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Ulteriore bronzo pseudo-autonomo di Ilion con Atena al diritto ed Enea in cammino verso destra, con il figlio Ascanio per mano e il padre Anchise in spalla (Leu Numismatik, Web Auction 27, lot 1223, 09.09.2023).

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Roman Provincial
TROAS. Ilium. Pseudo-autonomous issue, Late 2nd to early 3rd century AD. AE (Bronze, 15 mm, 2.07 g, 6 h). ΙΛΙЄΩΝ Head of Athena to right, wearing crested Corinthian helmet and aegis. Rev. ΙΛΙЄΩΝ Aeneas advancing right, leading his son Askanios by the hand and carrying his father Anchises on his shoulders. Bellinger, Troy 210. Rare and with an interesting mythological reverse. Slightly rough and with some deposits, otherwise, very fine.
From a European collection, formed before 2005.

Starting price: 25 CHF. Price realized: 220 CHF.

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Bronzo di Adriano (Argos, Peloponneso) che raffigura al rovescio Diomede, in piedi, di fronte a destra, che ha in mano il palladio e una spada(?) (Civiche Raccolte Numismatiche, Castello Sforzesco, Milan (Italy)).

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Province              Achaea

City        Argos 

Region  Peloponnesus

Reign    Hadrian

Obverse inscription        ΑΥΤ ΑΔΡΙΑΝΟϹ ΚΤΙϹΤΗϹ

Obverse design laureate and cuirassed bust of Hadrian to right, with paludamentum

Reverse inscription         ΑΡΓ[ΕΙωΝ]

Reverse design Diomedes standing facing, head right, holding palladion and sword?

 

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Diomede, re di Argo, nei racconti del ciclo troiano ha una parte notevole essendo l'incarnazione dell'eroe perfetto, come Achille, che unisce una formidabile forza fisica con un'audacia che non arretra neppure di fronte agli dèi, e con una saggezza e una nobiltà che si rivelano soprattutto nei rapporti con gli altri eroi e con lo stesso Agamennone.

Chiamato da Agamennone per partecipare all'impresa di Troia, Diomede giunse da Argo alla guida di ottanta navi; suoi luogotenenti erano due degli Epigoni, e cioè Stenelo, figlio di Capaneo, ed Eurialo l'Argonauta, figlio di Mecisteo. Diomede aveva amato profondamente Elena e considerava il suo ratto un affronto personale. Secondo alcuni autori, Diomede aiutò Odisseo a costringere Agamennone al sacrificio della figlia Ifigenia in Aulide e a provocare la caduta e la morte di Palamede. Come Odisseo, godeva della speciale protezione di Atena, con il cui aiuto in un giorno solo uccise il principe troiano Pandaro, ferì Enea e quando Afrodite intervenne per salvare il figlio dalla morte, ferì anche la dea e assalì Apollo, accorso a sua volta in difesa di Enea. Stanco, infine, riuscì a ferire lo stesso Ares, che si era scagliato contro i Greci, costringendolo ad abbandonare il campo di battaglia. Nello scontro con il capitano licio Glauco, figlio di Ippoloco, i due, rammentando l'amicizia che aveva legato i loro padri, smisero di combattere e cavallerescamente si scambiarono le armi.

In compagnia di Odisseo fece un'incursione notturna nelle file troiane, s'imbattè in Dolone che era stato mandato in ricognizione del nemico, e dopo avergli strappato informazioni con la forza, gli tagliò la gola. Diomede e Odisseo si precipitarono poi verso il fianco destro delle linee nemiche dove, come avevano saputo da Dolone, era accampato il tracio Reso. Dopo aver furtivamente ucciso nel sonno Reso e altri dodici traci, rapirono gli stupendi cavalli del re. Sempre con Odisseo si recò a prendere Filottete a Lemno per portarlo a Troia, poiché l'indovino Eleno catturato dai Greci aveva dichiarato che soltanto la presenza di Filottete avrebbe garantito la caduta della città.

Taluni dicono che Diomede e Odisseo, in qualità di prediletti di Atena, furono scelti per rubare il Palladio, la sacra effigie di Atena, dalla cittadella di Troia, perché ancora Eleno aveva dichiarato che chiunque avesse posseduto quell'immagine avrebbe vinto. Decisivo fu l'intervento di Diomede in favore della continuazione della guerra nell'assemblea dei capi greci in cui Agamennone propose di abbandonare l'impresa; allo sgomento degli altri eroi perché Achille rifiutò di ritornare a combattere, oppose aspre parole verso Achille e la decisione incrollabile di continuare la lotta.

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Diomede, Odisseo (in greco antico Ὀδυσσεύς) o Ulisse (dal latino Ulixēs, -is) e il Palladio di Troia

Il Palladio è un simulacro ligneo che, secondo le credenze dell'antichità, aveva il potere di difendere un'intera città. Il più famoso era custodito nella città di Troia, cui garantiva l'immunità: infatti la città fu distrutta solo dopo che Ulisse e Diomede riuscirono a rubarlo.

Il Palladio a Troia.

Elettra, la nonna di Ilo (il fondatore di Troia), venne violentata da Zeus e sporcò del suo sangue verginale il simulacro della vergine Pallade; Atena, infuriatasi, scaraventò Elettra e il Palladio sulla Terra. Ilo aveva chiesto un segno a Zeus mentre marcava i confini della città e lo ottenne. Apollo Sminteo consigliò a Ilo: «Abbi cura della dea che cadde dal cielo e avrai così cura della tua città, poiché la forza e il potere accompagnano la dea, dovunque essa vada».

Alcuni dicono che fu Elettra stessa a donare il Palladio a Dardano. Nell'occorrenza di un incendio, Ilo si tuffò tra le fiamme per recuperare il Palladio, ma Atena, infuriata che un mortale si avvicinasse incauto al suo simulacro, accecò Ilo. Questi, tuttavia, riuscì a placare la dea e a riottenere la vista.

Secondo la leggenda, durante la guerra di Troia, gli Achei seppero da Eleno, figlio di Priamo, che la città non sarebbe stata conquistata fin tanto che il Palladio si trovasse in città. Ulisse e Diomede si travestirono allora da mendicanti ed entrarono nella città, presero l'immagine della dea e, scavalcando le mura, la portarono nel loro accampamento: questa avventura viene menzionata come una delle cause della sconfitta troiana.

Il Palladio rubato da Diomede venne dato a Demofonte e infine a Buzige, l'eroe ateniese che per primo soggiogò i buoi all'aratro, affinché lo portasse ad Atene.

Secondo la tradizione di Arctino di Mileto, citato da Dionigi di Alicarnasso, invece, Ulisse e Diomede non rubarono il vero Palladio, poiché Enea portò con sé in Italia la statua che venne più tardi trasferita nel tempio di Vesta del foro romano.

La tradizione latina voleva invece che Diomede riconsegnasse il simulacro a Enea, in Calabria (Apulia) o in agro Laurenti.

Il palladio di Troia è citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia nel XXVI canto dell'Inferno a proposito di Diomede, che sconta la sua pena insieme ad Ulisse nell'ottava bolgia, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti; sempre nella Commedia la seconda zona del Cocito si chiama Antenora, dal nome di colui che in una leggenda avrebbe permesso ai due greci di rubare il Palladio, e lì sono puniti i traditori della patria.

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Bronzo di Antonino Pio (Argos, Peloponneso) che raffigura al rovescio Diomede in piedi con il Palladio e un a spada nelle mani (Kunsthistorisches Museum, Vienna (Austria)).

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Province              Achaea

City        Argos 

Region  Peloponnesus

Reign    Antoninus Pius

Obverse inscription        ΑΥΤ ΑΝΤ[ωΝ]ΕΙΝΟϹ ΕΥϹΕΒΗϹ

Obverse design laureate head of Antoninus Pius, right

Reverse inscription         ΑΡΓΕΙωΝ

Reverse design Diomedes standing, facing, head, right, holding sword and the Palladium

 

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Bronzo di Tiro (Fenicia), regno di Elagabalo, che raffigura al diritto Julia Maesa e al rovescio Diomede (?) nudo, in piedi, un piede appoggiato su una roccia, con Palladio, clamide e lancia in mano; a sinistra una conchiglia, a destra una piccola palma (Berlin, Staatliche Museen (Germany)).

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Province              Syria Phoenice

City        Tyre 

Region  Phoenicia

Reign    Elagabalus

Obverse inscription        IVLIA MAESA AVGV

Obverse design diademed and draped bust of Julia Maesa, right

Reverse inscription         TVRIORVM

Reverse design Diomedes(?) standing nude, left, placing foot on rock, holding Palladium, chlamys and spear; to left, murex shell; to right, small palm tree

 

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Dramma molto rara di Argos con la testa di Era sul diritto e al rovescio Diomede nudo tranne che per la clamide legata sulle spalle, in cammino verso destra tenendo un pugnale nella mano destra e il Palladio nella sinistra (LHS Numismatik, Auction 96, lot 1067, 08.05.2006).

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Argos
The coinage of Argos c. 370-350
Estimate: CHF 12'000.00
Drachm (Silver, 5.65 g 12), c. 370-350. Head of Hera to right, similar to the last, but with sideways in field to left. Rev. -- Diomedes, nude but for chlamys tied over his shoulders, walking to right, holding dagger in his right hand and the Palladion in his right; between his legs, small. BMC 45 = Kraay/Hirmer 518 (same obverse die). Jameson 1255 = Traité III, 626 var. (same dies). Extremely rare. Beautifully toned, and one of the finest existing Argive drachms. Extremely fine.
Ex Leu 33, 3 May 1983, 332, and from the collection of C. Gillet, 996.

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