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IGNORED

Manto, figlia di Tiresia e madre di Mopso: una famiglia di indovini


apollonia

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Salve.

Ho trovato molto interessante il rovescio di questo bronzo di Pelinna, in Tessaglia, e impressionante l’hammer raggiunto nella Triton XV di dodici anni fa, ben 7000 USD partendo dalla base di 200 USD.

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THESSALY, Pelinna. Mid 4th century BC. Æ Dichalkon (18.5mm, 4.57 g, 6h). Helmeted and cuirassed Thessalian rider, wearing short tunic and chiton, charging with couched lance on prancing horse to left; border of dots / [Π]EΛΙИИAEIΩИ from top, r. and down centrally, Mantho, veiled and draped, standing facing, head turned to her r., holding her open box with her l., and gesturing with her lowered r. to the half image of her blind father Tiresias who emerges from the underworld holding a dagger with his r. Rogers 428a, fig. 232 corr. [the coin’s poor quality allowed Rogers to see only Mantho’s figure]. Near VF, dark brown patina and quite clear.

 

Monete affascinante che illustra perfettamente il mito del veggente Tiresia, padre di Manto che emerge dall’Oltretomba dalla cintola in su, con un pugnale nella mano destra. E non prive di curiosità sono le vicende che secondo la tradizione possono aver reso cieco Tiresia, delle quali dirò a seguire.

apollonia

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Supporter

Tiresia è il celebre indovino tebano, figlio di Evere (uno degli Sparti) e della ninfa Cariclo, che appare come personaggio di primo piano in molti cicli mitologici greci, spesso associato con la figlia Manto, anch'essa indovina e raffigurata sul bronzo della discussione.

Sulla cecità di Tiresia vi sono due diverse versioni. Secondo alcuni sua madre, una ninfa nelle grazie di Atena, si bagnava con la dea in una sorgente. Un giorno il giovane Tiresia che cacciava nei pressi della sorgente vide Atena nuda. La dea immediatamente gli coprì gli occhi con le mani accecandolo. Per consolare Cariclo disperata per il castigo inflitto al figlio, Atena gli fece dono della profezia e gli donò anche un bastone di corniolo, che lo guidasse al posto degli occhi.

Secondo l'altra versione, Tiresia vide un giorno sul monte Cillene (oppure sul Citerone) due serpenti che si accoppiavano. Con il bastone li colpì uccidendo la femmina e immediatamente fu trasformato in donna. Sette anni dopo, passeggiando nello stesso punto, vide ancora una volta una coppia di serpenti che si accoppiava. Colpì il maschio e riacquistò il sesso primitivo. La sua disavventura lo aveva reso celebre e, un giorno in cui Zeus ed Era discutevano per stabilire se dai rapporti sessuali traesse più piacere la donna oppure l'uomo e, non essendo in grado di definire la questione, consultarono Tiresia, l'unica creatura al mondo in grado di fornire una risposta data la sua esperienza personale. Tiresia, senza esitare, dichiarò che se il piacere amoroso si componeva di dieci parti, la donna ne aveva nove, e l'uomo una sola. Furibonda, Era lo accecò. Zeus non potè rimediare al gesto della sua sposa, ma cercò di ripagare Tiresia facendogli dono dell'infallibile profezia basata sulla sua capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli, e gli accordò il privilegio di vivere a lungo (sette generazioni umane, si dice).

Tiresia prese dimora in un luogo nei pressi di Tebe dove in compagnia d'un giovane che lo assisteva nei sacrifici, praticava la divinazione.
Tiresia prese parte a molte vicende. Quando Dioniso giunse per la prima volta a Tebe e fu scacciato da Penteo, Tiresia e Cadmo s'unirono ai suoi festeggiamenti. Penteo non volle dare ascolto agli avvertimenti di Tiresia che lo esortava a rispettare il dio e di conseguenza venne fatto a brani da un gruppo di Menadi tra cui si trovava anche sua madre.  Fu Tiresia a rivelare a Edipo che era responsabile della morte di suo padre Laio e che aveva sposato sua madre Giocasta. Quando i Sette attaccarono Tebe, Tiresia, consultato da Eteocle, predisse che i Tebani sarebbero stati vittoriosi se un principe di sangue reale si fosse volontariamente offerto in sacrificio ad Ares; allora Meneceo, figlio di Creonte, si gettò dalle mura della città e salvò Tebe.
All'attacco successivo perpetrato dai figli dei Sette, gli Epigoni, Tiresia annunciò la caduta della città e consigliò al re Laodamante, figlio di Eteocle, di fare evacuare la popolazione durante la notte. Tiresia aggiunse che egli era destinato a morire appena Tebe fosse caduta nelle mani degli Argivi. Infatti, all'alba Tiresia si dissetò alla fonte Tilfussa e all'improvviso spirò. Secondo un'altra versione, invece, morì quand'era prigioniero degli Epigoni e veniva trasportato insieme alla figlia Manto a Delfi per essere offerti ad Apollo come preda di guerra. Tiresia fu sepolto alla fonte di Telfusa.

Un'altra versione ancora narra che quando Apollo inviò Manto a Colofone nella Ionia, dove essa sposò Racio, re della Caria, e generò Mopso, il celebre indovino, Tiresia l'accompagnò e lì morì e venne sepolto con tutti gli onori da Calcante e dagli altri indovini.
Odisseo venne mandato al confine della terra dalla maga Circe a consultare l'ombra di Tiresia, l'unica che avesse conservato i doni profetici, privilegio donatole da Atena o da Zeus o da Persefone. Tiresia era ancora in grado di fare le sue predizioni e dopo ave bevuto il sangue della pecora uccisa da Odisseo, gli narrò tutto quello che gli sarebbe accaduto durante il viaggio verso Itaca, della sua reggia occupata dai pretendenti di Penelope e, dopo la vittoria sugli intrusi, il resto della sua esistenza.

(https://mitologia.dossier.net/tiresia.html)

apollonia

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Anche Manto, figlia di Tiresia, era dotata della facoltà di predire il futuro. Quando Tebe fu distrutta, Manto venne inviata a Delfi e consacrata ad Apollo; per ordine del Nume si recò poi a Colofone in Asia Minore dove fondò la città di Claro, e sposatasi col cretese Racio, generò Mopso (che certi mitografi sostengono essere figlio d'Apollo), il quale ereditò dalla madre il dono della preveggenza. A Colofone, Mopso entrò in competizione con l'altro grande indovino del suo tempo, Calcante. Mopso vinse facilmente e Calcante morì di crepacuore. A Claro, Manto, non riuscendo a consolarsi della distruzione della patria, si sciolse in pianto e le sue lacrime formarono una sorgente che aveva il dono di rendere profeta chi vi beveva.
Secondo Virgilio (Eneide, X, 198), unitasi al dio Tiberino, diede alla luce Ocno, fondatore di Mantova, dove la profetessa era venerata come eroina eponima. Secondo un'altra versione del mito, Manto, sacerdotessa di Apollo, a Tebe sarebbe stata presa prigioniera dagli Epigoni durante il saccheggio della città e, sedotta da Alcmeone, ne avrebbe avuti un figlio, Anfiloco il Giovane, e una figlia, Tisifone, affidata al re di Corinto, Creonte.

E pure Mopso, figlio di Apollo e di Manto e quindi nipote di Tiresia, era dotato della preveggenza. Una tradizione lo considerava come figlio di Racio, re della Caria, che Manto aveva incontrato uscendo dal tempio di Delfi, e che era stato così designato dal dio come suo sposo. A Claro, fondata da Manto, Mopso divenne profeta di Apollo; a Colofone e a Mallo nella Cilicia aveva oracoli e culto di eroe. Famoso indovino, fu causa della morte del “collega” Calcante. A Colofone vi era un fico selvatico coperto di frutti e Calcante, sperando di mettere Mopso in imbarazzo, lo sfidò chiedendogli di dire esattamente quanti fichi saranno raccolti da quell'albero. Mopso rispose che l'albero avrebbe dato dapprima diecimila fichi, poi uno staio di fichi accuratamente pesati, e infine sarebbe rimasto un fico solo sui rami. Calcante rise ironicamente all'idea di quell'ultimo fico, ma quando l'albero fu spogliato dai suoi frutti, la predizione di Mopso si rivelò esattissima. Mopso vide una scrofa gravida, e chiese a Calcante quanti lattonzoli di ciascun sesso si celavano nel ventre e quando si sarebbe sgravata. "Otto lattonzoli e tutti maschi, e la scrofa partorirà tra otto giorni", rispose Calcante a caso, sperando di poter ripartire prima che la sua predizione si scoprisse falsa. Mopso subito replicò: "Secondo me nasceranno tre lattonzoli, di cui solo uno maschio, domattina all'ora sesta, non un minuto prima, non un minuto dopo". Mopso ebbe ragione ancora una volta e Calcante morì di crepacuore. I suoi compagni lo seppellirono a Nozio.
Mopso e Anfiloco avevano fondato la città di Mallo in Cilicia e quando Anfiloco si ritirò nella sua città natale di Argo Anfilochia, Mopso divenne l'unico sovrano. Alfiloco, dopo dodici mesi, ritornò a Mallo certo di poter riassumere i poteri, ma Mopso gli intimò di andarsene. I Malli, imbarazzati e sgomenti, proposero di risolvere la vertenza con un duello. I rivali si affrontarono e morirono tutti e due per le ferite riportate. I roghi funebri furono disposti in modo che Mopso e Anfiloco non potessero scambiarsi insulti durante la cremazione, ma inspiegabilmente le loro ombre si legarono di profonda amicizia e istituirono un oracolo in comune; tale oracolo ha ora fama di essere più veridico di quello di Delfi.

apollonia

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1 ora fa, VALTERI dice:

Sempre attraenti @apollonia le Tue narrazioni .

Una buona serata

 

Grazie e, data l'ora, buona notte.

apollonia

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Supporter

Bronzo di Mopsius con Zeus al dritto e al rovescio Mopso che alza la clava in lotta col centauro (NAC Auction 116, lot 108, 01.10.2019.

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Greek Coins
Mopsius
Tetrachalkous circa 350, Æ 7.86 g. Laureate head of Zeus three-quarters r.; in r. field, thunderbolt. Rev. ΜΟΨΕΙ – ΩΝ Mopsus standing facing, head r., raising club and fighting centaur rearing l. McClean 4648. Rogers 412. BCD Thessaly I, 1210 (this coin). BCD Thessaly II, 484.
Very rare and in exceptional condition for the issue, possibly the finest specimen known. A very interesting portrait of fine style, brown tone, minor areas of weakness, otherwise good very fine / about extremely fine
Ex Nomos sale 4, BCD, 1210.

Estimate: 3500 CHF. Price realized: 4500 CHF.

Mopsius era un insediamento nella valle di Tempe che prende il nome da Mopso, antichissima figura del mito greco sulla quale esistono tradizioni diverse: sarebbe uno dei Lapiti o il veggente degli Argonauti, oppure il figlio di Manto. Avrebbe dapprima fondato, insieme con questa, il santuario oracolare di Apollo a Claro, e poi altre città, tra cui Aspendo, in Panfilia, e Mopsuestia, Mopsucrene, Mallo, in Cilicia (ma alcuni antichi e moderni ritengono si debbano distinguere due eroi dello stesso nome). Egli era famoso nella mitologia greca per la sua capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli e per la conoscenza degli auspici concessagli da Apollo. Mopso partecipò alla battaglia tra i Lapiti e i Centauri, scoppiata durante il banchetto nuziale di Peiritoo, un conflitto che simboleggia la lotta e il trionfo finale della cultura civilizzata (cioè greca) sulla barbarie. Il coinvolgimento di Mopso nei combattimenti è pubblicizzato su questa rarissima moneta di bronzo attraverso il tipo di rovescio che raffigura un Lapita che colpisce a bastonate un Centauro in corsa. Il tipo è notevole per la sua somiglianza con le famose raffigurazioni di Lapiti e Centauri in conflitto sulle metope scolpite del Partenone. In seguito Mopso si unì all'eroe tessalo Giasone e salpò come argonauta alla ricerca del vello d'oro. Purtroppo, quando l'Argo si arenò in Libia, Mopso fu ucciso dal morso di una vipera generata dal sangue della Medusa uccisa. Il suo veleno era così letale e potente che nemmeno la stregoneria di Medea riuscì a salvarlo dalla morte.

apollonia

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