Alessandria un secolo dopo. Diversi Ebrei avevano acquisita la Cittadinanza Romana e non solo a Roma, ma anche in città di province di Efeso ed Alessandria d’Egitto.

 

SOTTO POMPEO:

Anni più tardi, ribellioni interne fra Giovanni Ircano II e Aristobulo II trovarono coinvolto Pompeo dal ritorno dalla sua campagna in Siria. Pompeo ebbe a conquistare Gerusalemme deportando diversi Ebrei, come anche Aristobulo stesso e suo figlio. Conquistò Pompeo Gerusalemme nel 63 a.C. ma non ebbe a distruggere il Tempio, forse per il suo rispetto verso i culti religiosi tutti.

Pur se la Giudea da ora in poi entra a far parte della storia Romana, in quanto terra “conquistata”, i rapporti con gli Ebrei a Roma e con i loro aspetti religiosi non andò cambiando. A Roma, Ebrei erano assai notevoli per numero sull’Isola Tiberina (infatti ponte Cestio venne chiamato anche “pons Iudaeorum”) e in Trastevere (Transtiberinum), dove si erano sistemati Ebrei provenienti da varie zone del Mediterraneo orientale, come anche da Alessandria d’Egitto, per migliorie dei loro affari. Non dimentichiamo che Roma a quei tempi era vista come l’America fra XIX e XX secolo.

Diversi Ebrei, venuti dapprima come schiavi, riuscirono ad affrancarsi dalla schiavitù anche grazie a quegli Ebrei provenienti direttamente dalla Giudea. Roma non dava ostacoli all’affrancamento della schiavitù.

In quell’epoca, importanti gruppi di Ebrei si riunivano attorno ad undici sinagoghe. Su quasi 1 milione di abitanti in tarda età repubblicana, gli Ebrei ammontavano a 50 / 60.000 persone.

 

CON GIULIO CESARE:

L’atteggiamento benevolo dei Romani verso gli Ebrei si scorge anche dai resoconti di Giuseppe Flavio.

Sotto Giulio Cesare, gli Ebrei ebbero a godere di diversi privilegi, già stipulati in precedenza: apertura di nuove sinagoghe, esenzione di alcune tasse durante l’anno sabbatico e l’esonero dal servizio militare affinché gli stessi potessero rispettar ei loro precetti e riti religiosi. Ma anche come inviare del denaro e oro in Giudea per il Tempio.

Ora, sia che gli Ebrei vivessero in Palestina, sia che vivessero fuori dal tempo degli Asmonei, dai Romani erano considera come appartenenti allo stesso ethnos. Fino al 63 a.C., quando Pompeo ebbe a conquistare Gerusalemme, venivano considerati come “perigrini alicuius civitatis” (stranieri di un’altra nazione); ma più avanti sempre più Ebrei riuscirono ad ottenere la Cittadinanza Romana, godendo così del Plenum ius; sia perché liberati da governatori o perché servi liberati da cittadini romani. Gli Ebrei inoltre videro riconoscere una vera e propria giurisdizione quando Giulio Cesare ebbe a concedere a Ircano II, il diritto di poter porre a giudizio le dispute religiose fra Ebrei al di fuori della Giudea. Questa giurisdizione fu affidata a funzionari romani che inviavano ingiunzioni alle città greche affinché la libertà religiosa degli Ebrei venisse rispettata.

Fece notare Jean Juster (il più grande studioso delle giurisdizioni degli Ebrei romani; che agli inizi del XX secolo scrisse: “Les Juifs dans l’empire romain. Leur condition juridique, economique et sociaile”) come tutti i giudei, indipendentemente dal loro status, godevano di privilegi speciali a patto che fossero di origine giudaica e osservanti dei precetti religiosi.

Il giudaismo venne quindi considerata così “religio licita”, quindi autorizzato dalla legge in seno alla Res Publica (all’Impero).

Giulio Cesare ebbe ad intervenire più volte in difesa degli Ebrei, specialmente quando si voleva negar loro il diritto di inviare oro al Tempio o di assolvere ai loro riti (Lettera al governatore di Delo); anche perché tutto ciò era permesso nella Roma stessa. Per assicurarsi che il suo rispetto verso gli Ebrei venisse rispettato ovunque, ordino che fossero affissi i suoi decreti sulle mura delle assemblee a Tiro, Sidone, Ascalona e in tutti i templi (in greco e latino). Causa i loro precetti religiosi, gli Ebrei non potevano adempiere atti che per un cittadino romano erano comuni. La mancanza di queste inosservanze però non erano punite; e questo veniva considerato un privilegio. Inoltre gli Ebrei potevano istituire tribunali speciali e propri per giudicare il tutto inerente nella loro vita quotidiana, in rispetto della loro Legge. Quando vi erano le frumentationes (distribuzione pubblica di grano o denaro) gli Ebrei erano esentati se questo giorno fosse venuto di sabato; consegnando il tutto il giorno successivo.

Gli Ebrei furono molto riconoscenti a Cesare; difatti quando venne assassinato, al suo funerale forti erano i lamenti delle canzoni popolari di diversi popoli presenti a Roma, ma fra tutte spiccavano le voci del popolo ebraico. Forte fu la commozione degli Ebrei, che tanto vennero protetti e rispettati da Cesare

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Fu con Tiberio che iniziarono le persecuzioni a danno degli ebrei, gli storici dell’epoca (Svetonio) narrano che Tiberio volesse eliminare tutte le religioni straniere da Roma.

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12 minuti fa, torpedo dice:

Fu con Tiberio che iniziarono le persecuzioni a danno degli ebrei, gli storici dell’epoca (Svetonio) narrano che Tiberio volesse eliminare tutte le religioni straniere da Roma.

 

esatto. Dapprima governò senza favoritismi e predilezioni. Però nel 19 d.C. Fulvia, moglie di Saturnino venne truffata da quattro Ebrei (le avevano con inganno estorto preziosi e oro, nonché drappi di porpora) . Tiberio però venne istigato da Seiano che era consigliere dell'Imperatore. Su sui consiglio Tiberio non punì solo i quattro rei, ma tutta una intera comunità . Praticamente l'Imperatore costrinse gli Ebrei a prestare servizio militare, pegno l'espulsione. Quelli che non potevano arruolarsi ma ugualmente volevano rimanere in Roma, allora dovevano abiurare la religione dei padri (cosa orrida). Diversi "banditi" a quel tempo infestavano la Sardegna e Tiberio ordinò che 4000 giovani Ebrei venissero mandati sull'isola per combattere quella piaga. Seppure le versioni di Cassio Dione , Giuseppe Flavio, Svetonio e Tacito non coincidono perfettamente, è certo che per gli Ebrei quel periodo non fu proprio roseo 

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