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I 7 Re di Roma.......miti e realtà. E la monetazione?!


Risposte migliori

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Mi sto chiedendo e sto cercando di capire in questi ultimi giorni se i "presunti", perchè a quanto pare, non tutti sono esistiti, 7 Re di Roma abbiano maio coniato monete oppure sono le classiche con recante la dicitura: ROMANO


Inviato
19 minuti fa, Artax dice:

Mi sto chiedendo e sto cercando di capire in questi ultimi giorni se i "presunti", perchè a quanto pare, non tutti sono esistiti, 7 Re di Roma abbiano maio coniato monete oppure sono le classiche con recante la dicitura: ROMANO

 

I famosi "sette re" sono personaggi leggendari, come Ulisse e Achille. Una fase regia è con ogni probabilità esistita, ma comunque le più antiche monete romane sono successive di oltre due secoli alla sua fine.


Inviato
10 minuti fa, Gallienus dice:

I famosi "sette re" sono personaggi leggendari, come Ulisse e Achille. Una fase regia è con ogni probabilità esistita, ma comunque le più antiche monete romane sono successive di oltre due secoli alla sua fine.

 

eppure, da "internet", trovo questo:  https://www.romanoimpero.com/2020/01/i-sette-re-di-roma.html


Inviato (modificato)

Non sono leggende vere e proprie infatti si studiano anche a scuola almeno io 50 anni li studiavo, ci sono prove indicative e no certe al 100% come anche il sito specifica.  

 

I sette re di Roma in ordine di discendenza. Storia, leggenda o realtà? (flavorsuitcase.com)

I sette re di Roma (storiafacile.net)

I 7 Re di Roma: elenco nomi in ordine cronologico e riassunto storia - Roma per te

Comunque sono 8 i Re di Roma

l'ultimo è stato Totti 😀

Modificato da favaldar

Inviato

@CdC potresti gentilmente spostare la discussione nella sezione storia, grazie mille.


Inviato
15 minuti fa, Artax dice:

eppure, da "internet", trovo questo:  https://www.romanoimpero.com/2020/01/i-sette-re-di-roma.html

 

Sì, la leggenda è nota a tutti. La realtà storica è un'altra cosa però.

Consiglio un buon manuale di storia romana più che l'internet se volete approfondire, ma il concetto di base è che le nostre fonti sulla storia romana sono affidabili solo a partire dal IV-III secolo a.C. 

I re sono rappresentazioni simboliche della fase fondativa della città: Romolo è l'eroe eponimo, Numa Pompilio simboleggia l'introduzione delle prime leggi ("Nomoi" in greco) e riti sacri ("Pompé"), Tullo Ostilio e Anco Marzio rappresentano i primi contatti armati con le tribù vicine ("Hostes", mentre "Mars"  rappresenta la guerra), i Tarquini la fase della dominazione etrusca (da Tarquinia), e via dicendo.

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Inviato
1 ora fa, Artax dice:

Mi sto chiedendo e sto cercando di capire in questi ultimi giorni se i "presunti", perchè a quanto pare, non tutti sono esistiti, 7 Re di Roma abbiano maio coniato monete oppure sono le classiche con recante la dicitura: ROMANO

 

All'epoca, forse, utilizzavano il bronzo non coniato o panetti in argento o pezzetti d'oro.

Quindi non esistevano vere e proprie monete.

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Inviato
17 ore fa, Gallienus dice:

I re sono rappresentazioni simboliche della fase fondativa della città

La frase appare estremamente risolutiva .

Purtroppo la perdita quasi completa dell' opera dell' Imperatore Claudio che scrisse la Tyrrenikà , cioe' la storia della civiltà etrusca in venti libri , che probabilmente venne scritta anche per chiarire l' origine etrusca (cerite) dei Claudii (Clavte) , ci penalizza sulla conoscenza dell' epoca regia romana , che se non avesse avuto dei re non si sarebbe chiamata da sempre , regia .

Oppure dobbiamo considerare il termine regio , una convenzione ?


Inviato

In alcune tombe Etrusche sono stati trovati "panetti" in metallo che probabilmente erano usati come moneta di scambio. Utili per fare arnesi da lavoro o armi per la caccia e la difesa del territorio.


Inviato
20 ore fa, ARES III dice:

@CdC potresti gentilmente spostare la discussione nella sezione storia, grazie mille.

Non sono del tutto convinto. Lo spunto iniziale era numismatico, e a forme pre-monetarie si è comunque accennato. E anche se è evidente che i 7 re di Roma, veri o inventati, non hanno mai coniato monete in senso stretto, forse merita di rimanere qui.

Prima di, eventualmente, intervenire, vorrei sentire in proposito l'opinione di @Artax 


Inviato
23 minuti fa, CdC dice:

Non sono del tutto convinto. Lo spunto iniziale era numismatico, e a forme pre-monetarie si è comunque accennato. E anche se è evidente che i 7 re di Roma, veri o inventati, non hanno mai coniato monete in senso stretto, forse merita di rimanere qui.

Prima di, eventualmente, intervenire, vorrei sentire in proposito l'opinione di @Artax 

 

Penso che lui intendesse le monete repubblicane dei primordi, visto i riferimenti alla scritta ROMANO.

Il mio naturalmente è un suggerimento e non un imperativo categorico.


Inviato
9 ore fa, CdC dice:

Non sono del tutto convinto. Lo spunto iniziale era numismatico, e a forme pre-monetarie si è comunque accennato. E anche se è evidente che i 7 re di Roma, veri o inventati, non hanno mai coniato monete in senso stretto, forse merita di rimanere qui.

Prima di, eventualmente, intervenire, vorrei sentire in proposito l'opinione di @Artax 

 

esattamente, quali dei sette re sono realmente esistiti e se conseguentemente coniarono monete


Inviato
2 ore fa, Artax dice:

esattamente, quali dei sette re sono realmente esistiti e se conseguentemente coniarono monete

Tutti e nessuno sono esistiti.

Prove archeologiche incontrovertibili non esistono, forse per il sesto re Servio Tullio di hanno relativamente balcuni elementi in più (ma sempre sul campo delle ipotesi):

 

Dietro la leggenda: tradizione storiografica e realtà archeologica

310px-TombeFrancoisRuspi.jpg Affresco dalla Tomba François di Vulci raffigurante la liberazione di Celio Vibenna; il personaggio a sinistra è Macstarna, poi re di Roma col nome di Servio Tullio

Secondo un'antica tradizione - di cui veniamo a conoscenza grazie a un discorso tenuto in Senato dall'imperatore etruscologo Claudio (riportato nelle tavole di bronzo di Lione)[11] nel 48 d.C. - la figura di Servio Tullio si identifica con quella di Mastarna (o anche Macstarna), alleato dei fratelli Aulo e Celio Vibenna (o Vivenna), entrambi condottieri etruschi impegnati in spedizioni di conquista in Etruria e nei territori circostanti, e rifugiatisi, al termine di alterne vicende belliche, sul Monte Celio a Roma (città antica).[11] Mastarna avrebbe poi ottenuto il regno e cambiato il proprio nome etrusco, assumendo quello latino di Servio Tullio.

Gli storici, di là dagli aspetti leggendari del racconto, non escludono che possa avere qualche fondamento di verità, e portano a sostegno di questa ipotesi anche i famosi affreschi della Tomba François di Vulci che rappresentano in modo sorprendentemente realistico questo ciclo di racconti epici. Qui infatti è possibile vedere Caile Vipinas (Celio Vibenna) nell'atto di essere liberato da Macstarna, identificato con Servio Tullio.

Si può tuttavia giungere anche alla conclusione che il nome Mastarna (Macstrna) fosse soltanto il titolo con il quale Servio Tullio veniva chiamato in battaglia: non sarebbe impossibile infatti intravedere nella parola mastarna la radice di magister ("maestro"), cioè, in questo caso, magister maximus della legione romana. Secondo Massimo Pallottino (Origini e storia primitiva di Roma) Mastarna sarebbe il "servitore" di Celio Vibenna (Caile Vipinas), perché il suffisso -na indica appartenenza; quindi Macstrna sarebbe "appartenente al magister" (macstr = magister).[8] Dopo la conquista di Roma e la morte di Celio Vibenna, Mastarna entrò in contrasto con Aulo Vibenna, fratello di Celio, e infine lo uccise, restando unico padrone della città.


Inviato
3 ore fa, Artax dice:

coniarono monete

Ripeto: ammesso e non concesso che qualcuno di loro sia mai esistito, tuttavia nessuno di loro coniò monete, semmai utilizzarono pezzi di metallo (bronzo soprattutto, aes rude) per gli scambi. Anche perché nel diritto romano privato relativo alla contrattualistica degli albori tutto era incentrato sulla pesatura del bronzo, perché ? Ma naturalmente perché utilizzavano dei pezzi informi. Lascerei perdere quindi questa idea chimerica di volere una moneta di uno dei re di Roma perché è come cercare un unicorno ma che sia addirittura colore arcobaleno....

Allego immagine di alcuni pezzetti di aes rude

1288.jpg

Se sei interessato alle premonete dovresti studiare in ordine di evoluzione 

- aes rude

- aes signatum

- aes grave

Per iniziare basta fare una ricerca qui sul forum e troverai molte discussioni in merito.

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Inviato
19 ore fa, Cremuzio dice:

La frase appare estremamente risolutiva .

Purtroppo la perdita quasi completa dell' opera dell' Imperatore Claudio che scrisse la Tyrrenikà , cioe' la storia della civiltà etrusca in venti libri , che probabilmente venne scritta anche per chiarire l' origine etrusca (cerite) dei Claudii (Clavte) , ci penalizza sulla conoscenza dell' epoca regia romana , che se non avesse avuto dei re non si sarebbe chiamata da sempre , regia .

Oppure dobbiamo considerare il termine regio , una convenzione ?

Qualunque ipotesi in merito è destinata a rimanere tale. E' tuttavia molto probabile che, così come un po' dappertutto, la fase iniziale della storia di Roma si sia strutturata attorno a un villaggio con un capo che possiamo chiamare re, e che questa fase sia durata circa tre secoli. Una nuova forma di governo aristocratico-oligarchica si è poi affermata probabilmente nel V secolo (anche se la data tradizionale del 509 è troppo curiosamente analoga a quella, realmente storica, dell'abbattimento della tirannide e della conseguente nascita della democrazia ad Atene, e pare quindi con buona probabilità un calco), e il concetto di Res Publica, dalla metà del V secolo (leggi delle XII tavole) si è poi perfezionato nel corso del IV secolo, quando, risolto il fondamentale problema sociale del conflitto degli ordini, Roma assume più o meno la forma giuridica e sociale con cui la identifichiamo.


Inviato
6 ore fa, ARES III dice:

Ripeto: ammesso e non concesso che qualcuno di loro sia mai esistito, tuttavia nessuno di loro coniò monete, semmai utilizzarono pezzi di metallo (bronzo soprattutto, aes rude) per gli scambi. Anche perché nel diritto romano privato relativo alla contrattualistica degli albori tutto era incentrato sulla pesatura del bronzo, perché ? Ma naturalmente perché utilizzavano dei pezzi informi. Lascerei perdere quindi questa idea chimerica di volere una moneta di uno dei re di Roma perché è come cercare un unicorno ma che sia addirittura colore arcobaleno....

Allego immagine di alcuni pezzetti di aes rude

1288.jpg

Se sei interessato alle premonete dovresti studiare in ordine di evoluzione 

- aes rude

- aes signatum

- aes grave

Per iniziare basta fare una ricerca qui sul forum e troverai molte discussioni in merito.

 

Si, le conosco bene


Inviato
7 ore fa, ARES III dice:

Tutti e nessuno sono esistiti.

Prove archeologiche incontrovertibili non esistono, forse per il sesto re Servio Tullio di hanno relativamente balcuni elementi in più (ma sempre sul campo delle ipotesi)

Beh per Servio Tullio esistono anche le mura serviane che si trovano presso la stazione di Roma Termini.


Inviato
1 ora fa, torpedo dice:

Beh per Servio Tullio esistono anche le mura serviane che si trovano presso la stazione di Roma Termini.

Le hanno chiamate così, ma quali elementi oggettivi si hanno per dimostrare che le abbia fatte erigere per davvero Servio ? Noi ci basiamo su quello che dicono le fonti, quindi facciamo un atto di fede nel credere a ciò piuttosto che esserne sicuri oggettivamente.

Le fonti (Livio, Dionisio d'Alicarnasso, ...) ci informano che Tarquinio Prisco e poi Tarquinio il superbo abbiano realizzato il tempio di Giove in Campidoglio, ma non abbiamo delle certezze se siano stati loro effettivamente ad edificare oppure degli altri re di origine etrusca oppure è stata un'opera che sia stata realizzata nell'arco di tutta la dominazione etrusca.

 

PS: la leggenda, tramandata dalle fonti, ci dice che i re siano stati 7, ma più probabilmente il loro numero fu molto superiore, come pure la cacciata dell'ultimo re etrusco non realizzò immediatamente la repubblica, perché i congiurati che poi furono i primi consoli erano dei congiunti diretti di Tarquinio il superbo (sempre secondo  Livio, Dionisio, ....) .... quindi è mai possibile che i membri della casa reale abbiano fatto un colpo di stato per eliminare i privilegi della propria famiglia ?

2 ore fa, Artax dice:

Si, le conosco bene

 

Se le conosci bene, allora non capisco il senso di questa intera discussione....🤔

 


Inviato
35 minuti fa, ARES III dice:

Le hanno chiamate così, ma quali elementi oggettivi si hanno per dimostrare che le abbia fatte erigere per davvero Servio ? Noi ci basiamo su quello che dicono le fonti, quindi facciamo un atto di fede nel credere a ciò piuttosto che esserne sicuri oggettivamente.

Le fonti (Livio, Dionisio d'Alicarnasso, ...) ci informano che Tarquinio Prisco e poi Tarquinio il superbo abbiano realizzato il tempio di Giove in Campidoglio, ma non abbiamo delle certezze se siano stati loro effettivamente ad edificare oppure degli altri re di origine etrusca oppure è stata un'opera che sia stata realizzata nell'arco di tutta la dominazione etrusca.

Certamente hai ragione, però fidiamoci anche un po’ delle fonti, in mancanza di valide alternative 🙂.


Inviato
2 ore fa, torpedo dice:

Beh per Servio Tullio esistono anche le mura serviane che si trovano presso la stazione di Roma Termini.

Ma non solo presso Termini , pochissimi ruderi delle antiche mura repubblicane sono ancora visibili in altre zone di Roma , basta cercarli con l' ausilio di una carta archeologica .

Leggi questa vecchia discussione :

 

 

 

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Inviato
2 ore fa, torpedo dice:

fidiamoci

È un atto di fede comunque, e avrei da ridire un po' sulle fonti antiche: chi scriveva non lo faceva in modo oggettivo riportando fatti ed atti così come erano, ma descriveva utilizzando il proprio punto di vista e spesso anche manipolando i fatti per una qualche convenienza (politica, ideologica, narrativa,....).


  • 2 mesi dopo...
Inviato
Il 02/06/2024 alle 18:20, Pistola84 dice:

Tra i denari repubblicani vene sono due che riportano Anco Marzio e Numa Pompilio.

Non solo tra i denari , anche tra i bronzi (Assi) ci sono due esemplari di C. MARCIO CENSORINO che al dritto riportano le teste di Anco Marzio e Numa Pompilio .

marcia20.jpg

marcia21.jpg

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Inviato (modificato)
Il 31/05/2024 alle 21:52, Artax dice:

Mi sto chiedendo e sto cercando di capire in questi ultimi giorni se i "presunti", perchè a quanto pare, non tutti sono esistiti, 7 Re di Roma abbiano maio coniato monete oppure sono le classiche con recante la dicitura: ROMANO

 

Trovo molta confusione in questa discussione.

 

La dottrina prevalente (vedi, fra tutte, le opere di Carandini) ritiene che i re siano effettivamente esistiti. Residua, peraltro, una testimonianza epigrafica, il lapis niger (su cui è scritto "... OKA FHAS / RECEI IO ...", e "recei" è appunto una declinazione arcaica di "rex"), anche se alcuni studiosi hanno proposto che su tale pietra si parli del "rex sacrorum" ("re addetto ai sacrifici") e non del "rex" vero e proprio. Sia come sia, anche l'esistenza (attestata ancora in epoca repubblicana) del "rex sacrorum" è un chiaro relitto giuridico-sacrale dell'esistenza del "rex" in epoca antecedente.

V'è di più. Sulla base di valutazioni linguistiche e (per l'epoca dei Tarquini) di attestazioni epigrafiche etrusche, si ritiene anche probabile che i nomi tramandatici dalla tradizione siano quelli effettivi dei re. E' vero, come ha evidenziato Gallienus nel post numero 6, che alcuni di tali nomi potrebbero essere (diremmo noi) soprannomi, ma questa era una prassi radicata nella tradizione romana: tutti i "cognomina", alcuni dei quali sedimentatisi come "agnomina", erano "soprannomi", compresi i celeberrimi "Scipione", "Cesare", "Ottaviano", "Augusto", "Caligola", etc. Poichè, inoltre, alcuni di essi venivano attribuiti ex post (ad esempio, Publio Cornelio Scipione fu detto "Africano" dopo aver vinto in terra d'Africa, Gaio Giulio Cesare figlio adottivo fu detto "Ottaviano" dopo che la sua adozione ne aveva provocato la fuoriuscita dalla gens degli Ottavii), non sembra minimamente irrealistico che un re sia stato detto "Pompilio" dopo aver disciplinato la pompé, o "Marzio" dopo aver onorato Marte.

Addirittura, è opinione sostenuta da autorevoli studiosi (Carandini, fra tutti), che lo stesso "Romolo" sia un nome, e non un soprannome; talché effettivamente Roma avrebbe preso il proprio nome da lui, come affermato dalla tradizione, e non il contrario.

E' vero anche che gli anni di regno non sono realistici (Numa e Servio, ad esempio, avrebbero regnato per oltre 40 anni), ma soccorre l'ottima spiegazione di Carandini: nella tradizione orale ultrasecolare, si sarebbe sedimentata la memoria dei soli re "importanti", cui sarebbe stato quindi attribuito un periodo di regno più lungo di quello effettivo, includendo anni in cui in realtà il potere era appartenuto a re "minori" o a interreges. Mutatis mutandis, sarebbe come se un domani, in mancanza di fonti documentali, si perdesse memoria del periodo di regno di Giovanni Paolo I e la storia riportasse che a papa Giovanni VI è succeduto direttamente Giovanni Paolo II: non sarebbe un fenomeno strano.

 

Detto tutto questo, i re di Roma non hanno battuto moneta perché l'introduzione della moneta, a Roma, fu molto posteriore all'epoca regia (a eccezione di quanto preciserò, in seguito, sul "ramo secco").

La monetazione dovrebbe essere nata, in maniera del tutto indipendente, in Anatolia e in Cina, in entrambi i casi (se non sbaglio) nel VI secolo (sostituendo fenomeni di baratto con metalli preziosi iniziati già secoli prima). Quella occidentale, in particolare, nascerebbe dall'uso di palline di elettro, rinvenute nei fiumi anatolici, come controprestazione nei baratti e, quindi, come riserva di valore ma la decisione di punzonare tali palline per attestarne la bontà, primo effettivo atto di monetazione statale, sembra attribuibile a re Creso che (fatta la tara sulle leggende che lo circondano) dovrebbe aver regnato in Lidia tra il 561 e il 546 a.C.

Da quel momento, i mercanti greci diffusero in tutto il Mediterraneo l'uso della moneta (della loro moneta, giova precisare), che così arrivò anche in occidente. Nel 1867 fu rinvenuto ad Auriol, a pochi chilometri da MarsIglia, in un contenitore ceramico, 2130 monete greche arcaiche, per la stragrande maggioranza di tradizione ionica, datate (secondo l'opinione prevalente) alla seconda metà dello stesso VI sec. a.C. Per la grande quantità di reperti, quella monetazione è stata definita "tipo Auriol", ma monete analoghe erano già state rinvenute nel 1862 a Morella (Spagna - 21 esemplari) e successivamente, nel 1868, a Pont de Molins (catalogna - 46 monete) e - quel che qui più interessa - a Volterra (Tuscia - 65 esemplari). Le monete rinvenute a Volterra ( https://www.lamoneta.it/topic/76470-far-west/ ) , in particolare, dovrebbero essere datate alla prima metà del V secolo, quindi leggermente posteriori a quelle di Marsiglia.

Gli italici conoscevano quindi le monete già dalla fine dal V secolo grazie ai contatti commerciali tra mercanti greci ed etruschi; e poiché a Roma regnavano i Tarquinii, di origine appunto etrusca, si può supporre che qualche moneta "tipo Auriol" sia passata dalla città tiberina. Non ce n'è tuttavia prova, e comunque si sarebbe trattato di monete greche, non battute dai re capitolini.

 

A Roma l'emissione di moneta propria arrivò invece  seguendo due strade: la monetazione cosiddetta "romano-campana" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RC ), coniata con tipi greci; e la monetazione fusa, comprendente a sua volta lingotti rettangolari, detti "quadrilateri" o "aera signata" (al singolare, "aes signatum" - https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-AESS ) e monete tonde, dette invece "aera grava" (al singolare, "aes grave" - https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB ).

La monetazione "romano-campana" fu sicuramente battuta, su richiesta di Roma, da città magnogreche , verosimilmente per esigenze di commercio fra la nazione latina e quelle greche. La prima di queste monete ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/1 ) è facilmente databile al 326 a.C., perché a parte la legenda è perfettamente rispondente ad altre monete di Neapolis che, anno più anno meno, risalgono a quel decennio. Siamo, quindi, abbondantemente dopo l'epoca regia di Roma (terminata, come noto, nel 509). Le monete con legenda "ROMANO", da te citate, appartengono appunto alla categoria delle monete romano-campane.

Per quanto riguarda l'aes grave, esso costituisce un fenomeno spontaneo che si manifesta, quasi contemporaneamente, in tutte le nazioni italiche, che cominciano a produrre monete tonde (o, in un caso, ovali) di bronzo, con un peso corrispondente (al netto dell' "aggio", ma su questo non mi dilungo) a quello dell'unità di peso allora in uso (l' "asse" o "libra", che a seconda della nazione variava dai 380 g di Hariminum, Atria e Vestini ai 151 g di Velathri) o delle sue frazioni; queste monete, pertanto, valevano tanto quanto il metallo che contenevano.  Ora, la datazione dell'aes grave è molto discussa, e per quanto riguarda Roma va dal 423 a.C. proposto da Corradi (nel suo saggio Dissertazione sull'aes grave fuso e coniato di Roma e relative riduzioni, in “Nummus et Historia” VII, Formia 2003) al 280 a.C. proposto da Crawford. Se Corradi avesse ragione, l'ultimo re di Roma avrebbe quindi emesso la prima serie monetale dell'Urbe (che lui identifica nella Giano-prora, https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB9 ); tuttavia la sua voce è isolata e la stragrande maggioranza degli studiosi ritiene che l'aes grave sia comparso nella seconda metà del IV secolo, peraltro non a Roma ma in Etruria: le emissioni più antiche dovrebbero essere quelle di Tarquinia, ascendenti al massimo al 351 a.C. Insomma, anche l'aes grave dovrebbe essere più o meno contemporaneao alla monetazione romano-campana, se non addirittura posteriore.

Resta da datare i quadrilateri. Molti studiosi ipotizzano che siano contemporanei all'aes grave, ma il discorso è molto più complesso. Plinio (Nat. Hist., 33, 3, 13) afferma che "Servius rex primus signavit aes. Antea rudi usos Romae Timaeus tradit. Signatum est nota pecudum unde et pecunia appellata". Secondo questa testimonianza, quindi, il re Servio Tullio (che avrebbe regnato dal 578 al 535 a.C.) fu il primo a far apporre un segno di Stato sui lingotti di bronzo, e tale segno sarebbe consistito in una pecora ("nota pecudum"). Se la testimonianza di Plinio fosse attendibile, non solo la prima moneta romana, ma forse la prima del mondo sarebbe stato l'aes signatum con pecora emesso da Servio Tullio, che potrebbe aver preceduto di pochi anni le monete di Creso e quelle cinesi. Qui però sorge un problema: un simile aes signatum non è stato rinvenuto. Non solo: i rinvenimenti di quadrilateri romani (esistono anche quadrilateri italici, seppure rarissimi), quando possono essere datati in base al contesto archeologico, sono tutti ascrivili, come l'aes grave, alla fine del IV secolo o inizi del III. Può astrattamente supporsi che i quadrilateri con pecora, di epoca serviana, siano andati tutti perduti, ma sembra abbastanza irrealistico. 

 

Ma allora, quale moneta si usava a Roma in epoca regia?

Ares III, nel post numero 7, ha correttamente richiamato i pezzi di bronzo informe, che oggi sono denominati "aes rude" ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-AESR ). Il loro uso, come visto, è attestato anche da Plinio ("rudi usos Romae") e la loro esistenza, nonché funzione proto-monetale, è ben comprovata in archeologia: interessantissimo il deposito votivo scoperto nel 1852 a Vicarello (parzialmente ricostruito al Museo nazionale Romano - https://generazionediarcheologi.com/2017/05/10/bicchieri-che-raccontano-storie-il-deposito-votivo-di-vicarello/ ), dove i pezzi di aes rude componevano uno strato sottostante a quelli di aes grave, a loro volta sottostanti alle monete coniate, dimostrando così sia la comune funzione monetale, sia la cronologia relativa. Nei commerci, questi pezzi di bronzo informe erano sicuramente scambiati a peso, come dimostra la memoria, nel diritto romano, del procedimento "per aes et libram" (ossia "mediante il bronzo e una bilancia").

L'uso dell'aes  rude è attestato in contesti archeologici dell'VIII secolo (forse addirittura del XI), però esso non è una vera moneta: sono pezzi di bronzo che venivano barattati a peso. Nulla di diverso dalle pecore, con cui sono computate alcune sanzioni delle XII tavole, o dalle palline di elettro in uso in Lidia.

Ma non è tutto, e qui il quadro si complica ancora di più. In suolo italico i "quadrilateri", ossia lingotti enei rettangolari di buona fattura (prevalentemente di origine romana) non sono l'unico esempio di aera signata, ossia di lingotti recanti un segno. Esisteva anche un tipo più antico e più grezzo, denominato "ramo secco" ( https://www.lamoneta.it/topic/113618-aera-signata/ ) perché recava un'immagine in rilievo somigliante a un ramo privo di foglie (pochi altri esemplari recano altri segni: lisca di pesce, clava, delfino, crescente lunare). Ora, i lingotti "ramo secco" sono stati rinvenuti in tutta Italia (anche a Roma) e - cosa particolarmente interessante - un frammento di “ramo secco” di 0,425 kg è stato rinvenuto presso il santuario di Bitalemi, in Sicilia (Piero Orlandini, AIIN 1965-1967), nello strato n. 5 del deposito n. 26, strato sigillato e sicuramente databile a prima del 540 (probabilmente, al 570-540). Il "ramo secco" quindi era già diffuso prima di tutte le monete italiche, forse addirittura prima di tutte le monete mondiali (al più, sarebbe almeno contemporaneo delle monete di Creso e di quelle cinesi). Potrebbe quindi essere questo l'aes signatum di cui parla Plinio? E potrebbe, allora, essere la testimonianza che la moneta è stata effettivamente inventata a Roma, da uno dei suoi re (sia pure, in modo indipendente dagli analoghi processi sviluppatisi in Anatolia e in Cina)? Alcuni studiosi lo hanno proposto, ma ostano tre problemi. In primo luogo, non è sicuro che avesse uno scopo e un uso monetale: è vero che è stato rinvenuto in contesti votivi (oltre che a Bitalemi, anche a Terravecchia di Grammichele), ma va da sé che l'offerta a un dio può consistere anche in un oggetto d'arte, o comunque di valore, oltre che in una moneta [per inciso, il caso dell'aes rude è diverso: è stato rinvenuto anche in altri contesti, ad es. come "obolo per Caronte" sui cadaveri, e in più c'è la testimonianza giuridica del procedimento "per aes et libram"]. In secondo luogo, la sua ampia diffusione, dall'appenino tosco-emiliano alla Sicilia, appare eccessiva in relazione a quella che poteva essere l'area di influenza commerciale (per non dire politica) della Roma del VI secolo a.C. Infine, è di tutta evidenza come il "ramo secco" sia un disegno molto diverso dalla "nota pecudum" riportata da Plinio.

Comunque, un (piccolo) margine di incertezza resta.

 

A margine, giova precisare che non è invece attestato l'utilizzo di argento grezzo in ambito romano, quale moneta di scambio, sebbene oggi molto venditori propongano pezzi di asserite "silver precoin" nei loro cataloghi. Verghe d'argento grezzo in un contesto "monetale" sono state rinvenute nei già citati depositi Pont de Molins (Iberia) e di Volterra (Tuscia) ma mai in ambito culturale romano.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Inviato

Riassumendo, la sequenza degli "strumenti monetali" in uso a Roma è:

 

[1] aes rude;

[2] aes signatum "ramo secco";

[3] aes signatum "quadrilateri" (uno dei quali con legenda ROMANOM);

[4] aes grave (monete fuse)

[5] monetazione romano-campana (dapprima con legenda PΩMAIΩN, poi ROMANO e infine ROMA);

[6] monete coniate (con legenda ROMA).

 

[1] e [2] erano sicuramente presenti in età regia, ma [1] non era una moneta (e quindi non era emesso dai re) e [2] quasi di sicuro non era di origine romana (senza considerare che anch'esso probabilmente non era una moneta ma, al più, una riserva di valore, prodotta da privati e non emessa dallo Stato).

[3] e [4] potrebbero essere comparsi in epoca regia, ma è estremamente improbabile; è più verosimile che siano contemporanei a [5] e, quindi, di età repubblicana.

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