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Monete, zecche e scambi nel medioevo (e non solo)


Risposte migliori

Ciao! Premessa doverosa: non è il mio ambito. Ho delle curiosità e quindi apro questa discussione per capirne di più.

La prima domanda è: come avveniva lo scambio tra regioni / stati con valute diverse? Mi riferisco in particolare al medioevo ma anche a tempi più recenti (pre-unità d'Italia).

Ci sono momenti storici in cui solo in Italia si contano decine di valute diverse. Ho letto che esistevano dei cambi valute già a partire dall'anno 1000 se non sbaglio, ma mi chiedo se ci fossero altri modi.

L'altra curiosità è: in quanto a valute, ogni stato faceva "come gli pare" o c'erano delle regole? So che ci sono state delle riforme monetarie non so i dettagli (riforma carolingia, ad es., o con Napoleone, o l'unione monetaria latina).

Mi rimetto alla vostra saggezza sperando che qualcuno abbia la pazienza di raccontare qualcosa o anche solo di segnalarmi testi e risorse.

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Inviato (modificato)

E' un argomento davvero vastissimo. Eccoti il mio modesto contributo.

Come sai nel medioevo europeo ad emettere moneta erano i tanti feudi, regni, principati, singole città e spesso anche altri soggetti locali autorizzati o meno. Di valute o comunque monete che dovevano essere cambiate ce n'erano così tante che in certi periodi la confusione generata era piuttosto alta, e con essa gli ostacoli al commercio. A un certo punto l'esasperazione fu tale che in parecchi cominciarono a sognare quelli che poi diventarono i primi tentativi di unificazioni monetarie più o meno strette (come la citata unione monetaria latina, ma anche ad esempio la meno nota unione monetaria scandinava) o quantomeno dei sistemi di equilibrio valutario d'area (come ad esempio il Sistema Monetario Europeo pre-euro). Qualcuno arrivò addirittura ad auspicare un'unione monetaria mondiale: se vuoi saperne di più puoi leggere del progetto direttamente dal libro in cui l'ideatore lo espose.

 

 

Modificato da ART
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Il 7/5/2024 alle 14:28, carmhack dice:

Ciao! Premessa doverosa: non è il mio ambito. Ho delle curiosità e quindi apro questa discussione per capirne di più.

La prima domanda è: come avveniva lo scambio tra regioni / stati con valute diverse? Mi riferisco in particolare al medioevo ma anche a tempi più recenti (pre-unità d'Italia).

Ci sono momenti storici in cui solo in Italia si contano decine di valute diverse. Ho letto che esistevano dei cambi valute già a partire dall'anno 1000 se non sbaglio, ma mi chiedo se ci fossero altri modi.

L'altra curiosità è: in quanto a valute, ogni stato faceva "come gli pare" o c'erano delle regole? So che ci sono state delle riforme monetarie non so i dettagli (riforma carolingia, ad es., o con Napoleone, o l'unione monetaria latina).

Mi rimetto alla vostra saggezza sperando che qualcuno abbia la pazienza di raccontare qualcosa o anche solo di segnalarmi testi e risorse.

 

In merito a tale complesso argomento occorrono almeno un paio di precisazioni, in primo luogo è vero che le valute usate nelle varie piazze erano molteplici ma bisogna considerare che quelle usate principalmente nel commercio internazionale e nei grandi scambi erano sempre poche, nel periodo altomedievale vennero usati dapprima solidi e iperperi bizantini, in alcuni casi anche monete di derivazione islamica come dinar o quarti di dinar, quest'ultimi soprattutto in Italia meridionale ma anche in alcune piazze come Pisa e Genova, poi nel tardo medioevo, dal trecento in poi,  dominarono fiorini e ducati d'oro, i primi nelle piazze dell'Europa occidentale e centrale (Spagna, Francia, Germania, Fiandre, Boemia e Ungheria) i secondi nel levante mediterraneo (Isole dell'Egeo, Anatolia, Cipro, Siria ed Egitto fino all'India), gli operatori mercantili che viaggiavano e commerciavano a livello internazionale si procuravano e usavano preferibilmente tali valute, ma in ogni caso va sempre tenuto conto che il saldo in moneta occupava solo parte degli scambi che normalmente, soprattutto in occasione delle fiere internazionali (Ginevra, Lione, Piacenza, etc..) avveniva merce contro merce, ciò che rimaneva in più da saldare per completare lo scambio poteva essere appunto evaso in monete, generalmente mediante strumenti creditizi come le lettere di cambio che comprendevano i costi del passaggio da una valuta all'altra a seconda delle piazze in cui erano emesse...

In secondo luogo bisogna sempre ricordare che la moneta usata negli scambi internazionali in epoca medievale e moderna e per tutto il periodo del gold standard (fino alla prima guerra mondiale sostanzialmente) era a carattere "reale", cioè valeva per il metallo prezioso contenuto, la moneta cosiddetta fiduciaria, il cui valore non era legato al metallo prezioso ma era stabilito più o meno arbitrariamente dall'autorità pubblica che la emetteva, era in quei periodi limitata al solo mercato interno a ciascun paese e agli scambi ordinari e minuti del quotidiano, in pratica le monete d'oro e quelle d'argento di grosso modulo ed alto intrinseco potevano essere tutte usate ovunque da ciascun viaggiatore che le portasse con sè dal proprio paese, erano sostanzialmente valutate a peso di metallo come "moneta merce" trascurando ovviamente il valore nominale attribuito loro nei paesi di emissione, ogni piazza soprattutto in epoca moderna si era dotata di organizzazioni e istituzioni apposite che avevano il compito di preparare tariffe e bandi con cui ogni moneta a carattere internazionale, soprattutto quelle più diffuse, era ragguagliata alla valuta propria della piazza di riferimento... Un esempio classico di scambi monetari a grande distanza in epoca moderna è il grande commercio internazionale tra mercanti europei e paesi orientali, Impero Ottomano, Persia, India e Cina, dal cinquecento in poi, animato da enormi quantità di argento monetato, soprattutto in forma di pezzi da otto reales spagnoli o delle colonie spagnole, che venivano radunati in massa e trasportati attraverso il Capo di Buona Speranza nei mercati orientali in cambio delle merci locali, spezie, seta, cotone porcellane, prevalentemente, tali monete valevano per il loro peso e quantità d'argento contenuto, in Persia e India dopo essere state pesate nelle dogane dei porti di arrivo, Bandar Abbas, Ormutz e Surat, venivano portate nelle zecche locali per essere fuse e con il metallo ottenuto coniare monete tipiche di quegli imperi, gli abbasi e le rupie...

Per approfondire al meglio gli arcani del monetame in epoca medievale ecco il testo a mio avviso migliore:

https://www.amazon.it/Money-its-Use-Medieval-Europe/dp/0521375908/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=3NZUYDW0FBQE5&dib=eyJ2IjoiMSJ9.r_tfbu2LTbie8sVq6M6Y5lVianrPRKh_cQDzABQdN1Q3J1h5Q9Azy6DQmZlStsHLEr9gICosjYy6rReMcfXnTOAP6F8yfJGh-XGjBQPyg7g.k_rTgKxY9UsTxdYgnnqmovaXi071BOju7fWAjW0ndkk&dib_tag=se&keywords=spufford+money&qid=1715189838&sprefix=spufford+money%2Caps%2C113&sr=8-1

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Il 7/5/2024 alle 14:28, carmhack dice:

Ciao! Premessa doverosa: non è il mio ambito. Ho delle curiosità e quindi apro questa discussione per capirne di più.

La prima domanda è: come avveniva lo scambio tra regioni / stati con valute diverse? Mi riferisco in particolare al medioevo ma anche a tempi più recenti (pre-unità d'Italia).

Ci sono momenti storici in cui solo in Italia si contano decine di valute diverse. Ho letto che esistevano dei cambi valute già a partire dall'anno 1000 se non sbaglio, ma mi chiedo se ci fossero altri modi.

L'altra curiosità è: in quanto a valute, ogni stato faceva "come gli pare" o c'erano delle regole? So che ci sono state delle riforme monetarie non so i dettagli (riforma carolingia, ad es., o con Napoleone, o l'unione monetaria latina).

Mi rimetto alla vostra saggezza sperando che qualcuno abbia la pazienza di raccontare qualcosa o anche solo di segnalarmi testi e risorse.

 

Ciao ,come ti è stato precedentemente detto ,le tue domande implicano risposte complesse e solo leggendo diversi libri ed articoli potrai avere un'idea sulle tipologie di scambi monetali nel Medioevo ed in età pre-Unità d'Italia.

Essendo una persona pratica ti esporrò solo alcuni piccoli dettagli in merito che,spero,possano ,in qualche modo esserti utili.

  • Nel secolo XIII città italiane come Firenze e Venezia imposero la loro valuta aurea ,soprattutto negli scambi commerciali, in Europa ed in Oriente, ma nel secolo XVI accadde il contrario e cioè che fu l'Italia ad adeguare la propria moneta a quella estera. Ad esempio ,verso i primi venti anni del secolo XVI, si impose in tutta Italia una specie monetale mutuata dallo Scudo d'oro del sole francese ed era chiamato in tal maniera perchè ,nella scritta periferica, vi compariva un piccolo sole. La prima città italiana a battere questi Scudi del sole fu Genova ,nel 1508, poi seguirono Milano e Venezia ,grandi centri commerciali.
  • In alcuni casi accadeva che le autorità cittadine, alle quali era data facoltà o dall'Imperatore, o dal consiglio di autonomia(quando esse erano autonome) cercavano di impedire che entrassero, nei commerci cittadini, monete di altre città o di Stati esteri, facendo agire i cambiavalute. Ciò avveniva anche perchè si pretendeva che le monete che entravano in città avessero caratteristiche uguali ,in fatto di peso e qualità del metallo, alle monete emesse dalla medesima città.
  • Esistevano officine monetarie che emettevano monete anche per altre città
  • Vi erano città che introitavano monete "estere"(di altre città o Stati) per poi fonderle in Zecca e creare moneta propria
  • Accadeva che, in certi casi, non era l'autorità emittente a stabilire la quantità di moneta da emettere, ma erano soprattutto i mercanti che portavano metallo in Zecca e che determinavano le monete ed i quantitativi da emettere per loro esigenze commerciali o per le speculazioni che ritenevano opportune.
  • Accadevano situazioni in cui le autorità, per sopperire alla carenza del circolante aureo, emettevano monete in argento.
  • Cosa molto importante e non da trascurare, in ambito di cattive gestioni finanziarie, agiva il fattore speculativo: la cattiva moneta "cacciava"la buona come la legge di Gresham sostiene( le monete di buona lega venivano, in un certo qual modo"tesaurizzate" e si lasciavano in circolazione monete di bassa lega)
  • Vi erano città, Stati o Regni che accettavano determinate monete ,provenienti dall'estero, per via delle frequenti esportazioni, per facilitare i pagamenti a discapito di monetazione locale, com'è il caso della Calabria bizantina che produceva seta grezza e la esportava su importanti piazze commerciali come quelle sicule e pugliesi accettando pagamenti in Tarì e Robaii a discapito dei Solidi bizantini. 

Nulla di esaustivo ,ma solo alcune nozioni che si reperiscono in Rivista Italiana di Numismatica anno 1994 e 1995 nello studio di Bellesia"Un Tentativo di Classificazione Cronologica degli Scudi D'Oro dii Ercole II per Reggio Emilia".

Da non trascurare di leggere i libri di Carlo Maria Cipolla, nella fattispecie"La moneta a Firenze nel Cinquecento" e David Abulafia"Maometto e Carlo Magno:le due areemonetarie italiane dell'oro e dell'argento " in Storia d'Italia ,Annali, 6   

odjob     

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  • 3 settimane dopo...
Supporter

Ci sarebbe da scrivere e scrivere.

Aggiungo due note.

Non dimentichiamo che Genova non era solo una piazza di arrivo delle monete forti, era essa stessa garante del suo argento monetato che viaggiava in buona parte dell'area tirrenica e anche in altri empori del Mediterraneo.

Riguardo ai cambi si trovano ogni tanto sul mercato collezionistico documenti manoscritti settecenteschi e ottocenteschi che riportano le tariffe di cambio valuta. Io quando posso li metto in collezione.

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Supporter

Voglio accennare anche a un'altra relazione poco battuta, quella cioè che riguarda gli scambi monetari tra mondo levantino, mondo russo antico e mondo scandinavo, dove praticamente Kiev faceva da cerniera tra l'argento arabo e la tradizione bizantina da una parte e la nascente monetazione vichinga dall'altra parte. Fu attorno all'anno 1000 che nacque poi la prima monetazione kievana. Le monete viaggiavano al seguito delle piste commerciali. E infatti gli stilemi delle leggende cufiche erano ben noti ai monetieri dei principati antico-russi.

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