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I 7 Re di Roma.......miti e realtà. E la monetazione?!


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Grazie Licinio Lucullo per questa dotta ed esaustiva trattazione di un’ipotetica monetazione sotto i re di Roma. Tralasciando l’assunto assai dibattuto anche accademicamente ( abbiamo cosi poche testimonianze del periodo ‘regio’ romano che le eventuali  attribuzioni monetali si muovono au in terreno ancora piu’ evanescente) rilevo solo che l’attribuzione delle prime emissioni monetali al re lidio Creso e’ abbastanza sorpassata nella critica attuale. La datazione delle prime emissioni di elettro e’ oggi posta tra il primo quarto e la meta’ del VII secolo aC in ionia/Asia Minore. La ricerca piu’ recente ( Fischer-Bossert) tra l’altro sostiene che la lega di elettro utilizzata per l’emissione delle prime monete non sia naturale ( dal fiume Pactolo come vuole la tradizione) bensi realizzata appositamente- in base a precise proporzioni - dall’autorita’ emittente. Non vi e’ comunque dubbio alcuno che la nascita e diffusione della moneta in Occidente abbia avuto luogo in Asia Minore e da li  nelle altre poleis greche. Alla meta’ del 500 (VI secolo) la moneta era gia’ diffusissima in buona parte del mediterraneo per sostenere i commerci ( mentre a Roma sarebbe arrivata, quella argentea , solo due secoli dopo) .  

In Cina la prima monetazione si sviluppa tra l’VIII e il VII secolo aC.

infine ricordo che tra i fusi quadrilateri esiste  un tipo con il pegaso e la legenda ROMANOM ( forma di genitivo arcaico di Romanorum - dei Romani) attribuito attualmente al V/IV secc. aC. 

 

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1 ora fa, numa numa dice:

Grazie Licinio Lucullo per questa dotta ed esaustiva trattazione di un’ipotetica monetazione sotto i re di Roma. Tralasciando l’assunto assai dibattuto anche accademicamente ( abbiamo cosi poche testimonianze del periodo ‘regio’ romano che le eventuali  attribuzioni monetali si muovono au in terreno ancora piu’ evanescente) rilevo solo che l’attribuzione delle prime emissioni monetali al re lidio Creso e’ abbastanza sorpassata nella critica attuale. La datazione delle prime emissioni di elettro e’ oggi posta tra il primo quarto e la meta’ del VII secolo aC in ionia/Asia Minore. La ricerca piu’ recente ( Fischer-Bossert) tra l’altro sostiene che la lega di elettro utilizzata per l’emissione delle prime monete non sia naturale ( dal fiume Pactolo come vuole la tradizione) bensi realizzata appositamente- in base a precise proporzioni - dall’autorita’ emittente. Non vi e’ comunque dubbio alcuno che la nascita e diffusione della moneta in Occidente abbia avuto luogo in Asia Minore e da li  nelle altre poleis greche. Alla meta’ del 500 (VI secolo) la moneta era gia’ diffusissima in buona parte del mediterraneo per sostenere i commerci ( mentre a Roma sarebbe arrivata, quella argentea , solo due secoli dopo) .  

In Cina la prima monetazione si sviluppa tra l’VIII e il VII secolo aC.

infine ricordo che tra i fusi quadrilateri esiste  un tipo con il pegaso e la legenda ROMANOM ( forma di genitivo arcaico di Romanorum - dei Romani) attribuito attualmente al V/IV secc. aC. 

 

Ti ringrazio. Sulle monete greche e, ancor più, cinesi sono ignorante, quindi non ero aggiornato.

 

Per quanto riguarda i quadrilateri, tu citi questo (bellissimo) pezzo: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/2 ; ne ho fatto cenno nel post n. 25. Invero, anche un altro quadrilatero, di cui ci sono pervenuti solo frammenti, presenta la legenda "ROM-" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/1 ), che probabilmente andava completata anch'essa in ROM[ANOM].

La datazione V secolo, invero, mi sembra eccessiva.

 

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8 minuti fa, L. Licinio Lucullo dice:

 

Ti ringrazio. Sulle monete greche e, ancor più, cinesi sono ignorante, quindi non ero aggiornato.

 

Per quanto riguarda i quadrilateri, tu citi questo (bellissimo) pezzo: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/2 ; ne ho fatto cenno nel post n. 25. Invero, anche un altro quadrilatero, di cui ci sono pervenuti solo frammenti, presenta la legenda "ROM-" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/1 ), che probabilmente andava completata anch'essa in ROM[ANOM].

La datazione V secolo, invero, mi sembra eccessiva.

 

 

e sono pure spettacolo.....

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Facciamo una premessa.

Pedroni (Ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1993 e Nuove ricerche sulla prima monetazione di Roma, 1996) ipotizza che la riforma censitaria attribuita dalle fonti storiografiche a Servio Tullio abbia presupposto un’omogeneizzazione dei sistemi di misura (di capacità, lunghezza, superficie e peso), materializzata dall’amministrazione statale in una misura di peso standard costituita da lingotti pesanti un “as”. Il peso di tale “as”, secondo l’autore, variava da città a città; a Roma probabilmente era di 1.440 scrupoli, ossia 1.620 o 1.637 g (non c’è concordia sul rapporto di equivalenza scrupolo/grammo). Il termine “as”, inoltre, sebbene sia stato frainteso dalle fonti successive come derivato da “aes”, “bronzo” (talché Plinio afferma che “Servius … signavit aes” e noi oggi parliamo di “aes signatum”), in realtà derivava da “assis”, “asse” e quindi da “asser”, “palo” o “ramo” (essendo il palo la rappresentazione visiva dell’unità, come per noi oggi l’indice alzato). Per questo motivo su tali lingotti, secondo un uso etrusco, fu impresso il simbolo di un ramo secco. Insomma: per Pedroni il “ramo secco” fu emesso dallo Stato, a Roma come in altre città etrusche, ma non era una moneta, bensì uno standard riferimento, esattamente come oggi il prototipo internazionale del chilogrammo conservato al Bureau international des poids et mesures di Parigi.

Belloni concorda sull’uso del “ramo secco” come unità ponderale e sulla produzione di almeno una parte di essi allo Stato romano, ma ne abbassa la datazione. Egli infatti ritiene che, a Roma, siano stati introdotti in concomitanza con la Lex Julia Papiria (datata al 430 a.C.) che - riferisce Cicerone - commutò le multe da bestiame in assi, secondo il principio della levis aestimatio.

 

Veniamo ora ai “quadrilateri”.

È pacifico che i “quadrilateri”, ossia i lingotti che si distinguono dai “ramo secco” per un’iconografia più varia ed elaborata, una forma più definita (misurano in media 165x100 mm), un peso più leggero ma anche più omogeneo (pesano tra i 1,8 e 1,2 kg). La maggior parte di essi sono romani: non solo quelli censiti da Crawford (da RRC 3/1 a RRC 12/1 - https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-AESS ), ma anche il lingotto anfora/punta di lancia ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/11 ) e, secondo Pedroni, quello lisca di pesce/clava (conservato al British Museum).

Per quanto riguarda la loro funzione, Comparette (Aes signatum, in "the american Journal of Numismatics" 1919) li ritiene lingotti prodotti da privati; per Sydenham ed Herbig erano lingotti prodotti dallo Stato, per conservare il bronzo in attesa di monetazione (sarebbero quindi i lingotti “conflati” conservati nell’Aerarium, di cui ci riferisce Varrone); Deliperi e Haeberlin li interpretano come pani depositati nei templi, a titolo di offerte oppure di quote di bottini di guerra dedicati agli dei; per Crawford e Sisani potrebbero essere nati dalla necessità di distribuire con i socii le ricchezze conquistate nei bottini di guerra; per Pedroni (che li chiama lateres signati) e Fusi Rossetti (Moneta e non moneta: l’aes signatum i multipli, RIN, 1994-1995) costituivano la prosecuzione del “ramo secco” ed erano quindi emessi dallo Stato con la funzione di pesi standard; Gnecchi costituivano una forma di moneta privata; Alteri non esclude un’originaria funzione storico-religiosa (tipo “ex voto” per la debellazione dei nemici), ma ritiene che abbiano immediatamente assunto funzione monetale; Bar (A propos du poids des plaques d’aes signatum, de leur nature et de leur fonction, RIN, 1993) concorda con la funzione monetale e ipotizza che servissero per pagare il soldo militare; Thomsen e Zehnacker, ipotizza che costituissero una moneta di transizione dal “ramo secco” all’aes grave (di cui, pertanto, sarebbero anteriori); Babelon e Grueber invece ritengono che fossero il pezzo da 5 assi (“quincusse”) dello stesso aes grave, quindi monete a tutti gli effetti.

Va da sé che chi li ritiene pesi standard o lingotti non esclude che possano aver acquisito, in via secondaria, una funzione monetale, venendo scambiati a peso, come testimoniano i rinvenimenti di quadrilateri insieme a monete fuse nei ripostigli di Santa Marinella, La Bruna, Ariccia. Questo discorso vale anche per i "ramo secco".

Alle divergenze sulla funzione corrispondono, ovviamente, quelle sulla datazione. Alcuni autori datano l’inizio della loro emissione al 350 a.C., Thurlow e Vecchi al 289 (con l’istituzione dei tresviri monetales), Crawford al 280. La tesi più interessante è quella di Pedroni: ritiene che siano esistiti lingotti (di transizione tra i “ramo secco” romani e i “quadrilateri”) anche nel V e IV secolo, ma che ormai siano tutti dispersi o comunque non più riconoscibili (forse anch’essi recavano il “ramo secco”, e non li distinguiamo da quelli più arcaici), e per conseguenza data quelli censiti da Crawford a partire dal 339 (in occasione della riforma costituzionale del console e dittatore Q. Publilio Filone).

Nessun autore a me noto ha affermato che i pezzi con Pegaso e fulmine, a legenda “ROMANOM”, possano risalire addirittura al V secolo

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La datazione di questi pezzi e’ ancora oggetto di dibattito corrente. In passato si propendeva per una datazione piuttosto alta ( V secolo) piu’ di recente il IV secolo e’ l’ipotesi maggiormente in voga. Oltre al Pedroni, Licinio, consiglierei il lavoro dello studioso Rudi Thomsen, Early Roman Coinage , che ci fornisce una, se non la migliore, descrizione e illustrazione  di queste emissioni oltre alla completa descrizione di tutti i quadrilateri conosciuti ( piu’ completa e aggiornata  di quelle del Comparette e di Thurlow Vecchi, e piu’ dettagliata anche del Crawford). 

Modificato da numa numa
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Hai ragione, non conosco la parte di Thomsen relativa all'aes signatum ed è una obiettiva carenza da parte mia.

Lui che datazione propone?

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Thomsen, tuttora la migliore referenza per questa monetazione,  il cui lavoro risale al 1957-61, propone una datazione bassa, all’inizio del III secolo, mentre Bunett opta per la fine del IV: 

 

  1. Aes Signatum, Eagle Pegasus. 
    Rome. Thomsen 289 to 260BC. Crawford 280 to 242BC. Burnett 320 to 300BC. Rutter 280 to 275BC The consensus on the eagly/pegasus, bull/bull, cornear/tripod, shield/shield and sword/scabbard bars is that they likely preceded the Pyrrhic and first Punic wars for which there exist more clearly historic referential types. Aes signatum are found together with aes grave and thus likely were concurrent with the early aes grave although Burnett places them a little earlier. Comparette considers this type to refer to the alliance between Rome (eagle) and Carthage (pegasus), referring to a Rome Carthage treaty of 279BC.

 

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4 ore fa, numa numa dice:

Thomsen, tuttora la migliore referenza per questa monetazione,  il cui lavoro risale al 1957-61, propone una datazione bassa, all’inizio del III secolo, mentre Bunett opta per la fine del IV: 

 

 

  1. Aes Signatum, Eagle Pegasus. 
    Rome. Thomsen 289 to 260BC. Crawford 280 to 242BC. Burnett 320 to 300BC. Rutter 280 to 275BC The consensus on the eagly/pegasus, bull/bull, cornear/tripod, shield/shield and sword/scabbard bars is that they likely preceded the Pyrrhic and first Punic wars for which there exist more clearly historic referential types. Aes signatum are found together with aes grave and thus likely were concurrent with the early aes grave although Burnett places them a little earlier. Comparette considers this type to refer to the alliance between Rome (eagle) and Carthage (pegasus), referring to a Rome Carthage treaty of 279BC.

 

 

@numa numa, si trova in pdf il lavoro di Thomsen?!

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Aggiungo una curiosità.

 

Uno dei quadrilateri, https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AESS/3 , riporta su entrambe le facce l'effige del toro. 

Per Haeberlin e Grueber questo quadrilatero ricorderebbe la sottomissione del Sannio avvenuta nel 290 a.C., poiché il toro sarebbe simbolo dei Sanniti; c'è da dire però che tale simbologia è attestata è solo in età molto più tarda, dai denarî della guerra sociale, agli inizi quindi del I secolo a.C. Per Mattingly il toro sarebbe solo un richiamo alla "pecunia", quasi una memoria dei (mitici?) aera signata di serviana memoria. Per Benucci potrebbe trattarsi di una forma di tesaurizzazione del bestiame di un santuario. Panvini Rosati ricollega l'effige all’equivalenza fra bestiame e aes, sancita dalle XII tavole a metà del V secolo (senza che questo significhi necessariamente che il lingotto fosse coevo). Pedroni concorda con Mattingly sull'immagine del toro come simbolo di "pecunia" e ritiene che esso commemorasse l’attivazione della zecca di Roma, che lui data al 269 a.C.

 

Uno dei rari esemplari di questo lingotto (base 173x92 mm, altezza compresa tra 13 e 23 mm, peso 1.624,5 g) oggi conservato allo Staatliche Museum di Berlino (ma acquistato nel 1907 da Haeberlin che riferisce essere stato da poco rinvenuto in un bosco nei pressi di Città di Castello), reca una scritta sovrastante il toro, graffita dopo la fusione, retrograda e a caratteri umbri (allego un catalogo di mostra ove esso è illustrato).

post-7204-0-46964300-1396802042.jpgpost-7204-0-61307900-1396802059.jpg

I caratteri utilizzati sono ritenuti sicuramente del III secolo a.C., e questo è un forte indizio (ancorché, ovviamente, non una prova certa) che anche il manufatto non possa essere anteriore di molto.

La scritta si traslittera in VUKESSESTINES. La doppia S denuncia il confine tra due parole, perché nella grafia allora in uso in ambiente umbro non esistevano le doppie.

Entrambe le parole sono genitivi.

SESTINES è il genitivo del nome di un oppidum umbro, che ancora oggi si chiama Sestino

VUKES invece è più incerto: può essere il genitivo di una parola equivalente a:

  • vicus (villaggio), nel qual caso potrebbe indicare "[un ex-voto lasciato dai cittadini] del villaggio di Sestino". In effetti nel 279 gli Umbri parteciparono alla battaglia di Ausculum; se è vero, come supposto da Crawford e Sisani, che i quadrilateri fossero usati da Roma per suddividere il bottino di guerra tra i socii, questo lingotto potrebbe essere stato lasciato a un santuario di Città di Castello del luogo dai Sestinesi che ritornavano a casa dopo aver combattuto ad Ausculum;
  • lucus (bosco). La parola lucus indica anche un bosco sacro e quindi, per metonimia, un santuario (significato attestato, in ambiente umbro, dalle tavole di Gubbio). In tal caso, il lingotto sarebbe "[una proprietà] del santuario di Sestino" (a una conclusione analoga arrivava Haeberlin, che leggeva "focus" nel senso di "tempio", ma studi recenti fanno ritenere non corretto una comune derivazione di VUK- umbro e FOC- latino);
  • Lucius (nome proprio). Allora il lingotto sarebbe "[una proprietà] di Lucio [originario] di Sestino" (oppure "Lucio Vestino", nulla impedisce che un nomen gentilizio fosse uguale al nome dell'oppidum);
  • *fuk- (fuoco), per cui significherebbe "[lingotto prodotto] dalla fucina di Sestino"

 

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