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Continuano gli scavi a Vindolanda


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Tracce di ragazze di 1700 anni fa nel forte romano. Vetro e oro. I ritrovamenti delle ultime ore nel nuovo scavo al Vallo. Una tomba femminile

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“Il nostro nuovo periodo è iniziato finora in modo entusiasmante con la nostra prima piccola scoperta ufficiale della campagna di scavi 2024 – commentano gli archeologi impegnati nello scavo, coordinato da Vindolanda trust, presso il milecastle 46, forte romano del Vallo di Adriano, in Gran Bretagna – Uno dei nostri volontari con gli occhi d’aquila ha notato questa bellissima perla d’oro nel vetro mentre stavano scavando, con grande eccitazione di tutti. Ciò porta a quattro il numero totale di perline trovate attorno a Milecastle 46 e si aggiunge al quadro dei tipi di beni che venivano scambiati attraverso il Muro nel nostro sito. Queste perle sono spesso associate al tardo periodo romano in Gran Bretagna e venivano realizzate applicando un sottile foglio d’oro su un tubo di vetro e poi racchiudendolo in uno strato finale di vetro per sigillare il metallo in posizione”.

Le perline indicano – è chiaro – un’antica presenza femminile, anche nel punto più avanzato del confine. Molte erano le donne presenti, nei grandi forti-comando, nelle immediate retrovie. Moglie di ufficiali, donne della servitù, probabilmente anche meretrici, per le truppe. Gli eserciti del passato portavano, dietro di sé, un gran numero di civili che poi costituivano i nuclei dei borghi che sorgevano all’esterno dei forti stessi. Quartieri che offrivano ciò che le caserme non potevano dare.

Mentre in queste ore emergono perline di collana, gli scavi dello scorso anno, sempre, a Milecastle 46 e nei suoi dintorni sul Vallo di Adriano hanno rivelato una serie di sorprese e alcune scoperte significative, tra le quali la tomba di una donna. Che ci faceva una donna in quel luogo e perchè fu sepolta in un ambito militare? Le indagini archeologiche proseguono nell’ambito del progetto di ricerca quinquennale, reso possibile con una sovvenzione di 1,625 milioni di sterline da parte del National Lottery Heritage Fund.

milecastle-1024x768.jpeg L’area e i resti del milescastle 46, sul Vallo di Adriano, oggetto degli approfondimenti degli archeologi © Vindolanda Trust

Durante l’epoca dell’Impero romano, lungo le frontiere, vennero eretti imponenti castelli miliari, noti anche come “milecastle” secondo la storiografia inglese. Questi fortini rettangolari, chiamati “castellum” in latino, erano distribuiti a intervalli regolari di circa un miglio romano lungo le diverse linee di confine noti come “limes.”

I castelli miliari lungo il Vallo di Adriano sono stati numerati da 1, il più orientale, fino a 80, il più occidentale. Questo sistema di numerazione, introdotto da John Collingwood Bruce alla fine del XIX secolo, divenne uno standard negli anni ’30. Anche se si è ipotizzato l’esistenza di un “milecastle 0. Le torrette e le torri di intervento sono distinte mediante un suffisso alfabetico, ad esempio “T20a” e “T20b” per le torrette ad ovest del “milecastle 20.”

Inizialmente, i castelli miliari erano costruiti in pietra, principalmente nella parte orientale del Vallo, mentre nella parte occidentale erano realizzati con manto erboso accatastato e palizzate in legno. Successivamente, molti di questi castelli miliari furono ricostruiti in pietra. Le dimensioni variavano, ma in genere avevano una pianta di circa 15 per 18 metri, con muri in pietra spessi fino a 3 metri e altezze di 5-6 metri.

Sentinelle e Dogane dell’Antichità
L’intera struttura del Vallo di Adriano comprendeva 80 castelli miliari e 158 torrette. Ogni castello miliare serviva a proteggere un passaggio strategico attraverso il fossato a nord della fortificazione. Al suo interno, una guarnigione di circa 20-30 soldati ausiliari era alloggiata in baracche. Ogni castello miliare era “affiancato, alla distanza” da una torretta in pietra situata a circa 500 metri, presumibilmente presidiata dalla stessa guarnigione. Questi forti presidi controllavano il flusso di persone, merci e bestiame attraverso la frontiera e probabilmente fungevano da dogane, riscuotendo dazi sul traffico.

Sitodi Milecastle 46 sul Vallo di Adriano
 

Nel giro di poche settimane dall’inizio del progetto di scavo e studio del Milecaste 46, lo scorso anno, è stato scoperta un braccio delicato e molto raro proveniente da una doppia bilancia. Questo tipo di strumento di pesatura combinava elementi sia di una bilancia che di una stadera. I pesi potevano essere posizionati in una delle pentole sospese o appesi in punti diversi lungo il braccio contrassegnato dai puntini argentati. Rachel Frame, archeologa senior del sito Magna, ha osservato: “Ora sappiamo che questo è uno dei soli dodici esempi di bilancia a doppio equilibrio trovati nel Regno Unito e il primo ad essere trovato sul Vallo di Adriano. Ci offre uno scorcio della vita quotidiana al Milecastle, con oggetti potenzialmente di alto valore pesati su uno strumento così delicato”.

milecastle-2-1024x576.jpg Immagine ravvicinata della doppia trave di equilibrio in lega di rame che mostra punti argentati © Vindolanda Trust

Il raro braccio della bilancia non è stata l’unica sorpresa degli scavi dell’anno scorso. Anche se lo spazio interno del castello si è rivelato privo di edifici, aveva una caratteristica sostanziale vicino al muro est: un pozzo rivestito di argilla. I pozzi sono sempre una scoperta entusiasmante a causa dell’elevato potenziale di conservazione anaerobica di materiali antichi al loro interno, ma in genere i pozzi non si trovano all’interno dei milecastles, il che rende questa scoperta ancora più interessante. Il pozzo era stato intenzionalmente riempito, una volta non più in uso, con una grande quantità di pesanti macerie di pietra, comprese pietre di rivestimento che probabilmente provenivano dalle mura della fortezza. Questo accumulo di materiali, in parte intrisi d’acqua, ha consentito ai depositi inferiori di rimanere semi-anaerobici. Si è così preservato materiale organico dell’epoca romana, come legname, cuoio e corde. L’archeologa Rachel ha commentato: “Certamente non prevedevamo alcun ritrovamento organico nel primo anno del progetto. La scoperta del pozzo e dei giacimenti in esso contenuti ci fornirà preziose informazioni sull’uso del castello”.

All’esterno del milecastle è stata scoperta una serie di pozzi irregolari e molto grandi a est del muro di fortificazione. Le somiglianze tra loro suggeriscono che probabilmente avevano tutti lo stesso scopo e potrebbero essere stati tutti utilizzati nello stesso periodo. Le interpretazioni attuali ritengono che molto probabilmente fossero destinati ad attività industriali, come l’estrazione o la lavorazione di materie prime, tuttavia durante gli scavi sono stati trovati pochissimi indizi sul loro esatto utilizzo. Rachel ha osservato: “Questi pozzi sono un mistero, ma si spera che l’analisi dettagliata dei campioni di terreno ambientale prelevati aiuterà a far luce sulla loro funzione”.

milecastle-3-1024x640.jpg Immagine aerea del Milecastle 46 con pozzo (al centro) e altri pozzi laterali © Vindolanda Trust

Fuori dalle mura del castello è stata scoperta una tomba a cista rivestita di pietra. La tomba era annidata nell’angolo tra il muro est del castello e il Vallo di Adriano e conteneva i resti di un unico individuo che sembra essere stato avvolto in un sudario prima della sepoltura. Questi dettagli suggeriscono che la persona fu sepolta qui deliberatamente e con cura mentre le mura del castello erano ancora in piedi, molto probabilmente in epoca tardo romana.

Rachel ha osservato: “Le sepolture presso il Vallo di Adriano sono rare, con solo una manciata di altri esempi conosciuti dai siti lungo il muro. La scoperta di questa persona potrebbe fornirci informazioni significative sulla vita in questo sito nel periodo tardo romano. Lo scheletro era frammentario ma soprattutto abbiamo alcuni denti. Ci permetteranno di scoprire di più su questo individuo misterioso, comprese informazioni sulla sua dieta, stile di vita e origine”. Da quanto si può vedere nell’immagine qui sotto, osservando l’inclinazione dei femori rispetto all’area della rotula, non può essere escluso che si tratti di una sepoltura femminile. In questo caso gli interrogativi si moltiplicherebbero. Se la presenza di donne – moglie, compagne, lavoratrici o meretrici – è copiosamente documentata nei centri-comando, legati ai grandi forti romani, non risulta in queste piccole realtà operative di presidio di frontiera.

milecastle-4-1024x683.jpg Due archeologi donne scavano uno scheletro umano.© Vindolanda Trust milecastle-scheletro-737x1024.jpg

Scheletro umano trovato nel Milecastle © Vindolanda Trust

https://stilearte.it/tracce-di-ragazze-di-1700-anni-fa-nel-forte-romano-vetro-e-oro-i-ritrovamenti-delle-ultime-ore-nel-nuovo-scavo-al-vallo-una-tomba-femminile/


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Archeologia a colpo d’occhio. Trovato ora nel forte romano di Vindolanda. Cos’era? Perché quei fiori? Rispondono gli archeologi

 

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Un fiore all’occhiello di queste ore di scavi, nel forte romano di Vindolanda, è stata la scoperta di questa bella fibbia in lega di rame, un design di tipo celtico con tracce di smalto persistenti. Le decorazioni della fibbia – in smalto cloisonné, cioè originariamente conchiuso all’interno di comparti disegnati che venivano saturati di colore – rinviano all’area stilisticamente gallo-francese. La matrice celtica è evidente. La fibbia somiglia a quelle che sarebbero stati realizzate agli inizi del XIX secolo, periodo nel quale, grazie all’Art Nouveau o Liberty si assiste a una rivalutazione dell’antico stile celtico. Naturalmente è solo una consonanza – pur stretta – di tipo stilistico. La fibbia che vediamo è stata trovata nella profondità di uno strato di circa 1800 anni fa. Era una fibbia per uomo o donna? Gli elementi floreali, che dovevano essere originariamente molto colorati, lascerebbero pensare a un complemento d’abito molto femminile. Forse utilizzato per cingere una tunica.

Le donne non mancavano, a Vindolanda e nel sobborgo lì vicino. Gli ufficiali di grado maggiore si spostavano con le famiglie. E altre donne erano impiegate nel forte. E’ poi evidente il fatto che esistessero forme particolari di “assistenza” praticate forse nei locali del piccolo borgo che sorgeva all’esterno del forte stesso.

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Il ritrovamento della fibbia di gusto celtico ci fa ricordare che il forte di Vindolanda fu luogo di soggiorno operativo soprattutto di truppe di matrice celtica. Prima del 90 d.c., qui giunsero i soldati della cohors I Tungrorum. Il Civitas Tungrorum era un grande distretto amministrativo romano che domina quello che oggi è il Belgio orientale e il sud dei Paesi Bassi. Nei primi tempi dell’Impero Romano si trovava nella provincia della Gallia Belgica, ma in seguito si unì ai vicini distretti di confine del Reno inferiore, nella provincia di Germania Inferiore. La sua capitale era Atuatuca Tungrorum, che è moderna Tongeren. In seguito al forte arrivarono i soldati romani della cohors VIII Batavorum I Batavi erano una tribù che viveva negli attuali Paesi Bassi, nell’area del delta del Reno. Dal III secolo in poi fu la base della cohors IV Gallorum equitata (“4a coorte dei Galli a cavallo”) era una coorte ausiliaria romana contenente contingenti sia di fanteria che di cavalleria, composti da 480 fanti e 120 cavalieri. Originariamente esse fu fondata con uomini della Gallia lionese e fu spesso collegata alla Gallia Cisalpina. Uno dei suoi comandanti (praefecti, proprio a Vindolanda, attorno al 200 d.C. fu Quintus Petronius Urbicus, bresciano e pertanto originario di quella che era stata la Gallia Cisalpina.

L’insediamento militare di Vindolanda, che comprendeva aree residenziali per i soldati e per il personale di servizio – la cittadina era, per tanti aspetti, autonoma, e offriva ai militari anche templi e terme – fu costruito dai Romani in Britannia per ordine di Gneo Giulio Agricola nel 79 dopo la conquista della Britannia del nord. La struttura si trova a un paio di chilometri dalla parte meglio conservata del Vallo di Adriano, in Northumbria. Il terreno torboso – che protegge gli elementi organici dalla decomposizione – ha permesso di trovare, al di là dei resti di importanti strutture portate alla luce nei decenni, numerosissimi oggetti della vita quotidiana di circa 2000 anni orsono, tra i quali scarpe, praticamente intatte.
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Da questo forte provengono anche tavolette scritte in antico corsivo romano da cui emergono molti interessanti dettagli sulla vita quotidiana delle guarnigioni delle zone di frontiera. Su queste tavolette brevi messaggi, come la richiesta di indumenti nuovi a casa o l’invito tra amiche – nel forte soggiornavano anche le mogli dei comandanti – per un compleanno.

Dal 1969 al 2019, circa 9700 posti di volontariato sono stati occupati negli scavi e durante quel periodo due generazioni di archeologi e specialisti romani hanno appreso e affinato la loro professione nel sito.

https://stilearte.it/archeologia-a-colpo-docchio-trovato-ora-nel-forte-romano-di-vindolanda-cosera-perche-quei-fiori-rispondono-gli-archeologi/

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