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Antoniniano di Gordiano III / Iovi Statori


lucius LX

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 Buonasera, continuando il quadro collezionistico dell’”anarchia militare”, condivido un antoniniano di Gordiano III con Iovi Statori sul rovescio (FIG 1). 

La moneta: D: GORDIANVS PIVS FEL AVG Busto di Gordiano III, radiato, drappeggiato e corazzato, verso dx.   R: IOVI-STATORI. Giove nudo in piedi, di fronte, che guarda a dx, un fulmine nella mano sx, con la dx tiene e si appoggia a un lungo scettro.  Antoniniano; AG Mistura; titolo 450 %0; 241-243 d.C.; Roma; gr. 4,14; mm. 20; Asse conio: 12; qSPL; Tipo: RIC 84. RCV 8615.

Nella politica monetaria di Gordiano III si segnala nuovamente l’emissione dell’antoniniano, assente sotto Alessandro Severo e Massimino I. Ed è un’emissione di grande volume, sollecitata, a quanto posso capire, da due cause concomitanti. Una è l’aumento della domanda di moneta legata ai crescenti costi militari (stipendi, elargizioni etc.); l’altra è la necessità di riempire i vuoti di circolante determinati dalla tesaurizzazione, occultamento o fusione dei denari degli imperatori precedenti, conseguenza del ridotto contenuto di fino dei nuovi antoniniani, di peso solo nominalmente pari a un doppio denario[1]. Nel Sear[2] trovo che - dalle prime emissioni alla fine del regno di Gordiano III- il titolo dell’antoniniano scese dal 48% al 42%, e il peso da gr. 4,50 a 4,20. Forzoni[3] suggerisce invece valori medi, ovvero un titolo al 45% e un peso di gr. 4.36 (1/75 di libbra). La moneta in discussione (gr. 4.14) sarebbe quindi di poco sotto il limite minimo indicato dal Sear; ma immagino che sussista una certa tolleranza su tali valori, o che magari il consumo di una moneta già leggera possa portarla sottopeso.

La legenda del rovescio è al dativo, Iovi Statori, quindi “a Giove Statore”. In altro tipo di Gordiano (RIC 85) si legge invece Iovis Stator, che sulle prime immaginavo dovesse essere integrato come genitivo, Iovis Stator(is), salvo trovare però il seguente accenno sul RIC “Iovis Stator, old nominative[4]. Comunque sia, non so se le differenze di caso indichino una qualche sfumatura di significato oppure siano del tutto equivalenti. Grazie per ogni correzione e chiarimento.

L’appellativo Stator indica Giove “che ferma” e fa star saldi, con riferimento alla battaglia (ca. metà dell’VIII sec. a.C.) tra i Romani guidati da Romolo e i Sabini di Mezio Curzio in seguito al celebre ratto, combattuta nell’area dove poi sorgerà il foro. In tale occasione Giove, invocato da Romolo, fermò la rotta dei Romani, permettendo loro di resistere e contrattaccare (le donne Sabine posero poi fine al combattimento interponendosi tra le due schiere). Secondo il voto di Romolo[5] , nel luogo dove s’era interrotta la fuga dei Romani fu dedicata al dio un’area sacra poi monumentalizzata nel III sec. a.C.[6] (FIG 2). Nel RIC si suggerisce che il riferimento a Giove che mantiene salde le fila sia motivato dalla pressione persiana sul fronte orientale.

 Nota: Nella seguente parte del post ho peccato di entusiasmo storico-dilettantesco e mi sono soffermato forse troppo a lungo sulla redazione di una nota biografica di Gordiano III. Me ne scuso. In ogni caso è facile ometterne la lettura. Ho comunque cercato nelle note di rinviare alle fonti storiografiche, per chi fosse interessato a una loro lettura diretta; e ho citato alcune discussioni che nel forum avevano già affrontato diversi argomenti, scusandomi in anticipo per le eventuali e assai probabili omissioni.

Gordiano IIInota biografica[7] (Marco Antonio Gordiano Pio, 225-244, regno 238-244). Le vicende che portano all’elezione di Gordiano III si susseguono rapide e convulse nell’anno dei sei imperatori (238 d.C.)[8].  Sostenuti dal senato, Gallieno I e il figlio Gallieno II, rispettivamente nonno e zio di Gordiano III, avevano trasformato una rivolta innescata in Africa da un troppo rapace procurator fisci in un tentativo insurrezionale contro l’imperatore Massimino I. La rapida eliminazione dei due Gordiani da parte del governatore della Numidia Capeliano, rimasto fedele a Massimino anche a causa di una rivalità personale con Gordiano I, fu seguita da un nuovo tentativo senatoriale, che stavolta ebbe successo, con l’elezione di Pupieno e Balbino, già membri della giunta istituita per la difesa di Roma contro Massimino (XX Viri Ex S.C. Rei Publicae Curandae). L’uccisione di Massimino e del figlio Massimo per mano dei propri soldati durante l’infruttuoso assedio di Aquileia lasciò i due nuovi imperatori “consolari” vittoriosi ma litigiosi, poco amati e incapaci di gestire il conflitto tra le diverse fazioni in lotta a Roma, tanto da finire a loro volta massacrati dai pretoriani dopo solo tre mesi di governo[9]. Gli stessi pretoriani acclamarono imperatore il giovanissimo Gordiano III, che aveva conquistato la benevolenza del popolo e dell’esercito, al punto che già Pupieno e Blabino avevano dovuto associarlo come Cesare nonostante la giovanissima età[10].

La tutela del tredicenne imperatore fu per i primi tre anni appannaggio soprattutto delle forze senatoriali ma anche di una composita compagine cortigiana. A questo periodo risale tra l’altro l’exautoratio della legioIII Augusta, che al comando di Capeliano aveva represso la rivolta dei due Gordiani. Domato un tentativo di usurpazione da parte del proconsole Sabiniano in Africa, un nuovo assetto di governo fu infine determinato dal matrimonio dell’ormai sedicenne imperatore con Furia Sabina Tranquillina (FIG 4), figlia del prefetto del pretorio Gaio Fulvio Sabinio Aquila Timesiteo. Colto, capace e rispettato, Timesiteo (FIG 5) seppe da un lato guadagnarsi dal senato il titolo di Protettore della Repubblica, mentre dall’altro, in quanto capo dei pretoriani e suocero di Gordiano III, diventava il vero imperator di Roma. 

Riguardo la politica estera, la stabilizzazione del confine danubiano era iniziata già sotto Pupieno e Balbino, contenendo le tribù di Carpi e Goti grazie all’azione militare e diplomatica del governatore della Moesia Inferiore Tullio Menofilo, già efficace difensore di Aquileia, che merita citare anche per aver stabilito una zecca a Marcianopoli (FIG 6). Nonostante i suoi successi, o forse proprio a causa di questi, Menofilo sarà di lì a poco sollevato dal suo incarico da Timesiteo, il quale nel 241 volgerà la propria attenzione al fronte orientale, impegnandosi contro i Sasanidi. La campagna in oriente fu inizialmente segnata da promettenti vittorie (battaglia di Resaena) e riconquiste (Antiochia, Carrhae, Nisibi…) interrotte però dalla morte di Timesiteo lungo la via per Ctesifonte, in circostanze non chiarite. Il comando del pretorio passò un suo stretto collaboratore, Marco Giulio Filippo, originario della provincia d’Arabia. 

Da qui le fonti divergono. Secondo la narrazione persiana (Res Gestae Divi Saporis) Gordiano III, privato della guida di Timesiteo, cadde in battaglia in occasione di una grave sconfitta subita dai Romani a Mesiche (40 Km dall’odierna Baghdad). Sapore I ribattezzò la località Peroz-Shapur ("Sapore vittorioso") e celebrò la vittoria in bassorilievi monumentali nei quali si scorgono Gordiano III a terra (FIG 7), calpestato dal cavallo del re persiano, e il suo successore Filippo l’Arabo[11] in atteggiamento implorante (Filippo si sarebbe infatti piegato a un trattato di pace assai oneroso, per tornare rapidamente a Roma e consolidare la propria posizione).

La sconfitta di Mesiche non trova però conferma nei racconti di parte romana, nei quali la morte di Gordiano è piuttosto attribuita all’ambizione di Filippo. Nella versione di Zosimo[12] il nuovo prefetto del pretorio avrebbe ritardato intenzionalmente i rifornimenti all’esercito facendone apparire responsabile Gordiano III, il quale sarebbe finito vittima dei soldati esasperati, mentre al contempo veniva fatta circolare la falsa notizia della morte dell’imperatore per malattia.  L’espediente della falsa notizia sulle cause della morte di Gordiano è citato anche nella versione dell’Historia Augusta[13], la quale narra però che Filippo avrebbe inizialmente manovrato per assumere il ruolo di co-augusto e tutore di Gordiano, dunque per occupare una posizione non dissimile da quella che aveva rivestito Timesiteo. Gordiano, irritato dall’atteggiamento autoritario di Filippo, avrebbe tentato di contestarne il potere nel corso di un drammatico confronto di fronte all’esercito riunito. Ritrovatosi però in minoranza, avrebbe prima chiesto di essere riconosciuto come Cesare, poi di ottenere la carica di prefetto del pretorio, infine di avere almeno il grado di generale e salva la vita. Respinta anche quest’ ultima richiesta, il diciannovenne Gordiano III venne trascinato via e ucciso. Nel compendio di Eutropio[14] si afferma invece che Gordiano sarebbe caduto in un’imboscata tesagli da Filippo sulla via del ritorno, quando era ormai prossimo alle frontiere romane; mentre Aurelio Vittore[15] lo fa vittima di non meglio specificati “intrighi” di Filippo. E’ probabile che simili ricostruzioni riflettano un atteggiamento storiografico volto a mettere in cattiva luce Filippo, il cui coinvolgimento nella morte di Gordiano rimane probabile ma non certo. Nella versione di Zonara[16], meno accusatoria, lo si dice perdere la vita in seguito alle ferite riportate in una caduta da cavallo.  L’esercito avrebbe poi costruito un cenotafio in onore di Gordiano III a Circesium, sull’Eufrate, mentre il nuovo imperatore, probabilmente consapevole della considerazione di cui aveva goduto Gordiano, ne evitò la damnatio memoriae, concedendo anzi privilegi ai parenti e addirittura celebrandone l’apoteosi. L’Historia Augusta conclude la propria narrazione sottolineando però maliziosamente un ultimo atto di “sottrazione impropria” attribuito a Filippo. Gordiano aveva infatti progettato di allestire il proprio trionfo persiano impiegando il parco di animali esotici presente in quel momento a Roma (elefanti, ippopotami, leoni, giraffe etc., dei quali viene fornito un elenco dettagliato), nonché mille coppie di gladiatori imperiali. Animali e uomini che saranno invece sfruttati da Filippo nei giochi allestiti per la sua celebrazione del millenario di Roma.

 

[1] Seguendo quel comportamento della circolazione (legge di Gersham) per il quale la moneta cattiva (qui l’antoniniano) scaccia quella buona (il denario precedente). Ricavo le spiegazioni da una risposta di @caiuspliniussecundus all’interno di un esauriente post sulla biografia di Gordiano III (vedi nota 7). 

[2] D.R. Sear, Roman Coins and their Values, ed. 2005, vol. III, p. 117.

[3] A. Forzoni, La moneta nella storia, vol. III, p. 86.

[4] The Roman Imperial Coinage (1949), Vol. IV, part III, pag 10.

[5] Tito Livio, Storia di Roma dalla sua fondazione, I, 12.

[6] Le ipotesi di collocazione e le fasi edilizie delle diverse sedi del culto di Giove Statore sono complesse e dibattute. Cito ad es. le possibili tracce del primo santuario emerse durante gli scavi dell’Università La Sapienza diretti da Andrea Carandini e Paolo Carafa (2013) Da ricordare anche la tradizionale identificazione della seconda fase del Tempio di Giove Statore con il cosiddetto Tempio di Romolo, tuttora esistente. Un altro tempio dedicato a Giove Statore era invece inglobato nel Portico di Ottavia.

[7] Vedi la biografia di Gordiano III curata da @Illyricum65, che illustra in parallelo le vicende storiche e le emissioni monetali: https://www.lamoneta.it/topic/73167-gordiano-iii/#comment-

[9] La particolare ferocia con cui si sarebbero svolti i fatti è descritta da Elio Erodiano, Storia dell’impero dopo Marco Aurelio, VIII,6-8. Zosimo (I,16,2) riporta invece una versione diversa, secondo la quale Pupieno e Balbino, nemmeno indicati come imperatori, furono messi a morte perché colpevoli di congiura.

[10] Erodiano, per sottolineare l’età precoce e inadatta al governo di Gordiano, narra che quando fu chiesto come Cesare dal popolo “furono spediti alcuni con ordine di prenderlo, e questi, trovatolo a giocare, se lo presero in braccio” (VII,10,7-8).

[11] In verità l’identificazione dei personaggi è dibattuta. Un riesame complessivo della questione è in un articolo del 2015: Ehsan Shavarebi, Roman ‘Soldatenkaiser’ on the Triumphal Rock Reliefs of Shāpūr I - A Reassessment.

[12] Zosimo, Storia Nuova, I, 18-19.

[13] Giulio Capitolino, Historia AugustaI tre Gordiani, XXX, 1-9.

[14] Eutropio, Breviarium ab urbe condita, IX, 3.

[15] Aurelio Vittore, De Cesaribus, 27,7.

[16] Zonara, L'epitome delle storie, XII, 17.

 

 

 

 

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Bella moneta e post molto corposo e interessante che mi riservo di leggere ad un orario meno notturno quando la mia mente più fresca sarà (spero 😅) in grado di recepire tutto correttamente 😃

Modificato da Rufilius
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Ciao @lucius LXbella disamina storica ed ottimo antoniniano. Condivido il mio esemplare della stessa tipologia ma, come  da te rimarcato, con legenda riportata in maniera diversa cioè IOVIS STATOR. Alle prossime 🙂

ANTONIO 

23 mm                  3,48 g               RIC 85

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